Rassegna su Luciano Bianciardi

Luciano Bianciardi
dal Lavoro culturale ad Aprire il fuoco
Giovedì 12 Gennaio 2017
(Biblioteca delle Oblate, ore 17.00)
presentazione dei libri
Il fuorigioco mi sta antipatico di Luciano Bianciardi (Stampa Alternativa, 2007, pp. 384)

relatore Pippo Russo

l convitato di vetro: Telebianciardi di Luciano Bianciardi (ExCogita, 2007, pp. 198). con prefazione di Paolo Pasi
coordina
Massimiliano Marcucci




La verità negata. Il film

Sabato 14 gennaio alle ore 18.30 in occasione della Giornata della memoria 2017, al Teatro Cinema della Compagnia, proiezione del film:

La verità negata
Giorno della Memoria 2017
Basato sul famoso libro “Denial: Holocaust History on Trial” di Deborah E. Lipstadt, il film racconta della battaglia legale intrapresa dall’autrice, interpretata dal premio Oscar Rachel Weisz, contro il negazionista David Irving (Timothy Spall) che negava l’Olocausto e che citò la scrittrice in giudizio per diffamazione. Il sistema legale britannico prevede in questi casi che l’onere della prova spetti all’imputato; toccò quindi a Lipstadt e al suo gruppo di avvocati guidato da Richard Rampton (Tom Wilkinson) provare una verità fondamentale, ovvero che l’Olocausto, uno degli eventi più gravi e significativi del XX secolo, era tutt’altro che un’invenzione.
Evento promosso da Regione Toscana a cura de La Compagnia.
Interviene Marta Baiardi, Istituto Storico della Resistenza in Toscana.

Denial is a 2016 British-American historical drama film based on Deborah E. Lipstadt’s book History on Trial: My Day in Court with a Holocaust Denier about the Irving v Penguin Books Ltd case when the Holocaust scholar was sued by notorious Holocaust denier, David Irving, for libel. Deborah E. Lipstadt is an American professor in Holocaust Studies, who attracts the ire of David Irving, a self-proclaimed scholar of Nazi Germany, who accosts her by disrupting her speaking engagements and files a libel lawsuit against her and her publisher for declaring him a Holocaust denier in her books. The suit is filed in the United Kingdom where the burden of proof is on the accused. Therefore, it was up to Lipstadt and her legal team, led by Anthony Julius as head solicitor and Richard Rampton as head barrister, to prove that Irving specifically knew he was lying in claiming the Holocaust did not occur.

REGIA/DIRECTOR: Mick Jackson
ANNO/YEAR: 2016
PAESE/COUNTRY: Usa/Regno Unito
DURATA/LENGHT: 110 Min
INGRESSO/TICKET: 6€ intero/full price ticket || 5€ ridotto/reduced-price ticket
Versione in lingua originale (inglese) con sottotitoli in italiano/Original sound (english) with Italian Subtitles




Lezioni di cinema. I grandi registi

lezionicinema_50piu_2I grandi registi italiani raccontati da studiosi e critici cinematografici, all’auditorium del Museo di Storia Naturale di via Roma, a Livorno, dal 29 gennaio al 22 aprile 2017: è l’iniziativa della 50&Più, Università di Livorno in collaborazione con la Provincia di Livorno, Erasmo Editore e Centro Studi Commedia all’italiana.

Il corso prevede 7 incontri più una conferenza (gratuita) del noto giornalista e critico Oreste De Fornari sul cinema italiano negli anni del miracolo.
Saranno poi Marco Vanelli, Michele Cecchini, Leonardo Moggi, Massimo Tria, Alessandro Tovani, Pier Dario Marzi e Massimo Ghirlanda (ideatore dell’iniziativa) a guidare i corsisti nelle poetiche dei maggiori autori italiani della settima arte (De Sica, Pasolini, Leone, Amelio, Scola, Sorrentino, Monicelli).

Gli incontri, con cadenza quindicinale, si terranno il sabato pomeriggio alle ore 17,30. Per iscrizioni e ulteriori informazioni, rivolgersi alla segreteria di 50&Più Via Serristori, 15 – Livorno tel 0586 881128 (orario di segreteria dal lun al ven 10.00-12.00 /16.00-18.00).

In allegato la locandina del corso con tutti gli appuntamenti.




