Pieve ricorda Giovanni Papini

Sabato 3 Dicembre alle ore 21, al teatro Papini a Pieve Santo Stefano, verrà presentato il libro “Tutto o Nulla”, in occasione del sessantesimo anniversario della morte di Giovanni Papini, fra i maggiori letterati del ‘900 italiano, che legò buona parte della sua vita a Pieve Santo Stefano, per la precisione alla località di Bulciano, dove trascorse anni importanti per la formazione del suo bagaglio culturale, e dove ospitò spesso grandissimi personaggi della cultura italiana di quegli anni, da Ungaretti a Soffici.
Una pubblicazione piccola e grande al tempo stesso, che presenta assieme una serie di scritti selezionati dall’ampia e ponderosa produzione letteraria da parte di Mario Baroni, che assieme al Comune di Pieve Santo Stefano realizza questo libro in una veste grafica particolare, frutto della collaborazione con la storica tipografia pievana Dalla Ragione che già in passato aveva lavorato ad altre opere sul tema.
La serata consisterà nella lettura artistica di brani tratti dal libro, intervallati da momenti di danza a cura di Academy Ballet. Sarà anche l’occasione per la scopertura in sala del busto in marmo offerto dagli Eredi della Famiglia Papini, raffigurante il letterato , realizzato nel 1934 dal noto scultore dell’epoca Valmore Gemignani. Assieme al busto verrà scoperta anche l’opera pittorica dell’artista aretino Paolo Antonio Toci dal titolo “little anna”, che andrà anch’essa ad arricchire la sala del piccolo teatro Papini , con l’intento di darle nel tempo un duplice motivo culturale per impreziosirla, sia come teatro che come piccola ma significativa pinacoteca, tutto nel nome di Papini.




Disponibili gratuitamente online le annate della rivista Italia contemporanea 1949-1998

Si comunica che sono disponibili INTEGRALMENTE E GRATUITAMENTE sul portale dell’INSMLI le annate dal 1949 al 1998 della rivista Italia contemporanea (già Il Movimento di liberazione in Italia): http://www.italia-resistenza.it/pubblicazioni/italia-contemporanea/indici-prova/

Oltre agli indici dei fascicoli dall’1 al 213, per ogni articolo è presente la scansione OCR, con possibilità di effettuare una RICERCA TESTUALE all’interno dei file .pdf!




Per Edward Gordon Craig nel cinquantenario della morte (1966-2016)

24 Novembre 2016 – 25 Novembre 2016 Saloncino del Teatro della Pergola, Via della Pergola 30

Per Edward Gordon Craig nel cinquantenario della morte(1966-2016)

Il Convegno è promosso dall’Università degli Studi di Firenze in collaborazione col Gabinetto Vieusseux , The British Institute  of  Florence, Compagnia Lombardi Tiezzi, Teatro della Toscana- Teatro Nazionale (Teatro della Pergola)

Il 29 luglio 2016 ricorreva il cinquantesimo anniversario della morte di Edward Gordon Craig, il Profeta del Nuovo Teatro, il Padre Fondatore della scena del Novecento, il creatore della figura del regista, il geniale attore, scenografo, pittore, regista, scrittore e teorico del teatro, vissuto a Firenze dal 1906 al 1914.

La città, dove si conservano importanti nuclei del suo archivio, fu per Craig fonte di ispirazione e luogo ideale, dove elaborò e pubblicò le sue opere più importanti; nel 1906, grazie all’intermediazione di Isadora Duncan, creò per Eleonora Duse le scene per la prima al Teatro della Pergola di Rosmersholm di Henrik Ibsen.

In occasione del cinquantenario l’Università degli Studi di Firenze in collaborazione con il Gabinetto Scientifico Letterario G. P. Vieusseux, il British Institute of Florence e la Fondazione Teatro della Toscana, celebrerà Craig con un convegno internazionale di studi che si terrà al Teatro della Pergola il 24 e il 25 novembre. A conclusione dei lavori, nel Saloncino del Teatro seguirà la conferenza spettacolo Gordon Craig e Stanislavskij. Amleto al Teatro d’Arte di Mosca con Sandro Lombardi, Federico Tiezzi, Ferruccio Marotti.

L’iniziativa ha il patrocinio del Consiglio Regionale della Toscana.




“L’Ombrone affitta ma non vende”: il patto antico tra Grosseto e le acque.

