Se a parlare sono gli studenti: un percorso di democrazia attiva per i 70 anni della Costituzione

Quest’anno, grazie al prezioso sostegno della Regione Tosca­na, l’Istituto Storico Toscano della Resistenza e dell’Età contemporanea ha voluto celebrare il 70° anniversario dell’entrata in vigore della Costituzione con un progetto importante e ambizioso, che si è concluso questo 12 novembre. È passato già un anno dall’avvio della fase organizzativa: non è facile pensare un percorso che coinvolga tante persone e si esplichi in fasi così diverse; sono fondamentali il gioco di squadra e molto brainstorming. Se da una parte è difficile, dall’altra, come tutte le grandi scommesse, è incredibilmente coinvolgente. Già la scelta del nome, Costituzione: la nostra carta d’identità 1948-2018, voleva racchiudere tutto questo: una sfida, un progetto importante, cui avrebbero partecipato infine centinaia di persone: studenti, insegnanti, docenti universitari, collaboratori ISRT, …

Con la convinzione profonda che la scuola sia un luogo di crescita, anche emotiva, abbiamo ritenuto fondamentale che gli insegnanti si appassionassero per poi appassionare i loro studenti. Quindi, la prima fase si è svolta tra febbraio e marzo 2018, con un corso di formazione aperto a insegnanti di scuole secondarie di secondo grado, dal titolo Costituzione e storia dell’Italia repubblicana. I percorsi degli italiani in un Paese in trasformazione. Tre incontri presso Le Murate PAC, sulla storia della Repubblica alla luce del testo costituzionale, durante i quali vari relatori hanno illustrato le trasformazioni culturali, economiche e politiche della penisola dall’uscita dal secondo conflitto mondiale a oggi. Il corso è stata la prima tappa del progetto che fin da subito aveva come scopo quello di fare degli studenti i veri protagonisti, al centro di un lavoro di approfondimento e riflessione sui valori costituzionali e sulla più recente storia nazionale. Durante il corso, tutti i docenti sono stati invitati a svolgere attività sulla Costituzione e sui grandi princìpi in essa contenuti, a partire dalla primavera e poi al rientro per il nuovo anno scolastico, secondo le loro inclinazioni e possibilità.
L’obiettivo finale: una giornata, il 12 novembre, dedicata interamente agli studenti, un convegno didattico, durante il quale i ragazzi avrebbero presentato il lavoro fatto.

Grande è stata la soddisfazione nel ricevere un elevato numero di adesioni e proposte da molti di loro, che stimolati dal corso hanno voluto continuare in classe. A partire dalla fine di marzo, ho assunto il ruolo di tutor e mi sono occupata di fornire agli insegnanti materiali utili e spunti per lavorare con i ragazzi; coordinare le informazioni, gestire i tempi di lavoro, dare il mio supporto. È stato importante per me creare con ogni singolo docente un rapporto di dialogo e scambio di idee e opinioni, incoraggiare i loro progetti.
Sono stati mesi intensi, talvolta tutti insieme in corsa con i tempi della scuola e dei ragazzi: ci sono stati dubbi e perplessità ed è stato in quei momenti che ho capito davvero l’importanza della collaborazione, del fare rete, di stabilire relazioni, per far funzionare al meglio il progetto. Nove le classi coinvolte, 15 docenti, quasi 300 studenti. Con l’arrivo dell’estate ci siamo dati tutti dei compiti per le vacanze e a settembre, al rientro a scuola, i ragazzi avevano lavorato davvero al progetto, avevano intervistato le loro famiglie, raccolto fotografie, materiale documentario di vario tipo.
A ottobre sono stata chiamata da alcuni insegnanti ad andare nelle classi: ho chiesto ai ragazzi di raccontarmi il percorso fatto e ho dato loro dei consigli su come raccontarlo alle quasi 300 persone, coetanei e non, che li avrebbero ascoltati il giorno del convegno. Ho percepito la loro emozione ma anche la voglia di dimostrarmi che ci avevano messo la testa in quel percorso.

