“Testimonianze della Resistenza” alla “Festa d’Aprile” a Fiesole

Venerdì 28 aprile alle ore 18.00, all’interno della “Festa d’Aprile” alla casa del popolo di Fiesole, presentazione del volume di Orlando Baroncelli, Testimonianze della Resistenza toscana (1943-1945), con Moreno Biagioni, Presidente Archivio del Movimento di Quartiere di Firenze, e l’autore.

Letture di Tamara Tagliaferri




L’ISRT diventa Istituto Storico Toscano della Resistenza e dell’Età contemporanea

A seguito dell’Assemblea straordinaria dei soci, svoltasi lo scorso 8 aprile e dei successivi adempimenti burocratici, l’ISRT ha modificato il proprio Statuto e assunto la nuova denominazione di Istituto Storico Toscano della Resistenza e dell’Età contemporanea.

Per il Presidente, prof. Simone Neri Serneri, e per il Direttore, dott. Matteo Mazzoni, la nuova denominazione rende esplicito l’ampio arco cronologico a cui l’Istituto ormai guarda in tutti i propri ambiti di attività: dal patrimonio, alla didattica, alla ricerca e alla divulgazione scientifica. Allo stesso tempo sottolineano che questa apertura non significa una minore attenzione alla Resistenza che resta nei suoi nodi e nei suoi valori baricentro ideale ed effettivo dell’azione dell’ISRT.

In allegato il nuovo Statuto.

 




Bando per l’assegnazione del PREMIO DI STUDIO per tesi di dottorato “PIER PAOLO D’ATTORRE”

Il Comitato promotore formato da Comune di Ravenna, Famiglia D’Attorre, Istituzione Biblioteca Classense, Fondazione Casa di Oriani, Fondazione Gramsci Emilia-Romagna, Università di Bologna, ha istituito un Premio di studio biennale per tesi di dottorato intitolato alla memoria di Pier Paolo D’Attorre (1951-1997), docente in Storia contemporanea all’Università di Bologna e Sindaco della città di Ravenna negli anni 1993-1997.

Il Premio, mantenendo viva la memoria della figura e dell’opera di Pier Paolo D’Attorre, intende valorizzare i giovani studiosi e dare risalto a studi e ricerche che, per le problematiche trattate, contribuiscano ad arricchire ambiti di ricerca che furono propri del lavoro di Pier Paolo D’Attorre.

Possono concorrere al bando coloro che non abbiano già conseguito riconoscimenti economici in premi di studio per la medesima tesi e abbiano discusso in Italia o all’estero una tesi di dottorato sui seguenti temi:

– Economia e territorio nell’Italia contemporanea;
– Ceti dirigenti, forme di rappresentanza in epoca contemporanea;
– Rapporti fra Europa e Usa;
– Dimensioni del rapporto pubblico-privato nella società di massa.

La tesi di dottorato di ricerca, redatta in italiano, in inglese o in francese, dovrà essere stata discussa fra il luglio 2015 e il giugno 2017.

Il Premio, dell’importo di euro 4.000,00 sarà assegnato a insindacabile giudizio di una Commissione scientifica composta da studiosi degli ambiti disciplinari sopra indicati.

Le tesi di dottorato non saranno restituite, ma saranno conservate in fondi specifici della Biblioteca di storia contemporanea Alfredo Oriani di Ravenna e della Fondazione Gramsci Emilia-Romagna, dove potranno essere consultate da parte degli utenti delle biblioteche nel rispetto delle norme di tutela dei diritti d’autore e del regolamento delle biblioteche stesse. La semplice partecipazione al concorso assicura l’accettazione di tale clausola da parte dell’aspirante senza ulteriori atti formali.

L’esito della procedura di selezione sarà reso pubblico entro lunedì 30 ottobre 2017 sul sito della Fondazione Gramsci Emilia-Romagna.

Il Premio sarà consegnato durante una cerimonia pubblica che si terrà a Ravenna entro il 2017.