Le piene dell'Ombrone

Livello delle piene dell’Ombrone

In occasione delle celebrazioni legate al Cinquantenario della drammatica alluvione del 4 novembre del 1966, alluvione che non vide solo Firenze al centro della epocale vicenda, ma innumerevoli altre realtà tra le quali Grosseto e la sua Maremma, emerge con chiarezza la necessità di una riflessione storica di lungo periodo che ci consenta di cogliere le peculiarità di un complesso problema storico e geografico.

La realtà grossetana, infatti, presenta alcuni spunti per definire una prospettiva che nasce da incroci di punti di vista disciplinari e da sensibilità diverse giocate nell’intento di restituire l’organicità complessa del sistema uomo-ambiente nel tempo.

Grosseto non è solcata dal fiume, ma dal fiume è stata segnata per intero la sua esistenza, sin dalla sua origine. Dal legame stretto con l’acqua, buona o cattiva, sgorga la sua stessa essenza e la sua identità, che dà forma alle cose, disegna i contorni del paesaggio, forgia le vite delle generazioni che vi dimorano: un connubio da indagare nelle sue radici profonde e da insegnare a chi sta crescendo in questo luogo, perché impari a rispettare il patto della città con il suo ambiente, lo accolga e lo difenda.

Da questa riflessione nasce l’idea dell’urgenza e della necessità di un lavoro didattico organico e mirato per avvicinare i ragazzi alla storia dei luoghi, intesi come nodo problematico nato dall’ambiente e dall’uomo che vi si insedia nella prospettiva storica di lungo periodo. In questo contesto la caratteristica precipua della didattica proposta dagli istituti storici, che risiede nella impostazione del lavoro su base laboratoriale, consente di avvicinare i ragazzi al testo delle fonti storiche: siano quelle classiche o quelle archivistiche, archeologiche o iconografiche, non trascurando le fonti materiali ancora presenti sul territorio né un’organica e strutturata lettura del paesaggio urbano e fluviale, né la copiosa messe di studi editi sulla città e il territorio.

Ci viene incontro a questo proposito la mostra organizzata presso l’Archivio di Stato di Grosseto, “L’Ombrone ed altri fiumi. Breve storia delle alluvioni in Maremma” presentata il 24 settembre 2016, che ci restituisce il panorama storico documentario, offrendoci preziosi spunti per una ricostruzione degli eventi che caratterizzarono la complessa vicenda delle acque e la città, estratti dai documenti conservati nei fondi archivistici grossetani, quali l’Uffizio de’ Fossi e Coltivazioni, Il Genio Civile, l’Ingegnere Ispettore del Compartimento, il Commissario della Provincia Inferiore, La Sottoprefettiura di Grosseto, L’Uffizio di Buonificamento delle Maremme, Il Catasto, la Prefettura Granducale, la Provincia di Grosseto, il Comune di Grosseto.

Ilario Casolani (Siena 1588 - 1661) Madonna col Bambino in gloria e i Santi Cipriano, Sebastiano, Lorenzo e Rocco, 1630  Olio su tela cm.274x160. Già nel coro della Cattedrale, ora custodito nel Museo Archeologico e d'Arte della Maremma e Museo Diocesano d'Arte Sacra.

Ilario Casolani (Siena 1588 – 1661)
Madonna col Bambino in gloria e i Santi Cipriano, Sebastiano, Lorenzo e Rocco, 1630  |   Olio su tela cm.274×160. Già nel coro della Cattedrale, ora custodito nel Museo Archeologico e d’Arte della Maremma e Museo Diocesano d’Arte Sacra.

A sintetizzare mirabilmente le vicende che legano la città all’ambiente fluviale e palustre in cui è immersa, l’antica immagine iconografica forse più suggestiva della città di Grosseto. Si tratta del particolare tratto dalla pala d’altare conservata presso il Museo Archeologico e d’Arte della Maremma, Madonna con Bambino e i Santi Rocco, Lorenzo, Sebastiano e Cipriano di Ilario Casolani del 1630, immagine cara agli storici della città, che l’hanno indagata più è più volte per poter immaginare un ambiente storico lontano nel tempo, ormai totalmente modificato, tanto da risultare irriconoscibile. È la vista a volo d’uccello di una piccola città chiusa nelle sue mura stellate, ancora circondate da un fossato, immersa nella luce dorata riflessa da un paesaggio di terra e d’acqua che si perde in lontananza e sfuma i contorni di una natura che si intuisce ostile indomita e selvaggia, sublimata in una struggente bellezza.

