50° Alluvione, tutti gli appuntamenti al Quartiere 5 di Firenze

Una “piena” di eventi sta per travolgere il Quartiere 5 di Firenze che per novembre e dicembre ha preparato, con la collaborazione dell’Associazione Firenze Promuove, numerosi appuntamenti per ricordare l’alluvione di Firenze del 1966 in una zona della città che fu duramente colpita sia nel centro del quartiere che alle sue “periferie” come Brozzi, Peretola, Le Piagge.

Mercoledì 9 Novembre, alle ore 17,30 alla Biblioteca Comunale Buonarroti c/o Villa Pozzolini, Viale Guidoni 188 presentazione del libro dei giornalisti Franco Mariani e Mattia Lattanzi “Firenze 1966 L’ALLUVIONE- Risorgere dal fango” Giunti editore. Oltre agli autori partecipa la Presidente della Commissione Cultura del Comune di Firenze Maria Federica Giuliani e il Presidente del Quartiere 5 Cristiano Balli. Coordina la giornalista Silvana Grippi Direttore Deapress.

Dall’11 al 12 novembre arriva anche al Quartiere 5 la mostra fotografica “1966 l’alluvione a Firenze”, mostra fotografica ufficiale del 50°, promossa da Firenze Promuove assieme al Comune di Firenze-Consigli di Quartiere 1 2 3 4 5, curata dai giornalisti Franco Mariani e Mattia Lattanzi. La mostra sarà esposta alla Coop di via Lombardia negli orari di apertura dei negozi. Ingresso gratuito.
Venerdì 11 Novembre alle ore 17,30 alla Biblioteca Comunale dell’Orticoltura in Via Vittorio Emanuele II n 4 presentazione libro “Firenze 1966: L’ALLUVIONE” dei giornalisti Franco Mariani e Mattia Lattanzi. Partecipano: l’Assessore alla Sicurezza Urbana Federico Gianassi, il Presidente del Quartiere 5 Cristiano Balli. Coordina la giornalista Rita Manzani Di Goro.

Dal 15 al 16 novembre la mostra fotografica si sposta alla Scuola Manzoni in via Sgambati con orario 9-13. Ingresso gratuito. Il giorno 15 Franco Mariani terrà anche un intervento formativo per tutti gli alunni della scuola.
Dal 17 al 30 novembre la mostra fotografica si sposta all’Aeroporto Amerigo Vespucci, a Peretola, dove sarà esposta al II piano dell’aerostazione con orario 9,30-23. Ingresso gratuito.
Infine dal 6 al 13 dicembre la mostra fotografica sarà esposta presso la sede del Quartiere 5, a villa Pallini, in via Baracca 150/p, con orario dal lunedì al venerdì dalle 8 alle 13. Il martedì e giovedì anche dalle 14 alle 17. Ingresso gratuito.




Una giornata per Giulio Prunai

Martedì 15 novembre alle ore 16 presso la Soprintendenza archivistica e bibliografica della Toscana (Via de’ Ginori 7 – Firenze) si terrà una manifestazione dedicata a Giulio Prunai, alla sua figura e alla sua azione come soprintendente archivistico dal 1954 al 1971.
Le celebrazioni per l’anniversario dell’alluvione sono state l’occasione per riscoprire la sua storia, la sua passione per la tutela e per la conservazione della memoria. Nell’occasione, sarà intitolata a Giulio Prunai la biblioteca della Soprintendenza Archivistica e Bibliografica e sara’ data notizia di un importante “Accordo per la valorizzazione del patrimonio archivistico, il coordinamento degli interventi e della tutela in materia di archivi e biblioteche” tra Regione Toscana e Soprintendenza Archivistica e Bibliografica.
Fonte: Soprintendenza archivistica e bibliografica della Toscana




Cerimonia di conferimento del Premio Spadolini

Il Premio annuale Spadolini – Nuova Antologia, volto a valorizzare studi e ricerche di giovani laureati o dottori di ricerca delle Università italiane è giunto alla 20° edizione.
Il premio, che si onora dell’Alto Patronato del Presidente della Repubblica e conferisce riconoscimenti speciali del Presidente del Senato e della Presidente della Camera, oltre agli assegni di studio, si terrà venerdì 18 novembre alle ore 17 nell’Aula Magna del Rettorato dell’Università degli Studi di Firenze, nella quale Giovanni Spadolini ha svolto il suo insegnamento, ricoprendo la prima cattedra di Storia Contemporanea in Italia.
Col Rettore Luigi Dei, sarà presente per la particolare ricorrenza, il Ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca Stefania Giannini.




