«Dio creò l’uomo, non l’uomo ariano». La Resistenza di don Roberto Angeli

Livorno, aprile ’44. Nelle quattro stanze al pianterreno di una palazzina di via Micali 9, sono stipati circa 90 ebrei. Tra loro anche una ventina di profughi francesi di origine italiana, scampati non si sa come ai rastrellamenti nazisti di Parigi del ’40: un’odissea di mille chilometri per finire di nuovo nella bocca del leone. Tutti insieme (malati, vecchi, bambini e profughi) sono nascosti lì da cinque mesi. Da quando cioè l’ospedalino israelitico di via degli Asili è finito nella zona della città requisita dai tedeschi e quell’angelo in tonaca nera si è fatto in quattro per organizzare il nuovo rifugio. Quattro tocchi leggeri alla finestra, è il segnale. Raffaello Niss, interrompe il gioco coi bambini, circospetto si avvicina alla porta e gira il chiavistello. Con sollievo, pensa: «È ancora lui». Sul volto affilato di don Angeli si scalda un sorriso. Tra le mani tiene stretto il consueto fagotto: viveri, medicinali, indumenti, mille lire e la novità di un piccolo cartoccio: «Ecco la farina per il vostro Seder pasquale».

L’istantanea fotografa uno degli episodi più noti dell’opera di soccorso agli ebrei organizzata da don Roberto Angeli, figura di spicco della Resistenza toscana. Appena un mese dopo quel gesto di rara sensibilità il sacerdote livornese venne arrestato dalla Gestapo e internato per un anno in un’odissea che toccò i campi di Fossoli, Mauthausen, Gusen e Dachau. Oggi che l’interesse sul sacerdote, scomparso nel 1978, si va accrescendo (nel 2007 la diocesi livornese ha rieditato il suo Vangelo nei lager, studi e iniziative si moltiplicano) si comprende quanto complessa e estesa sia stata la trama della rete di assistenza organizzata in quei mesi.

Emilio Angeli (Archivio Centro Studi R. AngelI)

Emilio Angeli (Archivio Centro Studi R. AngelI)

I LEGAMI CON LA SANTA SEDE. Dagli archivi emerge che l’opera del gruppo di don Angeli (sacerdoti e giovani laici provenienti dagli ambienti della Fuci) era legata a doppio filo non solo al movimento di resistenza militare della capitale ma anche alla rete clandestina vaticana di soccorso agli ebrei e ai prigionieri alleati. Don Angeli, fondatore del gruppo dei cristiano-sociali livornesi, comandava uno dei servizi informazione della divisione Giustizia e Libertà della Toscana e, grazie anche al supporto di suo padre Emilio (conosciuto nella Resistenza come il “nonnino”) aveva stabilito contatti personali con la marchesa Giuliana Benzoni, con la «primula rossa» monsignor Hugh O’Flaerty dell’ambasciata irlandese, col futuro cardinale Pietro Palazzini, oggi annoverato nel giardino dei Giusti di Gerusalemme. Attraverso questi canali dalla Santa Sede e dalle varie ambasciate arrivarono aiuti in denaro, indumenti, viveri, medicinali, documenti falsi per decine di ebrei e centinaia di prigionieri alleati nascosti in vari paesi della Toscana e dell’Emilia.

IN SOCCORSO DI 1600 PRIGIONIERI ALLEATI. Dopo l’8 settembre 1943 giunse ai cristiano-sociali la segnalazione di un gruppo di prigionieri alleati nella zona di Vinchiana (Lucca). Fu allora che don Angeli, che da tempo era addentro agli ambienti romani per i suoi studi alla Gregoriana, cercò e stabilì contatti con la marchesa Giuliana Benzoni, «ricevendone una prima somma di 20 mila lire – scrive Emilio Angeli in un relazione al Servizio Informazione Militare, l’intelligence italiana – per i bisogni più urgenti dei prigionieri lucchesi. Da allora le segnalazioni ed informazioni sui gruppi di prigionieri bisognosi di aiuto si moltiplicarono». Dal 10 novembre 1943 al 25 agosto 1944 il gruppo che faceva capo a don Angeli riuscì a correre in soccorso a un numero notevolissimo di persone. «1500-1600 militari alleati – scrive ancora il “nonnino” – senza dimora stabile, sprovvisti di tutto, dal vestiario ai viveri». Più difficile stabilire, allo stato attuale delle documentazioni, quanto furono gli ebrei nascosti e soccorsi in quei mesi.

