La Giornata della Memoria 2017 a Massa

locandina giorno della memoria La giornata della memoria verrà celebrata a Massa con un Consiglio Comunale Solenne riunito in seduta straordinaria, aperta e congiunta con il comune di Carrara che si terrà a partire dalle ore 9,30 nell’aula consiliare di Massa. Introdotto sulle note di “ Oltre il ponte… comincia l’amore” eseguita dagli alunni della V della primaria di VilletteB, il Consiglio si apre con i saluti del presidente Domenico Ceccotti del comune di Massa e di quelli del collega di Carrara Luca Ragoni . La parola poi passa rispettivamente al Sindaco di Massa Alessandro Volpi e a quello di Carrara Angelo Zubbani quindi il Presidente della Provincia Gianni Lorenzetti.

Seguiranno l’intervento del Vescovo monsignor Giovanni Santucci e del Viceprefetto vicario reggente Giuseppe Larosa. E’ quindi previsto un intervento di Simone Caffaz dal titolo “La giornata della memoria e i nuovi impulsi antisemiti”. Seguirà quello degli studenti del liceo classico Rossi e dello scientifico Fermi quindi la presentazione della professoressa Rosaria Bonotti e del dottor Stefano Radice circa il progetto formativo sulla memoria.
Il fotoreporter Maurizio Papucci presenterà poi la mostra fotografica intitolata E l’uomo dov’era esposta nell’atrio comunale che presenta una serie di scatti relativi ai campi di sterminio di Auschwitz e Birkenau, del museo della memoria della fabbrica di Shindler e della farmacia della memoria di Opteka Pod Orlem di Cracovia.
Chiuderà il Consiglio Solenne Congiunto il Viceprefetto vicario Larosa con la cerimonia di consegna delle medaglie d’onore a ex deportati e internati e delle medaglie della liberazione a ex partigiani della provincia, tra i quali cinque appartenenti alla sezione Anpi di Massa.
Seguirà una visita guidata alla mostra del fotografo Papucci, promossa dall’ANPI Massa e allestita a primo piano di palazzo civico dove resterà esposta fino al 12 febbraio prossimo.

Alle 17 la è poi in programma la presentazione del 2° Volume “La Memoria che Resiste” di Stefano Radice e Andrea Pepe, nella Sala della Resistenza di Palazzo Ducale.

MARTANA. In occasione del Giorno della Memoria 2017 inoltre il Rifugio Antiaereo della Martana sarà aperto nei seguenti giorni e orari:27 gennaio dalle ore 16 alle ore 18,30, 28 gennaio dalle ore 16 alle ore 18,30. Alle ore 17 del giorno 28 gennaio verrà presentato il libro di Elettra Nicodemi. Per tutti i dettagli vedere la locandina allegata.




Shoah: necessità della memoria

Il 27 gennaio il Comune di Castiglion Fibocchi promuove ed organizza un denso calendario di appuntamenti in occasione della Giornata della Memoria.

In allegato il programma dettagliato.




La Giornata della memoria 2017 nella provincia di Pisa

1514Molto ricco il cartellone di eventi per la Giornata della memoria organizzato nei Comuni della provincia di Pisa. Ecco i vari programmi.

BIENTINA. Il Comune di Bientina celebra la Giornata della Memoria con un evento organizzato per le ragazze e ragazzi delle classi terze della Scuola Secondaria di Primo Grado “Iqbal Masih”. Mercoledì 25 Gennaio 2017, Ore 10.15, c/o Torre Civica –  Piazzetta dell’angiolo. Intervento dei figli di Italo Geloni Ex-deportato Politico – Paolo Geloni e Laura Geloni, Vice-Presidente di ANED Pisa. Documentario sulla Shoah

CALCI. Con il consueto impegno che si deve ai temi più importanti che afferiscono ai valori della Memoria, anche quest’anno in sinergia con la Scuola Secondaria di Primo Grado di Calci, si organizza una mattinata dedicata alla Giornata Internazionale della Memoria. Si svolgerà il prossimo Venerdi 27 Gennaio a partire dalle ore 10,00 presso la Sala Consiliare “Rino Logli”.  Protagonisti della mattinata saranno esclusivamente i ragazzi delle classi coinvolte nel progetto specifico, che presenteranno i propri lavori.  I giovani saranno ricevuti dal Sindaco, da testimoni dell’epoca. Saranno invitati i rappresentanti di ANPI e ANED.  Al termine della mattinata verrà deposta una corona di alloro al Cippo in memoria dei Caduti e dei Deportati nei Lager, che si trova a fianco del palazzo municipale. Anche questo gesto, che abbiamo voluto fin dal nostro insediamento, è importante per rendere i ragazzi i protagonisti veri di questa mattinata, ma anche per far loro conoscere uno dei luoghi della Memoria del nostro territorio, il Cippo appunto, che devono essere riconosciuti come tali e per questo rispettati.

PimageONSACCO. “Chi porterà queste parole?” è il titolo dell’opera di Charlotte Delbo, militante comunista e drammaturga francese deportata ad Auschwitz nel 1943 insieme ad altre 229 partigiane, che l’associazione Effetto Collaterale metterà in scena al Cinema Teatro Odeon di Ponsacco venerdì 27 gennaio alle ore 21,15. Testo inedito e mai tradotto in Italia, “Chi porterà queste parole?” racconta il dramma ma anche la capacità di resistere e sopravvivere di 23 donne che, insieme a Charlotte Delbo, hanno vissuto l’orrore di Auschwitz-Birkenau. Dato alle stampe a Parigi nel 1967 con la trilogia “Auschwitz e dopo”, il testo teatrale “Chi porterà queste parole?” fu scritto da Charlotte Delbo una volta tornata dalla Polonia con il chiaro intento di trasmettere la memoria di quello che accadde, di raccontare la vita e il coraggio di tante compagne di prigionia che purtroppo non fecero mai ritorno. Charlotte Delbo fu intellettuale comunista e partigiana francese, arrestata il 2 marzo del 1942 con l’accusa di aver stampato e distribuito, insieme al marito, materiale di propaganda antinazista. Il 23 gennaio 1943, insieme a 229 donne della resistenza francese, venne deportata nel campo di concentramento di Auschwitz e, più precisamente, nella sezione femminile di Birkenau. Il convoglio in cui fu gettata insieme alle altre, era composto esclusivamente da prigionieri politici. All’arrivo ad Auschwitz tutte le donne del convoglio intonarono la ‘Marsigliese’ e molte di loro continuarono a cantare l’inno francese anche mentre marciavano verso le camere a gas. Per la regia di Alessia Cespuglio e FrancescaTalozzi e la traduzione di Federica Quirici andranno in scena: Alessia Cespuglio, Clara Rota, Claudia Pavoletti, Federica Armillotta,Fiamma Lolli, Flaviana Deserti, Giovanna Gorelli, Giulia Salutini, Lisa Polese, Luisa Bianchi, Maria Teresa Volpi, Nara Biagiotti, Nives Timpani, Odila Mibelli, Rina Giuffrida, Roberta Gattabrusi, Samanta Mela, Sandra Mazzinghi, Simonetta Filippi, Stefania D’Echabur, Tea Gradassi, Veronica Socci. L’ingresso allo spettacolo è gratuito grazie all’importante patrocinio dell’Assessorato alla Cultura delComune di Ponsacco e alla collaborazione del “Centro Studi Giorgio La Pira”. Associazione Effetto Collaterale – https://effettocollaterale2012.wordpress.com

