Giorno della Memoria: Consiglio regionale solenne al Museo della Deportazione

Venerdì 27 gennaio, nell’ambito delle celebrazioni del GIORNO DELLA MEMORIA si è tenuta la SEDUTA SOLENNE DEL CONSIGLIO REGIONALE DELLA TOSCANA presso il Museo della Resistenza e della Deportazione a Figline di Prato, membro dell’Istituto Nazionale Ferruccio Parri, rete degli Istituti storici della Resistenza e dell’età contemporanea.
Ha aperto la seduta Antonio Mazzeo, Presidente dell’assemblea legislativa, dicendo: “Non è una prassi uscire dalle aule del Consiglio regionale, ma da oggi vogliamo prendere l’impegno di celebrare questa ricorrenza in uno dei luoghi simbolo delle violenze nazifasciste e della gloriosa Resistenza in Toscana” e dichiara l’impegno della Regione, anche in futuro, per perpetuare la memoria della Shoah: “La Toscana continuerà a lavorare, soprattutto con i giovani, per fugare le paure espresse, nella presentazione degli eventi di commemorazione a Milano il 24 gennaio, dalla Senatrice a vita Liliana Segre, la quale ha detto: “Il pericolo dell’oblio c’è sempre. Una come me ritiene che tra qualche anno sulla Shoah ci sarà una riga tra i libri di storia e poi più neanche quella”. Mazzeo conclude, metaforicamente, citando il partigiano Silvano Sarti -comandante Pillo- : “noi si va a tirare secchiate d’acqua, qualcuno, tu vedrai, si bagnerà“.
L’attenzione della Regione Toscana verso l’educazione civica dei giovani è ribadita da Alessandra Nardini, assessora alle politiche della memoria, che afferma con soddisfazione: “Questa mattina 400 studenti hanno partecipato al Meeting della Memoria presso il cinema Teatro della Compagnia a Firenze alla presenza di due deportate che ad Auschwitz entrarono da bambine: Tatiana Bucci e Kitty Braun Falaschi“.
Parla poi Matteo Biffoni, sindaco di Prato: “Questo luogo ci consente di dare una risposta al timore della Senatrice Segre, perché qui siamo in un uno straordinario luogo di studio, documentazione e ricerca storica, nel quale ogni giorno passano scolaresche e ricercatori“. Con orgoglio sottolinea anche che la città di Prato è gemellata da 35 anni con Ebensee, sottocampo di Mauthausen, dove è morta la maggior parte dei deportati pratesi.
Poi Aurora Castellani, Presidente del Museo, ripercorre le tappe della nascita e della crescita del museo dalla sua fondazione ad opera di Roberto Castellani insieme ad altri deportati politici toscani. Asserisce poi: “La memoria è un dovere, non è un qualcosa di innato, ma va costruita e coltivata. La memoria è anche un diritto e deve far parte integrante dell’istruzione. La memoria è il nostro bene comune immateriale“.
L’orazione ufficiale è affidata al Professor Paolo Pezzino, già ordinario di Storia contemporanea presso l’Università di Pisa e attualmente Presidente dell’Istituto Nazionale Ferruccio Parri. Riportiamo parte del suo discorso: “Il XX secolo ha visto molti genocidi e massacri di massa di particolari gruppi sociali, ma indubbiamente il genocidio più ‘esemplare’ è rappresentato dallo sterminio degli ebrei attuato dalla Germania nazista e dai suoi alleati fra il 1941 e il 1945:
circa sei milioni di ebrei assassinati, cioè i due terzi degli ebrei d’Europa. Il 27 gennaio del 1945 veniva liberato il campo di Auschwitz: gli orrori dello sterminio nazista degli ebrei venivano così rivelati al mondo intero (anche se in seguito abbiamo appreso che molti, in realtà, già sapevano, anche nel mondo libero, e niente, o poco, fecero per intervenire, bloccare, o almeno denunciare). A distanza di oltre mezzo secolo, nel 2000, il Parlamento italiano ha accolto la proposta dell’assemblea dell’ONU e varato una legge (la n. 211 20 luglio 2000), che istituisce, in quella