Le donne, la montagna, la SMI

Venerdì 18 agosto alle 16.30 a Palazzo Achilli a Gavinana (San Marcello P.se) si terrà la conferenza di Rachele Lenzi sul tema “Le donne, la montagna, la SMI”.

Ingresso libero.




WuMing 2 presenta Meccanoscritto

Alle 17 del 12 luglio presso la cattedrale ex-breda Wu Ming 2 presenta il romanzo “Meccanoscritto” (Edizioni Alegre , 2017).

Tre filoni che si alternano tra di loro, disvelando vicende vere e di fantasia. Uomini, tempi e narrazioni saltano gli uni dentro agli altri, si mescolano, si confondono. Ci sono i racconti del ‘63, quelli collettivi del 2015 e le infrastorie di entrambe le epoche, scritte impastando documenti originali, dialoghi, aneddoti e testimonianze. Il risultato è un appassionante romanzo storico ipercollettivo, che racconta, dal punto di vista dei metalmeccanici, la trasformazione del mondo del lavoro.




Proiezione del documentario “Paura non ne abbiamo”

Mercoledì 12 luglio ore 21:00 Pistoia (La cattdreale, via Pertini 396), proiezione del film documentario “Paura non ne abbiamo” (Italia, 2017) in occasione della festa “CGIL incontri 2017”

Bologna, 8 marzo 1955. Il documentario racconta la storia di Anna e Angela, arrestate mentre distribuivano le mimose in occasione della Giornata Internazionale della Donna e condannate a un mese di reclusione da scontare presso il carcere di San Giovanni in Monte, oggi sede del dipartimento di Storia Culture Civiltà
dell’Università di Bologna. Nel pieno della guerra fredda e della violenta repressione perpetrata dalla polizia nei confronti del movimento operaio durante scioperi e manifestazioni, persino un innocuo fiore come la mimosa veniva considerato un simbolo sovversivo, sinonimo della lotta per l’emancipazione femminile.




Festa all’Istoreco Pistoia

Dopo un anno e mezzo di lavoro sono stati aperti al pubblico la biblioteca e l’archivio dell’Istoreco Pistoia ed hanno portato alla catalogazione e all’inserimento nella Redop di più di 5000 volumi di proprietà dell’Istituto.

“La biblioteca in realtà esiste ed è aperta al pubblico già da anni – spiega Matteo Grasso, direttore dell’Istituto e curatore, insieme a Francesca Perugi, del progetto – ma non era mai stata inaugurata ufficialmente. Abbiamo pensato di farlo adesso, una volta concluso il progetto di catalogazione digitale: inserire la biblioteca nella Redop, la Rete documentaria della provincia di Pistoia, ci sembrava il modo migliore per valorizzarla”.

Il nastro è stato tagliato al termine di una cerimonia durante la quale hanno preso la parola Maria Stella Rasetti, direttrice della biblioteca San Giorgio di Pistoia e coordinatrice della REDOP e Roberto Barontini, presidente dell’Istoreco. Successivamente, i due curatori del progetto hano accompagnato i numerosi visitatori alla scoperta del patrimonio librario e archivistico dell’istituto.

La biblioteca dell’Istituto è aperta il lunedì e il giovedì dalle 15,30 alle 18,30 e il martedì e il venerdì dalle 10 alle 12.




Il salto del muro: don Sirio Politi, preteoperaio a Viareggio.

“Hanno affittato anche le barche”. Con questa constatazione inizia un articolo dello scrittore viareggino Silvio Micheli, pubblicato sulle pagine del quotidiano comunista l’Unità all’indomani del ferragosto del 1961. Viareggio è in quegli anni una delle mete preferite del neonato turismo di massa, frutto di una crescita economica che proprio in quell’anno raggiunge il suo apice, con un aumento del PIL dell’8,3%. Sono gli anni del cosiddetto “miracolo italiano”, quando la lira conquista nel 1960 il riconoscimento di moneta più salda fra quelle del mondo occidentale. Milioni di italiani possono permettersi l’acquisto del televisore e del frigorifero: tuttavia, diventa l’automobile il sogno di molti. La FIAT, che nel 1955 mette in produzione la 600, presenta due anni dopo la 500, al costo di 490.000 lire, pari a tredici stipendi di un operaio: nonostante il prezzo sia elevato, inizia proprio in quegli anni la motorizzazione di massa degli italiani. L’utilitaria, spesso acquistata dopo la firma di numerose cambiali, permette di raggiungere, soprattutto in estate, le località balneari. “Tutta Viareggio” scrive Micheli “ha dovuto far posto ai ferragostini, una volta completati alberghi e pensioni. Ma i ferragostini continuavano ad arrivare rigati di sudore dalle città e dalle campagne cotte dal sole”.

