PORRAJMOS

PORRAJMOS

Venerdì 2 agosto ore 21:00 – Chiosco della Strega (via di Cantagallo 250, Prato)

Una serata di musica e testimonianze in memoria dello sterminio dei Sinti e dei Rom.

Un’iniziativa realizzata dall’associazione @porrajmos_prato,
con il contributo del Comune di Prato e la collaborazione del Museo della Deportazione e Resistenza.




“La Liberazione in Festa (1944-2024)” 6-8 settembre

Il 2 settembre 1944 rappresenta uno dei momenti più significativi nella storia di Pisa e dei territori contigui dei comuni di San Giuliano e Vecchiano e della Resistenza italiana. L’entrata in città delle truppe angloamericane, dopo l’attraversamento dell’Arno, supportate dai partigiani scesi dai Monti pisani su cui operavano, segnò la fine dall’occupazione nazifascista e la definitiva liberazione del territorio.

In occasione dell’80° Anniversario della Liberazione di Pisa, la Biblioteca Franco Serantini Istituto di storia sociale, della Resistenza e dell’età contemporanea della provincia di Pisa insieme alla Palestra Popolare Autogestita organizzano “La Liberazione in Festa (1944-2024)”, dal 6 all’8 settembre. L’evento si terrà presso gli spazi della Palestra Popolare Autogestita a La Fontina (Ghezzano, Pisa) e includerà discussioni, spettacoli teatrali, concerti e mostre, utili per riflettere e attualizzare i temi dell’antifascismo e della Resistenza.

Venerdì 6 settembre verrà inaugurata la prima delle tre giornate di Festa con una discussione aperta dal titolo “La storia di genere come pratica di liberazione”. Parteciperanno come relatrici al dibattito Silvia Salvatici docente di storia contemporanea all’Università di Firenze, Laura Schettini ricercatrice e docente di storia delle donne e di genere all’Università di Padova e Martina Mocci, militante della “Mala Servanen Jin – Casa delle donne che combattono”, Pisa. Analizzare e interrogare la Storia attraverso una prospettiva di genere, intesa anche come pratica attiva e in continua evoluzione, permette infatti di indagare narrazioni diverse, prendendo spunto e assimilando le pratiche, ormai storicizzate, del passato, migliorando la comprensione del presente e delle lotte da affrontare oggi.

Alla discussione seguirà un’apericena e lo spettacolo teatrale “Storia di una Repubblica”, scritto e interpretato da Dario Focardi con Davide Giromini, che celebra e intreccia la passione per il calcio e la Resistenza attraverso la storia di Bruno Neri, calciatore e partigiano.

Nella giornata di sabato, invece, è previsto un dibattito dal titolo “Storie di partigiani/e e gappisti/e per nutrire l’antifascismo”, in cui grazie ai contributi del direttore scientifico della Biblioteca Franco Serantini Stefano Gallo, dello storico Davide Conti e di Antar Mohamed Maricola, verranno riportati alla luce alcuni percorsi biografici di resistenti, per dimostrare come la Storia sia puntellata di singole storie di uomini e donne in carne ed ossa che durante quei lunghi venti mesi di incertezza hanno operato un’importante scelta morale e politica. Da programma seguirà una cena popolare e un concerto in duo musicale e coro a cura di Benedetta Pallesi e introdotto dalla musicologa Delia Casadei.

La discussione dell’ultimo giorno “Per una memoria attiva della Resistenza” avrà come focus la costruzione di pratiche quotidiane di resistenza con metodi innovativi di divulgazione e diffusione della memoria, attraverso gli interventi di Alessio Giannanti e Ilaria La Fata, rispettivamente del Museo della Resistenza di Fosdinovo e del Centro Studi Movimenti di Parma, istituzioni che da anni promuovo iniziative nei relativi territori, intrecciando storia, memoria e partecipazione dal basso. A coordinare il dibattito sarà Elena Franchini della Biblioteca Serantini. A seguire un’apericena musicale e la proiezione del documentario “L’occhio di vetro” (2020), in cui il regista Duccio Chiarini ricostruisce le pagine di una storia familiare che è il riflesso di una storia più ampia, quella dell’Italia fascista e dell’Italia a cavallo fra il 1943 e il 1945. Il documentario sarà presentato e discusso, insieme al regista, da Caterina Di Pasquale, antropologa culturale all’Università di Pisa.