ricorrenza, la Giornata della memoria”. La legge prevede che ogni anno, in quel giorno, vengano organizzate manifestazioni per ricordare ‘le leggi razziali, la persecuzione italiana dei cittadini ebrei, gli italiani che hanno subito la deportazione, la prigionia, la morte, nonché coloro che, anche in campi e schieramenti diversi, si sono opposti al progetto di sterminio e, a rischio della propria vita, hanno salvato altre vite e protetto i perseguitati’. Sono passati ormai 23 anni, e ogni anno il numero di iniziative promosse da istituzioni, istituti di cultura, università, associazioni cresce. E allora perché l’allarme della senatrice Liliana Segre? Il punto è che ‘il ricordo per legge’ corre sempre il rischio dell’assuefazione, della ripetitività, della stanchezza. Di trasformarsi in un esercizio rituale. L’eccesso di offerta può avere le stesse conseguenze della scarsità di offerta. Anche per uno studioso specialista è ormai difficile seguire e assimilare le pubblicazioni che ogni anno escono in occasione del giorno della memoria. Poi si è puntato sui testimoni, i sopravvissuti. Giusto e doveroso. Ma se le testimonianze non si accompagnano alla conoscenza della storia, svanito l’indubbio impatto emotivo nei confronti soprattutto dei giovani delle scuole, la capacità di comprendere come sia stato possibile non viene sensibilmente rafforzata. Oltretutto cosa faremo quando inevitabilmente i testimoni non potranno più narrare le loro esperienze? E ancora. Soprattutto in Italia permangono tesi autogiustificatorie: l’antisemitismo sarebbe di importazione dalla Germania, e non un prodotto originario della dittatura fascista. Di questa ultima si tende a dare una visione riduttiva, quasi fosse un regime ‘bonario’, se non fosse stato per quella (in questa ottica inspiegabile) adesione alle teorie razziste. La società italiana non sarebbe stata razzista. Si dimentica così l’antigiudaismo diffuso dalla Chiesa cattolica (certo non su base etnica, perché restava sempre la possibilità della conversione), che predispose all’accettazione di politiche discriminatorie e persecutorie. Va poi sottolineato il nazionalismo acceso, che puntava a identificare la nazione con una presunta razza italiana. Nel discorso del 26 maggio 1927, noto come Discorso dell’Ascensione, Mussolini affermò che voleva ‘curare […] la razza italiana, cioè il popolo italiano nella sua espressione fisica’. Nel codice Rocco, a proposito Dei delitti contro la integrità e sanità della stirpe, leggiamo ‘è interesse che ha la nazione, come unità etnica, difendere la continuità e la integrità della stirpe […] ogni atto diretto a sopprimere o isterilire le fonti della procreazione è un attentato alla vita stessa della razza nella serie delle generazioni presenti e future che la compongono e quindi un’offesa all’esistenza stessa della società etnicamente considerata […] all’integrità e continuità della razza, elemento essenziale della vita della nazione e dello Stato’. E non bisogna dimenticare il razzismo coloniale: prima dell’invasione dell’Etiopia nell’estate del 1935 Mussolini scrisse ‘noi fascisti riconosciamo l’esistenza delle razze, le loro differenze e la loro gerarchia’. Le gambegi contro il madamato miravano proprio ad evitare il formarsi ‘di una generazione di mulatti in Africa orientale’. Il razzismo, nella forma di antisemitismo, si manifesta nel Discorso di Trieste, il 18 settembre 1938, di Mussolini: ‘L’ebraismo mondiale è stato, durante sedici anni, malgrado la nostra politica, un nemico irreconciliabile del Fascismo […] Nei riguardi della politica interna, il problema di scottante attualità è quello razziale; anche in questo campo noi adotteremo le soluzioni