Razzismi: retoriche e pratiche della discriminazione

Lunedì 30 settembre e martedì 1° ottobre 2019, presso l’Aula Magna del Dipartimento di Storia, Archeologia, Geografia, Arte e Spettacolo (SAGAS) dell’Università di Firenze, si terrà il convegno “Razzismi: retoriche e pratiche della discriminazione”.

L’iniziativa si svolge nell’ambito del progetto MSCA US-E AntiRacism.
Lunedì 30 settembre
14:30

Andrea Zorzi (Direttore del Dipartimento SAGAS)
Saluti

Maria Paiano (Università di Firenze)
Introduzione ai lavori

LINGUAGGI DELLA RAZZA
Presiede e discute gli interventi Marcello Verga (Università di Firenze)

Vincenzo Lavenia (Università di Bologna)
La razza prima del razzismo: a che punto è la riflessione degli storici

Fabio Dei (Università di Pisa)
Razzismo, neorazzismo, antirazzismo: categorie esplicative dell’azione sociale?

Maria Elena Giusti (Università di Firenze)
Il mito della razza ieri e oggi

Pausa

Valeria Galimi (Università di Firenze)
Razzismo e antisemitismo: forme, definizioni, caratteri

Stefano Bottoni (Università di Firenze)
Dal razzismo biologico all’ambivalenza geopolitica. La destra ungherese e gli ebrei nel lungo Novecento

Discussione

 

Martedì 1° ottobre
09:00

RELIGIONE E RAZZIALIZZAZIONE
Presiede e discute gli interventi Daniele Menozzi (Scuola Normale Superiore)

Riccardo Facchini (Università Europea di Roma, PhD)
Da Poitiers a Christchurch: le radici (neo)crociate dell’islamofobia

Cristiana Facchini (Università di Bologna)
Uno, nessuno, centomila: i volti dell’ebraismo tra religione, nazione e razzismo (1850-1930)

Arturo Marzano (Università di Pisa)
Il sionismo religioso e i rapporti con l’alterità araba in Israele/Palestina

Pausa

Matteo Caponi (Università di Firenze – Fordham University)
Cultura cattolica e razzismo antinero

Elena Mazzini (Università di Firenze, PhD)
Antisemitismi 3.0. Le rappresentazioni del pregiudizio nei siti dei cattolici tradizionalisti

Valentina Ciciliot (Ca’ Foscari Università di Venezia)
Neo-evangelicali statunitensi e razzismo: la posizione della rivista «Christianity Today»

Discussione

 

14:30

IL CASO ITALIANO
Presiede e discute gli interventi Tatiana Petrovich Njegosh (Università di Macerata)

Edoardo Marcello Barsotti (Fordham University, PhD)
Dalle “stirpi italiche” alle “razze antropologicamente considerate”: nazione, razza e razzialismo nel Risorgimento

Valeria Deplano (Università di Cagliari)
Uguali di fronte alla legge. Razzismi ed eredità coloniali nell’Italia repubblicana

Pausa

Silvana Patriarca (Fordham University)
Il colore della Repubblica: “razza” e italianità dopo il 1945

Stefano Luconi (Università di Padova)
Una razza bazzotta: gli italoamericani tra nerezza e bianchezza

Discussione e conclusioni

Comitato scientifico:
Matteo Caponi (Università di Firenze – Fordham University)
Maria Paiano (Università di Firenze)
Silvana Patriarca (Fordham University)

Contatti: convegnorazzismo2019@gmail.com




Leonardo da Vinci ‘genio italico’ del fascismo

Il 9 maggio 1939, nell’anniversario della nascita dell’Impero, si inaugurava a Milano la Mostra di Leonardo da Vinci e delle Invenzioni italiane, un evento che, nelle parole del Comitato organizzatore, avrebbe mostrato, «in forma al tempo stesso eletta e popolare, il vertice altissimo raggiunto dallo spirito italiano con Leonardo, in modo da esprimere nella mirabile opera dell’artista e dello scienziato del Rinascimento, i caratteri essenziali della spiritualità della stirpe che nel Fascismo si ricompongono ancora dopo molti secoli in forma unitaria».

Di fatto divenne uno degli show più propagandistici del regime, un’esposizione -per usare le parole di Roberto Longhi- «discutibile e discussa», che portò a una significativa strumentalizzazione e decontestualizzazione storica dell’artista.

L’ingresso alla mostra milanese su Leonardo del 1939

L’interpretazione di Leonardo quale genio della “stirpe italica”, da cui partiva una gloriosa linea di scienziati che culminava con Guglielmo Marconi, eroe dell’Italia autarchica di Mussolini, era già iniziata qualche anno prima: in questa direzione si allineò la mostra milanese, portando all’associazione della grande monografica sull’artista con una parallela esposizione, ovvero la seconda edizione della Mostra delle Invenzioni italiane, che trovò altisonante sede presso il Palazzo dell’Arte al Parco Sempione (ora della Triennale).