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Il 12 novembre, al cinema-teatro La Compagnia di Firenze, tutte le classi che in quei mesi avevo seguito più o meno da vicino si sono presentate in sala, accompagnate dagli insegnanti. Anche quel giorno il mio ruolo era quello di supportarli, di rendere tutto un po’ più semplice. Come ho già detto, per me è stato un cammino soprattutto emotivo: sentire la passione degli insegnanti mi ha dato grande positività, e le ragazze e i ragazzi che ho conosciuto hanno confermato l’importanza di un percorso come quello, dimostrandomi la loro voglia di far bene.
Il giorno del convegno seguivo i loro interventi dalla regia e li vedevo salire sul palco pieni di emozione, ma soprattutto di senso di responsabilità. Si rendevano conto che nei venti minuti a loro concessi per dire il lavoro fatto, erano rappresentanti e testimoni di un percorso importante. Rappresentanti della loro classe e, forse, della loro intera generazione. Hanno avuto modo di parlare ed esprimere le loro idee su temi fondanti come l’uguaglianza, l’uguaglianza di genere, il lavoro, l’ambiente, a partire dalla Costituzione fino all’oggi, al mondo in cui vivono immersi, del quale sono custodi in prima linea.
Alla fine della giornata ho provato molta soddisfazione, perché nonostante i tempi stretti, e le tante piccole preoccupazioni tipiche di quando si organizzano eventi così grandi, tutto è andato nel modo migliore. I ragazzi sono stati davvero i protagonisti, come avevamo voluto all’inizio di tutto, quando il progetto era ancora agli albori. Hanno parlato da un palco, persino cantato una canzone sull’articolo 36 della Costituzione; ci hanno fatto vedere video montati da loro e interviste; hanno mostrato fotografie e statistiche con dati da loro raccolti. Si sono emozionati ma hanno continuato a parlare, sostenuti dagli applausi di incoraggiamento dei loro compagni.

In quel cinema, per una giornata, 300 persone compresa me hanno vissuto un’esperienza un po’ unica: quella di ritrovarsi con intenti comuni e ideali comuni, a parlare insieme, ascoltarsi con pazienza e confrontarsi.
Un vero modello di democrazia.
Il bilancio della mia esperienza non può che essere positivo e di incoraggiamento a continuare a coinvolgere prima di tutto i giovanissimi, che hanno il diritto di conoscere la loro Storia e il dovere di tramandarla.

Articolo pubblicato nel novembre del 2018.




Antifascisti lucchesi nelle carte del casellario politico centrale – Per un dizionario biografico della Provincia di Lucca

Gianluca Fulvetti e Andrea Ventura (a cura di), Antifascisti lucchesi nelle carte del casellario politico centrale – Per un dizionario biografico della Provincia di Lucca (Lucca, Pacini Fazzi, 2018, Collana Storie e comunità dell’ISREC Lucca).

Fulvetti, che è è stato direttore per 5 anni dell’ ISREC LU, è professore associato di storia contemporanea presso il dipartimento di Civiltà e forme del Sapere dell’Università di Pisa e si occupa principalmente della seconda guerra mondiale. Recentemente impegnato nel progetto dell’Atlante nazionale delle stragi naziste e fasciste durante l’occupazione della penisola nel 1943-1945, Fulvetti è protagonista della stagione di studi che ha indagato la “guerra ai civili” in Italia e in Toscana. Lo scorso giugno è stato eletto nel Consiglio d’Amministrazione dell’Istituto Nazionale Ferruccio Parri, al quale aderiscono gli Istituti Toscani della Resistenza e dell’Età Contemporanea che ne avevano promosso e sostenuto la candidatura.

Ventura, attuale direttore, succeduto a Fulvetti del quale prosegue la linea di condotta dell’istituto, è assegnista di ricerca presso l’Università di Pisa ed è specializzato negli anni dell’avvento del fascismo in Italia e in provincia.

Fulvetti e Ventura hanno coordinato un gruppo di ricerca composto da 14 studiosi che si sono divisi le schede sia su base territoriale che in accordo con i loro interessi.

Stefano Bucciarelli, attualmente presidente dell’ISREC LU, è stato docente e preside ed ha al suo attivo numerosi libri e saggi sulla storia politica e culturale del Novecento. Per questo volume si è occupato degli schedati viareggini. Sempre i viareggini sono stati curati da Filippo Gattai Tacchi, perfezionando presso la SNS di Pisa, e da Roberto Rossetti, che si occupa di didattica della storia ed è distaccato presso l’ISGRE LU, dove ricopre il ruolo di responsabile delle attività didattiche.

