Colline in fiamme

Giovedì 27 ottobre alle ore 17.30, in Sala Gigli, Palazzo Panciatichi (via Cavour 4), presentazione del volume di S. Callaioli, Colline in fiamme.

Saluti di Eugenio Giani, Presidente del Consiglio regionale della Toscana

Interventi di

Paolo Bambagioni, consigliere regionale

Massimiliano Pescini, Sindaco del Comune di San Casciano Val di Pesa

Matteo Mazzoni, Direttore dell’Istituto Storico della Resistenza in Toscana

Sara Gremoli, Direttore degli Sgabuzzini storici

Sarà presente l’autore.




A Livorno due mostre sull’Europa

la-fortezza-nuova-di-livornoAl via due mostre fotografiche e documentali sul tema dell’Europa alla Sala degli Archi della Fortezza Nuova: giovedì 20 ottobre (ore 17.30) saranno infatti inaugurate due esposizioni: “La cittadinanza in Europa dall’antichità ad oggi” e “L’Italia in Europa l’Europa in Italia”, entrambe promosse dal Dipartimento Politiche Europee della Presidenza del Consiglio dei Ministri.

Scopo di questo doppio evento, che rientra nel progetto “L’Europa spiegata ai giovani”, ed è inserito anche tra gli appuntamenti del programma “Scuola Città 2016/17”, è quello di portare la conoscenza dell’Europa tra i banchi di scuola, diffondere la conoscenza della dimensione civica europea tra gli studenti, futuri cittadini, attraverso i loro insegnanti.

La mostra “La Cittadinanza in Europa dall’antichità a oggi” illustrare il concetto di “cittadinanza” nelle diverse epoche, dal periodo greco-romano fino all’età moderna.

La mostra, articolata in venti pannelli, sarà costituita da un apparato grafico e fotografico a una serie di testi bilingue, redatti in italiano e inglese, al fine di raggiungere il pubblico nazionale e internazionale, che ripercorre le varie tappe dello sviluppo storico della cittadinanza –dalla politeia greca e dalla civitas romana – fino alla elaborazione del concetto moderno di nazione e quindi alla creazione dell’Unione Europea con i relativi trattati.

L’esposizione “L’Italia in Europa l’Europa in Italia” ritrae in 250 scatti i momenti salienti dell’integrazione europea: dalla Guerra Fredda ad oggi. Il percorso di costruzione dell’Europa attuale prende inizio, infatti, subito dopo la Seconda Guerra Mondiale, dagli accordi presi tra i sei Stati fondatori, tra i quali l’Italia, per garantire la pace in Europa, e prosegue fino agli avvenimenti più recenti che vedono gli attuali 28 Stati Membri misurarsi costantemente con le nuove e sempre più complesse sfide che i fenomeni di globalizzazione in atto pongono, quali l’approvvigionamento energetico, i cambiamenti climatici, le nuove minacce alla sicurezza interna.




Quando un Archivio diviene Storia. Arte, Letteratura e Storia nell’Archivio di Sigfrido Bartolini

Venerdì 21 ottobre dalle ore 15.30, all’interno del ciclo di incontri “Il passato è un paese straniero. Le fonti locali come strumento di conoscenza e cittadinanza, iniziativa di presentazione dell’Archivio di Sigfrido Bartolini (Archivio-Biblioteca Casa Museo Sigfrido Bartolini, via di Bigiano 5 Pistoia) a cura di Fabrizio Bagatti con interventi delle archiviste Elena Gonnelli e Sara Landini.

Al termine dell’incontro avrà luogo la visita guidata alla Casa Museo  e al Fondo Epistolare di documentazione del Novecento storico, artistico e letterario nell’archivio di Sigfrido Bartolini.




Gli anni della Repubblica

A partire dal prossimo 4 novembre, il Comune di Sesto fiorentino, in collaborazione con l’Istituto Storico della Resistenza in Toscana, l’ANPI di Sesto fiorentino, l’Angolo della memoria e con il sostegno della Regione Toscana, promuove un ciclo di incontri ed iniziative rivolte alle scuole e alla cittadinanza sulla storia dell’Italia repubblicana a partire dalla stagione della Resistenza e della ricostruzione democratica con lo svolgimento del referendum istituzionale e l’elezione dell’Assemblea costituente.

Di seguito il programma degli incontri curati dall’Istituto Storico della Resistenza in Toscana:

Venerdì 4 novembre, Casa del Popolo di Querceto, ore 21.00

Resistenza, Repubblica e Costituzione

Matteo Mazzoni (Direttore Isrt)

Con un intervento musicale

 

martedì 15 novembre, ore 10,00

L’Italia del miracolo economico e delle trasformazioni

per le Scuole Secondarie di II grado

Paolo Mencarelli (Isrt)

Con letture teatralizzate sull’argomento trattato

 

martedì 29 novembre, ore 10,00

Riforme, contestazioni e lotta armata

per le Scuole Secondarie di II grado

Monica Galfrè (Università di Firenze)

Con letture teatralizzate sull’argomento trattato

 

Sabato 3 dicembre, ore 21.00 Teatro Valeria, Parrocchia di San Bartolomeo a Padule

Gli anni ottanta e la crisi della Repubblica

Paul Ginsborg (Università di Firenze)

Con letture teatralizzate e Spettacolo di musica popolare e di protesta

In collaborazione con il coro Sesto in Canto, l’ANPI di Sesto Fiorentino e l’Istituto Ernesto de Martino. Spettacolo rivolto alla cittadinanza.

