San Francesco… da Fiesole

«La I.C.S.A. ha il suo Stabilimento a pochi chilometri da Firenze ai piedi delle suggestive colline di Fiesole. Lo Stabilimento ha un’estensione di mq. 50.000 completamente cintati. Il nuovo Teatro di posa copre la superficie di oltre mq. 18000; il secondo Teatro, attualmente in costruzione, coprirà i 3.200 mq. […] Nelle vaste estensioni di terreno rimanenti, sono le ricostruzioni di gran parte della vecchia Assisi, fra le quali sotto la vigile ed intelligentissima direzione del Conte Giulio Antamoro, stanno svolgendosi le azioni del film». Così «L’Eco del Cinema. Periodico cinematografico mensile», diretto dal produttore Carlo J. Bassoli, presentava nel «Numero speciale francescano», dell’ottobre 1926 lo scenario in cui si stava girando il primo vero e proprio kolossal italiano su una figura di un santo nella storia del cinema italiano. Il Frate Francesco, uscito nel 1927 e diretto da Giulio Antamoro, fu dunque un evento eccezionale per l’epoca, connesso alle grandi celebrazioni che i vertici ecclesiastici e lo Stato italiano vollero dedicare al VII centenario della nascita di San Francesco d’Assisi. Per l’occasione venne dunque ricostruita quasi per intero un’Assisi medievale alle porte di Firenze, per quella che giornali e riviste dell’epoca descrissero come un’impresa cinematografica «senza alcun dubbio destinata a varcare tutti i confini ed a spargersi per tutto il mondo» e «un’opera concreta di risorgimento dell’Industria Nazionale a fini economici e di utilità generale».

18277441283_cc18e08809L’evento centenario francescano giungeva in un frangente particolare sia per la storia delle relazioni tra Stato e Chiesa sia per la storia del cinema italiano. Ecco perché questo film si presta meglio di altri a chiarire le articolate dinamiche che governarono la rappresentazione dei santi sugli schermi fascisti in un quadro di reciproche strumentalizzazioni tra Chiesa e regime. Nel numero speciale de «L’Eco del Cinema» sopra menzionato, il direttore Bassoli, dopo aver magnificato il ruolo del «magnifico Duce del fascismo» nel «glorificare la sublime opera francescana», fece notate che la produzione cinematografica dell’Italia fascista, in tutte le sue varie componenti, si era assunta «il compito nobilissimo» di «diffondere l’idea francescana»:

Industriali intelligenti, uomini preclari della politica, della nobiltà e del commercio – scrisse Bassoli – superando sacrifici e contrarietà d’ogni genere, si sono raccolti volenterosi per la realizzazione della vicenda del Poverello di Dio, in una iconografia grandiosa che affermerà al mondo ancora una volta l’inesauribile vitalità del genio italico e la decisa affermazione di una nuova vita della Industria Cinematografica italiana.

È fuor di dubbio che gli anni del fascismo rappresentino il periodo in cui anche nella cinematografia italiana  fu più evidente lo sforzo di proporre una legame che congiungesse in modo singolare l’Italia ad alcune specifiche figure canonizzate dalla Chiesa. Nel caso del film su san Francesco d’Assisi, tutta l’architettura promozionale dell’evento cinematografico fu centrata sull’appellativo coniato da Gabriele D’Annunzio nella celebre orazione tenuta in Campidoglio nel 1919: «il più italiano dei santi, il più santo degli italiani». Gli scopi del fascismo furono duplici: non solo utilizzare il potere sempre più pervasivo del mezzo cinematografico per promuovere una coniugazione del culto a san Francesco che assecondasse la celebrazione della nazione, tra i cardini  della cultura politica fascista; ma anche impiegare la fama internazionale di un «grande italiano» per rialzare le sorti di una industria nazionale del cinema giunta al suo punto più basso dopo i fasti degli anni Dieci.

Un’iniziativa che fu sposata senza troppe riluttanze anche dalle gerarchie della Chiesa, in un momento di rimodulazione dei canoni su cui informare le tattiche di promozione dei santi in un periodo in cui era in atto un’accelerazione del percorso che avrebbe condotto alla Conciliazione tra l’Italia e la Santa Sede. La stampa evidenziò non solo l’«appassionata ed entusiastica collaborazione morale» dei francescani, ma anche che il soggetto cinematografico aveva ottenuto l’imprimatur del Vicariato romano, il che era «indice di sicura adesione da parte della Santa Sede». Corrispondenze evidenti che tuttavia non impedirono che risaltassero tra i cattolici i pericoli collegati a questa forma innovativa di divulgazione della santità: ad accendere le ire del danese Johannes Jørgensen, coinvolto direttamente nella sceneggiatura e autore nel 1911 del fortunatissimo volume la Vita di S. Francesco, fu l’ammiccante inserimento nel film di una sottotrama rosa – «l’avventura di Arnaldo di Sassorosso e della sua amante Misia di Leros» – tributo al mainstream hollywoodiano.