Marta Giusti, dottoranda presso il dipartimento di Civiltà e Forme del Sapere dell’Ateneo Pisano, ha ricostruito la vita di di 8 donne, mentre la nona è stata oggetto di studio da parte di Teresa Catilla, che collabora con l’ISREC LU, lavorando in particolare alla sistemazione del fondo archivistico. Catinella ha curato la scheda anche di Arturo Chelini, popolare bastonato dai fascisti lucchesi.

Rachele Colasanti, laureata in Storia contemporanea, sta seguendo a master in Comunicazione storica presso l’Università di Bologna e per il volume ha curato le schede dei Versiliesi. Carlo Giuntoli, laureato con una tesi sulla violenza fascista e membro del direttivo dell’ISREC, si è occupato della Garfagnana. Su Massarosa ha lavorato Jonathan Pieri, dottorando in Scienze politiche presso l’Università di Pisa con un progettoche studia storia militare e storia dell’occupazione tedesca in provincia di Lucca. Gianluca Fulvetti si è concentrato su alcuni significativi percorsi esistenziali di antifascisti lucchesi.

Francesco Lucarini, che sta lavorando ad una tesi sulla storia del PCI in provincia di Lucca, si è occupato delle drammatiche vicende di due volontari antifranchisti.

Pietro Finelli, direttore scientifico della Domus Mazziniana, collaboratore con l’ISREC LU di cui è stato responsabile della didattica, ha studiato gli schedati repubblicani, mentre Armando Sestani, attualmente Vice Presidente dell’ ISREC LU ha curato le schede biografiche degli anarchici.

Infine alcuni casi particolari e significativi sono stati studiati da Andrea Ventura e da Federico Creatini, cultore della materia in storia contemporanea all’Università di Pisa e dottorando in Storia contemporanea all’Università di Bergamo.

Circa due anni fa, l’ISREC di Lucca ha avviato un progetto di ricerca sulla storia dell’antifascismo e della resistenza in provincia di Lucca. L’idea era -ed è- di colmare una lacuna di conoscenza storica e civile.

Il libro è nato da un progetto di ricerca svolto dall’ISREC Lucca sull’antifascismo  nel periodo in cui fu più intensa l’azione repressiva dell’autorità centrale verso tutte le voci di dissenso nei confronti del regime fascista, e ha come tema centrale i fascicoli relativi a uomini e donne della Provincia di Lucca conservati presso l’Archivio Centrale dello Stato di Roma. Il lavoro è partito con una fase di raccolta e riproduzione sistematica dei fascicoli del Casellario Politico Centrale (ex Schedario dei sovversivi), lo strumento di controllo e repressione dei “sovversivi” inaugurato con la circolare 5116 del 25 maggio 1894, insieme alla Polizia Politica e al Tribunale Speciale per la Difesa dello Stato.

Il Casellario politico centrale è stato lo strumento di controllo e schedatura dei “sovversivi” che, inaugurato nel 1894 nell’Italia liberale, venne ripreso dal fascismo e integrato con i suoi organi repressivi nell’ambito della sua legislazione eccezionale. Era gestito dal personale del Ministero dell’Interno in raccordo con le prefetture e le questure e i Consolati per ciò che concerne coloro che lasciavano l’Italia, ma poi fu incrementato dagli strumenti repressivi entrati in atto con le cosiddette “leggi fascistissime”.

 Il casellario politico centrale porta, nel corso degli anni, all’apertura di oltre 150mila fascicoli personali. Tra di essi sono state individuate 1374 persone nate o residenti in provincia di Lucca. Rispetto a questo dato, operando aggiustamenti e integrazioni, è attualmente a disposizione una banca dati di circa 1600 nominativi, i cui fascicoli sono stati riprodotti presso l’ACS e sono adesso depositati su supporto digitale e consultabili presso l’archivio dell’ISREC LU. Il database, oltre alle generalità e ai dati anagrafici dello schedato, ne riporta il colore politico, il mestiere esercitato, gli estremi cronologici della sua schedatura, le condanne riportate, la sua eventuale emigrazione, l’eventuale partecipazione alla Guerra di Spagna, riferimenti della sua rete parentale, altre osservazioni notevoli. La funzione “CERCA” permette ricerche incrociate e la selezione di elenchi di schedati uniti da comuni caratteristiche.

