“CEFALONIA E CORFU’, due tragedie alla base della Costituzione? Guerra, scelta, Resistenza, Costituzione

DONORATICO – Giovedì 19 Settembre 2024, Ore 17.30 Biblioteca comunale Ilaria Alpi, Donoratico.

“CEFALONIA E CORFU’, due tragedie alla base della Costituzione? Guerra, scelta, Resistenza, Costituzione”.

Nel marzo del 2001 il Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi disse che quanto successo sull’isola di Cefalonia dopo la proclamazione dell’armistizio tra l’Italia e gli angloamericani era «il primo atto della Resistenza, di un’Italia libera dal fascismo» perché avevano scelto «consapevolmente» «di combattere e morire per la patria». Ma cosa era accaduto su quest’isola?




80° anniversario della Liberazione di Viareggio

La liberazione di Viareggio ricorre lunedì 16 settembre: alle 10,30 ci sarà la
deposizione di una corona al Monumento alla Resistenza e alla Pace, (Largo
Risorgimento). A seguire “Liberazione e pace” lezione a cura di Stefano Bucciarelli (Isrec), alla presenza di alunni dell’istituto superiore Carlo Piaggia. Nel pomeriggio, alle 17.30 al Museo della Marineria, si terrà l’incontro pubblico “Liberazione, Alleati, Partigiani e Primo governo della città” a cura di Franco Pocci e Stefano Bucciarelli. Ad entrambi gli appuntamenti sarà presente la Corale Puccini.
Sempre nell’ambito degli eventi dedicati, il 15 settembre alle 21 sale sul palco del Teatro Jenco Aldo Cazzullo in “Giacomo Matteotti e le vittime del fascismo”.
Il 25 settembre infine, alle 17.30 al Palazzo delle Muse è in programma la presentazione del libro “Antifasciste e antifascisti. Storie, culture politiche e memorie dal fascismo alla Repubblica” di Gianluca Fulvetti e Andrea Ventura. Saranno presenti Andrea Ventura e Filippo Gattai Tacchi (Isrec).
Nuovo percorso della memoria poi, con i Vector Floor, installati in collaborazione con Liberation Route Italy, di cui il Comune di Viareggio fa parte: piccoli segnavia sul terreno, progettati dall’architetto Daniel Libeskind per la Fondazione Liberation Route Europe, con l’obiettivo di valorizzare i percorsi e i luoghi storici legati alla Resistenza e più in generale alla Seconda Guerra Mondiale.
I vector floor saranno messi in Largo Risorgimento, luogo di accesso degli americani e dei partigiani della Garosi; in Piazza Puccini, che vide riviste e cerimonie militari del comando americano con il Principe di Piemonte sede ufficiale. Ma non solo, davanti a Excelsior (oggi Explanade) si tenne la cerimonia di smobilitazione della formazione Garosi. Il terzo
vettore troverà posto infine nel Giardino della Libertà, l’area dove sorgeva la Casa del fascio, che dopo la liberazione ospitò l’American Red Cross saltata in aria, con numerose vittime militari e civili, il 18 luglio 1945.
Per tutta la settimana verranno issate sui pennoni di piazza Mazzini le bandiere della Pace.




Siena Libera 80

La mostra Siena libera 80 si presenta come un percorso in 15 tappe, segnate da altrettanti pannelli esplicativi, dedicato alle vicende che tra il settembre 1943 e il luglio 1944 interessarono la città e la provincia. Accompagnata da un ricco corredo di immagini, documenti e dati numerici, l’esposizione non si limita a raccontare la Resistenza e la Liberazione, ma ripercorre anche alcuni dei passaggi più importanti della travagliata storia di quei mesi.