Già dall’inizio degli anni Trenta il fascismo aveva utilizzato sia le mostre d’arte antica italiana all’estero che le grandi esposizioni monografiche in patria, come palchi propagandistici, eventi collettivi ampiamente pubblicizzati con gli strumenti di comunicazione di massa (video dell’Istituto Luce, opuscoli turistici promozionali, comunicati radio) già sperimentati nella propaganda politica. Rispetto ad altre importanti esposizioni della seconda metà degli anni Trenta (come la mostra giottesca a Firenze del 1937), quella dedicata a Leonardo a Milano assunse tuttavia connotati ancor più particolari: Leonardo diventò l’antesignano dell’ “uomo nuovo” fascista, paragonabile allo stesso Duce.

I vari approfondimenti sugli studi di Leonardo dedicati all’architettura, all’ingegneria, all’anatomia, alla matematica diventarono tappe di un percorso espositivo incentrato sulla celebrazione del suo ruolo di pioniere nella cultura tecnico-scientifica italiana, secondo un’impostazione – cara al regime – per cui i protagonisti della storia della scienza erano visti come monumenti, isolati dal contesto in cui avevano operato. L’aspetto preponderante e più spettacolare fu la parte scientifica e tecnica dell’opera dell’artista, rappresentata da 200 modelli di macchine, talvolta anche in scala gigantesca e azionabili dal pubblico, realizzati grazie alla progressiva edizione dei manoscritti ma anche con una buona dose di interpretazione.

Tuttavia la mostra vedrà anche la presenza di numerosi dipinti e disegni originali di Leonardo, portando alla spoliazione di quasi ogni opera leonardesca presente nei musei italiani. Lo sforzo maggiore fu chiesto proprio alla soprintendenza fiorentina: il 1° maggio 1939 partirono da Firenze una trentina di casse con dipinti, disegni e sculture principalmente dalla Galleria degli Uffizi e dall’allora Regio Museo Nazionale del Bargello, comprese opere simbolo e delicatissime come l’Adorazione dei Magi e l’Annunciazione di Leonardo e il Battesimo del Verrocchio. Per quest’ultime, invano, il soprintendente Giovanni Poggi e il responsabile del Gabinetto Restauri Ugo Procacci richiesero un restauro preventivo «per poter sopportare un viaggio senza risentire danni».

In linea con la dialettica del regime, che da un lato promuoveva grandi eventi accentratori e dall’altro valorizzava le identità locali in senso di orgoglio municipalistico, anche a Vinci soffiò forte il vento della retorica fascista. Collegata alla mostra milanese, nel paese natale  fu organizzata un’esposizione di cimeli leonardeschi, inaugurata il 20 agosto 1939 dal ministro dell’Educazione Nazionale Giuseppe Bottai, che parlò dal balcone della casa del fascio. Pubblicizzato alla stregua di un “pellegrinaggio”, il tour vinciano prevedeva la visita ai luoghi dell’infanzia dell’artista, tra i quali la restaurata casa di Anchiano, oltre a fonte battesimale e la riproduzione di un documento di mano del nonno di Leonardo.

Una delle sale dedicate ai modelli leonardeschi nella mostra milanese del 1939

In quello stesso biennio 1938-1940 l’esaltazione di Leonardo divenne di fatto una moda e mania collettiva che fu cavalcata anche dalle frange più estreme del regime. A tal proposito ne «La Difesa della Razza» comparvero una serie di articoli a tema artistico dedicati proprio a Leonardo, dove la strumentalizzazione sciovinista si colorò anche di tinte antisemite e perversioni interpretative. Già nel 1938 era comparso il breve articolo Come Israele insudicia il genio di Leonardo, atto di accusa contro la nota interpretazione di Freud sul sogno raccontato da Leonardo riguardo al nibbio. Nel 1939, anche in riferimento alla mostra milanese, nella rubrica “la razza e l’arte” la polemica dei redattori si indirizzò verso La favola dell’europeismo e Leonardo italiano, ovvero verso la tendenza degli studi dalla seconda metà dell’Ottocento in poi, di scippare l’italianità dell’artista a discapito di una sovra-nazionalità europea. Nel 1940, in un climax ascendente di strumentalizzazione interpretativa, comparve un nuovo articolo dall’emblematico titolo Leonardo pittore razzista, dove venne presentata un’analisi del Cenacolo improntata alla presunta diligenza leonardiana nell’aver riprodotto nei volti degli apostoli caratteri somatici “biologicamente” ebraici.