LA MARCHESA BENZONI, L’EMINENZA GRIGIA IN GONNELLA. Giuliana Benzoni fu un personaggio di assoluto rilievo nella Roma occupata: dalla «generosa suola delle scarpe» della marchesa, scrive Fulvia Ripa di Meana, «escono permessi militari, congedi e false carte d’ identità». Per Maria José di Savoia, fu una sorta di “eminenza grigia in gonnella”, capace di introdurre la “regina di maggio” negli ambienti antifascisti romani e in diretto contatto col sostituto della segreteria di Stato vaticana, monsignor Giovanni Battista Montini. «Fra Badoglio, Bonomi, Croce, Sforza, De Nicola, Togliatti, Nenni, De Gasperi, Gonella, Saragat, La Malfa, Giorgio Amendola, generali ed eminenze vaticane, “gappisti” ed emissari alleati – scrive Nello Ajello – la Benzoni esaltò i suoi talenti. Era ora vivandiera dei partigiani e falsificatrice di carte annonarie, ora esperta in radio rice-trasmittenti e “crocerossina dell’ informazione”, ora addetta a nascondere prigionieri, ebrei, militari sbandati».

FIUMI DI DENARO BUONO DA ROMA. Pressappoco le stesse operazioni che riuscì a mettere in piedi il gruppo di don Angeli, in mezza Toscana: i bracci del soccorso livornese furono capaci di arrivare, oltre che nella provincia di Livorno, anche in quelle di Firenze, Pistoia, Grosseto, sulle Apuane e perfino nelle zone di Modena. Per il soccorso ai prigionieri alleati la sola Benzoni, scrive Emilio Angeli, «mi affidò complessivamente una somma di lire trecentocinquantamila». Ma non fu tutto: «Data l’insufficienza delle somme messe a disposizione dalla Benzoni – scrive il “nonnino” – col sopraggiungere delle esigenze invernali, mio figlio don Roberto si recò nuovamente a Roma, riuscendo a conferire direttamente con l’ambasciata Irlandese in Vaticano e l’ambasciata Jugoslava. Fu così che la situazione dei prigionieri alleati in Toscana fu fatta presente anche all’ambasciata inglese in Vaticano». Ai militari jugoslavi, nascosti nei pressi di Ponte a Moriano, venivano portati gli aiuti che provenivano da monsignor Nicola Moscatello, dell’ambasciata jugoslava.

Oflaherty

Hugh O’Flaerty, la “primula rossa” del Vaticano

AL LAVORO CON LA «PRIMULA ROSSA». Ma è con l’ambasciata irlandese e quella inglese che don Angeli riuscì a creare i contatti più preziosi: «L’ambasciata irlandese – scrive Emilio Angeli – fu in grado di assicurare che tutti i prestiti e le spese sostenute da chiunque per aiutare i prigionieri sarebbero stati restituiti dagli Alleati non appena il territorio fosse stato liberato. Questo data l’impossibilità da parte dell’ambasciata inglese di fornire al momento direttamente le somme occorrenti. All’ambasciata irlandese furono così portati nomi e messaggi dei prigionieri alleati da trasmettersi a Londra». Motore strategico dell’ambasciata irlandese era l’ecclesiastico del Sant’Uffizio, monsignor O’Flaherty. «L’azione dell’irlandese – scrive Andrea Riccardi – a cavallo tra immunità vaticane e coraggio personale, rappresenta una vicenda emblematica del clima di Roma in quei mesi». Il monsignore stazionava spesso nelle vicinanze della basilica di San Pietro, sulla piazza, e prendeva contatto con eventuali soldati alleati arrivati fin lì tra la gente. Vari ecclesiastici, preti antinazisti e diplomatici alleati erano collegati alla sua rete clandestina. Un contatto importantissimo che dette via libera all’attività di assistenza del gruppo livornese. «Dopo queste intese – scrive al Sim il “nonnino” – ci sentimmo autorizzati ad assicurare alle famiglie e a tutti coloro che sostenevano le spese per i prigionieri che le spese da loro sostenute, le somme versate e i danni materiali eventualmente subiti sarebbero stati loro rifusi a guerra finita. Su queste premesse si estese tutta la nostra attività di assistenza».

