Riflessioni sulla crisi della mezzadria nel Carmignanese

Un paio di anni fa, lavorando ad una ricerca sul tramonto della mezzadria nella zona di Prato con particolare riguardo alla situazione della Val di Bisenzio, ebbi modo di constatare che ben poco era stato scritto sull’argomento per quanto concerneva il Carmignanese, un territorio dove l’agricoltura ha sempre rivestito (e tuttora riveste) un’importanza rilevante e dove esistevano alcune grandi fattorie, prima fra tutte quella di Capezzana, che contava circa 120 poderi (per farsi un’idea delle sue dimensioni, davvero eccezionali, basti pensare che la Fattoria del Mulinaccio, la più grande della Vallata, che si estendeva su di un’area equivalente all’incirca alla metà del territorio dell’attuale Comune di Vaiano, comprendeva in tutto 36 poderi).

Alcune notizie sull’agricoltura a Carmignano si trovavano in opere che, per quanto interessanti e di gradevole lettura (pensiamo ai volumi di Giuseppe Mauro Bindi e di Arrigo Cecchi), rivestivano più il carattere della memorialistica che quello della ricerca storica.

Altri lavori (per esempio Carmignano. Quotidinanità e istituzioni tra Ottocento e Novecento, di Fabio Panerai) avevano un taglio sociologico, oppure fornivano solo degli spunti – sia pure stimolanti ­– sull’argomento in questione (ci riferiamo al libro di Nadia Barducci e di Paolo Gennai sulla Resistenza nel Carmignanese).

L’unica ricerca specificamente dedicata all’agricoltura nella zona (quella di Silvia Palumbo, intitolata Un’indagine sull’agricoltura nel comune di Carmignano) risaliva al 1988 ed abbracciava un periodo successivo a quello di cui ci occupiamo.

Ciò che mancava era una ricostruzione d’insieme, centrata sui fattori che determinarono la fine della mezzadria, l’abbandono delle campagne e le successive trasformazioni economiche e sociali: nacque così l’idea – subito accolta, con squisita sensibilità culturale, dal Comune di Carmignano – di lavorare ad una pubblicazione su questi temi. Il libro, arricchito da un saggio introduttivo di Fabio Bertini ed intitolato “Levassi di cappello e venir via”. Agricoltura e crisi della mezzadria nel Carmignanese, è uscito nell’aprile di quest’anno per i tipi della casa editrice Polistampa di Firenze.

Le fonti su cui lavorare erano, per fortuna, numerose: fonti archivistiche, fonti a stampa, fonti orali e risorse in Rete.

I principali documenti su cui si basa il saggio sono stati reperiti presso l’Archivio del Comune di Carmignano, presso quello della Camera del lavoro di Prato e fra le carte prodotte dalla Confederterra toscana, custodite a Firenze nella sede della CGIL regionale.

Di centrale importanza sono state le fonti a stampa, in primo luogo il periodico Toscana nuova, che pubblicava di frequente delle corrispondenze da Carmignano a firma di Gennaro Meli, scomparso di recente, segretario della Lega coloni e mezzadri e consigliere comunale del PCI nei primi anni Cinquanta.

Come spesso accade in questo genere di lavori, le fonti orali hanno avuto un ruolo di primo piano: con gratitudine voglio quindi ricordare tutte le persone che, in tempi diversi, hanno saputo fornirmi delle informazioni di grande interesse.

Utili sono state infine le risorse in Rete: pensiamo soprattutto all’Archivio della cultura contadina, consultabile online dal sito del Comune, che raccoglie una serie di interviste condotte da Giovanni Contini Bonacossi negli anni Novanta.

Il titolo del volume (“Levassi di cappello e venir via”), tratto da un componimento poetico in ottava rima del contadino carmignanese Luigi Socci, ci pare che riassuma con grande efficacia la natura del rapporto che intercorreva fra padroni e mezzadri, costretti ad obbedire senza possibilità di replica: come spesso accade il poeta popolare riesce a cogliere con precisione il fulcro dell’argomento di cui si occupa, il nocciolo della questione, ed a renderlo con quell’immediatezza che non a tutti è dato di possedere.

“Levassi di cappello e venir via”, dunque. Cerchiamo allora di ricostruire, in estrema sintesi, le condizioni dei contadini carmignanesi negli anni Cinquanta-Sessanta, gli anni che videro la fine del sistema mezzadrile.