Durante la tre giorni di festa di Liberazione oltre alla presenza di banchetti delle associazioni antifasciste del territorio, sarà possibile visitare le mostre curate dalla Biblioteca “Un’idea di libertà: la stampa antifascista in Toscana dal 1943 al 1945” e “La lotta di Liberazione in provincia di Pisa (1943-1944) attraverso i documenti d’archivio”.

“La Liberazione in Festa (1944-2024)” si svolgerà dal 6 all’8 settembre presso la Palestra Popolare Autogestita a La Fontina, via G. Carducci, 9, 56010 Ghezzano (Pi), dalle ore 18.00 alle 00.00. È un evento aperto, con ingresso libero e gratuito e sarà possibile accedervi da via G. Carducci 9, La Fontina, Ghezzano (Pi) oppure da via di Pratale, presso l’aria sosta e parcheggio camper.

Sarà possibile raggiungere lo spazio anche a piedi usufruendo dell’autobus linea 3+ scendendo alla prima fermata “via di Pratale”.

Per prenotare la cena di sabato 7 settembre contattare il numero +39 328 932 5102

Per ulteriori informazioni: segreteria@bfs.it




Cerimonia al monumento funebre di Silvano Fedi e Giuseppe Giulietti

Lunedì 29 luglio alle ore 11.00 presso il Cimitero comunale di Pistoia.




Monte Giovi e dintorni: memorie e commemorazioni della Resistenza in provincia di Firenze

La piramide in ricordo del contributo femminile alla Resistenza In ricordo del contributo femminile alla Resistenza ed alla Costituzione dello Stato Repubblicano

Monte Giovi è un complesso montuoso situato nella provincia di Firenze, entro la dorsale appenninica di Monte Morello e Monte Senario, che separa il Mugello dal Valdarno e dalla Valdisieve. Il suo territorio è diviso tra i comuni di Pontassieve e Borgo San Lorenzo e, in misura minore, da quelli di Rufina, Vicchio e Dicomano.

Foto da Google Maps di Monte Giovi dal satellite

Il massiccio raggiunge l’altitudine maggiore nella sua cima (992 metri), ma lungo il crinale principale si trovano anche Poggio Ripaghera (914 metri) e Monte Calvana (913 metri) [1].

A dimostrazione della centralità di Monte Giovi negli eventi della Resistenza toscana, la Provincia di Firenze assieme alle Comunità montane “Montagna Fiorentina” e “Mugello” e ai comuni di Borgo San Lorenzo, Dicomano, Pontassieve e Vicchio vi hanno istituito un parco dedicato alla guerra di Liberazione chiamato, “Parco culturale della Memoria”.

Dopo l’8 settembre, giorno dell’armistizio, Monte Giovi fu uno dei luoghi dove i primi “ribelli” si aggregarono in formazioni partigiane. È qui che si costituirono alcune delle più famose brigate.

Tra la popolazione dei paesi presso Monte Giovi e coloro che parteciparono alla Resistenza si creò un legame di collaborazione. Molti, tra cui Acone, tutt’oggi luogo della memoria del Monte, offrirono rifugio, non senza ferite, come dimostrano le varie stragi nel territorio.

I partigiani ricambiarono, salvando i beni dei contadini dai sequestri che operavano i tedeschi o dall’ammasso obbligatorio che esigevano i fascisti, per poi riconsegnarli di soppiatto con la complicità dei “derubati”.

Fra i primi gruppi partigiani ci fu il “Gruppo Pontassieve” rimasto noto per la volontà di agire in totale indipendenza: i partigiani che lo costituivano non si aggregarono alle altre formazioni se non dopo il suo scioglimento. Sempre a Monte Giovi si formarono la “Faliero Pucci” e la “Spartaco Lavagnini”. Qui operarono anche la “Caiani” e la “Lanciotto Ballerini”.

Ai partigiani si unirono alcuni prigionieri di guerra russi, allora reclusi in un campo nei pressi della vetta del monte, a Tamburino, che poi avevano trovato rifugio ad Acone.

Nell’agosto del ’44 da qui partì o transitò buona parte dei partigiani che contribuirono alla battaglia di Firenze.

I tedeschi e i fascisti non restarono, però, in questi mesi, con le mani in mano. Durante la ritirata nazifascista, in vari gruppi di partigiani erano presenti anche spie e infiltrati. Il loro ruolo serviva a minare ulteriormente il rapporto tra le varie brigate e la popolazione civile, spesso vittima di ritorsioni.