«DIO CREO L’UOMO, NON L’UOMO ARIANO». Quella di don Angeli, non fu soltanto una «resistenza operativa», ma anche, sottolineava, una «resistenza ideologica organizzata». A partire dal 1940 nel suo cenacolo di studi sociali presso l’Arciconfraternita di S. Giulia a Livorno tenne pubbliche conferenze in cui mostrava quanto la dottrina cristiana fosse antitetica alle tesi razziste: «Dio creò l’uomo, non l’uomo ariano», esordì una volta. «Vi leggerò oggi -– proseguì -– alcune pagine scritte da Hitler e dal più notevole teorico del nazismo, Rosenberg. Da queste chiarissime citazioni, voi potrete capire perché il mondo oggi soffra la più terribile e sanguinosa tragedia della sua storia. Sono brani che non hanno bisogno di commento».

Monsignor Giovanni Piccioni e don Angeli (Archivio Centro Studi R. Angeli)

Monsignor Giovanni Piccioni e don Angeli (Archivio Centro Studi R. Angeli)

BATTESIMI E DOCUMENTI FALSI. Grazie anche a queste basi culturali, a Livorno l’opera dei cattolici in aiuto agli ebrei fu particolarmente intensa. Già immediatamente dopo la promulgazione delle leggi razziali del ’38 il vescovo di Livorno Giovanni Piccioni, buon amico del rabbino Alfredo Toaff (padre dell’ex rabbino capo di Roma, Elio), aveva dato precise disposizioni a clero e laici: i fratelli ebrei non dovevano essere lasciati soli. La comunità ebraica cittadina contava allora 2000 componenti (la quinta italiana in termini numerici dopo Roma, Milano, Trieste e Torino), di questi 116 furono catturati dalla Gestapo e solo 16 riuscirono a tornare. Presso la curia, sotto il diretto controllo del cancelliere don Amedeo Tintori, venne creato un ufficio per la concessione dei certificati di battesimo agli ebrei. «Io stessa – – raccontava Erminia Cremoni – – feci da madrina di battesimo e di cresima ad alcune giovani ebree». Presso le suore di S. Teresa ad Antignano fu costituto una sorta di «ufficio falsificazioni documenti»: i giovani dipendenti comunali Vincenzo Villoresi e Dino Lugetti si distinsero nella creazione di carte d’identità false.

L’OPERA DI DON ANGELI. Don Angeli si occupò personalmente del trasferimento di 24 ebrei dall’ospedalino israelitico prima in una palazzina di via Nardini, poi in via Micali. Il sacerdote, come testimoniò poi l’avvocato ebreo Giuseppe Funaro, «liberatosi dalla veste talare e rimboccatosi le mani, cominciò a fare opera di facchino. Quattro giorni durò il trasporto dei letti, dei bagagli e delle masserizie». Nei cinque mesi successivi e fino all’arresto il sacerdote, coadiuvato da padre Giuseppe Spaggiari, Erminia Cremoni, Paolo Brilli e altri giovani fece in modo che nulla mancasse ai circa 90 ebrei nascosti in via Micali. Insieme al giovane profugo Raffaello Niss, che a Parigi era a capo dell’Opera di protezione dei bambini ebrei, organizzò diversi viaggi clandestini per trovare nascondigli e protezione più sicuri man mano che i rastrellamenti nazisti si facevano più sistematici.

