Battista Tettamanti e Teresa Meroni: due vite parallele

Battista Tettamanti e Teresa Meroni, compagni di lotte e nella vita, costituiscono due esempi di un tipo di quadro sindacale largamente diffuso nel periodo a cavallo fra Otto e Novecento. Entrambi di umili origini (il padre di Battista faceva l’ortolano, Teresa era nata in una famiglia di operai), impossibilitati a frequentare studi regolari, trassero dall’esperienza di fabbrica la capacità di riflettere criticamente sulle condizioni di sfruttamento dei lavoratori, trovando nel Partito socialista e nel sindacato dei validi strumenti di formazione, che ne fecero degli organizzatori coraggiosi e concreti.
È grazie agli uomini ed alle donne che, come Battista e Teresa, compirono questo tipo di percorso, affrontando l’ostilità dei padroni e la persecuzione poliziesca, che la classe operaia è passata da “classe in sé” a “classe per sé”, maturando piena coscienza dei propri diritti ed acquisendo la determinazione necessaria per difenderli e per allargarli. È grazie a questo tipo di quadro sindacale che i lavoratori hanno potuto realizzare le conquiste più importanti prima dell’avvento del fascismo. Basta ripercorrere, anche rapidamente, le vite di Battista e di Teresa per rendersene conto.
Nato a Como nel 1879, Tettamanti si iscrisse nel 1896 alla Lega socialista della sua città e – dopo un breve periodo trascorso in Svizzera, dove era stato costretto ad emigrare dalla mancanza di lavoro – si mise subito in luce all’interno del sindacato, diventando nel 1907 segretario della Camera del lavoro comasca e conservando tale carica fino al 1914. Sono rimaste impresse nella memoria collettiva le lotte condotte in quegli anni dagli apparecchiatori, dagli edili (che nel 1908, sotto la sua responsabilità, occuparono i cantieri, anticipando di dodici anni l’esperienza delle occupazione delle fabbriche) e dai contadini della Brianza.
Abbastanza di frequente accadeva che il sindacato inviasse i quadri più sperimentati, formatisi di regola nel triangolo industriale, in zone del Paese dove l’organizzazione era giudicata meno forte. Fu così che nel 1915 Battista si trasferì a Prato per dirigere il movimento cooperativistico della Val di Bisenzio, la Lega laniera di Vaiano ed il settimanale socialista Il lavoro. Sul Lavoro Tettamanti scrisse molti articoli, alcuni dei quali rivelano una notevole capacità di analisi politica (tali sono, ad esempio, i pezzi in cui egli critica la linea dei vertici massimalisti del PSI, oppure quelli in cui, sia pure nel quadro di un’interpretazione abbastanza schematica del fascismo, riesce a cogliere la peculiarità di tale movimento nell’essere la sua base sociale costituita da una massa di piccoli borghesi spostati passati al servizio del capitale).
Durante il “biennio rosso” Battista fu alla testa delle più importanti lotte operaie, a cominciare dal moto del caroviveri del luglio 1919, quando la Valle del Bisenzio assunse l’aspetto di una piccola repubblica sovietica che si estendeva al’incirca da Santa Lucia a Montepiano e che aveva il suo centro a Vaiano. Tettamanti era a capo del Comitato di agitazione che dirigeva il moto: le amministrazioni comunali della Vallata vennero dichiarate decadute e sostituite da “commissari del popolo”, la bandiera rossa innalzata sul balcone del palazzo comunale di Vernio. Una guardia di lavoratori ebbe l’incarico di mantenere l’ordine pubblico. Nelle fattorie e nelle fabbriche furono eseguite requisizioni di generi alimentari e di tessuti che, raccolti presso le sedi sindacali, vennero poi distribuiti alla popolazione col 50% di riduzione sui prezzi correnti.
Passata la bufera del tumulto contro il caroviveri, Prato fu scossa da un imponente sciopero generale degli operai tessili, proclamato nell’ottobre del 1919. Battista fu molto attivo durante tutto il periodo dell’agitazione, e particolarmente significativo, perché indice di un costume davvero superiore, ci sembra il fatto che, pur essendogli state offerte due candidature di sicura riuscita alle politiche del 16 novembre, egli le rifiutasse, ritenendo cosa sconveniente abbandonare i lavoratori in lotta.
Nel gennaio del 1921 – quando, dopo l’occupazione delle fabbriche, i grossi industriali, costretti in un primo tempo a cedere alle richieste degli operai, erano ormai passati al contrattacco finanziando le squadre fasciste, sostenute dall’apparato burocratico e militare dello stato – Tettamanti venne arrestato mentre, alla testa degli edili della ferrovia Direttissima Bologna-Firenze, stava cercando di resistere all’offensiva delle ditte cui il governo aveva appaltato i lavori dopo l’estromissione delle cooperativa operaie.