Lo spettatore viene calato direttamente nella quotidianità dei senesi nelle fasi finali del conflitto mondiale, partendo dalla tragedia nazionale dell’8 settembre 1943 e dall’occupazione della provincia da parte delle truppe naziste, cui sarebbe seguito il ritorno dei fascisti con la nascita della Repubblica sociale italiana. Da lì, le prime azioni repressive contro gli oppositori, la cattura e la deportazione degli ebrei senesi nella notte tra il 5 e il 6 novembre 1944, tragico epilogo di una persecuzione avviatasi anni prima, con le leggi razziali del 1938.

Le sofferenze dell’inverno 1943 sono ricostruite partendo dalle condizioni di prigionia estrema degli Internati militari senesi, detenuti nei campi nazisti dopo essersi rifiutati di combattere per lo Stato fascista di Salò. Mentre le forze alleate combattevano incessantemente all’altezza di Cassino, la provincia era battuta da formazioni di bombardieri: obiettivi degli attacchi divenivano le linee e le stazioni ferroviarie, i ponti, le strade e ogni altra infrastruttura utilizzata dalla Wehrmacht per portare uomini e armi verso Sud. Anche Siena, in un primo momento risparmiata, fu più volte bombardata tra il gennaio e l’aprile 1944, mentre la propaganda fascista sempre più a stento riusciva a mascherare la realtà di un paese in ginocchio, di una popolazione affamata e stanca della guerra.

Mentre il malcontento montava nelle città, nella provincia prendevano corpo le formazioni partigiane che, a partire dal gennaio 1944, si sarebbero rese protagoniste di oltre 250 azioni di guerriglia e sabotaggio contro le forze occupanti: appoggiate da larghi strati della popolazione civile, dalle donne ai giovanissimi, fino al clero e ai più anziani, le bande operarono sotto la direzione di Comitati di Liberazione composti dai rappresentanti di tutte le forze politiche antifasciste.

Uno sforzo costato talvolta caro ai combattenti – tanti quelli caduti e i prigionieri torturati nei locali del comando fascista, la cosiddetta Casermetta, e sommariamente giustiziati – e anche ai civili, sui quali le forze nazifasciste sfogarono a più riprese la propria frustrazione nelle settimane precedenti l’arrivo delle truppe alleate nel luglio 1944. Anche di quel sacrificio, tuttavia, furono figlie la Liberazione e la nascita della Repubblica.

La mostra, esposta a Siena in piazza Matteotti e nel quartiere di San Miniato nell’aprile e nel giugno 2024, è adesso consultabile online sulla pagina web dell’Istituto storico della Resistenza senese e dell’età contemporanea. Il progetto è stato realizzato con la collaborazione di Anpi provinciale di Siena, Arci Siena, Cgil Siena, Comitato Siena 2, Ecpad Images Defense, con il sostegno tecnico di Betti Editrice, il patrocinio del Comune di Siena e il contributo del Consiglio Regionale della Toscana.

Articolo pubblicato nel settembre del 2024.




Gli eccidi nazifascisti nel Comune di Cortona (Ar): itinerari di conoscenza

 

Tracciando un percorso escursionistico – da fare a piedi o in bicicletta – che tocchi gli eccidi del 1944 del Comune di Cortona, in provincia di Arezzo, proponiamo questo itinerario, visibile dalla mappa. Le persone interessate potranno così ripercorrere i vari luoghi della memoria nel territorio.

Il percorso non tiene conto dell’ordine cronologico, bensì della raggiungibilità delle diverse località.

Ogni tappa del sentiero, infatti, potrà essere visitata indipendentemente dalle altre e potrà essere raggiunta con i mezzi privati (talvolta anche pubblici), permettendo così agli escursionisti di selezionare i luoghi a seconda dei propri interessi o possibilità.

Il Comune di Cortona si estende dalla zona della bonifica della Valdichiana attraverso l’Appennino occidentale fino alla Valle del Tevere. Eccetto Cortona stessa e uno o due abitati di qualche entità, lungo la strada che va dal Lago Trasimeno ad Arezzo, la maggior parte delle comunità è costituita da paesini o da borghi. Alcuni di questi sono nascosti tra le colline e sono collegati a Cortona ed a Città di Castello per mezzo di stradine di montagna piuttosto tortuose, che passano attraverso i boschi. In questa zona vari gruppi di partigiani combatterono contro i nazisti [1].