Per quel che riguarda il versante pontassievese e rufinese, è bene ricordare che quel territorio, dopo l’8 settembre 1943, diventò un obiettivo di grande interesse per gli Alleati e le loro azioni aeree, essendo Pontassieve un importante snodo ferroviario e stradale, oltre ad essere sede delle Officine delle Ferrovie dello Stato. Come del resto in tutta la Toscana, i bombardamenti e le rappresaglie tedesche non mancarono, essendo stata quella toscana una terra martirizzata dalla ritirata nemica.

Monte Giovi e la sua popolazione subirono molte ferite proprio in quell’anno. A fronte del forte legame tra i partigiani e la cittadinanza, si verificarono eventi drammatici, come in molte altre zone d’Italia.

Già durante gli ultimi mesi del 1943 si erano intensificati gli scontri tra nazi-fascisti e ribelli, come dimostra il tafferuglio scoppiato a Nave di Ponte a Vico, tra Pontassieve e Rufina. Pontassieve venne inoltre presa di mira dai bombardamenti.

Nella primavera del 1944, fascisti e tedeschi avevano cercato di intercettare le formazioni partigiane tra Monte Giovi e Falterona, così come nei mesi seguenti. Nei monti del Mugello e della Valdisieve si rifugiavano molte squadre di ribelli che, via via, si andarono strutturando. Tristemente noto l’eccidio nazifascista consumatosi a Berceto (Rufina) [2][3], tappa del Sentiero della Memoria, il 17 aprile 1944. In quell’occasione, proprio durante una di queste intercettazioni, nell’incontro-scontro tra nazifascisti e partigiani, sempre per rappresaglia, furono uccise undici persone, compresi donne e bambini.

Giovanni Baldini, Monumento per la strage di Berceto, in ResistenzaToscana.it, 2 ottobre 2006

Nel frattempo, nel maggio del 1944, il movimento partigiano fiorentino fu costretto a riorganizzarsi. L’obiettivo era quello di superare il modello delle piccole formazioni autonome, per passare ad una grande formazione unica, un’unica brigata partigiana. Tale compito fu affidato dai centri dirigenti fiorentini a Aligi Barducci (“Potente”), dal 24 maggio 1944 alla guida della prima Brigata “Garibaldi”, la “Lanciotto Ballerini”. La Brigata si ricostituì proprio su Monte Giovi [4].

Anche il mese di giugno era iniziato con uno scontro tra tedeschi e partigiani, proprio sul Monte Giovi, a Monte Rotondo, presso Casa Messeri, coinvolgendo la 10° Brigata “Garibaldi”, la “Caiani”, dove morirono un partigiano e tre tedeschi. Seguirono bombardamenti degli Alleati su Pontassieve per rendere difficile ai tedeschi di raggiungere Firenze [5].

È in questo contesto che si verificò anche la triste vicenda della Pievecchia, a Pontassieve, l’8 giugno 1944, dove quattordici uomini vennero uccisi, di cui tredici fucilati durante la rappresaglia tedesca, con l’obiettivo di punire la popolazione inerme [6][7].

Pievecchia, Ok!Valdisieve

Tra il 10 e l’11 luglio 1944 si consumerà un nuovo eccidio, questa nel versante mugellano, verso Vicchio. Il mattino del 10 luglio, si presentò alla fattoria di Padulivo, a circa 6 km da Vicchio, alle pendici di Monte Giovi, un reparto di SS con circa una sessantina di uomini. La fattoria ospitava allora circa centocinquanta sfollati mentre il proprietario, Aldo Galardi, aiutava, saltuariamente, le locali formazioni partigiane.

Durante la perquisizione, i tedeschi si accorsero della mancanza di un cavallo che era stato nei giorni precedenti requisito dai partigiani. Questi furono avvertiti della presenza dei tedeschi e tesero un’imboscata poco lontano da Padulivo, quando le SS si stavano ritirando. Un tedesco venne ferito, mentre un altro morì. I tedeschi, tornati alla fattoria, arrestarono tutti coloro che trovarono, prima di appiccare il fuoco all’abitato.