Questa bellezza aspra, che riesce a commuovere chi vive e ama la Maremma, e ne vuole indagarne il segreto, percepirne le forza e la sostanza, costituisce la radice identitaria di un territorio che va capita e fatta capire anche a chi è giunto da poco, a chi è giovane oppure che l’ha dimenticata, perché è qualcosa di delicato e fragile, un equilibrio secolare che ogni tanto si infrange e chiede quindi attenzione, cure, nuove fatiche e ancora riflessione.

Sin dall’antichità le fonti più importanti sono quelle di Tito Livio, (Ab urbe condĭta libri, XXVIII, 45, 18) che parla di contributi in legno d’abete e grano destinate a Scipione che raggiungono Roma forse per vie d’acqua (fluitazione), di Plinio, (Naturalis Historia, III 51 ) che definisce l’Ombrone “Navigiorum capax” o del citatissimo Rutilio Namaziano, (De Reditu suo) che nel 417 ripara la notte presso la foce dell’Ombrone, “Non ignobile flumen” definendo la foce un attracco sicuro ed esprimendo il desiderio impossibile di potervi rimanere più a lungo.

Ma forse l’indizio che ci fa maggiormente intuire il legame d’affetti tra gli antichi abitatori della Maremma con le acque del suo fiume è il frammento con iscrizione ritrovato presso lo Scoglietto (all’interno del Parco della Maremma non distante dalla foce dell’Ombrone) con dedica a Diana Umbronensis e restituitoci dagli studi di Studi di Sebastiani e Cygielman.

Molte questioni rimangono aperte, come la presunta navigabilità dell’Ombrone: per molti studiosi certa per l’ultimo tratto, discussa a fondo con posizioni diverse e contrastanti riguardo al tratto nei pressi di Grosseto.

Certo è che in epoca altomedievale il fiume scorreva vicino alla città: esiste un legame imprescindibile tra l’Ombrone e l’origine della città. Essa infatti compare verso la fine del VI secolo, dopo la decadenza della villa di San Martino accanto al tracciato della Via Emilia Scauri (II sec. a.c.) che aveva percorso più interno rispetto alla vecchia Aurelia (III sec. A .c) e guadava il fiume nei pressi di Grancia. Vi era forse un approdo fluviale: nella direttrice fiume – saline – mare- è da rinvenire la cifra dell’esistenza di questo minuscolo centro abitato nascente sulle rovine di un’antichità che aveva visto fiorire città importanti e potenti come Roselle e Vetulonia. Così il piccolo centro prende vita su piccole alture o su un pianoro sommitale nell’area dell’ attuale Piazza della Palma e via Garibaldi -come ci restituiscono recenti scavi urbani- forse per scongiurare il pericolo delle piene dell’imminente fiume.

Ma Grosseto è città fluviale? Non certo in senso classico, come le grandi città italiane, Roma Firenze o Pisa: non è attraversata dal fiume. Ma in forma simile a Grosseto altre città sono lambite da fiumi, basti pensare ai casi di Casale Monferrato sorta accanto al Po, a Cuneo nata vicino ai fiumi Stura e sul Gesso, a Vicenza, lambita dal Bacchiglione, al caso toscano di Prato sorta a sfiorare il Bisenzio. Una possibile pista di analisi conoscitiva potrebbe nascere dalla comparazione delle realtà storico- geografiche simili, valutando analogie e differenze per meglio comprenderne gli equilibri passati e le prospettive future.

Uno spunto importante, poi, su cui concertare una riflessione è la storia delle alluvioni in Maremma nella documentazione e nella letteratura: se poco si sa delle alluvioni in età altomedievale è facile intuirne la presenza nelle caratteristiche legate alla struttura urbana di Grosseto, come si è detto sviluppatasi su piccole alture nei pressi del corso del fiume, ma anche nella mancanza di locali ipogei e di cantine. Documentate sono invece le alluvioni nel basso Medioevo soprattutto nel 1318 (G. Venerosi Pesciolini, Mura e casseri di Grosseto nell’Evo Medio, Siena 1925) e la grande alluvione del 1333 descritta nella Cronica di Giovanni Villani, libro undecimo:

“negli anni di Cristo 1333, il dì di calen novembre, […] onde quel dì della Tussanti cominciò a piovere diversamente in Firenze ed intorno al paese e nell’Alpi e montagne, e così seguì al continuo quattro dì e quattro notti […] dovunque ha fiumi o fossati in Toscana e in Romagna crebbero in modo che tutti i loro fiumi ne menaro e usciro di loro termini, e massimamente il fiume Tevero e copersono le loro pianure d’intorno con grandissimo dammaggio del contado del Borgo a San Sepolcro e di Castello, di Perugia, di Todi d’Orbivieto e di Roma; e ‘l contado di Siena e d’Arezzo e la Maremma gravò molto.”

Alluvioni imponenti, quasi un flagello divino, un preludio dell’apocalisse tanto che il fiume Ombrone cambiò il suo corso e si allontanò dalla città di oltre un chilometro e mezzo: il toponimo Fiume morto a designare un ampio territorio che va dalla Porta Vecchia della città di Grosseto all’attuale argine in fondo a Via de’ Barberi, ne è la testimonianza più evidente. Il toponimo è altresì attestato sin dal 1258 nei pressi di Istia-San Martino, segno evidente che il fiume tendeva a variare il suo corso con andamento progressivo (G Prisco, Atlante storico topografico)

In Età moderna si segnalano man mano che ci avviciniamo al presente, moltissime alluvioni: la documentazione si fa più ricca e più indagata risulta la storia più vicina a noi. Ci basti ricordare le disastrose alluvioni del 1557 del 1758 e del 1813. Epoche difficili segnate da guerre, crisi, carestie. La prima ha una probabile connessione con il conflitto Franco-Spagnolo in cui è inserita la guerra di Siena, che tanto coinvolse da vicino le sorti della Maremma, consegnata, con tutta la Repubblica di Siena, come premio al nascente stato regionale dei Medici; la seconda è al culmine di quello stato di prostrazione demografica ed economica che ispirò a Sallustio Bandini il Discorso su la Maremma di Siena (scritto probabilmente nel 1737); la terza da mettere probabilmente in relazione con le guerre napoleoniche che avevano insanguinato tutta l’Europa. Epoche in cui, dunque, il patto col fiume viene meno? Difficile dimostrarlo con certezza. Sappiamo solo che alla fine dell’età moderna si inizia veramente in maniera seria e strutturata a pensare di intervenire per mettere finalmente a regime le acque maremmane: è del 1815 un bellissimo progetto di sistemazione dell’argine mediceo dell’Ombrone onde scongiurare il pericolo dell’alluvione per la città (Archivio di Stato di Grosseto, Uffizio de’Fossi 609). Di lì a poco iniziarono i grandi lavori che trasformarono in maniera radicale e irreversibile in senso moderno l’ambiente intorno alla città, con il Motuproprio di Leopoldo II di Lorena del 27 novembre 1828, che dispose l’inizio della bonifica e l’avvio dell’opera di colmata prospettata da Vittorio Fossombroni, deviando all’altezza dell’attuale Steccaia il corso del fiume e dirottando le sue acque torbide all’interno della piana di Grosseto e del Padule di Castiglione.

Feritoie a Porta Vecchia dove doveva incanalarsi la chiusa mobile progettata per arginare le acque, 1868

Feritoie a Porta Vecchia dove doveva incanalarsi la chiusa mobile progettata per arginare le acque, 1868

Purtroppo, però, malgrado le maggiori attenzioni e l’immane lavoro svolto, i documenti ci parlano di continue tracimazioni delle acque dell’Ombrone: il 28 dicembre del 1821, nel settembre del 1848, il 30 novembre 1864, il 4 e 5 ottobre 1868, nel novembre e dicembre del 1869, nel 1874, il 7 agosto del 1880, il 7 novembre 1896. Si moltiplicano documenti e notizie, le stime dei danni, le parole delle popolazioni colpite soprattutto nelle abitazioni, nei lavori agricoli, nella morte del bestiame.

Singolare è poi un progetto di una chiusa mobile a Porta Vecchia di ferro fuso per contenere le piene del 1868 (Archivio di Stato di Grosseto, Comune X 98) di cui ancora leggiamo all’interno dell’arco di Porta Vecchia la scanalatura in cui era inserito il meccanismo, proprio accanto al bastione che riporta le iscrizioni lapidee dei livelli delle piene: un vero e proprio luogo della memoria delle ultime alluvioni storiche della città.