Eppur bisogna ardir, La Spezia partigiana 1943-1945

Il 12 novembre, alle ore 16.00, presso la Sala polifunzionale del Museo Etnografico della Lunigiana, a Villafranca, Giorgio Pagano presenterà il suo libro “Eppur bisogna ardir, La Spezia partigiana 1943-1945”.

    L’iniziativa, cui aderiscono la Sezione ANPI Villafranca-Bagnone e l’Associazione Culturale Mediterraneo, porta un nuovo, ulteriore contributo alla memoria della lotta partigiana attraverso le testimonianze dei protagonisti, i “ragazzi di settant’anni fa” che scelsero il “coraggio morale” come via di riscatto.

    Piccole storie di donne e di uomini semplici della nostra terra che l’autore ha conosciuto personalmente durante la sua vita politica. Storie di operai e operaie, di militari, di ragazzi comuni dalle quali possiamo, o meglio dobbiamo, ancora oggi, trarre la linfa necessaria per tornare a una “politica-virtù”. Donne e uomini coraggiosi nel clima plumbeo di una Spezia soffocata dai rastrellamenti e dal terrore della Banda Gallo e che, dopo la Liberazione, sono tornati alla normalità della vita, senza mai inseguire carriere e onori. Storie delle battaglie sui monti dell’entroterra, di eccidi feroci ancora poco conosciuti ma anche di protagonisti già trattati nei precedenti incontri come Facio e Laura Seghettini.

    Dopo i saluti di Mara Cavalli e Valentina Guerrini, rispettivamente presidenti dell’ associazione Benedicenti e della Sezione ANPI Villafranca-Bagnone, interverrà il Presidente dell’Istituto Storico della Resistenza apuana Paolo Bissoli. Seguirà la presentazione del libro in forma di dialogo tra Chiara Guastalli, dell’associazione Benedicenti e l’autore Giorgio Pagano.

Giorgio Pagano presenterà il suo libro “Eppur bisogna ardir, La Spezia partigiana 1943-1945”.

    L’iniziativa, cui aderiscono la Sezione ANPI Villafranca-Bagnone e l’Associazione Culturale Mediterraneo, porta un nuovo, ulteriore contributo alla memoria della lotta partigiana attraverso le testimonianze dei protagonisti, i “ragazzi di settant’anni fa” che scelsero il “coraggio morale” come via di riscatto.

    Piccole storie di donne e di uomini semplici della nostra terra che l’autore ha conosciuto personalmente durante la sua vita politica. Storie di operai e operaie, di militari, di ragazzi comuni dalle quali possiamo, o meglio dobbiamo, ancora oggi, trarre la linfa necessaria per tornare a una “politica-virtù”. Donne e uomini coraggiosi nel clima plumbeo di una Spezia soffocata dai rastrellamenti e dal terrore della Banda Gallo e che, dopo la Liberazione, sono tornati alla normalità della vita, senza mai inseguire carriere e onori. Storie delle battaglie sui monti dell’entroterra, di eccidi feroci ancora poco conosciuti ma anche di protagonisti già trattati nei precedenti incontri come Facio e Laura Seghettini.

    Dopo i saluti di Mara Cavalli e Valentina Guerrini, rispettivamente presidenti dell’ associazione Benedicenti e della Sezione ANPI Villafranca-Bagnone, interverrà il Presidente dell’Istituto Storico della Resistenza apuana Paolo Bissoli. Seguirà la presentazione del libro in forma di dialogo tra Chiara Guastalli, dell’associazione Benedicenti e l’autore Giorgio Pagano.




