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Alla Biblioteca delle Oblate tutta l’estate è dedicata al ricordo dell’Alluvione

In questa nuova tappa espositiva della mostra fotografica ufficiale del 50° dell’alluvione, “1966 l’Alluvione di Firenze“, curata dai giornalisti Franco Mariani e Mattia Lattanzi, e organizzata dall’Associazione Firenze Promuove assieme al Comune di Firenze-Consigli di Quartiere 1 2 3 4 5 – che è stata inaugurata il 28 ottobre e fino a dicembre 2016 girerà per la città esposta in varie sedi – sono esposte 80 nuove foto, tra cui diverse inedite, alcune delle quali donate a Firenze Promuove dalla Famiglia di Michele Ferlito, che nel 1966 era Ispettore Distrettuale della Toscana, Marche e Umbria, e reggente gli Istituti Penitenziari di Firenze, e della Famiglia di Gennaro Sancilio, all’epoca Sottufficiale dell’Esercito, che con le sue foto documentò la situazione in Piazza Stazione, via della Scala e in altre zone del Quartiere 1.

La mostra rimarrà esposta alle Oblate fino al 5 settembre con il seguente orario: lunedì dalle ore 14 alle ore 22, dal martedì al sabato con orario continuato dalle 9 alle 24. Chiuso la domenica. Ingresso gratuito. È previsto uno stop in concomitanza con la chiusura estiva della Biblioteca dal 4 al 15 agosto.

Inoltre sono previsti 4 eventi speciali con video proiezioni di filmati anche a colori, e racconti inediti, di quanto accadde quel 4 novembre, che si terranno, a cura dei giornalisti Franco Mariani e Mattia Lattanzi, nella sala conferenze della biblioteca delle Oblate, nei seguenti giorni: venerdì 22 Luglio alle ore 18; giovedì 28 Luglio alle ore 21; venerdì 2 Settembre alle ore 18 e alle ore 21, tutti con ingresso gratuito.
In occasione dei 50 anni dall’alluvione di Firenze del novembre 1966 la Biblioteca delle Oblate propone anche uno speciale percorso di lettura. In un opuscolo di 12 pagine, che si può tranquillamente scaricare in formato pdf dal sito internet della Biblioteca. si possono trovare quasi 100 titoli di libri sull’argomento, e 11 libri fotografici, tutti disponibili o per il prestito in Sezione contemporanea, oppure per la lettura e consultazione direttamente in Biblioteca nella sezione di conservazione e storia locale, a seconda dell’importanza del volume e della sua conservazione. Nelle proposte di lettura sono presenti anche i volumi reperibili presso le altre biblioteche del Sistema Documentario Integrato dell’Area Fiorentina (SDIAF).

Il pdf è scaricabile al seguente indirizzo internet:
http://www.biblioteche.comune.fi.it/export/sites/bibliotechecomunali/materiali/biblioteca_delle_oblate/Bibliografia




Ritorno al futuro… sempre dalla parte giusta

Martedì 19 luglio alle 17.30 nella sede della Cgil di Pisa (viale Bonaini, 71) inizia Ritorno al futuro… sempre dalla parte giusta, la festa per il 120° anniversario della Camera del lavoro di Pisa.

Si inizia con l’inaugurazione di una mostra di manifesti provenienti dall’Archivio storico della Camera del lavoro di Pisa; mostra che in autunno sarà itinerante nella provincia di Pisa. Alle 18 sarà presentato il libro Eppur si muove. Movimento operaio a Pisa e provincia dall’Unità d’Italia alla dittatura di Alessandro Marianelli.

Alcuni degli eventi sono realizzati in collaborazione con la Biblioteca Franco Serantini.




Commemorazione dei caduti di Lucolena, Querceto, Buonasera, la Panca, Lamole e Strada

Domenica 31 luglio nella frazione de La Panca saranno solennemente commemorate le vittime delle rappresaglie naziste del luglio 1944.

Alle ore 18.00 Santa messa presso la Chiesa de La Panca

Alle ore 18.45 Benedizione e deposizione di una corona d’alloro al Monumento ai Caduti.