Prima tappa:

La prima tappa del nostro percorso è dunque Cortona. Proprio qui, infatti, tra giugno e luglio 1944 si verificarono alcuni importanti eccidi [2].

Mappa 2 in Janet Kinrade Dethick, Cortona 1944, Fondazione Ranieri di Sorbello, Città di Castello, 2014.

Lunga è stata la scia di sangue nel territorio cortonese dove, come in altre parti d’Italia, si consumarono atroci eccidi. Ripercorriamo insieme i “luoghi resistenti” di Cortona. Ogni paese ebbe delle vittime. Verranno qui toccati solo alcuni luoghi, i più rappresentativi.

Nella cittadina è possibile vedere, ancora oggi, la lapide con i martiri della “ferocia teutonica”. È dunque in Piazza della Repubblica che ha inizio il sentiero della memoria cortonese. Da qui partiamo (a piedi, in bicicletta o in auto) verso le varie tappe.

Giovanni Baldini, 23-10-2007

Seguiamo così il percorso intracittadino della Via Crucis da Porta Berarda alla Basilica di Santa Margherita, patrona della città, inaugurato il 15 giugno 1946, in apertura delle feste per il settimo centenario margaritiano, quando il Vescovo Giuseppe Franciolini, per festeggiare la liberazione di Cortona, decise di sciogliere il voto fatto alla Santa il 22 febbraio 1944, quando era stata invocata la sua protezione dai bombardamenti. Il vescovo commissionò all’artista cortonese Gino Severini i disegni delle quattordici stazioni (i cui cartoni sono oggi al Museo diocesano), che vennero poi messe in opera a mosaico entro edicole in pietra. Una quindicesima edicola, all’inizio del percorso, ricorda invece santa Margherita nei pressi della Porta Berarda da dove essa entrò in città per la prima volta. Il cartone di questa scena venne donato dalla Diocesi di Cortona a papa Paolo VI nel 1973 e si trova oggi esposto nella Collezione d’arte religiosa moderna dei Musei Vaticani. Possiamo quindi lasciare la città per raggiungere la tappa successiva.

2 tappa:

SANTA CATERINA CORTONA

Cortona stava vivendo gli ultimi giorni di giugno in prossimità del fronte. Il 30 fu occupata dalle SS in ritirata dalla battaglia di Castiglion del Lago, ma gli attacchi dell’aviazione inglese li fecero arretrare verso l’argine del torrente Mucchia, preparato per la difesa con postazioni di mitragliatrici e artiglierie leggere. All’interno del martellante cannoneggiamento dei primi giorni di luglio, l’uccisione di un soldato tedesco nelle campagne di Santa Caterina causò una rappresaglia appesantita dalla frustrazione dell’imminente sconfitta e dal conseguente desiderio di vendetta.

I tedeschi incendiarono le case di tre coloni e uccisero 31 capi di bestiame. Incontrati cinque contadini sulla strada, li fucilarono nei pressi di una casa colonica. Altri 7 ostaggi vennero rinchiusi in una casa: il proposito di farli saltare in aria con la gelatina, tuttavia, fu abbandonato per la fuga, cui i soldati furono costretti dall’incalzante mitragliamento alleato. La fuga di quelle ultime retroguardie segnò la liberazione definitiva del paese.

Il cippo è dedicato a 5 civili fucilati dai tedeschi il 2 luglio 1944 per rappresaglia alla morte di un loro commilitone. È posto lungo la Strada Provinciale 28 in un’area lastricata in pietra e delimitata da sei alberi di cipresso. In origine si trovava nel luogo della fucilazione, presso il Podere Vagnetti, a circa 200 metri dalla collocazione attuale, avvenuta il 27 gennaio 2004.