necessarie. Coloro i quali fanno credere che noi abbiamo obbedito ad imitazioni, o peggio, a suggestioni, sono dei poveri deficienti, ai quali non sappiamo se dirigere il nostro disprezzo o la nostra pietà […] In relazione con la conquista dell’Impero, poiché la storia ci insegna che gli imperi si conquistano con le armi ma si tengono con il prestigio, occorre una chiara, severa coscienza razziale che stabilisca non soltanto delle differenze ma delle superiorità nettissime’. Ma torniamo alla legge del 2000. Evidenti i limiti della sua formulazione: si ricorda ovviamente la Shoah, la persecuzione italiana degli ebrei, la deportazione politica, ma si scordano altre categorie: in primo luogo Rom e Sinti, gli unici, oltre agli ebrei, perseguitati su base razziale: 500.000 morti nei campi di sterminio nazisti, ma la persecuzione è stata anche in Italia. Inoltre si ricordano coloro che si opposero al genocidio, ed è giusto, ma dobbiamo sottolineare che la reazione degli italiani fu per lo più l’indifferenza. Ricorda Liliana Segre che quando fu portata da San Vittore al binario 21 della stazione di Milano, il 30 gennaio 1944, da dove fu avviata al campo di Auschwitz-Birkenau, durante il tragitto non vi fu un solo gesto di solidarietà dei milanesi. Commenta Ferruccio De Bortoli sul Corriere della sera del 25 gennaio: ‘I camion dal carcere di san Vittore – con il loro carico di vite, tra cui quella di Liliana Segre – diretti verso la stazione centrale sfilarono in una Milano con le persiane chiuse. Ignara, impaurita’. Per ogni ebreo salvato dall’aiuto di persone ‘giuste’ ve ne fu più di uno arrestato per delazione di chi condivideva la politica razzista o voleva impadronirsi dei suoi beni. Forse poi, per l’Italia, sarebbe stato più opportuno scegliere un’altra data per commemorare la Shoah: il 16 ottobre. Infatti quel giorno nel 1943 alle 5.15 del mattino le SS invadono le strade del Portico d’Ottavia e altre zone di Roma, utilizzando i dati sul censimento degli ebrei che gli Italiani avevano loro fornito; rastrellano 1024 persone, tra cui 207 bambini. Due giorni dopo, alle 14.05 del 18 ottobre, diciotto vagoni piombati partono dalla stazione Tiburtina. Dopo sei giorni arrivano al campo di concentramento di Auschwitz, in territorio polacco. Solo quindici uomini e una donna, Settimia Spizzichino, hanno fatto ritorno a casa dalla Polonia. Nessuno dei duecento bambini è mai tornato. La maggior parte dei viaggi intrapresi dagli ebrei dall’Italia fu senza ritorno: su poco meno di 7.800 deportati solo 837 sopravvissero. Su 733 bambini solo 121 ritornarono dai campi. Infine ricordiamo che i genocidi non sono solo un ricordo del passato: in Ruanda nel 1994 sono stati sterminate centinaia di migliaia di cittadini di etnia tutsi da parte dello Stato controllato dall’etnia hutu, e nei territori dell’ex Jugoslavia, nel corso del processo di definizione dei confini dei nuovi stati sorti in quell’area, sono state messe in atto, a partire dal 1992, operazioni di ‘pulizia etnica’ ed è stato perpetrato il genocidio dei maschi adulti bosniacchi a Srebrenica nel luglio 1995 da parte dei serbi. Insomma, il ‘mai più’ che ogni 27 gennaio risuona nelle manifestazioni di commemorazione è un auspicio che ad oggi non si è ancora realizzato. E solo la conoscenza critica del passato, unita alla memoria trasmessa dalle vittime, potrà formare dei cittadini attenti a riconoscere, nei nazionalismi accesi che stanno nuovamente diffondendosi nel mondo, i possibili segnali di future tragedie”.
In conclusione della celebrazione, viene citato Primo Levi: “Auschwitz è fuori di noi ma intorno a noi, è nell’aria. La peste si è spenta, ma l’infezione serpeggia“.
Troviamo un vaccino!




