GIORNATA DELLA MEMORIA A MASSA MARITTIMA

Il 24 gennaio nella Biblioteca “G. Badii” di Massa M.ma sarà presentato il volume “ Gli italiani a Sachsenhausen. La deportazione nel lager della capitale del Terzo Reich”. Interverranno Ilaria Cansella (direttrice Isgrec) e due degli autori del volume, Claudio Cassetti e Francesco Bertolucci. L’iniziativa è organizzata da Comune di Massa M.ma, Biblioteca com.le “G. Badii”, Isgrec, Rete Grobac, Unieli, Libreria Matozzi.




GIORNATA DELLA MEMORIA A FOLLONICA

Il 27 gennaio, alle ore 10, davanti al Comune di Follonica, sarà posizionata una lapide in ricordo degli internati militari follonichesi. Interverranno Giacomo Manni (Consigliere comunale di Follonica), Claudio Bellucci (Presidente Sez. ANPI “V. Ranieri” di Follonica), Ilaria Cansella (Isgrec). Le conclusioni sono affidate al Sindaco Andrea Benini. Saranno presenti i familiari di alcuni degli internati militari follonichesi. L’iniziativa fa seguito ad una ricerca sostenuta dal Comune di Follonica e proposta da Isgrec e ANPI Follonica sugli internati militari.




Giornata della Memoria a Grosseto

Per la Giornata della Memoria 2023 l’Isgrec, in collaborazione con il Museo della deportazione di Prato e i Comuni di Roccastrada, Massa Marittima e Monterotondo, propone un incontro all’Aurelia Antica Multisala il primo febbraio 2023, alle ore 10, con la direttrice della Fondazione Museo e Centro di documentazione della Deportazione e Resistenza di Prato, Camilla Brunelli, dal titolo “Nei campi delle SS: il lavoro schiavo dei deportati”. A seguire sarà proiettato il documentario “Trasporto 53” (produzione Isgrec/Regione Toscana, regia di L. Zannetti) sulla deportazione dalla provincia di Grosseto. L’iniziativa, riservata alle scuole superiori con prenotazione obbligatoria fino ad esaurimento posti (info e prenotazioni: 0564415219; didattica@isgrec.it) sarà fruibile anche in streaming nel canale youtube dell’Isgrec

Dal 23 al 27 gennaio si terranno, anche queste su prenotazione, le consuete “Passeggiate della memoria” a cura di Elena Vellati, visite guidate per le scuole di ogni ordine e grado, ai segni della memoria della deportazione politica nel contesto urbano di Grosseto.

L’Isgrec è a disposizione degli insegnanti per laboratori didattici in classe sui temi della deportazione.




Diretta streaming della presentazione di ” LE STAZIONI DELLA LUNA “




Cattolici e fascismo nella Toscana nord-occidentale (1920-1922)

Ritratto mons. Maffi

Grazie all’apertura graduale degli archivi vaticani, la storiografia ha chiarito ormai nelle sue linee essenziali il rapporto tra cattolicesimo e fascismo. Se per quanto riguarda i vertici la relazione è stata restituita alla storia, lo stesso non può dirsi per il piano locale, su cui disponiamo di informazioni lacunose. Il problema emerge chiaramente nel caso toscano, alla cui conoscenza questo scritto vuole contribuire concentrandosi sull’area nord-occidentale della regione prima della marcia su Roma. L’obiettivo è evidenziare, senza pretese di esaustività, i caratteri fondamentali della vicenda, a cominciare dalla preminenza di Pisa – dovuta soprattutto alla presenza del cardinale-arcivescovo Pietro Maffi, il più noto e influente esponente del cattolicesimo in quell’area e uno dei principali sul piano nazionale, al punto da risultare tra i papabili al conclave del 1922.

