74° anniversario del trasporto dei Deportati Politici della provincia di Firenze verso il KZ di Mauthausen

Giovedì 8 marzo 2018|ore 09:45|Piazza Santa Maria Novella

74° anniversario del trasporto dei Deportati Politici della provincia di Firenze verso il KZ di Mauthausen

Intervengono:

Alessio Ducci (presidente ANED Firenze)

Eugenio Giani (presidente del Consiglio Regionale della Toscana)
Francesca Paolieri (rappresentante Città Metropolitana Firenze)
Un rappresentante (del comune di Firenze)

Thomas Punkenhofer (sindaco di Mauthausen – Austria)

Matteo Mazzoni (direttore Istituto storico toscano della Resistenza e dell’età contemporanea)

Programma musicale a cura del Coro Novecento di Fiesole

Seguirà corteo al Binario 6 della stazione di Santa Maria Novella




Presentazione a Firenze di “1917. Donne in marcia contro la guerra”

Venerdì 9 marzo alle ore 17.00 presso Sit’N’Breakfast in via San Gallo 21R a Firenze, un “festeggiamento” originale della festa delle donne con la presentazione del volume “1917. Donne in marcia contro la guerra”.

1917: l’Italia è nel pieno del primo conflitto mondiale, una carneficina che registrerà, alla sua fine, nove milioni di morti. E con la maggior parte degli uomini al fronte, il loro posto nelle fabbriche viene preso dalle donne – madri, sorelle, fidanzate, vedove degli uomini spediti a combattere. Donne che a un certo punto dicono basta.
Questo volume racconta un esemplare caso di studio della protesta femminile contro la guerra che percorse l’Italia come un’onda di terremoto, da Milano a Torino, da Pistoia a Prato.

Protagonista e voce trainante della protesta fu la sindacalista Teresa Meroni, animata da ideali di uguaglianza e giustizia: a lei si deve una marcia tutta al femminile, che venne infine messa a tacere con la forza, e che attraversò l’intera Valdibisenzio, da Cantagallo a Prato, raccogliendo nel cammino sempre più manifestanti, centinaia di operaie che lasciarono telai, orditoi e rammendi per unirsi a lei in nome dei diritti e della pace.

Ma se guardiamo al mondo di oggi, al ripudio della guerra sancito dalla nostra Costituzione e ai conflitti armati nel mondo, alla condizione della donna, si palesa quanto le parole di Alessia Cecconi e Luisa Ciardi e l’arte di Marco Perna mostrano in filigrana: la marcia delle donne della Valdibisenzio non è ancora finita, quei passi ancora risuonano, necessari.

Per questo, gli organizzatori vi aspettano il 9 marzo alle ore 17.30 insieme agli autori, alla Fondazione CDSE e a Barta edizioni.
L’ingresso è libero, non mancate!




Grande partecipazione all’apertura a Firenze del corso, curato dall’ISRT, su Costituzione e storia della Repubblica

In occasione del 70° anniversario dell’entrata in vigore della Costituzione, grazie al sostegno della Regione Toscana, l’ISRT, d’intesa con la rete degli Istituti toscani provinciali, ha proposto un corso di formazione per docenti di scuola superiore “Costituzione e storia dell’Italia repubblicana. I percorsi degli italiani in un Paese in trasformazione”.
Ieri martedì 27 febbraio si è tenuto il primo incontro – presso la sede di Le Murate PAC – che collabora all’iniziativa -, molto partecipato – con oltre 70 iscritti – e ricco di dibattito, in cui sono intervenuti la VicePresidente della Regione Toscana Monica Barni, il Direttore dell’Istituto storico toscano della Resistenza e dell’età contemporanea Matteo Mazzoni, Leonardo Bianchi e Giovanni Tarli Barbieri costituzionalisti dell’Università degli Studi di Firenze.

Il corso è la prima tappa di un progetto promosso da ISRT e sostenuto dalla Regione Toscana per promuovere nelle scuole la conoscenza della Costituzione e della storia della Repubblica, che vedrà lo svolgimento di dieci convegni didattici in autunno in tutta la regione, animati dai lavori degli studenti e dei docenti, protagonisti di una riflessione e di un percorso di formazione comune sui principi costituzionali e sulla storia contemporanea.

Prossimi appuntamenti il 6 e il 13 marzo presso Le Murate PAC.




Presentazione libro “Polvere” di Simone Fagioli

La presentazione di Polvere di Simone Fagioli, pubblicato nel 2017 da Settegiorni Editore, al Gruppo Fotografico delle Fornaci (Pistoia). Una serata di parole e immagini di luoghi estremi, Chernobyl e Prypiat 32 anni dopo l’incidente del Reattore 4 del 1986.