In allegato il programma completo degli appuntamenti.




“La Paura”: spettacolo teatrale nell’ambito del Progetto I Conflitti della Memoria

Sabato 22 ottobre alle ore, 21.00 l’Amministrazione comunale in collaborazione con l’Associazione Catalyst, nell’ambito del Progetto I Conflitti della Memoria, organizza al Teatro Corsini di Barberino di Mugello, propone, a ingresso gratuito per tutti, lo spettacolo “La Paura” della Compagnia Sardegna Teatro, da un racconto di Federico de Roberto, con l’interpretazione di Daniel Dwerryhouse e l’adattamento e regia di Francesco Bonomo.

“La Paura”, ambientato durante il primo conflitto mondiale, racconta la vicenda del plotone al comando del Tenente Alfani dislocato sul Forte del Corbin, prossimo alla “porta dell’Inferno”. La paura di cui ci parla de Roberto nel suo racconto del 1921 è una delle tante paure che tessono la memoria del primo conflitto mondiale.

A cento anni di distanza intendiamo raccontare di come la paura di un nemico invisibile che si trova a volte a soli pochi metri di distanza, la regressione dell’uomo provocata dai brutali turni in trincea, i lunghi periodi di inazione, il rumore assordante e incessante dell’artiglieria, l’odore della morte, le condizioni estreme della guerra d’alta montagna, il calpestare i corpi dei caduti stratificatesi all’interno dei camminamenti, divenne nella Grande Guerra dimensione quotidiana.

sabato 22 ottobre ore 21
Teatro comunale Corsini
Progetto I conflitti della Memoria e TEATRI APERTI giornata nazionale del Teatro
Sardegna Teatro
La paura
di Federico de Roberto
adattamento e regia Francesco Bonomo
con Daniel Dwerryhouse
INIZIATIVA A INGRESSO LIBERO




Gaetano Pesce – Maestà tradita 1956-2016

Venerdì 21 ottobre ore 15.00, Museo Novecento e Piazza Santa Maria Novella, inaugurazione della mostra “Gaetano Pesce – Maestà tradita 1956-2016”

La mostra “Maestà tradita” e l’installazione resteranno visibili fino all’8 febbraio 2017.

Gaetano Pesce inaugura a Firenze le nuove sale espositive del Museo Novecento
ed espone in Piazza Santa Maria Novella una scultura monumentale
dedicata alla condizione della donna oggi.




«Stringiamo le schede come biglietti d’amore…» : Magliano in Toscana, 22 ottobre 2016

22 ottobre 2016  |  ore 16.30

Sala Consiliare del Comune di Magliano in Toscana

«Stringiamo le schede come biglietti d’amore…»

A settant’anni dal voto alle donne

 

 La Città Visibile 2016 è dedicata alla cultura e all’arte femminile e a Magliano è stata dedicata alla celebrazione di una conquista storica, di una battaglia iniziata già nell’Ottocento con i primi movimenti suffragisti: il riconoscimento del diritto di voto alle donne e il suo esercizio.

L’excursus storico di lungo periodo, a partire dall’Unità d’Italia ai giorni nostri, che sarà curato da Barbara Solari (Istituto storico grossetano della Resistenza e dell’età contemporanea), sarà utile per riflettere sull’importanza della partecipazione delle donne alla vita politica, civile e culturale del paese e sulle discriminazioni che ancora oggi affliggono la società.

Nell’occasione saranno consegnate pergamene alle donne maglianesi che settant’anni fa votarono per la prima volta e nei volti delle quali speriamo di rivivere le emozioni descritte dalla giornalista Anna Garofalo nel suo “L’italiana in Italia” (Laterza, 1956): «Lunghissima attesa davanti ai seggi. Sembra di essere tornati alle code per l’acqua, dei generi razionati. Abbiamo tutte nel petto un vuoto da giorni d’esame, ripassiamo mentalmente la lezione: quel simbolo, quel segno, una crocetta accanto a quel nome. Stringiamo le schede come biglietti d’amore…».

Conclude la giornata la musica del coro delle Donne di Magliano, giovane ma ormai consolidata realtà musicale del territorio maglianese.




Bisenzio

Fino a quando, a seguito della smobilitazione dei Lanifici negli anni Cinquanta, l’arrivo dei carbonizzi e delle tintorie non iniziò a inquinare le acque limpide del fiume, il Bisenzio non era solo un corso d’acqua sulle cui sponde erano nate le principali industrie del pratese.

Era il palcoscenico dei divertimenti estivi di tutti i ragazzi che trascorrevano ore nelle pozze d’acqua create dalle pescaie o nei canali delle gore; era una fonte di alimento e guadagno, attraverso la pesca e il duro lavoro dei renaioli; era il luogo dove le donne, chine sui sassi, lavavano panni e indumenti.