Aspetti archivistici e storici nei complessi documentali e nelle collezioni della Provincia di Livorno

conferenza-archivi-aperti-10-11-16Giovedì 10 novembre 2016, alle ore 17, presso la Villa del Presidente –  Salone degli affreschi, in Via Marradi 116 a Livorno si terrà l’incontro dal titolo “Aspetti archivistici e storici nei complessi documentali e nelle collezioni della Provincia di Livorno”. Dopo i saluti del Presidente della Provincia dott. Alessandro Franchi seguiranno gli interventi:

Archivi e storia: il Palazzo della Provincia nella ricostruzione livornese

dott. Massimo Sanacore – direttore Archivio di Stato di Livorno

arch. Riccardo Ciorli – Archivio di Stato di Livorno

Guida all’archivio storico della Provincia di Livorno

dott.sa Paola Meneganti – Provincia di Livorno

Le collezioni del Museo di Storia naturale del Mediterraneo

dott.sa Anna Roselli – direttrice del Museo

Durante l’incontro verrà presentato il progetto di digitalizzazione dell’archivio storico fotografico della Provincia




Nuova presentazione della guida “Mediavalle e Garfagnana tra antifascismo, guerra e Resistenza” a Castelnuovo Garfagnana

La copertina della nuova guida "Mediavalle e Garfagnana tra antifascismo, guerra e Resistenza" (Pezzini Editore) redatta da Feliciano Bechelli dell'Isrec Lucca.

La copertina della nuova guida “Mediavalle e Garfagnana tra antifascismo, guerra e Resistenza” (Pezzini Editore) redatta da Feliciano Bechelli.

Dopo la presentazione dello scorso venerdì sera al Circolo dei Forestieri di Bagni di Lucca (Lu), la nuova guida “Mediavalle e Garfagnana tra antifascismo, guerra e Resistenza” (Pezzini Editore) torna alla ribalta a Castelnuovo Garfagnana (Lu): per tutti gli interessati, l’appuntamento è per il prossimo sabato 12 novembre 2016 alle ore 17:00, presso l’Unione dei Comuni della Garfagnana, in via Vittorio Emanuele 9. Per l’occasione, Feliciano Bechelli, membro del Consiglio direttivo dell’Isrec di Lucca ed appassionato ricercatore di storia locale, autore di questo secondo importante capitolo del progetto di valorizzazione dei luoghi della memoria provinciali 1943-1945 portato avanti dall’Istituto di Palazzo Ducale, ed il prof. Gianluca Fulvetti, docente dell’Università di Pisa e curatore scientifico dell’intera collana, saranno a colloquio con Chiara Bechelli, Assessore comunale a pubblica istruzione e pari opportunità. Patrocinata dall’Isrec di Lucca, dal Comune di Castelnuovo Garfagnana e dall’Unione dei Comuni della Garfagnana, la serata, che sarà ad ingresso libero, vedrà anche l’intervento del Sindaco Andrea Tagliasacchi.

In allegato, la locandina dell’iniziativa.




Siena nella Grande guerra

Venerdì 11 novembre, dalle 17.30 alle Stanze della Memoria di Siena in via Malavolti 9, si terrà l’incontro pubblico Siena e la Grande guerra. Nuove testimonianze e nuovi studi, realizzato dall’Istituto Storico della Resistenza senese e dell’Età contemporanea.

Aprirà l’iniziativa Daniela Coli presentando il suo volume La voce dei “semplici”, seguirà Gabriele Maccianti che illustrerà gli esiti delle ricerche per la mostra Fotografi in trincea. La Grande guerra negli occhi dei soldati senesi, in corso al Santa Maria della Scala.

Chiuderà gli interventi il Direttore dell’Istituto, Alessandro Orlandini, presentando il suo studio su Gli 800 matti di guerra del San Niccolò. Il Manicomio di Siena nel primo conflitto mondiale.

A conclusione della serata l’esibizione de I cantastoria con canzoni contro la guerra e un aperitivo.