Scadenza del presente bando: 20 luglio 2017

Per informazioni e chiarimenti rivolgersi alla segreteria della Fondazione Gramsci Emilia-Romagna tel. 051.231377 mail premiodattorre@iger.org




A Vada il 72° anniversaro dell’operazione Herring

Operazione Herring 29_04_2017Il Comune di Rosignano Marittimo venerdì 28 a sabato 29 aprile prosegue le celebrazioni per il 72° anniversario della liberazione con alcune iniziative.
In particolare venerdì 28 aprile alle ore 10 in piazza del Mercato gli studenti dell’Istituto superiore“Mattei” e la sezione locale di Anpi “Mario Tarchi” organizzano “Liberi tutti”, una serie di letture e musica sulla liberazione.
Sabato 29 aprile alle ore 10 a Vada (Stradone Belvedere, 4), sede storica dell’aeroporto di Rosignano, si tiene la commemorazione del 72° anniversario dell’Operazione Herring, per ricordare l’infiltrazione di paracadutisti degli squadroni “Folgore” e “Nembo”, lanciati nelle notti tra il 20 e il 23 aprile 1945, sul territorio della Repubblica Sociale nel Nord Italia, per sabotare le truppe tedesche con l’aiuto dei gruppi partigiani.
Il programma prevede dalle 9,30 l’ingresso delle autorità, e inizia alle ore 10 con l’onore alla bandiera, prosegue alle 10,10 con l’onore ai caduti e la benedizione del memoriale; alle 10,15 intervengono le autorità militari e civili fino a conclusione della cerimonia, durante la quale il Gruppo Filarmonico Solvay esegue contributi musicali. Saranno presenti i rappresentanti degli attuali reggimenti dei paracadutisti che contribuirono alla liberazione, il 185° “Folgore” e 183° “Nembo”, tra i quali il colonnello Alessandro Grassano, comandante del 185° Reggimento Paracadutisti “Folgore” e il generale Stefano Mannino, comandante delle Forze speciali dell’Esercito.
Nell’occasione il 29 aprile dalle ore 9 alle ore 12,30 la circolazione dei veicoli sarà modificata  (Ordinanza n. 181 del 18/04/2017) nel seguente modo: sullo Stradone Belvedere  ci sarà il divieto di transito a tutti i veicoli e il divieto di sosta con rimozione su entrambi i lati nel tratto compreso tra l’intersezione con lo Stradone del Querciolo e lo Stradone della Macchia; mentre sullo Stradone della Macchia ci sarà il divieto di sosta con rimozione su entrambi i lati, ad eccezione degli autobus al seguito della manifestazione sul lato Sud, nei primi 30 metri dall’intersezione con lo Stradone Belvedere.




La Settimana della Memoria a Fivizzano

Settimana della Memoria 2017Dal 3 al 7 Maggio 2017 si terrà la Settimana della Memoria del Comune di Fivizzano. Di seguito ecco il programma:

Mercoledì 3 maggio 2017
Visite guidate per gli studenti delle scuole medie ai luoghi degli eccidi. Trasporto a mezzo scuolabus e visite guidate con testimonanze viventi sui luoghi degli eccidi. Con la partecipazione degli studenti delle classi terze delle scuole medie di Fivizzano e Soliera che visiteranno Vinca e degli studenti della classe ternza della scuola media di Monzone che visiteranno Bardine e San Terenzo Monti.

Venerdì 5 maggio 2017
ore 9.30 ritrovo in Piazza Medicea (Fivizzano)
ore 9.50 deposizione corona d’alloro palazzo comunale
ore 10 Museo di San Giovanni degli Agostiniani
Saluti del sindaco Paolo Grassi
Interventi:
– Prefetto di Massa-Carrara Enrico Ricci
– Presidente Provincia di Massa-Carrara Gianni Lorenzetti
– Consigliere Regione Toscana Giacomo Bugliani
Orazione ufficiale tenuta dalla senatrice Rosa Maria Di Giorgi, vicepresidente del Senato della Repubblica

Domenica 7 maggio 2017 – Mommio
ore 16 Santa Messa
ore 16.30 Saluti del Sindaco Paolo Grassi
ore 16.35 Commemorazione dell’eccidio nazifascita del 4-5 maggio 1944
Orazione ufficiale tenuta da Luca Baiada già giudice Corte d’Appello Tribunale Militare di Roma




“Mediavalle e Garfagnana tra antifascismo guerra e Resistenza” a Barga

Sabato prossimo, a Barga, Regoli e Bechelli presenteranno “Mediavalle e Garfagnana tra antifascismo, guerra e Resistenza”.

