Festa di compleanno per il Comune di Vaiano!

In occasione dei 70 anni dall’Istituzione del Comune di Vaiano, il comune organizza mercoledì 3 luglio alle ore 21,15 l’iniziativa
“Buon compleanno Comune. 70 anni di una comunità solidale nel segno della Costituzione” presso il Salone consiliare.
Saluti del Sindaco Primo Bosi e dell’assessore alla cultura Fabiana Fioravanti e approfondimento storico del CDSE con Alessia Cecconi e Luisa Ciardi dal titolo:
“8 luglio 1949 la storia dell’istituzione del Comune tra speranze e ricostruzione” con testimonianze, documenti inediti e foto d’epoca.
Ingresso libero.
“Forme del tessile. L’officina del divenire”

Il Comune di Vaiano in collaborazione con la Fondazione CDSE
organizza una mostra antologica delle opere dell’artista Fiorenzo Buti dal titolo
“Forme del tessile. L’officina del divenire”.
La mostra sarà inaugurata mercoledì 3 luglio 2019 alle ore 21,15
e rimarrà aperta dal 3 al 17 luglio 2019
orari apertura mostra: dal lunedì al sabato 8,30-13; martedì e giovedì anche 15-17,30.
Dal 3 al 10 luglio apertura serale dalle 21 alle 23.
Contestualmente la Fondazione CDSE ha realizzato una video installazione sulla storia industriale di Vaiano e sulla figura del tessitore, dal titolo “La Vaiano manifatturiera”.
Ingresso libero.
Presentazione del libro “L’ultima battaglia per la Divisione Acqui – Cefalonia, alla ricerca di una memoria condivisa”
La casa editrice Edizioni Medicea ha il piacere di invitare la S.V. alla presentazione del libro “L’ultima battaglia per la Divisione Acqui – Cefalonia, alla ricerca di una memoria condivisa” a cura di Luigi Caroppo e Pierandrea Vanni – lunedì 8 luglio ore 17:30 – sala Pistelli – Palazzo Medici Riccardi – Firenze
INTERVERRANNO
Marco De Paolis
Procuratore Generale Militare presso la Corte Militare di Appello
Gen. Fulvio Poli
Capo Ufficio Generale Promozione Pubblicistica e Storia Stato Maggiore dell’Esercito
Tiziano Zanisi
Associazione Nazionale Divisione Acqui
Saranno presenti i curatori
A un anno dal convegno organizzato con la nostra rivista Storia e storie di Toscana esce il libro, che è molto di più di una raccolta di atti, è un coro a più voci che riunite possano tendere all’obiettivo appunto della memoria condivisa. Su una vicenda esemplare della vita dell’Italia: la Divisione Acqui a Cefalonia negli anni della Seconda guerra mondiale.
«Il dolore non va in prescrizione» afferma con forza nel libro il Procuratore Militare Generale Marco De Paolis, e allora il nostro obiettivo della memoria condivisa guarda all’ottantesimo anniversario di Cefalonia, che cadrà nel 2023. Nella convinzione che solo così si può rendere pienamente giustizia morale e onore alla Divisione Acqui.
Per informazioni: 339 6461404 | eventi@ edizionimediceafirenze.it
www.edizionimediceafirenze.it
Nuovi orari per visitare il Rifugio antiaereo della Martana a Massa

Si comunicano i nuovi orario del RAM – Rifugio antiaereo della Martana a Massa:
Gli eroi maledetti. I goumiers e la liberazione del territorio senese (giugno-luglio 1944)

Il 15 giugno 1944, in una calura soffocante, le avanguardie del Corps expéditionnaire français superavano il fiume Paglia entrando nel territorio senese e sferrando l’attacco contro i caposaldi che i tedeschi avevano predisposto per rallentarne l’avanzata.
