La Grande Alluvione

Il 19 maggio alle ore 16.30 nella Sala Galileo della Biblioteca Nazionale di Firenze, in occasione della presentazione del numero della rivista “Testimonianze” dedicato agli eventi del 1966 in Toscana, tavola rotonda su “La grande alluvione”.




Urban Trekking dell’Istoreco: a spasso nel ‘900 a Livorno

utbantrekkingUn tour guidato alla riscoperta dei luoghi di Livorno più significativi e simbolici dell’antifascismo e della Seconda Guerra mondiale. È quanto propone l’Istituto Storico della Resistenza e della Società Contemporanea di Livorno per sabato 14 maggio, a partire dalle 11.30, con partenza dagli Scali d’Azeglio.

L’iniziativa di trekking urbano dal titolo “A spasso nel ‘900: passeggiare in libertà” si inserisce nell’ambito dell’importante lavoro di valorizzazione dei “Luoghi della memoria” che l’Istoreco ha avviato da tempo attraverso un progetto ad hoc che sta interessando gran parte della provincia (si veda il sito http://istorecolivorno-ldm.it/). Il tour del 14 maggio aperto ai cittadini livornesi e ai turisti, proporrà un interessante viaggio nel passato recente di Livorno, rievocando storie, volti e luoghi che hanno segnato gli aspetti più tragici della guerra (i bombardamenti, i luoghi di rifugio, l’organizzazione della vita quotidiana), ma anche i momenti di riscatto, di lotta per la libertà, di conquista della democrazia (i luoghi dell’antifascismo e della Resistenza, le tappe della ricostruzione).

Partendo dai Fossi (Scali d’Azeglio, Palazzo dell’Aquila Nera) alle 11.30, la passeggiata si snoderà per circa due chilometri lungo vie e piazze del centro storico, concludendosi alle 13,15 presso il monumento al Partigiano in Via Ernesto Rossi.

La quota di partecipazione è di 20 euro a persona (30 euro per le coppie, gratis per i bambini sotto i 12 anni). Per partecipare è necessario confermare la propria adesione entro venerdì 13 maggio 2016: per farlo si può telefonare allo 0586.809219, inviare una e-mail a istoreco.livorno@gmail.com o recarsi direttamente alla sede dell’istituto in via Galilei 40 (Complesso della Gherardesca).




Chiuse le iscrizioni per la Summer School INSMLI a Firenze: raggiunto il numero massimo previsto.

Chiusura delle iscrizioni per la Summer School del prossimo agosto a Firenze. Grazie al grande lavoro dell’ISRT, dell’INSMLI e della rete nazionale degli Istituti della Resistenza è già stato raggiunto il numero massimo di iscrizioni per la prossima Summer School. Un grande risultato per il quale ringraziamo tutti coloro che hanno lavorato con straordinario impegno in queste settimane.




Versilia anno zero: sminamento e ricostruzione

Gli strateghi militari nazisti iniziarono a progettare la Linea Gotica nell’estate del 1943, con l’obiettivo di predisporre un secondo baluardo fortificato da contrapporre all’avanzata alleata una volta che la Linea Gustav nel Meridione avesse ceduto: una volta completata, essa avrebbe abbracciato la penisola italiana come una cintura, correndo lungo i crinali dell’Appennino tosco-emiliano. Nel suo settore più occidentale, la grande opera militare avrebbe attraversato in pieno la Versilia, risalendo il percorso dell’omonimo fiume fino a raggiungere le colline attorno al borgo di Strettoia (Pietrasanta, Lu), per poi slanciarsi in alto sulle vette dei monti Canala, Folgorito, Altissimo e Corchia, fino a toccare le Panie e discendere quindi verso la Garfagnana, sfruttando al massimo le naturali doti difensive del territorio.