Sabato prossimo, a Barga, Regoli e Bechelli presenteranno  “Mediavalle e Garfagnana tra antifascismo, guerra e Resistenza” (Pezzini Editore).

Nel contesto delle celebrazioni provinciali per il 25 aprile, l’ISREC Lucca organizza una nuova presentazione del libro “Mediavalle e Garfagnana tra antifascismo, guerra e Resistenza”, guida ai luoghi della memoria 1943-1945 in Valdiserchio scritta da Feliciano Bechelli per Pezzini Editore: l’incontro si terrà il pomeriggio del prossimo sabato 29 aprile 2017, alle ore 15:30, presso la Sala Colombo in via del Giardino 47 a Barga (Lu). Secondo capitolo di un più ampio progetto provinciale curato da Gianluca Fulvetti (Università di Pisa) di cui fanno parte analoghi volumi dedicati a Versilia e Piana di Lucca, la guida raccoglie ed organizza in modo semplice e chiaro i principali “punti caldi” del territorio in tempo di guerra, presentandosi al lettore in una gradevole veste storico-turistica, arricchita da utili mappe e ben fornita di immagini d’epoca ed attuali. Ad introdurre l’iniziativa, cui parteciperà lo stesso autore, sarà Mario Regoli, Assessore provinciale a Pubblica Istruzione ed Edilizia Scolastica e membro del Consiglio direttivo dell’ISREC Lucca. Ingresso libero.

In allegato, la locandina dell’evento.




Al Vieusseux presentazione di due volumi su Ungaretti

Giovedì 4 maggio alle ore 17.30 a Palazzo Strozzi, Sala Ferri, il Gabinetto Vieusseux, Eleonora Conti e Maria Carla Papini presentano i libri: Carlo Ossola Ungaretti, poeta, Marsilio Editori – François Livi “Un affricano a Parigi” Saggi sulla poesia di Giuseppe Ungaretti, Casa Editrice Leonardo da Vinci
Saluto di Gloria Manghetti
Nel corso dell’incontro si ascolteranno registrazioni di Ungaretti che legge le sue poesie.




«Dio creò l’uomo, non l’uomo ariano». La Resistenza di don Roberto Angeli

Livorno, aprile ’44. Nelle quattro stanze al pianterreno di una palazzina di via Micali 9, sono stipati circa 90 ebrei. Tra loro anche una ventina di profughi francesi di origine italiana, scampati non si sa come ai rastrellamenti nazisti di Parigi del ’40: un’odissea di mille chilometri per finire di nuovo nella bocca del leone. Tutti insieme (malati, vecchi, bambini e profughi) sono nascosti lì da cinque mesi. Da quando cioè l’ospedalino israelitico di via degli Asili è finito nella zona della città requisita dai tedeschi e quell’angelo in tonaca nera si è fatto in quattro per organizzare il nuovo rifugio. Quattro tocchi leggeri alla finestra, è il segnale. Raffaello Niss, interrompe il gioco coi bambini, circospetto si avvicina alla porta e gira il chiavistello. Con sollievo, pensa: «È ancora lui». Sul volto affilato di don Angeli si scalda un sorriso. Tra le mani tiene stretto il consueto fagotto: viveri, medicinali, indumenti, mille lire e la novità di un piccolo cartoccio: «Ecco la farina per il vostro Seder pasquale».