Tra queste, l’alluvione del 2 novembre del 1944 è ancora tutta da studiare e da riscoprire. La città liberata da pochi mesi dall’Esercito alleato, ancora dolente per le profonde ferite inferte al tessuto urbano e sociale dai bombardamenti e dalla guerra, stava lottando per tornare ad una difficile e precaria normalità, quando, secondo le testimonianze dei vecchi grossetani, le sirene d’allarme antiaereo suonarono di nuovo, stavolta annunciando un flagello diverso più antico e familiare, ma non meno inquietante. Scarseggiano i documenti e le immagini, si tratta di una storia tutta da ricostruire. Ci vengono in aiuto importanti testimonianze documentarie conservate nell’archivio dell’Isgrec nel fondo del CPLN di Grosseto. A ridosso dell’alluvione, il 9 novembre, si riunisce il Comitato provinciale di Liberazione nazionale per discutere i numerosi problemi di una città che sta ancora in bilico tra la guerra e la pace, tra istanze di democrazia, di ritorno ad un’agognata normalità, e il desiderio di giustizia per le violenze subite. Trova spazio al n.5 dell’ordine del giorno, la voce “aiuti pro sinistrati dell’inondazione del 2 corrente mese” che sviluppa l’idea di creare una commissione formata dai rappresentanti dei sei partiti che formano il CLN unitamente al tenente Rush per la distribuzione degli aiuti. Viene poi stesa una circolare da inviare ai maggiori proprietari della zona per sollecitare donazioni di danaro per i sinistrati.

Fa seguito un nutrito fascicolo di documenti, costituito, tra le altre cose, da una lista di proprietari e persone abbienti di Grosseto, dalle lettere di risposta di alcuni di questi con la comunicazione della cifra donata. Si tratta di uno spiraglio per restituire alla città una memoria che rischia di andare perduta, imprescindibile anello di una catena che ci conduce al presente dando un senso diverso anche all’alluvione di cinquant’anni fa.

In ultima analisi, ciò che ci suggerisce questo breve excursus è l’impellente necessità di conoscere, di studiare il passato per mantenere in futuro un sano equilibrio tra gli uomini ed il loro ambiente che può trasformarsi in qualcosa di temibile e minaccioso se l’avidità, l’immediato interesse la sconsiderata ricerca di profitto prevarranno a oscurare la natura insieme difficile e gentile della Maremma: “L’ Ombrone affitta ma non vende”, dicevano un tempo i vecchi grossetani, gli stessi che per San Lorenzo, patrono della città, giocavano la Giostra del Saracino in via dei Barberi fino ai primi del Novecento. (La Nazione, 10 agosto 1980, Roberto Ferretti). Era una gara tra la città degli uomini e la natura che la accoglieva, sotto gli occhi benevolmente ironici del Santo con la graticola.

Articolo pubblicato nel novembre del 2016.




Presentazione della guida “La Versilia tra antifascismo, guerra e Resistenza” a Camaiore

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Dopo le presentazioni di Viareggio e Seravezza, “La Versilia tra antifascismo, guerra e Resistenza” di Federico Bertozzi, Jonathan Pieri e Andrea Ventura tornerà alla ribalta la sera del prossimo martedì 29 novembre 2016, presso la Sala Bianchi di Camaiore.

