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Iniziato “EDUCARE” il nuovo ciclo di presentazioni online della rete degli Istituti storici della Resistenza

Lunedì 14 Febbraio, alle 17.30, in diretta FB sulle pagine degli Istituti e sul Portale ToscanaNovecentosi è tenuta la presentazione del libro a cura di Stefano Bucciarelli “Maestri e allievi contro il fascismo, ETS 2021. L’incontro è il primo di questo ciclo del Progetto a cura dell’Istituto Storico Toscano della Resistenza e dell’Età Contemporanea, dedicato a “Educare” che vede collaborare in rete tutti gli Istituti della Regione. In particolare, questo primo incontro è stato curato dall’Istituto di Siena.

Hanno discusso con l’autore il Professor Paolo Pezzino, già ordinario di Storia Contemporanea all’Università di Pisa e attualmente Presidente dell’Istituto Nazionale Ferruccio Parri, e la Dottoressa Chiara Martinelli, Docente a contratto presso il dipartimento Forlilpsi  (Formazione, Lingue, Intercultura e Psicologia) dell’Università di Firenze per il “Laboratorio di gestione dati e analisi della documentazione storico-educativa”
Ha coordinato Riccardo Bardotti, ricercatore e responsabile per la didattica presso l’Istituto Storico della Resistenza Senese e dell’Età Contemporanea.

 Il libro tratta di alcune storie esemplari di docenti delle scuole superiori di Viareggio, Lucca e Pisa, che sono riusciti nel corso del fascismo a ritagliarsi spazi di autonomia, se non di vero proprio antifascismo, nel corso del loro insegnamento liceale e universitario.

Un esempio è quello di Luigi Del Bianco (la cui figura è stata tratteggiata da Luciano Luciani), prima studente e poi insegnante al liceo classico di Lucca, il quale insieme a pochi altri compagni partecipava ad un gruppo, che oggi chiameremmo di “autocoscienza” il cui animatore era Arturo Paoli, futuro sacerdote.

Altro caso è quello del preside Ernesto Guidi (la cui vicenda è stata ricostruita da Alda Fratello), di formazione crociana, fondatore del Liceo Vallisneri di Lucca che, nonostante a casa avesse moglie e figli, era talmente convinto dei suoi ideali che fu l’unico in tutta Lucca a non giurare fedeltà alla RSI. Subito dopo il suo rifiuto fu sollevato dall’incarico e mandato in Germania per 5 mesi come “lavoratore volontario”.

Il terzo personaggio su cui in questo volume ha scritto un saggio Giuseppe Berto Corbellini Andreotti, è il noto filologo Augusto Mancini, politico repubblicano, docente dell’Università di Pisa, amico di Giovanni Gentile. Mancini diventò il presidente del CLN di Lucca, e per questo fu arrestato e passò quattro mesi in carcere.

A Viareggio si segnala la vicenda di Giuseppe Del Freo (studiata da Stefano Bucciarelli), ufficialmente fascista ma con un passato di socialista e ardito del popolo che gli aveva procurato un arresto e un processo nel dopoguerra, dal quale era uscito assolto. Fu sottoposto a provvedimento disciplinare all’inizio degli anni ’30, dal quale uscì indenne grazie al suo prestigio di insegnante e all’appoggio del Preside, fra l’altro fascistissimo, Giannarelli, nonostante i rapporti molto negativi dell’autorità di P.S.

Infine Stefano Sodi ha offerto alcuni medaglioni biografici di professori fascisti e antifascisti del Liceo Galilei di Pisa e di alcuni studenti che dopo l’8 settembre si unirono alla Resistenza e pagarono con la vita questo loro impegno.

Silvia Quintilia Angelini ricostruisce le vicende poco note della scuola elementare per i bambini ebrei espulsi dalla scuola pubblica a seguito delle leggi razziali istituita a Viareggio e attiva fino al 1943, quando con l’occupazione tedesca la maestra e gli allievi furono deportati in Germania dalla quale non fecero ritorno.

In conclusione, dopo l’attenta lettura del volume che hanno fatto i due presentatori, Chiara Martinelli e Paolo Pezzino, Stefano Bucciarelli ha convenuto che queste storie di vita, caratterizzate da una scelta prudentemente afascista che dopo l’8 settembre diventò apertamente antifascista, non possono tuttavia confermare una vulgata superficiale secondo la quale la scuola e la cultura italiana rimasero fondamentalmente impermeabili al fascismo.

E’ evidente che margini di autonomia, sia pure prudentemente dissimulati, sono testimoniati soprattutto nei licei, mentre molto poco sappiamo degli istituti tecnici e professionali, dove sembra che l’adesione alle linee guida emanate dal regime sia stata più massiccia, per non parlare delle scuole elementari dove fu imposto dal regime un testo unico di Stato.




