Il nuovo Podcast della Fondazione CDSE: “Teresa e le altre”

Siamo lieti di annunciare che venerdì 7 febbraio 2025 uscirà la prima puntata del Podcast
“TERESA E LE ALTRE. Storie di donne, incontri e lavoro alle soglie della contemporaneità”.
Il podcast, prodotto dalla Fondazione CDSE con il sostegno della Regione Toscana, è un viaggio in 5 episodi (uno a settimana) distribuito sulle principali piattaforme (Spotify e Spreaker). Storie e voci potenti, riflessioni per capire come le donne hanno costruito,
passo dopo passo, lavoro dopo lavoro, incontro dopo incontro, un mondo nuovo.
Questo il trailer di “Teresa e le altre”
🎧 ascoltalo qui 👉 https://bit.ly/3CJ7YKa oppure qui 👉 https://bit.ly/4aDq6le




Presentazione del libro “Io e il mondo” di Michele Della Corte




Giorno del Ricordo 2025: Sulle tracce della storia. Viaggio sul confine orientale italiano




Perché il Giorno del Ricordo. La frontiera giuliana dai conflitti del passato al dialogo europeo




Guido Cerbai racconta. Campagna, chiesa, fabbrica, quartiere

VENERDI’ 7 FEBBRAIO ore 17.30 nella saletta del Circolo Utopia, Via San Lorenzo 38, “Guido Cerbai racconta”, incontro con lo storico Luigi Piccioni (autore dell’intervista), Franco Bertolucci (BFS) e Mauro Stampacchia segretario del Circolo che discuteranno con il pubblico intervenuto la video-intervista in cui Cerbai parla della sua vita. Un lungo percorso che parte dalle campagne del Mugello, attraversa il mondo cattolico fiorentino, gli studi (primo della famiglia) fino alla laurea, il suo impegno sindacale nella fabbrica pisana della Guidotti, la sua esperienza di Presidente di Consiglio di Circoscrizione, in una militanza politica e sindacale ininterrotta e coerente sempre a fianco degli ultimi.  La sua testimonianza rispecchia e ricorda un percorso umano che è stato di milioni di donne e uomini in un’Italia uscita dalla guerra che, attraverso la solidarietà, la crescita collettiva e la lotta, era riuscita a disegnare aspetti decisivi che adesso si vorrebbe far dimenticare.
L’intera intervista è già disponibile in rete all’indirizzo “Guido Cerbai racconta”.



Presentazione Archivio Giglioli, progetto Biblioteca Serantini

Mercoledì 5 febbraio 2025 alle ore 17:30, presso la Sala soci Coop di Cisanello (via Valgimigli, 1), si terrà la presentazione del progetto della Biblioteca Franco Serantini – Istituto di storia sociale, della Resistenza e dell’età contemporanea della provincia di Pisa – volto a tutelare e valorizzare l’importante archivio della Famiglia Giglioli pervenuto alla biblioteca in questi ultimi anni grazie alla donazione di Antonio Ricci.

In particolare la Biblioteca, in occasione dell’80° anniversario della Liberazione, sta curando la trascrizione del diario domestico di Beatrice Giglioli (1892-1988) scritto negli ultimi mesi di guerra, dal bombardamento di Pisa del 31 agosto 1943 alla Liberazione del 1° settembre 1944.

Interviene Franco Bertolucci (BFS)
in collegamento online con i traduttori del diario,
Giorgio Mangini e Barbara Cattaneo

L’archivio e il diario, scritto in lingua inglese, rappresentano un importante testimonianza per la storia della città tra ‘800 e ‘900. La famiglia Giglioli, originaria dell’Emilia ma residente nella città della Torre pendente dalla metà dell’800, ha avuto un ruolo importante non solo nella storia Risorgimentale del nostro paese ma anche in quella del Novecento.
Questa storia dimenticata torna ora alla luce grazie alla Biblioteca Franco Serantini con il sostegno della Sezione Soci Coop.fi Pisa.
L’ultima abitazione della famiglia Giglioli si trovava quasi al termine della via di Cisanello, nella zona est della periferia della città. I Giglioli avevano acquistato la casa alla fine degli anni Trenta, ivi trasferendo la ricchissima biblioteca e l’archivio della famiglia, che vantava trascorsi risorgimentali e la cui memoria era stata coltivata a lungo da Italo Giglioli (1852-1920, docente universitario di chimica agraria) e da sua moglie, Costanza Stocker (1856-1941), valente studiosa di storia del Risorgimento. L’abitazione che ancora oggi si può ammirare, a pianta rettangolare a più piani e con un’ampia terrazza, si mostrava solida ed era circondata da alcuni terreni agricoli ed abitazioni, sempre di proprietà dei Giglioli, abitate da famiglie di contadini.
Il diario di Beatrice Giglioli racconta la vita della piccola comunità di sfollati, amici e perseguitati dal regime che si ritrova nella villa tra il 1943 e il 1944 affrontando con coraggio i difficili mesi dell’occupazione nazifascista. Nella casa di via di Cisanello trovarono rifugio ebrei, membri del CLN, cittadini le cui case erano state rase al suolo dai bombardamenti e lavoratori che tentavano di sfuggire ai rastrellamenti nazisti.