La sera del prossimo martedì 29 novembre 2016, alle ore 17:30, presso la Sala Bianco Bianchi in via delle Muretta 99 a Camaiore (Lu), si terrà la terza presentazione de “La Versilia tra antifascismo, guerra e Resistenza”, la nuova guida storico-turistica ai luoghi della memoria versiliesi del periodo 1943-1945 redatta da Federico Bertozzi, Jonathan Pieri e Andrea Ventura per Pezzini Editore, già promossa a Viareggio e Seravezza e forte di un notevole successo di pubblico. Frutto di quasi due anni di ricerche storiografiche compiute dai tre giovani storici dell’ISREC di Lucca sotto il coordinamento scientifico del prof. Gianluca Fulvetti dell’Università di Pisa, il volume, primo capitolo di un progetto provinciale tripartito reso possibile dal determinante contributo della Fondazione Cassa di Risparmio di Lucca, presenta al lettore i siti più significativi per la storia comunitaria della Versilia durante la Seconda Guerra Mondiale, inseriti in quattro pratici “Percorsi della memoria”, percorribili anche in auto, dipanati sui territori comunali di Forte dei Marmi, Pietrasanta, Seravezza, Stazzema, Camaiore, Massarosa e Viareggio. Assistito da mappe ed immagini di oggi e di ieri, l’interessato potrà così andare alla scoperta di luoghi, volti e vicende che segnarono il vissuto versiliese negli ultimi due anni del conflitto, fra occupazione nazista e Resistenza partigiana, rastrellamenti e sfollamenti forzati di civili, stragi tedesche e bombardamenti alleati, Linea Gotica e Liberazione. Spaziando dal Pontile di Forte dei Marmi alla Villa Pilli/Henraux di Seravezza, dalla “Brilla” di Massarosa al Palazzo Littorio di Camaiore, dal Parco della Pace di Sant’Anna di Stazzema al Liceo classico “Giosuè Carducci” di Viareggio, soltanto per citarne alcuni, la nuova pubblicazione, adatta sia ai turisti che ai residenti, mira quindi a valorizzare il patrimonio storico materiale della Versilia in tempo di guerra, ed include anche tre “Sentieri della memoria”, semplici percorsi montani per conoscere da vicino fatti e protagonisti della Resistenza e della repressione antipartigiana sulle Alpi Apuane. Patrocinata dal Municipio di Camaiore e dall’ISREC di Lucca, la serata, ad ingresso libero, si aprirà con i saluti dell’Amministrazione Comunale e vedrà poi gli interventi di due degli autori, Federico Bertozzi e Andrea Ventura, nuovo direttore dell’Istituto stesso.

In allegato, il programma dettagliato dell’iniziativa.




Pistoia Capitale della Cultura: un bando per selezionare e sostenere progetti culturali delle associazioni pistoiesi

Un’importante opportunità per il ricco mondo dell’associazionismo culturale cittadino: l’Amministrazione comunale promuove un bando pubblico per la selezione ed il sostegno di quei progetti culturali che, per la loro qualità, potranno far parte del programma di Pistoia Capitale Italiana della Cultura 2017. Lo fa, mettendo a disposizione un fondo di 50.000 euro che sarà utilizzato per sostenere le migliori proposte. A queste potrà infatti essere erogato – su rendicontazione – un contributo da un minimo di 1000 euro fino ad un massimo di 5000 euro e che comunque non dovrà essere superiore al 65% del budget complessivo della proposta culturale.
La decisione di dedicare un bando specifico alle associazioni pistoiesi (con sede legale a Pistoia e operanti sul territorio comunale) è stata formalizzata dalla giunta comunale di Pistoia con una propria delibera approvata nei giorni scorsi. A questa hanno fatto seguito i conseguenti atti dirigenziali per la redazione del bando, che è stato pubblicato ieri e rimarrà aperto fino al 15 dicembre.

Le iniziative selezionate andranno così ad integrare ulteriormente il già folto programma di Pistoia Capitale italiana della Cultura, che sarà reso pubblico il 2 dicembre.

I requisiti richiesti alle associazioni.

Potranno partecipare le associazioni con finalità prevalentemente culturali, che hanno sede e svolgono la loro attività nel comune di Pistoia. Il progetto che presenteranno dovrà essere svolto sul territorio comunale di Pistoia nell’arco del 2017.

Dovranno essere dotate di uno statuto o di un atto costitutivo sottoscritto prima del 31 ottobre 2016 che, con riferimento alle norme che regolano le associazioni di volontariato e le associazioni di promozione sociale, preveda: l’assenza di fini di lucro, la democraticità della struttura, l’elettività e la gratuità delle cariche associative nonché la gratuità delle prestazioni fornite dagli aderenti, i criteri di ammissione e di esclusione di questi ultimi, i loro obblighi e diritti. Devono inoltre avere un proprio bilancio, dal quale devono risultare i beni, i contributi o i lasciti ricevuti, nonché’ le modalità di approvazione dello stesso da parte dell’assemblea degli aderenti. Sono comunque escluse le associazioni che dispongono limitazioni all’ammissione degli associati con riferimento alle condizioni economiche e discriminazioni di qualsiasi natura, o prevedono il trasferimento, a qualsiasi titolo, della quota associativa o che, infine, collegano, in qualsiasi forma, la partecipazione sociale alla titolarità di azioni o quote di natura patrimoniale.