Tuttavia le carte del casellario riportano poco o niente dell’antifascismo cattolico che appare invece una delle caratteristiche del territorio lucchese e una delle variabili che spiegano qui fra il 1943 e il 1945 l’ampia presenza di pratiche di resistenza civile.

Oltre cento tra i “sovversivi” dello schedario sono poi stati selezionati per la pubblicazione di Antifascisti lucchesi nelle carte del Casellario Politico Centrale. Per un dizionario:: biografico della provincia di Lucca.

Nel libro si trovano le informazioni sulla vita di 120 di questi antifascisti, 111 uomini e 9 donne, le cui parabole esistenziali sono restituite in forma biografica, in un linguaggio piano, lineare, mai retorico: individui rimasti troppo a lungo “anonimi”, ma anche personaggi noti, come Luigi Salvatori, il “padre” del socialismo versiliese; Giuseppe Del Freo, insegnante viareggino, maestro di generazioni di democratici e antifascisti e Guglielmo Pannunzio, avvocato e giornalista; il futuro onorevole e ministro Armando Angelini. Vi troviamo anche quattro sindaci del dopoguerra e quattro costituenti.

Variegato l’universo che confluisce fra i “sovversivi” nel periodo in cui la dittatura  inizia a fare i conti con gli anarchici, i socialisti, le Leghe e le Società di Muto Soccorso, i moti, gli scioperi e le sommosse, le Camere del lavoro, la violenza sociale e quella politica.

Tra i partigiani affluirono giovani renitenti alla leva e disertori,  donne e uomini spinti dall’insofferenza verso la guerra; sfollati dai bombardamenti che avevano sperimentato sulla propria pelle l’inefficienza, la corruzione, la prepotenza, i favoritismi, la violenza delle amministrazioni locali fasciste. La fame e le difficoltà quotidiane furono rilevanti per la “scelta” di molti. Il resto, in modo determinante, lo fecero l’occupazione tedesca, i repubblichini, i bandi draconiani della Repubblica di Salò e la brutale repressione degli oppositori.

Il campione degli antifascisti lucchesi -come la storia dell’antifascismo- pende dalla parte della Versilia (44%), l’area che possiede tradizioni più solide a sinistra, con diversi comuni che già prima del conflitto mondiale sono stati guidati da coalizioni di democratici, repubblicani, socialisti.

L’età media è di 33 anni. La più anziana è Maria Isolina Amantina, nata ad Altopascio nel 1858, colpita nel 1927 dalla repressione per aver imprecato pubblicamente contro la monarchia e Mussolini e per questo confinata poi in manicomio. Lei è una delle vittime di un fascismo che rafforza la tendenza a medicalizzare il dissenso politico e il ribellismo sociale.

Spesso le donne infatti erano considerate “la costola di Adamo”, di mariti, fratelli e padri e quindi non meritevoli di attenzione da parte della polizia, composta esclusivamente da uomini. Questo spiega perché molte di loro venissero mandate in manicomio e non subissero altri tipi di condanna.

Nonostante questa scarsa considerazione da parte fascista delle donne, il loro ruolo emerse con forza: raccoglievano soldi, sostenevano le famiglie colpite dalla repressione, conservavano e nascondevano documenti e materiale a stampa. Le donne, molte delle quali prive di preparazione politica, erano pronte a lasciare le mura domestiche e ad assumersi responsabilità nella sfera pubblica, mai conosciute prima.

Fra gli antifascisti lucchesi prevalgono le professioni proletarie (67,5%), il 18,1% sono commercianti e sopratutto artigiani che fanno delle loro botteghe il crocevia di attività, riunioni, racconti, e luoghi nei quali spesso si alimenta una alterità “esistenziale” del regine. Infine il 16,2 % appartengono a quello che possiamo chiamare antifascismo borghese e umanitario intellettuale e delle professioni.