Contest “Next Generation Florence 2022: gioventù ribelle” Anno scolastico 2021/2022 per le scuole fiorentine

L’Istituto Storico Toscano della Resistenza e dell’Età contemporanea (ISRT), nell’ambito dell’attività culturale triennale sostenuta dal Comune di Firenze e in collaborazione con MAD – Murate Art District bandisce, per l’anno scolastico 2021/2022, la seconda edizione del contest Generation Florence 2020, denominato

Next Generation Florence 2022: gioventù ribelle

rivolto alle/gli studenti delle scuole secondarie di secondo grado del Comune di Firenze,  frequentanti regolarmente le classi quarte e quinte.

ALLEGATI per partecipazione al bando sulla pagina del Contest sul sito ISRT

Bando

Art. 1 Finalità

Alla vigilia delle celebrazioni dell’ottantesimo anniversario della Liberazione, l’ISRT invita le/gli studentesse/i a diventare protagoniste/i di una rinnovata narrazione sulla Resistenza quale snodo identitario della città di Firenze. Obiettivo del contest è quello di creare un percorso entro il quale le/i partecipanti possano esprimere le loro riflessioni, sensazioni o vissuto su una tematica relativa ad avvenimenti sviluppatisi in un contesto e in un tempo distante dalla loro realtà, ma che mostrano affinità con la contemporaneità da loro vissuta. In tal senso, i seminari proposti saranno volti a indirizzare una riflessione personale e collettiva sul tema perno del contest.

Il concorso intende così promuovere un avvicinamento alla storia contemporanea e, nello specifico, alla storia di Firenze nella Resistenza; ulteriore obiettivo del progetto è, dunque, la promozione della creatività e del protagonismo intellettuale e artistico delle/gli studentesse/i coinvolte/i, che saranno chiamate/i ad agire attraverso una nuova forma di interazione culturale declinata mediante forme e linguaggi per loro di uso quotidiano.

Altro obiettivo del concorso è porre in contatto le/gli studentesse/i con  realtà culturali presenti sul territorio fiorentino, che si contraddistinguono per il loro elevato profilo culturale e professionale.

Art. 2 Destinatari

È ammesso a partecipare al contest chi frequenta le classi quarte e quinte di una delle scuole secondarie di secondo grado con sede nel Comune di Firenze. La partecipazione è individuale, libera e non vincolata all’appartenenza ad un corso di studi specifico.

Art. 3 Tematica di sviluppo degli elaborati

L’opera prodotta dai partecipanti dovrà essere sviluppata all’interno del tema proposto. L’aderenza al tema è vincolante per la partecipazione al concorso:

Resistenze/esistenze:   Resistenza nella sua dimensione rinnovata e ampliata di esistenze giovani, fra scelte difficili e lotte per un mondo in cambiamento.

Art. 4 Categorie

Le/i partecipanti potranno restituire la propria visione della tematica oggetto del contest attraverso l’uso di uno dei seguenti linguaggi:

Narrativa: saggio, racconto o intervista (anche fittizia). Le/I partecipanti potranno presentare un solo elaborato di loro produzione, in formato digitale, scritto in lingua italiana e rigorosamente inedito. La lunghezza del testo non dovrà superare le 12.000 battute, note e spazi compresi, e sarà accompagnato da una Guida alla lettura di un massimo di 2.000 battute, note e spazi compresi.

Fotografia: le/i partecipanti potranno presentare un book, in formato digitale, con un minimo di 5 e un massimo di 10 fotografie di loro produzione, rigorosamente inedite, accompagnate da una Guida alla lettura di un massimo di 2.000 battute, note e spazi compresi.

Art. 5 Percorso formativo

È previsto un percorso formativo, composto di seminari e incontri online, volto a stimolare riflessioni e approfondimenti sulla tematica oggetto del presente e/o sui linguaggi espressivi indicati all’Art. 4 Categorie del presente bando.

Gli incontri saranno svolti online nel periodo compreso fra i mesi di marzo e maggio e saranno così organizzati:

  • n. 2 seminari, che verteranno su Scelte e sui Luoghi della Resistenza, a cura dell’ISRT;
  • n. 1 workshop e/o consulenza, che verterà su Tecniche narrative;
  • n. 1 workshop e/o consulenza, che verterà su Linguaggio delle immagini;
  • n. 1 incontro, che verterà su Scelte e percorsi della Creatività, a cura della direttrice del MAD – Murate Art District dott.ssa Valentina Gensini, con l’eventuale partecipazione di artiste/i in residenza presso il MAD.

Per maggiori info e dettagli su orari e temi si rimanda all’All. 4 – Percorso formativo e al sito www.istoresistenzatoscana.it.