Gli studi più accurati hanno individuato nel 1921 l’inizio del confronto tra cattolici e fascisti. Se, infatti, in precedenza le due parti si erano sostanzialmente ignorate, dalla primavera del 1921 s’intensificò l’azione squadrista contro le sinistre e, in misura molto più ridotta, i popolari, suscitando proteste e commenti nel mondo cattolico. Reazioni che, è bene sottolinearlo, non giunsero mai a una piena equiparazione tra socialismo (oggetto di una condanna inappellabile) e fascismo (di cui si deplorarono gli eccessi, cioè le violenze contro i cattolici).
Uno sguardo gettato sulla Toscana nord-occidentale conferma la validità sostanziale di questa cronologia, nonostante differenze significative tra le varie diocesi. Il caso Ritratto Gronchipisano spicca per la presenza di due personalità di rilievo nazionale: il deputato e futuro presidente della Repubblica Giovanni Gronchi che, membro dell’ala sinistra del PPI, sarebbe stato sottosegretario di Stato al ministero dell’Industria e del commercio nel governo Mussolini (1922-1923); e il già citato Maffi che, alfiere dell’ala conciliatorista dell’episcopato italiano e in ottimi rapporti con i Savoia, nel 1915-1918 si era distinto per l’appoggio entusiastico allo sforzo bellico, fino a divenire il simbolo dell’unione tra fede e patria. Sotto l’impulso del cardinale, il movimento cattolico raggiunse uno sviluppo considerevole, attestato tra le altre cose dal successo del giornale «Il Messaggero toscano» (l’unico quotidiano della città). A Pisa, inoltre, la solida presenza dei movimenti e partiti “sovversivi” fu contrastata da uno squadrismo assai violento, animato da autentici assassini come Alessandro Carosi e dilaniato da faide interne. Nell’insieme, questi elementi fanno di Pisa un osservatorio di prim’ordine per studiare i rapporti tra cattolici e fascismo nel primo dopoguerra – rapporti tesi, perché agli occhi della cittadinanza Maffi incarnava quel patriottismo di cui le camicie nere rivendicavano l’esclusiva. A dire il vero, da parte cattolica non mancò la volontà di trovare un terreno d’incontro con i fascisti, sulla base dell’antisocialismo e del culto dei caduti: caduti della Grande Guerra, come si vide in occasione delle onoranze al Milite Ignoto, il 4 novembre 1921, cui il cardinale partecipò; e caduti della rivoluzione fascista, come si vide invece durante le esequie degli squadristi Zoccoli e Menichetti nel 1921, legittimate dalla presenza rispettivamente di Maffi e del suo segretario, mons. Calandra. Tuttavia, queste aperture non ebbero l’esito sperato, come emerse nel 1922. In giugno, a Pisa, le camicie nere si piazzarono all’esterno della cattedrale impedendo il regolare svolgimento della tradizionale processione del Corpus Domini e sollevando le proteste del cardinale. In settembre, a Buti, il pievano Cascioni Poli (reduce della guerra e sostenitore del PPI) sparò un colpo di pistola in aria per attirare l’attenzione delle forze dell’ordine e mettere in fuga i fascisti che nottetempo stavano tentando di irrompere nella canonica, allontanandosi poi dal paese per ragioni di sicurezza. Si tratta, com’è evidente, di episodi limitati ma utili a comprendere gli attriti che a Pisa caratterizzano i rapporti tra cattolici e fascisti fino al termine della faida Santini-Morghen e per qualche verso anche dopo.

Ricostruire le vicende delle altre diocesi risulta più complesso, date la mancanza tanto tra il clero quanto tra i laici delle personalità di rilievo nazionale e la debolezza del movimento cattolico nelle zone dove le sinistre erano più radicate. A Livorno, ad esempio, la voce cattolica più autorevole era rappresentata dal «Fides» – un bisettimanale che, cessato al termine del 1921, nella veste grafica e nelle idee (rigidamente integriste, in linea con il pensiero del suo direttore don Giovanni Casini) rivelava una posizione non certo all’avanguardia, preoccupata dalle trame di massoni, ebrei e socialisti più che dal fascismo[1].
Nemmeno a Massa la situazione era favorevole al movimento cattolico, che però si mostrò più battagliero. Ai contrasti tra la curia vescovile e i popolari si sommavano infatti le vivaci polemiche tra il settimanale fascista «Giovinezza» e il corrispettivo cattolico «La Difesa popolare» che, diretto dall’avv. Carlo Perfetti, aveva come motto: «Lavoratori di tutto il mondo, unitevi in Cristo». Lo scontro culminò nel marzo-aprile 1922, quando i fascisti parlarono di «pericolo clerico bolscevico», accusando il PPI di essere una «forza antinazionale» sostenuta da sacerdoti «traditori della nostra fede». Parole respinte con sdegno dalla controparte, secondo cui se i principi cristiani fossero rimasti confinati nelle chiese per timore della violenza, le «masse sfruttate» non avrebbero mai ottenuto la «giusta mercede» né l’Italia avrebbe ritrovato la pace[2].
Ancora diversa l’atmosfera a Lucca, dove la Chiesa esercitava un’influenza considerevole sulla vita politica e sociale. Qui, non a caso, i fascisti capeggiati da Carlo Scorza agirono con cautela. Il loro obiettivo era chiaro (separare i cattolici dal PPI) ma di difficile realizzazione, perché il foglio cattolico di riferimento (il settimanale «L’Esare») respinse con fermezza qualsiasi ipotesi di doppia militanza; inoltre, nel maggio 1921 il bollettino diocesano precisò che i cattolici potevano esercitare attività politica ma non militare nei partiti liberali né accettare i principi del socialismo, lasciando come unica opzione il PPI. Pur a fronte di un’opposizione ferma, prima della marcia su Roma le camicie nere evitarono di avviare una vasta campagna di violenze contro i cattolici, limitandosi a rare aggressioni e qualche scritta sui muri. In questo senso, il caso lucchese risulta emblematico del livello di violenza nei rapporti tra cattolici e fascisti, che a queste date restava ancora contenuto.