Genieri nazisti seppelliscono una mina anticarro di tipo Tellermine 42 ("mina a piatto")

Genieri nazisti seppelliscono una mina anticarro di tipo Tellermine 42 (“mina a piatto”), caricata con 5.5 kg di TNT

La costruzione dello sbarramento, affidata all’Organizzazione Todt, prese avvio nella primavera del 1944: squadre di operai italiani, sotto guida e sorveglianza di militari tedeschi, iniziarono a predisporre reticolati, trincee, fossati anticarro, bunker, piazzole per mitragliatrici e postazioni per cannoni e mortai, trasformando le Alpi Apuane in un’unica, imprendibile fortezza. Nel corso dell’estate del ’44, poi, i genieri della Wehrmacht, timorosi di uno sbarco nemico, disseminarono la spiaggia versiliese di ordigni esplosivi di ogni genere: la Versilia, detto altrimenti, si stava trasformando in terra bruciata in attesa della battaglia. Allo scopo di rimuovere gli ostacoli alla linea di tiro delle armi sulle alture dominanti la piana, i nazisti demolirono case, chiese, edifici storici e mulini, anche per non offrire sgraditi ripari alle truppe avversarie in avanzata: abbatterono ponti e pontili, tagliarono al calcio vigne ed oliveti secolari, deviarono torrenti e canali, provocando così l’allagamento di grandi aree.

Militari nazisti stendono lo Stacheldraht ("filo spinato")

Militari tedeschi stendono lo Stacheldraht (filo spinato)

Mentre la gente del posto veniva costretta ad evacuare il territorio con dure ordinanze di sfollamento verso la Pianura Padana, le truppe germaniche facevano saltare in aria interi abitati, come Strettoia, con la sua chiesa dei SS. Ippolito e Cassiano, Ripa, con Sant’Antonio Abate, Corvaia, con Santa Maria Assunta, parte di Querceta, con Santa Maria Lauretana, il rione dell’Annunziata a Seravezza e vaste zone di Forte dei Marmi, poste a breve distanza dalla foce del fiume Versilia.

Giunti in zona, dopo ripetuti ed infruttuosi attacchi gli Alleati furono obbligati ad arrestare la propria avanzata ai piedi della Gotica, come previsto dagli strateghi militari tedeschi: liberarono Forte dei Marmi e Pietrasanta il 19 settembre, ma arrivarono a Seravezza, a pochi chilometri in linea d’aria, il 6 ottobre, e presero il controllo del comune di Stazzema solo nel mese di novembre, con la significativa eccezione di Arni, isolata frazione nel cuore delle Apuane, rimasta in mano nazifascista fino all’aprile 1945.

Macerie della chiesa di Santa Maria Lauretana di Querceta (Seravezza, Lu), distrutta dai nazisti nel luglio 1944

Macerie della chiesa di Santa Maria Lauretana di Querceta (Seravezza, Lu), distrutta dai nazisti nel luglio 1944 per “far spazio” alla Linea Gotica versiliese

Al momento di rientrare alle proprie case, gli sfollati, trascorsi i mesi dell’occupazione e del fronte fermo nascosti su per le montagne, spesso in alloggi di fortuna come soffitte, scantinati, metati abbandonati e perfino grotte umide e malsane, sofferte le conseguenze di rastrellamenti, bombardamenti, fame e malattie, si trovarono di fronte a scenari profondamente destabilizzanti: i paesi, lasciati in tutta fretta sotto la minaccia delle armi, se esistevano ancora, apparivano infatti sconvolti, sfregiati, spesso irriconoscibili, ed i centri di vita di un tempo, come le chiese, le piazze, le scuole e i monumenti, non esistevano più. Molti versiliesi, poi, non ritrovarono più le proprie abitazioni, ridotte in macerie dai nazisti o dai bombardamenti dell’artiglieria alleata nei lunghi mesi della battaglia lungo la Linea Gotica: si doveva ricostruire tutto. In tal proposito, ecco come Maria Lucia Barsi, classe 1928, costretta nel settembre 1944 ad abbandonare Strettoia per Roma Imperiale, frazione residenziale e relativamente sicura di Forte dei Marmi, rievoca il suo primo ritorno al paese natale:

Quando siamo rientrati per la prima volta a Strettoia, nell’aprile del ’45, non siamo passati dalla strada principale, perché era tutta macerie. Le case rurali di una volta erano distrutte. C’era da passare sopra, verso monte, ma c’era da stare attenti alle mine: rientrare a Strettoia era molto pericoloso! […] Eravamo ragazzi. C’erano i corpi degli americani: erano tutti soldati neri. Arrivavano fino in piazza. In piazza di Strettoia, c’era un tedesco, biondo: aveva il naso pieno di sangue. Era un soldato, tutto vestito da militare. Quando lo rividi, la sera stessa, era rimasto nudo: l’avevano spogliato. Gli avevano portato via le scarpe, i calzoni, la camicia, il berretto, il fucile. Sai quanti ce n’era, di tedeschi! Qui a Strettoia, hanno continuato per anni, a raccogliere tedeschi.