Per la cultura e per il bene comune

Professore di lettere comandato dal 1933 presso la Soprintendenza alle Gallerie per le province di Firenze Arezzo e Pistoia, Cesare Fasola è ricordato soprattutto per l’attività svolta durante l’ultima fase della Seconda guerra mondiale a tutela delle opere d’arte che erano state messe in salvo in ville e castelli di varie località toscane. Come testimoniano le sue lettere-diario alla moglie Giusta, presenti nel fondo a lui intitolato conservato presso l’Istituto storico della Resistenza in Toscana, nel momento del passaggio del fronte egli si adopera per sorvegliare e presidiare i depositi di opere d’arte dei musei nella zona della Val di Pesa, a Montagnana, Montegufoni, Poppiano e Uliveto, prima sotto l’occupazione tedesca e poi, dal 27 luglio, sotto gli Alleati. Per questa attività Fasola riceverà nel 1947 la medaglia di bronzo al valore civile.
Da ricordare è anche il suo ruolo di funzionario delle Gallerie incaricato dal soprintendente Giovanni Poggi della tutela artistica dei beni ebraici. In occasione delle requisizioni antisemite Fasola si occupa di valutare se fra gli oggetti portati via si trovino delle opere d’arte da sottrarre ai sequestri, destinandole alla Galleria dell’Accademia secondo quanto disposto dall’Ufficio affari ebraici della Prefettura. Dopo aver cercato di salvare il più possibile dalle razzie nazifasciste, nel dopoguerra collabora attivamente per la ricognizione ed il recupero dei beni requisiti, lavorando anche in contatto con Rodolfo Siviero.

