La mostra “Catalogna Bombardata”

mostra-catalognaIn occasione dell’80° Anniversario della Guerra Civile Spagnola,  il Comune di Massa, l’Anpi sezione Patrioti Apuani e il Rifugio Antiaereo della Martana invitano alla Mostra “Catalogna Bombardata”, che sarà inaugurata presso il Rifugio Antiaereo della Martana (RAM) a Massa, sabato 10 dicembre alle ore 16.

 




A Piombino la presentazione del volume “Nazario Sauro. Storia di un marinaio”

Layout 1Nazario Sauro. Storia di un marinaio è il titolo del volume che verrà presentato presso la Sala Consoliare del Comune di Piombino, via Francesco Ferruccio 4, sabato 10 dicembre 2016 alle ore 16.30. Scritto a quattro mani da Romano e Francesco Sauro, rispettivamente nipote e pronipote di Nazario Sauro, il libro si inserisce nell’ambito di un progetto affascinante cominciato nell’ottobre scorso e che si concluderà nell’ottobre 2018.

Si tratta del progetto “Sauro 100”  un viaggio in barca a vela per 100 porti per 100 anni di storia (Ottobre 2016 – Ottobre 2018). Il progetto prevede la circumnavigazione della nostra Penisola, partita da Sanremo nel mese di ottobre 2016 (anno del centesimo anniversario del martirio di Nazario Sauro) e arrivo a Trieste nel mese di ottobre 2018 (anno del centesimo anniversario dell’impresa di Premuda da parte di Luigi Rizzo), in occasione della 50ma Barcolana e dopo aver toccato 100 porti (da qui il titolo) italiani ed esteri, tra cui Corfù e Durazzo.

L’iniziativa presso Il Comune di Piombino, organizzata in collaborazione con la Sezione della Lega Navale di Piombino, vedrà la partecipazione, oltre che dell’autore, l’ammiraglio Romano Sauro, anche del sindaco di Piombino Massimo Giuliani e l’introduzione del prof. Valerio Perna, docente dell’Università di Udine. L’ingresso è libero.




“Mediavalle e Garfagnana tra antifascismo, guerra e Resistenza”

In una notte di giugno del 1944, una squadra di giovani partigiani penetra nel buio di una galleria della linea ferroviaria Lucca-Piazza al Serchio, tra Ponte a Moriano e Borgo a Mozzano: l’obiettivo è il ponte che si trova proprio all’uscita del tunnel, e i guerriglieri, per ostacolare i movimenti delle truppe naziste lungo la valle, si accingono a farlo saltare con gli esplosivi. A guidare i ragazzi, tutti di origini sarde, è il ventottenne Pietro Pistis, nativo di Lanusei (Ogliastra): fino all’8 settembre 1943 sergente del genio guastatori del Regio Esercito, combatte adesso per la formazione “Baroni”, operativa in Lucchesia. Senza fare rumore, la formazione avanza nella galleria a gruppi di tre, in coda due muli e i conducenti per il trasporto degli ordigni. Il gruppo è già piuttosto avanti nel tunnel, quando Pistis fa cenno con le braccia ai compagni di fermarsi e guardare verso l’uscita: all’imbocco opposto della galleria, si riconoscono infatti le ombre di alcune sentinelle tedesche che si muovono da una parte all’altra della volta. Consapevoli del rischio, i partigiani decidono di proseguire comunque, strisciando ai lati dei binari nel massimo silenzio. D’un tratto, tuttavia, i tedeschi si accorgono di qualcosa ed aprono il fuoco: i giovani si mettono subito al riparo, e, non appena la sparatoria dà un attimo di tregua, avanzano verso il caposquadra per fargli intendere che la missione è fallita, che l’unica scelta, oramai, è la ritirata. Nel buio più totale, bersagliati dai proiettili nazisti, due ragazzi raggiungono il comandante, rimasto indietro: dal momento che non reagisce, decidono di toccarlo, per spingerlo a fuggire quanto prima. Ma Pistis non dà segni di vita: colpito al cuore, è morto senza fare rumore. Devastati dalla perdita dell’amico, i compagni arretrano e, coprendosi l’uno con l’altro, riescono tutti a mettersi in salvo fuori dalla galleria. Sul luogo del sacrificio di Pistis, proprio nelle vicinanze del tunnel che lo vide morire, in un vasto piazzale affianco alla via Ludovica appena prima di entrare nel paese di Borgo a Mozzano provenendo da Lucca, nell’ottobre 1992 il comune e le associazioni combattentistiche e patriottiche vollero erigere un piccolo monumento.