L’istantanea fotografa uno degli episodi più noti dell’opera di soccorso agli ebrei organizzata da don Roberto Angeli, figura di spicco della Resistenza toscana. Appena un mese dopo quel gesto di rara sensibilità il sacerdote livornese venne arrestato dalla Gestapo e internato per un anno in un’odissea che toccò i campi di Fossoli, Mauthausen, Gusen e Dachau. Oggi che l’interesse sul sacerdote, scomparso nel 1978, si va accrescendo (nel 2007 la diocesi livornese ha rieditato il suo Vangelo nei lager, studi e iniziative si moltiplicano) si comprende quanto complessa e estesa sia stata la trama della rete di assistenza organizzata in quei mesi.

Emilio Angeli (Archivio Centro Studi R. AngelI)

Emilio Angeli (Archivio Centro Studi R. AngelI)

I LEGAMI CON LA SANTA SEDE. Dagli archivi emerge che l’opera del gruppo di don Angeli (sacerdoti e giovani laici provenienti dagli ambienti della Fuci) era legata a doppio filo non solo al movimento di resistenza militare della capitale ma anche alla rete clandestina vaticana di soccorso agli ebrei e ai prigionieri alleati. Don Angeli, fondatore del gruppo dei cristiano-sociali livornesi, comandava uno dei servizi informazione della divisione Giustizia e Libertà della Toscana e, grazie anche al supporto di suo padre Emilio (conosciuto nella Resistenza come il “nonnino”) aveva stabilito contatti personali con la marchesa Giuliana Benzoni, con la «primula rossa» monsignor Hugh O’Flaerty dell’ambasciata irlandese, col futuro cardinale Pietro Palazzini, oggi annoverato nel giardino dei Giusti di Gerusalemme. Attraverso questi canali dalla Santa Sede e dalle varie ambasciate arrivarono aiuti in denaro, indumenti, viveri, medicinali, documenti falsi per decine di ebrei e centinaia di prigionieri alleati nascosti in vari paesi della Toscana e dell’Emilia.

IN SOCCORSO DI 1600 PRIGIONIERI ALLEATI. Dopo l’8 settembre 1943 giunse ai cristiano-sociali la segnalazione di un gruppo di prigionieri alleati nella zona di Vinchiana (Lucca). Fu allora che don Angeli, che da tempo era addentro agli ambienti romani per i suoi studi alla Gregoriana, cercò e stabilì contatti con la marchesa Giuliana Benzoni, «ricevendone una prima somma di 20 mila lire – scrive Emilio Angeli in un relazione al Servizio Informazione Militare, l’intelligence italiana – per i bisogni più urgenti dei prigionieri lucchesi. Da allora le segnalazioni ed informazioni sui gruppi di prigionieri bisognosi di aiuto si moltiplicarono». Dal 10 novembre 1943 al 25 agosto 1944 il gruppo che faceva capo a don Angeli riuscì a correre in soccorso a un numero notevolissimo di persone. «1500-1600 militari alleati – scrive ancora il “nonnino” – senza dimora stabile, sprovvisti di tutto, dal vestiario ai viveri». Più difficile stabilire, allo stato attuale delle documentazioni, quanto furono gli ebrei nascosti e soccorsi in quei mesi.

LA MARCHESA BENZONI, L’EMINENZA GRIGIA IN GONNELLA. Giuliana Benzoni fu un personaggio di assoluto rilievo nella Roma occupata: dalla «generosa suola delle scarpe» della marchesa, scrive Fulvia Ripa di Meana, «escono permessi militari, congedi e false carte d’ identità». Per Maria José di Savoia, fu una sorta di “eminenza grigia in gonnella”, capace di introdurre la “regina di maggio” negli ambienti antifascisti romani e in diretto contatto col sostituto della segreteria di Stato vaticana, monsignor Giovanni Battista Montini. «Fra Badoglio, Bonomi, Croce, Sforza, De Nicola, Togliatti, Nenni, De Gasperi, Gonella, Saragat, La Malfa, Giorgio Amendola, generali ed eminenze vaticane, “gappisti” ed emissari alleati – scrive Nello Ajello – la Benzoni esaltò i suoi talenti. Era ora vivandiera dei partigiani e falsificatrice di carte annonarie, ora esperta in radio rice-trasmittenti e “crocerossina dell’ informazione”, ora addetta a nascondere prigionieri, ebrei, militari sbandati».