Per rappresaglia, sul ponte dove avevano subito l’agguato, le SS giustiziarono, tra gli arrestati, dieci uomini e una donna; solo uno degli uomini sopravvisse. Dopo una notte di prigionia, i catturati subirono un interrogatorio e furono rilasciati, tranne quattro uomini e tre donne. Gli uomini furono portati di nuovo nel luogo dell’agguato partigiano e uccisi, mentre le donne vennero liberate [8].

In ricordo della triste vicenda è stato posto un cippo in località Padulivo nel 1994. Ogni anno, inoltre, il Comune di Vicchio con l’Anpi locale commemora l’eccidio.

Sempre sul versante mugellano, in zona Borgo San Lorenzo, villa Cerchiai, presso Sagginale, fu attaccata, verso la metà dell’agosto 1944, da alcuni tedeschi che tentarono un accerchiamento delle forze partigiane.

Nello stesso mese vi sarà la strage della famiglia Einstein , nota anche come strage di Rignano o strage del Focardo (3 agosto 1944) e la strage alle ville e fattorie di Legacciolo e di Podernovo, alla Consuma (25-26 agosto 1944), per ricordare altri tristi eventi, non troppo distanti da Monte Giovi [9].

Posteriore e ben diverso il fatto che scosse il Santuario della Madonna del Sasso, vicino a Santa Brigida, reso noto dal romanzo di Cassola, La ragazza di Bube. Il conflitto era da poco terminato, ma tra le macerie ancora ancora ben visibili, la popolazione era divisa dalla guerra civile.

Santuario del Sasso

Il 13 maggio 1945, in occasione della festa alla Madonna del Sasso, infatti, una normale giornata di preghiera e di celebrazioni religiose, sfociò nel caos. Fuori dalla chiesa, prima della funzione, il Rettore del Santuario e tre giovani, ex partigiani, si scontrarono verbalmente, a causa dei vestiti “succinti” di quest’ultimi. Nella discussione intervenne il Maresciallo dei Carabinieri Carmine Zuddas, incaricato della sorveglianza, recatosi al Sasso con la moglie e il figlio diciassettenne. La situazione degenerò: pare che alcuni abbiano tentato di disarmare il Carabiniere, dopo che questi aveva sparato un colpo in aria per ristabilire l’ordine. Stando alle testimonianze, il figlio, impugnata la pistola, avrebbe sparato in direzione di uno dei giovani, il pollivendolo Luigi Panchetti, colpendolo a morte. Le persone attorno fermarono i due uomini, il Maresciallo e il figlio, rinchiudendoli in una stanza della canonica, fino all’arrivo di alcuni partigiani, tra cui Renato Ciambri (Bube), che sparò contro il ragazzo, uccidendolo.

Vennero arrestate 10 persone, dopo le prime indagini, 7 delle quali facenti parte del Corpo Volontari della Libertà. Tutti si dichiararono colpevoli, eccetto Bube.

Il processo si tenne a Torino nel settembre 1946: alla difesa dei giovani contribuirono molti pontassievesi, con una raccolta fondi organizzata nella Casa del popolo di S. Brigida.

La dinamica non è tutt’oggi chiara, Bube si è sempre dichiarato innocente, ma l’evento è significativo di quel clima di passaggio, di tensione e di giustizia sommaria nel dopoguerra italiano. Chiunque si riteneva portatore di una giustizia, spesso in contrasto con le altre. Qualcuno giustificò l’accaduto poiché il Carabiniere era stato antipartigiano e un fascista, stando a certe voci. La vicenda stessa è caduta nell’oblio, già al tempo, complice il Partito Comunista di Pontassieve, reticente e forse -inconsciamente- desideroso di guardare al futuro nel clima di psicosi generale anticomunista, tipica degli ultimi anni Quaranta [10].

La vicenda ispirò Carlo Cassola che la raccontò nel suo romanzo, La ragazza di Bube [11], dal quale Comencini trasse la storia per farne un film. Nada Giorgi, protagonista del libro assieme al marito, non sentendosi ben rappresentata da Cassola, ha in seguito delegato a Massimo Biagioni la scrittura di un altro libro sulla vicenda (Biagioni M., Nada. La ragazza di Bube, Edizioni Polistampa, 2006) [12].

Nessuna lapide ricorda l’evento al Santuario e non vi sono commemorazioni e cerimonie ufficiali al riguardo.