Scontata la pena di otto mesi inflittagli dal Tribunale di Firenze, venne espulso dalla Toscana con un provvedimento di polizia e si stabilì a Milano, dove fu attivo nell’opposizione clandestina, cosa che gli valse la condanna al confino (trascorso a Favignana, a Lipari ed a Ventotene).
Nel 1924 lasciò il PSI per il Partito comunista d’Italia, nel quale confluì con la frazione terzinternazionalista.
Dopo la caduta del regime Tettamanti partecipò alla Resistenza, tenendosi costantemente in contatto con il Partito comunista e con i partigiani per mezzo di numerose riunioni svoltesi a Como ed a Lecco (dove, nel marzo del 1944, quando un’ondata di scioperi di chiaro significato politico interessò varie località dell’Italia centro-settentrionale, fu tra gli organizzatori della protesta).
Il 26 aprile 1945 Battista riassunse la carica di segretario della Camera del lavoro di Como che tenne fino al 1950, riannodando così, al pari di altri vecchi organizzatori, i fili di un’esperienza avviata in anni lontani.
Successivamente coprì varie cariche di rilievo, restando sulla breccia fino al 1963, quando un collasso cardiaco pose fine ad una vita che può ben dirsi esemplare.
Molti punti di contatto con quella di Tettamanti presenta la biografia di Teresa Meroni.
Nata a Milano nel 1885, Teresa aderì al PSI nel 1905, quando aveva appena vent’anni. Attiva propagandista, si trasferì a Vaiano nel 1915, insieme con Tettamanti, e quando quest’ultimo venne richiamato alle armi lo sostituì al vertice della Lega laniera, di cui divenne segretaria.
In tale veste Teresa fu protagonista di tante vertenze che si svolsero in quel torno di tempo nel Pratese, segnalandosi soprattutto per i suoi sforzi intesi ad organizzare il proletariato femminile. La lucida consapevolezza del fatto che la questione femminile era parte non secondaria di quella sociale, rappresenta l’elemento che più di ogni altro rende interessante la figura della Meroni. Essa si colloca così all’interno di un filone femminista presente nel socialismo italiano (filone che in Anna Kuliscioff ebbe l’esponente di maggior spicco) il cui obiettivo era l’attuazione di un progetto di emancipazione della donna in quanto tale e non solo in quanto operaia.
Un altro elemento che caratterizzò la propaganda della Meroni fu la recisa opposizione alla guerra. A Teresa si deve, con ogni probabilità, un manifesto “alle madri operaie”, pubblicato dal Lavoro il 25 aprile 1915 e sottoscritto da alcune donne vaianesi, che colpisce per la puntuale analisi di classe in esso svolta. Ma a Teresa si deve soprattutto l’organizzazione, nel luglio del 1917, di una memorabile marcia delle donne da Vaiano in direzione di Prato per manifestare, in modo clamoroso, contro il conflitto in corso.
Nel 1918 la Meroni venne internata a Livorno e successivamente a Castelnuovo di Garfagnana, ma anche in quelle località continuò imperterrita a svolgere la sua attività politico-sindacale. Tornò in Val di Bisenzio nel 1919, in tempo per partecipare, con un ruolo da protagonista, al moto del caroviveri.
Costretta a fuggire da Vaiano in seguito all’attacco fascista del 17 aprile 1921, Teresa si trasferì a Milano, prendendo parte attiva all’opposizione clandestina e guadagnandosi una condanna al confino. Nel 1924 aderì al PCd’I.
Rimpatriata nel 1937 per fine periodo, riprese subito l’attività politica antifascista che si saldò con quella da lei svolta successivamente nel periodo resistenziale.
Dopo la guerra si stabilì a Como insieme con Battista e per diversi anni fece parte del comitato centrale della FIOT nazionale. Morì nella città lariana nel 1951.
A questo punto qualcuno potrebbe forse chiedersi perché si sente il bisogno di ricordare oggi personaggi come Tettamanti e la Meroni. A questa domanda credo che si possa fornire una duplice risposta. Innanzitutto va osservato che la ricerca storica non è mai fine a se stessa perché fornisce alla conoscenza degli elementi sempre nuovi, ed è quindi occasione di arricchimento culturale e stimolo alla riflessione critica. Ma in questo caso mi pare di poter dire che essa assume una valenza del tutto particolare, che le conferisce il sapore dell’attualità. L’esempio di Battista e di Teresa è infatti ancor oggi da meditare in quanto essi hanno speso la loro vita battendosi per dei valori fondamentali (quelli della solidarietà, del progresso e dell’uguaglianza) che non hanno affatto perso la loro validità e che vanno anzi recuperati per cercare di ricostruire nel nostro Paese una forza politica autenticamente di sinistra. Questo, a mio avviso, è ciò che dà il senso a questo articolo e che rende l’esempio di Battista e di Teresa tuttora vivo e pieno di significato.