Prima di ricostruire, tuttavia, si doveva liberare il territorio dalla terribile piaga delle mine. Durante il conflitto, infatti, allo scopo di rallentare il più possibile l’avanzata alleata, le truppe tedesche avevano sepolto ovunque decine di migliaia di mine anticarro ed antiuomo, che a guerra finita si trasformarono in altrettante trappole mortali per decine e decine di civili, soprattutto bambini, desiderosi di tornare alla vita dopo le gravi privazioni del fronte: nascosti sotto la sabbia, la terra dei campi e l’erba dei prati, i micidiali dispositivi esplosivi colpivano all’improvviso, investendo l’ignaro malcapitato di schegge di ferro, legno e cemento, provocando nel “migliore” dei casi vaste lacerazioni e perdite di arti. Ancora oggi, gli anziani testimoni ricordano con angoscia le urla strazianti udite di tanto in tanto, vicino ai paesi: non di rado, si trattava di contadini tornati ad arare, di madri recatesi sulla spiaggia a prendere un secchio d’acqua di mare, di bambini caduti vittime della loro stessa curiosità e voglia di vivere.

Rastrellatori civili italiani bonificano un terreno nei dintorni della città di Pisa

Rastrellatori civili italiani bonificano un terreno nei dintorni della città di Pisa, ricorrendo alle picche per sondare il sottosuolo

Le complesse operazioni di sminamento del territorio versiliese presero avvio immediatamente dopo il passaggio del fronte, che lasciò la zona a seguito della vittoriosa offensiva americana del 5-8 aprile 1945: non essendo numericamente sufficienti i limitati contingenti di sminatori militari alleati disponibili, furono soprattutto i rastrellatori civili italiani a farsi carico della rimozione degli ordigni lasciati dalla Gotica. Organizzata a livello nazionale in cinque grandi zone operative, facenti capo a Genova, Bologna, Firenze, Roma e Capua, la Bonifica Campi Minati (B.C.M.), attiva fra 1944 e 1948, arrivò a contare più di 3000 giovani volontari, desiderosi di liberare la propria terra dall’infida minaccia delle mine. Istruiti da militari del Genio attraverso specifici corsi di formazione offerti dalle scuole di zona e di sottozona – la Versilia rientrava ad esempio nella sottozona di Pisa, una delle prime attive in Italia -, i rastrellatori erano dotati del più moderno materiale alleato al tempo disponibile e venivano ricompensati con uno stipendio di tutto rispetto, per l’epoca. In soli quattro anni, gli sminatori civili riuscirono a bonificare più di 200000 ettari di suolo nazionale, rimuovendo circa 12 milioni di mine e 3 milioni di bombe e proiettili d’artiglieria inesplosi. I rischi, tuttavia, rimasero sempre elevatissimi, immensamente superiori ad ogni possibile ritorno economico: collegamenti imprevisti fra gli ordigni, deterioramento ed instabilità degli inneschi, e, alle volte, scarsa esperienza degli elementi più giovani, potevano portare infatti a tragiche conseguenze. Fra 1944 e 1948, a livello nazionale, si contarono quasi 400 rastrellatori civili morti e centinaia di feriti e mutilati: nella sola Versilia, furono in sei a cadere in questa insidiosa battaglia combattuta contro un nemico invisibile a guerra conclusa. Ecco i loro nomi: Mafaldo Aladino Coluccini (1913-1946), Romeo Gregori (1897-1946), Antonio Landi (1907-1945), Giovanni Paoli (1907-1945), Armando Masckee Reinke (1927-1946), tutti caduti sul Monte di Ripa, e Guido Manetti (1904-1945), deceduto in località Centoquindici, nei pressi della Palude del Lago di Porta, fra il fiume Versilia ed i colli di Strettoia, uno dei punti più pesantemente minati di tutta la Gotica versiliese. Fra i “Materiali correlati”, il lettore interessato potrà trovare una breve biografia dello sminatore Antonio Landi, ricostruita attraverso la testimonianza del figlio Bruno, nativo di Arni, classe 1932.