Monte Giovi è rimasto invece un luogo simbolico della Resistenza locale, dove ogni anno si tiene una vera e propria festa dei Partigiani e dei Giovani. Una festa per socializzare e commemorare, come viene definita. L’evento si tiene proprio nel versante pontassievese, presso Acone, piccola frazione in collina.

Tutti gli anni, a cominciare dal 1949, il secondo fine settimana di luglio, l’ANPI della provincia di Firenze con la collaborazione delle Case del Popolo dei paesi vicini, delle Pro-loco e altre associazioni organizza una festa sulla cima del Monte. La manifestazione si articola in due giorni, il sabato dedicato ai giovani, con spettacoli e balli che durano fino a notte fonda, e la domenica, quando si tengono, invece, le commemorazioni e le orazioni ufficiali. Visto che la strada dalla Rufina è lunga ed arrivare ad Acone non è semplice, in molti campeggiano nell’abetina di Fonte alla Capra.

Nella due giorni sono anche attivi stands gastronomici, si effettua la vendita di libri tematici e altre manifestazioni che variano ogni anno [13].

 

Panel presso Acone

 

Monumento in ricordo della Resistenza ad Acone

 

La piramide in ricordo del contributo femminile alla ResistenzaIn ricordo del contributo femminile alla Resistenza ed alla Costituzione dello Stato Repubblicano

La piramide in ricordo del contributo femminile alla Resistenza
In ricordo del contributo
femminile alla Resistenza
ed alla Costituzione
dello Stato Repubblicano

 

Spiazzo ad Acone, dove si tiene-ogni anno-la Festa dei partigiani e dei giovani

 

Note:

[1] Vivi Acone! https://viviacone.it/acone/luoghi-da-visitare/monte-giovi/ [consultato nel maggio 2024]

[2] Vangelisti, Lazzaro, Una vita trascorsa sotto tre regimi, Consiglio Regionale della Toscana, Edizioni dell’Assemblea, 2014

[3] Atlante stragi nazifasciste, Berceto, Rufina, https://www.straginazifasciste.it/?page_id=38&id_strage=2308 [consultato nel mese di maggio 2024]

[4] cfr.  Fusi, Francesco, Comunità in guerra. Valdisieve 1940-1944, Pacini, Pisa, 2024, pp. 322-323

[5] cfr. Ivi, p. 322

[6] Atlante stragi nazifasciste, Pievecchia, Pontassieve, https://www.straginazifasciste.it/?page_id=38&id_strage=2400 [consultato nel mese di maggio 2024]

[7] cfr. Biagioni, Massimo, Achtung! Banditen! L’eccidio di Pievecchia a Pontassieve, Polistampa, Firenze, 2008

[8]Atlante stragi nazifasciste, Ponte a Vicchio e Strada Padulivo-Vicchio, https://www.straginazifasciste.it/?page_id=38&id_strage=2412  [consultato nel mese di maggio 2024]

[9] Atlante stragi nazifasciste, Consuma, Pelago, https://www.straginazifasciste.it/?page_id=38&id_strage=2371 [consultato nel mese di maggio 2024]

[10] Mazzoni, Dania, Attraverso la bufera. Pontassieve fra guerra, Resistenza e ricostruzione (1943-1948), Comune di Pontassieve, 1990, pp. 142-144

[11] Cassola, Carlo, La ragazza di Bube, Einaudi, Torino, 1960

[12] Biagioni M., Nada. La ragazza di Bube, Edizioni Polistampa, Firenze, 2006

[13] Baldini, Giovanni, Monte Giovi, ResistenzaToscana.it, (9 gennaio 2004), https://resistenzatoscana.org/storie/monte_giovi/ ]

 

Questo articolo è stato realizzato grazie al contributo del Consiglio regionale della Toscana nell’ambito del progetto per l’80° anniversario della Resistenza promosso e realizzato dall’Istituto storico toscano della Resistenza e dell’età contemporanea.

Articolo pubblicato nel luglio 2024.