Tra gli antifascisti sono maggioritari i comunisti, di cui la metà resta militante nel PCDI anche dopo le “leggi fascistissime”, in prevalenza all’estero. Inferiore e pari il numero di socialisti e di anarchici. Solo due i cattolici, una decina i repubblicani e i socialisti liberali che si legano alle attività di giustizia e libertà, in prevalenza all’estero. Per sopravvivere, infatti, molti sono costretti a lasciare l’Italia. Si sfruttano percorsi e reti di solidarietà spesso preesistenti, legati all’emigrazione per motivi di lavoro. E’ una vita difficile quella da clandestini ed emigrati. Sui 120 lucchesi, sono 39 (quasi uno su tre) coloro che per periodi più o meno lunghi transitano dalla Francia e frequentano i “fuochi comunitari antifascisti” (Parigi, Nizza, Marsiglia) nei quali molti proseguono il proprio impegno.

Da quando nell’ottobre 1936 nascono le Brigate Internazionali al marzo 1937 troviamo 16, dei 120 antifascisti lucchesi, che sono stati in Spagna. La loro età media è di 31 anni. Ma anche là non mancarono le difficoltà materiali e psicologiche legate alla sconfitta e alla “retirada”, con l’esperienza nei campi francesi, il disorientamento di fronte allo scoppio della seconda guerra mondiale, la pressione crescente dell’occupazione nazista, il tentativo di rientrare in Italia, sinonimo di detenzione.

Tra i 120 biografati di questo volume, troviamo 10 persone che combattono nella Resistenza e 9 che fanno parte dei comitati di liberazione nazionale. La maggior parte  prosegue il suo impegno anche alla fine della guerra, ad esempio come sindaci nominati dal CNL, e comunque nella ricostruzione e nella ripresa democratica.

E’ nel decennio prebellico che si colloca il picco delle “radiazioni”. Nel nostro campione sono 27 le persone inviate a Favignana, Ponza, Ventotene, Ustica, Pisticci, alle Isole Tremiti etc.

Il picco degli schedati lucchesi si raggiunge il 31 dicembre 1933, quando “sovversivo” era ormai da tempo considerato chiunque fosse appartenuto ai partiti disciolti o avesse manifestato, con l’azione o con la parola, dei convincimenti non allineati con le direttive e gli obiettivi del regime.

Questo dato lucchese è in linea con le statistiche nazionali. Secondo Renzo De Felice alla fine del 1930 in media venivano condotte 20.000 operazioni di polizia politica alla settimana in tutto il paese: arresti, sequestri di materiali a stampa, iscrizione negli schedari provinciali o in quello centrale, chiusura dei luoghi di ritrovo. I metodi utilizzati dalle forze dell’ordine spaziavano dagli interrogatori alle torture, dai pestaggi alle pressioni psicologiche e ai ricatti personali.

I 120 “schedati” lucchesi sono un esempio di come si può e si deve resistere ad una dittatura, nonostante la paura, e di quanto diversi, ma tutti ugualmente validi, sono i motivi e i mezzi per lottare per la democrazia, che, a differenza di quanto ingenuamente o semplicisticamente pensiamo, non è un possesso per sempre ma una conquista quotidiana.

Il lavoro non è concluso, anzi. Il prossimo passo, riguarderà lo studio, la riproduzione e l’acquisizione del fondo RICOMPART, relativo alle attività dell’Ufficio per il servizio riconoscimento qualifiche e per le ricompense ai partigiani (depositato nel 2012 sempre all’ACS).

Articolo pubblicato nel novembre del 2018.




“La Grande Guerra”: una mostra a Santa Croce sull’Arno

In occasione del Centenario della fine della Grande Guerra, definita come il conflitto più sanguinoso della storia, l’Amministrazione Comunale di Santa Croce sull’Arno ha organizzato una mostra con la quale intende onorare la memoria dei tanti giovani caduti e per ricordare l’importanza della Pace, fondamentale per il vivere sociale, denominerà “Largo della Pace” uno spazio del parco pubblico “Gianni Rodari”.

La cerimonia di inaugurazione della mostra “La Grande Guerra” si terrà venerdì 23 novembre p.v. alle ore 09,30 presso il Centro Polivalente Villa Pacchiani, piazza Pasolini – Santa Croce sull’Arno ed, a seguire, alla intitolazione di “Largo della Pace”.