Articolo pubblicato nell’ottobre del 2016.




Presentazione della guida “La Versilia tra antifascismo, guerra e Resistenza” a Seravezza

La guida storico-turistica “La Versilia tra antifascismo, guerra e Resistenza” di Federico Bertozzi, Jonathan Pieri ed Andrea Ventura (Pezzini Editore) sarà presentata il prossimo venerdì sera presso la Sala Cosimo I del Palazzo Mediceo di Seravezza (Lu).

La guida storico-turistica “La Versilia tra antifascismo, guerra e Resistenza” di Federico Bertozzi, Jonathan Pieri ed Andrea Ventura (Pezzini Editore) sarà presentata il prossimo venerdì sera presso la Sala Cosimo I del Palazzo Mediceo di Seravezza (Lu).

La sera del prossimo venerdì 14 ottobre 2016, alle ore 17:30, presso la prestigiosa sede di Sala Cosimo I (“Sala del Caminetto”) di Palazzo Mediceo a Seravezza (Lu), si terrà la seconda presentazione della nuova guida storico-turistica “La Versilia tra antifascismo, guerra e Resistenza” (Pezzini Editore), primo volume di un’opera tripartita dell’Isrec di Lucca dedicata alla valorizzazione dei luoghi della memoria provinciali relativi al periodo 1943-1945. Reso possibile dal determinante contributo della Fondazione Cassa di Risparmio di Lucca, il libro, arricchito da numerose immagini e mappe, raccoglie i contributi di Federico Bertozzi, Jonathan Pieri ed Andrea Ventura, giovani storici dell’Isrec che, suddivisisi le aree di competenza e confrontatisi con la vasta bibliografia presente sul tema, con il coordinamento del prof. Gianluca Fulvetti dell’Università di Pisa, hanno identificato i siti più significativi per la memoria collettiva versiliese della Seconda Guerra Mondiale e hanno quindi strutturato quattro tracciati principali, percorribili anche in automobile, linearmente sviluppati fra Forte dei Marmi, Seravezza, Stazzema, Pietrasanta, Camaiore, Massarosa e Viareggio. Dal Pontile di Forte dei Marmi al Palazzo Mediceo di Seravezza, passando per Strettoia, Ripa ed il ponte del Pratale, dal Parco della Pace di Sant’Anna di Stazzema al monumento alla strage dei Pioppetti di Camaiore, dalla “Brilla” di Massarosa al Liceo Classico di Viareggio, il lettore potrà così andare alla scoperta dei luoghi più rappresentativi della storia della Versilia nel conflitto, attorno ai quali si condensano i nomi, le speranze e le sofferenze dei mesi dell’occupazione e della lotta partigiana, dei bombardamenti e dello sfollamento, della Linea Gotica e della Liberazione. Oltre ai “Percorsi della memoria”, il volume, che si propone come agile ed innovativo strumento di fruizione per residenti e turisti, include anche tre “Sentieri della memoria”, semplici tracciati montani per conoscere fatti e protagonisti della guerra e della Resistenza sulle Alpi Apuane. Patrocinata dall’Isrec di Lucca, dal Comune di Seravezza e dalla Sezione A.N.P.I. “Gino Lombardi” di Pietrasanta (Lu), la serata, che si aprirà con i saluti istituzionali del Sindaco di Seravezza Riccardo Tarabella e del Presidente del Consiglio comunale Riccardo Biagi, vedrà gli interventi degli autori e del curatore prof. Gianluca Fulvetti.