Ritratto mons. Simonetti

Ritratto mons. Simonetti

L’eccezione maggiore è costituita dal delitto di Collodi, frazione di Pescia, che a conoscenza di chi scrive costituisce l’episodio più grave occorso nell’area in questione. Qui nell’ottobre 1921 i fratelli Lamberti, militanti fascisti e proprietari di una cartiera chiusa a causa di uno sciopero, uccisero a colpi di pistola Ubaldo Ciomei, consigliere comunale di Pescia e attivista dell’Unione del lavoro di Lucca, dandosi poi alla latitanza. Il settimanale cattolico locale, «Il Popolo di Valdinievole», condannò con fermezza i responsabili e presentò la vittima nelle vesti di «martire», senza che si giungesse peraltro a una vera e propria rottura con il fascismo. Al risultato contribuì il vescovo di Pescia Angelo Simonetti, i cui inviti alla pace e alla fratellanza favorivano di fatto il partito più forte; inoltre, fin dal dicembre 1920 egli aveva dichiarato in una lettera a «Il Popolo di Valdinievole» che «la vera azione cattolica non è né deve essere per sé e per i suoi fini politica, né deve perciò confondersi affatto con quella di un partito» – una sconfessione del PPI che certo non aiutò ad arginare l’ascesa del fascismo nella diocesi .

La formazione del governo Mussolini, che includeva esponenti popolari, fu accolta dai cattolici se non con gioia almeno con fiducia in un avvenire più ordinato. I mesi e gli anni seguenti videro in realtà un aumento sensibile degli attacchi contro di loro, senza che per questo si verificasse un ripensamento. Anzi, com’è noto il rappresentante principale dell’antifascismo cattolico, don Sturzo, fu costretto all’esilio dai superiori; il PPI fu sciolto; e sulla memoria di don Minzoni, il parroco ferrarese ucciso dagli squadristi nell’agosto 1923, calarono censura e oblio. Sull’esito incise la minaccia del manganello, certo, ma anche elementi di più lungo periodo, sedimentati a fondo nella mentalità cattolica, come l’insistenza sui doveri più che sui diritti e la convinzione che in mancanza di un accordo con l’autorità politica la missione della chiesa sarebbe fallita. Per queste ragioni, benché consapevoli del carattere agnostico e violento del fascismo, nella grande maggioranza dei casi i cattolici lo ritennero un male minore rispetto al nemico tradizionale: il socialismo. Questa prospettiva caratterizzò tutto il pontificato di Pio XI, che solo negli ultimi mesi di regno cominciò a distaccarsene, con una scelta che peraltro il successore si guardò bene dal sottoscrivere. Solo le sconfitte patite nel corso della Seconda guerra mondiale convinsero il papato e i cattolici italiani a voltare definitivamente le spalle a Mussolini.