Sminatore civile italiano della sottozona B.C.M. di Pisa alle prese con un ordigno anticarro tedesco

Sminatore civile italiano della sottozona B.C.M. di Pisa alle prese con un ordigno anticarro tedesco

Non appena un lotto di terra era dichiarato libero dagli ordigni, si rendeva disponibile per la ricostruzione, un processo intenso e vivace, che i versiliesi vissero con entusiasmo e grande fiducia nel futuro: assistita dai fondi e materiali messi a disposizione dapprima dal programma delle Nazioni Unite U.N.R.R.A. Casas, quindi dal Piano Marshall degli USA, la popolazione intera, spesso contribuendo come poteva allo sforzo collettivo, donando generosamente ore di fatica e duro lavoro in base alle proprie qualifiche e possibilità, cominciò a riedificare partendo proprio da quegli edifici che maggiormente avevano costituito il fulcro della vita sociale anteguerra, innervandone l’identità collettiva: le chiese, metodicamente distrutte dall’esplosivo nazista per “far spazio” alla Linea Gotica. Subito dopo, ma sempre nel giro di pochi anni, ripresero forma le scuole, le fabbriche, gli edifici amministrativi e le abitazioni private, mentre i tecnici dei comuni ripristinavano i servizi idrici e le piazze rinate si punteggiavano di statue e lapidi a memoria dei drammatici avvenimenti del conflitto. Il maestro elementare in pensione Domenico Sacchelli, originario di Strettoia, classe 1936, ricorda con le seguenti parole i dinamici anni della ricostruzione in Versilia:

C’hanno aiutato tanto, con le perizie di guerra, con i risarcimenti per i danni di guerra. Si faceva fare la perizia da un tecnico, si inoltrava la domanda all’ufficio provinciale, poi veniva l’ispettore, e, dopo poco, arrivava il materiale: mattonelle, cemento, ferro, ghiaia – ci fornivano tutto! Mandavano addirittura anche il legno, per fare gli infissi. Naturalmente, prima bisognava dimostrare che la casa era stata distrutta. Era chiamato Unrra, l’Unrra Casas. A Strettoia, fecero anche due o tre baracche, dove abitavano le persone che non avevano proprio più nulla.

Così, nel 1946 rinacque la borgata di Corvaia, mentre fra 1949 e 1951 venne riedificata la chiesa di Santa Maria Lauretana di Querceta: fra 1950 e 1952, al centro di un paese completamente nuovo ricostruito sulle macerie del vecchio abitato, tornò a guidare la comunità di Ripa la nuova chiesa di Sant’Antonio Abate. La Versilia, riplasmata dalla guerra, poteva finalmente rinascere a nuova vita.

Articolo pubblicato nel maggio del 2016.




Gli archivi della politica

Lunedì 16 maggio, ore 17.00, presentazione del volume a cura di Monica Valentini, Gli archivi della politica, Edizioni dell’Assemblea del Consiglio regionale della Toscana.

Saluti di Eugenio Giani, Presidente del Consiglio regionale

Interventi di:

Simone Neri Serneri, Università di Siena, Presidente Istituto Storico della Resistenza in Toscana

Sandro Rogari, Università di Firenze

Diana Toccafondi, Soprintendenza archivistica della Toscana

Sarà presente la curatrice.