Presentazione libro “A casa del popolo” di Antonio Fanelli

Giovedì 1 Marzo – Ore 21.00

Presentazione del libro “A CASA DEL POPOLO: Antropologia e Storia dell’Associazionismo Ricreativo” di Antonio Fanelli (Donzelli Editore).

«La storia delle culture politiche e del tempo libero nell’Italia del dopoguerra è ricca e articolata, anche se raramente si è tentato di indagarne forme e strutture. Antonio Fanelli colma questa lacuna grazie a una prolungata ricerca (svolta dal 2009 al 2014) sulla genesi, lo sviluppo e il radicamento delle case del popolo e dei circoli Arci sul territorio italiano. La chiave di lettura adoperata si propone di rilanciare gli studi sulla cultura popolare in Italia attraverso un’antropologia storica di un campo di attività culturali che scardinano le distinzioni classiche tra alto e basso e tra militante e popular. Al centro del libro si colloca uno scenario vasto di esperienze associative che vedono la compresenza e l’incontro tra sfere diverse di cittadinanza e tra pratiche culturali di vario tipo (dallo sport agli incontri culturali, dal microcredito alle cene e sagre locali, dalle primarie del centrosinistra alla musica dal vivo). Prendendo le mosse da un ampio numero di casi di studio, a partire dall’area fiorentina (la zona con la più alta densità associativa nel campo delle attività culturali), Fanelli restituisce l’istantanea di uno spaccato essenziale della società italiana degli ultimi sessant’anni. Qui la messa in pratica di una «cultura del dono» e del volontariato ha ancorato il tempo libero e lo stile di vita locale ai valori solidali dell’associazionismo (organizzato a sinistra nella rete dell’Arci) in modo tale da costruire uno spazio rilevante per il pluralismo e la società civile. Dal lavoro di ricerca e dalla voce dei protagonisti emerge un dato per certi versi sorprendente: le case del popolo sono ancora un luogo di riferimento per i riti collettivi della socialità locale, in grado di mediare e integrare i conflitti (città-campagna; centro-periferia; nativi-immigrati), le tensioni di genere e le distanze generazionali, favorendo forme collettive, ancora vitali, di mediazione tra società dei consumi, identità locali e attivismo politico».

Saranno presenti l’autore Antonio Fanelli, Stefano Carmassi (Arci Toscana – Responsabile Sviluppo Associativo) e un rappresentante del Comitato Provinciale Arci Pistoia.




Presentazione del volume “Quella doppia fila di alberi. Storie di vita”

locandina quella doppia fila di alberiL’Istoreco Livorno organizza per martedì 27 febbraio alle 16.30 presso la sala conferenze dell’Istituto (Palazzo della Gherardesca, via G. Galilei 40, Livorno) la presentazione del libro “Quella doppia fila di alberi. Storie di vita” di Lucia Niccolini. Racconti di vita vissuta dove l’invenzione di manzoniana memoria non prende mai il sopravvento sul vero storico e poetico. L’arco temporale va dall’ultimo ventennio dell’ottocento agli anni settanta del novecento e le fonti si individuano nella tradizione orale, nei viaggi alla ricerca del “tempo perduto ma riguadagnato” e nei documenti di famiglia.




Strumenti antichi per nuovi fini

Tutti conosciamo Ferdinando Martini, giornalista, scrittore di teatro e soprattutto politico liberale, Ministro dell’Istruzione, delle Colonie e viceré d’Eritrea, le cui carte, acquistate e conservate dalla Biblioteca Nazionale di Firenze e dalla Biblioteca Forteguerriana di Pistoia, ci sono giunte fino a noi. Molto meno conosciuta è invece la moglie Giacinta Marescotti, una delle prime suffragiste italiane, il cui coinvolgimento nella battaglia per l’ampliamento del suffragio si coniugò a un altrettanto intenso impegno nella filantropia e nell’assistenza ai bambini con disabilità intellettiva: una figura radicalmente e fieramente autonoma dal marito ma di cui ben poca traccia ci è giunta perché nel 1928, con la morte di Ferdinando Martini, tutte le sue carte andarono distrutte.

Nata a Monsummano nel 1844 da una famiglia di nobiltà antica e consolidata, crebbe insieme ai fratelli minori Alessandro (morto a soli 18 anni) e Teresa. Nel 1866 sposò Ferdinando Martini, che dal padre Vincenzo aveva ereditato tanto il titolo nobiliare quanto le disastrate finanze familiari, vincendo anni di resistenze e preoccupazioni familiari. Nel 1872, al termine di alcuni anni di peregrinazioni (prima a Vercelli, poi a Pisa), la coppia – che aveva ormai due figli: Alessandro e Teresa – si trasferì a Roma, dove già viveva la sorella minore di Giacinta, andata nel frattempo in sposa al principe Ignazio Boncompagni Ludovisi.