L’ISRT rilascerà un attestato di partecipazione per gli incontri seguiti.

Le/i partecipanti sono invitati a frequentare il percorso formativo; tuttavia l’adesione al percorso non è vincolante per la partecipazione al contest.

Il numero minimo di iscritti utili per l’attivazione dei workshop è di 10 partecipanti.

Art. 6 Premiazione        

La premiazione dei primi, secondi e terzi classificati di ogni categoria avverrà presso MAD – Murate Art District in data da concordare, nel mese di ottobre 2022; qualora non fosse possibile, verrà effettuata online. Contestualmente, le opere vincitrici saranno esposte presso il MAD – Murate Art District in occasione della premiazione.

Il riconoscimento corrisposto per i primi tre classificati è di tipo culturale.

Art. 7 Premi

I premi sono così suddivisi:

1° classificata/o

Categoria Narrativa: workshop organizzato in collaborazione con La Scuola di Editoria

Categoria Fotografia: n. 1 buono iscrizione corso/workshop del valore di 100€ in collaborazione con l’Associazione culturale Deaphoto

2° classificate/i

n.1 abbonamento non nominale, di 5 ingressi, presso il cinema Spazio Alfieri

3° classificate/i:

n.1 buono spesa per l’acquisto di libri da spendere nella Libreria Claudiana o nella Libreria Florida

Art. 8 Iscrizione

L’iscrizione al contest prevede la compilazione digitale (PDF compilabile) del modulo di partecipazione (Allegato 1), nel quale andranno riportati:

  • Nominativo
  • Età
  • Scuola di appartenenza
  • Categoria scelta
  • Eventuale adesione al percorso formativo (workshop e/o seminari).

Il file andrà poi rinominato: Categoria_CognomePrimaLetteraNome_Allnumero.pdf, dove la categoria è codificata in Narrativa e Fotografia (es. Narrativa_RossiG_All1.pdf).

Verrà inoltrata una mail di conferma di avvenuta iscrizione.

L’iscrizione, gratuita, deve pervenire all’ISRT tassativamente entro il 10 marzo 2022, pena l’esclusione dal contest.

Il modulo di partecipazione al concorso e al percorso formativo dovrà essere inoltrato al seguente indirizzo e-mail: nextgenerationflorence@gmail.com.

Art. 9 Comunicazione e esperienze condivise

I/le partecipanti sono invitati/e a condividere riflessioni e fasi del processo creativo sulla pagina Facebook dell’ISRT, attraverso tag e hashtag relativi all’ISRT e al concorso stesso (@istoresistenzatoscana, #isrt, #nextgf2022, #nextgenerationflorence) e agli enti che collaborano al contest, al fine di creare una piazza virtuale nella quale poter entrare in contatto con gli altri/e partecipanti.

La condivisione di riflessioni e fasi del lavoro non è obbligatorianon è vincolante per la partecipazione al concorso e non verrà esaminata ai fini della valutazione finale.

Art. 10 Invio elaborati

Gli elaborati, corredati di modulistica predisposta (Allegato 2 e  Allegato 3 – Guida alla lettura), dovranno essere inoltrati tassativamente entro il 15 giugno 2022, pena l’esclusione dal contest, tramite invio per posta elettronica all’indirizzo nextgenerationflorence@gmail.com.

Gli allegati andranno rinominati:

Categoria_CognomePrimaLetteraNome_Allnumero.pdf

(es. Narrativa_VerdiM_All.2.pdf)

l’elaborato:

Categoria_CognomePrimaLetteraNome_Titolo 

(es. Narrativa_VerdiM_Il mio lavoro).

I file inviati che peseranno più di 25 MB, potranno essere inviati attraverso la piattaforma WeTransfer (wetransfer.com).

Verrà inoltrata una mail di conferma di avvenuta iscrizione.

Se all’atto di presentazione della modulistica il partecipante risulterà minorenne, sarà necessaria e obbligatoria anche la firma di un genitore o tutore.

Le opere partecipanti al contest non saranno restituite.

Art. 11  Collaborazioni

Il concorso è frutto della collaborazione fra l’ISRT e il MAD – Murate Art District (www.murateartdistrict.it/) e La Scuola di Editoria (lascuoladieditoria.net/) relativamente alla giuria, all’organizzazione del percorso formativo e all’elargizione dei premi;  l’Associazione culturale Deaphoto. Didattica e Progettazione fotografica (www.deaphoto.it), lo Spazio Alfieri (www.spazioalfieri.it/), la Libreria Florida (www.libreriaflorida.it/) e Libreria Claudiana (www.claudiana.it/pagina/libreria-di-firenze-1.html) relativamente all’elargizione dei premi.