PONTEDERA. Sabato 28 gennaio 2017 ore 10,00 – Raduno delle Autorità Civili e Militari e dei rappresentanti delle Associazioni e dei cittadini in Piazza Cavour. Corteo fino a Piazza delle Vittime Lager Nazisti per la deposizione di una corona di alloro al Monumento di Anna Frank nell’ambito delle iniziative promosse per commemorare il Giorno della Memoria. Proseguimento fino a Piazza Garibaldi e deposizione di una corona di alloro al Monumento ai Caduti di tutte le guerre. Conclusione della cerimonia al sottopasso ferroviario della “Montagnola” per la deposizione di una corona di alloro sotto la lapide in ricordo dei caduti della Battaglia di Nikolajewka del 26 Gennaio 1943, con preghiera e benedizione ed intervento dei Rappresentanti dell’Associazione Nazionale Alpini e del Sindaco.  Presterà Servizio la Filarmonica “Volere è Potere”

giorno_memoriaSAN MINIATO. Il 27 gennaio alle ore 9:30 San Miniato Basso – Piazza Italo Geloni: deposizione della corona di alloro alla pietra monumentale dedicata allo stesso. Ore 10:00 Casa Culturale di San Miniato Basso, Via Pizzigoni , 5 Consiglio Comunale in seduta aperta. Ordine del giorno: Giorno della Memoria “Per non dimenticare”. Interverranno: – Vittorio Gabbanini – Sindaco – S.E.R.ma Monsignor Andrea Migliavacca – Vescovo della Diocesi di San Miniato – Laura Geloni – Vice Presidente della sezione ANED sede di Pisa. Parteciperanno: – gli studenti delle classi 3^ delle scuole secondarie di 1° grado del territorio sanminiatese – una rappresentanza di studenti che nel 2016 parteciparono al pellegrinaggio ai campi di sterminio
– Gli allievi della scuola di musica “Accademia musicale di San Miniato Basso”, diretti dalla prof.ssa Marzia Vignozzi, suoneranno alcuni brani. Presso il Teatrino dei Fondi il 27 gennaio alle 21.30 andrà poi in scena “Diario di una deportazione” (prezzo intero 10, ridotto 8.00 under 23). Liberamente tratto da Ho fatto solo il mio dovere di Italo Geloni con Enrico Falaschi, progetto video Cristiano Minelli e Enrico Falaschi luci e audio Angelo Italiano regia Enrico Falaschi. Un progetto dedicato ad Italo Geloni, deportato politico nei campi di sterminio e alle sei milioni di vittime dei lager nazisti. Uno spettacolo nato dalla volontà di portare avanti la fondamentale opera di sensibilizzazione delle nuove generazioni su uno dei capitoli più bui della civiltà umana, opera che Italo Geloni ha sempre portato avanti con dedizione e coraggio. L’oratorio per voce e immagini 21569 Diario di una deportazione è tratto dal libro Ho fatto solo il mio dovere nel quale Geloni ha affidato le sue memorie dei campi di stermino. In scena Enrico Falaschi, curatore e interprete del progetto, racconta il calvario di Geloni interagendo con filmati ed immagini girati all’interno dei lager, contestualizzando l’inferno concentrazionario rispetto alla storia delle dittatura nazi-fascista e della seconda guerra mondiale. Lo spettacolo è frutto della collaborazione di Falaschi, con Cristiano Minelli per la parte video e con Angelo Italiano per la parte illuminotecnica.

volantino_Citta_della_Memoria_2017_ridSANTA CROCE SULL’ARNO. Il Tavolo della Memoria presenta 20 gennaio – ore 9:30 Teatro Comunale Verdi Santa Croce sull’Arno. Spettacolo Teatrale “Il magnifico impostore – Giorgio Perlasca”. (iniziativa rivolta alle ragazze e ai ragazzi delle classi terze medie dell’Istituto Comprensivo di Santa Croce sull’Arno e alle Associazioni del territorio comunale) a cura del Tavolo della Memoria. 24 Gennaio – ore 9 e ore 11. Scuola Media Banti Santa Croce sull’Arno – Scuola Media Staffoli. Incontro con Mauro Betti – deportato nei lager di Gross-Rosen, Buchenwald e Flossenbürg, Presidente A.N.E.D. Sezione di Pisa (iniziativa rivolta alle ragazze e ai ragazzi delle classi terze medie dell’Istituto Comprensivo di Santa Croce sull’Arno) a cura del Tavolo della Memoria in collaborazione con A.N.E.D. sezione di Pisa. 25 gennaio 2017 – ore 10 Teatro Comunale Verdi Santa Croce sull’Arno Spettacolo Teatrale “Viaggio ad Auschwitz andata e ritorno” (iniziativa rivolta alle ragazze e ai ragazzi delle scuole secondarie di secondo grado del territorio) progetto Primo Tempo. 26 gennaio – ore 21 Sala Russo Parenti, Biblioteca Comunale Adrio Puccini Santa Croce sull’Arno “I Giusti tra le Nazioni” – Incontro conferenza con rappresentanti della Comunità Ebraica di Pisa Introduzione del Sindaco Giulia Deidda Visione di documenti video. Letture e musiche dal vivo. Conclusioni dell’Assessore alla Memoria Mariangela Bucci. Durante la serata sarà messa a disposizione una bibliografia ragionata sul tema “Giusti tra le Nazioni” realizzata dalla Biblioteca comunale in collaborazione con l’associazione Arturo. I libri saranno disponibili per consultazione ed acquisto a cura del Tavolo della Memoria in collaborazione con la Comunità Ebraica di Pisa. Tutte le iniziative sono ad ingresso gratuito ad eccezione dello spettacolo “Viaggio ad Auschwitz andata e ritorno”.




