“Morire non si può in aprile”

Sabato 6 aprile a Volterra presso lo Spazio Libertario Pietro Gori, a Don Minzoni 58 (di fronte al Museo Etrusco) presentazione del libro di Marco Rossi “Morire non si può in aprile” (Zero in condotta editore) sulla figura di Teresa Galli, operaia uccisa dagli squadristi fascisti a Milano nel 1919.

 

Sarà presente l’autore
A seguire letture libertarie dell’attore Gianni Calastri
Serata benefit contro la repressione
Apericena e canti




‘LA MAPPA DEI PARTIGIANI’ – Antifascismo e Resistenza nel Quartiere 4: luoghi, eventi, personaggi.

Venerdì 12 aprile
ore 17
BibliotecaNova Isolotto

LA MAPPA DEI PARTIGIANI –  Antifascismo e Resistenza nel Quartiere 4: luoghi, eventi, personaggi.
Presentazione alle scuole, alle associazioni, ai cittadini, della mappa e della guida ai percorsi. Si tratta di una pubblicazione di 192 pagine, ricca di documentazione, in buona parte inedita e di immagini significative. ‘La Mappa dei Partigiani’  è una pagina di storia che sembra lontana, invece è più vicina di quanto non sembri. Basta camminare per le strade del quartiere per capire che è possibile fare ancora oggi percorsi che hanno più di un secolo di storia. Percorsi che attraversano il ‘900 e segnano la trasformazione di questo quartiere dell’Oltrarno, fuori le mura.

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8 APRILE 1945–8 APRILE 2019 74° Anniversario dello sfondamento della Linea Gotica e della Liberazione di Montignoso

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Presentazione volume su Idalberto Targioni




A Lucca inaugura la Mostra sui fratelli Rosselli




Presentazione di “L’Altipiano. Emilio Lussu ottant’anni dopo”

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12 aprile: Europa, la dimensione della libertà e dell’emancipazione

>>Scarica l’invito

Parlare di Europa oggi significa misurarsi con un tema difficile, ben oltre gli ostacoli incontrati e superati dai costruttori dell’Unione europea. Il contesto di quello che è il momento più alto della democrazia: le elezioni del Parlamento, massimo organo rappresentativo. Queste avvengono mentre da più parti è messa in crisi la solidarietà fra i paesi membri. È tempo di Brexit e di tentazioni nazionaliste, per rendere esplicito il senso vero del termine “sovranismo”. Indispensabile, così, pensando alle sfide attuali, recuperare alla memoria il significato ideale dell’utopia di Ventotene, nei suoi principi fondanti: libertà e solidarietà fra popoli, democrazia rappresentativa. A scrivere il Manifesto furono giovani antifascisti, nell’isolamento di un carcere, il confino di Ventotene; immaginarono un futuro in apparente totale contraddizione con la realtà storico-politica che stavano vivendo. L’attualità della loro utopia sta anche nella forza dei valori che li ispirarono. Un impegno per oggi è discuterne e cercar di capire come adeguare concretamente al presente le politiche per una nuova Europa.

Venerdì 12 aprile alle ore 17 nella Sala “Calogero Cangialosi” della CGIL di Grosseto, Paolo Dolfi (Presidente del Circolo “Maremma grossetana” di Libertà e Giustizia) presiede un dibattito incentrato sull’attualità del concetto di Europa. A partire dalle idee espresse nel Manifesto di Ventotene, si ragionerà dell’attualità e della vitalità della costruzione europea, confrontando il modello teorico che in quel progetto si sostanzia con l’attualità delle sfide proposte dal presente. L’evento, nato dalla collaborazione fra l’Istituto storico grossetano della Resistenza e dell’Età contemporanea, il Circolo grossetano di Libertà e Giustizia e la CGIL di Grosseto, vedrà un intervento di Luciana Rocchi del comitato scientifico dell’Isgrec sull’integrazione europea su “L’integrazione Europea: attualità di un’utopia”, il contributo di Daniele Pasquinucci, docente di storia delle relazioni internazionali dell’Università di Siena (“Dal manifesto di Ventotene alle miserie del sovranismo”) e un focus di Luca Verzichelli, prorettore dell’Università di Siena e Presidente dell’Isgrec, sul contesto delle elezioni europee del 2019.

