Presentazione del Volume curato da Giulio Talini “Storiografia etico-politica e “contemporaneità” della storia nel Novecento italiano. Cultura, società, politica” (ed. Pacini, Pisa)

9 luglio 2023 la Fondazione Circolo Fratelli Rosselli vi invita presso Villa Henderson, Livorno, dalle ore 17 alle ore 19
Presentazione del Volume curato da Giulio Talini “Storiografia etico-politica e “contemporaneità” della storia nel Novecento italiano. Cultura, società, politica” (ed. Pacini, Pisa)(Il libro è stato pubblicato con il finanziamento della Direzione Generale dell’Educazione, della Ricerca e degli Istituti Culturali del Ministero della Cultura)Saranno presenti:
Giulio Talini, Scuola Superiore Meridionale (curatore)

Valdo Spini, Presidente della Fondazione Circolo Rosselli
Mirco Carrattieri, storico e direttore generale dell’Istituto Ferruccio Parri di Milano
Simone Lenzi, scrittore e Assessore alla Cultura del Comune di Livorno

Coordinerà l’evento l’Associazione Giuseppe Emanuele Modigliani.




A Cavriglia “L’urlo della Memoria”: 79° anniversario degli eccidi nazifascisti




Armando Turinelli

Questo ritratto che proponiamo di un militante antifascista si colloca nella cornice della tradizione anarco-comunista di Livorno ma soprattutto in quella dell’anticlericalismo labronico. Non si tratta di un personaggio di primissimo piano ma può essere utile a rappresentare attraverso un percorso biografico sintetico, una vicenda molto più estesa e significativa.
Di origine lombarda (Milano), Armando nasce a Noceto in provincia di Parma il 16 aprile 1886. La famiglia è parte di una compagnia teatrale.
In cerca di un lavoro più redditizio, Armando abbandona l’attività teatrale e si stabilisce a Livorno, nota città anticlericale e sovversiva. Troverà occupazione presso una ditta che riveste le damigiane per il vino.
Fin dai primi anni si impegna in attività politiche e sindacali. Contrario al dogma religioso ed al potere della Chiesa, la sera del 4 agosto del 1910[1] Turinelli promuove, insieme ad un gruppo di Compagni del quartiere Stazione (Vannucci, Andreucci, Cerrai, Ficini, Giovannetti, Serri, Tucci, Falleni, Pampana, Filippetti), in antitesi alla costruzione di una nuova chiesa, la costituzione di un’associazione antireligiosa chiamata “Gruppo Antireligioso di viale Carducci” (successivamente assumerà il nome di Gruppo Antireligioso Pietro Gori[2]) del quale sarà Presidente.
Nel primo ventennio del ‘900, Turinelli scrive articoli per quotidiani politici tra i quali l’«Avanti!»[3] e ricopre ruoli di responsabilità in diversi giornali. Diviene gerente de «La Parola dei Socialisti»[4], settimanale socialista fondato da Giuseppe Emanuele Modigliani (diventato poi voce delle correnti rivoluzionarie). Nel 1913 è gerente responsabile de «Il Razionalista» – giornale quindicinale di battaglia razionalista e anticlericale fondato a Livorno[5]. Nel 1915 è gerente responsabile de «Il Fascio socialista» (organo della Federazione socialista Livorno-Elba e dei collegi di Volterra e Lari)[6].

Nel 1914 entra nel Comitato Federale del PSI[7]. Si dedica poi a studiare le opere di Lenin.
Nelle pause di lavoro, com’era tradizione dei livornesi del periodo, pranzava presso la Antica Fiaschetteria Civili (oggi conosciutissimo Bar Civili) dove conosce e poi sposa Gina, la nipote del proprietario del locale. (La coppia avrà sette figli: Comunardo, Spartaco, Lenina[8], Oreste, Eleonora, Cesarina, Glauco).
Negli anni a seguire, troverà occupazione come operaio presso la Società Metallurgica Italiana (SMI)ed entrerà a far parte della Commissione Interna.
Su posizioni massimaliste, Turinelli sosterrà l’adesione delle Organizzazioni Sindacali alla III Internazionale[9].
Con l’entrata in guerra dell’Italia nel conflitto mondiale, la situazione economica si aggrava. La linea politica della Camera del Lavoro di Livorno (CdL) era tendenzialmente quella moderata indicata dai socialisti riformisti e dai repubblicani. La FIOM invece sosteneva la necessità di una mobilitazione più radicale. Quando ci furono le prime agitazioni degli operai alla SMI, Turinelli (uno degli organizzatori della lega aderente alla FIOM) sottolineava il fatto che, anche se era difficile, occorreva tentare una mobilitazione ed era sbagliato negare pregiudizialmente ogni appoggio all’agitazione…[10] Nonostante le divergenze, la CdL e la FIOM concordarono sulla linea da seguire. Alla fine la CdL dette un parziale contributo alla risoluzione della vertenza sostenendo la lotta dei metallurgici e Turinelli acquistò e distribuì 600 copie del giornale della Confederazione tra gli operai della SMI. Per la FIOM fu un grande successo: gli operai approvarono l’operato degli organizzatori sindacali con “un voto di plauso” e circa 1.000 nuove adesioni. Gli operai iscritti alla FIOM, restarono comunque lontani dalla CdL, visto che all’interno prevaleva una linea moderata, considerata avversa[11].
Nel secondo semestre del 1919 ci furono le elezioni per il rinnovo degli organi dirigenti della CdL. Nonostante l’attacco dei repubblicani e l’intervento del deputato socialista Modigliani che suggeriva una politica più riformista, i risultati (grazie anche all’euforia per la rivoluzione in Russia) videro vincitrice la linea massimalista che aprì le porte della Segreteria a Zaverio Dalberto. Tra gli 11 eletti è presente anche Armando Turinelli[12].