Il Giorno della Memoria 2017 a Carrara

Giorno della memoriaIl Giorno della memoria verrà celebrato a Carrara, oltre che con il solenne consiglio comunale congiunto con Comune di Massa, con un’iniziativa gratuita rivolta agli studenti che si terrà presso la Nuova Sala Garibaldi venerdì 27 gennaio, alle ore 9.30.

L’Assessorato all’Istruzione del Comune di Carrara ha voluto sottolineare, infatti, la particolare valenza di questa giornata, rivolgendosi agli studenti delle Scuole superiori con un evento dedicato che li vedesse partecipi anziché solo spettatori.

L’iniziativa prevede la proiezione del docu-film “Le cose dietro il sole”, scritto dal giovane autore carrarese Matteo Ciucci, il quale, partendo dal ritrovamento di un libro di memorie partigiane, ha costruito un filmato basato sul racconto della propria esperienza di maturazione, con la testimonianza e le interviste all’ex partigiano Giorgio Mori.

Sarà un’occasione per riflettere sul valore della Memoria, anche e soprattutto come strumento per comprendere, oltre alle dittature del passato, quelle del presente. Il valore dello studio e della Cultura emerge come strumento salvifico di Libertà.

Al termine della proiezione si terrà un dibattito tra gli studenti, l’ex partigiano Giorgio Mori, rappresentanti dell’ANPI, l’autore del docu – film Matteo Ciucci e il Vicesindaco Fiorella Fambrini.

Agli studenti che avranno presenziato a questo “seminario” sui valori storici ed  etici del Giorno della memoria sarà rilasciato un attestato.

Il Giorno della Memoria è stato istituito dal Parlamento italiano con la Legge n. 211 del 2000, riconoscendo il 27 gennaio come data simbolica per “ricordare la Shoah (lo sterminio del popolo ebraico), le leggi razziali, la persecuzione italiana dei cittadini ebrei, gli Italiani che hanno subìto la deportazione, la prigionia, la morte, e anche quanti, anche in campi e schieramenti diversi, si sono opposti al progetto di sterminio e a rischio della propria vita hanno salvato altre vite e protetto i perseguitati”. Il 27 gennaio 1945, come noto, i soldati dell’Armata Rossa abbattevano i cancelli di Auschwitz e liberavano i prigionieri sopravvissuti allo sterminio del campo nazista. La Legge 211 impegna a organizzare “cerimonie, iniziative, incontri e momenti comuni di narrazione dei fatti e di riflessione, in modo particolare nelle scuole di ogni ordine e grado, su quanto è accaduto al popolo ebraico e ai deportati militari e politici italiani nei campi nazisti in modo da conservare nel futuro dell’Italia la memoria di un tragico e oscuro periodo della storia nel nostro Paese e in Europa, affinché simili eventi non possano mai più accadere”.




La Giornata della Memoria 2017 a Pisa

39697_AuschwitzCome tutti gli anni la città di Pisa e l’amministrazione comunale, insieme alle associazioni del territorio, propongono un cartellone di eventi per celebrare il 27 gennaio, giornata nella quale si ricorda l’orrore dei campi di concentramento e della deportazione.

Programma 2017

Mercoledi 25 gennaio ore 17.30 (Sala Regia Palazzo Gambacorti Comune di Pisa Piazza XX settembre) “La storia della salvezza di due famiglie ebree tra Pisa e Pietrasanta nel periodo 1943-1945, tra delatori e Giusti“ Testimonianze dei protagonisti e ricostruzione della vicenda – Saluto da parte di rappresentati del Comune di Pisa e della Comunità Ebraica  di Pisa – Coordina Marco Piccolino, Università di Ferrara, autore del volume sulla storia che verrà ricordata.

Giovedi 26 gennaio ore 10 (Teatro Verdi, Via Palestro 40) Matinèe per le scuole: progetto speciale per la Giornata della Memoria. Spettacolo “Bent” di Martin Sherman, regia Lorenzo Tarocchi. A seguire conversazione con il regista, gli attori e Micaela Frulli, Professoressa associata di diritto internazionale dell’Università di Firenze. A cura della Fondazione Teatro di Pisa in collaborazione con il Programma Culturèducazione dell’Assessorato alle Politiche educative del Comune di Pisa.

Venerdi 27 gennaio ore 9 -11 (Aula Magna Liceo Statale “G. Carducci”, Via San Zeno 2) Incontro dell’Anpi con gli/le studenti delle 5° classi, proiezione del film “La tregua” di F. Rosi, letture di testi

Ore 10 (Questura di Pisa, Via Lalli 3) Il Questore di Pisa, Alberto Francini, depone corona d’alloro alla targa commemorativa di Angelo De Fiore, Giusto tra le Nazioni e già Questore di Pisa

Ore 10.30  (Gipsoteca di Arte Antica, Piazza San Paolo all’Orto 20) Celebrazione Giorno della Memoria 2017 . Intervengono: Marco Filippeschi, Sindaco di Pisa- Attilio Visconti, Prefetto di Pisa – Ranieri Del Torto, Presidente del Consiglio Comunale di Pisa- Bruno Possenti, Presidente Anpi Pisa- Maurizio Gabbrielli, Presidente Comunità Ebraica di Pisa.Presentazione della vicenda della famiglia Roccas / Della Seta da parte della classe 4ASA del Liceo F. Buonarroti. Presentazione del video “Il viaggio di Renzo”, realizzato dalla 4ASA, in collaborazione con il CNR WEBTV di Pisa. Il Prefetto di Pisa Attilio Visconti, consegna la Medaglia d’Onore alla Memoria a Azeglio Marianelli, deportato dal 1943 al 1945. Coordina: Marilù Chiofalo, Assessora alla Memoria del Comune di Pisa

Ore 12 (Piazza San Paolo all’Orto 19) Scoprimento delle Pietre d’Inciampo in memoria di Valentina Della Seta, Elda Di Nola, Mario Roccas e Renzo Roccas, deportati ad Auschwitz nel 1944 e mai più ritornati.