FIUMI DI DENARO BUONO DA ROMA. Pressappoco le stesse operazioni che riuscì a mettere in piedi il gruppo di don Angeli, in mezza Toscana: i bracci del soccorso livornese furono capaci di arrivare, oltre che nella provincia di Livorno, anche in quelle di Firenze, Pistoia, Grosseto, sulle Apuane e perfino nelle zone di Modena. Per il soccorso ai prigionieri alleati la sola Benzoni, scrive Emilio Angeli, «mi affidò complessivamente una somma di lire trecentocinquantamila». Ma non fu tutto: «Data l’insufficienza delle somme messe a disposizione dalla Benzoni – scrive il “nonnino” – col sopraggiungere delle esigenze invernali, mio figlio don Roberto si recò nuovamente a Roma, riuscendo a conferire direttamente con l’ambasciata Irlandese in Vaticano e l’ambasciata Jugoslava. Fu così che la situazione dei prigionieri alleati in Toscana fu fatta presente anche all’ambasciata inglese in Vaticano». Ai militari jugoslavi, nascosti nei pressi di Ponte a Moriano, venivano portati gli aiuti che provenivano da monsignor Nicola Moscatello, dell’ambasciata jugoslava.

Oflaherty

Hugh O’Flaerty, la “primula rossa” del Vaticano

AL LAVORO CON LA «PRIMULA ROSSA». Ma è con l’ambasciata irlandese e quella inglese che don Angeli riuscì a creare i contatti più preziosi: «L’ambasciata irlandese – scrive Emilio Angeli – fu in grado di assicurare che tutti i prestiti e le spese sostenute da chiunque per aiutare i prigionieri sarebbero stati restituiti dagli Alleati non appena il territorio fosse stato liberato. Questo data l’impossibilità da parte dell’ambasciata inglese di fornire al momento direttamente le somme occorrenti. All’ambasciata irlandese furono così portati nomi e messaggi dei prigionieri alleati da trasmettersi a Londra». Motore strategico dell’ambasciata irlandese era l’ecclesiastico del Sant’Uffizio, monsignor O’Flaherty. «L’azione dell’irlandese – scrive Andrea Riccardi – a cavallo tra immunità vaticane e coraggio personale, rappresenta una vicenda emblematica del clima di Roma in quei mesi». Il monsignore stazionava spesso nelle vicinanze della basilica di San Pietro, sulla piazza, e prendeva contatto con eventuali soldati alleati arrivati fin lì tra la gente. Vari ecclesiastici, preti antinazisti e diplomatici alleati erano collegati alla sua rete clandestina. Un contatto importantissimo che dette via libera all’attività di assistenza del gruppo livornese. «Dopo queste intese – scrive al Sim il “nonnino” – ci sentimmo autorizzati ad assicurare alle famiglie e a tutti coloro che sostenevano le spese per i prigionieri che le spese da loro sostenute, le somme versate e i danni materiali eventualmente subiti sarebbero stati loro rifusi a guerra finita. Su queste premesse si estese tutta la nostra attività di assistenza».

«DIO CREO L’UOMO, NON L’UOMO ARIANO». Quella di don Angeli, non fu soltanto una «resistenza operativa», ma anche, sottolineava, una «resistenza ideologica organizzata». A partire dal 1940 nel suo cenacolo di studi sociali presso l’Arciconfraternita di S. Giulia a Livorno tenne pubbliche conferenze in cui mostrava quanto la dottrina cristiana fosse antitetica alle tesi razziste: «Dio creò l’uomo, non l’uomo ariano», esordì una volta. «Vi leggerò oggi -– proseguì -– alcune pagine scritte da Hitler e dal più notevole teorico del nazismo, Rosenberg. Da queste chiarissime citazioni, voi potrete capire perché il mondo oggi soffra la più terribile e sanguinosa tragedia della sua storia. Sono brani che non hanno bisogno di commento».