Tuttavia c’è un altro aspetto della sua vita che merita di essere raccontato, che va di pari passo con la sua attività culturale, nell’ambito di una concezione ampia di impegno civile e di servizio per il bene comune. Ci riferiamo ovviamente al suo impegno politico, che si realizza a partire dal 1942 con l’iscrizione al Partito d’azione (PdA), per poi proseguire come membro del Comitato di liberazione nazionale (CLN) di Fiesole prima e dopo la Liberazione, e come amministratore comunale dalla seconda metà degli anni ‘40 al 1960. Aspetto riguardo al quale non possiamo avvalerci di molte fonti; le carte del fondo Fasola e quelle del CLN di Fiesole, conservate presso l’Istituto storico della Resistenza in Toscana, integrano in misura piuttosto limitata i documenti della busta intitolata a Fasola e i resoconti delle sedute consiliari e della giunta conservati tra le carte dell’Archivio comunale postunitario di Fiesole.
Dal modulo di iscrizione alla Sezione fiorentina del Partito d’azione, datato 1° settembre 1944, risulta che Fasola – che ricordiamo essere stato sacerdote dalla giovane età fino ai primi anni ’30, sembra con scarsa convinzione – abbia “aderito” al Partito nazionale fascista dal 1927 al 1943, ma anche che sotto il fascismo sia stato “denunciato e sorvegliato”, senza subire provvedimenti di polizia.
Come abbiamo accennato, la sua attività politica vera e propria comincia nel 1942 con l’adesione, insieme alla moglie Giusta, al neonato Partito d’azione. Al suo interno Fasola fa parte del Comitato esecutivo della Sezione di Firenze. Inoltre durante la Resistenza rappresenta il PdA in seno al Comitato toscano di liberazione nazionale e milita nella Divisione Giustizia e libertà di Firenze, che riunisce le formazioni militari azioniste. Secondo un curriculum conservato nell’archivio del PdA fiorentino, presso l’ISRT, “durante il periodo clandestino nel suo recapito di città fece da centro di collegamento per gli emissari delle regioni dell’Italia liberata e occupata in rapporto con le attività antinazifasciste del Partito a Firenze… collaborò per la diffusione della stampa clandestina e alla raccolta di fondi”. Il suo ufficio presso le Gallerie di Firenze diventa un centro di ritrovo clandestino, con tutti i rischi che ne derivano: lo stesso curriculum riporta che Fasola viene denunciato alla famigerata banda Carità per mezzo di lettere anonime, fortunatamente intercettate.
Per l’attività svolta durante la Resistenza nella provincia di Firenze, nel 1950 la Commissione regionale toscana per il riconoscimento della qualifica di partigiano, istituita presso la Presidenza del consiglio dei ministri, dichiarerà Fasola “partigiano combattente” per il periodo che si estende dal 1° ottobre 1943 al 7 settembre 1944, ovvero da poco dopo l’inizio della Resistenza fino allo scioglimento delle formazioni partigiane ad opera degli Alleati. Inoltre sarà decorato della medaglia d’argento e riceverà la croce al merito di guerra.
Anche Giusta durante il periodo clandestino mette gravemente in pericolo la propria vita: nonostante sia stata segnalata e denunciata ai tedeschi, si occupa come il marito del collegamento di gruppi antifascisti, della trasmissione di informazioni e della distribuzione di stampa clandestina a Firenze e fuori città; inoltre è membro del Comitato consultivo del PdA di Firenze e del Comitato esecutivo di emergenza. Anche Giusta riceverà la qualifica di “partigiano combattente” e la croce al merito di guerra.
Venendo al contesto fiesolano, è proprio a casa dei coniugi Fasola che dal settembre 1943 si svolgono le prime riunioni del Comitato di liberazione locale, organismo pentapartitico nel quale i due intellettuali rappresentano il Partito d’azione. Il primo nucleo del CLN si riunisce infatti in via degli Angeli 4, in una casa della famiglia Micheli allora presa in affitto da Cesare e Giusta, dove ancor oggi possiamo vedere, scritte a matita su un lato del caminetto, le firme dei Fasola e di altri antifascisti: Giuseppe Roselli, Enrico Baroncini, Giovanni Ignesti, Aldo Gheri, Mino Labardi e Edoardo Salimbeni. Come gli analoghi CLN formatisi in Italia centro-settentrionale a partire dal settembre 1943, il Comitato fiesolano riveste un ruolo importante non solo nel periodo clandestino, durante il quale svolge principalmente propaganda antinazifascista e assiste le bande partigiane, ma anche dopo la liberazione di Fiesole, quando assume il governo del territorio e si adopera per la ripresa della vita politica, economica, associativa. Il Comitato si occupa del rifornimento di alloggi e di beni di prima necessità, coordina l’attività dei partiti, di cooperative di consumo, di associazioni, incoraggia iniziative di beneficenza e di assistenza, gestisce l’epurazione e tratta problemi inerenti la disoccupazione, il mercato nero, i trasporti.
I documenti dell’archivio del CLN fiesolano attestano l’attiva partecipazione di Fasola e di sua moglie, sempre presenti alle sedute del Comitato; Giusta fra l’altro ricopre la carica di segretaria, occupandosi della convocazione delle riunioni e della conservazione delle carte del CLN stesso. Come dimostrano i verbali delle sedute Cesare interviene su questioni diverse: la necessità dell’assistenza ai reduci di guerra, l’opportunità di schedare i fascisti che rientrano dal nord, la situazione dei CLN per i quali auspica un ruolo più incisivo nella vita politico-istituzionale del Paese.