Ore 13 (Aeroporto di Pisa G.  Galilei) Giardino Angelo de Fiore, Giusto tra le nazioni. Deposizione corona di alloro presso il monumento “Omaggio alla figura di Angelo de Fiore”. A cura della Questura di Pisa e Toscana Aeroporti

Ore 15-17 (Sala Stemmi, Palazzo della Carovana, Piazza dei Cavalieri 7) “Il negazionismo tra diritto e storia”. Tavola Rotonda. Interventi di Vincenzo Barone, Direttore Scuola Normale Superiore Alberto Di Martino, Scuola Superiore Sant’Anna Emanuela Fronza, Università di Bologna Paolo Pezzino, Università di Pisa.

Sabato 28 ore 21 e domenica 29 gennaio ore 17 (Teatro Verdi, Via Palestro 40) Progetto speciale per la Giornata della Memoria “Una giornata particolare” di Ettore Scola e Ruggero Maccari, con Giulio Scarpati e Valeria Solarino Adattamento teatrale Gigliola Fantoni e regia Nora Venturini

Lunedi 30 gennaio ore 21 (Cineclub Arsenale – Sala 2, Via San Martino 69) “Porrajmos: un genocidio dimenticato” Spettacolo sulla persecuzione subita dai sinti e dai rom durante il regime nazista

Martedì 31 gennaio ore 21.15 (Stazione Leopolda, Via F. da Buti 1) Un concerto per la Giornata della Memoria per coro, voce recitante, pianoforte a quattro mani. Brani di Johannes Brahms, Marco Bargagna, Claude Debussy, Gabriel Faurè. Coro della Società Filarmonica Pisana. Voce recitante: Franco Farina. Pianista: Antonella Bellettini. Direttore e pianista: Giovanni Del Vecchio

Mercoledi 1 febbraio ore 10 – 12 (Aula Magna Polo Carmignani, P.zza dei Cavalieri) “Pisa in guerra 1940/1945”. Incontro con proiezioni. Partecipano Lorenzo Garzella, regista, Anna Loretoni, Scuola Superiore Sant’Anna e Marilù Chiofalo, Assessora alla Memoria del Comune di Pisa

Domenica 5 febbraio ore 11 (Piazza San Paolo all’Orto 19) Pietre d’Inciampo in memoria di Valentina Della Seta, Elda Di Nola, Mario Roccas e Renzo Roccas, deportati ad Auschwitz nel 1944 e mai più ritornati. Visita e cerimonia di commemorazione di Andra e Tatiana Bucci e Vera Vigevani Jarach

Lunedì 6 febbraio ore 9.30-12.30 (Palazzo dei Congressi,  Via Matteotti) Andra e Tatiana Bucci, cittadine onorarie di Pisa e deportate, e Vera Vigevani Jarach, Madres de Plaza de Mayo- Linea Fundadora e perseguitata dalle leggi razziali, incontrano gli/le studenti delle scuole pisane. Saluti di Marco Filippeschi, Sindaco di Pisa, Attilio Visconti, Prefetto di Pisa, Ranieri Del Torto, Presidente del Consiglio Comunale di Pisa. Coordina Marilù Chiofalo, Assessora alla Memoria del Comune di Pisa

Martedi 7 febbraio ore 9-13 (Aula Magna Dipartimento di Filologia, Letteratura, Linguistica, Piazza Torricelli 1) “Questo odore di fumo…..”. Non solo memoria: qui e ora, le tracce di Auschwitz. Lezione del Prof. Raffaele Mantegazza, Università di Milano –Bicocca. A seguire dibattito . A cura del Centro Interdipartimentale di Studi Ebraici “Michele Luzzati” dell’Università di Pisa

Mercoledi 22 febbraio ore 8.30 – 13 (Liceo F. Buonarroti , Largo Concetto Marchesi) XII Edizione Giornata “Primo Levi “. Rileggere” Il sistema periodico”.  A Trent’anni dalla scomparsa di Primo Levi . Presentazione degli elaborati prodotti dai /dalle studenti sul tema della giornata. Interviene Laura Geloni, Aned Pisa

Cineclub Arsenale (Vicolo Scaramucci 2)
Giovedi 26 e venerdi 27 gennaio ore 20.30 e 22.30 e da lunedi 30 gennaio a sabato 4 febbraio proiezione per le scuole  spettacolo unico ore  9,30 “Il viaggio di Fanny “di Lola Doillon – Evento speciale

Da lunedi 6 febbraio a sabato 11 febbraio – Spettacolo unico per le scuole ore 9,30. Proiezione del film “La primavera di Christine” di Mirjam Unger. Info e prenotazioni Cineclub Arsenale 050 502640 arsenale@arsenalecinema.it
A cura di Cineclub Arsenale

Atrio di Palazzo Gambacorti
Dal 23 al 31 gennaio (Comune di Pisa, Piazza XX settembre) Mostra “Una Memoria che ci Sovrasta “ a cura di A.N.E.D – Sez. di Pisa




Decennali del Novecento – Seconda edizione al via a febbraio

Anche per quest’anno, l’Istituto Storico della Resistenza Senese e dell’Età Contemporanea propone un ciclo di conversazioni sopra una serie di eventi della Storia del secolo passato: i Decennali del Novecento.
La rassegna, partita da un’idea di Marcello Flores e giunta alla sua seconda edizione, prevede dieci incontri a tema con storici di chiara fama e saggisti.