Art. 12 Selezione

La giuria è composta da esperti e da rappresentanti degli enti coinvolti nel progetto, con una collaborazione a titolo gratuito. La giuria dovrà individuare i vincitori assoluti di ogni sezione e i secondi e terzi classificati. Le valutazioni della giuria saranno insindacabili.

Art. 13 Pubblicazione bando e comunicazioni

La segreteria organizzativa è curata da:

Istituto Storico Toscano della Resistenza e dell’Età contemporanea

Indirizzo:            via G. Carducci 5/37, 50121 Firenze

Telefono:           +39 3393476715

Sito:                    www.istoresistenzatoscana.it

E-mail:               nextgenerationflorence@gmail.com

Orari:                  lunedì al venerdì dalle ore 9:30 – 13:00

Il bando, le informazioni e le comunicazioni relative al concorso sono resi pubblici nel sito indicato, nella sezione Didattica.

La modulistica, la richiesta di informazioni e le comunicazioni avverranno attraverso l’indirizzo e-mail indicato.

Art. 14 Trattamento dei dati personali

Tutti i dati personali saranno trattati conformemente al Regolamento UE 2016/679 (GDPR) e alla normativa italiana in materia dei dati personali e saranno utilizzati solo per quanto attiene il concorso e le attività collegate, come enunciate nel presente bando. I dati raccolti non verranno comunicati o diffusi a terzi per finalità diverse da quelle del concorso e dalle iniziative di cui all’art. 5, art.8 e art.10.

Art. 15 Accettazione bando 

La partecipazione al concorso comporta accettazione incondizionata del presente Bando. La non accettazione anche di una sola di queste clausole annulla la partecipazione al concorso.




Presentazione della ristampa del volume “A cena col colonnello” di Elettra Giaconi

Sabato 19 febbraio alle ore 17, per il ciclo “Leggere raccontare incontrarsi”, presentazione della ristampa del volume “A cena col colonnello”, in cui Elettra Giaconi, già docente presso il Liceo scientifico “Amedeo Duca d’Aosta” di Pistoia e scomparsa nel marzo 2020, ripercorre gli anni della seconda guerra mondiale, trascorsi sulla montagna pistoiese.

Interventi di:

Telesforo Berardi (presidente Caript)

Anna Agostini, Maria Camilla Pagnini e Sonia Soldani (vicepresidente Isrpt)




Diretta streaming di “Maestri e allievi contro il fascismo”




Le sigaraie della Manifattura Tabacchi di Lucca

La storia della Manifattura Tabacchi lucchese inizia nel 1809, quando, in conseguenza ad un accordo stipulato tra Napoleone Bonaparte e il cognato Felice Baciocchi venne istituita una Regia Imperiale, alla quale venne affidata la gestione del tabacco. Con la caduta di Napoleone la Regia fu soppressa e la dominazione austriaca, subentrata dopo la caduta, prese importanti provvedimenti riguardanti la lavorazione del tabacco. In particolare il tenente colonnello Werkelein, istituì nel luglio 1815 l’Amministrazione dei Sali e dei Tabacchi facendo trasferire la Manifattura negli edifici della Cittadella, un luogo strategico perché punto di passaggio ma soprattutto zona ben fornita di acqua molto utile all’opificio per la lavorazione del tabacco.
Per ben due secoli la Cittadella rimase la sede della Manifattura. Durante il governo ducale borbonico, la Regalia del sale e del tabacco venne data in appalto per nove anni (dal 1838 al 1847) alla Società Bandini Levi & C. Prima della scadenza la concessione passò nel 1843 alla Società Bandini Piatti & Marianelli che la conservò fino al 1847. In quell’anno il Ducato di Lucca fu annesso al Granducato di Toscana e con un trattato tra i due governi l’azienda lucchese confluì con quella granducale finché gradualmente la lavorazione del tabacco non venne definitivamente spostata a Lucca. Nell’ottobre del 1858 la Regalia fu attribuita per altri nove anni alla Società Fenzi; anche in questo caso la concessione Fenzi cessò in anticipo perché già nel 1860 si stabilì una nuova gestione per mezzo di un accordo tra il regio governo piemontese e il governo toscano. Nel 1861 la Manifattura di Lucca era una delle quattro attive in Toscana con quelle di Firenze, di Massa Carrara e di Capraia (le ultime due cessate nel 1865). Nel 1865 la Regia Azienda della Manifattura dei Tabacchi entrò nella sfera di controllo del Ministero delle Finanze.

