Procedura di valutazione di idoneità dei candidati per il SCR presso l’Isgrec

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La procedura di valutazione di idoneità dei candidati da impiegare nel progetto di servizio civile regionale dell’Isgrec è fissata alle ore 10 del 16 luglio 2019 nella sede dell’Isgrec alla Cittadella degli Studi (qui la cartina con l’indicazione della sede dell’Istituto: http://www.isgrec.it/?page_id=381).




Commemorazione del 75° anniversario della Liberazione di Rosignano Marittimo

Giovedì 11 luglio alle ore 18.00 commemorazione del 75° anniversario della Liberazione.




Luglio 1919: lo “scioperissimo” di Livorno.

Dopo i moti popolari del caroviveri esplosi anche a Livorno dal 5 all’8 luglio 1919, la situazione degli approvvigionamenti in città si mantiene, ancora per settimane, problematica, pur senza registrare ulteriori gravi incidenti.

D’altronde lo stato, endemico, di tensione era stato segnato, all’inizio del mese, dal Prefetto Gasperini al ministero dell’Interno (P. Ciccotti, 2014):

Devesi poi tenere presente che Livorno conta oltre centocinquemila abitanti tutti rinchiusi nel ristretto territorio della città, che si tratta di una popolazione impulsiva e facile a trascendere, che vi sono oltre ventimila operai, che vi è una Camera di Lavoro in piena balia degli estremisti, che vi è un partito di anarchici numeroso e vi sono associazioni, sodalizi e partiti in contrasto tra loro per fini e tendenze diverse .

Nelle cronache giornalistiche di quei giorni, si continua a leggere l’elenco aggiornato degli esercizi saccheggiati assieme alle disposizioni del calmiere istituito dalle autorità cittadine.

Da parte delle istituzioni, infatti, si opera per abbassare la tensione mentre la Prefettura cerca di vigilare sui prezzi e promuove la costituzione di una Commissione annonaria, alla quale però la Camera del lavoro non aderirà («La Gazzetta livornese», 29-30 luglio; «La Parola dei Socialisti», 2 agosto 1919).

Passata la burrasca, il Partito Socialista e la Confederazione Generale del Lavoro, dopo aver profuso i propri sforzi nel ”governare” tumulti ed espropriazioni, dedicano il proprio attivismo e cercano d’indirizzare il malcontento popolare verso l’atteso sciopero internazionale del 20-21 luglio «in difesa delle repubbliche sovietiche ed ungherese», sciopero “rivoluzionario” al quale aderisce anche l’Unione Sindacale Italiana.

Sull’«Avanti!» del 7 luglio viene annunciato in prima pagina: «Tutto il mondo del lavoro incrocierà le braccia il 20 e il 21 corrente. Il movimento popolare induce finalmente il governo a provvedere contro il caro-viveri» e, nell’articolo a commento della proclamazione dello sciopero, è possibile leggere un tentato collegamento tra la questione – sociale – dei moti contro il carovita e le motivazioni politiche internazionali dello sciopero, presentandolo come un momento di riscossa «verso la totale emancipazione».

Le aspettative per l’inizio di una sollevazione sociale vengono però escluse dal Consiglio generale della CGdL tenutosi a Bologna il 13 e 14 luglio e, quando a Livorno la decisione confederale di non dare carattere insurrezionale allo sciopero viene riportata nel Consiglio delle Leghe, «parecchi anarchici e socialisti ufficiali [massimalisti], nonché un repubblicano, inveirono violentemente contro i capi della Camera del lavoro, perchè essi ritenevano che fosse giunto il momento dell’azione» (L. Tomassini, 1990).

Ad ogni buon conto, il Prefetto si prepara al peggio, temendo che la piazza sfugga di nuovo al controllo riformista, e con un manifesto alla cittadinanza comunica il suo «fermo intendimento di reprimere ogni violenza, ogni eccesso, ogni attentato alla libertà e alla sicurezza civile» («La Gazzetta Livornese», 19-20 luglio 1919).

Nello stesso giorno, il rappresentante del governo sospende la circolazione di auto, camion, motociclette, così come la vendita di benzina. Inoltre, l’autorità di PS esegue una «retata» di circa ottocento (800!) «individui sospetti di ambo i sessi», preventivamente arrestati e internati in Fortezza Vecchia e in Fortezza Nuova («La Gazzetta Livornese», 22-23 luglio 1919).