Il programma del ciclo di incontri sarà questo:

1 febbraio 1917 – La Rivoluzione Russa, con Marcello Flores (Università di Siena)

8 febbraio 1917 – La rotta di Caporetto, con Gabriele Maccianti (saggista)

15 febbraio 1937 – Il Massacro di Guernica, con Giovanni Gozzini (Università di Siena)

22 febbraio 1927 – La morte di Sacco e Vanzetti, con Riccardo Bardotti (Istituto Storico della Resistenza Senese)

1 marzo 1937 – La nascita di Cinecittà, con Enrico Menduni (Università Roma 3)

8 marzo 1947 – Israele e il tramonto delle colonie, con Mauro Moretti (Università per Stranieri di Siena)

15 marzo 1947 – La Guerra fredda, con Marcello Flores (Università di Siena)

22 marzo 1957 – La nascita della Comunità europea, con Daniela Pasquinucci (Università di Siena)

29 marzo 1967 – La morte di Ernesto Che Guevara, con Alberto De Bernardi (Università di Bologna)

5 aprile 1977 – Gli anni di piombo, con Monica Galfrè (Università di Firenze)

Come per la passata edizione, anche per quest’anno, l’iniziativa viene incontro alle richieste, oltre che degli appassionati, di un gruppo di insegnanti di storia desiderosi di confrontarsi sui grandi temi del ‘900, argomento generalmente affrontato in modo frammentario – nelle nostre scuole – per il periodo successivo alla Seconda Guerra Mondiale.

Sempre allo scopo di rispondere al bisogno di un momento di incontro tra docenti, I Decennali del Novecento vengono anche proposti come corso di formazione gratuito per insegnanti nell’ottica di un auspicabile nuovo ruolo che la Storia degli ultimi sessant’anni dovrà assumere, in un futuro non lontano, nella scuola italiana.

L’iniziativa vede la collaborazione del Dipartimento di scienze storiche e dei beni culturali dell’Università di Siena e il patrocinio del Comune di Siena.




In fuga di paese in paese

La vicenda della persecuzione degli ebrei ha ancora bisogno di moltissimi approfondimenti. Conosciamo infatti le traiettorie dei più illustri, di tutti coloro che hanno consegnato la loro storia al grande pubblico, in alcuni rari casi già a ridosso del ’45, più spesso dopo molti anni da quegli avvenimenti, attraverso diari e memorie nelle quali hanno rievocato la vita in esilio, il riparo in località più appartate, talvolta il viaggio verso la Palestina o l’esperienza tragica dei campi di concentramento. Più difficile è invece entrare in contatto con vicende più nascoste, vicende delle quali i testimoni diretti hanno mantenuto il segreto o perlomeno una forte riservatezza, di persone semplici ma anche di esponenti borghesi che non sono entrati, non hanno voluto far parte della schiera, mai troppo grande dal punto di vista delle generazioni successive, dei testimoni. Per scelta ponderata, per ritrosia, per caso, perché non hanno avuto la percezione chiara dell’importanza della loro vicenda, ed hanno pensato che questa potesse avere interesse solo per la cerchia degli stretti familiari.

Durante la preparazione della Mostra: Ebrei in Toscana XX-XXI secolo, mi è capitato di divenire la destinataria di molte testimonianze inedite, sia orali che scritte, pressoché sconosciute. Testimonianze che probabilmente senza questa occasione sarebbero andate perse, testimonianze meno eroiche di altre  perché fortunatamente raccontavano una storia a lieto fine. Mi sono parse però capaci di rendere bene quel terribile biennio e il suo clima di paura. Spesso scritte in un tono minore da testimoni coevi che mettendo sulla carta la storia dei tentativi fatti per salvarsi, pensavano di narrare gli eventi solo per dei cari parenti lontani, o credevano che quelle poche pagine di appunti sarebbero potute servire quando, giunta la vecchiaia,  il ricordo si sarebbe annebbiato e tutto quel vissuto avrebbe corso il rischio di scolorire. Nel caso di cui ragionerò qui di seguito, caso abbastanza eccezionale[1], mi sono giunte tra le mani  quattro scritture diverse, elaborate da quattro diversi osservatori che si confermano a vicenda, senza che nessuno di loro fosse a conoscenza, al momento della stesura, del testo dell’altro. Una lettera di una giovane ragazza, Elsa Lattes di Livorno, una memoria di suo padre, Aleardo Lattes, un’intervista trascritta e pubblicata, quella a Gastone Orefice e poche pagine che riassumono i fatti, scritte dal vecchio Ugo Castelli sul “Libro d’oro della famiglia”.

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Rita Castelli (Fonte: Archivio privato famiglia Castelli)

In questo intervento però mi riferirò solo alle prime tre. Il primo caso è una vera e propria missiva redatta da Elsa, poco più che ventenne, e inviata dall’Italia alla zia Rita Castelli che vive e risiede ad Asmara, per raccontare le vicende degli scampati pericoli. Al momento della stesura la famiglia è salva a Bolgheri, in casa di amici, e attende di poter tornare a Livorno, città già liberata ma impraticabile a causa delle macerie provocate dai bombardamenti. Questa lunga lettera è arrivata fino a noi grazie alla zia Rita che ha custodito per tutta la vita il carteggio che proveniva dall’Italia, e grazie anche alla successiva cura garantita dalla figlia Lidya dopo la sua scomparsa (si tratta di un epistolario di circa 730 lettere). La lettera in questione risale al 18 dicembre 1944. Tramite questa scrittura privata, poco più di due pagine, noi abbiamo come la fotografia di un nucleo familiare piuttosto ampio, quello della famiglia di Ugo Castelli, farmacista livornese, padre di quattro figlie e di un maschio, il primogenito. Tutti sono sposati e con prole, tutti legatissimi alla stessa scrivente che per alcuni è figlia, per altri nipote o cugina. Così dalla lettera di questa giovane, figlia di Aleardo Lattes e di Ada Castelli e sorella di Mario, noi possiamo ricavare tutte le informazioni che lei riassumeva per tranquillizzare la zia più lontana.