La memorialistica ci parla di una rappresaglia, attuata per punire la morte di un soldato tedesco. L’operazione, tuttavia, va inserita nel contesto di una frenetica ritirata dell’esercito tedesco, incalzato dall’esercito alleato e frustrato dalle continue sconfitte.

Giovanni Baldini, 23-10-2007

3 tappa:

MONTANARE

Lasciata Santa Caterina, la meta della terza tappa è Montanare, piccola località ai piedi degli Appennini, prima di giungere in località Valecchie, “la Torre”, Ca’ de’ Santi.

Qui il 6 giugno 1944 ebbe luogo una schermaglia tra un gruppo di partigiani e alcune truppe tedesche a Palazzo Patrizi, vicino alla casa del prete, in cui un tedesco rimase ucciso. La mattina successiva, verso mezzogiorno, i tedeschi ordinarono al prete di lasciare la sua casa poiché stavano per incendiarla. All’alba dell’8 varie proprietà tra Valecchie e Montanare furono messe al fuoco. Un partigiano russo di nome Ber Bdont e un croato detto “Moscova” furono catturati mente dormivano in località Pianelli. Secondo il prete di Valecchie, li uccisero a colpi di fucile insieme ai loro compagni italiani Marco Vigi, Pasquale Attoniti, Pasquale Gallorini e Domenico Baldoni. Alla casa della famiglia Baldoni fu appiccato il fuoco, mentre Lazzaro Gallorini fu preso in ostaggio e portato al comando tedesco di San Angiolo in Metelliano per poi essere rilasciato per intercessione di un certo Luigi Valli. Altra vittima italiana fu Giuseppe Cuculi.

Il partigiano russo Vassili Belof venne invece portato su un autocarro a La Dogana a Pergo e impiccato ad un pino prima di essere finito con due colpi al collo. Il suo corpo fu lasciato appeso come monito per i passanti e non fu tirato giù fino al giorno successivo, quando venne seppellito nel cimitero locale.

A pochi giorni dalla liberazione di Cortona, tra il 27 e il 28 giugno, in località Casale, il giovane pastore Ferdinando Ferri venne ucciso mentre badava al suo gregge. Da un blindato tedesco di passaggio, i due occupanti, avvistati due giovani seduti in un campo, cominciarono a sparargli con una mitragliatrice. Sentendo gli spari, i due tentarono di cercare riparo, ma un proiettile colpì Ferri alla testa e una raffica successiva lo uccise mentre i tedeschi sopraggiungevano. L’altro giovane fu interrogato e poi rilasciato dopo che ebbe mostrato i suoi documenti.

I tedeschi si spostarono quindi ad Armari, vicino Portole, dove presero il quindicenne Santino Bruni sotto gli occhi della famiglia, che da quel giorno non lo rivide più.

Lunga la scia di sangue nelle giornate successive. Il 1° luglio 1944 vi fu l’omicidio di Donati, uccisione compiuta sul territorio dall’esercito in ritirata. Le uniche informazioni di cui disponiamo sono gli elenchi reperiti presso l’archivio comunale che segnalano la causa di morte: Donati è era stato punito per aver offerto dell’acqua a militari inglesi.

Lo stesso giorno furono uccisi Giulierini e Mantelli. Anche in questo caso, si trattò con ogni probabilità, di uccisioni compiute sul territorio dall’esercito in ritirata, solo che Giulierini e Mantelli vennero uccisi perché si rifiutarono di andare con i tedeschi.

 

Giovanni Baldini, 23-10-2007

 

Giovanni Baldini, 23-10-2007

 

4 tappa:

FALZANO

Si consiglia l’uso di un’auto per raggiungere la località di Falzano, piccolo borgo in collina e non facilmente raggiungibile. Ci vogliono circa 35 min. in auto da Cortona.

Proprio qui, il 27 giugno 1944 si verificò un importante eccidio.

Stando alla ricostruzione, nei giorni antecedenti, alcuni partigiani avrebbero ripetutamente danneggiato dei ponti, talvolta arrivando a scontarsi con le truppe tedesche.