Pochi giorni prima, nella notte tra il 18 e il 19 luglio, erano stati già arrestati sette noti militanti anarchici (Aristide Colli, Oreste Piazzi, Augusto Consani, Libero Masnada, Turiddo Giuseppe Carlotti, Dante Nardi) per «procedimenti politici» in relazione ai moti del caroviveri («Il Telegrafo», 23 luglio). Considerata la vicinanza al Mercato centrale della sede del Fascio operaio di via dei Cavalieri, è presumibile che si volesse criminalizzare i suoi aderenti, anarchici e sindacalisti rivoluzionari, indicandoli come i responsabili dei saccheggi.

Alla vigilia alla mobilitazione, i diversi sodalizi politici e sindacali si riuniscono e prendono posizione, per lo più a favore dello sciopero. Particolarmente animata deve essere stata l’assemblea dell’Unione repubblicana livornese dopo che, fin dal marzo precedente, si erano registrate forti divergenze verso l’atteggiamento da assumere nei confronti degli scioperi socialisti, fermo restando l’«essere all’avanguardia di qualsiasi movimento per incanalarlo ai fini politici e sociali del partito stesso» (C. Scibilia, 2012).

Anche la Società di Mutuo Soccorso fra il personale della Regia Accademia Navale, pur non aderendo allo sciopero politico, «dichiara altresì di rendersi solidale con i compagni per quei movimenti di carattere economico, essendo questo lo scopo principale della Società» («Il Telegrafo», 19 luglio 1919).

Così come quasi ovunque, le due giornate trascorrono in relativa tranquillità, con la città paralizzata dallo sciopero e pattugliata dai militari. Il comando del Distretto militare alcuni giorni prima aveva invitato «gli arditi in congedo e in licenza o comunque presenti nel Comune di Livorno […] a presentarsi subito» per un presumibile impiego in funzione d’ordine pubblico, così come avvenuto in altre città, tra le quali Piombino dove avevano affiancato carabinieri e bersaglieri («La Gazzetta Livornese», 19-20 luglio 1919).

Le banche vengono presidiate, cinema e teatri chiusi, sospeso il servizio telegrafico: «anche la passeggiata a mare, e gli stabilimenti a mare, non videro quella folla chiassosa e spensierata di belle signorine, che nei giorni trascorsi mettevano, con i loro graziosi sorrisi e con le loro seducenti toilettes, la nota gaia  in quell’ambiente mondano» («Il Telegrafo», 22 luglio 1919).

Mentre i sovversivi sono detenuti nelle due Fortezze, al Politeama si tiene il comizio del segretario della Camera del lavoro e dell’on. Modigliani, davanti a circa cinquemila persone, ma senza particolari tensioni ed anche la consistente partecipazione non fa notizia.

«Dell’entusiasmo e del protagonismo creativo delle folle in azione durante i recenti moti annonari sembrava rimanere poco o niente, e i tentativi di razionalizzazione politica attuati dagli organizzatori dello sciopero parvero paradossalmente stamparsi al di sopra  dei linguaggi e degli slogan che avevano dominato nelle strade e nelle piazze in tumulto, rendendoli quasi invisibili» (R. Bianchi, 2006).

Lo sciopero, in tutta evidenza, sconta infatti la mancata saldatura tra lo spontaneismo delle insorgenze per il caroviveri  e lo svolgimento dello sciopero politico, tanto da far parlare di fallimento la stessa stampa che aveva paventato lo sciopero; laconico invece il commento de «Il Libertario» del 31 luglio: «l’astensione dal lavoro è stata generale; la vita normale nelle città è stata per due giorni paralizzata, non solo, ma sconquassata dalle disposizioni di prevenzione e di difesa prese dalle autorità contro lo stesso sciopero».

Di fatto, comunque, la sottovalutata rilevanza dei moti livornesi dei caroviveri sembra essere, a posteriori, colta – forse anche autocriticamente – dagli stessi socialisti labronici che scrivono, rivendicando politicamente – compresi i deprecati eccessi – quanto accaduto venti giorni prima:

la storia è piena di questi crimini, i grandi sommovimenti sociali sono tutti pieni di questi crimini, le rivoluzioni vivono tutte di questi crimini sociali. Lo storico ufficiale riderà scettico e sardonico dal suo palazzo dorato battendosi il ventre ben panciuto finchè la verità storica nuova non lo desterà dalla sua visione del vecchio mondo. Cinque anni di storia sanguinosa ci precedono atroci come tanti rimorsi […] Dai trivi, dalle piazze, dalle strade, dai bassifondi, questa cloaca dirompente […] avanza scalzando le basi di una società caduca e sanguinaria […]. Sgorga e dilaga come un fiume limaccioso […] il crimine della folla multicolore e multiforme. Signori della vecchia coscienza sociale, filosofi dell’aristocrazia politica, mummie della diplomazia, fate largo e inchinatevi. Passa Gravoche [recte: Gavroche]! («La Parola dei Socialisti», 27 luglio 1919).

