“In fuga e in cerca di Lavoro” | 30 aprile, Roccatederighi

 

Alle 18, Centro civico di Roccatederighi
“In fuga e in cerca di Lavoro”

Con:

FRANCESCO LIMATOLA | Sindaco di Roccastrada

GIULIO BALOCCHI | Anpi Roccastrada

LUCIA FERRARI | giornalista | Immigrazione, accoglienza ed integrazione

A seguire:

PROIEZIONE DOCUMENTARIO Storie portate dal vento e dal mare (produzione Isgrec/Coeso – Sds, 2019).

– Sds FABRIZIO BOLDRINI




Storia essenziale dell’Italia repubblicana. Lectio del prof. Guido Formigoni

Nel contesto del 76° anniversario della Repubblica, il prossimo 8 giugno ore 16.45, l’Istituto storico toscano della Resistenza e dell’età contemporanea e la Presidenza del Consiglio comunale di Firenze

Vi invitano a

 Storia essenziale dell’Italia repubblicana

Lectio del prof. Guido Formigoni (Università IULM)
autore del volume omonimo (il Mulino, 2021)

 

Saluto introduttivo di

Luca Milani, presidente del Consiglio comunale di Firenze

Giuseppe Matulli, presidente ISRT

 

Per partecipare è necessaria la prenotazione, scrivendo a isrt@istoresistenzatoscana.it entro il 6 giugno 2022.




Franco Serantini cinquant’anni di memoria contro l’ingiustizia

Sono passati cinquanta anni da quel maggio del 1972 in cui Franco Serantini perse la vita. Morì due mesi prima dal compimento dei 21 anni. Viveva da semi-recluso nel Collegio Thouar di Piazza San Silvestro a Pisa, orfano ospite di una struttura semi-carceraria: una volta raggiunta la maggiore età avrebbe potuto finalmente lasciare il riformatorio per andare a vivere da solo (poco più tardi, nel 1975, il Parlamento avrebbe abbassato ai 18 la soglia per diventare maggiorenni). Oggi Franco di anni ne avrebbe avuti poco più di 70 e probabilmente si starebbe godendo la pensione, dopo una vita di lavoro. Impiegato per la IBM, questa era la sua idea: aveva imparato a preparare le schede perforate, in un’epoca in cui i personal computer non esistevano e l’automazione informatica si faceva strada attraverso dei biglietti di carta pieni di buchi.
Purtroppo il suo progetto non si realizzò mai, il percorso immaginato verso la libertà e l’autonomia si chiuse per sempre il 5 maggio di cinquanta anni fa. Quel pomeriggio, dopo essere stato alla sede della IBM dove faceva l’apprendistato, Serantini andò in strada per partecipare a una manifestazione, una delle tante di quegli anni finite con scontri, arresti e cariche della polizia. Come migliaia e migliaia di ragazzi e ragazze di quegli anni, sentiva che senza una dimensione collettiva, senza una ricaduta politica, non aveva senso la riuscita individuale. Le ingiustizie che aveva subito fino ad allora non erano state poche: Corrado Stajano avrebbe scritto che la sua era una storia ottocentesca, «ai limiti dell’invenzione settaria, priva di ogni luce, colma soltanto di miseria, di violenza, d’ingiustizia». Sardo “figlio di N.N.”, adottato da una coppia di siciliani, divenne anche orfano dopo la morte della madre adottiva. Riconsegnato alle strutture dello Stato, venne mandato a Pisa, dove maturò una forte sensibilità politica e dove in un’altra struttura dello Stato in cui non era mai stato prima trovò la morte.
Serantini tessera_ridottaIl tardo pomeriggio del 5 maggio 1972 fu picchiato con i manganelli, i calci di fucile, gli scarponi dei poliziotti della celere di Roma, mandati a Pisa per garantire che i comizi della campagna elettorale si svolgessero senza interruzioni. In una carica sul Lungarno Gambacorti, nella sponda meridionale del fiume, a pochi metri da quella che oggi è l’entrata di Palazzo Blu, luogo di esposizioni, Franco Serantini fu massacrato, poi caricato su una camionetta e portato in caserma, quindi al carcere Don Bosco. Qui fu interrogato da un giudice e passò la visita dal medico penitenziario, ma non ricevette le cure che il suo stato di salute avrebbe preteso. La vicenda di queste ultime drammatiche ore si può sovrapporre a quella vissuta decine di anni più tardi da Stefano Cucchi, ragioniere romano ucciso mentre era in stato di fermo di polizia nell’ottobre 2009. Le violenze esercitate dalle forze dell’ordine sui corpi di Franco Serantini e Stefano Cucchi sono diventate invisibili agli occhi dei funzionari statali che erano incaricati della loro custodia: medici e giudici si sono fatti ciechi di fronte agli ematomi e alle disfunzioni fisiologiche. Ma purtroppo le ferite non si riassorbirono da sole e i corpi delle vittime dei pestaggi cessarono di funzionare. Serantini morì all’alba del 7 maggio 1972, dopo un giorno e mezzo di agonia.