Presentazione dell’Archivio della Famiglia Giglioli




“Il soffio dello Spirito. Cattolici nelle Resistenze europee”. Presentazione.

Il nostro Istituto, in collaborazione con il Consiglio regionale della Toscana e l’Associazione nazionale partigiani cristiani – sezione di Firenze, promuove la presentazione del libro di C. Vecchio Il soffio dello Spirito. Cattolici nelle Resistenze europee, invitando tutti a partecipare:

lunedì 10 febbraio
ore 16.00

Sala Fanfani, Palazzo del pegaso, via Cavour 4.

Saluti del presidente del Consiglio regionale Antonio Mazzio e del consigliere regionale Marco Martini.

Interventi del presidente Vannino Chiti, di Riccardo Saccenti consigliere dell’Isrt e dell’Associazione nazionale partigiani cristiani, oltre che dell’Autore.

Modera Domenico Mugnaini, Direttore di ToscanaOggi




MUSA LIBERTARIA. Virgilia D’Andrea

Le ricerche storiche talvolta nascono da semplici curiosità, salvo poi rivelare imprevisti motivi d’interesse, e questo è uno di quei casi.
Di Virgilia D’Andrea, sindacalista anarchica, poeta e propagandista vi sono diverse biografie, ma in nessuna di queste avevo trovato traccia di una sua conferenza di cui sapevo soltanto il titolo, insolito: Musa libertaria.
Ne ero venuto a conoscenza, nel corso di una ricerca sulla storia della Camera sindacale del lavoro di Livorno, fra il 1920 e il ’22, prima del fascismo.
Infatti, la sera del 15 giugno 1922, Virgilia D’Andrea, allora trentaquattrenne, tenne una partecipata conferenza presso la Camera sindacale, aderente all’USI, situata in viale Caprera, nel popolare quartiere della Nuova Venezia.
Nei giorni precedenti in varie zone della città erano avvenuti ripetuti scontri tra fascisti e sovversivi, anche con rivoltellate, e la tensione era alta così come lo sarebbe stata nelle settimane seguenti, per cui il titolo di quella conferenza poteva apparire quanto meno fuori luogo, anche se per l’anarchica di Sulmona la poesia era un’arma.
Questo il sintetico resoconto della serata che venne pubblicato sul periodico degli anarchici livornesi «Il Seme» del 18 giugno 1922:

Improvvisamente il giorno 12 corr. un telegramma giunto alla Camera del Lavoro Sindacale, annunciava l’arrivo della valorosa compagna Virgilia D’Andrea, invitando a preparare una conferenza per il giovedì sera.
Per quanto il tempo fosse ristretto la C.d.L.S. fece subito delle circolari di avviso a tutte le sezioni aderenti, nonché ai gruppi ed ai partiti di avanguardia, invitandoli a fare la necessaria propaganda per la riuscita della conferenza, disponendo poi per l’affissione di un manifesto murario che ne avesse dato l’annuncio, ma che all’ultim’ora la Questura non volle permettere con la scusa dell’ordine pubblico.
Inutile commentare intorno a questo artificioso sabottamento [sic] dell’imprevista conferenza, che però non è riuscito ad impedire che la vasta sala fosse gremita di lavoratori tra cui buon numero di donne e fanciulle.
Alle ore 21, presentata con acconce parole, dal nostro [Riccardo] Sacconi, la compagna D’Andrea imprese il suo dire, svolgendo maestrevolmente il tema: Musa libertaria.
Ci è impossibile seguire la valente oratrice nella sua fine e forbita dicitura, solo ci limitiamo a dire che simili conferenze dovrebbero essere fatte più spesso ed ascoltate anche da chi dimentico di ogni forma di vivere civile vive compiendo le più tristi azioni non escluso il delitto.
L’impressione dell’uditorio fu superiore all’attesa, ed in tutti è rimasto vivo il desiderio di potere al più presto provare ancora un simile godimento intellettuale, che noi speriamo la buona compagna non vorrà negarci.

