Presentazione del libro “Il movimento partigiano dell’area pratese dal 1943 al 1945”
Nell’ambito delle iniziative per la Liberazione di Prato, presentazione del libro di Alessandro Bicci “Il movimento partigiano pratese dal 1943 al 1945” (Edizioni dell’Assemblea del Consiglio regionale), venerdì 5 settembre alle ore 18.30 Sala del Gonfalone, Palazzo Banci-Buonamici.
Dialoga con l’autore il direttore dell’Istituto storico toscano della Resistenza e dell’età contemporanea, dott. Matteo Mazzoni.
“Chicchi” la resistente: un libro per Teresa Mattei
Presentazione del podcast COMUNITA’ RESISTENTI: circoli e case del popolo nella provincia di Prato
Aspettando il 6 settembre ci vediamo VENERDI’ 5 SETTEMBRE ore 21 al Circolo Arci Mario Tronci insieme a Enrico Iozzelli e Lorenzo Tempestini racconteremo chi era Mario Tronci e presenteremo il podcast COMUNITA’ RESISTENTI: circoli e case del popolo nella provincia di Prato realizzato in collaborazione con il Museo della Deportazione e Resistenza
A Pisa la Liberazione in Festa!
Il 12 e 13 settembre 2025 la Biblioteca Franco Serantini – Istituto di storia sociale, della Resistenza e dell’età contemporanea della provincia di Pisa e la Palestra Popolare Autogestita organizzano la seconda edizione di LA LIBERAZIONE IN FESTA.
La festa, aperta a tutte/i, si terrà presso gli spazi della Palestra Popolare Autogestita in località La Fontina (via Carducci 9, Ghezzano – Pisa) e offrirà uno spazio di incontri con momenti di confronto sulla storia della Resistenza e della Liberazione, in relazione anche con il presente.
Venerdì 12 settembre
ore 18:00
discussione aperta
Resistenza e ambiente: natura, territorio e lotte partigiane
con
Pietro LACASELLA (antropologo)
Elena PIRAZZOLI (storica)
Movimento NO BASE
introduce Teresa Catinella (BFS-Issoreco)
ore 20:00
apericena
ore 21:30
Radio Ithemba in CONCERTO
Sabato 13 settembre
ore 18:00
discussione aperta
Il genocidio a Gaza: dalle categorie storiche alla mobilitazione
con
Martina PIGNATTI MORANO (Un Ponte Per)
Federica STAGNI (sociologa)
Student* per la Palestina
introduce Stefano Gallo (BFS-Issoreco)
ore 20:00
cena (su prenotazione: +39 328 932 5102)
ore 21:30
Vulcana!
spettacolo teatrale di
Maria PISCOPO e Francesco SALVADORE
Mostra permanente
a cura della Biblioteca Franco Serantini
La Liberazione in Provincia di Pisa attraverso i documenti d’archivio
Presentazione del libro su RICCARDO LOMBARDI a 40 anni dalla scomparsa
18 settembre 2025, ore 17
Fondazione Circolo Rosselli, via degli Alfani 101r, Firenze
presentazione del libro “RICCARDO LOMBARDI. A 40 anni dalla scomparsa 1984-2024” a cura di Cinzia Bellone
Interventi di: Bruno Becchi, Virgilio Dastoli, Ariane Landuyt, Tommaso Nencioni, Valdo Spini
Sarà presente la curatrice
11 agosto 1944: insurrezione!

Nell’estate del 1943, lo sbarco degli anglo-americani e la caduta del fascismo fecero sperare nella imminente fine della guerra. La Toscana visse invece un anno di durissima occupazione nazifascista, colpita dai bombardamenti aerei degli Alleati, vessata da ruberie e deportazioni, martoriata da rappresaglie e stragi di civili.
Nell’estate seguente divenne teatro di aspri combattimenti tra l’esercito tedesco in ritirata verso le difese della linea Gotica, approntata sulla cresta appenninica, e gli Alleati che, conquistata Cassino a maggio erano giunti ai primi di luglio fino a Siena e alla Valdichiana. Da lì, fermati alle porte di Arezzo, mossero attraverso il Chianti direttamente verso Firenze.
Per otto mesi la città aveva assistito alla lotta impari quanto cruenta tra i gruppi armati della Resistenza e le forze, anzitutto la feroce banda guidata da Mario Carità, che davano la caccia ai cittadini ebrei, ai resistenti, ai renitenti, a quanti non sottostavano all’occupante tedesco e al governo fascista repubblicano. Anche nelle campagne, le formazioni partigiane si erano consolidate, passando all’offensiva.
In giugno, il Comitato toscano di liberazione nazionale, guida politica della Resistenza, chiamò per la prima volta in Italia all’insurrezione armata, che cacciasse i tedeschi dalla città già prima dell’arrivo degli Alleati, per affiancarne apertamente l’azione militare e così affermare la propria capacità di autogoverno. Un progetto tanto chiaro quanto difficile da realizzare.
I timori diffusi per i rischi notevoli, le preoccupazioni delle forze più moderate, le lusinghe di chi propugnava un ritiro concordato sotto le insegne della “città aperta”, guadagnarono campo con il forzato rallentare degli Alleati. Mentre i fascisti più compromessi abbandonavano la città, ma lasciandovi molte decine di “franchi tiratori” pronti a colpire nascostamente gli avversari e gli stessi civili, l’incertezza cresceva: i tedeschi si sarebbero ritirati o avrebbero atteso il nemico dentro la città d’arte? Gli Alleati avrebbero accettato lo scontro? E i partigiani, dotati di coraggio più che di uomini e armi, quale ruolo avrebbero potuto giocare?
Interrogativi travolti infine dagli eventi. A fine luglio, sgomberate le rive dell’Arno, i tedeschi si attestarono su quella settentrionale e distrussero i ponti e una vasta area attorno al Ponte Vecchio, l’unico risparmiato, nella notte tra il 3 e il 4 agosto, giorno in cui gran parte delle forze partigiane e le prime pattuglie Alleate entrarono nei quartieri d’Oltrarno, subito aggredite dai “franchi tiratori”.
L’insurrezione fu proclamata soltanto l’11 agosto, quando i tedeschi lasciarono il centro cittadino e i partigiani poterono finalmente guadare il fiume. Dovettero subito impegnarsi in intensi combattimenti contro gli avversari, attestati da est a ovest lungo il passante ferroviario e il corso del Mugnone. Affiancati alcuni giorni dopo da pattuglie Alleate, ne contennero le controffensive e, attorno al 18 del mese, li respinsero sulle alture collinari. Ma solo alla fine di un lunghissimo agosto riuscirono a liberare i quartieri più settentrionali della città.
Oltre duecento morti e molte centinaia di feriti furono il prezzo pagato dagli uomini e dalle donne della Resistenza nella battaglia di Firenze. Un prezzo oltremodo elevato, giacché i partigiani giunti in città furono meno di millecinquecento e le squadre cittadine ne contavano pochi di più e nemmeno per metà armati. Ancor di più furono le vittime civili, notevolissimi i danni agli edifici e i disagi conseguenti per gli sfollati.
Eppure, l’insurrezione fu anche e soprattutto una festa, per la libertà riconquistata con le proprie forze e il proprio sacrificio e per la dimostrata capacità – legittimata anche dagli Alleati – di fondare sull’assunzione di responsabilità democraticamente condivise il diritto e il potere di governare la città e gli istituti della sua vita civile, economica e sociale.
Articolo pubblicato nell’agosto del 2014.