Il 26 giugno 1944 una pattuglia tedesca, formata da tre soldati, fu trovata a compiere una razzia nei pressi di una fattoria da un gruppo di partigiani. Ne nacque uno scontro a fuoco, che costò la vita a due dei soldati e portò al ferimento del terzo. Quest’ultimo, tuttavia, riuscì a fuggire e a raggiungere un ponte vicino, dove si trovava un gruppo di genieri dell’esercito tedesco. Costoro appartenevano all’818° “Battaglione Pionieri di Montagna” della Wehrmacht, posto a guardia di un gruppo di civili incaricati della riparazione del ponte medesimo.

Avvertiti dell’agguato, il gruppo di soldati mosse immediatamente in direzione di Falzano. Lungo la strada, venne ucciso un giovane del luogo e la sua casa venne data alle fiamme. A questo punto il gruppo tedesco entrò nuovamente in contatto coi partigiani, che riuscirono a bloccarli per la notte. Il mattino seguente i nazisti ripartirono in direzione di Falzano e lungo il percorso, vennero uccise altre tre persone, mentre undici furono catturate e successivamente rinchiuse in un’abitazione precedentemente data alle fiamme. A questo punto la casa fu fatta esplodere e solo un giovane, allora quindicenne, Gino Massetti, riuscì miracolosamente a salvarsi grazie ad una trave caduta poco prima dello scoppio, che lo riparò dall’esplosione.

Dietro richiesta della popolazione locale, i partigiani del ‘Poggioni’ sospesero le attività per diversi giorni e nascosero le loro armi.  Questa fu forse la seconda occasione in tutta la provincia – la prima era stata a Partina – in cui un gruppo di partigiani riconobbe la propria responsabilità nella catena degli eventi che condussero ad un massacro.

Il 16 febbraio 2004 il Tribunale militare di La Spezia rinviò a giudizio l’ex maggiore Herbert Stommel, 88 anni, già comandante del reparto pionieri di montagna, responsabile del massacro, e Josef Scheungraber, all’epoca sottufficiale dello stesso battaglione. Nel processo, il Comune di Cortona e la provincia di Arezzo si sono costituite parti civili.

Gli imputati furono condannati all’ergastolo nel 2006, sentenza confermata poi dal Tribunale militare d’appello di Roma, nel novembre del 2007.

Nel 2008 anche il Tribunale militare di Monaco di Baviera condannò i due all’ergastolo.

Falzano è stato infatti il paese più martoriato della zona [3], luogo di un’azione antipartigiana ai danni della popolazione civile.

Interessante è l’opera di Alessandro Eugeni, Il falegname di Ottobrunn: processo a un criminale di guerra (con lettera-prefazione di Andrea Camilleri), dove si racconta la storia attorno a Josef Scheungraber, il boia di Falzano, scomparso nel 2015.

Ricordo anche i fatti di Ossaia, Riccio, Pietraia, S. Angiolo a Metelliano, San Lorenzo Rifrena, S. Bartolomeo a Pergo, Metelliano e Montanare narrati dai parroci di allora nel libro di Pancrazi. Si tratta di eventi spesso simili, uccisioni di civili, per lo più accusati di connivenza con i partigiani, scontri tra partigiani e tedeschi, esempi della diffusa realtà di uccisioni anche individuali che segnano l’occupazione nazista, in particolare nella fase della ritirata, oltre i più noti eccidi.

Giovanni Baldini, 23-10-2007

https://www.letruria.it/attualit%C3%A0/verso-gli-ottaanni-della-strage-nazifascista-di-falzano-del-27-giugno-1944-9977

Bibliografia:

Agostino Coradeschi e Mario Parigi (a cura di), Arezzo dalla dichiarazione di guerra al referendum istituzionale. 1940-1946, Carocci, Roma 2008.