Fronte della Manifattura Tabacchi sul piazzale Verdi, Lucca 1924 (Archivio Fotografico Lucchese)

Fronte della Manifattura Tabacchi sul piazzale Verdi, Lucca 1924 (Archivio Fotografico Lucchese)

Il processo produttivo in gran parte manuale richiedeva un notevole impiego di manodopera. Già all’indomani dell’Unità d’Italia l’organico della Manifattura era composto da ben 500 sigaraie cottimanti [1]. Nel contesto economico lucchese di fine Ottocento stavano gradualmente prendendo forma modeste iniziative industriali e imprenditoriali, soprattutto nel settore tessile e cartario [2], ma la fabbrica più importante del comune era senza dubbio la Manifattura Tabacchi che già da tempo era una realtà avviata e in netta espansione. Nel 1878 la massa operaia contava in totale 1490 operai di cui 1380 donne e 110 uomini [3]. Ben presto si rese dunque necessario ampliare gli spazi; nel 1892 infatti l’opificio venne accorpato al vicino convento di San Domenico, acquistato dal Ministero delle Finanze [4]: “all’interno dell’ex monastero furono realizzati gli uffici, il refettorio e i servizi generali e, contestualmente, l’ingresso principale della manifattura fu dislocata da via dei Tabacchi a via Vittorio Emanuele [5].” Con la cessione completa del convento la massa operaia aumentò ulteriormente: “a cavallo del nuovo secolo conterà oltre il 10% degli addetti del settore Tabacchi di tutta Italia. […] Nel 1911, raggiunse le 3.050 unità”[6]. A seguito dell’ultimo ampliamento su Piazzale Verdi avvenuto nel 1924 [7], la Manifattura assunse il suo assetto definitivo.

Quella della Manifattura Tabacchi è anche e soprattutto una storia di donne, infatti il cuore pulsante della forza lavoro era costituito dalle sigaraie. La lavorazione del sigaro era un’abilità tutta manuale; le mani delle donne si prestavano meglio alle due operazioni principali del processo produttivo: la scostolatura e la formazione vera e propria del sigaro. La scostolatura era un’operazione eseguita da sigaraie esperte e che consisteva nel privare la foglia della nervatura centrale distinguendo i lembi integri da usare come fasce esterne del sigaro dai lembi laceri e grossolani da utilizzare come ripieni. Le sigaraie incaricate della formazione del sigaro partivano invece dalla foglia da fascia che rappresentava la parte esterna del sigaro. Bagnavano le dita nella ciotola contenente la colla di mais, stendevano la foglia sulla tavoletta di legno e con il coltello delineavano la forma della fascia del sigaro. Poi prendevano i filamenti di tabacco fermentato (ovvero il ripieno), verificavano che il quantitativo fosse giusto, lo “pettinavano” e lo mettevano sulla tavoletta. A questo punto cominciavano ad arrotolare il sigaro in modo da dargli la giusta forma e consistenza. La grande abilità della sigaraia stava proprio nello scegliere il quantitativo giusto di ripieno e nell’arrotolare il tutto con perfetta precisione. Il sigaro finito veniva spuntato alle estremità e allineato con gli altri su una misurina di controllo, che serviva appunto per conferirgli la giusta misura.

Immagine esemplificativa di sigaraie al banco di lavoro, Lucca 1928

Immagine esemplificativa di sigaraie al banco di lavoro, Lucca 1928

Grazie alle fonti conservate in Archivio di Stato di Lucca e in particolare alle schede matricolari, sono riuscita ad analizzare più approfonditamente la carriera lavorativa delle operaie. Nello specifico ho consultato 1000 schede delle operaie cottimanti e 500 schede delle operaie temporanee. Con i dati ricavati dalle 1000 schede ho creato un database che mi ha permesso di ottenere numerose considerazioni. Ad esempio che nel periodo 1849-1884 l’età media di entrata in Manifattura era pari a 19,2 anni. Ho rilevato che la durata media del rapporto lavorativo era pari a 28,2 anni e l’età media della fine del rapporto lavorativo pari invece a 48 anni. Per quanto riguarda il luogo di nascita la maggioranza delle donne proveniva da Lucca. Abitando in centro erano ovviamente più facilitate a raggiungere in breve tempo il posto di lavoro, sono presenti però anche donne nate nelle frazioni di Lucca, nate in comuni vicini, in altre città toscane o addirittura fuori regione [8]. Può sembrare strana la presenza di donne nate in luoghi così lontani da Lucca, ma il motivo principale è da ritrovare nel trasferimento avvenuto durante la carriera lavorativa. Tra le cause del trasferimento, oltre ai motivi familiari, probabilmente vi erano anche motivazioni legate ad esigenze produttive; quindi laddove era necessario aumentare la produzione e mancava manodopera si trasferivano operaie di altre Manifatture dove se ne aveva più bisogno. Tra i motivi ricorrenti per la fine del rapporto lavorativo troviamo il collocamento a riposo, il decesso, la radiazione, il pensionamento, il passaggio allo stato di valetudinarietà, il trasferimento, il licenziamento e il cancellamento dai ruoli [9].