Giovanni Pieraccini. Un “Quaderno del Circolo Rosselli nel centenario della nascita- presentazione a Viareggio

Il 23 Novembre del 1918 nasceva a Viareggio Giovanni Pieraccini uno dei più importanti dirigenti del Psi e più volte Ministro della Repubblica. Nel centenario della sua nascita la rivista “ Quaderni del Circolo Rosselli” diretta da Valdo Spini ed edita da Pacini Pisa gli dedica un numero monografico, il 4/2018. Il fascicolo, “Giovanni Pieraccini nel socialismo riformista italiano”, curato dal professore Alessandro Giacone, verrà presentato a Viareggio sabato 24 Novembre alle ore 17.30 alla Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea L.Viani, Palazzo delle Muse, piazza Mazzini – Viareggio. Tra i numerosi autori  del “Quaderno” anche Giuliano Amato, Vittorio Emiliani, Spencer Di Scala. Attraverso il percorso politico di Giovanni Pieraccini vengono trattati e indagati sia la storia del PSI degli anni ’60 che le vicende della Legge urbanistica e della politica di programmazione.

Alla presentazione organizzata dalla Fondazione del Banco di Lucca in  collaborazione con la Fondazione Circolo Rosselli, interverranno : il Sindaco di Viareggio Giorgio del Ghingaro, il Vicepresidente della Fondazione Banco del Monte di Lucca Andrea Palestini, il curatore Alessandro Giacone, Cristina Acidini.

Concluderà il direttore dei “Quaderni”, Valdo Spini.




Una conferenza sulla Bandiera nazionale ha chiuso il ciclo di conferenze sulla Grande Guerra presso la Biblioteca di Carrara

Giovedì 15 novembre, alle 17,30, presso la sala Gestri della Biblioteca Civica di Carrara, si è tenuto il quarto ed ultimo incontro pubblico per ricordare la fine della Prima Guerra Mondiale.

La conferenza, promossa da Apuamater e dal Comitato per la Valorizzazione dei Valori Risorgimentali, con il patrocinio del comune di Carrara, intitolata “La bandiera d’Italia” è stata dedicata alla nostra bandiera nazionale, il simbolo più alto della Patria che ha accompagnato i nostri nonni sui campi di battaglia di quell’immane conflitto.

Relatore dell’incontro l’Ammiraglio Enzo Menconi, che ha tracciato la storia della nostra bandiera da quella Cisalpina del 1794 all’articolo 12 della Costituzione: “La bandiera della Repubblica è il tricolore italiano: verde, bianco e rosso, a tre bande verticali di eguali dimensioni”. La storia della bandiera si è, dunque, snodata dalle vicende napoleoniche ai primi moti Risorgimentali, attraversando tante guerre e battaglie combattute per ottenere l’Unificazione della Nazione e giungere fino alla sua definitiva Liberazione.

Sotto il vessillo italiano, che ha cambiato più volte aspetto, s’è svolta la nostra storia nazionale per oltre duecento anni; per esso hanno combattuto e sono morti patrioti, volontari e soldati che hanno creduto nell’Italia come Patria comune. Conoscere la storia della nostra bandiera è un dovere di noi cittadini per imparare ad amarla e a difenderla.

Menconi ha sottolineato che la bandiera è il simbolo dell’unità e della concordia nazionale e non può e non deve essere considerata un simbolo di parte.




A Carrara presentato un libro per ricordare tutti i caduti nella Grande Guerra

Giovedì 8 Novembre si è svolta, presso la sala di rappresentanza del comune di Carrara, la presentazione del libro Mille non sono tornati di Ezio Della Mea e Enzo Menconi, organizzata dal comitato per la promozione dei Valori Risorgimentali di Massa-Carrara e dall’associazione Apua Mater.

Il volume ricorda tutti i caduti carraresi durante la Grande Guerra, 960 uomini ed una donna, Argentina Dell’Amico.

La ricerca è iniziata con la ricognizione delle lapidi nei 13 cimiteri carraresi, dopo lo spoglio al Ministero della difesa dell’albo d’oro dei caduti del ’15-’18.

Nel volume, a cui è allegato un CD con un data base, i caduti sono suddivisi per frazione di nascita e/o domicilio e se ne raccontano le vicessitudini militari, l’eventuale prigionia, le circostanze del ferimento e della morte e della inumazione.

Questo libro è un monumento cartaceo ai caduti di una guerra di cui questo anno si celebra la fine, da alcuni vista come la quarta guerra di indipendenza e comunque l’ultima di unificazione nazionale.