“Un fiore rosso per la libertà”, nel centenario della nascita di Liliana Benvenuti “Angela”.

6 febbraio ore 15.00, Palazzo del Pegaso, Auditorium G. Spadolini, presentazione del progetto editoriale “Un fiore rosso per la libertà” di Emilio Guazzone e Thomas Pistoia, in occasione del centenario dalla nascita di Liliana Benvenuti “Angela”, a cura del Consiglio regionale della Toscana e ANPI, con la collaborazione dell’Istituto storico toscano della Resistenza e dell’età contemporanea, saluti di A. Mazzeo presidente del Consiglio regionale, C. Giachi presidente della V Commissione, interventi di V. Bagni presidente ANPI e del direttore dell’ISRT M. Mazzoni
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Oberdan Chiesa. Presentazione del libro.

Lunedì 30 gennaio 2023 presso la sala Auditorium di piazza del Mercato a Rosignano Solvay si svolgerà la presentazione del libro “Oberdan Chiesa: un uomo, un martire, un mito” (Ets Edtiore) di Giovanni Brunetti.
L’incontro, organizzato dal Comune di Rosignano Marittimo in collaborazione con la sezione locale di ANPI Rosignano “M. Tarchi”, avrà inizio alle ore 17.00.
Il pomeriggio si aprirà con i saluti istituzionali dell’Amministrazione Comunale, sarà coordinato dal professor Tiziano Arrigoni e vedrà la partecipazione dell’autore Giovanni Brunetti e di Federico Creatini, di Istoreco Livorno.
Il libro è stato pubblicato nel 2022, grazie al contributo del Comune di Rosignano e dell’Istoreco di Livorno.




La Spagnola in Toscana

Programma convegno promosso dall’Istituto storico toscano della Resistenza e dell’età contemporanea e dall’Istituto storico della Resistenza e dell’età contemporanea in provincia di Pistoia in collaborazione con il Consiglio regionale della Toscana e con la rete degli Istituti provinciali toscani della Resistenza e dell’età contemporanea.
Partecipazione libera, prenotazione obbligatoria scrivendo a isrtprenotazioni@gmail.com

La Spagnola in Toscana
Firenze, Auditorium del Consiglio regionale (via Cavour 4).
24-25 febbraio 2023
Venerdì 24 febbraio
9:30. Saluti istituzionali

Antonio Mazzeo, Presidente del Consiglio regionale della Toscana

Giuseppe Matulli, presidente dell’Istituto Storico Toscano della Resistenza e dell’Età contemporanea

Giovanni Contini, presidente dell’Istituto storico della Resistenza e dell’Età contemporanea della provincia di Pistoia

Presentazione del convegno: Simonetta Soldani (UniFi)
10:30. L’impatto
• Massimo Livi Bacci (UniFi), La Spagnola: prima e dopo

• Giovanni Gozzini (UniSi), Una Spagnola “glocale”. Numeri e dintorni del caso fiorentino.

• Silvano Montaldo (UniTo), La Spagnola in Piemonte, un caso di studio

• Enzo Menconi (ISRA), Una guerra nella guerra. Le vittime militari dell’influenza Spagnola nei comuni di Carrara e di Pontremoli.

Discussione

13:00. Pausa pranzo

15:00. Le risposte, i silenzi.
• Roberto Bianchi (UniFI – ISRT), Firenze al tempo della Spagnola

• Filippo Gattai Tacchi (ISREC Lucca), “Il violento morbo miete inesorabile le sue vittime”: la Spagnola a Viareggio.

