A Pisa “Catalogna bombardata”: la mostra

Sarà allestita dal 2 al 12 novembre p. v., presso la Biblioteca di Filosofia e Storia (via P. Paoli 9, Pisa), la mostra “Catalogna bombardata” in occasione dell’80 anniversario della guerra civile spagnola (orario lu-ve 9-20, sa 9-13) a cura della Biblioteca “Franco Serantini”.

In questo ambito, venerdì 4 novembre alle ore 17, nell’aula LIVA del Dipartimento di Civiltà e forme del sapere, conferenza del professor Michele Olivari, Spagna 1936-39: democrazia, rivoluzione, dittatura.

 




Celebrazione del 60° anniversario delle rivoluzione ungherese

Giovedì 20 ottobre alle ore 17.00 in Sala delle Feste, Palazzo Bastogi, via Cavour 18, il presidente del Consiglio regionale Eugenio Giani invita alla celebrazione del 60° anniversario della rivoluzione ungherese.

Saluti di benvenuto del presidente Giani

Interventi di Ferenc Ungar console generale onorario di Ungheria e di Peter Paczolay Ambasciatore di Ungheria a Roma

In occasione del 130° anniversario della morte del compositore F. Liszt, concerto “F. Liszt e l’Italia”

 




L’alluvione e il restauro: dalla Biblioteca circolante alle carte di Carlo Emilio Gadda

Giovedì 20 ottobre alle ore 11, il Gabinetto Vieusseux vi invita all’inaugurazione della mostra “L’alluvione e il restauro. Dalla Biblioteca circolante alle carte di Carlo Emilio Gadda”, presso l’Archivio contemporaneo “Alessandro Bonsanti”, Palazzo Corsini Suarez, via Maggio 42.

Saluti di Gloria Manghetti

Interventi di:

Sandra Bonsanti, Maurizio Copedé, Giuseppe Matulli, Diana Toccafondi

Mostra fotografico-documentaria a cura del Laboratorio del Restauro del Gabinetto Vieusseux.

La mostra restarà aperta fino al 20 febbraio 2017




L’arno in città

L’Arno in città. La tua storia la nostra storia, la città nelle foto dei cittadini

L’alluvione del 4 novembre 1966 nella memoria dei fiorentini

Inaugurazione Mostra
Mercoledì 26 ottobre ore 17.00

Archivio Storico del Comune di Firenze
Sale espositive – Via dell’Oriuolo 35

La mostra sarà visitabile dal 27 ottobre 2016 al 31 gennaio 2017
dal Lunedì al Venerdì: ore 10.00 – 13.00
sabato e domenica chiuso
Tel. 055-2616527 e-mail archstor@comune.fi.it
Ingresso libero fino ad esaurimento posti




Bisenzio. 100 anni di vita sul fiume.

A Vaiano, Villa del Mulinaccio, dal 22 ottobre al 4 dicembre 2016, sarà allestita la mostra Bisenzio: 100 anni di vita sul fiume, promossa e organizzata dal comune di Vaiano con il patrocinio della Provincia di Prato, curata dalla Fondazione CDSE.

Orari apertura mostra sabato 15-19; domenica 10-13; 15-19.

La mostra, con fotografie storiche, illustrazioni e installazioni multimediali intende rievocare i legami intessuti tra la comunità e il Bisenzio: uno scambio continuo e infinito, dove ogni singola risorsa offerta dal fiume era sfruttata o piegata ai bisogni primari e secondari del territorio.




Il Premio Città di Massa Marittima a Umberto Lenzi e al suo cinema

lenzi-umberto-manifestoIl prestigioso Premio Città di Massa Marittima, è stato assegnato quest’anno ad Umberto Lenzi, massetano di nascita, divenuto sceneggiatore e regista di fama internazionale. La cerimonia di consegna del riconoscimento si terrà  sabato 22 ottobre alle ore 17 nella sala del Palazzo dell’Abbondanza. Lenzi, nato a Massa Marittima il 6 agosto 1931, ha portato il nome della città in tutto il mondo, grazie alla sua incredibile carriera; annoverato dal famoso regista Quentin Tarantino tra i suoi maestri, negli ultimi anni è divenuto anche noto scrittore di gialli. Tra le pellicole nate dal suo genio cinematografico si ricordano film bellici come “Il grande attacco” interpretato tra gli altri da Henry Fonda, Helmut Berger e John Huston, gialli come “Sette orchidee macchiate di rosso”, film horror, ma soprattutto produzioni sul genere “poliziottesco” degli anni ‘70 che hanno regalato al regista grande celebrità con il film come “Milano odia: la polizia non può sparare” (1974) o “Roma a mano armata” (1976), con la coppia Tomas Milian e Maurizio Merli. Per rendere omaggio a questo grande maestro è stata organizzata una rassegna cinematografica speciale, dedicata ad alcune delle sue opere, che saranno proiettate nelle serate del 19 e 20 ottobre, al Nuovo Cinema Goldoni, Palazzo dell’Abbondanza.