Janet Kinrade Dethick, The Trasimene line: june-july 1944, Uguccione Ranieri di Sorbello Foundation, Perugia 2002

Janet Kinrade Dethick, Cortona 1944, Fondazione Ranieri di Sorbello, 2014

Alessandro Eugeni, Il falegname di Ottobrunn: processo a un criminale di guerra, Pacini, Pisa 2011

Renata Orengo, Diario del Cegliolo: cronaca della guerra in comune toscano, giugno-luglio 1944, All’Insegna del Pesce d’Oro, Milano 1965

Pietro Pancrazi ( a cura di), La piccola patria: cronache della guerra in un comune toscano: Giugno-Luglio 1944, Monnier, Firenze 1946

 

Note:

  1. Janet Kinrade Dethick, Cortona 1944, Fondazione Ranieri di Sorbello, Città di Castello, 2014, pp. 13-14. L’opera in questione è un’ottima fonte per approfondire le vicende del cortonese.
  2. Sulle vicende del 1944 nella Val di Chiana e non solo, rimando a Janet Kinrade Dethick, The Trasimene line: june-july 1944, Uguccione Ranieri di Sorbello Foundation, Perugia 2002
  3. Pietro Caporali, la strage di Falzano, in Pietro Pancrazi (a cura di), La piccola patria: cronache della guerra in un comune toscano: Giugno- Luglio 1944,  Monnier, Firenze 1946, pp. 31-34.

 

Questo articolo è stato realizzato grazie al contributo del Consiglio regionale della Toscana nell’ambito del progetto per l’80° anniversario della Resistenza promosso e realizzato dall’Istituto storico toscano della Resistenza e dell’età contemporanea.

Articolo scritto nel mese di settembre 2024.




Itinerari alla “scoperta” dell’eccidio del Padule

Un eccidio spietato, una delle pagine più buie della storia toscana. Una violenza feroce, che non si fermò neanche davanti ad anziani e bambini. Questo fu l’eccidio al Padule di Fucecchio.
Prima di addentrarci in una breve spiegazione dell’evento è doveroso contestualizzare le peculiarità della zona presa ad interesse. Il Padule è la più estesa pianura interna italiana, e, con i suoi quasi 2000 ettari di terreno, si trova a confine con le province di Pistoia e Firenze. Quello che dovrebbe rappresentare una delle maggiori forme di attaccamento ai valori della terra e della natura è ricordato invece come teatro di una delle stragi più cruente e inumane della seconda guerra mondiale in Toscana. Un eccidio – quello del 23 agosto del 1944 – che rientra a pieno titolo nel contesto delle “stragi di desertificazioni” avvenute lungo l’Arno da parte del contingente tedesco, con l’obiettivo di ripulire l’area retrostante il fronte di guerra, che vedeva a sud del fiume gli alleati e a nord i nazifascisti [1]. Un massacro vile e sconcertante, deciso il giorno precedente dal generale Eduard Crasemann, comandante della 26. Panzer-Grenadier-Division, e a cui parteciparono le quattro compagnie del 26° battaglione esplorante, il secondo battaglione del 67° Reggimento corrazzato e l’unità dell’artiglieria [2].

I morti furono 174. Le zone maggiormente colpite furono i comuni di Monsummano Terme (frazione di Cintolese), Larciano (frazione di Castelmartini), Ponte Buggianese (zona di Capannone e Pratogrande), Cerreto Guidi (frazione di Stabbia) e Fucecchio (frazioni di Querce e di Masserella). Il lutto e l’immenso dolore provocato da tale tragedia portarono i singoli comuni a dotarsi di una serie di monumenti, targhe, lapidi e parchi volti al ricordo delle vittime e di una strage la cui ferita non fu mai completamente rimarginata da parte degli abitanti della zona. Questa “onda del ricordo” portò alla luce una moltitudine di zone di interesse, con il conseguente rischio che però esse siano dimenticate nel tempo, se non a seguito di ricorrenze e commemorazioni. Proprio per questa ragione tale articolo si pone l’obiettivo di creare un sentiero che ne colleghi la maggior parte, per poter realizzare una passeggiata volta al ricordo e alla riflessione. Vista, però, la moltitudine di luoghi, la scelta più logica è stata scomporre il percorso in due distinti itinerari volti a ripercorre i luoghi della memoria maggiormente suggestivi.