Gli attaccanti erano gli stessi soldati che, un mese prima grazie a una brillante azione nella valle del Liri, avevano messo in crisi la linea Gustav. Adesso era stata affidata loro una zona secondaria, incuneata tra la direttrice tirrenica, affidata alla V Armata americana, e quella adriatica di competenza dell’VIII Armata britannica. Del resto il fronte senese, povero di ampie vallate, di comode vie di comunicazione e prevalentemente accidentato, permetteva di sfruttare nel migliore dei modi le caratteristiche della fanteria leggera francese che si era rivelata particolarmente abile nelle aree montane.
Il corpo di spedizione transalpino era composto da quattro grandi unità, la I Divisione Francia libera, comandata da Diego Brosset, forte di 15.491 uomini di cui 9.012 europei e il resto di altre nazionalità; la II Divisione di fanteria marocchina, comandata da André Dody, composta da 13.895 uomini di cui 6.578 europei e il resto africani; la III Divisione di fanteria algerina (quella che liberò Siena), comandata da Joseph Goislard De Montsabert e composta da 13.189 effettivi di cui 6.353 europei e 6.835 africani; la IV Divisione marocchina da montagna, comandata da Françoise Sevez, e composta da 19.252 uomini di cui 6.545 europei e 12.707 africani.
Oltre a queste unità, costitutite nel Magreb liberato a partire dal 1943, ben armate e addestrate[1], si aggiungeva una riserva di 29.431 elementi, circa metà europei e metà africani e infine i Goums, in tutto 7.833 uomini, di cui solo 645 europei, comandati dal generale Augustin Guillaume[2].
Furono proprio questi ultimi a rimanere particolarmente impressi nell’immaginario della popolazione senese, sia per il proprio, indubbio, valore sul campo di battaglia che per una serie di violenze contro i civili.
Il termine goumier deriva dalla francesizzazione del sostantivo arabo qawm che significa tribù, gruppo sociale[3]; tali truppe erano infatti inquadrate in compagnie chiamate goums forti di duecento uomini ciascuna; tre o quattro di tali reparti formavano un tabor[4] (reggimento).

Goumier nel territorio senese. Immagine tratta da R. Bardotti, “Attenti a dove sparate.”, Siena, Betti editore, 2018
Questi gruppi erano sorti nel Marocco francese come milizia territoriale nel 1908 e avrebbero servito il Governo di Parigi fino al 1956 (anno d’indipendenza del Marocco, Paese da cui provenivano la maggioranza dei militi); ogni goum era composto (a parte gli ufficiali, tutti francesi[5]) da nativi della regione montuosa dell’Atlante e si differenziava dalle altre truppe coloniali regolari (gli spahis -la cavalleria- e i tirailleurs -la fanteria-), in quanto contribuiva a formare un corpo di fanteria leggera i cui membri erano legati spesso da vincoli di parentela e venivano reclutati direttamente dal comandante di ogni singolo reparto, ragion per cui si veniva a creare uno strettissimo rapporto con quest’ultimo.
Ogni goum era formato da tre plotoni di fanteria, uno di cavalleria (che, quando era impegnato fuori dall’Africa, si trasformava, di sovente, in fanteria), uno di mitragliatrici, uno di mortai e uno di mulattieri per il trasporto dell’equipaggiamento.
L’insegna dei goumiers era la koumya, ossia il pugnale ricurvo dei berberi e la loro divisa era composta da una lunga veste in lana grezza a strisce (la djellaba), il turbante ed i sandali ai piedi (questi ultimi sostituiti, in seguito, da antiquati elmetti di tipo brodie e da scarponi d’ordinanza).
I goumier avevano avuto il loro battesimo del fuoco nella Seconda guerra mondiale operando con successo in Tunisia contro i tedeschi e gli italiani, in seguito erano stati impiegati in Sicilia, in Corsica e sul fronte di Cassino per poi arrivare in Toscana sempre agli ordini di Augustin Guillaume[6].
E furono proprio costoro che buona parte della popolazione senese vide, dopo la partenza dei tedeschi, invece dei tanto sospirati americani con le loro sigarette e la cioccolata.