Nota:
1. Cfr. ad es. La mala bestia, in «Fides», 16 gennaio 1921.
2. Il cinquantenario della morte di Giuseppe Mazzini ha visto Dio ridotto a portabandiera del P.P. e il popolo insidiato dalla coppia Sturzo-Lenin, in «Giovinezza!», 19 marzo 1922; «Giovinezza» sulle furie!, in «La Difesa popolare», 1° aprile 1922, p. 2.

L’articolo è la relazione presentata in occasione del seminario organizzato il 20 ottobre 2022 dalla Biblioteca F. Serantini dal titolo 1922: Pisa e la Toscana tra fascismo e antifascismo.




Mostra “Sport, sportivi e giochi olimpici nell’Europa in guerra (1936-1948)

Il 12 gennaio è stato trasmesso alle scuole di ogni ordine e grado del territorio il calendario di iniziative che la Provincia di Lucca ha organizzato con l’Istituto storico della Resistenza in provincia di Lucca.
Quest’anno il tema scelto è quello dello sport e della memoria, che sarà approfondito con una serie di incontri e con la mostra “Sport, sportivi e giochi olimpici nell’Europa in guerra” a cura del Mémorial de la Shoah di Parigi che si terrà dal 23 gennaio al 24 febbraio 2023 presso la Sala del Trono, Palazzo Ducale – Lucca
Si specifica che la partecipazione a tutte le iniziative è gratuita.
E’ invece obbligatoria la prenotazione

Per informazioni contattare la Provincia di Lucca (tel. 0583 417481, email scuolapace@provincia.lucca.it).

Per il calendario:

Sport e Memoria




Call for papers – Workshop “Antifascismi, antifasciste e antifascisti Pratiche, ideologie e percorsi biografici”.

L’Istituto Storico della Resistenza e dell’Età Contemporanea in provincia di Lucca, insieme alla rete toscana degli Istituti Storici della Resistenza e la rete territoriale Fascismo e antifascismo nella Toscana nord-occidentale e nella Liguria orientale, promuove l’invio di contrivuti (Call for Papers) per un workshop nazionale – da tenersi a Lucca il 17 e il 18 marzo 2023 – finalizzato a discutere delle ricerche sull’antifascismo, e sulle antifasciste e gli antifascisti.
La Call for Papers è disponibile al seguente link:
https://www.isreclucca.it/wp-content/uploads/2023/01/Call-for-papers-antifascismi.pdf?fbclid=IwAR3LzvLP3H2X38Linak7IJvMhRo9A11UOOQ2DXXsv9ByAN1ddUxX17Lhkjc




Empoli. Giorno della memoria, un mese di appuntamenti per riflettere su storia e diritti

Un mese di appuntamenti, oltre alla posa delle pietre d’inciampo avvenuta nei giorni scorsi in Largo della Resistenza alla memoria di Dino Benedetti, Pierino Bertellotti, Ermanno Calore, Alfredo Catanzano, Alfredo Nigiotti, Angelo Pensabene, Giosellino e Walde Rogai, livornesi, alcuni sfollati, arrestati a Empoli, deportati per ragioni politiche e poi uccisi. Un programma di iniziative fitto e variegato reso possibile anche grazie al coinvolgimento di scuole e associazioni del territorio che è stato presentato nella mattinata di oggi, venerdì 13 gennaio 2023, in Palazzo Comunale. Obiettivo, celebrare il Giorno della memoria, attraverso spunti incontri, spettacoli teatrali, appuntamenti in biblioteca, camminate e molto altro, a partire dal 16 gennaio per proseguire fino al 1febbraio. Progetti per tutte le età pensati per raccontare e far riflettere sulla storia, sul valore del ricordo e su temi come democrazia, libertà, rispetto dell’altro e dei diritti di ognuno.

A illustrare il cartellone di appuntamenti, il presidente del Consiglio comunale con delega alla Cultura della memoria, Alessio Mantellassi. Con lui, il direttore della biblioteca comunale Renato Fucini, Carlo Ghilli, rappresentanti di Aned Empolese Valdelsa, di Arci Empolese Valdelsa, del Centro Giovani Avane, dell’Istituto superiore Ferraris Brunelleschi di Empoli, della Uisp Empolese Valdelsa, della sezione Soci Coop di Empoli e di Giallo Mare Minimal Teatro.