In questo testo si rammentano sei nuclei familiari, dai vecchi nonni fino all’ultimo nato, il figlio della cugina  Elena. In tutto diciannove persone, tutte quelle che rientrano nel reticolo parentale più diretto di Elsa Lattes. Così noi lettori di oggi veniamo a conoscenza che, dopo la fuga da Livorno, (tutta la famiglia era stata discriminata e aveva, fino a che era stato possibile, potuto fare una vita quasi normale, con la farmacia, il lavoro, gli scambi delle visite, le piccole gite e poco altro), era cominciato un lungo e tortuoso pellegrinaggio. Il loro distacco dal lavoro e dalla casa è causato dai bombardamenti, soprattutto da quello tragico del 24 maggio 1943. La paura della persecuzione all’inizio resta sullo sfondo degli avvenimenti. A sfollare dalla città verso la campagna  è un gruppo formato da due coppie, quella dei nonni e quella di Ada e Aleardo Lattes, figlia e genero di Ugo Castelli, il patriarca. Nel primissimo periodo si recano prima a Bolgheri da conoscenti, alla villa La Campana, e poi al Forte di Bibbona e poi da lì, e quello sarà il punto di svolta del loro pellegrinaggio, si recano alla villa “la Clementina” a Marina di Bibbona, villa di proprietà della famiglia ebrea dei cugini Tabet. La villa rimane per un certo periodo un rifugio sicuro ma poi, l’avvicinarsi del fronte, l’incrudelirsi della violenza tedesca e repubblichina, consigliano di cercare altri ripari.

Nel frattempo i componenti più giovani come Elsa, Vittorio, Gastone, tutti cugini, erano stati allontanati dalla costa e spediti a Firenze, Firenze che doveva essere “per i ragazzi” una tappa intermedia verso la Svizzera. Questo passaggio però non risulta dalla lettera di Elsa ma si estrapola dalle memorie che scrive il padre Aleardo. Perché Firenze? Forse perché lì risiedeva un fratello della nonna, perché lì agiva una ramificata organizzazione di aiuto per gli ebrei. Comunque tramite questi contatti o altri che non vengono menzionati, i giovani trovano rifugio presso alcuni conventi, come decine di altri ragazzi e ragazze ebree. All’inizio, per i maschi, escluso Mario, il fratello di Elsa, che si reca a Roma, c’era stata l’accoglienza presso i frati di Villa Imperiale[2]. Le ragazze vanno invece in un convento di suore. Scrive Elsa alla zia Rita:

Nel convento dove io ero, solo la madre (ottima donna che ha fatto di tutto per noi e ci ha aiutato fino all’impossibile) sapeva che ero ebrea, le suore tutte no. Vivevo così in mezzo alle educande come se fossi una di loro e non so davvero come hanno fatto a non accorgersi di nulla, per quanto andassi spesso alla messa o alle funzioni nella cappella del convento. Ma la vita a Firenze per noi, cominciava a diventare impossibile; venivamo a sapere di tanta gente che i tedeschi avevano deportato, e ci eravamo molto impauriti.

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Elsa Lattes a Villa Tabet, 1944 (Archivio privato Famiglia Cabib Lattes)

La paura suggerisce quindi di muoversi. Stare fermi in quei frangenti apparve a tutti come una inattività insopportabile, come un piegarsi al destino senza reagire. La decisione presa da Elsa fu di tornare indietro, andare di nuovo verso la costa, alla villa la “Campana”, a Bolgheri, dove Elsa sa di poter trovare i genitori. In quei giorni la stazione di Firenze era piena di soldati, di repubblichini e di tedeschi ma nessuno fa caso a questa giovane ragazza con uno zaino, che si appresta a prendere un treno per percorrere una distanza breve ma che la guerra trasforma in un’odissea che si protrae per dodici lunghe ore, dalle  diciassette del pomeriggio del 14 dicembre 1943[3] alle cinque del giorno seguente. Ma nessuno l’ha bloccata, né alla stazione, né sul treno. In questo colpo di fortuna entra solo il caso e niente altro. Se Elsa fosse stata fermata avrebbero visto dai suoi documenti l’appartenenza alla razza ebraica e per lei sarebbe stata la fine.

Intanto i giovani cugini, i figli di Giorgio Orefice e Anna Castelli: Vittorio e Gastone, dopo aver abbandonato il rifugio dei frati si sono diretti verso Norcia e noi sappiamo che si diedero alla macchia con un gruppo di partigiani del luogo[4]. Il piccolo gruppo era stato anticipato dai genitori che già si trovavano a Norcia e per loro forse la decisione fu meno sofferta Quello che più risalta comunque su questa scena, dove incontriamo diversi personaggi, è la loro modalità di muoversi e di agire, che appare in gran parte guidata dal caso. Una giovane ragazza che ritorna sui suoi passi e fa un viaggio a ritroso anche perché letteralmente non sa dove andare. E’ l’unica ragazza del gruppo, divisa dai cugini, e non ha con chi consigliarsi. Due ragazzi livornesi che vanno a finire in montagna con una banda di partigiani monarchici.

Riprendiamo però le fila della storia della nostra giovane ragazza che,riunitasi con i genitori e con i vecchi nonni, dopo soli quindici giorni di permanenza con i familiari, si rimette in marcia, di nuovo per prima e da sola, perché la sua età la rende potenzialmente più  facile vittima – anche se non viene mai detto o scritto – di uno stupro. Il padre farà un riferimento più esplicito a questo pericolo nelle sue memorie, perché più maturo e più esperto, e sicuramente anche perché ha meno ritrosia linguistica della figlia. Elsa invece, poiché il pericolo, adesso che racconta, è passato, si  permette anche considerazioni romantiche alla giovane zia lontana.

“..non potrai immaginare quello che ho provato quella giornata; mi sembrava di sognare, oppure di stare leggendo un libro di avventure. Infatti sembravo proprio un’avventuriera. Chiusa in un calessino coperto, con due uomini ai lati (uno era un certo Bianchi, guardia della villa Campana) partii di buon mattina invernale, il 12 dicembre[5], dirigendomi nella campagna di Riparbella da un cugino del Bianchi, il quale mi accolse volentieri in casa sua e mi tenne, ti assicuro, più che come una figlia…. La vita che avrei dovuto fare non mi sgomentava per nulla….Andavo la mattina con le bestie nella macchia insieme a un altro ragazzetto di 15 anni e una bimba di 10, stando fuori il più delle volte anche tutto il pomeriggio fino alla sera…..Dopo non molti giorni che ero là vennero anche babbo, mamma e i nonni, scappati di qui. Avevamo poco da mangiare (erba di campo, che si andava a cogliere anche sotto la neve, cavoli e basta). Essi sono stati lì con me fino al 7 marzo, giorno in cui sono partiti per Castellina.”