22° Anniversario della scomparsa di Giovanni Spadolini

Il 4 agosto prossimo, giovedì, il 22° anniversario della scomparsa di Giovanni Spadolini vi saranno due iniziative contemporanee a Roma e a Firenze.

A Roma alle ore 11.00 (con un convegno che si chiude alle 13.00) il Ministro Franceschini intitolerà la sala grande del Collegio Romano a Giovanni Spadolini, fondatore del Ministero. Sarà presente il Presidente della Fondazione Spadolini, prof. Cosimo Ceccuti.

A Firenze, alle ore 9.00 padre Bernardo celebrerà la Messa in suffragio del Professore a San Miniato al Monte; a seguire, intorno alle 10.00, il Comune di Firenze depositerà la corona al sepolcro.
Il Prof. Sandro Rogari, vicepresidente della Fondazione, rappresenterà la Fondazione stessa.




Firenze al tempo dell’alluvione

Giovedì 21 luglio alle 19.00 nel giardino del Torrino Santa Rosa (Lungarno Soderini, 2) si parlerà dell´alluvione di Firenze. Lo scrittore Andrea Petrioli, autore del saggio 1966: Firenze al tempo dell´alluvione (Ed. Sarnus), incontrerà il pubblico, e nell´occasione saranno proiettate immagini d´epoca.
Il 4 novembre 1966 l´Arno ruppe gli argini e la città venne travolta da una marea implacabile di acqua e fango. Il libro di Andrea Petrioli, scritto assieme al fratello Fabrizio, ci fa rivivere momento per momento i fatti che si susseguirono, dai giorni precedenti il diluvio a quelli della ricostruzione: una sorta di “fotografia panoramica” a 360 gradi, per fornire un´idea completa e dettagliata del dramma vissuto da Firenze e da un´intera nazione.




Il 46° raduno partigiano a Montignoso

Il 24 Luglio 2016, con inizio alle ore 8,30 l’Anpi Massa invita al 46° Raduno Partigiano in località il Pasquilio a Montignoso (Massa Carrara. Il programma nei materiali correlati.




Contro ebrei, barbari, traditori e rinnegati!

All’indomani della proclamazione dell’armistizio, l’8 settembre 1943, in un Paese già duramente provato dal conflitto ed adesso diviso fra contrapposti eserciti stranieri e in gran parte occupato dalle truppe nazisti, i fascisti, facendosi forti proprio della presenza di questi ultimi, tornano ad assumere il governo dei territori e intendono riaffermare il proprio dominio e controllo sugli italiani sotto la guida del proprio Duce. Ex squadristi emarginati nel Ventennio ed in cerca di riscatto, giovani forgiati dalla retorica del regime, funzionari dello Stato, militari e civili, uomini spinti da interessi, condizionati da paure, mossi da passioni e ideali formano le leve del partito fascista repubblicano e del nuovo stato: la Repubblica sociale italiana (RSI).
Uno degli obiettivi immediati diviene la conquista del consenso degli italiani e la stampa e gli altri strumenti di propaganda affidati al Ministero della Cultura popolare ne sono lo strumento principali, dimostrando che la RSI rappresenta l’unica possibilità di salvezza per l’Italia, di riscatto dell’onore perduto con il “tradimento” dell’armistizio, di vittoria della guerra a fianco dei nazisti. Si tratta di una propaganda di guerra tesa a contrastare quella degli Alleati e degli antifascisti, che si esprime in una vera e propria guerra di parole dai toni sempre più duri e truci. Una sfida difficile per gli eredi del regime che aveva portato il Paese alla sconfitta, resa di fatto impossibile, con il passare dei mesi, dall’andamento della guerra. Anche in Toscana, già culla del fascismo delle origini, così come in tutto il territorio della repubblica, si assiste ad una fioritura di testate: quotidiani, periodici, numeri unici che danno voce a tutte le anime della RSI, da quelle nazionaliste a quelle più radicali, espresse dai “fogli” delle federazioni del partito (come “Repubblica” di Firenze, “L’Artiglio” di Lucca, “Il Ferruccio” di Pistoia, “Giovinezza repubblicana”), tutte comunque circoscritte nell’identità del fascismo repubblicano e nell’alleanza con il nazismo.