Sentiero 1

  • Percorso: Piazza dei Martiri, Monsummano Terme, località Cintolese (Monumento ai caduti) – Strada Regionale 436 Francesca, Larciano, località Castelmartini (Giardino della memoria) – Via delle Morette, Larciano, località Castelmartini (Monumento “Lo Stupore”) – Via Don Franco Malucchi, Larciano, località Castelmartini (Centro di Ricerca, Documentazione e Promozione del Padule di Fucecchio) – Via Leonardo Da Vinci, Fucecchio (Padule di Fucecchio)
  • Tempo di percorrenza: 1 ora e 15 minuti
  • Distanza: 5,4 km
  • Dislivello: pianeggiante (+ 15 m – 21 m)

Il nostro percorso inizia da Piazza dei Martiri, dove troviamo il Monumento ai caduti. Monsummano, specificatamente la località di Cintolese, fu la zona maggiormente colpita, con ben 84 vittime.

Monumento ai caduti Cintolese

La statua si pone l’obiettivo di ricordare i caduti e la spietata crudeltà nazifascista. Fu costruita nell’immediato dopoguerra su iniziativa del parroco di Cintolese don Renato Quiriconi.  Il monumento raffigura una donna che sorregge due bambini mentre è chinata su un uomo avvolto da un serpente, simbolo della violenza nazista. Ai lati troviamo da una parte i nomi dei caduti, mentre dall’altra un uomo inginocchiato intento a pregare e una donna con un crocifisso speranzosa mentre guarda il cielo. Sopra i bassorilievi troviamo un angelo con la testa rivolta verso l’alto come simbolo di libertà. Un significato e un’immagine impattante, che ci forniscono ancor di più l’esempio di come questo episodio abbia segnato irrimediabilmente queste comunità.

Uscendo da piazza Dante Desideri ci dirigiamo verso il Giardino della memoria, lungo la strada Regionale 436. Inaugurato il 23 agosto del 1996, nel luogo in cui sorgeva un ex cimitero, il giardino si compone di due rappresentazioni artistiche: “Paysage” di Andrea Dami, e “Mio fratello è qui”, curato da Simone Fagioli. Il primo è un dipinto di forma triangolare realizzato con tante formelle quante sono le vittime. Il secondo è formato da nove pedane a mosaico che rappresentano altrettanti simboli universali collegati ai temi della solidarietà e della pace. A pochi passi dal giardino, precisamente a Via delle Morette, ci troveremo davanti a “Lo Stupore”, monumento ad opera di Gino Terreni inaugurato nel 2002, e dedicato a tutte le vittime del Padule.

Continuando il nostro percorso ci dirigiamo verso via Don Franco Malucchi, sede del Centro Visite della Riserva Naturale, gestito dal Centro di Ricerca, Documentazione e Promozione del Padule di Fucecchio. Agisce principalmente come punto d’informazione turistica e centro di educazione ambientale. Al suo interno sarà possibile trovare aule, laboratori didattici, bookshop, esposizioni di attività, di prodotti e una mostra permanente delle opere preparatorie del monumento di Gino Terreni, donate dallo scultore al Comune di Larciano. Organizza varie attività di visita del Padule volte alla scoperta delle zone per birdwatching ma anche per varie zone di interesse storico come il Casotto del Criachi, lapide in ricordo delle vittime. Il sentiero proposto arriva fino all’inizio del Padule, sia che ci si voglia avventurare singolarmente sia che si voglia seguire degli itinerari già presenti e collaudati dal Centro di Ricerca.