Con l’entrata in guerra dell’Italia continuò l’utilizzo politico di Leonardo, protagonista, grazie all’interessamento del ministro della Cultura Popolare Alessandro Pavolini, di una leonardesca americana, organizzata dal Rockefeller Center nel Museum of Science and Industry di New York nel luglio 1940 con i modelli della mostra del 1939. Questi stessi modelli presero poi la via di Tokio, dove furono esposti – suscitando grande stupore – nel 1942, in piena guerra mondiale. Fu il loro ultimo viaggio: la nave che che dal Giappone li riportava in Italia fu colpita e affondata, in una sinistra e simbolica fine, per mano di quel conflitto così acclamato, della strumentalizzazione retorica di Leonardo come grande “genio italico”.

Articolo pubblicato nel settembre del 2019.




Grazie a Archivi della Resistenza, a Castelnuovo Magra la mostra “La strada, la lotta, l’amore” dedicata a Letizia Battaglia, Tano D’Amico e Uliano Lucas

Gli archivi della Resistenza ripartono con le attività autunnali con un’ importante iniziativa: la mostra a Castelnuovo Magra intitolata “La strada, la lotta, l’amore” dedicata a Letizia Battaglia, Tano D’Amico e Uliano Lucas che, nei sei ripidi piani della Torre che contiene la mostra, espongono una sessantina di scatti. I tre sono tra i principali fotografi italiani viventi, riconosciuti a livello internazionale, i quali, con la loro opera, raccontano anche un pezzo di storia italiana (e non solo): dalla stagione della contestazione studentesca, agli scioperi degli anni ’70, ai morti di mafia a Palermo, fino ai nostri giorni -migranti di ieri e di oggi- in una sorta di autobiografia della nazione, composta da chi sa guardare alla società italiana con occhi aperti, con curiosità antropologica, senza negare le contraddizioni ma sapendo anche cogliere l’umanità latente. Sabato 21 settembre alle ore 17.30 in Piazza Querciola a Castelnuovo Magra Letizia Battaglia, 84 anni straordinariamente portati, capelli a caschetto biondi, sigaretta (anzi sigarette, perché praticamente non smette mai di fumare) e caffè, incontra generosamente il pubblico, autografa i cataloghi (e la sua firma, enorme, che denota la sua preponderante personalità, è essa stessa un’opera d’arte), e parla a ruota libera.

Alla prima domanda sulla sua carriera, tranchant, risponde “Non ho fatto carriera, ma lavoro”. “Sono diventata me stessa a 37 anni con una macchina fotografica in mano. Allora ho potuto esprimermi, e sono diventata migliore, più ricca dentro”.

Poi la giornalista, non senza difficoltà, vita sui temi preferiti dalla fotografa e Letizia parte dalle bambine. “Ricerco bambine, perché nella mia infanzia a Trieste correvo nelle strade, libera; arrivata a Palermo, le condizioni erano culturalmente diverse e mi sono ritrovata reclusa. Ricerco le bambine per ritrovare i sogni di quella bambina di 10 anni che ero io, che voleva essere libera ma che venne rinchiusa in casa perché importunata a Palermo”.

Poi Letizia accenna al suo matrimonio a 16 anni, al fare la donna che tutti nel meridione si aspettavano che lei dovesse essere. Fino al coraggio di andare in analisi a cercare se stessa. E a trovarsi così con una macchina fotografica in Lombardia. Dopo un periodo a Milano, richiamata per lavoro a Palermo, si trova a fare la reporter per il giornale “L’ora” a fotografate per 19 anni la guerra mafia, con paura ma a testa alta, “costi quel che costi”.

Occuparsi di mafia a porta a interessarsi alla politica. Così racconta la sua esperienza come assessore nella Rete di Leoluca Orlando “questo è stato il periodo più bello della mia vita; là dove c’era stato lo scempio edilizio ho piantato i fiori, ho pulito dove c’era la spazzatura…Poi sono diventata deputato, e questo è stato il periodo peggiore della mia vita, perché tutto era stato già deciso, eravamo solo due donne, inutili e ci annoiavamo”.

Data la concomitanza di questo incontro con l’uscita nelle sale cinematografiche del film di Franco Maresco, premiato a Venezia, “La mafia non è più quella di una volta” il discorso scivola su di esso. Film sarcastico, feroce. “La mafia è veramente la cambiata: adesso profuma, parla inglese, fa studiare i figli in Svizzera, si dedica alla politica e muove capitali, mi chiedo come farei ora a fotografarla…

E quindi adesso di cosa si occupa? “Il progetto a cui sto lavorando ora è “Palermo nuda”: fotografo donne di ogni età nude, non sexy, non giovani, non belle. È una piccola lotta anche questa”.