In allegato, la locandina dell’iniziativa.




“Catalogna bombardata”, mostra itinerante dal 15 al 28 ottobre a Grosseto

Catalogna Bombardata” è una mostra itinerante – 15 sezioni in doppia lingua, in italiano e in catalano – che raccoglie immagini e testimonianze a 80 anni dalla Guerra Civile Spagnola (1936-1939). Dopo il grande successo in Spagna è stata e sarà esposta in numerose città italiane per tutto il 2016 e il 2017.

A Grosseto sarà inaugurata  nella biblioteca “F. Chioccon” dell’Isgrec (Cittadella dello Studente) il 15 ottobre alle ore 10:30 e rimarrà aperta al pubblico fino al 28 ottobre (dal lunedì al venerdì con orario 15-18).

L’esposizione è stata realizzata dal Memorial Democratic della Generalitat de Catalunya in occasione del 75° anniversario dei bombardamenti dell’Aviazione italiana sulla popolazione catalana, che inaugurarono un nuovo modo di far guerra, trasformando i civili in “bersaglio” per il nemico. I bombardamenti navali ed aerei sulla Catalogna iniziarono il 30 ottobre 1936 e proseguirono fino al gennaio 1939. La guerra di Spagna può essere considerata incubatore delle violenze estreme che caratterizzarono poi il secondo conflitto mondiale: guerra totale, guerra civile.

All’inaugurazione saranno presenti Doriano Maglione del Centro F. Buonarroti di Milano, una delle associazioni che ha curato l’organizzazione dell’evento, e due dei giovani ricercatori dell’Isgrec, Enrico Acciai e Ilaria Cansella, che hanno partecipato alla ricerca sui volontari antifascisti toscani nella guerra civile, prima, e nei campi di internamento francesi, poi. La ricerca, finanziata dal Governo spagnolo (l’Isgrec vinse tre bandi presentando altrettanti progetti), ha portato alla pubblicazione di un volume, di un documentario e di un sito internet. I due ricercatori interverranno rispettivamente su “L’antifascismo europeo e la guerra civile spagnola” e “Fare i conti con il passato: il caso del bombardamento italiano su Barcellona”.

Per le scuole è consigliata la prenotazione per la mattina dell’inaugurazione ed è possibile organizzare visite guidate previo appuntamento nelle mattine dal 17 al 21 e dal 24 al 28 ottobre.

Info e prenotazioni: Isgrec, Via de’ Barberi, 61 | 58100 Grosseto | www.isgrec.it | segreteria@isgrec.it | tel/fax 0564 415219




“La Versilia tra antifascismo, guerra e Resistenza”

