Il lavoro pastorale – Don Milani e la parola

don_milaniVenerdì 26 maggio, alle ore 16:30, all’Istituto tecnico Agrario (Cittadella dello Studente) si terrà l’incontro “Il lavoro pastorale. Don Milani e la parola”: due studiosi dell’opera di don Milani, Vanessa Roghi e Federico Ruozzi, si incontrano per condividere le loro idee con studenti, insegnanti, preti, intellettuali e con tutti coloro che vorranno partecipare a un incontro dedicato al ricordo di Lorenzo Milani, un cittadino italiano che con le sue parole e con le sue azioni ha contribuito e può ancora contribuire a realizzare il sogno democratico di un paese di uomini più liberi e uguali. Con la partecipazione di don Enzo CapitaniLuciana RocchiSimone Giusti.




Leggere i manifesti di Oriano Niccolai

La Federazione del Partito comunista di Livorno aveva un grande grafico. Anzi un grandissimo grafico, Oriano Niccolai. L’Istoreco di Livorno gli ha dedicato, nel 2013 e poi di nuovo nel 2014, una bellissima Mostra con un altrettanto significativo Catalogo, dal titolo Rosso creativo.[1]  Le intenzioni dell’autrice di questo brano sono di cominciare, con questo intervento in rete, una sequenza di approfondimenti per raccontare come una visione politica si possa rappresentare graficamente e come si possa proporre una lettura della storia politica dell’Italia a partire dai colori, come suggerisce Maurizio Ridolfi [2], dalle scelte grafiche, dal testo che le accompagna. Perché i manifesti politici utilizzano una modalità polisemica per veicolare il loro messaggio. Parlano attraverso il colore, l’impaginazione, la grafica, le parole, la loro stessa dimensione e la tecnica di realizzazione.

Sez.2_18_0345Per favorire la comprensione di questa affermazione utilizzerò alcune esemplificazioni concrete, collocabili in un tempo ed uno spazio preciso, a partire dal manifesto del 1961 in occasione della vittoria di Castro a Cuba. Il manifesto è firmato lateralmente con un rinvio al committente, che è il Pci ma in particolare la Federazione giovanile comunista di Livorno. E noi sappiamo che per i manifesti della Fgci Oriano, come tutti gli altri grafici comunisti, aveva più libertà d’azione rispetto invece alle direttive che si ricevevano dalla direzione del Partito per quelli, in qualche modo, più ufficiali. Il colore che domina è il bianco dello sfondo. Secondo la lettura più ortodossa in cima al manifesto trionfa una scritta dove si ricorda che ha vinto non il leader, ma il “popolo” di Cuba che si è liberato del dittatore Fulgencio Battista. Poi il manifesto prosegue richiamando Castro e subito dopo ancora la rivoluzione cubana, ma aggiungendo a chiusura un richiamo alla pace. Qual è l’aspetto più significativo di questa comunicazione, della sua realizzazione grafica? Sicuramente festeggiare l’avvenuta presa del potere da parte di Castro. Quale l’intenzione che ci sta dietro? Allacciarsi al tema dell’internazionalismo in una cornice nella quale questo tema appassionava ancora milioni di uomini e di donne. Aver utilizzato l’immagine della bandiera cubana spezzata a cosa rinvia? Spezzata perché i cubani si sono liberati di un dittatore? Può darsi. Ma a mio parere ancora di più perché la bandiera cubana, ironia della sorte, è costruita con strisce blu su sfondo bianco e con una stella su sfondo rosso. Ricorda quasi in modo automatico la bandiera statunitense. Ed allora averla impaginata in questo modo, con le strisce “esplose” è un rinvio alla sconfitta degli Usa che in questa partita giocarono un ruolo decisivo ma pur sempre perdente. Non aver caricato il manifesto di “rosso” evita alla comunicazione di presentarsi come conforme ad una ortodossia comunista ancora molto forte agli inizi del decennio Sessanta, permette alla comunicazione di rimanere su un registro più “leggero”.