L’UNITÀ, DALLA COMUNE SOFFERENZA. «Noi crediamo -– commentava nel 1973 il sacerdote in un incontro organizzato dalla comunità ebraica livornese –- che Dio muova misteriosamente le forze profonde della storia per cui dal male può talvolta fiorire anche il bene». Nell’esperienza della clandestinità e del lager don Angeli, vide prepotenti i semi per superare secoli di inimicizia. «La lotta comune, la comune atroce sofferenza ci hanno avvicinato come non mai». E concludeva: «Non possiamo dunque che formulare un augurio, che questo avvicinamento progredisca in una sempre più profonda amicizia e rappresenti un reale contributo alla reciproca comprensione tra persone e gruppi di diversa religione o ideologia, tra popoli e comunità».

Gianluca della Maggiore è dottorando in Storia contemporanea presso l’Università di Roma Tor Vergata. E’ membro del coordinamento di redazione di ToscanaNovecento e collabora con l’Istoreco di Livorno. Autore di studi sul mondo cattolico, si occupa anche di cinema, Resistenza e movimenti politici. Ha pubblicato il volume Dio ci ha creati liberi. Don Roberto Angeli (2008).

Articolo pubblicato nell’aprile del 2017.




Convegno “Letteratura e Resistenza. Storie partigiane della memoria e della narrazione”

Si è svolto il 21 aprile scorso il convegno “Letteratura e Resistenza. Storie partigiane nella memoria e nella narrazione“, organizzato dall’Istituto storico della Resistenza di Pistoia nell’ambito di Pistoia Capitale della Cultura 2017 in occasione della Festa di Liberazione. E’ stato organizzato in collaborazione con Comune di Pistoia, Cudir e Comitato Provinciale ANPI PIstoia.

Dopo i saluti istituzionali da parte di Roberto Barontini (Presidente ISRPT), Daniela Belliti (Vice Sindaca di Pistoia) e Aldo Bartoli (Presidente C.P. ANPI), si sono susseguiti gli interventi degli esperti in materia.

Tommaso Cheli, laureando in filologia moderna e tirocinante presso l’ISRPt, ha parlato della sua ricerca sulla letteratura resistenziale e, in particolare, sulla figura dell’antieroe nelle pubblicazioni di Giuseppe Fenoglio (“Una questione privata”, “Il partigiano Johnny”).

Maddalena Mirandi, collaboratrice e scrittrice presso la rivista “Orizzonti”, ha svolto una relazione sulla poetica e la scrittura di Carlo Cassola, analizzando nello specifico “La ragazza di Bube”, “Un matrimonio nel dopoguerra” e “I vecchi compagni”.

Luca Baiada, magistrato e socio ISRPt, ha condotto un’analisi critica sulla formazione letteraria dei partigiani che hanno liberato l’Italia dal nazifascismo e che hanno, in seguito, “scritto la Costituzione”.

Paolo Mencarelli, insegnante comandato dell’ISRT, ha passato in rassegna le novità editoriali, riguardo la letteratura resistenziale, pubblicate nel corso degli ultimi anni. Di queste ricordiamo “In Territorio Nemico” e il collettivo di scrittori “Wu Ming”.

La giornata è stata coordinata da Francesco Gaiffi, docente del Liceo Forteguerri di Pistoia. Hanno partecipato circa 90 persone fra cittadini e studenti di tre classi degli istituti secondari di secondo grado.

Letteratura e resistenza 2




25 aprile a San Casciano Val di Pesa

25 aprile – San Casciano
ore 10  – Ritrovo presso il Palazzo Comunale e deposizione corona alla lapide in ricordo dei cittadini trucidati dalle truppe tedesche

CORTEO per le vie cittadine accompagnato dal corpo musicale Oreste Carlini e deposizione corona al Monumento ai Caduti

Commemorazione a cura del Direttore dell’Istituto storico toscano della Resistenza e dell’età contemporanea, dott. Matteo Mazzoni.