La mostra “Ebrei in Toscana, XX e XXI secolo” nella trasmissione “Sorgente di vita” (Rai Due)

ebrei-toscana-cover_fronteLa trasmissione di Rai Due “Sorgente di vita” ha dedicato nell’ultima puntata andata in onda l’8 gennaio 2017 un lungo servizio alla mostra “Ebrei in Toscana, XX e XXI secolo”, promossa e organizzata dall’Istoreco Livorno, con il contributo della Regione Toscana e la collaborazione di numerosi partner e in corso fino al 26 febbario 2017 presso la Galleria delle Carrozze di Palazzo Medici Riccardi (Via Cavour 5, Firenze). Il servizio, a cu potete accedere dal link sottostante, si trova tra il minuto 6 e il minuto 14 circa:

http://www.raiplay.it/video/2016/12/Sorgente-di-vita-ef644907-7716-4f09-9263-0a3c5f237c2e.html




“Inciampare” nel passato per capire il presente

Sono sempre inorridito ogni volta che incido i nomi, lettera dopo lettera. Ma questo fa parte del progetto, perché così ricordo a me stesso che dietro quel nome c’è un singolo individuo. [...] L’installazione di ogni Stolperstein è un processo doloroso ma anche positivo perché rappresenta un ritorno a casa, almeno della memoria di qualcuno. (Gunter Demnig)

Che l’arte abbia impressa nelle sue mille anime la sua brava dose di memoria, più o meno esplicita, più o meno varia e consapevole, è cosa palese per chi l’ama e la studia, anche da lontano. I tempi, le temperie culturali, la voglia di appartenere, o di distinguersi, di lasciare segni volti al futuro, che richiamino vissuti, esperienze, afflati o sofferenze singole e corali hanno contrassegnato la comunicazione artistica di tutti i tempi, di tutte le arti. Più espliciti e non scevri di retorica sono talvolta i molti monumenti che nelle piazze ricordano i caduti delle guerre, carichi anche di un’altra memoria forse più inconscia, ma non meno significativa, quella lasciata dalla mano di un artista imbevuto della cultura del suo tempo.

L'artista Gunter Demnig (foto di Karin Richert, tratta da www.stolpersteine.eu)

L’artista Gunter Demnig (foto di Karin Richert, tratta da www.stolpersteine.eu)

La riflessione di Gunter Demnig sulla memoria è intuizione geniale e azione artistica al tempo stesso. Ha scelto di fare della sua vita un’opera di memoria: dare un nome e una presenza a chi vide la propria vita tragicamente spezzata dalla deportazione, la propria identità depredata e negata, sostituita con un numero di matricola. Nel breve spazio di un sampietrino riluce l’ottone con un nome e una biografia sintetica. Inciampa la vista e accende la memoria, ma senza retorica, senza ricorrere a nessun stratagemma volto a commuovere o a commentare. È chi guarda a trovare la memoria e la storia come sua conquista personale, cercare e capire il senso di un vissuto, che è parte di un vastissimo mosaico, ad oggi comprendente 60.000 pietre d’inciampo sparse in tutta Europa ed in continuo incremento. Un’opera maestosa, quella di Gunter Demnig, forse mai realizzabile fino in fondo, e per questo coraggiosissima. E che si avvale necessariamente della collaborazione di altre persone nei paesi di origine per la ricostruzione delle biografie dei deportati razziali, politici, militari; una sorta di ritorno di chi in realtà non tornò mai alla sua casa, o vi tornò con la vita ormai segnata. Un ritorno dimesso, dignitoso, ma immenso e radicato nei tessuti delle città, nel selciato su cui il presente cammina.

Anche Grosseto il 13 di gennaio avrà le sue prime pietre d’inciampo e farà parte di questa opera incredibile: tre piccole pietre verranno poste nel cuore del centro storico a ricordare Albo Bellucci, Italo Ragni, Giuseppe Scopetani, tre deportati politici grossetani.

Questo è il simbolico atto in cui culmina un lavoro di ricerca didattico e divulgativo intrapreso ormai tre anni fa: “Cantieri della memoria. Dalle pietre al digitale”, un progetto realizzato con il contributo del CESVOT, che ha coinvolto 8 associazioni e 5 enti locali della Maremma: Provincia e Comune di Grosseto, Comuni di Manciano Magliano in Toscana e Roccastrada. In ogni Comune sono stati individuati segni della memoria: monumenti, toponomastica, tracce lasciate nei luoghi da eventi, che hanno contribuito a costruire la realtà sociale presente. L’obiettivo era quello di far dialogare memoria e storia, di porre segni di memoria del passato, di sollecitare nelle nuove generazioni un’elaborazione del passato e una consapevolezza delle responsabilità di lutti e violenze che hanno attraversato il Novecento. È stato fondamentale il coinvolgimento degli studenti, che, guidati dai ricercatori dell’Isgrec, hanno intrapreso in ogni comune un lavoro didattico sui segni di memoria, cercandone il profondo significato storico nell’ottica di un recupero e di una valorizzazione.