Per l’indagine sulle schede matricolari delle operaie temporanee ho attuato la stessa strategia del database per raccogliere più informazioni possibili. In totale le schede catalogate sono 500 e ricoprono un periodo compreso tra il 1925 e il 1937. Anche in questo caso ho calcolato l’età media di entrata che era pari 21,9 anni.
Ho analizzato poi la provenienza [10], a quante operaie veniva rinnovato il contratto e per quante volte nel corso della carriera lavorativa. Quando non veniva rinnovato il contratto i motivi potevano essere vari: il cancellamento dai ruoli, il licenziamento, la radiazione, il collocamento a riposo, il trasferimento o il decesso [11]. Con la data di assunzione e la data di fine rapporto riportata sulle schede ho calcolato la durata dei rapporti lavorativi delle operaie e la media che ne è venuta fuori è di 4,21 anni. Una volta ricavata la durata del rapporto lavorativo di ogni operaia l’ho sommata all’età al momento dell’assunzione per ricavarne l’età di uscita dalla Manifattura, la cui media era di 29,7 anni. Un’altra motivazione per il mancato rinnovo del contratto era il passaggio alla categoria delle operaie permanenti. Le operaie passate a tale categoria sono in totale 386 e l’età media al momento del passaggio è di 27,3 anni.

Entrando nel vivo della vita fabbrica è necessario mettere in evidenza gli aspetti negativi del lavoro in Manifattura, ovvero la disciplina, il problema delle malattie e delle condizioni igienico-sanitarie dell’opificio.