Purtroppo, in molti casi, il primo impatto non fu dei migliori. Nonostante una serie di brillanti successi tattici come l’aggiramento di Montalcino o il superamento del fiume Merse presso il ponte a Macereto le violenze non mancarono. Non si ebbero episodi diffusi e generalizzati come quelli di Esperia o Ausonia ma il bilancio fu lo stesso pesantissimo.
Alcuni partigiani della formazione Spartaco Lavagnini riferirono che nella sola cittadina di Abbadia San Salvatore le truppe francesi violentarono sessanta donne, nonché alcuni uomini, senza tener conto dell’età delle vittime; vennero inoltre operati numerosi saccheggi. Le proteste inoltrate dagli stessi partigiani agli ufficiali transalpini non sortirono alcun effetto.
Gli stupri perpetrati dagli uomini del Corps expéditionnaire continuarono a San Quirico d’Orcia, Casciano di Murlo, Murlo, Casole d’Elsa, Monteriggioni, Colle val d’Elsa, Poggibonsi (Pian dei Campi)[7] e Monticiano[8] tuttavia non è facile quantificare il fenomeno per via dello stillicidio di fatti isolati spesso non denunciati dalle vittime a causa della vergogna.
A un certo punto i comandanti americani chiesero ai colleghi francesi di contrastare le violenze delle proprie truppe contro la popolazione locale.
Il generale Guilluame reagì in modo ufficiale, seppur minimizzandole, ammettendo le violenze che venivano tuttavia attribuite non tanto ai reparti combattenti quanto agli addetti ai servizi di retroguardia[9]. Ufficiosamente però si cominciarono a prendere provvedimenti drastici. A Casal di Pari, in seguito a un certo numero di stupri, cinque goumiers vennero colti in fragrante, fucilati ed i corpi esposti nella piazza del paese dietro ordine dello stesso Guillaume[10].
Nonostante l’esempio la scia di violenze continuò e si ha notizia di ufficiali francesi che procedettero a punizioni cruente ed esecuzioni sommarie[11]. Gli alleati completarono la liberazione del territorio senese nella seconda metà del luglio 1944 e pochi giorni dopo l’intero Corps expéditionnaire français venne richiamato nelle retrovie per partecipare allo sbarco in Provenza che avvenne il 15 agosto dello stesso anno.
[1] GAUJAC P., Le corps expeditionnaire française en Italie 1943-1944, Paris, Histoire e collections, 2003, p. 9 e ss.
[2] Il bilancio delle perdite francesi nel corso della campagna d’Italia fu particolarmente sanguinoso: il Corps
expeditionnaire, tra morti, feriti e dispersi, perse quasi il 30% dei propri effettivi.
Cfr. BISCARINI C., 1944: i francesi e la liberazione di Siena. Storia e immagini delle operazioni militari, Siena, Nuova Immagine, p.108-113.
[3] Cfr. www.cnrtl.fr/definition/goumier.
[4] Parola di origine turca che significa battaglione. Cfr. www.cnrtl.fr/definition/tabor.
[5] Per quanto riguarda i ranghi dei sottufficiali o dei graduati con competenze speciali (autisti, capi mitraglieri e così via),
all’interno di reparti costituiti esclusivamente o quasi da africani, come i goums, l’esercito francese si serviva dei
cosiddetti troncs de figuier e dei pieds noirs, ossia i discendenti di francesi stabilitisi in Marocco (i primi) o in Algeria (i
secondi); costoro parlavano infatti l’arabo. GAUJAC P., Le corps expeditionnaire …, op. cit., p. 33.
[6] Cfr https://goumier.jimdo.com/histoire-des-goumiers/
[7] LUCCIOLI M. – SABATINI D., La ciociara e le altre. Il Corpo di Spedizione Francese in Italia, Roma, ed. Tusculum,
1998, pp. 88 e ss.
[8] MARTINELLI A., Monticiano Racconta. Testimonianze raccolte e trascritte da Alda Martinelli, Siena, Cantagalli,
2010, p.54.
[9] GAUJAC P., Le corps expeditionnaire …, op. cit., p.44.