Senza alcun dubbio la loro vita era una vita molto difficile: i mezzadri vivevano in case fatiscenti, senza servizi e – spesso – senza acqua corrente (anche qui c’era chi era costretto a percorrere 1-2 chilometri a piedi per approvvigionarsi di acqua alla sorgente più vicina); dovevano fare con le loro braccia il lavoro che avrebbero dovuto fare le macchine; le opere di miglioramento fondiario non venivano realizzate dai proprietari; il ritardo nella chiusura dei saldi era quasi la regola ed altrettanto poteva dirsi della pratica degli addebiti illegali.

Il dato che, tuttavia, balza agli occhi con maggior evidenza è quello della tenuità del reddito mezzadrile: basti pensare che, come è stato rilevato in precedenti studi, un operaio guadagnava in media all’incirca il triplo di un contadino e che nel Pratese il reddito medio mensile di un mezzadro era superiore solo a quello di un ragazzo addetto all’avvolgitrice di filati, “a far cannelli”, come si dice.

Nessuna meraviglia, dunque, che i contadini volessero abbandonare le campagne. Il discorso valeva soprattutto per i giovani, che fuggivano dai poderi rifiutando una vita senza prospettive, identica a quella dei genitori, per cercare in città un lavoro meno massacrante e più redditizio, maggiori possibilità di socializzazione e di divertimento.

La mezzadria era insomma condannata: ma i padroni volevano davvero salvarla?

In realtà, si può sostenere che essi – assumendo un atteggiamento di rigida chiusura nei confronti delle richieste avanzate dal movimento contadino – contribuissero scientemente all’affossamento dell’istituto mezzadrile, dato che il loro vero obiettivo non era la sua difesa, ma piuttosto la trasformazione in senso capitalistico delle aziende agricole, il passaggio alla conduzione a salariati.

E questo fu proprio ciò che accadde anche a Carmignano: non per nulla in un suo libro di memorie l’agrario Ugo Contini Bonacossi, proprietario della Fattoria di Capezzana, ha scritto che la fine della mezzadria consentì ai proprietari una gestione delle aziende più agile e, con l’abbandono delle colture promiscue, necessarie al sostentamento della famiglia colonica, rese possibile un’utilizzazione più razionale del suolo.

Questa fu la linea che finì col prevalere, anche se c’era la possibilità di politiche alternative – imperniate su una riforma agraria strutturale, che desse ai contadini la terra ed i mezzi per lavorarla – la cui realizzazione fu resa impossibile dalle resistenze degli agrari e delle forze politiche di maggioranza, che costituivano il loro referente al governo ed in Parlamento.

Articolo pubblicato nel giugno del 2018.




Prima festa della Costituzione @ MONTICCHIELLO

1-3 giugno 2018
@ Monticchiello

La prima festa della Costituzione
in occasione del 70° anniversario dall’entrata in vigore della Carta

Tra gli ospiti Giovanni Maria Flick, Carlo Smuraglia, Silvia Calamandrei, Walter Veltroni, Alberto Asor Rosa, Emanuele Fiano e i vertici nazionali di ARCI e Libera. Tra gli artisti: Max Collini e il pianista Giovanni Guidi. Un evento a cura dei circoli ANPI del territorio.

Settant’anni fa, nel 1948, la Carta fondativa della nostra Repubblica iniziava il suo lungo cammino dopo aver raccolto, per essere elaborata, il meglio della riflessione politica ed etica del Paese. Amata dagli italiani, talvolta persino più di quanto conosciuta, la Carta offre continue possibilità di riflessione, arricchimento, approfondimento. Ed è per questo che i circoli ANPI della Valdichiana e Val d’Orcia, con il sostegno di tutti i livelli superiori dell’associazione, hanno deciso di dedicarle una festa di tre giorni, che si svolgerà a Monticchiello (Pienza, provincia di Siena) da venerdì 1 a domenica 3 giugno.

Il programma della tre giorni prevede dunque incontri e dibattiti, concerti, spettacoli teatrali, cinema.

Tra gli eventi più attesi, i due dibattiti in piazza nel pomeriggio del sabato e della domenica: nel primo saranno Giovanni Maria Flick, Alberto Asor Rosa e Silvia Calamandrei a discutere sul tema “le parole della Costituzione”, coordinati da Pietro Clemente;
nel secondo, dedicato al “il futuro della memoria”, parteciperanno Carlo Smuraglia (Presidente emerito ANPI nazionale), Francesca Chiavacci (Presidente Nazionale ARCI), Giuseppe Teri (Vice-Presidente Nazionale dell’Associazione antimafia Antonino Caponnetto), coordinati da Daniele Biacchessi, presidente di Arci Ponti di Memoria, l’associazione che tra i partner organizzativi ha contribuito di più alla definizione del programma. Nella serata di sabato verrà proiettato anche il film di Walter Veltroni, Tutto davanti a questi occhi, cui seguirà un dibattito alla presenza dell’autore e di Piero Terracina, sopravvissuto al campo di concentramento di Auschwitz, coordinato da Lamberto Piperno della Comunità Ebraica di Siena.