Mostra LA STORIA IN SOFFITTA

Domenica 21 alle 15,30, all’interno del fitto programma promosso dall’associazione Organo della Pace – Freunde der Friedensorgel Sant’Anna di Stazzema inaugurazione della mostra LA STORIA IN SOFFITTA un percorso emozionale attraverso la storia, quella che non è scritta sui libri ma, appunto, nella soffitte reali e della nostra memoria.
Scorrete per scoprire di più sulla mostra… ci sarà una sorpresa alla fine!
Un progetto che nasce dai ragazzi della ex terza E della scuola secondaria di Lammari (I.C. Ilio Micheloni) dell’anno scolastico 2022/2023.
Un’ esperimento all’interno di una classe, un processo per capire meglio la storia partendo dalle proprie famiglie, dagli oggetti, dalle memorie e dei luoghi di nonne/i, bisnonne/i e altri parenti diretti o indiretti.
Un progetto che ha voluto creare intrecci continui con il territorio, le associazioni, i cittadini, l’università di Firenze, l’ISREC, l’Associazione Amici dell’Organo della Pace e che vuole continuare a crescere attraverso gli scambi.
Diciotto pannelli che non raccontano solo la storia, ma anche il percorso di ri-cercazione effettuato dalle ragazze e dai ragazzi, immergendosi nelle emozioni di coloro che hanno vissuto le proprie storie e raccontando le proprie.
Un connubio tra storia e pedagogia che ha visto protagonisti le ragazze e i ragazzi assieme al loro insegnante Enea Nottoli, alla pedagogista Valeria Bonetti, a Simona Sarti, Eleonora Pollacchi e all’ex assessore alla scuola Francesco Cechetti.




Un grande successo la quarta edizione del Pistoia Docufilm Festival

Pistoia, 16 luglio 2024 – Si è conclusa con grande successo la quarta edizione del Pistoia Docufilm Festival, organizzato dall’Istituto Storico della Resistenza e dell’Età contemporanea in provincia di Pistoia. Un evento che ha saputo coinvolgere e appassionare il pubblico con una selezione di film documentari di grande rilevanza culturale e sociale sul tema del confine.

La prima serata ha visto la proiezione del film “Il valore della donna è il suo silenzio“, resa possibile grazie alla collaborazione con il Museo del Cinema di Berlino e con il Festival dei Popoli di Firenze. Il film narra la storia di una donna lucana emigrata a Francoforte che, ancora negli anni ’70, vive in un totale isolamento linguistico e culturale. La regista svizzera Gertrud Pinkus è arrivata a Pistoia per parlare, insieme alla storica Anna Badino, del ruolo delle donne italiane nelle migrazioni del dopoguerra. “Ringrazio Pistoia e il festival per la bella atmosfera e la grande partecipazione di pubblico“, ha dichiarato Pinkus.

La seconda serata è stata dedicata alla storia recente dell’Albania con la proiezione del film “Annoluje Lijin“. Una serata per comprendere il rapporto con la propria storia di un paese da cui proviene una delle comunità di immigrati più numerose residenti a Pistoia. Il regista barese Fabrizio Bellomo ha dialogato con lo storico Stefano Bartolini offrendo spunti di riflessione profondi e coinvolgenti.

La serata conclusiva ha visto la proiezione di “Oltre la valle“, un film arrivato a Pistoia tramite il festival Sguardi Altrove di Milano, un festival del cinema al femminile. Il film racconta la realtà di un centro di accoglienza della Val di Susa e delle persone che ogni giorno cercano di attraversare il confine tra Italia e Francia. La regista pistoiese, Virginia Bellizzi, ha parlato insieme a Enrica Fragai, educatrice del servizio di accoglienza migranti del gruppo Incontro di Pistoia, affrontando il tema dell’accoglienza oggi in Italia e a Pistoia.

Il festival, realizzato grazie al Bando Cultura della Fondazione Caript, è stata un’occasione – spiega Francesca Perugi, curatrice del festival – offerta alla città per riflettere sul tema dell’identità, della patria e dei confini. Per provare ad allargare il nostro sguardo sia nel tempo che nello spazio, e per non confondere il nostro campo visivo con i confini del mondo”.

Il Pistoia Docufilm Festival, ormai da quattro anni, porta a Pistoia film fuori dal circuito della grande distribuzione, grazie alla collaborazione con enti di livello nazionale come il Festival dei Popoli, AAMOD (Archivio Audiovisivo del Movimento Operaio e Democratico) e l’Associazione Italiana di Storia Orale, e quest’anno anche internazionali come il Museo del Cinema di Berlino.




