E’ online il sito ufficiale della mostra “Ebrei in Toscana, XX e XXI secolo”

ebrei-toscana-cover_fronteE’ online il sito ufficiale della mostra “Ebrei in Toscana, XX e XXI secolo” curato da Frankenstein progetti di vita digitale. La mostra, promossa e coordinata dall’Istituto Storico della Resistenza e della Società Contemporanea nella provincia di Livorno (ISTORECO), e realizzata col contributo determinante della Regione Toscana sarà visitabile fino al 26 febbraio presso la Gallera delle Carrozze di Palazzo Medici Riccardi (via Cavour 5 Firenze).

Questo l’indirizzo del sito: http://www.mostraebreiintoscana.it/




Per la Giornata della memoria 2017: “Inciampare nella memoria”: convegno, stolpersteine, visite guidate

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L’identità culturale di una comunità e le sue radici si manifestano anche in ciò che la città stessa ha deciso meritevole di essere ricordato. L’intitolazione delle strade e l’installazione di segni artistici è una cosa importante: è la città che si nomina, che si identifica, che si qualifica, e lo fa con il richiamare eventi e persone che hanno lasciato una traccia nel tessuto sociale e nella storia non solo locale.

Alla città che ricorda con segni artistici i suoi martiri per la libertà sono dedicate le iniziative per la Giornata della memoria 2017; l’intento è quello di riflettere sul connubio tra arte, memoria e storia; ma non solo. Vogliamo rivisitare il paesaggio urbano per scoprirvi o riscoprirvi le tracce del passato e, infine, porre nuovi segni di memoria: le pietre d’inciampo, progetto dell’artista tedesco Gunter Demnig.

L’installazione, attuata in diversi paesi europei, consiste nell’incorporare nel tessuto urbano delle città piccoli sampietrini di ottone con i dati biografici essenziali dei deportati per ridare individualità a chi si voleva ridurre soltanto a numero. L’espressione “inciampo” deve dunque intendersi non in senso fisico, ma visivo e mentale, per far fermare a riflettere chi si imbatte nell’opera. L’iniziativa, partita da Colonia nel 1995, ha portato ad oggi, all’installazione di circa 60.000 “pietre” in tutta Europa, creando una mappa della memoria europea della deportazione, di cui anche Grosseto farà quindi parte.

 

13 gennaio 2017 | Convegno | Inciampare nella memoria. Grosseto nella mappa della memoria europea

Ore 9 | Sala Pegaso del Palazzo della Provincia

 

Saluti

Rappresentanti dei Comuni, delle Associazioni partner del Progetto “Cantieri della memoria” e del CESVOT

Storia e memoria delle deportazioni dall’Italia | Elisa Guida | Università degli Studi della Tuscia

Arte e memoria della deportazione a Grosseto | Mauro Papa | Clarisse Arte

Storie d’inciampo: biografie dei deportati politici grossetani | Elena Vellati | Isgrec

Coordina Valerio Entani | Direttore Isgrec

Ore 13 | Piazza del Duomo

L’artista Gunter Demnig installerà le 3 Pietre d’inciampo dedicate a deportati politici grossetani

 

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Passeggiata nella memoria

Visite guidate al monumento ai Martiri dell’antifascismo e della Resistenza, alle Stolpersteine e al bassorilievo nell’atrio del Palazzo comunale (punto di incontro: monumento ai Martiri dell’antifascismo, Cittadella dello Studente)

26 | 27 gennaio 2017 | ore 10-13 per le classi (prenotazione obbligatoria)

28 gennaio 2017 | ore 15-16.30 per la cittadinanza (prenotazione consigliata)

Nella Cittadella degli Studi “abitano” idealmente persone che hanno dedicato la loro vita alla costruzione della democrazia: la toponomastica e il monumento collocato accanto agli edifici scolastici ricordano uomini che hanno lottato contro il nazifascismo e le loro biografie, oggi ricostruite in www.cantieridellamemoria.it, ci guidano verso altri luoghi: le mete dell’emigrazione, i teatri di guerra dell’Europa, i campi di prigionia. Il bassorilievo in gesso scolpito da Tolomeo Faccendi per Tullio Mazzoncini, donato nel 2008 al Comune di Grosseto dalla famiglia, è oggi collocato nell’atrio del Palazzo comunale, a ricordo dei due deportati politici che non fecero ritorno da Gusen e di un martire della Resistenza europea: Giuseppe Scopetani, Albo Bellucci, Italo Ragni.