É stato sottolineato come per molte persone l’attività all’interno dei Comitati di liberazione locali abbia costituito una sorta di palestra politica, la prima fase di un intenso impegno all’interno dei partiti e delle istituzioni comunali. A Fiesole il caso più evidente è quello del socialista Ignesti, presidente del CLN, che sarà sindaco tra il 1958 e il 1964, ma anche quello di Fasola è significativo, in quanto il suo ruolo di membro del Comitato sfocia senza soluzione di continuità in quello di assessore e di consigliere. Già dai primi di settembre 1944, del resto, la prima giunta post-Liberazione, insediata dal CLN e guidata dal socialista Casini, è composta per la maggior parte da membri del CLN stesso. Tra questi Cesare Fasola, nominato assessore in un primo momento con delega all’Assistenza sociale e l’igiene e poi con delega ai Lavori pubblici.
In una situazione drammaticamente caratterizzata dalla distruzione di alloggi, strade, ponti, acquedotti e impianti elettrici, dalla mancanza di mezzi di trasporto, dalla necessità di procedere ad un urgente intervento di sminamento, possiamo immaginare quanto impegnativo sia stato il suo incarico. In giunta Fasola riferisce e avanza proposte in merito alla condizione degli edifici scolastici che hanno subito danni di guerra, alla rimozione delle macerie che ingombrano le strade e a quella delle mine collocate dai tedeschi, alla riattivazione della corrente elettrica, ai danni alla produzione boschiva, e curiosamente alla necessità di provvedere alla fornitura di macchine da scrivere, dopo le razzie effettuate dai tedeschi. In quanto assessore interviene inoltre nella polemica tra il sindaco e monsignor Rodolfo Berti, proposto della Cattedrale, per la mancata partecipazione dell’amministrazione comunale alle cerimonie religiose in onore di S. Romolo, approvando la scelta di Lugi Casini di non aderire ad un’usanza “introdotta dai fascisti e di sapore medievale, come l’offerta del cero”, e biasimando l’affissione sulla porta della Cattedrale della lettera in cui il sindaco declinava l’invito a partecipare alle manifestazioni per la festa del patrono.
Alle elezioni amministrative del 24 marzo 1946 – le prime dopo la caduta del fascismo – Fasola è eletto consigliere comunale per il Blocco democratico della ricostruzione, formato da azionisti, socialisti e comunisti. Nel 1947, dopo la fine del Partito d’azione, come molti suoi ex-compagni aderisce al Partito socialista, e nelle file di questo partito sarà presente in tutte le successive amministrazioni, che lo vedranno di nuovo assessore, questa volta con delega all’istruzione e al turismo, in seguito alle elezioni del 1951, e consigliere in seguito alle elezioni del 1956 e a quelle del 1960.
Nel quindicennio circa che va dal 1946 al 1960, durante il quale prosegue l’opera di ricostruzione da parte delle giunte Casini e Ignesti, Fasola partecipa alla vita politica fiesolana muovendosi prevalentemente nell’ambito dell’istruzione, della cultura e del turismo. Già nel dicembre 1946 presenta un’interpellanza in Consiglio in merito alla riapertura al pubblico del Museo Bandini– “una istituzione che interessa il decoro della nostra Città e che rivolge l’invito al forestiero per essere visitata” – e alla antica Scuola di disegno – a proposito della quale chiede al sindaco “se non sia possibile riprendere una tradizione antica e utile alla cittadinanza”. Da assessore, lavora alla ricerca di contatti per lo svolgimento di spettacoli estivi al Teatro romano, riferisce in giunta in merito alla riattivazione degli scavi nella zona archeologica e ai rapporti con la Soprintendenza, su sollecitazione dell’Ente provinciale per il turismo fa parte di un comitato per la ricostituzione dell’Associazione turistica di Fiesole.
Una questione che lo interessa particolarmente, legata al turismo, è il decoro cittadino: ad esempio nel 1947 presenta un’interpellanza perché i muri fiesolani siano ripuliti da scritte e residui di manifesti, perché “E’ evidente l’interesse che abbiamo a che le nostre vie, che sono visitate da numerosi forestieri, presentino quel carattere di lindura e di proprietà, che mette in risalto la bellezza turistica, che è quasi sola ricchezza che noi possediamo”. In una lettera al sindaco datata 1948 chiede che la strada Vincigliata-Maiano, meta di gite domenicali, e l’area di San Francesco siano ripulite dalla spazzatura e dotate di apposti bidoni. In una lettera del 1954 avverte Luigi Casini del pericolo presentato da un muro in via degli Angeli ancora pericolante per le cannonate subite in guerra, con grave rischio per i passanti.
Un altro problema che sta a cuore a Fasola è il ripristino del servizio filoviario Firenze-Fiesole, la cui interruzione nell’immediato dopoguerra costringe gli operai a recarsi quotidianamente a piedi nel capoluogo, e ancora nel 1947, in mancanza di un collegamento diretto, ad effettuare lunghe soste tra i tratti in cui è suddiviso il percorso. Sempre in merito alla filovia presenta interpellanze in Consiglio e si pronuncia in difesa degli interessi dei lavoratori affinché i biglietti abbiano tariffe più eque.