Sfogliando le cronache del quotidiano anarchico «Umanità nova», si apprende che nei mesi precedenti Virgilia D’Andrea aveva proposto e svolto un tour di conferenze pro-Umanità nova in varie città, richiedendo che il costo del biglietto per assistervi fosse di almeno una lira; i temi proposti erano Musa libertaria, Il valore del sentimento nella vita, I nostri prigionieri, «che meglio si addicono al suo temperamento oratorio e alle sue facoltà».
Da «Umanità nova» del 4 gennaio 1922 si apprende che la sera del 31 gennaio 1921, presso un teatro di Rimini, nonostante i problemi frapposti dalla polizia, aveva tenuto, a sostegno del giornale anarchico, una conferenza dal titolo analogo: Musa liberatrice:

la compagna D’Andrea [che] per oltre un’ora tenne il pubblico legato alla parola sua vibrante e commossa. Rievocò il periodo di calma tranquilla dell’anteguerra, disse dell’ubbriacatura guerresca e continuò declamando le sue poesie, tutte vibranti di pura ed umana passione.

Come avvenuto a Rimini e Livorno, però i relativi resoconti di tali iniziative non riferivano i temi toccati nel corso della conferenza e, a quanto mi risulta, il testo della stessa non è mai stato pubblicato e comunque non figura nelle diverse raccolte edite delle sue conferenze, suscitando dunque almeno in chi scrive un certo interesse.
Probabilmente, per la stessa ammissione dei militanti autori di tali resoconti, vi era imbarazzo a descrivere le suggestioni letterarie e le emozioni da queste suscitate tra i proletari e i compagni presenti; d’altronde, come avrebbe annotato Virgilio Mazzoni, nel recensire positivamente su «Umanità nova» del 27 luglio 1922, i «versi ribelli» di Tormento, «sebbene nel nostro campo, la poesia non abbia gran fortuna… commerciale».
La mia curiosità è quindi rimasta a lungo senza risposta ma, per caso, è stata almeno parzialmente soddisfatta avendo di recente trovato nella cronaca romana di «Umanità nova» del 22 marzo 1922, un articolo che raccontando della stessa conferenza svoltasi il 19 marzo a Roma, ne tratta in modo abbastanza circostanziato, tanto da meritare d’essere trascritto integralmente.

Come fu accennato ieri, la conferenza tenuta dalla compagna Virgilia D’Andrea domenica mattina al Salone dei Parrucchieri, è riuscita splendidamente.
Benchè fosse a pagamento, organizzata pro Circolo di Studi Sociali, il pubblico è accorso ugualmente numerosissimo e molti compagni e simpatizzanti affollavano il salone di via Cavour.
La compagna D’Andrea venne presentata dal compagno Billi, studente universitario, e parlò circa un’ora fra l’attenzione vivissima e commossa del pubblico, che dimostrò una comprensione una sensibilità vivissima.
Con il lirismo semplice ma suggestivo che le è abituale, con le parole vibranti di commozione interiore che ella sa dire e che sanno sì bene trovare l’animo dell’uditorio e scuoterlo profondamente, l’oratrice evocò gli episodi più salienti della vita del popolo italiano dalla guerra al fascismo, incastonando nel discorso che appunto aveva per tema «Musa libertaria», brani di poesie ed intere liriche di sua composizione (esse verranno tra breve raccolte in volume), le quali scritte sotto l’impressione immediata degli avvenimenti man mano che si svolgevano in questi ultimi tempi e aventi perciò tutta la naturalezza delle cose spontanee, non potevano non avvincere e non appassionare l’uditorio.
«Cieco di guerra», «Decimazione», «Il ritorno dell’esule» (riferentesi al rimpatrio del nostro Malatesta), «Presa e resa delle fabbriche», tutti questi episodi, queste tappe del faticoso cammino dei lavoratori verso il suo domani, verso le sue conquiste, ebbero nei versi della nostra buona compagna tale impeto comunicativo, che tutti i presenti non potettero astenersi dal manifestare nel modo più tangibile la loro commozione.
Noi siamo sicuri che trattenimenti artistici e sociali ad un tempo come questi, giovino assai alla propaganda ed all’educazione delle masse.
Il proletariato, i giovani, gli uomini del lavoro, hanno bisogno , non solo della conferenza critica e polemica, non solo della fanfara, ma anche della melodia. Sono queste delle sublimazioni dello spirito il cui giovamento non è affatto da mettersi in dubbio.
In questa conferenza si è verificato quel che accade quando l’oratore riesce ad avvincere l’anima ed il cervello di chi ascolta. Il pubblico applaude; ma è più forte in lui il bisogno di trattenere l’applauso per non turbare lo stato di godimento spirituale in cui è versato. Ma l’applauso trattenuto è poi scoppiato scrosciante quando l’oratrice, ricordando tutte le nostre vittime, tutti i morti sulla via della lotta rivoluzionaria ha chiuso con i magnifici versi del Carducci:
«… Sangue dei morti affretta
I rivi tuoi vermigli e i fati
Al ciel vapora e di vendetta
Inebria i nostri figli!».