L’essere dipendenti dello Stato si traduceva per le sigaraie in una rigida disciplina e controlli particolarmente severi. Ad assicurare questo sistema di regole, vi era all’interno delle Manifatture un complesso sistema di sorveglianza strutturato gerarchicamente. [12] Per esaminare l’aspetto disciplinare mi sono avvalsa principalmente della sezione relativa alle punizioni delle 1000 schede matricolari delle operaie cottimanti. In questa parte venivano riportati i provvedimenti disciplinari a carico dell’operaia, le date, i periodi di sospensione e le motivazioni dei provvedimenti. Per organizzare al meglio il mio lavoro ho inserito tutti i provvedimenti disciplinari di ogni scheda su un database per poi suddividerli in base alle motivazioni e vedere in termini numerici quanti provvedimenti ha avuto ogni operaia nel corso della carriera lavorativa. La sospensione per frazioni di giornate aveva ovviamente come effetto immediato la sospensione della paga. Ho distinto tra motivazioni riguardanti errori commessi sul lavoro e motivazioni legate alla cattiva disciplina delle operaie. Nei primi casi si ritrovano ad esempio le sospensioni per “reperimento di un capello in un sigaro”, per “cattivo lavoro”, per “consegna sigari in meno”, “per presenza di scarti, ritagli e spuntature nel sigaro” “per sigari mal confezionati”, “per aver bagnato la foglia”. Nei secondi casi invece sono comuni le sospensioni per “insubordinazione”, “discussione con una compagna”, “turpiloquio”, “mancanza di rispetto ad un superiore”, “commercio illecito”, aver “lavorato oltre l’orario”, aver “mangiato al proprio posto”, “poca pulizia del posto di lavoro”, “cattiva condotta”, “assenza arbitraria,” “appropriazione illecita di materiale”, aver “introdotto bevande in laboratorio” (spesso infatti si introducevano anche sostanze alcoliche a scopo di lucro).
Riguardo alla questione delle malattie, la vita in fabbrica sia per i ritmi lavorativi sia per l’ambiente malsano aveva sulle operaie gravi conseguenze fisiche. L’esposizione continua per un tempo prolungato alle esalazioni del tabacco causava alterazioni della funzione respiratoria e, come hanno messo in evidenza alcuni studiosi, effetti dannosi sull’apparato genitale femminile, provocando alterazioni del ciclo mestruale, disturbi durante la gravidanza ed anche un alto numero di aborti. Un lavoro dunque non privo di rischi e a preoccupare di più erano sicuramente le condizioni igieniche degli stabilimenti: ambienti chiusi, mal areati e pieni di esalazioni tossiche delle foglie di tabacco. Infatti le foglie dovevano essere mantenute umide, ma fermentando emettevano nicotina che andava direttamente sugli occhi e nei polmoni, producendo così indebolimento alla vista e malattie polmonari di ogni genere. Sul problema della nocività, nel 1904, fu avviata un’inchiesta in tutte le Manifatture di Italia, diretta da Angelo Celli, uno dei più illustri patologi e studiosi di igiene sociale dell’epoca. L’obiettivo dell’indagine statistica era quello di raccogliere più notizie possibili per giudicare la salubrità o meno degli opifici e le condizioni sanitarie del personale operaio. Proprio nella Manifattura Tabacchi di Lucca si registravano le punte più alte di malattie alle vie respiratorie. Nonostante l’inchiesta mettesse in luce moltissime malattie riscontrate nelle lavoratrici, queste non venivano collegate al lavoro stesso, ma riferite ad una serie di fattori esterni come le abitazioni malsane, la scarsa igiene e l’alimentazione insufficiente, arrivando dunque alla conclusione che la lavorazione del tabacco così come veniva svolta nelle Manifatture dello Stato non era dannosa né per le operaie né per la loro prole [13]. La realtà era ben diversa e benché l’inchiesta rimanga la principale fonte di informazioni sulle condizioni di salute delle operaie non è molto oggettiva, visto che si cerca in tutti modi di trovare giustificazioni per mettere lo Stato al sicuro da ogni responsabilità.
Tra gli aspetti positivi del lavoro in Manifattura troviamo invece l’orario di lavoro, i salari elevati e l’introduzione della sala di allattamento.
Il regolamento statale del 1904 stabiliva l’orario di lavoro a 7 ore con ben un’ora di riposo. Nelle industrie private la giornata lavorativa era di 12 ore o più al giorno. Per una manodopera prevalentemente femminile questo era un privilegio, l’orario breve permetteva alle donne di poter dedicare più tempo alla casa e alla famiglia, un’opportunità sconosciuta alle operaie delle industrie private. A questo proposito, grazie ai dati forniti dalla Prefettura di Lucca al Direttore della Manifattura Tabacchi e conservati in Archivio di Stato, ho potuto confrontare gli orari dei più importanti stabilimenti della Provincia e osservare che effettivamente, nonostante l’introduzione dal 1908 di un’ora aggiuntiva straordinaria, l’orario di lavoro delle sigaraie era comunque inferiore rispetto alle operaie tessili della zona [14]. Anche per quanto riguarda la questione delle retribuzioni emerge chiaramente la condizione privilegiata di questa classe operaia, sicuramente favorita rispetto alla manodopera femminile dell’industria privata ma comunque pur sempre sfavorita rispetto al guadagno medio degli operai uomini impiegati negli stessi stabilimenti. Infatti nel periodo 1908-1914 la media di guadagno per le sigaraie era pari a £2,47 mentre per gli operai era pari a £5 [15].
Tenendo presente appunto che il salario di una sigaraia era a cottimo e che per raggiungerlo era necessario produrre dagli 800 ai 1200 sigari al giorno, è facile comprendere come la qualità della foglia del tabacco influenzasse la retribuzione: se la foglia era scadente, il lavoro era rallentato e di conseguenza il salario diminuiva. I cottimi poi si diversificano da manifattura a manifattura, perché il Ministero riteneva che il costo della vita fosse diverso da città a città. Proprio il tema della parificazione dei cottimi sarà alla base dello scoppio dello sciopero nazionale del 1914.
Il guadagno medio delle operaie, per quanto misero ed inferiore al salario maschile, era comunque superiore alla maggior parte delle fabbriche private della provincia. Dalle Riservate del Direttore del 1908 conservate in Archivio di Stato, emergono informazioni circa i salari delle più importanti fabbriche della zona. Furono richieste direttamente dalla Direzione Generale con lo scopo di dimostrare alle operaie della Manifattura che la loro fosse una condizione privilegiata e le rimostranze per l’aumento salariale fossero del tutto illegittime [16].
Nel 1915 venne inaugurata una sala di allattamento, con lo scopo di agevolare le madri che lavoravano in Manifattura. Il personale femminile addetto alla sala era composto da una Sopraintendente, inservienti e custodi che si occupavano dei bambini e avvertivano l’operaia ogni volta che il bambino necessitava di essere allattato. Furono dunque le operaie delle Manifatture Tabacchi che per prime si fecero portavoce dei problemi legati alla maternità. Avevano ottenuto la possibilità di tenere vicini a sé i propri figli in un luogo sicuro mentre erano impegnate al lavoro. Si rispettava il fatto che fossero lavoratrici ma anche madri, dando loro il diritto ad assentarsi dal lavoro per recarsi nelle sale ed allattare i propri bambini senza nessuna diminuzione dello stipendio.
Non mancarono le rimostranze ed episodi di conflittualità. Le giovani operaie della Manifattura Tabacchi di Lucca costituivano il nucleo più combattivo della fabbrica e furono sempre in prima linea nelle lotte contro la Direzione. Grazie alle fonti provenienti dall’Archivio storico comunale ho potuto ripercorrere i primi malcontenti del periodo 1878-1897. Sul finire dell’Ottocento le sigaraie erano ormai una parte importante della classe operaia organizzata, si presentavano dotate di una lunga esperienza e di una crescente capacità nell’affrontare i loro problemi per la soluzione dei quali avrebbero dovuto negli anni successivi affrontare lunghe lotte. I numerosi ritagli di giornali, come il giornale socialista “La Sementa” e il quotidiano di ispirazione cattolica “L’Esare” conservati tra le Riservate del Direttore sono stati utili per ricostruire gli scontri del 1906-1907, lo sciopero del 1909, lo sciopero del 1912 e lo sciopero generale del 1914. Le motivazioni alla base delle lamentele delle operaie si ripresentavano nel corso degli anni senza trovare mai una vera risoluzione; tra queste troviamo la disciplina rigida, la cattiva qualità della foglia, la nocività del lavoro e la richiesta di un aumento salariale. Quello che ne viene fuori è dunque una classe lavoratrice capace di protestare contro la Direzione quando l’esasperazione del ritmo lavorativo diventava inaccettabile e quando le promesse di un miglioramento non venivano mantenute. Ecco perché anche nello sciopero nazionale delle Manifatture Tabacchi del 1914 furono proprio le sigaraie di Lucca ad essere numericamente le più coinvolte (circa 2500) e le ultime ad arrendersi.