Tra gli appuntamenti della mattina, si è scelto di concentrarsi sul tema dell’antifascismo: il sabato con “Neofascimo, la galassia nera”, cui prenderanno parte Saverio Ferrari (Osservatorio democratico nuove destre), l’avvocato Marco Sommariva, Giovanni Baldini (che ha curato per la rivista dell’ANPI la ricerca sul tema “la galassia nera”); la domenica mattina sarà invece dedicata al tema “la Repubblica si difende: azioni e delibere antifasciste dei Comuni e delle istituzioni”, con Emanuele Fiano (relatore del DDL contro l’apologia del fascismo), Matteo Biffoni dell’ANCI Toscana, Paolo Limonta e Fabrizio Cracolici che racconteranno esperienze lombarde, sotto il coordinamento di Silvia Folchi, presidente provinciale dell’ANPI Siena. A seguire anche la presentazione di un progetto rivolto ad associazioni, forze sociali, istituzioni e amministrazioni pubbliche per un laboratorio che punti a una carta dei valori e delle buone pratiche antifasciste e resistenti: la Carta di Monticchiello.

Numerosi anche gli eventi artistici, tra cui si segnalano gli spettacoli di apertura di Daniele Biacchessi con “Orazione civile per la Costituzione”; e di Max Collini, già autore dei testi e performer del gruppo Offlaga Disco Pax, impegnato il venerdì sera nel recital “Dagli Appennini alle Ande”. Il sabato invece sarà Tiziana Di Masi a portare in scena uno spettacolo di teatro civile dal titolo “Le buone pratiche della Costituzione: #IOSIAMO”. Concerto di chiusura, infine, dedicato al jazz, con ospiti di caratura nazionale: il pianista Giovanni Guidi e il trombettista Mirco Rubegni, in “La libertà è come l’aria”.

Nel corso dei tre giorni saranno presentati anche libri, tra cui quello su “Antifascismo e non violenza” dell’autrice Laura Tussi e “Giovanni Pesce” di Fabrizio Cracolici.

Per informazioni sul programma della Festa di Monticchiello, adesioni, pernottamenti in convenzione etc, i contatti sono i seguenti: su Facebook, la Pagina ANPI Valdichiana; via email: anpivaldichiana@outlook.com .
Per contatti telefonici: ufficio turistico del Teatro Povero di Monticchiello, 0578 75 51 18, tutti i giorni (lunedì pomeriggio escluso) dalle 9 alle 12.30 e dalle 15 alle 18. Informazioni anche sul sito del Teatro Povero: www.teatropovero.it .




2 giugno. Festa della Repubblica e della Cittadinanza @ CALENZANO

2 giugno 2018  | dalle ore 17:30

@ Piazza Vittorio Veneto, Calenzano

 

2 giugno. Festa della Repubblica e della Cittadinanza

Si celebra in occasione della Festa della Repubblica del 2 giugno la Festa della Cittadinanza, per accogliere nelle istituzioni i ragazzi che compiono 18 anni e i nuovi cittadini italiani.
L’appuntamento con tutta la cittadinanza è per sabato 2 giugno alle ore 17,30 in piazza Vittorio Veneto (in caso di maltempo l’evento si terrà all’interno del Municipio).
Il Sindaco Alessio Biagioli consegnerà una copia della Costituzione ai nuovi maggiorenni e ai nuovi cittadini italiani durante lo spettacolo La Costituzione raccontata ai ragazzi, letture con accompagnamento musicale dedicate al testo fondativo della nostra Repubblica a cura dell’Associazione Fucina Fibonacci.
Alla cerimonia sono stati invitati 129 diciottenni e 39 cittadini che hanno ottenuto la cittadinanza.

La festa si concluderà con un aperitivo.