La partecipazione al bando è ammessa anche per soggetti associativi appositamente e temporaneamente raggruppati, purché tutti risultino in possesso dei requisiti suddetti.

Nessuna associazione però potrà presentare più di un progetto, neppure per il tramite di un raggruppamento temporaneo. I progetti presentati dovranno essere integralmente ed autonomamente gestiti dal soggetto proponente, dal momento della loro ideazione alla loro piena realizzazione. Dovranno inoltre riportare in tutte le forme di comunicazione e informazione adottate il logo ufficiale di Pistoia Capitale Italiana della Cultura 2017.

Il sostegno previsto.

Per il sostegno alle proposte delle associazioni del territorio, l’Amministrazione ha messo a disposizione un fondo complessivo di 50.000 euro. Al singolo progetto è prevista l’erogazione di un contributo variabile tra un minimo di 1000 euro e un massimo di 5000, a seconda della qualità del progetto e dell’impegno finanziario sostenuto dai realizzatori. Il contributo comunale non dovrà comunque coprire l’intera spesa prevista dal progetto: non dovrà infatti superare il 65% del budget complessivo. Il contributo assegnato verrà erogato ad avvenuta realizzazione del progetto stesso, dietro presentazione del rendiconto finale delle spese sostenute.

Oltre a quelli meritevoli del contributo, potranno essere selezionati anche altri progetti che potranno entrare a far parte del calendario ufficiale e saranno dunque promossi attraverso i canali di comunicazione istituzionali di Pistoia 2017.

I criteri di valutazione della commissione.

Sarà un’apposita commissione, nominata dopo il termine di scadenza del bando, a valutare i progetti presentati.

La commissione valuterà i progetti in base alla coerenza con i principi costitutivi del dossier di candidatura di Pistoia a Capitale Italiana della Cultura; alla qualità del progetto, dal suo impatto nel tempo e dalla capacità del progetto di migliorare o incrementare i servizi offerti dagli istituti culturali comunali; alla affidabilità organizzativa, deducibile dalla composizione ed esperienza dei proponenti e dall’articolazione del progetto; alla sua solidità economica; alla estensione delle collaborazioni attivate.

Per presentare la domanda.

Le proposte dovranno pervenire, a pena di esclusione, entro e non oltre le ore 12.00 del giorno 15 dicembre 2016 e potranno essere inviate via e-mail, all’indirizzo di posta elettronica certificata del Comune comune.pistoia@postacert.toscana.it; tramite raccomandata all’indirizzo del Comune di Pistoia, piazza duomo 1, Pistoia; oppure consegnate a mano presso il Comune di Pistoia, Ufficio del protocollo, piazza Duomo 1.

Il bando di gara e il modello da utilizzare per presentare la domanda di partecipazione sono scaricabili dal sito del Comune all’indirizzo http://www.comune.pistoia.it/cgi-bin/bandi_gara/bandi_gara.cgi.




La Comunità di Cerreto Guidi e l’alluvione del 1966

E’stata così allestita nel Nucleo del Museo della Memoria Locale di Cerreto Guidi, una mostra documentaria dal titolo “La Comunità di Cerreto Guidi e l’alluvione del 1966″.

L’inaugurazione, alla presenza del sindaco Simona Rossetti, si terrà Lunedì 21 novembre alle ore 21.

La mostra che propone verbali, delibere e documenti dell’epoca, è stata curata dall’Archivio Storico del Comune. L’intenzione è di farne una mostra itinerante e di portarla in particolare nelle frazioni che come Bassa, furono messe in ginocchio dall’alluvione di mezzo secolo fa.

Lunedì 21 novembre, subito dopo l’inaugurazione della mostra, si terrà un incontro coordinato da Paolo Santini e Veronica Vestri sul rapporto fra l’uomo e il fiume nel corso dei secoli. Una seconda conversazione condotta dall’ingegner Carlo Pagliai si terrà invece giovedì 24 novembre sempre al Mu.Me.Loc.

L’intero programma rientra nell’iniziativa “Un fiume di libri”, che grazie al finanziamento della Regione, è stata promossa dalla Rete REA.net in collaborazione con la Rete Bibliolandia.