Questo articolo è tratto dalla tesi di laurea magistrale in Storia e Civiltà intitolata “Vita di fabbrica delle sigaraie lucchesi tra ‘800 e ‘900” discussa nell’a.a 2020/2021 presso l’Università di Pisa




Raccontare l’Italia, il mondo e le loro storie” presentazione on line della rivista “Il de Martino”

La redazione web della rivista “Il de Martino” presenta:
“Raccontare l’Italia, il mondo e le loro storie”
presentazione on line della rivista “Il de Martino”
Intervengono:
FABIO DEI
GABRIELLA GRIBAUDI
IGIABA SCEGO
Modera: ALESSANDRO CASELLATO
17 febbraio ore 18,30
Seguite la diretta sul nostro canale facebook!




Conferenza su Carmen Martín Gaite

Il 15 febbraio, martedì, alle ore 16.30, Donatella Pini dell’Università di Padova parlerà di Carmen Martín Gaite, scrittrice di lingua spagnola che si inserisce nel ciclo Il genio femminile in Europa. Scrittrici e poetesse del Novecento a cura dell’Accademia La Colombaria.




Un nuovo sito web e una rete di associazioni per riscoprire i luoghi dimenticati di chi si oppose allo squadrismo fascista.

È da oggi disponibile sul web un nuovo portale dedicato ai luoghi del primo antifascismo. Il sito www.primoantifascismo.org offre una porta di accesso alla storia di 100 anni fa e alla comprensione di fenomeni fondamentali come lo squadrismo e l’antifascismo.

Tra 1920 e 1922 lo squadrismo fascista seminò lutti e distruzioni nei nostri territori, avviando un clima di violenza che lasciò numerose vittime tra chi si oppose alla prepotenza fascista. Sono numerose le vie e le lapidi che ricordano questi primi antifascisti, di cui spesso però si è persa la memoria. Ora un’ampia rete di associazioni e istituti storici ha deciso di unire le forze per riscoprire questa storia, avviando una collaborazione che ha lo scopo di arrivare al prossimo 28 ottobre 2022, centenario della marcia su Roma, con una nutrita serie di eventi che aiutino i cittadini a capire cosa fu e come fu possibile lo squadrismo fascista.

Da La Spezia a Pisa, passando per Massa, Lucca e Livorno, le ANPI, le ANPPIA e gli Istituti storici della Resistenza hanno deciso di costruire insieme un nuovo strumento per studiare il fascismo, rinforzando al tempo stesso una rete che ha come finalità la promozione dell’antifascismo. Il sito www.primoantifascismo.org è il punto di riferimento pubblico di questa rete, un sito costantemente aggiornato in cui è possibile scoprire i primi antifascisti, visitare virtualmente i luoghi ad essi dedicati, trovare le cronologie e i riferimenti bibliografici per approfondire una parte della nostra storia fondamentale per capire il Novecento e le sue caratteristiche sociali e politiche.

Per info: segreteria@bfs.it

Cell. 3311179799

 

Enti e associazioni partecipanti al progetto:

ANPI provincia di Livorno
ANPI provincia di Pisa
ANPI di Lari
ANPI sezione Gino Lombardi di Pietrasanta
ANPPIA di Livorno
ANPPIA di Pisa
Archivi della Resistenza – Circolo Edoardo Bassignani di Fosdinovo (MS)
Centro Filippo Buonarroti Toscana
BFS-ISSORECO di Pisa
ISRA di Massa Carrara
ISREC di Lucca
ISTORECO di Livorno
ISR di La Spezia
ISRT di Firenze