Il diciannovismo fascista. Un mito che non passa. Presentazione del libro di A. Ventura.

L’Istituto storico della Resistenza e dell’età contemporanea e la Biblioteca delle Oblate

Vi invitano

12 settembre ore 17.00

Biblioteca delle Oblate, Sala Sibilla Aleramo

 

Presentazione del volume di Andrea Ventura

Il diciannovismo fascista. Un mito che non passa

Viella, 2021

 

Interventi di

Roberto Bianchi, vicepresidente ISRT – Università di Firenze

Toni Rovatti, Università di Bologna

 

Coordina Matteo Mazzoni, direttore ISRT

 

Sarà presente l’Autore

La partecipazione è gratuita ed è consigliata la prenotazione tramite la piattaforma online dedicata oppure contattando la Biblioteca al numero 055 261 6512 e all’indirizzo bibliotecadelleoblate@comune.fi.it

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Presentazione di: “Farestoria. Società e storia pubblica” (n. 2, 2021) “Malattie e società. Esperienze, pratiche, rappresentazioni” a cura di Costanza Bonelli e Francesco Cutolo

Sabato 21 maggio 2022

Presentazione di: “Farestoria. Società e storia pubblica” (n. 2, 2021) “Malattie e società. Esperienze, pratiche, rappresentazioni” a cura di Costanza Bonelli e Francesco Cutolo

Ore 16:00 – Pistoia, Museo dello Spedale del Ceppo, Piazza Giovanni XXIII, ore 14

Saluti di: Fondazione CARIPT

Interventi di: Claudio Rosati (Simbdea), Costanza Bonelli (Univ. La Sapienza), Francesco Cutolo (Univ. di Pisa), Stefano Bartolini (ISRPt)

Evento promosso da Istituto storico della Resistenza di Pistoia, Fondazione Cassa di Risparmio di Pistoia e Pescia, Comune di Pistoia, Musei Civici di Pistoia, CUDIR Pistoia.

Ingresso gratuito

L’emergenza sanitaria provocata dalla pandemia di Covid-19 ha determinato mutamenti profondi nella società, portando a ripensare il nostro rapporto con i concetti di salute e malattia, con inevitabili ricadute sulla ricerca storica e sui modi di interfacciarsi con il passato. Stimolati da un’opinione pubblica che cercava nel passato termini di paragone all’attuale pandemia, gli storici hanno mostrato crescenti attenzioni per questioni inerenti alla storia della medicina, fino ad allora sostanzialmente trascurate e rimaste ai margini della riflessione storiografica, specie in Italia. Sulla scia di questo rinnovato interesse, questo numero di «Farestoria» si pone l’ambizioso obiettivo di affrontare, integrando e intrecciando approcci storiografici tra loro diversi, il nesso società-malattia durante l’età contemporanea, focalizzando l’analisi sulla fase che va dal XIX secolo alla metà del XX secolo. Un arco cronologico ampio, ma di capitale importanza per comprendere gli sviluppi successivi e il presente, in cui affezioni note, nuove minacce “globali” (come il colera e la febbre gialla) e malattie emergenti convivono e si sovrappongono ai problemi connessi all’incidenza aumentata sulla mortalità delle affezioni croniche e degenerative, al proliferare di malattie professionali (legate allo sviluppo industriale), all’insorgere di patologie correlate all’inquinamento ambientale. Prestando attenzione alle dinamiche di circolazione del sapere e delle pratiche sanitarie, che tra XIX e XX secolo conoscevano un inedito processo di accelerazione e istituzionalizzazione, il fascicolo si propone di indagare la malattia nelle sue molteplici dimensioni: quella temporale di evento, di insorgere improvviso in un territorio, o di permanenza e quotidianità all’interno di un dato spazio (territoriale od organico); quella sociale e culturale del vissuto del malato di fronte all’esperienza della malattia, intesa come evento individuale o collettivo; quella delle risposte governative, professionali e profane all’insorgere delle affezioni. Il numero presta inoltre attenzione alle modalità con cui la storia della medicina si è costituita come disciplina, ai nessi locali e globali in cui il rapporto malattie-società prende forma tra XIX e XX secolo e alla dimensione pubblica che accompagna e struttura tale relazione. Analizza infine i processi di formazione della memoria privata e pubblica della malattia, dei mutamenti che il ricordo dell’esperienza di sofferenza e di cura conosce nel tempo individuale e collettivo.