In conclusione di incontro afferma “Vorrei donare il mio archivio, vorrei che restasse in Italia, anche se credo che il governo italiano non voglia acquisirlo, perché le mie foto raccontano lo schifio politico di questo paese, comprese 7 foto che ritraggono Andreotti con i mafiosi e che sono state utilizzate come prova al processo finito poi in prescrizione non in assoluzione!”.“e dopo che avrò donato l’archivio, mi comprerò una casetta vicina alla spiaggia e andrò al mare”.

Che cos’è una fotografia? In sé è solo un pezzo di carta sporco di inchiostro, ma se vampirizza un po’ di quella vita che imprime, allora diventa immagine, scrive nella prefazione al catalogo l’amico e collega Tano D’amico.




Anche a Siena, la presentazione del libro “La Chiave dello zucchero”

Mercoledì 25 settembre, alle ore 18, Le Stanze della Memoria, a Siena, ospitano la presentazione del volume di Giacomo Mameli “La chiave dello zucchero”, dopo gli appuntamenti di Firenze e Grosseto dei giorni precedenti.




A Pistoia la nuova edizione di “Scenari del XX secolo”

L’Istituto storico della Resistenza e dell’età contemporanea in provincia di Pistoia e la Provincia di Pistoia, con il sostegno della Fondazione Cassa di Risparmio di Pistoia e Pescia, hanno presentato il progetto Scenari del XX Secolo, quest’anno intitolato “Effetto ’68. Movimenti giovanili, cultura e politica in Italia e nel mondo“.

Il progetto si divide in un corso di formazione per docenti (totale di 18 ore formative riconosciute dal Miur, di cui 9 ore in classe) in programma a ottobre e in cinque incontri per studenti e una proiezione di un film rivolti alle scuole secondarie di secondo grado di tutta la provincia di Pistoia (due incontri sul ’68 e i restanti in occasione del Giorno della Memoria, Giorno del Ricordo, Giorno delle vittime delle stragi e del terrorismo; proiezione di un film in occasione della Festa di Liberazione).

Come già sperimentato nel corso dello scorso anno scolastico, il progetto prevede, per le classi interessate ad approfondire ulteriormente gli argomenti selezionati, la produzione di articoli, esperienze, recensioni e riflessioni. I docenti con le loro classi potranno chiedere consulenza ed eventuali incontri ai ricercatori dell’Istituto Storico della Resistenza, coordinatori dei vari incontri, per la preparazione dei materiali. Sul sito dedicato a “Scenari del XX Secolo ”, saranno condivisi le lezioni e i materiali prodotti, presentatati in una giornata finale di restituzione.

É possibile aderire solamente al corso di formazione o a singoli incontri.

In allegato il programma completo, la scheda di adesione al progetto da restituire a provincia.pistoia@postacert.toscana.it e la scheda di adesione al corso di formazione docenti da restituire a m.bruschi@provincia.pistoia.it




Carlo Azeglio Ciampi e il suo governo (1993-1994)

Venerdì 11 ottobre dalle ore 9.30 presso l’Aula Magna del Rettorato, piazza San Marco 4, Firenze, Convegno su “CARLO AZEGLIO CIAMPI E IL SUO GOVERNO 1993-1994. Centenario della nascita di Carlo Azeglio Ciampi 1920-2020”. Partecipano tra gli altri Giuliano Amato, Sabino Cassese e Valdo Spini.




L’America in riva all’Arno. A due secoli dall’istituzione del consolato degli Stati Uniti a Firenze (1819 – 2019)

Mercoledì 9 ottobre ore 16.00 – Convegno sul tema: “L’America in riva all’Arno. A due secoli dall’istituzione del consolato degli Stati Uniti a Firenze (1819 – 2019)”. Il convegno si colloca nel quadro del  bicentenario dell’istituzione del consolato degli Stati Uniti a Firenze per ricostruire e presentare alcuni aspetti e momenti significativi dei rapporti e degli scambi tra Firenze e gli Stati Uniti in ambito letterario, diplomatico e culturale in generale nel corso dell’Ottocento e del Novecento  con particolare riguardo alla donazione all’Università di Firenze della biblioteca di storia Nord Americana già dell’Usis. A cura di Stefano Luconi. Iniziativa organizzata presso la Fondazione Circolo Rosselli, Via degli Alfani 101r, 50121 Firenze.

 




Piero Calamandrei letterato

Sabato 28 settembre ore 9.30, Convegno su “Piero Calamandrei letterato”, presso la Sala Banti del Comune di Montemurlo. L’iniziativa è promossa dall’associazione nazionale combattenti di prato e dal comune di Montemurlo. Iniziativa a cura Fondazione Circolo Fratelli Rosselli.