L’abitazione che la ospita è quella del cugino di Bianchi, certo Rodesindo, collocata nella macchia più fitta[6], dove la vita può trascorrere con una relativa tranquillità. La ragazza vi si fermerà per un lungo soggiorno, fino a pochi giorni prima dell’arrivo degli Americani a Castellina, quando il padre la va a prendere e la porta con sé per ricongiungerla con la madre e i vecchi nonni Castelli. Quando poi le cannonate si fanno troppo vicine, tutto il nucleo si rifugia in una grotta scavata nella roccia e dove, con il gruppo della famiglia Bianchi, raggiungono le nove persone.

Il 7 luglio finalmente Castellina viene liberata ma resta sotto il fuoco dell’artiglieria tedesca che cerca di proteggere la propria ritirata. Trascorrono quindi altri sette giorni e poi il 15 luglio, tutti,  possono finalmente ritornare alla villa di Bibbona, la Clementina, la casa dei Tabet. La trovano integra e finalmente tirano un sospiro di sollievo. La nostra testimone, giovane e piena di salute, si dedica ai bagni di mare prima che sia possibile, per lei e gli altri, rientrare a Livorno, ormai liberata. I parenti stretti di cui non si hanno ancora informazioni sono tanti: Carlo Castelli, lo zio più anziano e la sua famiglia, la moglie, la figlia, il genero e il nipote e la cugina Emma Belforte.

Bagni Pancaldi (Livorno) Anni '30 - Aleardo lattes e famiglia (Archivio privato famiglia Lattes Cabib)

Bagni Pancaldi (Livorno) Anni ’30 – Aleardo lattes e famiglia (Archivio privato famiglia Lattes Cabib)

I cinque membri che non si sono mai separati sono tutti vivi e sani; hanno perso moltissimi beni ma sono sopravvissuti. Ma proviamo a guardare questa storia da un’altra memoria, molto più dettagliata e,direi, meno edulcorata, di quella di Elsa. La ragazza doveva e voleva rincuorare la zia lontana, in Eritrea, e poneva l’accento sugli aspetti più leggeri tralasciando, penso di proposito, quelli più pesanti. Ma se confrontiamo quanto scritto dalla nipote di Rita con il testo del padre, emerge un quadro più drammatico e più realistico.  Il riepilogo delle vicende proposto da Aleardo, conservato con amore dai familiari e giunto per questo fino a noi, porta come data iniziale: 29 settembre 1945. Il suo racconto non prende le mosse dalla fuga ma dal bombardamento del 28 maggio 1943 su Livorno, uno dei più tragici subiti dalla città. Ed è a quello e alle distruzioni prodotte che il nostro autore attribuisce l’allontanamento suo e dei nonni di Elsa dalla città labronica, subito dopo aver allontanato i ragazzi, Vittorio e Gastone. Le due coppie di adulti vanno nella campagna vicina, da amici, in una abitazione al Forte di Bibbona ma sia Ugo Castelli, il suocero, che Aleardo continuano a tenere la farmacia aperta fino all’ottobre dello stesso anno. A quel punto sia la precarietà delle vie di comunicazione, che il clima di paura che tutti respiravano, in loro aumentato dal fatto di essere ebrei, li convincono a chiudere l’attività e a mettersi in fuga a tutti gli effetti. Aleardo però cerca, ancora per alcuni giorni, di raggiungere Livorno per imballare il salvabile, mettere via qualche mobile e qualche masserizia, chiudere la porta di accesso del negozio. Purtroppo niente di tutto quello che mise in salvo rimase intatto. Tutto fu distrutto dalle razzie degli sciacalli, portato via dai tedeschi in ritirata, distrutto dalle bombe.

Il riparo trovato non sembra però sufficientemente idoneo, soprattutto per la giovane figlia rientrata da Firenze. Allontanata Elsa in una campagna che pare dimenticata, lui e la moglie Ada durante la giornata si allontanano dalla casa che li ospita, e per non dare nell’occhio, si inoltrano nelle macchie vicine ma il 20 dicembre un amico li avvisa che sono stati cercati dai carabinieri di Bibbona. Anche  il padrone della villa la Campana non è più disponibile a tenerli lì, e li prega di andarsene.  Lo spostamento sarà breve. Si recheranno dai cugini Tabet che possiedono una villa poco lontano, la Clementina, e che li ospitano condividendo tutti la paura di essere arrestati e deportati. Ma questa sarà solo una breve pausa. Anche quel rifugio diviene insicuro e dovranno ripartire. Decidono di  seguire la strada della figlia e si rivolgono pure loro dai cugini del Bianchi, nel podere Torignano, nel comune di Riparbella. Alla Clementina restano solo i vecchi Castelli. Ma per poco. Anche per loro quel nascondiglio comincia a divenire troppo pericoloso e così pure la vecchia coppia raggiunge le macchie di Riparbella e si ritrova con gli altri. La situazione però è delicatissima, stretti in una abitazione molto piccola, senza risorse alimentari sufficienti, senza alcuna comodità. La vita diventa un calvario. Le giornate trascorrono nella ricerca di erbe selvatiche da mangiare ma quello che riescono a trovare è veramente troppo poco. Aleardo decide di andare a piedi ben oltre i confini del podere e dirigersi verso Chianni, nelle proprietà di un certo dottore Ugo Cortesi che conosce grazie alla lunga vita passata in farmacia. E miracolosamente arriva alla abitazione signorile di Cortesi che, dopo averlo ben rifocillato, lo fornirà anche di due quintali di grano, cinque chili di fagioli e un grosso pane. Tutte risorse che consumeranno al podere in poco più di due mesi.