RACCONTO PER IMMAGINI: PCI IN TOSCANA, dalla liberazione allo scioglimento

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Terra e telai (1984). Seminario su fonti e metodi in occasione della riedizione del volume di Franco Ramella

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PRESENTAZIONE DEL VOLUME: Inventario delle lettere a Raffaello Ramat conservate presso la BNC di Firenze

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Le carte di “Lorenzo Gestri”: il fondo archivistico di un cultore degli archivi

Il mestiere dello storico – ha sostenuto di recente Adriano Prosperi – può essere descritto come una «deliberata immersione nelle profondità del dimenticato». Lo studioso di storia sarebbe quindi una sorta di sub, un palombaro che si avventura scendendo negli abissi oscuri per poi tornare in superficie e riportare alla luce reperti dimenticati o perduti, brandelli di realtà del passato.

In questa avventura nell’ignoto, diventa cruciale l’atto di scegliere, di individuare «ciò che si deve raccontare». Il momento della selezione è tanto importante in quanto ciò che si può trarre in salvo dall’oblio è appena una porzione infinitesimale rispetto a ciò che è destinato a rimanere sommerso: la storia è in realtà «una macchina per dimenticare», poiché «lo strato del ricordato e del ricostruito vi galleggia come una sottile zattera sull’oceano del dimenticato»[1].

Accostare l’oblio agli abissi oceanici è un luogo ricorrente. Ritroviamo una simile metafora marittima nella prefazione dell’ultima opera di Lorenzo Gestri, storico venuto a mancare esattamente venti anni fa. Le lotte legate all’«utopia igienista», ricostruite magistralmente da Gestri per il contesto pisano tra la fine dell’Ottocento e i primi decenni del Novecento, rappresentavano una «sorta di Atlantide riemersa», una vicenda che aveva avuto in quegli anni «la forza trascinante di una grande prospettiva di palingenesi e resurrezione per l’intera umanità», ma che in seguito era stata dimenticata dagli storici, lasciata in disparte per concentrarsi su altre piste interpretative. «L’oblio – spiegava Gestri – ha radici diverse. Raggiunte le attese, trasformatesi le conquiste in prassi quotidiana, intervengono umanamente i meccanismi della memoria: il passato sgradevole viene lasciato cadere»[2].

Gestri_001La «macchina per dimenticare» tratteggiata da Prosperi veniva collocata nella riflessione di Gestri sul terreno delle grandi battaglie ideali e del conflitto sociale. Così facendo i contorni di alcuni degli ingranaggi dell’oblio si facevano più precisi: si dimentica perché non fa piacere né è utile tenere sempre davanti agli occhi le lacerazioni e gli scontri del passato, anche se questi hanno portato a un avanzamento positivo nella vicenda umana. Come «ogni cittadino francese deve aver dimenticato la notte di San Bartolomeo», secondo la nota formula di Ernest Renan[3], è normale che ogni cittadino delle nostre travagliate democrazie dimentichi quanto il paesaggio sociale, politico e istituzionale che lo circonda sia frutto delle innumerevoli occasioni in cui i suoi antenati si sono trovati su fronti contrapposti a sostenere con veemenza diversi principî e ideali.

Salvare dall’abisso del dimenticato quei nostri antenati è stato uno dei compiti della vita – prematuramente interrotta – di Lorenzo Gestri. Nato nel 1943 a Piazza al Serchio, in provincia di Lucca, Gestri visse a Parigi parte dell’infanzia, per poi trasferirsi con la famiglia a Carrara. Figlio di insegnanti con ruoli dirigenziali e grande passione politica (il padre Leo, socialista, fu il primo sindaco rosso del comune apuano tra il 1956 e il 1961), ereditò e sviluppò sia l’amore per gli studi che l’impegno civile. Iscritto non appena maggiorenne al partito socialista nel 1961, l’anno seguente scelse di frequentare il corso di laurea in Lettere moderne dell’Università di Pisa, con l’idea di approfondire la conoscenza della grande tradizione del socialismo italiano, «il desiderio […] di “rivisitare” le origini del movimento, origini che, come sempre accade per tali fenomeni, sono pure, autentiche, “rivoluzionarie”, prima che il movimento, passando sul terreno dell’organizzazione strutturata e permanente, perda la sincerità delle sue fonti, iniziando appunto a “fare politica”, a secolarizzarsi»: «volevo affinare la mia preparazione storica, per avere più strumenti nelle scelte che ero chiamato a fare appunto nel presente», avrebbe scritto più tardi[4].