L’evento è realizzato in collaborazione con la Cooperativa Ape Regina ed i film sono stati scelti dal critico cinematografico Fabio Canessa che li introdurrà. Nel pomeriggio di sabato 22 dalle 17, sempre al Palazzo dell’Abbondanza sarà presente Umberto Lenzi  che parlerà della sua vita ed opere cinematografiche. In programma, in collaborazione con la Torre Massetana, anche la presentazione del libro “Umberto Lenzi, una vita per il cinema” di Tiziano Arrigoni e Silvia Trovato. Nella stessa occasione, sarà proiettato il documentario su Massa Marittima e le attività minerarie “Dalle tenebre al mare” girato da Lenzi negli anni ’50 del Novecento e presentato alla mostra del Cinema di Venezia nel 1955. Al termine, il conferimento del “Premio Città di Massa Marittima” con la donazione a Lenzi di un’opera d’arte realizzata dallo scultore Aviero Bargagli. “Ospitare un massetano così illustre è un’occasione importante per la città.- commenta l’assessore alla Cultura Marco Paperini- E’ un piacere assegnare al regista il nostro riconoscimento con un pubblico ringraziamento, tanto più doveroso, se ricordiamo una delle sue prime opere interamente dedicata a Massa Marittima, diffusa poi in Italia e nel mondo. Premiare un personaggio importante come Lenzi nell’arte cinematografica, ci offre anche la possibilità di rilanciare il Cinema a Massa Marittima, intento che l’Amministrazione sta perseguendo, promuovendo le proiezioni appena riprese al Palazzo dell’Abbondanza e progettando eventi connessi al tema ed un cinema estivo all’aperto”.




A fronte alta davanti al padrone.

Il 7 novembre 2016 abbiamo avuto un interessante colloquio con Gennaro Meli, responsabile della Federterra di Carmignano negli anni Cinquanta-Sessanta. Proponiamo il testo dell’intervista ai lettori di ToscanaNovecento.

Quando e dove sei nato? Che ricordi conservi della tua infanzia?
Sono nato a Carmignano il 31 gennaio 1922, in una famiglia di mezzadri. I miei genitori lavoravano in un podere che era di proprietà di diversi padroni. La Carmignano di quand’ero ragazzo era un paese che si reggeva sull’agricoltura, dove i rapporti interpersonali erano diversi, molto diversi, da come sono oggi. Rammento ancora quando ci si riuniva, per esempio in occasione della vendemmia: c’era quello che cantava di poesia, quello che suonava, ed il clima era festoso, riuscivamo a scordare, per un momento, le difficoltà della vita. Non c’era, allora, l’individualismo che c’è oggi, la solidarietà, anche quella di classe, non era una parola vuota e questo rappresentava un punto di forza per gli organizzatori, per il movimento contadino.

Come ti sei avvicinato al sindacato e quali cariche hai coperto al suo interno?
Tornato dal servizio militare, fui colpito dall’impegno che, tanto a livello locale quanto a livello nazionale, i dirigenti del Partito comunista e della CGIL mettevano per migliorare le condizioni di vita dei contadini. Fu così che decisi di impegnarmi a mia volta, di cercare di dare il mio contributo. Si trattò di una scelta non facile e non priva di conseguenze perché, allora, chi militava attivamente nel sindacato veniva boicottato dai padroni e spesso non riusciva a trovare lavoro: io ho provato questo sulla mia pelle. In seguito sono diventato responsabile della Federmezzadri di Carmignano che, almeno fino alla fine degli anni Cinquanta, gravitava su Firenze più che su Prato. Io avevo rapporti diretti con Vittorio Magni, segretario della Federmezzadri provinciale, e spesso mi recavo in via dei Servi, dove avevano sede il partito e la Camera del lavoro. Ho pubblicato anche diversi articoli sui problemi dei contadini della mia zona sull’Unità e su Toscana nuova.

Puoi dirci qualcosa sulle condizioni dei contadini del Carmignanese negli anni Cinquanta-Sessanta?
Molto dipendeva dal tipo di podere che il mezzadro coltivava: se il podere dava olio, vino, frutta il contadino stava meglio, ma, in generale, si può parlare di condizioni di vita difficili: in tanti dovevano tirare la cinghia. I carichi di lavoro erano pesantissimi, la meccanizzazione insufficiente, le condizioni delle abitazioni pessime. In molte case i servizi igienici mancavano od erano cattivi, non c’era la corrente elettrica, non c’era l’acqua. Dove abitavo io, ad esempio, per procurarsi l’acqua bisognava fare un chilometro a piedi per arrivare ad una sorgente, portandosi dietro le mezzine. Nella fattoria di proprietà della contessa Lepri, nella zona di Artimino, le case dei contadini erano dei veri tuguri. Ricordo che quando andai a parlare con la contessa per chiederle di far eseguire dei lavori di miglioramento, mi voleva denunciare. “Non vedo l’ora – le dissi –, mi denunci, così poi ci facciamo due risate insieme”.