La battuta d’arresto sarà però destinata a durare poco; nei mesi seguenti, il conflitto sociale riprenderà esprimendo posizioni e pratiche sempre più radicali. Infatti, il Biennio rosso livornese vedrà l’occupazione generalizzata delle fabbriche locali e la comparsa delle Guardie Rosse; la nascita della Camera sindacale del lavoro, aderente all’USI; lo sciopero politico in solidarietà con l’anarchico Errico Malatesta nel febbraio 1920 e la sommossa contro la questura del maggio 1920.

Articolo pubblicato nel luglio del 2019.




“Aronne” proiezione del film al Poggio alla Croce

Domenica 14 luglio alle ore 21.30 in piazza del Giaggiolo al Poggio alla Croce si terrà la proiezione del film “Aronne” di Fabio del Bravo alla presenza degli amministratori dei comuni di Greve in Chianti e Figline Valdarno.

Interverranno:

Matteo Barucci, scrittore

Luigi Remaschi, presidente ANPI Bagno a Ripoli

Giuseppina Cavicchi, ultima erede della famiglia Cavicchi

Ingresso libero




Inaugurazione della mostra su Elio Gabbuggiani

Siamo lieti di invitarvi, venerdì 12 luglio alle ore 17, in via Cavour 4, sede del Consiglio regionale, all’inaugurazione della mostra “Elio Gabuggiani, un uomo a servizio delle istituzioni toscane”.

La mostra su Elio Gabbuggiani ha lo scopo di ricostruirne e valorizzarne l’esperienza politica e amministrativa in quanto uomo di partito, protagonista del governo del territorio e custode dei valori della Resistenza, compiendo un viaggio attraverso le carte e le immagini conservate presso l’Istituto Storico toscano della Resistenza e dell’Età contemporanea e altri archivi fiorentini e nazionali.

Con il contributo del Consiglio regionale della Toscana.

Interverranno:
Giuseppe Matulli, Presidente dell’ISRT
Maria Sechi, Curatrice della mostra

La mostra proseguirà fino al 30 luglio 2019
con i seguenti orari:

da lunedì a venerdì 10-12 e 15-19;
sabato 10-12.




Mostra documentaria su Elio Gabbuggiani

La mostra su”Elio Gabuggiani, un uomo a servizio delle istituzioni toscane” ha lo scopo di ricostruirne e valorizzarne l’esperienza politica e amministrativa in quanto uomo di partito, protagonista del governo del territorio e custode dei valori della Resistenza, compiendo un viaggio attraverso le carte e le immagini conservate presso l’Istituto Storico toscano della Resistenza e dell’Età contemporanea e altri archivi fiorentini e nazionali.

La mostra è realizzata con il contributo del Consiglio regionale della Toscana ed è allestita nei locali del Consiglio regionale in via Cavour 4, Firenze.

La mostra proseguirà fino al 30 luglio 2019

con i seguenti orari:

da lunedì a venerdì 10-12 e 15-19;
sabato 10-12.




75° anniversario della Liberazione del Comune di Cortona: commemorazione

Il 6 luglio la città di Cortona festeggia il 75° della propria liberazione dal nazifascismo con una cerimonia ufficiale che prevede l’intervento del dott. Mario Parigi su Il passaggio del fronte nel territorio cortonese.




Uno spettacolo per ricordare la “vita prigioniera” di Elio Bartolozzi

A Scandicci, il prossimo 16 luglio alle ore 21.15, in piazza Matteotti, ad ingresso libero, LA MIA VITA PRIGIONIERA. Dal diario di Elio Bartolozzi

Serata dedicata a Piera Bartolozzi

Con Alessandro Varrucciu
regia Francesca Uguzzoni
elaborazioni grafiche Silvia Uguzzoni
coordinamento artistico Martina Mirabella

La trilogia della deportazione

La mia vita prigioniera (il campo) dal diario di Elio Bartolozzi

Di quell’amore (L’attesa) da “Il Dolore” di Marguerite Duras

L’esile filo della memoria (Il ritorno) dall’opera omonima di Lidia Beccaria Rolfi