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La copertina della nuova guida “Mediavalle e Garfagnana tra antifascismo, guerra e Resistenza”, scritta da Feliciano Bechelli per Pezzini Editore.

Il cippo in memoria di Pistis in località “Madonnina di Mao” è soltanto uno dei molti luoghi della memoria contenuti nella nuova guida “Mediavalle e Garfagnana tra antifascismo, guerra e Resistenza” (Pezzini Editore), secondo tassello del grande progetto tripartito di valorizzazione del patrimonio storico provinciale del tempo di guerra portato avanti dall’Isrec Lucca nel corso degli ultimi due anni di lavori. Scritta dal lucchese Feliciano Bechelli, giornalista pubblicista e membro del Consiglio direttivo dell’Istituto stesso, direttore responsabile, fra l’altro, della rivista semestrale di approfondimento storico dell’Isrec “Documenti e studi”, la pubblicazione fa seguito al primo volume della serie, dedicato alla Versilia, uscito poche settimane fa, parimenti completato con la supervisione scientifica del prof. Gianluca Fulvetti dell’Università di Pisa e reso possibile dal sostegno economico della Fondazione Cassa di Risparmio di Lucca: adottando un efficace taglio divulgativo, adatto ad un pubblico variegato, il libro raccoglie e presenta un gran numero di siti, vicende e personaggi altamente significativi, capaci di restituire il racconto corale dell’esperienza comunitaria delle genti del Serchio nell’ultimo, terribile anno e mezzo di guerra.

Avvalendosi di mappe, documenti d’epoca ed immagini di oggi e di ieri, Bechelli guida il lettore alla scoperta (o alla ri-scoperta) degli avvenimenti che sconvolsero Mediavalle e Garfagnana fra il settembre 1943 e l’aprile 1945, un territorio caratterizzato dall’ingombrante presenza della Linea Gotica e da quasi quotidiani scontri fra formazioni partigiane e reparti nazifascisti.

La tetra struttura dell'ex-albergo "Le Terme" ai Bagni Caldi di bagni di Lucca, convertita nei mesi dell'occupazione a campo di controvento provinciale per ebrei.

L’ex-albergo “Le Terme” a Bagni di Lucca, convertito nei mesi dell’occupazione in campo di concentramento provinciale per ebrei.

Suddivisa in capitoli dedicati ai singoli paesi e ai rispettivi dintorni, di cui l’autore tratteggia anche la storia nelle epoche precedenti ed evidenzia con apposite schede attrazioni turistiche ed eventi “da visitare”, la narrazione affronta così tutti i principali aspetti del conflitto nel suo scorcio più cruento, di volta in volta condensati in “punti caldi” di grande rilevanza per la memoria locale: dal lavoro coatto per la costruzione della Gotica, esemplarmente rappresentato dal campo tedesco di Socciglia, presso Borgo a Mozzano, ai bombardamenti angloamericani, capillari in tutta la valle del Serchio, ma in particolar modo a Castelnuovo di Garfagnana, dalle stragi naziste, come nel caso delle uccisioni compiute dalla Wehrmacht a Montefegatesi e Ponte a Serraglio (presso Bagni di Lucca) fra il 14 ed il 18 luglio 1944, alle persecuzioni antiebraiche, tristemente identificabili nell’ex-albergo “Le Terme” a Bagni di Lucca, trasformato nei mesi dell’occupazione in campo di concentramento provinciale per ebrei, da cui il 30 gennaio 1944 partì un treno destinato ad Auschwitz con 97 persone, di cui soltanto cinque riuscirono a fare ritorno a guerra conclusa.