Percorrendo l’antica “via di Marina” (oggi Strada Provinciale 9) che dal Pontile di Forte dei Marmi conduce ai bacini marmiferi di Arni di Stazzema, all’ingresso del paese di Seravezza, in corrispondenza del bivio che porta alla piccola frazione di Riomagno sul torrente Serra, incontriamo il ponte del Pratale: proprio in questo luogo, il 29 luglio 1944, militari tedeschi delle SS, datisi alla rappresaglia dopo l’esplosione di un colpo d’arma da fuoco contro il comando nazista di villa Pilli/Henraux – appena superato il ponte sulla sinistra -, impiccarono con il filo spinato Uria Viti (44 anni) e Virgilio Furi (53 anni), sommariamente catturati sul fianco della montagna antistante la residenza e quindi torturati. Gli altri due uomini arrestati nel corso del rastrellamento, Demetrio Bardini (42 anni) e Filiberto Tardelli (38 anni), anch’essi estranei ai fatti, seviziati per ore allo scopo di ottenere informazioni sui partigiani presenti in zona, furono parimenti condotti al ponte del Pratale e costretti a scavarsi la fossa con le proprie mani ai piedi dei loro compagni: fucilati, vennero sepolti sotto uno strato di scaglie di marmo.

Il ponte del Pratale è soltanto uno dei molti siti storici inclusi nella nuova guida “La Versilia tra antifascismo, guerra e Resistenza”, primo volume di un progetto tripartito dell’Isrec di Lucca teso a valorizzare i luoghi della memoria presenti sul territorio provinciale. Testo originale, bilanciato fra approfondimento scientifico e fruibilità turistica, il libro, edito per i tipi di Pezzini Editore di Viareggio (Lu), raccoglie i contributi di Federico Bertozzi, Jonathan Pieri ed Andrea Ventura, giovani storici versiliesi coordinati dal prof. Gianluca Fulvetti dell’Università di Pisa.

La copertina della nuova guida storico-turistica "La Versilia tra antifascismo, guerra e Resistenza", pubblicata da Pezzini Editore di Viareggio (Lu).

La copertina della nuova guida “La Versilia tra antifascismo, guerra e Resistenza”, scritta da Federico Bertozzi, Jonathan Pieri ed Andrea Ventura e pubblicata da Pezzini Editore.

I tre autori, dopo essersi suddivisa la ricca bibliografia di riferimento presente sul tema, hanno effettuato una difficile opera di cernita fra i molti siti esistenti, inserendoli quindi, affianco ad un percorso introduttivo “speciale” dedicato al Parco della Pace di Sant’Anna di Stazzema, in quattro “Percorsi della memoria” principali: percorribili anche in auto, questi tracciati, senza pretese di completezza, hanno tuttavia lo scopo di ricostruire dei contesti spazio-temporali, conducendo il visitatore interessato alla scoperta di fatti puntuali, dinamiche e volti della guerra in Versilia. Aiutato da numerose immagini di oggi e di ieri, assistito da indispensabili mappe per localizzare i vari luoghi e seguire le indicazioni per le mete successive, il lettore interessato, residente o turista che sia, potrà così scegliere fra il Percorso 1 (Forte dei Marmi – Sant’Anna di Stazzema), il Percorso 2 (Strettoia di Pietrasanta – Arni di Stazzema), il Percorso 3 (Massaciuccoli – Valpromaro) ed il Percorso 4 (Città di Viareggio), toccando con mano le case, i ponti, le strade, le storie ed i boschi che composero l’esperienza collettiva della Seconda Guerra Mondiale in Versilia, attraverso le tragedie dell’occupazione nazista, le speranze della Resistenza armata, i drammi dello sfollamento, le angosce dei bombardamenti e dei combattimenti sulla Linea Gotica, le distruzioni del territorio, la gioia della Liberazione angloamericana e lo sforzo corale della ricostruzione postbellica.

Il monumento dei "Pioppetti", posto all'ingresso della Valfreddana nel comune di Camaiore (Lu), incluso nel Percorso Massaciuccoli-Valpromaro, ricorda le decine di vittime civili della strage nazista del 4 settembre 1944.

Il monumento dei “Pioppetti”, posto all’ingresso della Valfreddana nel comune di Camaiore (Lu), incluso nel Percorso Massaciuccoli-Valpromaro, ricorda le decine di vittime civili della strage nazista del 4 settembre 1944.