Nel suo salotto di Palazzo Simonetti, Giacinta tessé relazioni con ambienti vicini all’Estrema (come allora erano chiamati i gruppi parlamentari ed extra-parlamentari vicini a radicali, repubblicani e socialisti), dando vita a un ambiente ben più radicale di quello di cui si circondò il marito, dal 1878 al 1918 deputato per la Sinistra storica. Nel turbinio dei personaggi convocati e abbandonati dalla vulcanica contessa, i più costanti e assidui furono il meridionalista Giustino Fortunato, il politico socialista Andrea Costa e Sibilla Aleramo.

Si dedicò, insieme alla sorella e all’amica Lavinia Taverna, a patrocinare l’infanzia abbandonata: in questa veste si avvicinò al medico e deputato Clodomiro Bonfigli, prossimo a fondare, nel 1898, la “Lega nazionale per la difesa del fanciullo deficiente”, la prima associazione specificatamente destinata alla tutela e all’educazione dei disabili intellettivi. Membro del consiglio direttivo della Lega, qui conobbe una giovane Maria Montessori, che nel 1899 raccomandò al Ministro Guido Baccelli perché ottenesse la cattedra di Pedagogia generale e speciale nella nuova Scuola magistrale ortofrenica – creata per formare i maestri dei bambini con disabilità intellettiva.

Sociabilità nobiliare e impegno nell’associazionismo benefico, se da un lato potevano configurarsi come un comportamento in linea con un ruolo femminile tradizionale e ampiamente consolidato, dall’altro lato consentirono alla Marescotti di collaudare e strutturare tutta quella rete di relazioni, interessi, contatti che seppe poi riutilizzare nella sua battaglia suffragista. In questo senso, gli strumenti antichi del salotto e della beneficienza trovarono ragione nei nuovi fini dell’emancipazionismo e della costruzione di un “partito femminile”, una formazione politica che riunisse tutte le donne in un’ottica interclassista e interpartitica. Le donne, infatti, tanto per Marescotti quanto per molte altre sue collaboratrici, erano viste come le uniche depositarie di valori – la compassione, l’attenzione verso i più deboli, l’interclassismo – che, con il loro ingresso in politica, avrebbero rinnovato la compagine sociale e nazionale. Questa fiducia quasi palingenetica nel contributo femminile motivò la continua mediazione della contessa monsummanese tra l’anima radical-socialista del femminismo e le correnti moderato-conservatrici, che trovavano il loro riferimento in Maria Pasolini e in Gabriella Spalletti Rasponi, presidente del CNDI (il Comitato Nazionale delle Donne Italiane).

Il coinvolgimento della Marescotti nell’associazionismo femminista, nazionale e internazionale, è documentabile già negli ultimi anni dell’Ottocento, quando aveva ospitato a Palazzo Simonetti Emmeline Pankhurst, leader delle suffragiste inglesi. La discesa in campo fu però compiuta nel 1904, quando il parlamento decise di discutere il disegno di legge per il suffragio femminile presentato dal deputato dell’Estrema Sinistra Roberto Mirabelli. Nell’ottobre 1905 Marescotti fondò a Roma il Comitato pro-suffragio, che in breve tempo, attraverso il collegamento con la sezione lombarda, attecchì in tutte le principali città italiane. Solito riunirsi nei locali di Palazzo Simonetti, il comitato presentò nel febbraio 1907 al Parlamento una Petizione (già depositatavi nel marzo 1906) per richiedere il diritto di voto alle donne che sapessero leggere e scrivere. Frutto di un lungo e complesso lavoro di mediazione tra le anime più radicali e quelle più moderato-conservatrici del movimento, la petizione sembrava concretizzare la possibilità di un “partito femminista”.

L’allestimento, durante il primo Congresso Nazionale delle Donne Italiane (tenutosi a Roma dal 23 al 28 aprile 1908), di una sessione plenaria sul suffragio femminile, sembrava confermare il rilievo assunto dall’organizzazione e dalla sua presidente, che, nonostante i problemi di salute (i non meglio precisati “mali di petto” che la condussero alla morte il 9 marzo 1912), riuscì a presiedere la seduta. Tuttavia, il tentativo di mediazione della Marescotti e la fiducia nelle istituzioni erano destinati a infrangersi: il primo, sugli scogli delle differenti visioni politiche, sociali e culturali dell’eterogeneo movimento femminista, che, sempre durante i lavori della conferenza romana, si divise durante le discussioni sull’emendamento Malnati per la laicità della scuola elementare; il secondo, nel maggio 1912, poco dopo la morte della contessa, quando la Commissione parlamentare incaricata di studiare l’allargamento alle donne del voto politico diede alla questione un parere negativo.