punto esclamativoPassiamo adesso ad un altro manifesto di quello stesso periodo, periodo contrassegnato anche dall’impegno militante di tutta la sinistra italiana a favore del popolo vietnamita in lotta contro gli Stati Uniti.  Nel manifesto di nuovo domina il bianco. Sembra impaginato con una disciplina grafica che risponde ad una direttiva artistica del “togliere” e non a quella dell’aggiungere. Il manifesto si può definire minimalista, quasi astratto. Un grosso punto esclamativo che produce un effetto “non centrato” rispetto al foglio, e che a causa di questa sua asimmetricità ha un impatto sul lettore ancora più efficace, produce un richiamo all’attenzione ma nello stesso tempo, e anzi ancora di più, rinvia alla traiettoria di una bomba che cade. La scrittura del testo che accompagna l’immagine, nelle realizzazioni di Niccolai sempre sintetica e mai aggiuntiva o sostitutiva, è collocata a sinistra e a destra della “bomba-punto esclamativo”.  Il messaggio invita ad un’azione di impegno contro la guerra, all’organizzazione di una Marcia della Pace dentro un quartiere periferico, a sud della città, una mobilitazione di quella che oggi potremmo chiamare la “società civile”. Un luogo decentrato nella città, nella sua periferia sud. Noi sappiamo che quel manifesto è uscito dalla Federazione del Partito comunista di Livorno e quindi ha una sua specifica e ben riconoscibile paternità politica, ma sappiamo anche l’originalità di questa composizione che rinvia senza mezzi termini alle avanguardie pittoriche più interessanti e alla migliore grafica italiana. Sappiamo che per Oriano fare il grafico era “l’arte del togliere”, e sappiamo che non l’aveva imparato da Calvino e dalla sua esigenza di leggerezza, ma dal suo maestro, Albe Steiner[3], il più grande e innovativo disegnatore/comunicatore del secondo dopoguerra italiano. E sappiamo[4] anche che quando sceglieva le parole per ogni manifesto, in testa gli giravano sia i racconti di Marcovaldo che le poesie del suo caro amico Gianni Rodari. Quel Rodari che si era ispirato a lui nella filastrocca “Giovannino perdigiorno”, che in primis doveva essere “Orianino perdigiorno[5]”. Perché? Perché Oriano aveva un aspetto minuto, quasi fanciullesco, con un’aria perennemente assorta e riflessiva, sembrava uno un po’ svagato che correva dietro alle nuvole immaginarie che si agitavano nella sua testa.  Chi lo ha frequentato lo ricorda così: concentrato sopra una pagina di giornale, taciturno, quasi assente, eppure Oriano era sempre assai presente, uno capace di ascoltare le richieste, farle proprie per poi trasformarle in un messaggio grafico e linguistico impeccabile, mai superfluo, mai retorico. Con le sue proposte, che difendeva con caparbietà e consapevolezza, riusciva ad interpretare i bisogni della Federazione, del Partito nel suo insieme, o delle singole parti di quella che era una macchina mastodontica, pesante, lenta. Ma nel farlo ogni volta si prendeva lo spazio di affermare la sua scelta grafica, libera e “leggera”, mai monumentale, mai ingombrante. Perché Niccolai metteva la sua capacità a disposizione del Partito non in modo mercenario o opportunista ma da appassionato militante quale si sentiva e voleva essere.