Presentazione del volume “Miss Merrick. L’americana che visse a Papiano”

Presentazione del libro “Miss Merrick. L’americana che visse a Papiano”, di Stefania Corsini, a cura di Fabio Flego. Viareggio, Pezzini, 2017

Mercoledì 6 giugno 2018, ore 17.00 – Sala Bigongiari

Introduce Fabio Flego
Sarà presente l’autrice




Celebrazioni del 72° Anniversario della Fondazione della Repubblica @ FIRENZE

2 giugno 2018 | dalle ore 9:20

 

Celebrazioni del 72° Anniversario
della Fondazione della Repubblica

ore 9:20 Piazza Indipendenza
– Alzabandiera
– Deposizione della Corona in onore ai Caduti
ore 9.40
Il corteo dei presenti, accompagnato dalla Fanfara della Scuola Marescialli e Brigadieri dei Carabinieri,
giungerà da Piazza Indipendenza a Piazza San Marco

 

ore 10 Aula Magna del Rettorato dell’Università degli Studi di Firenze (Piazza San Marco, 4)

Lectio magistralis del Professor Paolo Grossi,
Presidente Emerito della Corte Costituzionale

ore 10 Saluti istituzionali
ore 10:30 Lectio magistralis Una Costituzione da vivere
ore 11:30 Consegna delle Onorificenze dell’“Ordine al Merito della Repubblica Italiana”
ore 12 Consegna delle Medaglie d’Onore ai Deportati e Internati nei lager nazisti

PROGRAMMA IN ALLEGATO




Festa della Repubblica al Padule di Fucecchio

Sabato 2 giugno 2018, la lotta di liberazione nel Padule di Fucecchio raccontata da alcuni protagonisti.

ore 13 – pranzo nel Circolo XXIII Agosto, a Stabbia.

Prenotazioni entro il 31 maggio, telefonando a: 0571 586061

Alle ore 15:30, al Casotto Montanelli (vicino al Ponte dei Faini), con l’introduzione del Dott. Luca Baiada, i protagonisti della lotta di Liberazione nel Padule di Fucecchio ci racconteranno le loro storie su come si viveva nel Padule durante la guerra di Liberazione.

A seguire, Coro Garibaldini d’assalto, che intoneranno canzoni della Resistenza




CONVEGNO | Bandiere rosse sul Rettorato. Il maggio ’68 a Firenze

5 giugno 2018 | dalle ore 16
@ Aula del Cenacolo, Accademia delle Belle Arti (via Ricasoli 66, Firenze)

 

BANDIERE ROSSE SUL RETTORATO
Il maggio ’68 a Firenze

ore 16
Tommaso Tozzi, I luoghi del ’68 a Firenze
Antonio Benci, L’immaginario del maggio francese nella realtà italiana
Adriana Dadà, Il maggio ’68 fiorentino

ore 18
Testimonianze e dibattito

 

I luoghi del ’68 a Firenze
http://www.edueda.net/68/index.php?title=I_luoghi_del_68_a_Firenze

 

 




PROIEZIONE DEL FILM D’ARCHIVIO | Il ponte a Santa Trinita. Dov’era e com’era

31 maggio 2018 | ore 18
@ Institut français Firenze (piazza Ognissanti, 2 Firenze)

 

PROIEZIONE DEL FILM D’ARCHIVIO
IL PONTE A SANTA TRINITA, DOV’ERA E COM’ERA

Film d’archivio presentato da Andrea Greco, Ispettore Onorario della Sovrintendenza archivistica toscana

Era il 4 agosto 1944, quando i Tedeschi in ritirata misero degli ordigni e fecero saltare in aria i ponti e gran parte del centro storico di Firenze, ad eccezione del Ponte Vecchio che si salvò da quelle devastanti esplosioni. Tra i ponti storici ad essere distrutti il Ponte a Santa Trinita, che era stato progettato in epoca rinascimentale da Michelangelo Buonarroti e realizzato dall’Architetto Bartolomeo Ammannati.

Ma subito dopo la guerra i Fiorentini non si dettero per vinti e organizzarono il comitato Dov’era e Com’era per la ricostruzione del ponte. E’ proprio così che si chiama il documentario che ci restituisce oggi le fasi di quella preziosa ricostruzione. Un film quasi mai visto dalla maggior parte dei Fiorentini, realizzato dai registi Riccardo Melani e Bernardo Seeber, con il commento dello stesso architetto Riccardo Gizdulich, artefice della ricostruzione, letto dalla voce di Riccardo Cucciolla. Il film venne proiettato al cinema Odeon per l’intera giornata del 16 marzo 1958, in occasione dell’inaugurazione del ponte. La pellicola originale, della quale si erano negli anni perse le tracce, è stata rinvenuta all’interno dell’archivio Gizdulich, digitalizzata e restaurata.

LINK ALL’EVENTO
https://www.institutfrancais.it/firenze/il-ponte-santa-trinita-dovera-e-comera