Il bassorilievo di Tolomeo Faccendi, commissionato da Tullio Mazzoncini, donato al Comune nel 2008 e oggi esposto nell'atrio del Municipio

Il bassorilievo di Tolomeo Faccendi, commissionato da Tullio Mazzoncini, donato al Comune nel 2008 e oggi esposto nell’atrio del Municipio

Significativo al riguardo è stato il lavoro dei ragazzi della IV B a.s. 2014-2015 del Liceo Artistico di Grosseto, indirizzo Arti figurative, che ha ricostruito la complessa vicenda del rilievo in gesso di Tolomeo Faccendi e della sua copia in Bronzo a Campospillo, di proprietà della famiglia Mazzoncini e donato alla città nel 2008, attualmente esposto nell’atrio del Municipio di Grosseto. Partendo dalla costruzione di laboratori sulle fonti storiche, i ragazzi hanno potuto ricostruire la genesi del monumento e la storia della deportazione politica grossetana da esso ricordata, collocando l’opera d’arte nel contesto storico e artistico della Maremma del Secondo Dopoguerra. Alla fine del percorso storico e critico hanno stilato i testi esplicativi confluiti nel sito Cantieri della memoria e richiamabili dal QR code posto nella targa recentemente collocata accanto al monumento.

In questo modo un tassello importante del rapporto arte-memoria è stato ricostruito e ricollocato scientificamente per una corretta fruizione storica sotto gli occhi della cittadinanza.

Ne è emersa la vitalità artistica di Tolomeo Faccendi, importante scultore attivo fino agli anni Settanta del Novecento in città, le sue relazioni di amicizia e condivisione con Tullio Mazzoncini, protagonista insieme a Scopetani e Bellucci della tragica vicenda che ne determinò la deportazione a Gusen e Mauthausen. Attraverso il potere evocativo del linguaggio artistico, che richiama classiche suggestioni, ricorrendo per certi versi addirittura alla maniera michelangiolesca nella rappresentazione del dolore in un lager, l’artista riesce a indurci ad una riflessione, a soffermarci per osservare, per capire. L’opera diventa quindi strumento di conoscenza e testimonianza storica, ma anche momento di crescita etica individuale.

Altro segno artistico legato alla memoria della deportazione nel grossetano è il monumento ai Martiri dell’Antifascismo e della Resistenza, posto nello spicchio di verde all’incrocio di via Giuseppe Scopetani e via Albo Bellucci alla Cittadella dello Studente. Il monumento si presentava mutilo della targhetta esplicativa della data e dell’autore. Anche le guide della città più informate non ne attribuivano la paternità. Un’appassionata ricerca dell’Isgrec, che, ancora una volta e non a caso, ha coinvolto il mondo della scuola, ha dapprima individuato i protagonisti del progetto della costruzione della Cittadella dello Studente, concepita come piccolo campus, luogo di studio e di lavoro, che rende omaggio alla Resistenza e ricorda i martiri dell’antifascismo finanche nella toponomastica, diventando essa stessa luogo di memoria. Si è potuti quindi giungere alla rievocazione della genesi del monumento, simbolicamente affidato alle nuove generazioni.

Costruzione del monumento (Archivio privato Maria Paola Mugnaini)

Costruzione del monumento (Archivio privato Maria Paola Mugnaini)

Fu infatti l’allora studentessa del Liceo Artistico Maria Paola Mugnaini, vincitrice di un concorso tra i suoi coetanei indetto dall’Amministrazione Provinciale, a progettare la struttura con l’aiuto dei suoi insegnanti nel 1984. Il risultato è una struttura architettonica aperta a forma di piccolo tempietto moderno, struttura inclusiva che nell’alternanza di linee orizzontali e verticali spezzate utilizzate simbolicamente insieme alle linee curve, invita ad entrare sedersi e meditare in silenzio. L’uso dei materiali quali metallo e cemento nella libertà della composizione immersa nel verde ne sottolineano il ripudio della retorica a favore di una ricerca di un’intima e personale meditazione, ribadita dalla lettura del testo conservato su un’epigrafe all’interno del tempietto su cui si riporta una lettera di un condannato a morte della Resistenza.