Info e prenotazione per le visite guidate: Isgrec | Via De’ Barberi, 61 | 58100 Grosseto | tel/fax 0564 415219 | segreteria@isgrec.it | www.isgrec.it




Donne nella storia del Valdarno

Sabato 14 gennaio alle ore 17.00, l’Accademia valdarnese del Poggio, vi invita all’incontro Donne nella storia del Valdarno, in occasione della presentazione del volume a cura di Luca Berti, Ritratti di donne aretine (Società storica aretina, 2015) presso la Sala Grande della Biblioteca Poggiana (via Poggio Bracciolini 36/40 Montevarchi).

Interverranno:

Francesca Chieli, storica dell’arte

Matteo Mazzoni, direttore dell’Istituto storico della Resistenza in Toscana

Maurizio Viligiardi, sindaco di San Giovanni valdarno

sarà presente il curatore del volume.




Carlo Levi: intellettuale impegnato fra scrittura e pittura

Mercoledì 25 gennaio alle 17.30 al Museo del Novecento di Firenze Filippo Benfante e Nicola Coccia parleranno di Carlo Levi: intellettuale impegnato fra scrittura e pittura.
L’incontro si inserisce all’interno della Shoah dell’Arte, un progetto promosso da ECAD al fine di valorizzare, all’interno di collezioni pubbliche e private, opere e artisti che durante il nazifascismo furono emarginati e perseguitati.

Fonte: Museo del Novecento




1966: semiologia di un’alluvione

Il 18 gennaio alle 17.30 a Firenze, al Museo del Novecento verrà proiettato 1966: semiologia di un’alluvione, tratto dal più ampio film documentario 1966. I segni dell’alluvione. L’arte offesa dalla natura nelle immagini di artisti e fotografi. La proiezione del filmato, alla presenza dei registi, sarà seguita dagli interventi di Cristina Acidini e Luca Brogioni.

Fonte: Museo del Novecento




La videoarte italiana dagli anni ’70 agli anni ’90

L’11 gennaio alle 17.30 a Firenze al Museo del Novecento Silvia Grandi, Gianni Melotti e Maurizio Marco Tozzi presenteranno La videoarte italiana dagli anni ’70 agli anni ‘90 ripercorrendo i momenti più significativi dei primi decenni dell’arte in formato audiovisivo.
Il racconto prenderà avvio dagli avvenimenti che portarono l’Italia ad essere uno dei centri internazionali di produzione e diffusione della videoarte: dalla mostra Gennaio ’70 alla Galleria d’Arte Moderna di Bologna, alle performance della Galleria L’Attico di Roma, alle prime opere realizzate alla Galleria del Cavallino di Venezia, ad art/tapes/22 di Firenze e al Centro Videoarte Palazzo dei Diamanti di Ferrara. Seguirà il racconto di alcune delle vicende più significative degli anni Ottanta e Novanta.
Fonte: Museo del Novecento




PROGRAMMA di SEMINARI di FORMAZIONE nell’ambito dell’allestimento della mostra “Ebrei in Toscana XX-XXI secolo”

L’Istituto storico della Resistenza in Toscana e l’Istituto storico della Resistenza e della società contemporanea in provincia di Livorno, promuovono il seguente ciclo di seminari di formazione per insegnanti, aperti alla cittadinanza:

30 gennaio 2017, presso la sede dell’Istituto della Resistenza in Toscana, Via Carducci 5/37, ore 15,00-18,00, Fascismi in Europa. Ne discuteranno Matteo Mazzoni (direttore dell’Istituto della Resistenza in Toscana) e Valeria Galimi (Università di Milano).

2 febbraio 2017, presso la sala Pistelli di Palazzo Medici Riccardi, ore 15,00-18,00, Persecuzione e scrittura. Ne discuteranno Marta Baiardi (Istituto storico della Resistenza in Toscana) e Catia Sonetti (direttore Istituto storico della Resistenza e della società contemporanea della provincia di Livorno).

14 febbraio 2017, presso la sala Pistelli di Palazzo Medici Riccardi, ore 15,00-18,00, La Chiesa di fronte agli ebrei. Ne discuteranno Daniele Menozzi (Scuola Normale Superiore di Pisa) e Elena Mazzini (Università di Firenze).

21 febbraio 2017, presso la sala Pistelli di Palazzo Medici Riccardi, ore 15,00-18,00, Le borghesie ebraiche tra Otto e Novecento. Ne discuteranno Gian Carlo Falco (Università di Pisa) e Mirella Scardozzi (Università di Pisa).