Letture a cura degli alunni dell’Istituto Comprensivo di San Casciano

ore 12 – Delegazioni  dei rappresentanti delle Istituzioni e degli studenti
– al piazzale Dante Tacci
– al Cimitero Americano, al Tondo delle Corti, Fabbrica e Cerbaia

ore 17:30 – Circolo ARCI –  “Stringiamo le schede come biglietti d’amore”  spettacolo-reading sulla lunga marcia delle donne in Italia a cura di Tiziana Giuliani e Sara Gremoli

ore 21 –  Teatro Niccolini – Concerto per la Liberazione “Galà di Canto lirico” organizzato con il Conservatorio Luigi Cherubini di Firenze
25 aprile – Mercatale
ore 9:30 – ritrovo presso la Casa del Popolo e partenza delle delegazioni per via dei Cofferi, cimitero
di San Piero in Calcinaia  e per il Capoluogo

ore 10 – CAMMINATA della Memoria, con partenza dalla Casa del Popolo per luoghi e boschi segnati dal
passaggio del fronte fino a Pian del Melagrano; a seguire (ore 13) pranzo nei locali del Circolo

ore 18:30 – Casa del Popolo  incontro in ricordo di Umberto Mattoncetti, partigiano della
Brigata Sinigaglia
26 aprile – ore 21:15
Cinema Teatro Everest “Libere” un film documentario di Rossella Schillaci sul ruolo delle
donne nella Resistenza




72esimo anniversario della Liberazione, il programma delle iniziative a Sesto

Martedì 25 aprile Sesto Fiorentino commemorerà solennemente il 72esimo anniversario della Liberazione dell’Italia dal Nazifascismo.

Alle ore 8,45, presso il Cimitero Maggiore, è prevista la deposizione di corone commemorative.

Alle 9,30, presso la Pieve di San Martino, verrà celebrata la messa in suffragio dei Caduti.

Alle 10,30, da piazza Vittorio Veneto, autorità e cittadini si muoveranno in corteo per la deposizione di corone al Monumento ai Caduti e al Partigiano.

Alle 11,15, sempre in piazza Vittorio Veneto, si terranno gli interventi di Roberto Corsi, presidente della sezione ANPI di Sesto Fiorentino, Roberto Bianchi, vicepresidente dell’Istituto Storico della Resistenza in Toscana, Lorenzo Falchi, sindaco di Sesto Fiorentino.

Concluderà la mattinata l’esibizione della Banda musicale di Sesto Fiorentino.

Alle ore 16,30, il Centro Civico 3, il Circolo Arci “La Costituzione” e il Circolo ACLI “Gl’incontri” celebreranno la Festa della Liberazione con un concerto itinerante della Banda Musicale per le vie di Quinto Basso, con partenza e arrivo presso la sede del Centro Civico (via Gramsci 560). Al termine verrà offerto un rinfresco.

Giovedì 27 aprile, alle ore 10 presso l’Auditorium “Valentina Gallo” dell’IISS Piero Calamandrei si terrà una conferenza dal titolo “Gli scioperi del 1944 a Firenze e i valori della Resistenza”. Interverranno Damiano Sforzi, vicesindaco di Sesto Fiorentino, Daniele Calosi, segretario provinciale FIOM-CGIL, Paolo Mencarelli, Istituto Storico della Resistenza in Toscana.

Il Comune di Sesto Fiorentino patrocina, inoltre, l’iniziativa “I sentieri della libertà”, promossa dal Quartiere 5 di Firenze che si terrà domenica 23 aprile sui sentieri e nei luoghi della Resistenza alle pendici di Monte Morello.




25 aprile, le celebrazioni a Firenze del 72esimo anniversario della Liberazione nazionale

Martedì 25 aprile Firenze ricorderà il 72esimo anniversario della Liberazione nazionale. Le celebrazioni in città, medaglia d’oro della Resistenza, inizieranno alle 10 in piazza dell’Unità italiana, dove sarà deposta una corona di alloro al monumento ai Caduti di tutte le guerre alla presenza delle autorità civili, militari e religiose con i gonfaloni del Comune di Firenze, della Regione Toscana e della Città metropolitana di Firenze, la bandiera del Comitato Toscano di Liberazione Nazionale del Corpo Volontari della Libertà e i labari delle associazioni dei partigiani. A seguire preghiere di suffragio. Al termine si formerà un corteo, che raggiungerà Piazza della Signoria, dove sull’Arengario di Palazzo Vecchio si terrà la cerimonia ufficiale. Durante l’arrivo delle persone la Filarmonica ‘Gioacchino Rossini’ di Firenze intonerà la canzone ‘Bella Ciao’. L’inizio della cerimonia (ore 10.45) sarà segnato dallo squillo delle Chiarine della famiglia del Gonfalone; la Filarmonica ‘Rossini’ intonerà l’Inno di Mameli. Il primo ad intervenire sarà il sindaco Dario Nardella. Dopo il suo intervento sarà la volta di quello del presidente dell’Anpi provinciale di Firenze Silvano Sarti. A seguire ci sarà l’orazione ufficiale a cura del giornalista e scrittore Aldo Cazzullo. Le celebrazioni si concluderanno alle 17,30 sull’Arengario di Palazzo Vecchio con il concerto per la cittadinanza della Filarmonica ‘Gioacchino Rossini’.