La passione per lo studio prese invece il sopravvento, e invece che intraprendere la carriera politica – pure intesa come una continuazione della storia con altri mezzi – Gestri intraprese la carriera accademica, intesa come una continuazione della politica con altri mezzi. Laureato nel 1969 con una tesi intitolata Il movimento operaio e socialista nella provincia di Massa-Carrara dal 1895 al 1905 (relatore Mario Mirri), divenne prima assistente ordinario presso la cattedra di Storia del Risorgimento, retta da Giorgio Candeloro con cui stringe un forte legame, poi titolare della cattedra di Storia del movimento operaio e sindacale. Un ricco profilo della produzione storiografica è rintracciabile in rete nella pagina a lui dedicata dalla Biblioteca Franco Serantini, con cui Gestri ebbe un rapporto intenso e appassionato. Sin dalla nascita infatti, scrive Franco Bertolucci, «non c’è stata iniziativa della biblioteca che non abbia visto in Gestri l’interlocutore naturale, attento, sempre pronto a offrire un consiglio per migliorare il nostro lavoro»[5].

Non è un caso quindi se la famiglia ha scelto di affidare le sue carte di studio alla Biblioteca Serantini, oggi anche Istituto di storia sociale, della Resistenza e dell’età contemporanea della provincia di Pisa. Il fondo archivistico di Lorenzo Gestri è composto da 53 buste, 47 unità tra quaderni piccoli, agende, block notes, raccoglitori di appunti manoscritti, e 14 schedari a fogli mobili. Di questi solo 3 buste e 2 schedari, versati alla Biblioteca precedentemente, sono già inventariati; per le altre al momento esiste solo un elenco sommario curato da chi scrive. Le buste sono composte in gran parte da fotocopie di materiale archivistico e di pubblicazioni coeve, sistemate tematicamente attorno ad alcuni nuclei di ricerca. Di questi, solo alcuni hanno poi trovato uno sbocco in pubblicazioni compiute, come il libro già citato sulla cremazione a Pisa; altri invece rappresentano materiali preparatori per lavori da completarsi. Corposa la documentazione raccolta ad esempio sulla situazione sociale ed economica del centro portuale di La Spezia tra la seconda metà dell’Ottocento e la Prima guerra mondiale, che occupa quasi nove buste; oppure sull’emigrazione lunigianese a cavallo tra Diciannovesimo e Ventesimo secolo, contenuta in tre buste, di cui lo stesso Gestri aveva segnalato di avere pubblicato «solo […] un primo contributo derivato da un lungo lavoro di spoglio delle fonti ufficiali a stampa, che comparirà in termini più esaustivi nell’ambito di uno studio più generale dedicato all’economia ed alla società della Val di Magra, al momento in attesa di pubblicazione»[6]. Nelle buste si trovano anche le tracce dell’attività culturale e politica di Gestri: la creazione dell’Istituto storico Apuo-Lunense nella seconda metà degli anni Settanta, la commemorazione di Giorgio Candeloro nel giorno del commiato, la presentazione alle elezioni politiche del 1994 con una lista socialista.

Sono impressionanti però soprattutto gli schedari e i raccoglitori, dove con una scrittura minuta e precisa Gestri ha registrato centinaia di nomi di militanti di base dall’esistenza oscura e di associazioni di lavoratori dalla vita spesso effimera, i cui riferimenti però erano stati rintracciati negli archivi, sia pubblici che privati, e nella stampa militante dell’epoca e di cui venivano annotati fino ai minimi riferimenti: gli indirizzi, le informazioni biografiche, le cariche ricoperte, le quote versate per le sottoscrizioni pubbliche. È un segno della passione per «quell’universo affascinante della storia dei “vinti” e degli “irreducibili” che sempre ha attirato la curiosità storica e la passione civile di Gestri»[7]. Di questa inclinazione alla ricostruzione meticolosa e certosina si trova prova in alcuni fascicoli dedicati a Pisa, dove a partire dagli elenchi elettorali del 1908 erano state tratte delle elaborazioni non conclusive, ma che sicuramente hanno contribuito ad arricchire la conoscenza profonda della realtà popolare pisana dello studioso. «La ricerca – ha scritto Gestri – comporta realmente vivere in lunghe frequentazioni con le ombre, ascoltarne le voci»[8]: a partire dalle voci che Lorenzo Gestri ha scelto di ascoltare nella sua carriera di storico, ha voluto selezionare nella sua personale immersione nell’oceano del dimenticato, è possibile apprezzare lo spessore di uno studioso profondo e sensibile, che molto ha lasciato alla storiografia del movimento operaio e sindacale e che ancora di più avrebbe potuto lasciare. Le sue carte sono oggi disponibili per chi voglia continuare a immergersi in quelle stesse acque.