Cinquanta anni più tardi la vicenda processuale di Stefano Cucchi è arrivata alla giustizia: due carabinieri sono stati riconosciuti colpevoli in via definitiva lo scorso 4 aprile. Lo Stato è riuscito a processare se stesso in nome della trasparenza e della rettitudine. Per Serantini invece la vicenda si concluse con un nulla di fatto. Una battaglia civile determinata e intelligente riuscì a riconoscere le cause della morte, la realtà del linciaggio venne acclarata dai 55 rilievi eseguiti sul cadavere, ma non venne istituito nessun processo. Le indagini si chiusero con un non luogo a procedere per impossibilità di individuare i colpevoli, protetti dall’omertà dei corpi di polizia.

La memoria invece, al contrario delle indagini, non si è mai smarrita né fermata. Le modalità con cui le strutture carcerarie avevano tentato di occultare le ragioni del decesso avevano portato la città farsi carico della tutela post mortem di Serantini. Un funzionario del Comune di Pisa impedì il tentativo di seppellire il corpo senza un’autopsia. Esponenti antifascisti locali riuscirono a costituirsi parte civile per scoprire la verità. Il funerale di Serantini vide una intera città abbracciare quell’orfano che aveva perso la vita prima di trovarla pienamente. La memoria di quella morte aveva quindi da subito superato l’ambito personale di chi aveva conosciuto direttamente Serantini, e quello politico di chi militava nelle formazioni politiche a cui Serantini aveva aderito, in primo luogo il movimento anarchico, ma anche la formazione extraparlamentare di Lotta Continua a cui in precedenza aveva militato.
La memoria civile superò i confini locali e divenne un patrimonio diffuso nel paese grazie a un libro. Fu proprio lo sdegno suscitato dall’esito della vicenda giudiziaria nel 1975, a spingere Corrado Stajano – allora giornalista 45enne con alle spalle un libro e alcuni documentari con Ermanno Olmi – a dedicare un’inchiesta sulla figura di Franco Serantini. Il libro che ne risultò, Il sovversivo. Vita e morte dell’anarchico Serantini edito da Einaudi, divenne un best seller, arrivando a vendere diverse decine di migliaia di copie. A Torino una scuola media venne intitolata a suo nome, a Pisa una biblioteca, oggi diventata istituto per la storia della resistenza all’interno della Rete Parri, e una casa editrice.
Queste memorie continuano a essere attive oggi, a cinquanta anni dai fatti. Ma ancora vivono le memorie di chi per ultimo incontrò Serantini in salute, dei celerini suoi coetanei che in quel maggio 1972 «gli cercarono l’anima a forza di botte», come recitava una canzone di Fabrizio De André uscita pochi mesi prima, alla fine del 1971. Memorie mute, che non hanno mai parlato né rivelato ciò che successe sul Lungarno Gambacorti, protette dall’omertà dei corpi dello Stato.
Negli scorsi giorni, intanto, è stata resa pubblica una lettera aperta con la richiesta di una parziale giustizia, di dare il nome di Serantini alla piazza dove aveva trascorso gli ultimi anni di vita. In Piazza San Silvestro gli amici e i compagni di Franco, insieme a gran parte della città, lo avevano voluto ricordare con una targa sull’edificio dell’ex collegio Pietro Thouar posta nel 1972 e con un monumento di marmo inaugurato nel 1982. Da allora per la città di Pisa, quella è Piazza Serantini. La lettera è firmata da personalità autorevoli come Gian Mario Cazzaniga, Maria Valeria Della Mea, Ezio Menzione, Ilaria Pavan, Adriano Prosperi e Corrado Stajano, e chiede che anche le istituzioni riconoscano alla piazza il nome di Serantini. Intanto la città ricorderà la sua storia la prima settimana di maggio, grazie a tre iniziative organizzate dalla Biblioteca Franco Serantini. Il 3 maggio verrà proiettato il documentario di Giacomo Verde S’era tutti sovversivi; il 5 maggio sarà presentato il libro Cinquant’anni di memoria contro l’ingiustizia, il 7 maggio si terrà un presidio mobile da Piazza Venti Settembre per celebrare in strada la memoria di Serantini. Nella convinzione che la sua storia meriti di rimanere evidente nel corpo della città, attraverso un atto di giustizia simbolica, in mancanza di quella giudiziaria.