Info: Isgrec, via de’ Barberi 61 Grosseto, tel/fax 0564415219, segreteria@isgrec.it, www.isgrec.it




Lo sviluppo delle case “popolari ed economiche”

Evoluzione della cultura dell’edilizia popolare ed economica.
Il concetto di edilizia popolare viene da lontano, con caratteristiche legate alle condizioni contingenti della Repubblica Italiana; si caratterizza, ora come supporto alle condizioni economiche della popolazione, ora come incentivo alla ricostruzione dopo le devastazioni delle guerre, ora come azione integrata nel risanamento e recupero di parti del territorio urbano degradato. La legge del 1942 nasce in periodo bellico e di lì a poco la ricostruzione diventerà un torrente in piena la cui rapidità e diffusione renderà quasi del tutto inefficaci i complessi meccanismi amministrativi previsti, spalancando le porte ad un processo di speculazione inarrestabile.
I primi interventi dopo la legge del ’38 sono i due edifici in via Ferrucci che nel 1946 si chiamava via Campo Marzio. A questi seguono quelli di viale Matteotti e di viale Italia.  Verso la metà degli anni ’40 inizia a formarsi una tipologia insediativa più caratterizzata: quella dei cosiddetti Villaggi. Si rafforza anche una concezione nefasta per la vita delle città: quella degli “alloggi per…” quindi della concentrazione nello stesso ambito urbano di categorie sociali omogenee.
È da rilevare come la cultura architettonica rimanga ancora largamente ai margini di queste realizzazioni. Nel 1956 viene completato il programma per realizzazione dei 41 edifici ai margini della via Pagliucola, le “Casermette”. Negli anni successivi viene realizzato, lungo la via Ombrone Vecchio, il Villaggio di Castel de Luci, per un totale di 37 alloggi. Di seguito saranno realizzati 19 alloggi in località Sei Arcole. Con finanziamento specifico sarà promossa l’eliminazione delle “case malsane”. La realizzazione dei Villaggi prosegue: nel 1958 viene completato il Villaggio di via Sestini, un piccolo quartiere dormitorio costituito da 32 alloggi.
Dopo il completamento delle Casermette, l’IACP, nel 1957, inizia la trattativa per l’acquisto delle aree tra la via Dalmazia e la via di Valdibrana. Con questo complesso residenziale inizia una nuova configurazione dello spazio urbano: non più un sistema residenziale fine a se stesso ma un vero e proprio quartiere, dotato dei servizi e delle attrezzature che caratterizzano i centri urbani. Queste caratteristiche rappresenteranno un
1 Legge n. 640/1964. Provvedimenti per l’eliminazione delle case malsane valore nuovo per la città di Pistoia, che inizierà a manifestare i suoi effetti nel corso degli anni ‘60.
All’opera contribuiscono anche architetti di grande prestigio (Giovanni Michelucci, Leonardo Savioli…) anche se in alcuni casi
peseranno sugli abitanti carenze legate al confort abitativo, alla sicurezza, alla privacy. Ma saranno comunque rapporti umani a trarre da questa esperienza urbanistica i frutti migliori. La consegna di buona parte degli alloggi avviene sostanzialmente in modo simultaneo intorno al 1960-61. Per i giovani risiedere al Villaggio Belvedere rappresenta un tratto identificativo importante. Nel villaggio il tenore di vita non è mai caratterizzato dal disagio ed il lavoro è in valore diffuso, con una buona parte dei residenti occupata alle officine San Giorgio. La stessa caratterizzazione in “villaggio di sopra” e “villaggio di sotto” sarà una delle basi dialettiche per capire i differenti modi e motivi di aggregazione sociale caratteristici degli anni sessanta: patrimonio del quale, nei decenni seguenti, mancheranno una attenta valutazione ed una adeguata valorizzazione.
Dal Villaggio Belvedere sono scaturiti giovani motivati: molti laureati, professionisti, artisti, a riprova del fatto che la diversità, unita al desiderio di integrazione e di comunità, possono produrre quella qualità sociale ed umana che rappresenta l’unico vero supporto alla
convivenza ed allo sviluppo in una società civile.

Maurizio Lazzari, architetto e autore di saggi e articoli di storia dell’architettura, è membro della redazione della rivista “Farestoria” dell’Istituto storico della Resistenza di Pistoia.

Articolo pubblicato nell’aprile del 2019.