Il confronto con i documenti fotografici dell’inaugurazione, la generosa testimonianza dell’autrice che abbiamo incontrato e intervistato, hanno contribuito ancora una volta alla comprensione di un pezzo di storia recente della città, nell’ottica delle diverse politiche della memoria, tutte oggetto imprescindibile di un doveroso studio critico.

In questa prospettiva si giunge coerentemente all’oggi, alla sensibilità nuova ed europea che pervade l’opera di Demning, in coerenza con le nuove visuali dettate dalla sensibilità contemporanea, nel rispetto della tendenza a ricostruire e a annoverare una per una, tutte le esperienze individuali; in questo solco si colloca la recente storiografia della deportazione, cifra che contraddistingue tante delle più recenti esperienze di ricerca storica (si pensi agli ultimi libri dei deportati o all’Atlante delle stragi nazifasciste in Italia), nella consapevolezza che la storia è fatta di tante infinite piccole storie personali, nell’intento di non dimenticare e di non lasciare nell’ombra nessuna vita, nessuna voce.

Questo spirito è lo stesso che chiede di cercare ancora, di indagare tra le carte e nelle memorie dei testimoni, come si è fatto per i nostri tre deportati grossetani, e che ha condotto a nuove interviste, nuove interpretazioni, nuovi scenari, perché la storia non è cosa morta, scritta una volta per tutte e poi dimenticata, ma essa vive e continua a pulsare in coloro che ogni giorno le sanno rivolgere ancora nuove domande, alla luce del presente, grazie anche al bagliore breve di un piccolo sampietrino.

Articolo pubblicato nel gennaio del 2017.




Presentazione del volume “Linea Gotica. La Versilia e l’Apuania nella bufera. Ricordi e Testimonianze”

presentazione-volume-linea-goticapresentazione-volume-linea-goticaVenerdì 13 gennaio 2017 alle ore 16.30 presso la Sala della Resistenza di Palazzo Ducale a Massa si terrà la presentazione del volume “LINEA GOTICA. La Versilia e l’Apuania nella bufera. Ricordi e Testimonianze”, edito dal Circolo Culturale “Sirio Giannini”.

Interventi di Alessando Volpi, Sindaco di Massa, Giuseppe Tartarini, presidente Circolo Culturale “Sirio Giannini”, Maria Del Giudice. Presenta Massimo Michelucci, coordina Dino Oliviero Bigini, presidente sezione Anpi Massa. Saranno presenti i curatori dell’opera Paolo Capovani e Giorgio Salvatori. Verranno proiettati spezzoni del video documentario “La via della Libertà” dedicato al Comandante dei Patrioti Apuani Pietro del Giudice.




Mirella Scriboni

Mirella Scriboni ci ha lasciato l’8 gennaio 2017, un male incurabile se l’è portata via nell’arco di pochi mesi.