“La vita e l’impegno di Arturo Pacini. Documenti e testimonianze” a Lucca

Il democristiano lucchese Arturo Pacini (1925-2011), senatore e sindaco di Lucca

Il democristiano lucchese Arturo Pacini (1925-2011), senatore e sindaco di Lucca

Per la sera del prossimo venerdì 10 giugno 2016, il Comitato Promotore Arturo Pacini organizza, presso l’Auditorium della Fondazione Banca del Monte di Lucca, in piazza San Martino 4 a Lucca, la presentazione del libro “La vita e l’impegno di Arturo Pacini. Documenti e testimonianze” (Maria Pacini Fazzi Editore), testo curato da Lorenzo Maffei e Luca Pighini, ricostruzione storica della vita e dell’opera politica del democristiano lucchese Arturo Pacini (1925-2011), senatore della Repubblica (1972-1987) e sindaco di Lucca (1990-1993). L’iniziativa, patrocinata dal Comune di Lucca, dalla Provincia di Lucca, dalla Fondazione Banca del Monte di Lucca e dall’Istituto Storico della Resistenza e dell’Età Contemporanea in Provincia di Lucca, prenderà avvio alle ore 18:00 e vedrà la partecipazione dell’On. Silvia Costa, Presidente della Commissione Cultura del Parlamento Europeo.

In allegato, l’invito ufficiale all’evento.




La celebrazione della Giornata nazionale della Memoria in ricordo di tutte le vittime del terrotismo interno e internazionale a Cecina

MoroLunedì 9 maggio alle ore 9.00 a Cecina si svolgerà la cerimonia commemorativa in occasione della Giornata nazionale della Memoria in ricordo di tutte le vittime del terrotismo interno e internazionale a cui parteciperà il sindaco di Cecina Samuele Lippi e il presidente del Consiglio comunale Luigi Valori, le autorità civili, militari, religiose e i cittadini. La data del 9 maggio, come si ricorderà, richiama quella del 1978 in cui fu rinvenuto il cadavere dello statista Aldo Moro ed è stata appositamente scelta come giornata simbolo per ricordare ogni anno le vittime del terrorismo sia interno che internazionale e delle stragi compiute sotto tale matrice. Si rinnova così la condanna che lo Stato e le istituzioni rivolgono verso ogni forma di violenza, riaffermando allo stesso tempo quei valori e quegli ideali che stanno alla base della nostra Repubblica. “Una ricorrenza – dichiarano il sindaco Lippi e il presidente del Consiglio comunale Valori – che vuole esprimere la vicinanza a tutti i familiari delle vittime delle stragi e ringraziare l’impegno delle forze dell’ordine, di tutti i servitori dello Stato, di chi
opera nel mondo dell’associazionismo e di tutti coloro che a vario titolo contribuiscono con la loro opera quotidiana alla tutela e alla salvaguardia delle istituzioni democratiche”. “I tragici fatti registrati in questi mesi, anche a livello internazionale – hanno proseguito Lippi e Valori – ci dimostrano la necessità di riaffermare i valori della persona umana e i principi su cui si fonda la convivenza civile e la coesione sociale. Perciò invitiamo tutti a commemorare questo giorno e renderne vivo lo spirito e la memoria”.




A Montepulciano appuntamento con i temi storici sulla Grande Guerra

montepulcianoProseguono gli eventi previsti per il Centenario della Prima Guerra Mondiale, promossi dal Comune di Montepulciano con il supporto del Comitato istituito dalla stessa Amministrazione Comunale, per il coordinamento delle iniziative imperniate sul tema della Grande Guerra che avranno luogo fino al 2018.

Sabato 7 maggio, alle 17.30, al Caffè Poliziano, si terrà un incontro con Marco Montori, studioso di storia, dedicato al periodo immediatamente precedente all’entrata dell’Italia nel primo conflitto mondiale avvenuta, come è noto, il 24 maggio 1915.

L’intervento di Montori, dal titolo La Grande Guerra (1914-1918): scenari mondiali; neutralità ed intervento dell’Italia, sarà incentrato sulla presentazione del periodo compreso fra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento nel quale maturarono, in Europa e nel mondo, le condizioni, non solo politiche ma anche sociali e culturali, per lo scoppio della I Guerra Mondiale.

Una riflessione particolare sarà dedicata al dibattito che animò e divise la società e la cultura italiane sull’intervento in guerra del nostro Paese.

Fino a questo momento sono stati ben nove gli eventi (soprattutto incontri ma anche spettacoli e  concerti) che si sono svolti nell’ambito del programma mentre procede il progetto per le Scuole curato dalla Biblioteca – Archivio “Piero Calamandrei”; il programma coinvolge le Medie di Montepulciano ed ha come finalità la conoscenza degli avvenimenti della Prima Guerra Mondiale che hanno coinvolto direttamente il territorio ed i suoi abitanti.