Non mancano poi dettagliate ricostruzioni delle principali operazioni di guerriglia delle squadre partigiane locali, come la sanguinosa battaglia del monte Rovaio, presso l’Alpe di Sant’Antonio, nel comune di Molazzana, che, il 29 agosto 1944, vide coinvolto il Gruppo Valanga del gallicanese Leandro Puccetti (1922-1944) contro truppe tedesche e reparti della GNR: anche in questo caso, il dato storico è accompagnato dalle immagini e dalle indicazioni pratiche per la visita ai luoghi e ai sentieri che fecero da sfondo ai combattimenti.

La vetta del monte Rovaio, presso Molazzana, teatro della sanguinosa battaglia fra i partigiani del Gruppo Valanga di Leandro Puccetti e nutriti reparti della Wehrmacht e della GNR, il 29 agosto 1944.

La vetta del monte Rovaio, presso Molazzana, teatro della sanguinosa battaglia del 29 agosto 1944 fra i partigiani del Gruppo Valanga di Leandro Puccetti e nutriti reparti della Wehrmacht e della GNR garfagnina.

Affianco alle iniziative di indomiti resistenti rimasti impressi nel racconto corale della guerra in Valdiserchio, come Giovanni Battista Bertagni, comandante del Battaglione “Casino” della Brigata Garfagnana della Divisione Garibaldi Lunense, e Manrico “Pippo” Ducceschi, a capo dell’XI Zona Patrioti, attiva fra la montagna pistoiese e la Mediavalle, rivivono quindi i giorni della “guerra guerreggiata” lungo la Linea Gotica fra le truppe nazifasciste e gli uomini della 92° Divisione “Buffalo” afroamericana, impegnati in un logorante scontro di posizione dall’autunno del 1944 alla primavera dell’anno successivo: a tal proposito, di grande interesse è il capitolo dedicato a Sommocolonia, borghetto d’altura vicino a Barga, che fu teatro della devastante battaglia di Natale del 25, 26 e 27 dicembre 1944 (nome in codice tedesco: “Wintergewitter Aktion”), ultimo, vano tentativo germanico di spezzare il fronte alleato in direzione sud, conclusosi con intensissimi bombardamenti e vaste distruzioni in tutta la valle.

Giovanni Battista Bertagni, già sottotenente di complemento degli alpini, nell'estate del 1944 fu al comando del Battaglione "Casino" della Brigata Garfagnana della Divisione Garibaldi Lunense.

Giovanni Battista Bertagni, già sottotenente di complemento degli alpini, nell’estate del 1944 fu al comando del Battaglione “Casino” della Brigata Garfagnana della Divisione Garibaldi Lunense.

Oltre a trattare gli eventi della “grande storia” sul territorio, la nuova pubblicazione dell’Isrec di Lucca parla anche di Resistenza civile, di solidarietà umana e cristiana, soffermandosi sulle scelte della gente comune e di non pochi sacerdoti, che, di fronte alla spietata caccia all’uomo scatenata dalle forze nazifasciste contro oppositori politici, ebrei e renitenti alla leva, seppero reagire con decisione, offrendo spontaneamente rifugio, cibo e protezione ad un gran numero di perseguitati: è il caso, ad esempio, di Giuseppe Lombardi e don Gino Bachini a Colognora di Pescaglia, che salvarono la famiglia dell’ebreo viareggino Renato Pieri, di don Giovan Maria Torre, che, oltre ad assistere molti ricercati, s’impegnò a trasferire le attrezzature dell’ospedale bombardato ed inagibile di Castelnuovo nella canonica della propria chiesa, ad Antisciana, per non parlare di don Guglielmo Sessi, parroco di Sillico (nel comune di Pieve Fosciana), che, più volte arrestato dai fascisti e quindi tornato in libertà, s’impegnò fino alla fine del conflitto nell’assistenza agli ebrei e ai prigionieri di guerra alleati in fuga verso le proprie linee.

Utile strumento per una vasta diffusione della conoscenza storica del territorio nel periodo 1943-1945, certamente di grande validità anche a scopi didattici, la guida “Mediavalle e Garfagnana tra antifascismo, guerra e Resistenza” sarà a breve seguita dal terzo ed ultimo capitolo del grande progetto “Luoghi della memoria” dell’Isrec, dedicato al capoluogo provinciale ed alla Piana di Lucca.