Biggi Ettore (1898 – 1917)

Biggi Vittorio (1897 – 1916)

Un esempio emblematico; due fratelli nati ad un anno di distanza e morti ad un anno di distanza: il primo dichiarato disperso in combattimento sull’altopiano di Asiago, il secondo morto di broncopolmonite a Novale. Nel cimitero di Marcognago li ricorda una lapide posta dalla famiglia.




Da regnicoli a cittadini europei

In occasione del 70° anniversario dell’entrata in vigore della Costituzione, grazie al sostegno della Regione Toscana e la rete con gli istituti della Resistenza toscani, l’Istituto Storico della Resistenza e dell’età contemporanea della provincia di Pistoia, ha proposto un corso di formazione per docenti di scuola superiore sulla storia della Repubblica il rapporto con la società italiana delle diverse generazioni per riscoprire la paziente artigianalità nella costruzione della costituzione e che di “urgente” in quel ’48, ci fosse solo la partecipazione democratica ad una giovane repubblica.

Il corso, svoltosi nei giorni 14, 21, 28 marzo 2018 presso la Sala Bigongiari della Biblioteca San Giorgio di Pistoia, per un totale di 12 ore, è stato la prima tappa di un ampio progetto che ha coinvolto gli studenti in un lavoro di approfondimento, rendendoli protagonisti di una riflessione sui valori costituzionali e sulla più recente storia nazionale.

Per quanto riguarda il nostro istituto, il corso ha avuto come relatori ricercatori e docenti universitari ed ha approfondito, in un climax, la genesi e l’applicazione della Costituzione partendo dai costituenti pistoiesi (Dalla guerra di Resistenza alla Costituzione, M. Palla, Le elezioni dell’assemblea costituente e i costituenti pistoiesi, F. Mazzoni, Il sistema politico-istituzionale dell’Italia Repubblicana, G. Mobilio; L’applicazione della Costituzione nella storia della Repubblica, D. Santagati; Diritti e realtà del lavoro nel secondo dopoguerra, S. Bartolini; Tutti a scuola! L’istruzione nell’Italia Repubblicana, M. Galfrè) al contesto postbellico alle questioni della costituzione europea e della cittadinanza (Dalla fondazione della CEE ad oggi, G. Laschi, Unione Europea e diritti individuali, P. Caretti; La Costituzione europea a confronto con la Costituzione italiana, C. Lodici.)

Tra docenti partecipanti, quattro sono le professoresse che si sono rese disponibili a proseguire con le loro classi un percorso sull’Italia repubblicana e la Costituzione coordinato da chi scrive, nell’arco di tempo da marzo a novembre 2018 su temi prescelti.

La scuola, il lavoro, la democrazia e l’identità di un popolo unito e diviso sin dalla sua nascita, ed infine la prospettiva di una cittadinanza europea, sono le tematiche più sentite per una generazione che ha la possibilità di confrontarsi con coetanei dei paesi del “vecchio continente”, per motivi di studio , lavoro o semplicemente svago.

Ecco quindi che la classe IV A ordinario del Liceo Scientifico “Amedeo di Savoia”, con la professoressa Caterina Marini ha intitolato il proprio progetto Da regnicoli a cittadini:100 anni di cammino verso la democrazia; un’analisi comparata tra Statuto Albertino e Costituzione che mette in evidenza le novità apportate dall’assemblea Costituente, partecipata e arricchita dalla presenza delle donne; altro tema affrontato è l’importanza dell’istruzione per i nuovi cittadini da formare, che si trovano davanti a qualcosa di ancora sconosciuto, la sovranità popolare, la democrazia.

La professoressa Giovanna Sgueglia con la classe VA Servizi per l’agricoltura e lo sviluppo rurale IPSAAABI ”De Franceschi” ha scavato fino alle radici, cercando l’essenza dell’appartenenza italiana, attraverso gli uomini e le idee; L’identità italiana:analisi della storia, degli uomini e dei luoghi che ci hanno fatto quello che siamo,è il titolo di una riflessione sulle parole “patria” e “nazione”, usate e abusate, incensate e tradite, nella partecipazione o nel bieco opportunismo.

Cittadini italiani e europei, infine è il titolo dell’approfondimento storico giuridico delle classi VA tecnico economico e VB Scienze applicate ITCS “Filippo Pacini”, con le docenti Paola De Pasquale e Paola Nelli; una ricerca in “tandem” sulla complessità della cittadinanza al tempo dell’Unione europea con al centro il tema del lavoro, studiato sul versante del Diritto e vissuto, come nell’esperienza dell’alternanza scuola lavoro di alcuni alunni in Germania che hanno avuto l’opportunità di confrontarsi con coetanei di un altro paese dell’Unione europea.