Memorie del Contemporaneo

Il 22 e 23 novembre a Firenze, presso l’Auditorium di Sant’Apollonia, si terrà il convegno Memorie del contemporaneo.
Il convegno sarà articolato in due giornate centrate sugli archivi d’arte contemporanea, con una particolare attenzione al contesto toscano. L’obiettivo è quello di riflettere sui nuovi caratteri acquisiti dall’archivio dagli anni Sessanta, quale dispositivo critico di una memoria diffusa in materiali documentari dalla natura complessa e molteplice, tra cui libri d’artista, riviste, cartoline, ephemera, fotografie, film e video d’artista.
Convegno a cura di Alessandra Acocella e Caterina Toschi
Comitato scientifico: Barbara Cinelli, Flavio Fergonzi, Alberto Salvadori, Tiziana Serena.
Programma:
22 novembre 2016

10.30 Saluti
Monica Barni, Regione Toscana
Carlo Sisi, Fondazione Cassa di Risparmio di Firenze
Diana Toccafondi, Soprintendenza Archivistica e Bibliografica della Toscana

11.00-13.00 Cinema e video d’artista in Toscana 1960-1990

Proiezione Gruppo 70, Volerà nel 1970, 1965 – Introduce Patrizio Peterlini
Proiezione Franco Angeli, Opprimente e Viva il Primo Maggio, 1968 – Introduce Elisa Francesconi

pausa caffè

Proiezione Ketty La Rocca, Appendice per una supplica, 1972 (in collaborazione con Archivio Biblioteca de La Quadriennale e Archivio Ketty La Rocca/Michelangelo Vasta) – Introduce Francesca Gallo

Discussione

13.00-14.30 Light lunch

14.30-17.30 Cinema e video d’artista in Toscana 1960-1990

Proiezione Giuseppe Chiari, Kunst ist Einfach,1973 – Introduce Lisa Parolo
Proiezione Manbert, Omaggio a Michelagnolo 1475-1975,1975 – Introduce Andrea Tempesti
Proiezione Andrea Granchi, Teoria dell’incertezza,1978 – Introduce Priya Baldazzi
Proiezione Giovanotti Mondani Meccanici, Giovanotti Mondani Meccanici, 1984 – Introduce Francesco Spampinato

Discussione

pausa caffè

18.00 Presentazione del libro Arte a Firenze 1970-2015. Una città in prospettiva a cura di Alessandra Acocella e Caterina Toschi, Quodlibet, 2016
Intervengono Giorgio Bacci (Scuola Normale Superiore di Pisa) e Daniela Lancioni (Palazzo delle Esposizioni di Roma)

19.30-22.00 Senzacornicex5
Proiezioni di film d’artista di Massimo Becattini, Mario Mariotti, Superstudio, UFO

Cocktail

23 novembre 2016

10.30 saluti
Gabriele Gori, Fondazione Cassa di Risparmio Firenze

11.00-12.00 La Toscana e le memorie del contemporaneo
Alberto Salvadori, Osservatorio per le arti contemporanee, Fondazione CRF
Lucia Mannini, Piccoli Grandi Musei – Toscana ‘900- Fondazione CRF
Lorenzo Valgimogli, Soprintendenza Archivistica e Bibliografica della Toscana – Presentazione del progetto di censimento degli archivi d’arte contemporanea in Toscana

pausa caffè

12.30-13.30 Racconti. Archivi e raccolte d’arte contemporanea a Firenze
Zona Archives/Maurizio Nannucci
Gianni Melotti
Lara-Vinca Masini
Gianni Pettena

13.30-14.30 Light lunch

14.30-16.00 Archive Fever. Memorie e ricerca
Julia Klaniczay, Artpool Art Research Center, Budapest
Andrea Neidhofer, Basis Wien-Kunst, Information und Archiv, Wien

pausa caffè

16.30-18.30 Tavola rotonda Archivi d’arte contemporanea in Italia
Barbara Cinelli, Archivio Luciano Caruso, Firenze
Enrico Crispolti, Archivio Crispolti, Roma
Duccio Dogheria, Archivio del ‘900 Mart, Rovereto
Stefano Pezzato, Centro per l’arte contemporanea Luigi Pecci, Prato
Assunta Porciani, Fondazione La Quadriennale, Roma
Francesca Zanella, CSAC, Parma