Il 25 aprile a Openweek Montecatini

Il giorno 25 aprile si terrà in Valleriana un’importante iniziativa legata a Openweek Montecatini.
Nella mattinata la dott. Angela Moro terrà una visita guidata del paese. Il ricercatore Riccardo Maffei farà invece una breve relazione sull’eccidio di San Quirico di Valleriana (agosto 1944). Dopo il pranzo, presso il circolo di San Quirico (facoltativo, costo 17 euro), ci sarà la visita guidata del paese di San Quirico curata da Riccardo Flori e Lario Rosellini. Mentre Paolo Benassai, dell’Istituto di ricerca Longhi di Prato, ci parlerà della bellissima pieve di Castelvecchio.
Alle 17,30 all’interno della chiesa si terrà un concerto di Musica Gospel a cura della July Gospel Singers, gruppo di fama nel panorama gospel italiano.
Gli eventi sono interamente gratuiti ed è disponibile un autobus, anch’esso gratuito. che partirà alle 9 da Montecatini Terme (municipio) e alle 9.30 da Pescia (municipio). Rientro in serata.
Per info e prenotazioni: Dario Donatini 328/8728456




72° Anniversario della Liberazione a Cortona

Alle ore 9.00 celebrazione della S. Messa nella Chiesa inferiore di San Marco città.

Ore 10.00 raduno delle Autorità, delle associazioni e dei cittadini in piazza della Repubblica. Omaggio al monumento ai caduti di tutte le guerre e alle lapidi delle vittime dei nazisti.

Ore 12.00 deposizione delle corone in località Fazzano e Santa Caterina in ricordo di vittime dei nazisti.




Nuovo monumento ai caduti partigiani al Cimitero di Casalguidi

“Il nuovo monumento ai caduti partigiani nel Cimitero di Casalguidi è quasi ultimato e sarà inaugurato ufficialmente durante le celebrazioni del 25 Aprile prossimo”. Lo annuncia l’Assessore ai Lavori Pubblici Luca Santucci che da mesi sta seguendo le operazioni per la realizzazione dell’opera: “Il vecchio cippo era stato fatto erigere a conclusione della Seconda Guerra Mondiale dal Comune di Serravalle Pistoiese, dall’Anpi Provinciale e dal CLN per ospitare le salme di Rolando Chiti, Brunello Biagini e Silvio Februari” spiega l’Assessore.

L’intervento si è reso necessario a seguito di uno staccamento della vecchia e logora epigrafe di marmo: “Sentendo forte l’obbligo di tenere alto il ricordo di chi ha dato la propria vita per la nostra libertà, abbiamo colto l’occasione per dare nuova vita a questo prezioso monumento, cercando di valorizzarne il valore simbolico e l’aspetto estetico” spiega l’Assessore.

Per la realizzazione del nuovo monumento sono stati coinvolti sia l’ANPI Provinciale, che i familiari dei partigiani ancora lì tumulati, che hanno accolto positivamente la proposta dell’Amministrazione Comunale.

Il 4 gennaio scorso, la proposta è stata approvata dal Consiglio Comunale, dando ufficialmente corso alla realizzazione del nuovo cippo.

Il monumento sarà alto circa 2 metri ed è stato ideato e realizzato dall’U.O. Manutenzioni e Patrimonio del Comune di Serravalle Pistoiese, utilizzando marmo di Carrara e materiali moderni come il Cor Ten.