Entrando nel dettaglio del calendario di iniziative, la prima tappa è prevista lunedì 16 gennaio 2023, con la collaborazione di Aned Empolese Valdelsa: alle 10 al Palazzo delle Esposizioni, si terrà un incontro dedicato all’impegno di generazioni di familiari per onorare il sacrificio delle vittime della deportazione. Dal titolo “Sulle nostre gambe”, vedrà la partecipazione di Lele Fiano, figlio di Nedo Fiano, e Ambra Laurenzi del Comitato internazionale di Ravensbruk, figlia di Mirella Stanzione. In collegamento video, interverranno Leo Zanchi, presidente Aned di Bergamo mentre è previsto un contributo video di Liliana Segre. Sarà presente anche la sindaca Brenda Barnini. Il 20 gennaio, alle 18, appuntamento a cura della biblioteca comunale Renato Fucini alla Casa della Memoria di via Livornese 42, a Empoli: per la rassegna “Biblioteca della memoria”, si terrà la presentazione del libro “La scelta difficile. Nicola Panevino, il giudice partigiano” di Emilio Chiorazzo. Due i momenti di incontro in programma il 25 gennaio: alle 10, il Cenacolo degli Agostiniani di via dei Neri ospiterà “La deportazione politica a Empoli”, iniziativa per gli alunni delle scuole primarie che ascolteranno racconti e testimonianze dei familiari degli ex deportati. “Memoria in circolo” è il titolo del progetto a cura di Arci Empolese Valdelsa: il 25 gennaio alle 15.30, nel corso di un incontro con ragazze e ragazzi del doposcuola, sarà donato il libro “La speranza tradita” alla biblioteca della Casa del popolo di Ponte a Elsa, sede dell’evento. Una iniziativa che il 27 gennaio alle 18 interesserà poi la Casa del popolo di Cortenuova con la donazione dello stesso testo che il 28 gennaio alle 9.30 sarà consegnato anche alla Casa del popolo di Avane per arricchire gli scaffali della biblioteca lì presente.

Nel cartellone c’è spazio anche per il teatro grazie all’impegno di Aned e Istituto superiore Ferraris Brunelleschi: il 27 gennaio alle 21.15 e il 28 gennaio alle 10.30 (in replica per gli studenti), al Teatro Shalom, riflettori sullo spettacolo a cura del laboratorio teatrale dell’istituto empolese dal titolo “Al sacco e al fuoco”.

Per gli amanti del movimento impossibile perdere le “Passeggiate della memoria”, in collaborazione con Uisp Empolese Valdelsa, Sezioni Soci Coop di Empoli, Giallo Mare Minimal Teatro e ANED Empolese Valdelsa, la prima in programma il 28 gennaio alle 15 alla scoperta delle pietre d’inciampo installate nel 2022 a Santa Maria e Avane con esposizioni teatrali di Giallo Mare Minimal Teatro (ritrovo ore 15 alla Casa del popolo di Avane). Le camminate si svolgeranno anche il 18 febbraio alle 15 alla scoperta delle pietre d’inciampo installate nel 2022 a Cortenuova e Pontorme, partendo dal palazzetto dello sport di Empoli, e il 4 marzo alla stessa ora alla scoperta delle pietre d’inciampo installate nel 2022 nel centro di Empoli, partendo dal monumento della Vetreria Taddei.

Proseguendo il 30 gennaio alle 15 al campo sportivo “Lido Gavazzi” di Avane si terrà “Il calcio è memoria”, partita di calcio sociale aperta alla cittadinanza, mentre alle 16 al circolo culturale Auser in via Lavagnini si parlerà di “Perché la guerra?” (carteggio Freud – Einstein), a cura della psicanalista Anna Passaponti.

Il 1 febbraio, alle 21,15 al Cenacolo degli Agostiniani di via dei Neri, sarà possibile assistere allo spettacolo “Storia di un uomo magro” scritto, diretto e interpretato da Paolo Floris. L’iniziativa vede la collaborazione delle sezioni ANPI di Empoli, Castelfiorentino, Certaldo, Fucecchio, Montaione, Vinci, Montelupo Fiorentino e ANED Empolese Valdelsa. Momento conclusivo del cartellone, il 13 febbraio alle 21.15 al circolo Arci di Avane, la proiezione del documentario “Il senso di Hitler” diretto da Petra Epperleine e Michael Tucker, a cura de “Il solito dibattito”.