“Toscana in guerra: il peso del conflitto sulla società civile (1939-1945)”: presentazione a Lucca

Lunedì 9 maggio alle ore 17, presso la Casa della Memoria e della Pace di Lucca, sarà presente il dr. Michele Di Giorgio, assegnista di ricerca presso l’Università di Siena. Presenterà il suo progetto “Toscana in guerra: il peso del conflitto sulla società civile (1939-1945)”, incentrato sul peso avuto dalla Seconda guerra mondiale sui civili nella nostra regione. Interverranno il prof. Gianluca Fulvetti, dell’Università di Pisa, e Jonathan Pieri, Direttore dell’ISREC.




Resistenza in Val di Sieve: una serata speciale

Giovedì 5 maggio alle ore 21.00 presso la Sala del Consiglio comunale del Comune di Pontassieve, insieme alle amministrazioni di Pontassieve, Pelago e Rufina presentazione del volume di Francesco Fusi Guerra e Resistenza nel fiorentino (Viella, 2021) e del progetto La Memoria come patrimonio collettivo promosso dalle tre amministrazioni comunali in collaborazione con il nostro Istituto per favorire la conoscenza degli effetti del passaggio del secondo conflitto mondiale su quel territorio.

Interverranno il nostro direttore Matteo Mazzoni, l’autore del volume Francesco Fusi, l’Assessora regionale Alessandra Nardini e i sindaci dei tre comuni.




In ricordo di Giacomo Verde … e di Franco Serantini

Proiezione di «S’era tutti sovversivi»
Introducono Sandra Lischi, Franco Bertolucci e Alessandro Giannetti, partecipano anche amiche e amici di Giacomo con testimonianze e ricordimartedì
3 maggio (ore 17,30) presso il Cinema Arsenale (vicolo Scaramucci, 2, Pisa)
Biblioteca F. Serantini, Associazione amici della Biblioteca F. Serantini e Arsenale Cinema
Il film/documentario «S’era tutti sovversivi» racconta, con interviste e documenti d’epoca, la vita di Franco Serantini (1951-1972) e i tanti modi di essere sovversivi, alla vita quotidiana (la musica, i consumi, le letture) all’impegno politico, che allora si misurava sulla strada come nelle sedi, in un impegno totale che mescolava pratica pubblica e vita privata. E quei ragazzi invecchiati di trent’anni che raccontano, alla fine, non sono così distanti dai loro omologhi che si sono ritrovati in anni recenti a Seattle e a Genova e credono ancora che un mondo migliore sia possibile.




Presentazione del libro: LA GUERRA DI RENDO. Da soldato nei Balcani a partigiano sull’Appennino.

SABATO 7 MAGGIO, Ore 17:00PISTOIA, SALA SOCI COOP, Viale Adua

Presentazione del libro:
LA GUERRA DI RENDO. Da soldato nei Balcani a partigiano sull’Appennino. (Bologna, Pendragon, 2022)

Saluti:
Aldo Bartoli (Presidente C.P. ANPI Pistoia)
Edoardo Lombardi (Consigliere ISRPt)

Interverranno gli autori:
Rinaldo Falcioni e Valerio FrabettiMatteo
Matteucci (illustrazioni)