Chiara Martinelli ha conseguito il dottorato in Storia contemporanea, con una tesi sull’istruzione professionale nell’Italia liberale, nel 2015, presso l’Università di Firenze. Ha lavorato alla biblioteca del Consiglio dell’Unione Europea e attualmente insegna a Pescia. Dal 2013 è membro del Consiglio direttivo dell’I.S.R.Pt. Con il Comune di Monsummano e l’ISL Montecatini Monsummano ha curato una mostra documentaria su Italia Donati e Giacinta Marescotti, di cui sta per uscire il catalogo. Tra le ultime pubblicazioni: Da “conquista sociale” a “selezione innaturale”: le illusioni perdute delle classi differenziali in Italia, «Italia contemporanea», 289 (2017); Schools for workers? Industrial and artistic industrial schools in Italy (1861-1914), in P. Gonon, E. Berner (a cura di), History of Vocational Education in Europe, Lang, 2016; Branding of technical Institutes by the State: Italy 1861-1914, in A. Heikkinen, P. Lassnigg (a cura di), Myths and Brands in Vocational Education, Cambridge, 2015.

Articolo pubblicato nel febbraio del 2018.




Non solo l’8 marzo: corso di formazione, presentazione di libri, incontri

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Per la ricorrenza della Festa Internazionale della donna l’Isgrec e il Centro Documentazione Donna che opera al suo interno hanno organizzato, in collaborazione con l’associazione Olympia de Gouges e il centro Antiviolenza, il Centro Donna e la Libreria delle ragazze una serie di iniziative. Il progetto “Non solo l’8 marzo”, infatti, comprende un corso di formazione per insegnanti, presentazioni di libri, incontri, tutti incentrati sulla lotta alla violenza di genere.

La scuola può fare molto per incidere in maniera positiva sui comportamenti delle giovani generazioni e orientare la didattica verso una cultura più rispettosa della parità di genere. Durante il corso “(Rel)Azioni contro la violenza di genere” (8 ore di lezioni frontali più 4 di autoformazione), che si terrà nella Biblioteca dell’Isgrec (ore 15-17) si alterneranno 4 dei maggiori esperti italiani nelle rispettive discipline:  Laura Schettini dell’Università l’Orientale di Napoli (6 marzo 2018, “Storia e uso pubblico della violenza contro le donne”), Simonetta Ulivieri dell’Università di Firenze (15 marzo 2018, “Condizionamenti educativi e violenze di genere”), Elisa Giomi dell’Università di RomaTre (9 aprile 2018, “Genere e violenza nella cultura mediale”), Fabio Roia, Presidente della Sezione misure di prevenzione presso il Tribunale di Milano (11 maggio 2018, “Politiche, leggi e buone pratiche per fronteggiare i crimini contro le donne).  Il corso prevede una quota di iscrizione di 70 euro e sarà inserito nella piattaforma Sofia del MIUR (codice corso n. 12599) per il pagamento tramite carta del docente. È possibile iscriversi anche direttamente all’Isgrec senza usare la carta del docente e sarà rilasciata regolare ricevuta. Essendo l’Isgrec ente riconosciuto e accreditato dal MIUR, le ore di formazione saranno certificate.

L’occasione di avere a Grosseto 4 esperti di alto profilo offre la possibilità di presentare le loro ultime pubblicazioni. Dopo le lezioni, quindi, alle ore 17.30 si terranno le presentazioni dei volumi di Laura Schettini (a cura di), La violenza contro le donne nella storia, 2017, Simonetta Ulivieri (a cura di), Corpi violati. Condizionamenti educativi e violenze di genere, 2017 e di Fabio Roia, Crimini contro le donne. Politiche, leggi, buone pratiche, 2017. Il 9 aprile, invece, dopo la lezione di Elisa Giomi, la cui ultima pubblicazione è stata presentata dall’Isgrec lo scorso novembre, si terrà  un incontro su “L’impegno dell’associazionismo grossetano contro la violenza di genere”, coordinato dalla Consigliera provinciale di parità,  Laura Parlanti, e al quale parteciperanno le associazioni che a Grosseto si occupano, a diversi livelli e con diverse competenze, di questo delicato tema.

Info e iscrizioni al corso: Isgrec, via de’ barberi 61 (Cittadella dello studente), tel/fax 0564415219, segreteria@isgrec.it, www.isgrec.it