Realizzata grazie al fondamentale contributo della Fondazione Cassa di Risparmio di Lucca, la guida, frutto di un anno e mezzo di lavori, comprende poi, per ogni percorso principale, una serie di “Altri luoghi”, ovvero siti non inclusi nei tracciati primari ma da essi facilmente raggiungibili: pensati per il visitatore più attento, essi vanno a completare le ricostruzioni storiche delle varie micro-aree componenti il territorio versiliese. L’ultima parte dell’opera comprende infine tre “Sentieri della memoria”, semplici tracciati di montagna, studiati con l’assistenza dell’esperto Filippo Fambrini di Valdicastello di Pietrasanta (Lu), per conoscere avvenimenti e protagonisti della Resistenza e della repressione antipartigiana sulle Alpi Apuane. A chiudere la pubblicazione, che sarà seguita a breve dagli altri due “tasselli” del progetto editoriale, ovvero le guide sulla Mediavalle/Garfagnana e sulla Lucchesia, una sintetica bibliografia/sitografia utile al lettore per eventuali approfondimenti. Dopo la prima presentazione tenutasi presso il C.R.O. Darsene di Viareggio lo scorso 30 settembre, la guida versiliese (prezzo di copertina: 10 Euro) tornerà alla ribalta il prossimo venerdì 14 ottobre 2016, quando, alle ore 17:30, verrà nuovamente presentata nella prestigiosa sede di Sala Cosimo I del Palazzo Mediceo di Seravezza (Lu): dopo i saluti del Sindaco di Seravezza Riccardo Tarabella e del Presidente del Consiglio comunale Riccardo Biagi, interverranno il curatore Gianluca Fulvetti e due degli autori, Federico Bertozzi ed Andrea Ventura.

Articolo pubblicato nell’ottobre del 2016.




Il 50° dell’Alluvione al Quartiere 4 di Firenze

Ci sono tanti modi possibili per ricordare l’alluvione. Ce ne sono alcuni che potrebbero avere un carattere più marcatamente “celebrativo”, altri che mirano, invece, a fare di questa occasione un momento di riflessione che si allarghi anche alla realtà dell’oggi e possa essere di utile esperienza per le generazioni future.

Per questo il Quartiere 4 ha deciso di affrontare questo evento con una serie di iniziative a tutto campo. Largo spazio troverà la riflessione sui rischi che a tutt’oggi si corrono per le sempre frequenti catastrofi naturali, basti citare il recente terremoto nelle regioni centrali ma anche l’importante percorso compiuto dal “volontariato” a partire proprio da quel ’66 per arrivare sino all’oggi delle Pubbliche Assistenze, della Misericordia ma anche, naturalmente, all’importante realtà della Protezione Civile.

Si comincia domattina, sabato 8 ottobre, con la inaugurazione delle mostre video fotografiche che si terrà a Villa Vogel alle ore 10.30 con la presenza della vicesindaca Cristina Giachi e del presidente del Consiglio Regionale Eugenio Giani.
Seguirà la visita alla mostra, prodotta dal Quartiere 4 e dall’Archivio Movimento di Quartiere in collaborazione con varie associazioni culturali del territorio “Oh Rosa! Sento un gran pisciolio d’acqua…”, con una sintesi dei ricordi e delle suggestioni raccolte nel Quartiere incontrando, in questi mesi, i testimoni dei giorni dell’alluvione del 1966.




Soffici. Statue e fantocci.