23 febbraio 2017, presso la sala Pistelli di Palazzo Medici Riccardi, ore 15,00-18,00, Ricerca storica, divulgazione, e mostre. Ne discuteranno: Ugo Caffaz, Paolo Coen (Università di Teramo).

Per i partecipanti al ciclo di incontri è prevista una visita guidata alla Mostra.

La partecipazione al ciclo è gratuita. Sono graditi contributi volontari in occasione della visita alla mostra e a sostegno delle strutture e delle attività degli Istituti organizzatori.

I due Istituti organizzatori riconosciuti nell’Albo nazionale degli enti di formazione riconosciuti dal Ministero dell’Istruzione in quanto aderenti all’Istituto nazionale del movimento di liberazione in Italia.

Riteniamo che questo ciclo possa rappresentare una significativa occasione di formazione per la cittadinanza e in particolare per la classe docente.
Vi invitiamo quindi a darne notizia ai vostri insegnanti, promuovendone la partecipazione.

Si ricorda che la mostra è allestita presso la Galleria delle Carrozze (palazzo Medici Riccardi, via Cavour) e che le scuole possono prenotare visite guidate gratuite, scrivendo a isrt@istoresistenzatoscana.it all’attenzione dei prof. Paolo Mencarelli e Slvano Priori, indicando in oggetto “Visita mostra Ebrei”.

Per ogni richiesta di informazione è possibile scrivere allo stesso contatto mail, così come a istoreco.livorno@gmail.com




Togliatti e il PCI di fronte ai “fatti d’Ungheria”

Tra l’ottobre e il novembre del 1956 l’Ungheria balzò al centro delle cronache internazionali per la rivolta pacifica della popolazione contro il sistema sovietico. Un evento cruciale che riverberò i suoi effetti nel breve e nel lungo periodo rimodulando, anche in Italia, le coordinate entro le quali si sviluppò la Guerra Fredda e la questione comunista. In occasione dei sessant’anni da quegli avvenimenti l’Istituto Storico della Resistenza e della Società Contemporanea nella provincia di Livorno (Istoreco), ha promosso un convegno dal titolo “Ungheria 1956. Considerazioni inattuali in una cornice di guerra”. L’iniziativa ha avuto luogo giovedì 27 ottobre 2016,  presso la Sala Conferenze dell’Istoreco, Palazzo della Gherardesca. Pubblichiamo qui un’estratto della relazione tenuta in quest’occasione da  Alexander Höbel, assegnista di ricerca presso l’Università di Napoli “Federico II”.

Dopo varie manifestazioni per commemorare Rajk e chiedere il ritorno al potere di Imre Nagy, il 23 ottobre una manifestazione che rivendica l’“indipendenza dell’Ungheria” è seguita da assalti alle sedi della radio e del partito, con le prime vittime da entrambe le parti [Dalos, 37-48]. Alla richiesta di intervento di truppe sovietiche si affianca la nomina a capo del governo di Nagy. Nei suoi Diari, Luciano Barca – allora a capo dell’edizione torinese de “l’Unità” – segnala, oltre al sorgere di “consigli operai”, la presenza “di gruppi di provocatori, veri e propri commandos”, legati alla “vecchia classe agraria” e al clero reazionario [Barca, 156-7].

Il PCI prende posizione con un editoriale di Ingrao – Da una parte della barricata – che esorta a scegliere “tra la difesa della rivoluzione socialista e la controrivoluzione bianca”; poi con un comunicato. Il 27 Nagy forma un governo comprendente anche non comunisti, che ordina il “cessate il fuoco” e annuncia il ritiro delle truppe sovietiche, lo scioglimento della polizia politica e il ritorno della vecchia bandiera. Il 30 è abolito il monopartitismo e si chiede all’URSS “di ritirare tutte le proprie forze armate dall’Ungheria”, ciò su cui il PCUS mostra una cauta disponibilità. I rivoltosi parrebbero aver vinto; solo l’uscita dal Patto di Varsavia – “una richiesta a cui nessun governo ungherese poteva venire incontro” – non è accolta [Dalos, 86-8, 97-101, 107-11].