 

Sentiero 2

  • Percorso: Piazza Dante Desideri, Via Vittorio Veneto, Cerreto Guidi (MuMeLoc) – Via della Prata, Cerreto Guidi (Giardino della meditazione) – Piazza Sette Martiri 11, Fucecchio, località Massarella (Lapide sulla chiesa di Santa Maria) – Via delle Cerbaie, Fucecchio, località Massarella (Parco della Rimembranza) – Piazza Martiri del Padule, Ponte Buggianese, località Anchione (Monumento alle vittime del Padule di Fucecchio)
  • Tempo di percorrenza: 4 ore
  • Distanza: 18,5 km
  • Dislivello: con dislivelli (+ 69 m – 153 m)

Questo secondo itinerario è indubbiamente più lungo e faticoso, vista anche la presenza di qualche dislivello. Il punto di partenza è Piazza dei Desideri a Cerreto Guidi, dove ci troveremo davanti al MuMeLoc, il museo della memoria locale. Caratterizzato per la sua peculiarità multimediale, il MuMeloc è un centro culturale dove non viene dato priorità ai cimeli, agli oggetti, ma alle storie, alle voci, alle immagini e alle esperienze. Il centro del museo è rappresentato proprio dalla narrazione dell’eccidio del Padule, con peculiarità uniche e storie strazianti pronti ad immergere completamente il visitatore.

Giardino della meditazione “Livio Lensi” a Stabbia, Cerreto Guidi

Sempre a Cerretto, precisamente a Stabbia, troviamo poi il Giardino della meditazione “Livio Lensi”, che riporta i ceppi dei morti dei morti di Cerreto e Fucecchio, ponendosi quindi come punto di ricordo e commemorazione collettiva, in un’atmosfera cullata dalla calma e dal silenzio.

Ci spostiamo poi a Fucecchio, precisamente in piazza dei Sette Martiri, dove potremmo vedere la lapide dedicata ai sei civili ed un carabiniere di Massarella posta sulla parete esterna della Pieve di Santa Maria.

Sempre a Massarella, ci spostiamo a via delle Cerbaie dove troviamo il Parco della Rimembranza. Si tratta di un giardino molto esteso con due lastre di ferro rettangolare dove sono riportati 7 nomi, lungo un viale ci sono poi una serie di strutture in metallo a forma di cuore in cui sono scritti i nomi dei deceduti, in fondo al viale vi è infine una lapide in marmo con una dedica.

Concludiamo infine il nostro itinerario dirigendoci a Piazza Martiri del Padule a Ponte Buggianese, nella frazione di Anchione. Qui troveremo il Monumento alle vittime del Padule di Fucecchio, dove sono incisi i nomi delle 44 vittime della zona, divise tra residenti, non residenti e militari.

 

Note

 

[1] Gianluca Fulvetti, Uccidere i civili. Le stragi naziste in Toscana (1943-1945), regione Toscana, Carocci editore, Roma, 2009, p. 162.

 

[2] M. Battini e P. Pezzino, Guerra ai civili. Occupazione tedesca e politica del massacro. Toscana 1944, Marsilio, Venezia, 1997, p. 143.

 

Questo articolo è stato realizzato grazie al contributo del Consiglio regionale della Toscana nell’ambito del progetto per l’80° anniversario della Resistenza promosso e realizzato dall’Istituto storico toscano della Resistenza e dell’età contemporanea.

 

Articolo pubblicato nel settembre 2024.




80° anniversario della Liberazione del Comune di Camaiore

Comune di Camaiore: il 15 settembre a partire dalle 18,30 presso piazza XXIX Maggio una giornata dedicata alla Liberazione della città.

 

 




80° Anniversario del Comune di Pescaglia

In memoria degli 80 dalla Liberazione del Comune di Pescaglia sono stati organizzati quattro eventi che si svolgeranno tra il 15 settembre e il 13 ottobre 2024.




Open day ISRPT e intitolazione Biblioteca a Edoardo Lombardi

21 settembre 2024 – Open day ISRPT e intitolazione Biblioteca a Edoardo Lombardi

Ore 11 | Pistoia, Istituto storico della Resistenza di Pistoia