• Donatella Lippi (UniFi), Francesco Baldanzi (UniFi), La Spagnola nelle testimonianze della medicina fiorentina.

• Adolfo Turbanti (ISGREC) L’influenza Spagnola nella provincia di Grosseto.

Discussione

Sabato 25 febbraio
10:00. Reazioni

• Riccardo Bardotti (ISRSEC), Davide Orsini (Università di Siena), L’epidemia di influenza spagnola nel territorio senese.

• Alessandro Bicci e Andrea Giaconi (Comitato pratese per la promozione dei Valori risorgimentali), La Spagnola nel circondario pratese: pratiche sanitarie, consuetudini popolari, limiti documentali.

• Claudio Cherubini (Archivio Storico Diocesano di Sansepolcro – Ass. Storica della Alta Valle del Tevere – Società Storica Aretina), Spagnola, “come suol dirsi adesso”. L’influenza del 1918-1920 a Sansepolcro e dintorni.

• Carlo Cortesi (Ass. Avventura Democratica APS), 1918-1920. L’influenza Spagnola ad Uzzano e Chiesina Uzzanese.

• Stefano Sodi e Francesco Tacchi (Società Storica Pisana), Influenza Spagnola e prospettiva ecclesiastica: il caso del territorio pisano e livornese (1918-1920).

Discussione

13.00. Pausa pranzo

15:00. Narrazioni
• Barbara Bracco (UniMiB), La Spagnola a Milano, tra memoria e oblio

• Giovanni Contini (ISRPt) e Francesco Cutolo (UniPi), Per una storia orale della Spagnola.

• Paolo De Simonis (Istituto De Martino), Il sapere di credere.

• Melania Sebastiani (Ass.ne Fili di Juta), La Spagnola nel tempo delle Salesiane di Aulla.

Discussione




Scrivere una biografia politica. Giulio Andreotti.

Dipartimento Sagas
Amici di Passato e presente
Istituto storico toscano per la storia della Resistenza e dell’età contemporanea

Vi invitano a

Dipartimento Sagas, Università di Firenze
Aula Parva, via San Gallo, 10 – Firenze

17 febbraio 2022
Ore 16.30-18.30

Seminario

Scrivere una biografia politica. Giulio Andreotti

A partire dal volume di Tommaso Baris, Andreotti. Una biografia politica. Dall’associazionismo cattolico al potere democristiano (1919-1969), Bologna, il Mulino, 2021

Introduce e coordina Valeria Galimi (Università di Firenze)

Partecipano alla discussione

L’autore Tommaso Baris (Università di Palermo)

e

Bruna Bocchini (Università di Firenze)

Giovanni Focardi (Università di Padova)

Francesca Tacchi (Università di Firenze)

Link su piattaforma webex:

https://unifirenze.webex.com/unifirenze/j.php?MTID=me05d2ba78eb6610e3e3edf486aa7d5aa

Per informazioni: valeria.galimi@unifi.it
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Giorno della Memoria tra calendario civile e public history a Lucca

Venerdì 27 gennaio alle ore 17.00 la Provincia di Lucca e l’Istituto storico della Resistenza e dell’età contemporanea in provincia di Lucca promuovono questa iniziativa.
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LIBERTA’ E STRUTTURE. Scritti su Marx (1964-1984) di C. Luporini

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Giorno della Memoria Fondazione CDSE

Giorno della Memoria 2023 – Lunedì 30 gennaio 2023, ore 21.00
La Famiglia Forti e La Briglia: dagli effetti delle leggi razziali alla donazione del fondo di Simone Forti,
con Silvia Sorri, Luisa Ciardi, Alessia Cecconi (Fondazione CDSE).
Saluti di Primo Bosi, Sindaco di Vaiano, Fabiana Fioravanti, Assessora alla Cultura, Luciana Brandi, Presidente ANPI Vaiano.
Partecipazione libera, non è necessaria la prenotazione.