Per cercare di acquisire i consensi degli italiani, uno dei temi essenziali trattai e usati dalla propaganda repubblichina è la rappresentazione dei nemici. Per i fascisti la descrizione degli avversari è funzionale, per contrasto, a delineare e chiarire la propria identità di “puri” ed eroici combattenti e per mobilitare attorno alla repubblica tutti coloro che intendano difendere la Patria. La propaganda deve quindi recuperare stereotipi e slogan del regime, suscitare dubbi e paure, motivare rabbia e risentimento, toccare interessi ed emozioni.

WP_20160705_09_45_27_ProL’idea centrale è che i fascisti, unici veri italiani, siano contrastai da una vera e propria congiura che unendo nemici diversi sotto la regia degli ebrei, quali nemico n. 1, come scrive “Repubblica” il 18 novembre ’43, da contrastare con ogni mezzo, definiti “razza nemica” nel Manifesto di Verona del Partito, carta di identità del fascismo repubblicano. Per “La Nazione” le potenze straniere troverebbero il loro comun denominatore proprio “nel giudaismo unico e vero despota delle cosidette democrazie liberali e di quel regime barbaro e mostruoso che si chiama Unione delle Repubbliche sovietiche” [Inghilterra, bolscevismo e imperialismo americano, “la Nazione”, 3 novembre 1943]; Inghilterra, USA e URSS sarebbero così al servizio dell’oro giudaico. Questa denuncia serve da un lato a sottolineare l’esistenza di una “razza italiana” minacciata da quella ebraica, che tutti devono mobilitarsi per difendere, dall’altra a promuovere e giustificare qualsiasi forma di violenza contro un nemico tanto pericoloso che viene definito “malattia ereditaria dell’umanità” su “la Nazione” del 20-21 febbraio, microbo maligno sul periodico fiorentino “italia e civiltà” e “tumore maligno” da eliminare su “Repubblica”.

Ma il nemico reale con cui fare i conti sono certamente gli eserciti Alleati. Consapevoli della loro forza e dell’appeal che hanno fra la popolazione italiana, la propaganda di Salò cerca di rovesciarne l’immagine da quella di “liberatori” a quella di “oppressori”. Così li descrive il periodico fiorentino “Rinascita”: i “liberatori sarebbero quei barbari volanti che distruggono le nostre città e i nostri villaggi, quei mercenari che depredano le nostre popolazioni dell’Italia meridionale, quei negri che violentano le nostre donne” [27 novembre 1943], recuperando tutti gli stereotipi propri del razzismo coloniale. Tanto che per “Repubblica” i “negri non sono esseri civili” [22 gennaio 1944]. Allo stesso tempo si denuncia che gli angloamericani avrebbero consegnato l’Italia a Stalin in caso di vittoria e per rafforzare questa ipotesi viene diffusa la falsa notizia della partenza dai porti del Mezzogiorno di navi cariche di bambini strappati alle proprie famiglie per essere condotti in Russia e trasformati in perfetti comunisti, automi nelle mani del dittatore bolscevico che li avrebbe poi rimandati in Italia controllare il Paese. Si usa lo spettro del comunismo per mobilitare attorno alla RSI tutti coloro si riconoscono nei valori tradizionali della patria, della religione e della famiglia. Abile nello sfruttare fatti reali (dai bombardamenti alle violenze sulle donne delle truppe coloniali, alle difficili condizioni di vita nell’Italia meridionale “occupata” dagli angloamericani) e nell’alimentare paure ataviche e diffuse, questa propaganda si scontra tuttavia da un lato con il reale andamento del conflitto, dall’altro con la presenza opprimente dei nazisti. L’aspirazione per la fine del conflitto e l’ostilità nei confronti del nazismo pare prevalere su ogni altra considerazione fra la popolazione.