* Gianluca della Maggiore è assegnista di ricerca in Storia presso la Scuola Normale Superiore di Pisa. E’ membro del coordinamento di redazione di ToscanaNovecento. Autore di studi sul mondo cattolico, si occupa di cinema, Resistenza e movimenti politici.

Articolo pubblicato nell’ottobre del 2017.




Archivi disobbedienti. I preti fiorentini degli anni del Concilio

Domenica 8 ottobre in occasione delle domeniche di carta la Soprintendenza Archivistica e Bibliografica della Toscana apre al pubblico il quattrocentesco Palazzo Neroni, offrendo l’opportunità di un incontro incentrato sul tema degli archivi dei preti fiorentini degli anni del Concilio Vaticano II.
Di questi archivi, peculiari per formazione, difficili da rintracciare, spesso a rischio di dispersione e di distruzione, archivi “disobbedienti” di persone “scomode”, la Soprintendenza ha intrapreso da qualche anno un censimento che ha già portato a importanti risultati. Un’operazione di salvaguardia che si avvale della collaborazione di altri soggetti. Ne parliamo domenica 8 alle ore 16.

Fonte: Soprintendenza Archivistica e Bibliografica per la Toscana




Vittorio Giorgini: l’opera e l’archivio

Al Centro Pecci di Prato continua il ciclo Archivi del contemporaneo in Toscana. Giovedì 5 ottobre alle ore 17 l’appuntamento è con Vittorio Giorgini: l’opera e l’archivio.
L’evento è in collegamento con le iniziative per Vittorio Giorgini, architetto sperimentale tra Firenze e New York (Firenze, 1926 – 2010) promosse da B. A. Co. – Archivio Vittorio Giorgini, Ordine degli Architetti di Firenze, Fondazione Architetti Firenze, comune di Firenze, Mus. e Firenze e Museo Novecento di Firenze, con la partecipazione di Do. Co. Mo. Mo. Italia.




Squadrismo a Capolona

Venerdì 27 ottobre alle ore 17,30 nella Sala Consiliare del Palazzo Comunale di Capolona si conclude il primo ciclo di conferenze sulla storia locale “Capolona d’ottobre” promosso dalla Società storica aretina e dal Comune di Capolona, con il Prof. Giovanni Galli che si soffermerà  su un grave fatto avvenuto nel 1923 quando, all’indomani della presa del potere da parte del Fascismo, le squadracce si accanivano contro gli oppositori al regime e anche contro i sacerdoti, in particolare con Don Scipione Cortellini parroco di Castelluccio. Subito dopo la violenta aggressione, lo stesso Vescovo di Arezzo, S.E. E. Mignone, inviò una lettera di vibrante protesta a Capo del Governo, Benito Mussolini.

Ingresso libero.




Ma non tutto era perduto: eravamo vivi. Ricostruzione e rinascita di Luicciana e Cantagallo

Sabato 7 ottobre, ore 16, in occasione del 73° anniversario della Liberazione, il Comune di Cantagallo e la Fondazione CDSE in collaborazione con A.N.P.I. organizzano una giornata dedicata alla storia della ricostruzione di Cantagallo e Luicciana:
Cantagallo, Centro visite della Riserva Naturale
Ma non tutto era perduto: eravamo vivi. Ricostruzione e rinascita di Luicciana e Cantagallo
Intervengono: Luisa Ciardi e Alessia Cecconi (Fondazione CDSE)
Durante l’incontro verrà proiettato il video-testimonianza Ma non tutto era perduto: eravamo vivi a cura di Andrea Felici, Luisa Ciardi, Alessia Cecconi




paginaSUpagina – Incontro con la Libreria Editrice Fiorentina

7 ottobre 2017
ore 17
@ Casa del popolo La Montanina, via Montebeni 5 – Fiesole (Firenze)

 

Nell’ambito dell’iniziativa paginaSUpagina, il circolo La Montanina presenta:

Incontro con la Libreria Editrice Fiorentina
fra tradizione ed avanguardia

sarà presente l’editore, Giannozzo Pucci




Mostra – Carte per la guerra, carte per la pace

8 ottobre 2017
ore 10-20
@ Archivio di Stato di Firenze (viale della Giovine Italia, 6 – Firenze)

 

Nell’ambito dell’iniziativa Domenica di carta (Archivi e Biblioteche si raccontano), l’Archivio di Stato di Firenze presenta la mostra Carte per la guerra, carte per la pace.

Visite guidate: ore 10:30; 15:30; 17:30
Ultimo ingresso: ore 19
Ingresso gratuito




Presentazione del n.1 di «LUZIANA Rivista internazionale di studi su Mario Luzi e il suo tempo»

5 ottobre 2017
ore 17:30
@ Firenze – Palazzo Strozzi, Sala Ferri

 

Presentazione del n. 1 di «LUZIANA Rivista internazionale di studi su Mario Luzi e il suo tempo»

Partecipano: Paola Baioni, Anna Dolfi, Nino Petreni, Daniele Piccini, Stefano Verdino.
Coordina: Paolo A. Mettel.