I frutti di questi lavori saranno presentati in occasione del Convegno provinciale il 21 novembre prossimo, ospiti nuovamente della Biblioteca San Giorgio. Saranno presenti Monica Galfrè dell’Università di Firenze e Mariuccia Salvati, dell’Università Alma Mater Studiorum di Bologna; la prima concentrerà il proprio intervento sulla storia della scuola italiana, luogo centrale per la formazione di cittadini e di osservazione della società, come ben si evince dalle numerose riforme dedicate a questo settore dello stato; Monica Galfrè si soffermerà in particolar modo sui mutamenti del secondo dopoguerra, dalle eredità della scuola gentiliana alla grande trasformazione degli anni Settanta, attraverso i protagonisti della scuola: i ministri, ma sopratutto  docenti e studenti.

Mariuccia Salvati ci parlerà di lavoro: diritti, doveri, condizioni e possibilità, di uno Stato che nell’articolo 4 della sua Costituzione menziona il lavoro come fondante “per il progresso materiale e spirituale della società”; un unicum nella storia costituzionale europea del dopoguerra, per un articolo collocato in posizione primaria fra i principi fondamentali, figlio della Rivoluzione Francese, delle lotte dei lavoratori, dei movimenti sociali e politici che dalla metà dell’Ottocento ponevano come base dello Stato sociale il lavoro e la solidarietà . Lavoro e cittadinanza era e rimane un binomio valevole, negli anni dell’aspro scontro tra la cultura cattolica sociale della Democrazia Cristiana e quella del Partito Comunista, come nell’odierna società globalizzata.

Durante il convegno didattico sarà proiettato un episodio della web serie sulla Costituzione  raccontata attraverso i luoghi e le figure di rilievo della Toscana del dopoguerra.

Alla fine di questa giornata ci sorprenderà la performance teatrale Fratelli d’Italia di Ultimo Teatro Produzioni Incivili, di e con Luca Privitera. Contemporaneità e storia, partigiani e cittadini di oggi ci racconteranno un paese e dei suoi ossimori, delle sue speranze e delle cocenti delusioni, del ripiegamento su se stesso e sulla forza di andare avanti, comunque.

Articolo pubblicato nel novembre del 2018.




Convegno – La Toscana in guerra

6-7 dicembre 2018
@ Sala del Gonfalone – Consiglio regionale della Toscana (via Cavour 4, Firenze)

La Toscana in guerra.
Dalla neutralità alla vittoria 1914-1918
Convegno di studi

6 dicembre ore 15
Saluti
Presidente del Consiglio regionale della Toscana, Eugenio Giani
Presidente della Società toscana per la Storia del Risorgimento, Sandro Rogari
Relazione introduttiva
Sandro Rogari, Profilo storico della Toscana in guerra
Prima sessione – La dimensione politica e sociale
Presiede Sandro Rogari
Gerardo Nicolosi, Liberali e democratici negli anni della guerra
Bruna Bocchini Camaiani, Chiesa e mondo cattolico
Zeffiro Ciuffoletti-Andrea De Giorgio, I socialisti e la Firenze in guerra
Giustina Manica, La guerra al femminile: borghesi e proletarie

7 dicembre ore 9.30
Territori, economia e giornalismo
Presiede Romano Paolo Coppini
Pier Luigi Ballini, Firenze in guerra: la Giunta Bacci
Gabriele Paolini, La stampa fiorentina e la guerra
Paolo Nello, A chi la città? Pro e contro la guerra nella Pisa «proletaria»
Fabio Bertini, Le campagne toscane e la guerra
Marco Cini, La mobilitazione industriale in Toscana
Light lunch 13.30
Istituzioni, cultura e memoria
Presiede Paolo Bagnoli
Paolo Bagnoli, Dal combattentismo un antifascismo nuovo
Andrea Ungari, L’Istituto Geografico Militare di Firenze e la Grande guerra
Donatella Lippi, La sanità in Toscana e la guerra
Luca Menconi, Cultura e riviste
Fulvio Conti, La memoria della vittoria