Un premio per “La riserva mancata” ISRPt editore

Annunciamo con grande piacere che il volume “La riserva mancata. Il Padule di Fucecchio fra crisi ambientale e difficile tutela. 1970-1989” di Emilio Bartolini, edito da ISRPt Editore, è risultato vincitore del Premio Sipari, assegnato dalla Fondazione Erminio e Zel Sipari Onlus per le opere a stampa attinenti alla conservazione della natura e del paesaggio, ovvero alla divulgazione delle conoscenze e delle buone pratiche utili alla corretta gestione di aree naturali protette, monumenti naturali, aree di considerevole valore paesaggistico tutelate per legge o riconosciute di interesse pubblico.




Carta dei luoghi della memoria di Poggibonsi

Per l’Ottantesimo anniversario della Liberazione di Poggibonsi dall’occupazione nazifascista (18 luglio 1944), l’Istituto Storico della Resistenza Senese e dell’Età Contemporanea “Vittorio Meoni” ha deciso di realizzare, con il sostegno del comune di Poggibonsi e delle locali sezioni dell’Anpi e di Unicoop Firenze, un percorso trekking, all’interno del centro di questa Città, che proponesse ad appassionati e visitatori la storia di alcuni luoghi dell’abitato particolarmente significativi per la Storia del secolo scorso.

La realizzazione del lavoro presentava una serie di difficoltà oggettive date dal fatto che, durante la Seconda guerra mondiale, Poggibonsi venne colpita settanta volte dagli attacchi aerei alleati e vide per le sue strade uno scontro armato di una certa entità; tutto ciò, oltre a causare un alto numero di perdite umane, modificò parzialmente strade ed edifici cancellando varie strutture precedenti.

Per ovviare all’inconveniente si è deciso pertanto di avvalersi di un disegnatore (Duccio Santini) che, sulla base di fotografie storiche, riproponesse al visitatore un’immagine della situazione preesistente per poter operare una comparazione con l’attualità. Il disegno è andato a collocarsi (al momento) su uno strumento assai tradizionale, una carta in formato A3 fronte-retro, che, opportunamente ripiegata, potesse entrare in una tasca ma che fosse anche liberamente disponibile sui banconi degli uffici informazioni e di alcuni esercizi commerciali.

L’intero tragitto, prevalentemente in pianura, può essere coperto, compresa la lettura delle note storiche a margine del percorso (realizzate da Mauro Minghi e Riccardo Bardotti), in circa un’ora e mezza e conduce alle seguenti tappe:
1. I’ Tondo (attuale stadio comunale S. Lotti); ex ippodromo e luogo storico del passaggio della Seconda guerra mondiale;
2. L’ex vinicola Fassati con il ponte sul “canale”; luogo storico dell’industrializzazione del primo Novecento e del passaggio della Seconda guerra mondiale;
3. Largo Dino Bellucci; luogo della memoria della Resistenza;
4. La deviazione del torrente Staggia presso la vecchia stazione ferroviaria; luogo storico del primo Novecento;
5. L’ex ferrovia per Colle di Val d’Elsa; luogo storico di fine Ottocento, primi del Novecento;
6. La vecchia stazione ferroviaria (attuale largo A. Gramsci); luogo storico del primo Novecento e dei bombardamenti;
7. L’ex S.A.C.E.; luogo storico dell’industrializzazione a cavallo della Seconda guerra mondiale e dei bombardamenti;
8. La Casa del popolo; luogo storico delle lotte operaie e dell’antifascismo;
9. Il teatro “Ravvivati Costanti”; luogo storico dei bombardamenti;
10. La piazza del gioco (attuale piazza Enrico Berlinguer); luogo storico dell’Ottocento e del primo Novecento;
11. I fossi (attuale piazza G. Mazzini); luogo storico dei bombardamenti;
12. Il palazzo comunale; luogo storico del dell’Ottocento e del Novecento;
13. Il forno del topo; luogo storico dell’antifascismo;
14. La piazza nova (attuale piazza G. Matteotti); luogo storico della Seconda guerra mondiale.

La camminata è adatta a tutti.

Il progetto è stato sostenuto dall’amministrazione comunale di Poggibonsi, dalla sezione A.N.P.I. “Armando Targi” di Poggibonsi e da UNICOOP Firenze sez. Soci Poggibonsi.
La consulenza storica è di Mauro Minghi e Riccardo Bardotti, i disegni di Duccio Santini. La realizzazione grafica è stata realizzata dalla Betti Editrice di Monteriggioni.

Cartina Poggibonsi trek-compresso

Articolo pubblicato nel settembre del 2024.