[10] L’episodio è narrato nel giornale di marcia del capitano Henri Tartaroli del 2° reggimento d’artiglieria coloniale in
GAUJAC P., Le corps expeditionnaire …, op. cit., p. 44-45; Alessandro Orlandini e Giorgio Venturini, parlando del
medesimo fatto, fanno riferimento ad una sola donna violentata da sei goumiers che vennero fucilati; cfr ORLANDINI
- – VENTURINI G., I giudici e la Resistenza dal fallimento dell’epurazione ai processi contro i partigiani: il caso
Siena, Milano, La pietra, 1983, p.14-15.
[11] BISCARINI C., 1944: i francesi e la liberazione di Siena …, op.cit., p. 84 in nota 5.
Articolo pubblicato nel luglio del 2019.
Montepulciano celebra la propria Liberazione, ricordando Giuseppe Marino e i partigiani
Corteo lungo le vie della città, omaggio a Giuseppe Marino ed ai Partigiani
29 Giugno, manifestazione a Montepulciano per l’anniversario della Liberazione
Si rievoca ad Abbadia di Montepulciano l’uccisione del patriota Luigi Cagnacci
Si rinnova sabato 29 giugno l’appuntamento con la celebrazione della Liberazione di Montepulciano. Il 29 giugno 1944, infatti, le forze alleate vinsero l’ultima resistenza delle truppe tedesche ed entrarono in città segnando il passaggio verso una nuova fase storica caratterizzata dalla libertà e dalla democrazia. Secondo le ricostruzioni storiche, la battaglia proseguì nelle immediate vicinanze del centro abitato poi, il 1 luglio, il giornale dell’VIII Armata annunciò che la contemporanea conquista di Montepulciano e Castiglione del Lago aveva aperto la strada verso Arezzo.
La cerimonia avrà inizio alle 17.00 con la sfilata del corteo che, partendo da Piazza Grande, attraverso il Centro Storico, raggiungerà il Giardino di Poggiofanti. Ad accompagnare la manifestazione, la banda dell’Istituto di Musica “H. W. Henze”; sono previste fermate al Borgo Buio, per ricordare il sacrificio del martire Giuseppe Marino, impiccato dai tedeschi il 23 giugno ‘44, e al monumento ai Partigiani, dove il Sindaco Michele Angiolini ed il Presidente dell’ANPI Montepulciano Lorenzo Micheli terranno il proprio intervento.
Nella stessa occasione, il Comune di Montepulciano consegnerà un riconoscimento ai familiari di Bruno Bambini, decorato con medaglia d’onore della Repubblica Italiana il 2 giugno scorso a Siena in quanto deportato e internato nei lager nazisti nel periodo 1943 – 1945.
La celebrazione si sposterà quindi al Cimitero di Abbadia di Montepulciano dove, presso la sepoltura del patriota Luigi Cagnacci, sarà scoperta lapide fatta ricostruire dall’ANPI Montepulciano, con il sostegno del Comune, dopo l’accidentale rottura della pietra originaria.
Sarà così rievocata la tragica fine di questo diciannovenne di Abbadia di Montepulciano, fucilato a Buonconvento dai tedeschi il 27 giugno 1944 in quanto sospettato di far parte di formazioni partigiane. L’intera vicenda è ricostruita con grande dovizia di riferimenti storici e documentali (ma anche attraverso le testimonianze di diretti testimoni), nel prezioso volume “La Casa del Popolo e la Casa del Fascio ad Abbadia di Montepulciano” del ricercatore Alessandro Angiolini che ne farà omaggio a chi interverrà alla cerimonia.
Secondo altre fonti il giovane Luigi Cagnacci potrebbe essere caduto in uno scontro a fuoco, in un luogo anche diverso da quello indicato; in ogni caso era stato identificato dai nazifascisti come un ribelle renitente alla leva e dunque condannato a morte.
Quella di rievocare un evento collegato al periodo della Liberazione è ormai una tradizione che, negli anni, ha consentito di fare luce su fatti talvolta dimenticati o meno approfonditi dalla storiografia ufficiale.