Quali erano le principali rivendicazioni dei mezzadri di Carmignano?
Oltre al miglioramento delle coloniche, le richieste più importanti riguardavano, come altrove, i contributi unificati, l’imponibile di manodopera, la meccanizzazione ed una modifica del riparto dei prodotti che, tenendo conto degli apporti reali, assegnasse al mezzadro una quota superiore al 50%.
Io avevo organizzato in modo capillare la Federterra, creando più gruppi di dieci-quindici contadini, ognuno con un suo capogruppo, per un totale di circa cinquecento mezzadri. Quando si trattava di fare una riunione, portavo l’avviso ai capigruppo e nelle case di campagna. Per parlare con la controparte, si formava una delegazione. I proprietari, spesso, non si presentavano e le trattative si svolgevano coi fattori, che adottavano una tattica dilatoria, sostenendo di dover riferire al padrone perché non potevano prendere determinate decisioni e così via. Con alcuni proprietari ci furono scontri molto duri, in specie col conte Contini Bonacossi, proprietario della Fattoria di Capezzana, la più grande della zona. Il conte aveva incaricato il fattore, un certo Del Giallo, di discutere con noi la questione dell’addebito ai mezzadri dei contributi unificati. I contadini erano stati costretti a firmare un documento in cui accettavano di pagare i contributi. Io però riuscii a convincerli a ritirare la firma. Si costituì poi una delegazione composta di una ventina di mezzadri e si andò da Del Giallo che, con fare altezzoso, rifiutò di riceverci. Io gli risposi a tono ed alla fine la battaglia fu vinta.

Il sindacato cattolico era forte tra i contadini della zona?
La CISL era forte dove c’erano molti coltivatori diretti, ma fra i mezzadri la sua presenza era una presenza minoritaria. Nel Carmignanese il sindacato cattolico era radicato in certe zone di tradizione bianca, moderata, Era questo il caso di Artimino: rammento che una volta io e Vieri Bongini, responsabile del movimento contadino pratese, giunti ad Artimino per un comizio, ci trovammo di fronte alla piazza completamente vuota. Il comizio però andava fatto perché i contadini conoscessero le nostre idee, le nostre proposte: “Non ti preoccupare – dissi a Vieri –, tanto nelle case ci sentono”. E parlammo lo stesso.

Che giudizio dai oggi della mezzadria e come hai vissuto la sua crisi?
L’istituto mezzadrile era un istituto superato perché non riusciva a soddisfare i bisogni della famiglia colonica, perché non garantiva un reddito soddisfacente ai contadini. Questo è sicuro. Però alla fine della mezzadria non è seguito qualcosa di meglio, è seguito il nulla. Occorreva una riforma agraria strutturale, che desse ai contadini la terra ed i mezzi per lavorarla. Ma questo non è mai avvenuto a causa delle resistenze dei proprietari. Come risultato abbiamo avuto lo spopolamento delle campagne, e questo, certamente, è stato un male.

Articolo pubblicato nell’ottobre del 2016.




Le storie dell’alluvione ritratte dal fotografo Roberto Germogli a Tavarnelle

Storie, fatti e persone nella mostra fotografica che ripercorre alcuni dei momenti più drammatici dell’alluvione che devastò e cambiò il volto di Firenze il 4 novembre del 1966. “L’alluvione e non solo…” di Roberto Germogli è l’iniziativa che Palazzo Malaspina, nel cuore di San Donato in Poggio (frazione del Comune di Tavarnelle Val di Pesa), ospiterà dal 15 ottobre al 27 novembre 2016. La Pro Loco di San Donato in Poggio e l’Unione comunale del Chianti Fiorentino organizzano un evento espositivo dedicato all’anniversario dei 50 anni dalla tragedia dell’alluvione. La mostra apre i battenti sabato 15 alle ore 17.30 alla presenza del sindaco di Tavarnelle David Baroncelli, del presidente dell’Unione comunale del Chianti Fiorentino Giacomo Trentanovi e del presidente della Pro Loco di San Donato Tamara Galletti.

L’autore, Roberto Germogli, è nato a Firenze il 14 febbraio 1941. Fotografo e giornalista pubblicista, collabora con diversi settimanali e periodici e, dal 1958, con il quotidiano La Nazione. Ha documentato attraverso le sue immagini i più importanti fatti di cronaca dagli anni sessanta ad oggi. Titolare, insieme al figlio Riccardo, dell’Agenzia Fotocronache di Firenze, nel 2003 è stato insignito del premio Firenze «Fiorino d’Oro» per la fotografia. Ha pubblicato i volumi Nella terra del Tufo (2002), Omaggio a Sorano (2003), Le vie cave (2005), La terra degli Etruschi (2006), Sorano (2006). Orario di apertura della mostra: nel mese di tutti i giorni tranne il mercoledì ore 9:30-12:30 e 16-19, nel mese di novembre venerdì ore 16 – 19 sabato 9:30 – 12:30 e 16- 19 domenica 9:30 – 12:30 e 16 – 19. Info: http://www.unionechiantifiorentino.it.