Sullo slancio del ritorno dalla guerra, congedato nell’aprile 1919 giusto al compimento dei quarant’anni, Soffici mette mano a un’attività di grande spicco: tutta l’energia impiegata al fronte ora la riversa nel lavoro artistico e letterario tenendo fede all’impegno chiarito nel suo ultimo scritto su Lacerba, «Memento», 22 maggio 1915, che fu il numero conclusivo della rivista, in cui Papini celebrava la vittoria dell’interventismo e Palazzeschi esultava: «Evviva questa guerra!».
Una sorta di riaffermazione dei valori che avevano fino ad allora sorretto l’artista: «Non sarà mai che a guerra finita il nostro spirito, il nostro cuore e la nostra sensibilità abbiano ceduto alla violenza dei fatti».
Nel corso del 1919, presso l’amico editore Vallecchi, dà alle stampe due volumi: Scoperte e massacri. Scritti sull’arte, e Statue e fantocci. Scritti letterari. Vi raccoglie saggi e prose editi soprattutto su La Voce e Lacerba; la configurazione in volume conferisce più spessore e organicità alla sua linea di pensiero, al suo modo spregiudicato e battagliero di trattare materie di estetica e critica d’arte di solito affidate alla sapienza professionale di studiosi accademici; Soffici spezza da par suo quella dominanza, come Papini aveva fatto nel campo specifico della filosofia.
Scoperte e massacri – da cui trae spunto la mostra di Soffici organizzata agli Uffizi – trovò subito riscontro ampio di recensioni, alcune firmate da uomini illustri, Antonio Baldini, Luigi Dami, Benedetto Croce, Ugo Ojetti.
Statue e fantocci ebbe risonanza molto minore; ne scrive Giuseppe De Robertis su Il Progresso (Bologna, 2 dicembre 1919) dando in due parole un indizio ancora valido: «amabile disordine». Lo recensisce Nicola Moscardelli (Il Tempo, Roma, 21 novembre 1919): «è una galleria viva e bella».
A questo libro suddiviso in una «Parte prima. – Statue», in una «Parte seconda. – Fantocci» e in due altri capitoletti, «Varietà» e «Caratteri», si riferisce la mostra documentaria al Museo Soffici in cui sono proposti documenti a stampa, disegni e quadri che si rapportano con l’epoca e il contenuto delle pagine: un quadro di Segantini, un dipinto di Vittore Grubicy, caricature di Palazzeschi e di Apollinaire eseguite da Soffici, un acquarello e libri di Max Jacob, il libro di Moréas del 1902, Les Cantilènes, con copertina a colori di Soffici; altri libri in prima edizione, di Palazzeschi, Apollinaire, e alcuni numeri di riviste come Les Soirées de Paris, fogli del Marzocco, giornale letto da Soffici in quei tempi; le riviste originali La Voce, Lacerba, su cui comparirono gli scritti.
Un insieme che ponendo l’attenzione su un libro meno noto di Soffici sottolinea la ricchezza del contributo critico del nostro autore; nel 1919 aveva rimesso in moto il lavoro letterario in parallelo all’attività di pittore con un’ottica rinnovata sulla realtà, sui valori del paesaggio e della natura, nel ritmo quotidiano che gli suggeriva un linguaggio schietto e immediato.

Mostra a cura di Luigi Cavallo.
Collaborazione di Oretta Nicolini e Luigi Corsetti.
Poggio a Caiano, Museo Soffici e del ‘900 italiano, dal 29 ottobre 2016 al 22 gennaio 2017.
Apertura: dal venerdì alla domenica. Orario 10.00-13.00 / 15.00-18.30
Ingresso euro 3
Visite guidate alle ore 10.30 e alle 17.00 nei seguenti giorni:
5-6 novembre, 19-20 novembre, 3-4 dicembre, 17-18 dicembre, 31 dicembre
Prenotazione obbligatoria: Alice Cooperativa Sociale Onlus
tel. 0574 23673 – email: alice@alicecoop.it
(3 euro a persona, oltre al biglietto d’ingresso)




Ottobre a “Casa Siviero”

Il Museo di Casa Siviero a Firenze offre un calendario di iniziative dedicate a Rodolfo Siviero in questo mese di ottobre (programma dettagliato nella soprastante locandina).




Cerimonia di premiazione del secondo Concorso Nazionale di prosa lirica inedita, bandito dal Centro Studi Campaniani di Marradi e dall’Accademia Il Fauno di Firenze