mollettaMolti anni dopo, ancora per un’altra occasione di mobilitazione per la ricerca di pace. Oriano Niccolai disegna un altro manifesto. Siamo nei primi anni Novanta. La guerra stavolta è quella del Golfo. I tempi sono cupi e Niccolai sceglie lo sfondo nero su cui troneggia la data dell’appuntamento politico e sotto, attaccata ad un filo, è sospesa una bomba tenuta ferma soltanto da una molletta per i panni, su un filo pesantemente curvato. La scritta successiva indica il cosa fare e come, rinvia all’appuntamento di una fiaccolata. La manifestazione quindi si fa in notturna e questo può anche aver ispirato Niccolai a fare lo sfondo nero. Ma lo sfondo è nero anche perché siamo entrati in un orizzonte più cupo, il mondo per un vecchio militante comunista non è più così chiaro, c’è già stata la caduta del muro di Berlino e il tentativo di golpe contro Gorbaciov, tutto si è fatto più incerto. Per chi osservava quel manifesto, quel nero e bianco della bomba erano molto più significativi delle tante immagini di orrore che già campeggiavano nella nostra percezione nonostante la volontà di anestetizzare quella guerra da parte dei suoi contendenti. La “bomba” di Oriano non è proprio la bomba “intelligente” della propaganda militarista. È una bomba sospesa che sta per cadere. Che sicuramente cadrà, così come è, appesa ad un filo. L’innocua molletta, oggetto umile, persino casalingo che la trattiene, non la può certo bloccare per molto ancora. Quindi il messaggio implicito ma non troppo è: partecipate numerosi, la pace è in pericolo e forse siamo già in ritardo. Pochi anni fa due giovani artisti livornesi, Valerio Michelucci e Stefano Pilato ispirandosi forse a questa bomba realizzarono una installazione in occasione del 70° bombardamento di Livorno, quello del 28 maggio del 1943, e ne fecero una finta, dipinta di color fucsia magenta, e la attaccarono sospesa ad un palazzo vicino al mercato di Piazza Cavallotti, luogo popolare, deputato a rappresentare la tradizione democratica e pacifista della città. Perché le proposte intelligenti e creative permettono anche questo, di essere riprese e aggiornate e, risultare, nonostante le loro radici nel passato, originali e intelligenti.[6]

[1] Rosso creativo. Oriano Niccolai 50 anni di manifesti (a cura di Margherita Paoletti), Debatte Editore, Livorno, 2013. I manifesti che risultano nel Catalogo corrispondono a quelli della Mostra che fu realizzata a Livorno dall’8 al 22 novembre 2013 presso Villa Henderson e replicata a Pisa l’anno successivo presso il Centro San Michele degli Scalzi. Sono oggi custoditi presso l’archivio dell’Istoreco di Livorno e formano tutti insieme un fondo di circa duemila pezzi.

[2] Maurizio Ridolfi, L’Italia a colori Storia delle passioni politiche dalla caduta del fascismo ad oggi, Le Monnier, Bologna, 2015.

[3] Rosso creativo, cit., p. 15.

[4] L’espressione “noi sappiamo” non è legata a nessuna astuzia retorico-linguistica ma è giustificata dalle decine di ore di interviste e colloqui che prima di fare la Mostra e il Catalogo abbiamo avuto il piacere di realizzare all’interno dell’Istituto. In particolare Margherita Paoletti, che curò tutta l’operazione, costruì con Oriano Niccolai una specie di carta d’identità di ogni manifesto utilizzato.

[5] Rosso creativo, cit., p. 15.

[6] Purtroppo la bomba finta non c’è più. Fu realizzata nel 2013 e mai presa in carico dal Comune di Livorno. Distrutto uno dei fermi che la sostenevano, è stata tolta e mai più reinstallata.

Articolo pubblicato nel maggio del 2017.




“La Versilia tra antifascismo, guerra e Resistenza” a Forte dei Marmi

La locandina dell’iniziativa di Forte dei Marmi del prossimo venerdì 26 maggio 2017.

La locandina dell’iniziativa di Villa Bertelli a Forte dei Marmi il prossimo venerdì 26 maggio 2017.