Un’immagine del Lungomare viareggino in pieno boom economico: sullo sfondo, i cantieri della Darsena.

Un’immagine del Lungomare viareggino in pieno boom economico: sullo sfondo, i cantieri della Darsena.

Ma se esiste una Viareggio che fa del turismo, di élite e di massa, la sua risorsa principale e cerca di sistemare i villeggianti come può, c’è un’altra Viareggio che vive una situazione ben diversa. Da quando inizia la costruzione del porto-canale nel 1819, la città versiliese si sviluppa nei decenni successivi prendendo due direzioni: da una parte, la città turistica e commerciale con i suoi alberghi e i ritrovi per gli artisti, dall’altra, la Darsena con i cantieri navali, regno dei maestri d’ascia e calafati prima e della carpenteria metallica poi. A dividere queste due realtà, il porto-canale.

Tuttavia, nella Darsena viareggina non si costruiscono solo navi di ogni genere. In quella parte della città è situata anche una delle fabbriche più importanti: la F.E.R.V.E.T., acronimo che significa Fabbricazione E Riparazione Vagoni E Tramway, con sede principale a Bergamo e succursali in altre città. Le cronache e le testimonianze dell’epoca ci raccontano di un lavoro particolarmente duro, svolto in un ambiente malsano e con attrezzi inadeguati per il tipo di produzione richiesto. Per questo motivo gli operai, all’epoca circa 270, sono tra i più combattivi e politicizzati della città. Quando nel 1955 la FIOM subisce una pesante sconfitta nelle elezioni della commissione interna alla FIAT, passando dal 65% al 36%, nello stesso anno alla F.E.R.V.E.T. la FIOM aumenta i consensi, raggiungendo il 73% dei voti operai. Per tutti gli anni ’50 la conflittualità operaia si manifesta con scioperi e occupazioni dello stabilimento, come in quella estate del 1961. Dalla metà del mese di luglio, gli operai occupano lo stabilimento, contro la smobilitazione paventata dall’azienda, trascinando i lavoratori viareggini in più scioperi di solidarietà. Tuttavia, quella lotta passerà alla storia cittadina per un gesto di solidarietà e di disobbedienza di un prete, anzi di un preteoperaio.

Don Sirio Politi (1920-1988), preteoperaio

Nativo di Capezzano Pianore (Camaiore, Lu), don Sirio Politi (1920-1988), assieme al fiorentino don Bruno Borghi (1922-2006), fu il primo preteoperaio italiano.

Dall’estate del 1956 don Sirio Politi, nato nel 1920 e fino all’anno prima parroco di Bargecchia, una piccola frazione collinare del comune di Massarosa, si è stabilito nella Darsena, in un piccolo edificio trasformato in una chiesina che si affaccia sul Canale Burlamacca, e lavora come scaricatore di porto. Fino al 1959 ha lavorato in un cantiere navale, poi si è dovuto licenziare: le autorità ecclesiastiche romane hanno infatti posto fine all’esperienza dei pretioperai, nata in Francia nei primi anni ’40. Insieme a don Bruno Borghi di Firenze, Politi è il primo preteoperaio italiano.