Articolo pubblicato nel dicembre del 2016.




“In ricordo dell’alluvione”: la mostra.

11 dicembre 2016 – 8 gennaio 2017
Museo Giuliano Ghelli e Chiesa del Suffragio, San Casciano Val di Pesa
In ricordo dell’alluvione
Firenze 1966. I giorni del disastro
Mostra fotografica di Giorgio Birelli (1° piano museo Ghelli).
Anche prima dell’alluvione
L’attività di restauro di Vittorio Granchi per San Casciano (piano terra museo Ghelli).
Inaugurazione mostra domenica 11 dicembre ore 16.00,
per l’occasione:
Memorie di un’alluvione
Performance con letture e musica a cura di Tiziana Giuliani con gli allievi del Teatro dei Passi.
Letture liberamente tratte dalle testimonianze raccolte dagli ex-studenti dell’insegnante Carla Bruchi.




Lando Landini: mostra retrospettiva a Casalguidi

Sabato 3 dicembre 2016, alle ore 16.00, sarà inaugurata la mostra “Lando Landini. Omaggio al mondo rurale – La civiltà contadina come genesi dell’arte” , ospitata nella Sala Consiliare del Palazzo Comunale a Casalguidi, piazza Gramsci n.10.

La mostra, che è curata dall’artista e collezionista Paolo Gestri e promossa dal Comune di Serravalle Pistoiese-Assessorato alla Cultura, ha il patrocinio della Regione Toscana ed è realizzata anche col contributo della Fondazione Banca di Vignole e Montagna Pistoiese.

Per informazioni, telefonare allo 0573-917204 (Ufficio Cultura), e-mail: cultura@comune.serravalle-pistoiese.pt.it




Arte, artigianato e contemporaneità dopo l’alluvione

Al Museo Novecento, Mercoledì 14 dicembre, ore 17.30, Proiezione di scene inedite del documentario Firenze ’66 – Dopo l’alluvione di Enrico Pacciani
Rodolfo Ceccotti dialoga con Simone Guaita
In collaborazione con Fondazione Il Bisonte
La proposta di Ragghianti di creare, all’indomani dell’alluvione, un innovativo museo di arti contemporanee, aperto anche al design, non rimase un caso isolato. Come lui molti artisti e artigiani italiani e stranieri hanno cercato di aprire nuove vie contemporanee alla tradizione artistica fiorentina. La stamperia d’arte grafica Il Bisonte nacque nel 1959 in via Ricasoli, a Firenze. La fondatrice, Maria Luigia Guaita, proveniente da esperienze di editoria e di giornalismo, aveva imparato a conoscere e apprezzare la tecnica della litografia in Scozia, nello studio di un’amica pittrice. Fu affiancata in quest’impresa da un gruppo di intellettuali fra i quali Giorgio Luti (storico della letteratura italiana), Carlo Ludovico Ragghianti (storico dell’arte), Enrico Vallecchi (editore), Odoardo Strigelli.
Maria Luigia Guaita desiderava diffondere la conoscenza delle opere originali d’arte grafica in opposizione alla dilagante affermazione di riproduzioni prive
di qualsiasi valore.
I primi artisti invitati a Il Bisonte furono gli Informali – Carmassi, Moreni, Scanavino, Giò Pomodoro – seguiti a breve distanza dai maggiori rappresentanti della cosiddetta “generazione del Dieci”: Soffici, Severini, Carrà, Magnelli. La stamperia, per lunghi anni, sarà luogo di incontri, intreccio di presenze ed esperienze più diverse, sempre di grande valore. Fra gli artisti che vi collaborarono a più riprese: Boschi, Capocchini, Caruso, Clerici, Cremonini, Maccari, Mattioli.
L’alluvione che travolse Firenze nel novembre del 1966 sommerse anche la nuova sede della Stamperia, appena inaugurata in San Niccolò; ma la sciagura, che sul momento sembrò irreparabile, suscitò nuovo vigore. La ripresa dell’attività, in un momento in cui l’attenzione del mondo era focalizzata sulla città disastrata, per Il Bisonte coincise con l’apertura di orizzonti internazionali. È in quel frangente che Henry Moore iniziò una collaborazione destinata a durare nel tempo, seguito da altri come Chadwick, Calder, Sutherland, Matta, Lipchitz, Tamayo, Arroyo.
L’incontro sarà l’occasione per ripercorrere il sodalizio intellettuale tra Maria Luigia Guaita e Ragghianti e accennare alla presenza di artisti internazionali a Firenze.
L’ingresso non prevede l’accesso al percorso museale.