La sera del prossimo venerdì 26 maggio 2017, alle ore 17:30, presso il Giardino d’Inverno di Villa Bertelli in via Mazzini 200 a Forte dei Marmi (Lu), si terrà una nuova presentazione de “La Versilia tra antifascismo, guerra e Resistenza”, guida storico-turistica ai luoghi della memoria in Versilia 1943-1945 redatta da Federico Bertozzi, Jonathan Pieri e Andrea Ventura per Pezzini Editore. Primo capitolo di un progetto provinciale tripartito che ha visto di recente la pubblicazione di analoghi volumi dedicati a Mediavalle/Garfagnana e Piana di Lucca, il libro, risultato di quasi due anni di ricerche storiografiche condotte dai tre giovani autori dell’ISREC Lucca, sotto il coordinamento scientifico di Gianluca Fulvetti (Università di Pisa) e con il determinante contributo della Fondazione Cassa di Risparmio di Lucca, presenta al lettore quattro “Percorsi della memoria”, itinerari organici, percorribili anche in automobile, che permettono di andare a ri-scoprire siti, vicende e volti significativi dell’ultimo scorcio di Seconda Guerra Mondiale nei comuni di Forte dei Marmi, Pietrasanta, Seravezza, Stazzema, Camaiore, Massarosa e Viareggio. Coadiuvato da pratiche mappe ed immagini di oggi e di ieri, l’interessato può quindi ritornare agli anni della fame e dei rastrellamenti nazisti, della Linea Gotica e dei bombardamenti alleati, della Resistenza e della Liberazione, incontrando fisicamente quei “punti caldi” del territorio che furono segnati dal passaggio della storia, e quindi spesso, con il passare degli anni, dimenticati. Oltre a una ricca bibliografia di riferimento e ad un percorso speciale sul Parco della Pace di Sant’Anna di Stazzema, la guida include infine tre “Sentieri della memoria”, semplici itinerari montani dedicati a fatti e protagonisti della guerra partigiana sulle Alpi Apuane. Forte di un notevole successo di pubblico, a Villa Bertelli il volume sarà presentato dai tre autori, mentre il pianista e compositore Andrea Garibaldi impreziosirà la serata con intervalli musicali dal sapore resistenziale. Iniziativa patrocinata da Comune di Forte dei Marmi – Assessorato alla Cultura ed ISREC Lucca. Ingresso libero.

In allegato, la locandina dell’appuntamento.

Per ulteriori informazioni, contattare l’Ufficio Informazioni Turistiche di Forte dei Marmi: tel. 0584/280292 – 0584/280253.




Le Madri costituenti. Storia di una speranza incompiuta

cop_madri-costituenti_b1-v1La casa editrice MdS presenta Le Madri costituenti. Storia di una speranza incompiuta di Anna Maria Bernieri, venerdì 26 maggio 2017 ore 17.00 presso Palazzo Fabbricotti (Sala Nicola Badaloni Viale della liberta, 30) a Livorno

Saranno presenti:

Amm. Luigi Donolo Pres. Comitato Valori Risorgimentali

Cecilia Gambacciani Professoressa liceo Classico Niccolini

Letture di Anna Botta

Coordina Fabio della Tommasina MdS editore

Il merito del libro di Anna Maria Bernieri sta proprio nel riportare alla luce dei fatti che abbiamo dimenticato e che invece come un filo rosso attraversano il nostro passato recente dalla Rivoluzione francese fino alla conquista del diritto di voto nel secondo dopoguerra.  Il libro documenta il lungo percorso che ha portato le donne al voto e alla conquista del diritto di cittadinanza dalla Rivoluzione francese in poi, ricostruendo la storia del movimento delle donne, in Italia, dal periodo preunitario, attraverso il fascismo fino alla nascita della Repubblica. Nel 1946 a liberazione conquistata, definita la natura Repubblicana e parlamentare del nascente stato, in un pese devastato dalla guerra con vaste aree di sottosviluppo e analfabetismo, vennero elette ventuno donne con le prime elezioni libere: le Madri Costituenti. Consapevoli di rappresentare tutte le donne italiane portarono con coraggio, determinazione e competenza i problemi delle donne nel luogo istituzionalmente più alto, scelsero di concentrarsi, per l’esiguità del loro numero, su famiglia, lavoro, scuola, raggiungimento della parità e del diritto di cittadinanza. Le loro proposte furono spesso osteggiate anche dai compagni di partito, ma non si arresero e indicarono una strada per le generazioni future. Valga per tutte la formulazione dell’articolo tre fortemente voluta da tutte le Madri costituenti la cui formulazione ben indica quale fosse il loro concetto di democrazia e gli impegni che la Repubblica avrebbe dovuto prendersi nei confronti delle cittadine/i delle future generazioni. Infatti recita l’articolo “E` compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese.” Una precisione e una lucidità che, se ci fa rimanere ammirati, non può non farci interrogare su quanto sia stato veramente realizzato nell’interesse dei cittadini tutti.  Durante la presentazione verranno rilasciati agli studenti delle classi quinte del Liceo Classico Niccolini che hanno seguito il corso sulle Madri Costituenti, gli attestati di partecipazione.