Coordina l’incontro: Edoardo Lombardi

Sinossi del libro:
“Davanti a eventi drammatici come la guerra, bisogna prendere posizione. E Rendo (al secolo Renato Frabetti, classe 1920) lo fece, quando, a metà settembre 1943, rientrò nella sua casa bolognese dopo aver combattuto contro i tedeschi per tentare la difesa di Roma: la decisione fu quella (una vera e propria “scelta”) di partecipare attivamente alla Resistenza contro fascisti e tedeschi, unendosi alle bande che formeranno le brigate partigiane, sulle colline del centro Italia.
Basandosi sulla testimonianza scritta venticinque dopo la fine della guerra dal partigiano Rendo, il figlio Valerio ne ripercorre la storia, con il supporto di oltre cinquanta acquerelli splendidamente disegnati da Matteo Matteucci, che reinterpretano foto e suggestioni di quegli anni. E per inquadrare al meglio quelle che furono le vicende di tanti giovani antifascisti, lo storico Rinaldo Falcioni sviluppa il contesto storico generale, raccontando la guerra in Jugoslavia (alla quale Rendo prese parte) e gli altri avvenimenti cruciali della parte conclusiva della Seconda guerra mondiale, in particolare sulla linea gotica.
Il partigiano Renato Frabetti è pertanto l’attore principale, sobrio, coraggioso e riservato, di un libro-memoria coinvolgente, che contribuisce a ricordarci gli sforzi e i sacrifici di coloro ai quali dobbiamo la nostra Liberazione. Ragazzi che, rischiando la vita (Rendo fu gravemente ferito alla testa, e fu salvato dai suoi compagni di brigata), scelsero di “darsi alla macchia” e di combattere in nome della libertà.”
L’ultimo capitolo segue brevemente Rendo nel dopoguerra e ricordale
iniziative di memoria della brigata Giustizia e Libertà.
Il libro si avvale anche della prefazione di Pier Giorgio Ardeni, autore di “100 ragazzi e un capitano”, sulla storia della brigata Giustizia e Libertà e delle brigate operanti sui monti dell’Alto Reno.




Primo maggio ricco di iniziative per la Fondazione Valore Lavoro

Un Primo maggio ricco di iniziative quello che la Fondazione Valore Lavoro si appresta a celebrare.

Storia locale 37Il 29 aprile alle 16:00 la Fondazione Valore Lavoro inaugurerà i nuovi locali della sede di Pistoia in via Niccolò Puccini 104, adibiti alla conservazione dell’Archivio storico della Camera del lavoro, ed a seguire alle 17:00 verrà presentato il dossier realizzato in collaborazione con la rivista Storia locale, 1891-2021: 130 anni di Primo maggio a Pistoia, con Interventi del nostro direttore, Stefano Bartolini, del segretario provinciale della CGIL Daniele Gioffredi e del direttore della rivista Storia locale Andrea Ottanelli. Saranno presenti gli autori e le autrici. Qui l’indice del fascicolo:
– Stefano Bartolini, Il Primo maggio a Pistoia: una panoramica
– Luciani Bruschi, La prima volta del 1° maggio a Pistoia
– Chiara Martinelli, Agli albori del Primo maggio: la festa dei lavoratori nei periodici pistoiesi dell’Italia liberale
– Francesco Cifelli, La storia sui muri: il Primo maggio attraverso i manifesti della CGIL
– Daniela Faralli, Corteo, comizio e “scelta orchestra”: Primo maggio e Case del popolo in provincia di Pistoia dal secondo dopoguerra agli anni Settanta
– Stefania Nerucci, Il Primo maggio delle donne
– FVL, La mostra Primomaggiopistoia
– Giampaolo Perugi, Primo maggio e libero amore

Il Primo maggio torna anche l’iniziativa Un fiore agli Scioperanti, con l’invito alla popolazione a depositare un fiore presso la statua di Andrea Lippi inaugurata nel 2018, Scioperanti, e ubicata in piazza San Leone accanto al percorso del tradizionale corteo.
A pranzo e nel pomeriggio il calendario delle iniziative locali si arricchisce quest’anno con una nuova festa in una casa del popolo, Fornaci in rosso, a cui parteciperemo con il riallestimento della mostra #primomaggiopistoia 130 anni di storia (la versione online è sempre visitabile a questo link)