Monsignor Giovanni Piccioni e don Angeli (Archivio Centro Studi R. Angeli)

Monsignor Giovanni Piccioni e don Angeli (Archivio Centro Studi R. Angeli)

BATTESIMI E DOCUMENTI FALSI. Grazie anche a queste basi culturali, a Livorno l’opera dei cattolici in aiuto agli ebrei fu particolarmente intensa. Già immediatamente dopo la promulgazione delle leggi razziali del ’38 il vescovo di Livorno Giovanni Piccioni, buon amico del rabbino Alfredo Toaff (padre dell’ex rabbino capo di Roma, Elio), aveva dato precise disposizioni a clero e laici: i fratelli ebrei non dovevano essere lasciati soli. La comunità ebraica cittadina contava allora 2000 componenti (la quinta italiana in termini numerici dopo Roma, Milano, Trieste e Torino), di questi 116 furono catturati dalla Gestapo e solo 16 riuscirono a tornare. Presso la curia, sotto il diretto controllo del cancelliere don Amedeo Tintori, venne creato un ufficio per la concessione dei certificati di battesimo agli ebrei. «Io stessa – – raccontava Erminia Cremoni – – feci da madrina di battesimo e di cresima ad alcune giovani ebree». Presso le suore di S. Teresa ad Antignano fu costituto una sorta di «ufficio falsificazioni documenti»: i giovani dipendenti comunali Vincenzo Villoresi e Dino Lugetti si distinsero nella creazione di carte d’identità false.

L’OPERA DI DON ANGELI. Don Angeli si occupò personalmente del trasferimento di 24 ebrei dall’ospedalino israelitico prima in una palazzina di via Nardini, poi in via Micali. Il sacerdote, come testimoniò poi l’avvocato ebreo Giuseppe Funaro, «liberatosi dalla veste talare e rimboccatosi le mani, cominciò a fare opera di facchino. Quattro giorni durò il trasporto dei letti, dei bagagli e delle masserizie». Nei cinque mesi successivi e fino all’arresto il sacerdote, coadiuvato da padre Giuseppe Spaggiari, Erminia Cremoni, Paolo Brilli e altri giovani fece in modo che nulla mancasse ai circa 90 ebrei nascosti in via Micali. Insieme al giovane profugo Raffaello Niss, che a Parigi era a capo dell’Opera di protezione dei bambini ebrei, organizzò diversi viaggi clandestini per trovare nascondigli e protezione più sicuri man mano che i rastrellamenti nazisti si facevano più sistematici.

L’UNITÀ, DALLA COMUNE SOFFERENZA. «Noi crediamo -– commentava nel 1973 il sacerdote in un incontro organizzato dalla comunità ebraica livornese –- che Dio muova misteriosamente le forze profonde della storia per cui dal male può talvolta fiorire anche il bene». Nell’esperienza della clandestinità e del lager don Angeli, vide prepotenti i semi per superare secoli di inimicizia. «La lotta comune, la comune atroce sofferenza ci hanno avvicinato come non mai». E concludeva: «Non possiamo dunque che formulare un augurio, che questo avvicinamento progredisca in una sempre più profonda amicizia e rappresenti un reale contributo alla reciproca comprensione tra persone e gruppi di diversa religione o ideologia, tra popoli e comunità».

Gianluca della Maggiore è dottorando in Storia contemporanea presso l’Università di Roma Tor Vergata. E’ membro del coordinamento di redazione di ToscanaNovecento e collabora con l’Istoreco di Livorno. Autore di studi sul mondo cattolico, si occupa anche di cinema, Resistenza e movimenti politici. Ha pubblicato il volume Dio ci ha creati liberi. Don Roberto Angeli (2008).

Articolo pubblicato nell’aprile del 2017.