Tuttavia sono i “traditori” i nemici contro cui la propaganda fascista si scaglia con maggiore ferocia. In primo luogo i fascisti che non hanno seguito il nuovo corso, simboleggiati da Galeazzo Ciano e dagli altri gerarchi che avevano votato contro Mussolini nella riunione del Gran Consiglio del 25 luglio. Quindi il re Vittorio Emanuele III e il generale Badoglio che avrebbero venduto l’Italia al nemico con l’armistizio. Infine i partigiani: i “rinnegati” che combattono contro la propria Patria. Figure private di qualsiasi dignità e qualificate infatti come criminali, assassini, vigliacchi, sicari. Ma incredibilmente agli occhi dei repubblichini ottengono consenso e sostegno da parte della popolazione.
E così la categoria dei traditori tende ad estendersi coinvolgendo categorie diverse di persone, considerati prima come sostenitori “naturali” o potenziali, ma poi guardate con sempre maggiore diffidenza e quindi con rabbia, per esser infine identificati come “nemici” particolarmente odiosi proprio perché inattesi. Infatti, come scrive “Repubblica” il 26 febbraio 1944: “oltre i sabotatori, i sobillatori, i sicari prezzolati del nemico attenta alla vita della nazione, anche chi in questo momento, non assolve in modo preciso e concreto il compito assegnatoli”, come i giovani che non rispondono alla chiamata di leva, e i loro genitori e parenti che li nascondono, come i disertori e coloro che proteggono gli ebrei, i soldati “alleati”, i partigiani. Particolarmente dure sono le condanne degli intellettuali che si sono ritirati nel silenzio e non sostengono la Rsi, del clero che non segue le direttive della repubblica ed anzi svolge “attività antinazionali”, delle donne che sono invitate ad andare “al di là del Volturno a sollazzare le ore meditative del filosofo Croce o le fatiche guerresche delle truppe angloamericane” [Repubblica, 18 dicembre 1943].

Ma proprio la denuncia di questa crescita esponenziale del numero e della varietà dei nemici rivela emblematicamente l’isolamento dei fascisti di Salò e il fallimento della loro stessa propaganda sconfitta inesorabilmente dalla realtà nella sua disperata guerra di parole condotta con tenacia dalle testate toscane fino al giugno-luglio del ’44 nell’imminenza dell’avanzata nemica e nel dilagare delle azioni partigiane in una regione provata dalla durezza dell’occupazione, della guerra ai civili e del passaggio del fronte, che attende con impazienza i giorni della Liberazione.

Matteo Mazzoni, dal settembre 2014 direttore dell’Istituto Storico della Resistenza in Toscana, è dottore di ricerca in Studi storici dell’età moderna e contemporanea. Ideatore e coordinatore di progetti didattici e culturali per la divulgazione scientifica della storia. Consigliere dell’Istituto Gramsci Toscano. Membro della Redazione del Portale di Storia di Firenze, oltre che Responsabile di redazione di ToscanaNovecento. Autore di pubblicazioni e volumi fra cui si ricordano: Livorno all’ombra del fascio, Olschki 2009, vincitore del Premio ANCI-Sissco 2010 e Il passaggio del fronte tra Val di Pesa e Val d’Elsa, Polistampa 2014.

Articolo pubblicato nel luglio del 2016.




Il premio Suso Cecchi D’Amico 2016

01-00027437000001Il Premio Suso Cecchi d’Amico 2016 è stato assegnato agli sceneggiatori Matteo Rovere, Francesca Manieri e Filippo Gravino per il film Veloce come il vento di Matteo Rovere, con Stefano Accorsi, Matilde De Angelis, Paolo Graziosi.
Il premio, che si svolge ogni anno a Castiglioncello il 21 luglio, data del compleanno di Suso, è rivolto all’autrice a all’autore italiano della sceneggiatura di un film italiano uscito dal 15 maggio dell’anno precedente al premio al 15 maggio dell’anno in corso, al centro del quale abbia particolare rilievo una figura femminile.
La giuria di questa 5° edizione è composta da Oreste De Fornari, Massimo Ghirlanda, Stefania Ippoliti, Alessandra Levantesi, Francesca Archibugi e Francesco Piccolo (vincitori della 4° edizione). Presidente della giuria è Cristina Comencini.
La giornata del 21 luglio sarà così articolata:
 
Alle ore 18,00 presso la Limonaia del Castello Pasquini presentazione del volume Suso a Lele. Lettere (dicembre 1945 – marzo 1947), Bompiani a cura di Silvia e Masolino d’Amico.
Alle ore 21,30 presso il Cinema Arena La Pineta Cerimonia di Premiazione e proiezione del film vincitore. Ingresso gratuito.