Nata a Viterbo nel 1950, si è laureata in Lettere all’Università di Pisa con una tesi discussa con il professore Silvio Guarnieri su Rocco Scotellaro. Negli anni giovanili degli studi universitari Mirella vive intensamente tutto il lungo periodo delle vicende della contestazione giovanile e studentesca e, tra gli anni 1969 e 1973, partecipa all’esperienza del Centro K. Marx di Pisa e poi quella dei collettivi femministi. Successivamente, per motivi di lavoro, inizia a viaggiare e a insegnare italiano all’estero in scuole e università (Limerick, Sydney, New York, Alessandria d’Egitto, Addis Abeba e infine, come a chiudere il cerchio, di nuovo in Irlanda a Galway). Lettrice e cinefila appassionata, durante gli anni di insegnamento inizia a interessarsi allo studio delle lotte di emancipazione femminile e delle donne scrittrici dell’Ottocento.
È a questo periodo che risalgono le ricerche che poi hanno dato vita ai suoi primi saggi pubblicati su riviste specialistiche tra i quali si ricordano: Dorothy Sayers: un centenario (1994), Cristina di Belgioioso (1994), «Se vi avessi avuto per compagna…». Incontri tra donne nelle lettere e negli scritti dall’Oriente di Cristina Trivulzio di Belgioioso (1808-1871) (1994), Le rivali di Sherlock Holmes: donne e letteratura poliziesca nell’età vittoriana (1995), Da eroina a protagonista: l’affermazione del desiderio femminile nei racconti gotici di Luisa Saredo (1995), Il viaggio al femminile in Oriente nell’Ottocento: la Principessa di Belgioioso, Amalia Nizzoli e Carla Serena (1996), Immagini dell’harem nell’Ottocento (1998).
Sempre in quel decennio escono i volumi da lei curati per le edizioni Tufani: Un mestiere da donne. Racconti gialli di scrittrici dell’800 (1996); l’edizione italiana delle opere di Cristina Trivulzio di Belgiojoso: Emina (1997), Un principe curdo (1998), Le due mogli di Ismail Bey (2008); e Immagini-memoria di Alessandria d’Egitto in Ungaretti (e ‘dialogo’ con Kavafis) in L. Incalcaterra McLoughlin (a cura di), Spazio e spazialità poetica nella poesia italiana del Novecento, (2005).
Negli anni trascorsi all’estero Mirella, persona sensibile e attenta agli scenari geopolitici mondiali, di fronte all’esplodere dei conflitti e delle tragedie delle guerre matura una sua scelta “antimilitarista” e “nonviolenta”, che la porta a interessarsi delle tematiche pacifiste, sempre dal punto di vista della storia al femminile. In questi anni terribili Mirella – che da sempre sostenitrice della causa palestinese – non fa mancare il proprio appoggio a tutte quelle iniziative tese al dialogo e alla concordia tra i popoli.
Rientrata in Italia e stabilitasi definitivamente a Pisa, Mirella si occupa di storia delle donne in relazione alla guerra. Socia della Casa della donna di Pisa, sostenitrice del quotidiano «Il manifesto e dell’Assopace per la Palestina, diventa un’assidua lettrice e frequentatrice, nonché amica e generosa sostenitrice, della Biblioteca F. Serantini. Da questo rapporto nasce il progetto di un libro che esce nel 2008 edito dalla casa editrice della biblioteca. Abbasso la guerra! Voci di donne da Adua al primo conflitto mondiale (1896-1915) è un volume che attraverso un’antologia di testi dell’epoca, riporta alla luce l’opposizione delle donne italiane alla Grande guerra e alle guerre coloniali che la precedettero (la prima guerra d’Africa del 1896 e la guerra di Libia del 1911-’12). Un’opposizione che si espresse intensamente e con continuità sulla stampa emancipazionista, sui numerosi giornali redatti dalle donne socialiste e sui numerosi periodici socialisti e anarchici. Voci di donne che affiancavano, al ruolo di pubbliciste, la militanza nel movimento emancipazionista e pacifista, nel partito socialista e nel movimento anarchico. Dagli scritti emerge non solo il protagonismo delle donne nel più vasto arco di opinioni e pratiche che dichiararono “guerra al regno della guerra” nel corso di un periodo cruciale della storia italiana, ma anche la specificità, la ricchezza e la complessità di un “pensiero della differenza” ante litteram: il discorso femminile sul tema, allora più che mai tipicamente maschile, della guerra. Lei che anarchica non era, aveva sviluppato una forte sensibilità e approccio “libertario” alla ricerca e alla studio. Amante dei viaggi, che ha sempre effettuato fino a quando gli è stato possibile, ha continuato a lavorare fino all’ultimo, nel 2016 ha pubblicato Leda Rafanelli, libertaria e musulmana, giornalista e scrittrice, in «ToscanaNovecento» e partecipato con una relazione (Anarchiche e antimilitarismo in età giolittiana) al convegno Le donne nel movimento anarchico italiano tenutosi a Carrara il 27 febbraio 2016.

Articolo pubblicato nel gennaio del 2017.




Morto Lelio Lagorio, primo Presidente della Regione Toscana

Si è spento a Firenze a 91 anni Lelio lagorio, uno dei protagonisti della vita politica regionale e nazionale. Allievo e assistente di Piero Calamandrei. Avvocato, giornalista, autore di numerose pubblicazioni.

Nato a Trieste il 9 novembre 1925, trasferitosi a Firenze fin da bambino. Renitente alla leva fascista dopo l’8 settembre entrò in clandestinità. Nel dopoguerra è stato esponente del partito socialista assumendo un ruolo crescente nel partito a livello locale e regionale. Importanti gli incarichi nelle Istituzioni: sindaco di Firenze per pochi mesi nel 1965, vicepresidente della Provincia, fu il primo Presidente della Regione Toscana dal 1970 al 1978. Parlamentare per nove legislature, Ministro della Difesa dal 1980 al 1983 e quindi del Turismo e dello Spettacolo dal 1983 al 1986. Infine capogruppo del PSI alla Camera e al Parlamento europeo.

Dopo lo scioglimento del PSI (1994) Lagorio si è ritirato dalla vita politica attiva ma ha continuato a dare testimonianza di convincimenti socialisti tenendo conferenze e collaborando a giornali e riviste. Si è dedicato a ricerche e studi di storia locale ed ha curato alcune pubblicazioni di memorialistica.