Don Sirio chiede più volte alla direzione di poter effettuare la messa all’interno della fabbrica occupata, ma il permesso viene ripetutamente negato. Finché una domenica, dopo l’ennesimo rifiuto, prende una valigia e la riempie con gli arredi sacri. Porta con sé anche una scala, per permettergli di scavalcare il muro di cinta della fabbrica, e, con l’aiuto degli operai, riesce ad entrare. “Ho scavalcato questo abisso di divisione”, scriverà don Sirio, “e mi sono sentito come in terra libera, fra uomini liberi”. Gli operai gli fanno visitare la fabbrica: “Una attrezzatura primitiva, un macchinario antiquato di quarant’anni fa, un’organizzazione di lavoro assurda e un disordine inconcepibile”. Intanto viene preparato l’altare “con attrezzi di lavoro e lamiere”. Ricordando quella esperienza, scrive don Sirio: “Può darsi che molti non siano credenti. Forse alcuni hanno voluto questa Messa per interesse di pubblicità: ma a me non importava nulla dei motivi e delle intenzioni – e nel caso ero felice che almeno quella Messa servisse a dei poveri, a degli operai… l’importante era che Dio fosse lì tra i poveri, che Gesù Cristo consumasse lì, fra gli operai, il Suo Sacrificio di Redenzione… a dare senso, significato, valore infinito ed eterno a questa povera vicenda umana, a queste situazioni di ingiustizia, a questa sofferenza per i diritti fondamentali alla vita”.

Darsena viareggina: la "Chiesina del Porto" (o "Chiesina dei Pescatori") subito dopo la ristrutturazione del 1961, realizzata per mano dello stesso don Politi.

Darsena viareggina: la “Chiesina del Porto” (o “Chiesina dei Pescatori”) subito dopo la ristrutturazione del 1962, voluta e realizzata dallo stesso don Politi, che, poeta, uomo di lotta e di pace, era pure un abile artigiano.

La F.E.R.V.E.T. continuerà ancora per un trentennio l’attività, fino ad una ennesima occupazione e alla definitiva chiusura nel 1991. Don Sirio Politi proseguirà nel suo cammino, svolgendo l’attività di fabbro e continuando nelle battaglie nonviolente a difesa degli obiettori di coscienza, per la pace e contro l’opzione nucleare, attraverso una feconda attività editoriale. Morirà nel febbraio del 1988.

Articolo pubblicato nel luglio del 2017.




73° Anniversario della Liberazione di Rosignano marittimo

Martedì 11 luglio dalle ore 10.30 commemorazione in piazza Carducci.




Artiste al lavoro. Il lavoro delle donne

Alla Cattedrale ex-Breda di Pistoia, dal 3 luglio al 27 agosto, sarà possibile vedere la mostra “Artiste al lavoro. Il lavoro delle donne”

La mostra mette in luce le opere delle artiste che, nel corso degli anni, sono entrate a far parte delle Raccolte della Cgil e si sofferma sulla raffigurazione del lavoro femminile, dagli inizi del Novecento fino a oggi. L’esposizione è inoltre arricchita da foto e filmati d’epoca.

Novanta le opere in mostra, tra dipinti, sculture e incisioni, realizzate da 23 artiste e 32 artisti.

 




Eletto il nuovo consiglio direttivo dell’Istoreco Pistoia

Il 30 giugno 2017 si è svolta l’assemblea annuale dell’Istituto storico della Resistenza di Pistoia presso il circolo Arci di Bonelle, alla presenza della soci, della stampa e del neosindaco Alessandro Tomasi.

Nell’occasione è stato approvato all’unanimità il bilancio 2016 ed è stato eletto il nuovo consiglio direttivo 2017-2021. I membri eletti sono 18: Roberto Barontini, Aldo Bartoli, Stefano Bartolini, Enrico Bettazzi, Metello Bonanno, Francesco Cutolo, Stefano Di Cecio, Marco Francini, Marco Giunti, Pier Luigi Guastini, Renzo Innocenti, Chiara Martinelli, Filippo Mazzoni, Paolo Nesti, Francesca Perugi, Sonia Soldani, Alice Vannucchi, Luigi Zadi.
Un membro del consiglio direttivo verrà nominato dal comune di Pistoia, socio fondatore dell’Istituto nel 1974, nelle prossime settimane. Il nuovo consiglio direttivo verrà presto convocato per confermare alla guida il Presidente Roberto Barontini e il direttore Matteo Grasso.

 

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