[1] Adriano Prosperi, Un tempo senza storia. La distruzione del passato, Einaudi, Torino 2021, p. 54.
[2] Lorenzo Gestri, Le ceneri di Pisa. Storia della cremazione. L’associazionismo laico nelle lotte per l’igiene e la sanità (1882-1939), Nistri-Lischi, Pisa 2001, p. 6.
[3] Ernest Renan, Che cos’è una nazione? Conferenza tenuta alla Sorbona l’11 marzo 1882, in Id., Che cos’è una nazione?, introduzione di Silvio Lanaro, Donzelli, Roma 2004, p. 8.
[4] Lorenzo Gestri, Lettera di dimissioni dal Partito Socialista Italiano (1992), in Id., Storie di socialisti. Idee e passioni di ieri e di oggi, a cura di Laura Savelli, Dipartimento di Storia moderna e contemporanea. Università di Pisa – Bfs, Pisa 2003, p. 174.
[5] Franco Bertolucci, Gestri, Lorenzo: https://www.bfscollezionidigitali.org/entita/99-gestri-lorenzo
[6] Lorenzo Gestri, Incombenze e tribolazioni accorse ad un propagandista libertario in un anno di grazia di fine ‘800, in Id., Storie di socialisti cit., p. 193.
[7] Bertolucci, Gestri, Lorenzo cit.
[8] Gestri, Le ceneri di Pisa cit., p. 13.




23 maggio: “Trame d’odio. Riconoscerle, decostruirle, contrastrarle”

L’Istituto storico grossetano per la Resistenza e l’età contemporanea (Isgrec) ha organizzato per il 23 maggio p.v., orario 10-12.30 un’iniziativa online nell’ambito delle iniziative legate alla Festa della Toscana 2021.
In accordo con la tematica scelta dalla Regione Toscana – la lotta all’incitamento mediatico e non solo, all’odio di qualsiasi genere, contro individui o intere fasce di popolazione, a salvaguardia dei diritti fondamentali della persona – l’Isgrec ha scelto di coinvolgere il Centro di ricerca multidisciplinare “Grammatica e sessismo” dell’Università di Tor Vergata per offrire alle scuole un incontro su tematiche relative alle narrazioni massmediali del femminile.

L’evento, coordinato dalla Delegata del Rettore per le Pari opportunità dell’Università di Tor Vergata, Francesca Dragotto, è intitolato “Trame d’odio. Riconoscerle, decostruirle, contrastrarle” e si articolerà in sessioni dedicate a specifici argomenti di attualità:
– “Troppi Grillo per la testa!”Allusioni misogine nelle narrazioni multimediali dello stupro (Alice Migliorelli)
– “Faccio giornalismo non spettacolo”. Striscia la Notizia, Giovanna Botteri e il rapporto tra competenza e bellezza in tv (Luca Ippoliti)
– Icone curvy, quando il grasso fa arrabbiare: “Stai bene?Bene! Stai male?Fai qualcosa!” (Beatrice Martini)

L’incontro si svolgerà online su piattaforma Zoom. Gli studenti e le studentesse potranno interagire con i relatori attraverso l’app per smartphone Mentimeter e in questo modo saranno coinvolti in questionari anonimi su parole chiave legate ai temi trattati e nella successiva discussione dei risultati in una modalità interattiva e coinvolgente.

Per prenotazioni e informazioni ulteriori possono contattarci a segreteria@isgrec.it o telefonicamente allo 056415219.




Democratici e mazziniani pratesi fra guerra, regime e Resistenza

Martedì 17 maggio alle ore 17, all’interno del ciclo di incontri “la democrazia pratese da Mazzini ai nostri giorni”, conferenza alla Biblioteca Roncioniana su “Democratici e mazziniani pratesi fra guerra, regime e Resistenza”. Interventi di Alessandro Affortunati, Alessandro Bicci e Andrea Giaconi.