Commemorazione dei Partigiani del Poggio alla Malva

Dal 4 all’11 giugno il Comune di Carmignano in collaborazione con il Comitato 11 giugno, il Circolo “A. Naldi” Poggio alla Malva, l’Anpi di Carmignano e Prato promuove un denso programma di iniziative (in allegato il dettaglio) in occasione del 73° anniversario della commemorazione dei partigiani di Poggio alla Malva. In particolare si segnala domenica 4 l’inaugurazione della mostra “Antifascisti e partigiani del territorio di Carmignano”, martedì 6 la conferenza di Alessandro Affortunati su “Alessandro Picchi: un eroe dimenticato”, sabato 10 la cerimonia di commemorazione, domenica 11 la camminata “Sentieri partigiani” da Prato a Poggio alla Malva.




Segno Gesto Materia. Esperienze europee nell’arte del secondo dopoguerra. Opere dalla Donazione Pieraccini

Come ogni terza domenica del mese, la GAMC propone una visita guidata gratuita a cura degli Amici del Museo alla scoperta delle collezioni della Galleria. Sarà visitabile Segno Gesto Materia. Esperienze europee nell’arte del secondo dopoguerra. Opere dalla Donazione Pieraccini, la Donazione Lucarelli, la Collezione Varraud-Santini e la mostra temporanea SEI CANZONI un libro d’Arte di Sandro Chia, realizzato in collaborazione con 2RC Edizioni d’Arte e l’Associazione Laboratorio 2RC Officina Contemporaneo.

Ingresso libero

Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea Lorenzo Viani
Palazzo delle Muse
Piazza Mazzini
55049 – Viareggio
tel. 0584-581118
e.mail: gamc@comune.viareggio.lu.it – www.gamc.it
facebook: GAMC Lorenzo Viani




73° Celebrazione dei caduti di Pian d’Albero

Sabato 17 giugno alle ore 9.30 ritrovo dei partecipanti in Piazza Elia Dalla Costa a Firenze per le celebrazioni del 73° anniversario di Pian d’Albero.

Inni partigiani eseguiti dal “Coro Novecento” di Fiesole.

Deposizione delle corone e benedizione del monumento

Commemorazione ufficiale con interventi di Alfredo Esposito Presidente del Quartiere 3, rappresentanti dell’amministrazione comunale, dell’Istituto storico toscano della Resistenza e dell’età contemporanea, dell’Istituto “Alcide Cervi” di Gattatico, di Giuseppina Cavicchi e Citano Marcello, rappresentanti del Comitato per Pian d’Albero.

Conclusioni di Rossana Carresi, presidente ANPI Gavinana.

 




“Firenze in guerra 1940-1944” alla 1a Conferenza italiana di Public History a Ravenna

Il Comitato organizzativo della 1a Conferenza di Public History, che si terrà a Ravenna dal 5 al 9 giugno prossimi, ha selezionato la proposta di poster presentata da Carmelo Albanese per l’Istituto Storico Toscano della Resistenza e dell’Età contemporanea (già Istituto storico della Resistenza in Toscana) relativa al nuovo portale interattivo della mostra storico-documentaria “Firenze in guerra 1940-1944” curata da Francesca Cavarocchi e Valeria Galimi. Giovedì 8 giugno, dunque, nel corso della assemblea plenaria Albanese illustrerà la configurazione del nuovo sito internet firenzeinguerra.com, che è stato ideato non come una classica vetrina on line della mostra, quanto, piuttosto, come una continuazione della stessa. Dal portale, infatti, si potrà facilmente accedere a una parte consistente del materiale esposto nei locali di Palazzo Medici Riccardi da ottobre 2014 a gennaio 2015, ascoltare le interviste ai testimoni e vedere le foto della città in guerra (tramite l’archivio digitale Historypin), oltreché prendere visione della documentazione privata di cittadini comuni raccolta con il progetto Memory Sharing.