I suoi interventi in Consiglio comunale tra il 1951 e il 1956 spaziano da questioni squisitamente locali ad altre di più ampio respiro. Si va dal cordoglio per la morte di due lavoratori in un incidente avvenuto a Villa Machiavelli, al problema della formazione dei turni scolastici alla scuola comunale, dovuto alle gravi carenze dell’edilizia scolastica, alla discussa scarcerazione di Francesco Moranino, partigiano medaglia d’oro arrestato per episodi avvenuti durante la guerra di liberazione, ai fatti del 1956 in Ungheria, in Egitto, nel Nord Africa e nel Medio Oriente, riguardo ai quali esprime la propria angoscia per “ciò che sarebbe potuto accadere, e che avrebbe ancora una volta interrotto la marcia del progresso e del proletariato”. Rispetto a questi eventi riesce a far convergere su un unico ordine del giorno i voti di democristiani e comunisti, notando come, nonostante esistano diversità di opinioni (anche tra comunisti e socialisti, come è noto), ci sia “un’unità di intenti, così come esisteva nel tempo della liberazione, quando tutto era chiaro, perché tutti si sapeva dove erano l’oppressione e la tirannia. Oggi è meno chiaro: c’è l’Ungheria, ma ci sono anche Suez, l’Algeria, il Kenia. Condanniamo allora, l’ingiustizia e la violenza, ovunque si trovino”. Nel maggio 1957, quando il Sindaco mette in approvazione un ordine del giorno in cui auspica che il nuovo governo insediato applichi la Costituzione e adotti una politica estera contro gli esperimenti atomici, Fasola interviene sollecitando un’ampia partecipazione su problemi di tale rilievo e di fronte ai quali non può esserci “alcuno spirito di rinunzia o sfiducia”.
Gli interventi di Fasola presentano più di una volta richiami ai valori della Resistenza e allo spirito ciellenistico. In una seduta del Consiglio comunale del dicembre 1957, relativamente ad un ordine del giorno comunista in difesa dei valori della Resistenza in occasione dell’omaggio reso dal Presidente della Repubblica federale tedesca Heuss ai martiri delle Fosse Ardeatine e in vista della traslazione a Firenze delle salme dei fucilati alle Cascine, Fasola ricorda che “è proprio in virtù della Resistenza e del sacrificio di chi vi partecipò” che “questo Consiglio comunale si riunisce, avendo la Resistenza segnato il ritorno alla libera manifestazione della volontà popolare e quello delle rappresentanze elettive del popolo”; anche questa volta, grazie alla sua mediazione, i voti dei democristiani e dei comunisti convergono su un unico ordine del giorno che viene votato all’unanimità. É importante per lui anche la conservazione della memoria resistenziale: iscritto all’ANPI, è tra i soci fondatori dell’Istituto storico della Resistenza in Toscana, istituito nel 1953, presso il quale si conserva il piccolo fondo personale che è già stato menzionato, e dove nel 1964 – anno successivo alla sua scomparsa – sarà commemorato da Carlo Ludovico Ragghianti.
Vale la pena ricordare anche che nel 1952 Fasola è tra i fondatori dell’Alleanza per la ricreazione popolare, un movimento che riprende in parte le posizioni del vecchio comitato di difesa dell’ENAL (Ente nazionale assistenza lavoratori), e che agisce come organismo di collegamento tra vari circoli e case del popolo: insieme a personalità di varia provenienza culturale e politica – ma soprattutto di sinistra, come Gaetano Pieraccini, Orazio Barbieri e Mario Fabiani – è membro del Comitato direttivo.
Torinese trapiantato a Firenze e poi a Fiesole, Fasola risulta infine ben integrato nel contesto sociale e culturale cittadino. Ad esempio intrattiene rapporti con Charlotte Spinn, vedova di Heinrich Ludolf Verworner, uno dei tanti artisti che avevano scelto il “colle lunato” come luogo d’elezione. Nel 1953 pronuncia un discorso in occasione dello scoprimento della lapide in ricordo di Verworner a villa di Fontelucente; da una cartolina a Charlotte datata Natale 1955 (conservata nel fondo archivistico intitolato a suo marito presso l’Archivio comunale) si intuisce un legame basato non solo su comuni interessi artistici ma anche su stima e affetto.
Il suo ultimo incarico di consigliere comunale, assunto in seguito alle elezioni amministrative del 6 novembre 1960, ha durata brevissima: dopo due anni di malattia, l’8 novembre Giusta viene a mancare e Cesare decide di dimettersi. Il 3 dicembre successivo le sue dimissioni sono discusse e approvate dal Consiglio, che si rammarica per la perdita e lo ringrazia per l’impegno profuso sin dai tempi del CLN.
Dopo la scomparsa della moglie, con cui ha condiviso decenni di impegno politico e culturale – ricordiamo che Giusta era storica dell’arte ben conosciuta, studiosa del Medioevo e del Rinascimento, docente universitaria a Genova – Fasola si trasferisce a Bagno a Ripoli, dove morrà tre anni dopo; ma possiamo immaginare che un legame particolare abbia continuato a unirlo a Fiesole. Secondo il verbale della seduta di insediamento del nuovo Consiglio dopo le elezioni del 1951, Fasola stesso sottolinea che per quanto sia nato altrove, “a Fiesole è giunto nel momento più cruciale ed a Fiesole si sente legato dal più affettuoso attaccamento, poiché qui ha vissuto il periodo più bello della vita”.

Articolo pubblicato nel novembre del 2016.