Proprio le testimonianze dei ragazzi d’allora, raccolte con cura dal Centro di Documentazione Storica della val di Bisenzio negli ultimi trent’anni, permettono di rievocare con vivacità i mille legami intessuti tra la gente del posto e un corso d’acqua: uno scambio continuo e infinito, dove ogni singola risorsa offerta dal fiume era sfruttata o piegata ai bisogni primari e secondari della comunità.

E sicuramente l’aspetto ludico era tra i bisogni secondari pienamente soddisfatti dal fiume: tutti i ragazzi, dal più piccolo al più grande, sapevano nuotare con sicurezza: prima nelle piccole pozze confortati dagli alti massi che fuoriuscivano dall’acqua, per poi affrontare le varie pescaie che accompagnavano il corso del Bisenzio, mentre nelle gore si facevano gare di nuoto per varie categorie d’età, a eliminazione, perché più che due per volta non si poteva gareggiare per lo stretto margine delle due sponde.

Nella vita sociale prima della Seconda guerra mondiale il Bisenzio era ancora l’ambiente deputato al benessere e alle attività fisiche dei bambini: in epoca fascista, infatti, le principali colonie elioterapiche erano dislocate lungo il fiume, e l’aria fresca del Bisenzio accompagnava i disciplinati bagni di sole e di fiume, i saggi ginnici e i giochi.

Tra fabbrica e fabbrica, tra pescaia e pescaia, il fiume era pulito, trasparente. La buona qualità delle acque permetteva anche la presenza di pesci delle più varie specie -broccioli, lasche, codinelle, barbi, boghe, anguille- da catturare con peculiari specializzazioni: con le mani e le forchette; in apnea frugando tra gli scogli; con l’amo e il tramaglio (una rete alta e lunga); “a rintrono”, facendo uscire storditi i pesci da un anfratto dove era stato scagliato un sasso sopra l’altro; a “frugnolo”, dove, nelle ore notturne, a lume di carburo con un retino piccolo si illuminavano i pesci che rimanevano fermi, o ancora “a corda”, con cordicelle che facevano girare i fusi delle filande presi in filatura. Molti di questi sistemi erano proibiti dalla legge e non passava settimana, nel periodo dalla fine di marzo a ottobre, che non ci fosse qualche inseguimento da parte della Guardia Forestale e dei Carabinieri. Pochissimi avevano la licenza di pesca e quasi tutti rischiavano: alcuni lo vendevano, arrotondando la paga della fabbrica, ma per la maggior parte dei pescatori di frodo il pesce era una delle basi dell’alimentazione. Il ristorante “Il Bongino” presso La Tignamica (Vaiano) si era specializzato nella frittura di pesciolini di Bisenzio e il lunedì -quando a Prato chiudevano i negozi e le attività- molti cittadini si riversavano sulle sponde del fiume a pescare per poi pranzare alla celebre locanda.

4-giovani-donne-a-lavare-panni-e-indumenti-nel-bisenzioAltra fonte di guadagno era costituita dalla rena, creatasi dall’arrotatura della pietra arenaria prodottasi nel fiume durante le piene, scavata e raccolta con fatica dai renaioli nei vari posti di prelievo autorizzati. Nella maggior parte dei casi i renaioli erano anziani che conoscevano bene il fiume e sapevano dove scavare il greto; per arnesi avevano un picco, un badile e una rete metallica inchiodata ad un telaio in legno rettangolare” strumentale alla divisione tra ghiaia e rena, venduta poi ai muratori come collante per la calce e il cemento.

Le rischiose inondazioni del Bisenzio, che più di una volta avevano travolto uomini e animali (come il direttore dello stabilimento Sbraci Godi Noris nel 1932) ed erano state indagate dai più illustri fisici e ingegneri (come Galileo Galilei nel 1631) erano ancora una volta sfruttate a fini economici: oltre alla rena, la piena era attesa per i pezzi di indumenti (rivenduti agli stracciaioli) e le tavole di legno (utilizzate per scaldarsi) che la furia delle acque portava a valle, ripescate con rudimentali ganci attaccati ad aste lunghe anche dieci metri.

Ad utilizzare il fiume principalmente per lavare erano ovviamente le donne, e per alcune “fare la lavandaia in Bisenzio” era un’occupazione professionale. Il lavoro era particolarmente duro: nella Val di Bisenzio quasi tutte le donne erano operaie nelle numerose fabbriche e, uscite dal turno, ad ogni stagione si dirigevano con i panni sporchi sugli argini del fiume, in ginocchio sui sassi. Ambiti ma rari erano i pozzi o le gore che talvolta si trovano lungo i fossi dei vari paesi.

Come un piccolo mare, il Bisenzio tra le due guerre era l’elemento principe nella vita delle varie comunità dislocate lungo il fiume: un ecosistema di relazioni e affetti, di svaghi e preoccupazioni, di lavoro e sostentamento.

Articolo pubblicato nell’ottobre del 2016.