Ma intanto Riparbella a causa dei cannoneggiamenti tedeschi e delle bombe americane si sta svuotando di tutti i suoi abitanti. Un certo numero di parenti di Redesindo arriva dove già sono in troppi. Per il nostro gruppo di ebrei è venuto il momento di partire anche da lì. Si recano in due abitazioni a Castellina, poco lontano da Riparbella, dove si era già rifugiata la famiglia dei Moise di Livorno, e dove trovano due stanze per le due coppie in fuga, quella dei Castelli e quella dei Lattes, mentre Elsa resta temporaneamente ancora al podere di Torignano. Il 15 giugno 1944 Aleardo torna a riprendersi la figlia e la conduce con sé, ma il 29 giugno, tutti loro con i Bianchi, quattordici persone tra i 79 anni e un bambino piccolo di due mesi, si rifugiano dentro una grotta scavata nella roccia vicino a Castellina perché il passaggio del fronte rende la stessa piccola cittadina, un inferno. Gli alleati sono vicinissimi ma i tedeschi continuano a mitragliare e lo scontro sembra non dover più finire. In quel frangente, il vero pericolo è quello della guerra, perché in quel territorio, non sembra esserci quello dell’antisemitismo. Scrive Aleardo:

Il giorno seguente al nostro arrivo una folla di conoscenze di vecchia data vennero a farci visita, e tutte non a mani vuote. Fu una gara di gentilezze e di attenzioni veramente commovente. Per quanto facessimo una vita assai ritirata e guardinga, tutto il paese sapeva chi eravamo, e per quale ragione vi eravamo giunti (persino il Commissario prefettizio ne era informato) ma nessuno ci tradì mai.[7]

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Rita Castelli da giovane signora (Archivio privato famiglia Castelli)

Tanta generosità era sicuramente dettata dalla consapevolezza che il quadro politico da lì a breve sarebbe radicalmente cambiato ma, ai  nostri protagonisti, tutto apparve positivo. Nella grotta, adibita a rifugio, ci stanno per sedici lunghi giorni con i viveri sufficienti solo per cinque ma altri arrivano in loro soccorso.

Non soffrimmo la fame, vera e propria, perché altre famiglie ci aiutarono a sbarcare il lunario fino a che, l’ottavo giorno, avvenne il miracolo tanto atteso: la liberazione dall’incubo tedesco-fascista, la provvidenza per noi tutti[8]

Con la liberazione finisce anche la fame perché gli Americani proseguendo nella loro avanzata verso il nord abbandonarono sul terreno: scatolette, cioccolata, latte in polvere e anche, annota Aleardo, carta igienica.  Come aveva scritto a proposito del dormire su dei veri materassi invece che su pagliericci improvvisati, la nuova dimensione faceva intravedere un vivere più civile. Passata la paura delle deportazione, finita quella dei bombardamenti e delle razzie dei fascisti e dei tedeschi, si poteva ricominciare a pensare al futuro anche se, ancora per otto giorni, dall’interno di una grotta prima che intorno tornasse la calma.

Se ripensiamo a quanto scritto fino a qui e lo facciamo guardando una carta geografica, ci accorgiamo che il raggio delle peregrinazioni che le due famiglie dei coniugi Castelli e Lattes affrontarono, fu anche relativamente piccolo. Essi non avevano avuto la possibilità di organizzare fughe più sicure, magari verso l’estero. Per l’età avanzata dei Castelli, Ugo e Emma De Rossi, per mancanza di mezzi a disposizione. Quello che poterono mettere in atto fu una strategia di scappa e fuggi, di gioco tragico a nascondino. Trovato un riparo, lo si utilizzava fino a quando questo risultava sicuro, o perlomeno sembrava sicuro agli interessati. Quando in questa relativa sicurezza, si aprivano delle crepe, ci si spostava un po’ più in là. In base a cosa? Alle conoscenze pregresse, alla rete di parentele che si possedevano e tramite queste si allargavano ad altre potenziali reti di salvataggio da costruire. Nel nostro caso la salvezza arrivò da persone semplici, poveri contadini toscani. Nessuno di loro mai, fino a qui, era stato nominato in un documento di tipo pubblico. Lo fecero per antifascismo convinto? Forse è chiedere troppo. Lo fecero e basta, a loro rischio e pericolo, ma la loro scelta di non partecipare alla caccia all’ebreo, di non approfittare di una famiglia in fuga, permise la salvezza di cinque persone.

A me questa è sembrata una storia piena di angoscia e di paura, ma anche una storia piena di solidarietà e di dignità e per questo significativa da raccontare.

[1] Su questa vicenda, vista però da un’angolatura molto diversa, molto legata alla religione, era comparso già diversi anni fa un diario, quello di Emma De Rossi Castelli in, Nei tempi oscuri. Diari di Lea Ottolenghi e Emma De Rossi Castelli due donne ebree tra il 1943 e il 1945, Belforte & C. Editori, Livorno, 2000. Mi riprometto di tornare sopra tutte queste scritture ma in un’altra sede e con più spazio disponibile.

[2]Gastone Orefice. Un giornalista livornese nel mondo, intervista a cura di Catia Sonetti, Ets, Pisa, 2014, p. 32.

[3] La data la ricavo dalla memoria dattiloscritta e inedita di Aleardo Lattes gentilmente concessami dalla vedova.

[4] Gastone Orefice…, cit., pp. 33-34.

[5] Si tratta del 12 dicembre 1943. Il padre di Elsa nel suo diario posticipa questa partenza al 17, ma potrebbe essere anche un refuso della battitura.

[6] Vd. le Memorie di Aleardo Lattes, p.8.

[7] Memoria dattiloscritta di Aleardo Lattes, p.14. L’originale è in possesso della famiglia e presso l’Istoreco di Livorno ce n’è una copia.

[8] Ibidem, p. 17.

Articolo pubblicato nel gennaio del 2017.




Il Giorno della Memoria 2017 a San Casciano Val di Pesa

Dal 26 gennaio al 10 febbraio il Comune di San Casciano Val di Pesa presenta un vasto programma di iniziative in occasione del Giorno della Memoria.

In particolare, giovedì 26 febbraio alle ore 17,30, presso la Biblioteca comunale: I conti con la Storia: l’Italia e la rimozione delle colpe della seconda guerra mondiale, conferenza a cura della prof.sa Francesca Cavarocchi (Università di Udine).