Tuttavia la rivolta prosegue: un gruppo armato occupa il ministero della Difesa; inizia la “caccia al comunista”. La sede del partito a Budapest è assaltata con artiglieria pesante: vari funzionari vengono linciati o fucilati, e i loro cadaveri appesi agli alberi [Dalos, 76-7, 103-4, 122, 203]. In Italia si verificano aggressioni a sedi del PCI e dell’“Unità”, mentre una lettera di 101 intellettuali chiede “un rinnovamento profondo nel gruppo dirigente del partito” [Ajello, 401-6, 535-8]. “Poli di contestazione” emergono a Roma (la sezione “Italia”, Natoli, Lombardo Radice); Milano (Fortini, Rossanda, Occhetto, l’Istituto Feltrinelli); Torino (la cellula dell’Einaudi). L’intero partito è scosso da una discussione serrata. La CGIL deplora l’intervento sovietico, con un comunicato che indica nei fatti ungheresi “la condanna storica e definitiva di metodi antidemocratici di direzione”; Di Vittorio in persona conferma tale linea.

Il 30, un articolo di Togliatti stigmatizza l’“incomprensibile ritardo dei dirigenti” ungheresi “nel comprendere la necessità di attuare quei mutamenti […] che la situazione esigeva, di correggere errori di sostanza”; ma aggiunge che “alla sommossa armata […] non si può rispondere se non con le armi” [Höbel(b), 127-30]. In Direzione il Segretario afferma che la critica anche aspra va bene, ma non si può legittimare la rivolta armata nei paesi socialisti. Con lui concorda tutto il gruppo dirigente, eccetto Di Vittorio, secondo il quale “l’insurrezione è un fatto storico e dobbiamo trarne le lezioni”. Anche Berlinguer sottolinea che “in Ungheria c’è stata un’esplosione di malcontento popolare e ciò esige di spiegarne le cause”. Per Pajetta “chi non capisce che bisogna dirigere in modo nuovo non può dirigere il movimento operaio”. Da tutti però la rivolta è condannata, e Di Vittorio è aspramente criticato. Conclude Togliatti: “In Ungheria non era in corso una discussione, vi era una sommossa […]. In una simile situazione o si schiaccia la sommossa o si finisce per essere schiacciati” [Righi, 210-40]. Il comunicato riconduce la crisi alla “insufficiente capacità di consolidare le alleanze della classe operaia e il lavoro comune di edificazione socialista con una politica che rispondesse alle strutture sociali, alla storia e alle tradizioni nazionali”: da ciò “un distacco fra lo Stato e le masse” aggravato da “metodi burocratici di direzione”; tuttavia “era dovere sacrosanto […] sbarrare la strada” al ritorno delle forze reazionarie [Höbel(b), 151-61].

Intanto il gruppo dirigente sovietico, anche sotto l’influenza dell’attacco anglo-francese a Suez, si orienta per un secondo intervento [Kramer]. Il 1° novembre Nagy proclama l’uscita dell’Ungheria dal Patto di Varsavia, mentre il cardinale Mindszenty chiede la restituzione delle proprietà della Chiesa. Il 4 il secondo intervento sovietico ha luogo [Dalos, 117-20, 125-8, 135-7].

Per Togliatti, l’alternativa sarebbe stata “l’anarchia e il terrore bianco”. L’ intervento, quindi, è “una dura necessità”, che conferma l’urgenza di correggere gli errori del passato [“l’Unità, 6.11.1956; Bonchio et alii, 97-102]. La difesa delle ragioni dell’iniziativa sovietica procede quindi di pari passo con la critica avviata nell’intervista a “Nuovi Argomenti”.

L’articolazione della posizione del PCI sui “fatti d’Ungheria” è confermata dai colloqui di Parigi tra Velio Spano e una delegazione del PCF in vista di una eventuale posizione comune. La divergenza, però, è netta. Gli italiani imputano gli eventi a due fattori: “i gravi errori compiuti” e la “disgregazione” del Partito ungherese. Ciò ha reso “possibile che una parte delle masse popolari si lasciasse trascinare a un movimento di carattere insurrezionale”, in cui si sono inserite “forze reazionarie e fasciste”. Un emendamento inviato da Togliatti ribadisce che “una correzione degli errori […] avrebbe senza dubbio evitato il movimento popolare che ha portato all’insurrezione, così come un legame più profondo con le masse avrebbe permesso al partito” di evitare quell’appello alle forze sovietiche, che ha prodotto una “esasperazione del sentimento nazionale”. È un’aggiunta non marginale, respinta dai francesi. L’idea di una posizione comune sfuma [Höbel(a)].

La linea dei comunisti italiani è insomma lontana da un allineamento acritico. L’accento è posto in particolare rapporto partito-masse e sulle questioni più generali dell’egemonia, che non a caso saranno rilanciate di lì a poco con l’VIII Congresso, quello della “via italiana al socialismo”.

Articolo pubblicato nel gennaio del 2017.