La cerimonia di premiazione del secondo Concorso Nazionale di prosa lirica inedita, bandito dal Centro Studi Campaniani di Marradi e dall’Accademia Il Fauno di Firenze, con il patrocinio del comune di Marradi e della Regione Toscana avrà luogo nella sua prima fase sabato 8 ottobre ore 16 nella sede del Centro Studi Campaniani,Via Castelnaudary, 5 Marradi (FI).
La giuria del premio, composta da: Monia Balsamella (Poetessa e Consulente Editoriale), Mirna Gentilini (Presidente Centro Studi Campaniani), Lamberto Lilli (Presidente Accademia “Il Fauno”), Enrico Nistri (Scrittore e Saggista), Silvano Salvadori (Critico d’Arte) ha concluso con un verdetto unanime il lavoro di valutazione e ha decretato il vincitore del premio, che è Francesco Fattorini di Bagno a Ripoli con l’opera “E’ la stessa pietra? ” al 2° posto Giovanni Asmundo di Venezia Mestre con l’opera “ A cera persa” al 3° Cristiana Pezzi di Ravenna con “ La via dei precipizi”.
Si sono classificati inoltre: 4°Daniele Beghé con “ Finestrino sul destino”, 5° Roberta Attanasio con “Il ciclo dell’amore ”, 6°Salvatore di Marzo con “ Il ratto di Proserpina”, 7° Teresa Giaquinto con “Amare e tumefarsi ”, 8°Irene Navarra con “Io ti veglio, tu mi culli nel cuore”, 9° Paola Macchiarella con “ I Funamboli”, 10° Silvana Sonno con “ Stagioni”.
Il premio ha la finalità di celebrare il centenario del primo incontro tra Dino Campana e la scrittrice Rina Faccio, alias Sibilla Aleramo, di promuovere la conoscenza e lo studio della vita e dell’opera di uno dei maggiori poeti italiani del novecento e altresì di scoprire nuovi autori specialmente giovani per portarli all’attenzione di quel pubblico che ancora ama la poesia. Il Concorso nuovo nel suo genere presenta una sua specificità con la quale si è inteso evidenziare una caratteristica della poesia di Campana. I Canti Orfici infatti sono una raccolta di componimenti letterari in prosimetro, genere letterario in cui prosa e versi vengono alternati, ma la parte prevalente è proprio costituita da prose liriche, come le stupende pagine de “La Notte” che danno inizio al poema. Il Titolo e il tema del Concorso “ Questo viaggio chiamavamo amore” sono tratti dalla poesia “In un momento” , una delle quattro liriche che il poeta scrive per Sibilla, con cui visse una intensa storia d’amore, testimoniata dall’appassionato e coinvolgente epistolario.
Malgrado la comunicazione si sia avvalsa di tempi ristretti, la partecipazione, che non ha previsto alcuna quota di iscrizione, è stata veramente alta: sono infatti arrivati 138 elaborati da varie regioni d’Italia, ma anche da stati esteri. Alcuni elaborati purtroppo, sono stati cassati, perché scritti totalmente in versi e quindi non in linea con i termini del concorso, che è dedicato esclusivamente a testi di prosa lirica. Ne è comunque rimasto un cospicuo numero da valutare. I primi tre classificati riceveranno premi in denaro oltre ad una copia anastatica dei Canti Orfici e al libretto “Questo viaggio chiamavamo amore”; la prima edita dal Centro Studi Campaniani per il centenario della stampa e il secondo stampato per il centenario dell’Incontro Campana – Aleramo. I libri saranno consegnati anche agli autori che si sono classificati dal 4° al 10° posto.
Programma della cerimonia di premiazione di sabato 8 ottobre 2016 ore 16,00 nella sede del Centro Studi Campaniani,Via Castelnaudary, 5 Marradi (FI).
Introduce e coordina Mirna Gentilini, presidente del Centro Studi Campaniani. Saluto del sindaco Tommaso Triberti. Intervento di lamberto Lilli, presidente dell’ Accademia Il Fauno.
Seguirà “Questo viaggio chiamavamo amore” Recital a cura di Valentino Borgatti con il gruppo teatrale “ Lo Spazio”di Modena .
La seconda fase della premiazione con la quale si concluderanno le manifestazioni del centenario dell’incontro di Dino Campana e Sibilla Aleramo si svolgerà a Firenze in Palazzo Panciatichi Sala del Gonfalone il secondo o terzo sabato di novembre 2016 alle ore 11.(la data e Il programma dettagliato saranno comunicati successivamente).