L’alluvione e il Novecento di Carlo Ludovico Ragghianti

Mercoledì 7 dicembre, ore 17.30 al Museo Novecento, L’alluvione e il Novecento di Carlo Ludovico Ragghianti, Conferenza con Emanuele Pellegrini
In collaborazione con Fondazione Centro Studi Sull’Arte Licia e Carlo Ludovico Ragghianti
Dopo essere stato a capo del Comitato Toscano di Liberazione Nazionale e aver partecipato alla liberazione di Firenze nell’agosto del 1944, Carlo Ludovico Ragghianti (1910-1987) fu tra coloro che dovettero affrontare l’alluvione che di nuovo mise in pericolo il patrimonio artistico della città. Questo tragico evento si verificò nel momento in cui Ragghianti stava promuovendo una mostra dedicata all’arte italiana degli anni Venti e Trenta che avrebbe dovuto servire da volano per l’apertura di un museo dedicato al Novecento a Firenze. La conferenza si concentrerà sul ruolo di Ragghianti, nella più generale analisi della sua posizione quale storico dell’arte rispetto all’arte del ventesimo secolo.
Biografia:
Emanuele Pellegrini è professore di storia dell’arte presso IMT Scuola di Alti Studi, Lucca. Le sue pubblicazioni si concentrano sulla letteratura artistica e sulla storia del collezionismo tra diciottesimo e ventesimo secolo. Membro del comitato scientifico della Fondazione Ragghianti di Lucca, è direttore della rivista “Predella”, fondatore e membro della redazione del sito www.patrimonisos.it.
L’ingresso non prevede l’accesso al percorso museale.




Antonio Sant’Elia e l’architettura del suo tempo

Venerdì 2 dicembre dalle h9.00.alle h18.30 e Sabato 3 dicembre dalle h9.30 alle h17.30
Firenze, ex Palazzina Reale della Stazione di Santa Maria Novella
I due centenari ravvicinati del lancio del manifesto L’Architettura futurista (1914) e della morte di Antonio Sant’Elia (1916) hanno riportato l’attenzione sulla figura più significativa e discussa dell’architettura italiana del primo Novecento. A Firenze, dove il manifesto dell’architettura futurista diffuso in forma di volantino fu subito pubblicato dalla rivista “Lacerba”, si terrà il 2 e 3 dicembre il convegno internazionale Antonio Sant’Elia e l’architettura del suo tempo, organizzato dal Dipartimento di architettura dell’Università, dalla Fondazione e dall’Ordine degli architetti e dal Kunsthistorisches Institut in Florenz – Max-Planck-Institut , che lo hanno promosso d’intesa con altre istituzioni e musei (Accademia Nazionale di San Luca, Roma; Comune di Como; Fondazione Michelucci, Fiesole; Fondazione Primo Conti, Fiesole; Gabinetto scientifico-letterario G.P.Vieusseux, Firenze; Museo Novecento, Firenze; Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio per le province di Como, Lecco, Monza Brianza, Pavia, Sondrio, Varese). Il convegno che si avvarrà dei contributi di studiosi del futurismo, delle avanguardie e dell’architettura italiana del primo Novecento provenienti da dodici università italiane e straniere e da altri prestigiosi istituti culturali, intende discostarsi dall’immagine di un Sant’Elia profeta solitario della nuova architettura e della città del futuro, forgiata e divulgata dagli anni 1930 dall’entusiastica promozione di Filippo Tommaso Marinetti.