L’annunciato libro era Tormento, con prefazione di Errico Malatesta e copertina scarlatta, pubblicato a Milano nello stesso anno dalla Tipografia Zerboni, e nel marzo del 1923 l’Autrice venne denunciata per vilipendio e istigazione all’odio di classe, con mandato di cattura, proprio in relazione a quella sua raccolta di poesie che, evidentemente, oltre a commuovere il proletariato lo invitavano alla rivolta.
Nel patetico tentativo di sintetizzare il contenuto della raccolta di poesie, uno zelante funzionario di questura scrisse: «Il libro è scritto in versi, ed i versi sono trasmodanti di felina bile contro l’Italia nei suoi poteri e nel suo assetto sociale: sono versi scritti pensatamente e con studio per istigare a delinquere, eccitare all’odio e vilipendere l’Esercito».
Prima però di soffermarsi sulle “trasmodanti” poesie presentate da Virgilia nel corso della conferenza, faccio qualche ipotesi sulla parte di questa in cui, come accennato dall’anonimo redattore romano, aveva evocato «gli episodi più salienti della vita del popolo italiano dalla guerra al fascismo».
Presumibilmente furono, più o meno, gli stessi temi e protagonisti ripresi nelle innumerevoli conferenze che avrebbe tenuto tra il 1929 e il 1932 negli Stati Uniti dove era emigrata, assieme al compagno di vita, ideali e militanza Armando Borghi, per sfuggire alle persecuzioni fasciste e poliziesche.
In particolare, nelle conferenze Tenebre e fiamme nella tragedia italiana e Le Tradizioni italiane rinnegate e tradite dal fascismo, partendo dalle pagine della letteratura italiana, non sottomesse per amore di libertà alle precedenti dominazioni, Virgilia D’Andrea aveva sostenuto che «il fascismo fu ed è l’antitesi profonda del pensiero italiano», citando anche Vittorio Alfieri: «L’arte mia sono le muse; la predominante mia passione l’odio della tirannide».
Tenendo conto che quelle conferenze americane erano rivolte ad un pubblico composto soprattutto da lavoratori immigrati dall’Italia, verso cui il regime fascista svolgeva un’intensa propaganda incentrata sul patriottismo, attraverso i giornali e le conferenze organizzate dai Fasci costituiti anche negli Stati uniti, si comprende il senso antifascista delle conferenze culturali dell’instancabile anarchica.
Delle quattro poesie recitate a Roma, e quasi sicuramente anche a Livorno, Cieco di guerra (agosto 1920) e Decimazione (settembre 1919) erano contro gli orrori della Prima guerra mondiale, con la maledizione della retorica patriottica «irridente insulto», e ne Il ritorno dell’esule (dicembre 1919), dedicato al rientro clandestino di Malatesta in un’Italia attraversata dai sommovimenti rivoluzionari, vi era l’attesa «Per l’urto immane della «rossa» storia», mentre La presa e la resa delle fabbriche (ottobre 1920) era una sorta di amaro bilancio politico dell’Occupazione delle fabbriche, conclusasi pochi mesi prima, «sotto il cielo nero».
Tutte questioni che urlavano vendetta e giustizia sociale, facendo pericolosamente appello al cuore non meno che all’intelligenza di ogni oppresso e di ogni sfruttata.