Il 1 febbraio 1920 la Federazione Anarchica Livornese e la Federazione Giovanile Socialista organizzano un comizio unitario al Teatro San Marco alla presenza di Errico Malatesta, una delle più importati figure del movimento anarchico. Aderirono diverse realtà del mondo sovversivo provenienti da Pisa e Livorno: socialisti, anarchici, repubblicani, sindacalisti. Turinelli rappresenta la Camera del Lavoro di Livorno[13].
Il 5 novembre 1920, Turinelli (facente parte del Comitato di Agitazione) presiede un’assemblea per discutere la proclamazione di uno sciopero generale in seguito agli annunci degli industriali metalmeccanici livornesi di voler ridurre i salari[14].
Con la partenza di Dalberto nell’agosto del 1920, diviene Segretario Ugo Sereni, socialista riformista. In seguito ai primi licenziamenti tra il 1920 e il 1921, all’interno del movimento operaio si concretizzano due posizioni: quella guidata dal segretario della CdL confederale e quella anarco-comunista della Camera sindacale del Lavoro dell’USI (Unione Sindacale Italiana) appoggiata dall’ala comunista della CGdL (Confederazione Generale del Lavoro) nel frattempo ufficializzata con la scissione al Congresso del PSI di Livorno del 21 gennaio.
Il 15 febbraio del 1921, presso la CdL sindacale il comunista Turinelli presentò un ordine del giorno per lo sciopero generale cittadino di protesta contro i licenziamenti, da effettuarsi anche se la dirigenza della CdL (confederale) non fosse stata d’accordo. Il giorno successivo, alla adunanza del Consiglio delle Leghe alla CdL confederale, i comunisti e i sindacalisti intervennero in massa, e praticamente imposero lo sciopero[15]. Fu un successo, non solo per la massiccia adesione ma anche perché i fascisti (nonostante i rinforzi giunti da fuori Livorno) non riuscirono a contrastarlo.

NOTE:

  1. Molto probabilmente nella bottega di via del Vigna angolo viale Carducci.
  2. «Il Corvo» (anno I n.4) 31 agosto 1946 p.1.
  3. Testimonianza della figlia Lenina.
  4. http://www.fondazionemodigliani.it/node/31243.
  5. http://www.fondazionemodigliani.it/node/31675.
  6. https://www.fondazionemodigliani.it/node/31244
  7. Nicola Badaloni, Franca Pieroni Bortolotti, Movimento operaio e lotta politica a Livorno, 1900-1926, Roma, Editori Riuniti, 1977, p. 113.
  8. Comunardo, Spartaco, Lenina, saranno poi ribattezzati dal regime con nomi più graditi: Bruno, Luigi, Arnalda, tutti nomi di parenti di Benito Mussolini – vedi anche: Rosalba Risaliti “Le cinque domande di Cesarina”, https://anppia.it/l-antifascista/leggi-anche-tu/.
  9. N. Badaloni, F. Pieroni Bortolotti, Movimento operaio e …. cit., p. 113.Luigi Tomassini, Le voci del Lavoro. 90 anni di organizzazione e di lotta della Camera del Lavoro di Livorno, Napoli, Edizioni Scientifiche Italiane, 1990, (a cura di Ivan Tognarini e Angelo Varni), p. 197.
  10. Ibidem p. 198.
  11. Ibidem p. 226.
  12. Tobias Abse, Sovversivi e fascisti a Livorno. Lotta politica e sociale (1918-1922), Milano, Franco Angeli editore, 1991, p. 60.
  13. Ibidem p. 194.
  14. L. Tomassini, Le voci del Lavoro. 90 anni di organizzazione…, cit, p. 261.



Incontro con David Parri, autore di FLORIDO E IL PIANO K




74° Raduno dei Partigiani e dei Giovani a Monte Giovi




Giornata di studi: “Dal Codice alla Carta: i cattolici italiani tra Resistenza, realtà internazionale e impegno costituente (1943-1948)”




Incontri sul muralismo cileno di Montuliveto – A 50 anni dal colpo di stato in Cile

L’11 settembre 1976, durante un concerto degli Inti Illimani al parco di Monteuliveto di Pistoia, dove al tempo si svolgeva la Festa dell’Unità, il gruppo di artisti cileni della Brigada Pablo Neruda (BPN) realizzò sulla parete della palestra comunale un grande murale nello stile dell’arte cilena tipica di quel periodo. Non si trattò di un episodio isolato ma di un’opera inserita in un ampio movimento di artivisti che portò i muralisti cileni esuli in Europa a realizzare numerosi murales in tutta Europa. Anche la data scelta aveva un forte carattere simbolico: il terzo anniversario del golpe contro Salvador Allende del 1973, che diede il via alla feroce dittatura di Pinochet costringendo molto cileni a fuggire dal paese.

Pensato come forma di resistenza, il muralismo sudamericano ha superato i decenni giungendo fino ai nostri giorni, dove si stanno riscoprendo queste opere in tutto il continente e si sta sviluppando la discussione su cosa farne. Il murale di Pistoia nel corso del tempo era diventato una presenza abituale, parte del paesaggio di un parco a lungo degradato e marginalizzato. Al tempo stesso se ne era progressivamente persa la memoria, serbata solo da chi era presente quel giorno del 1976, ed il murale era diventato una presenza familiare ma muta. Tuttavia negli ultimi anni, sulla scia della rigenerazione del parco, in città si è tornati a discutere sulla presenza di quel murale, i suoi significati, la sua storia e memoria, il suo futuro, con percorsi paralleli che adesso trovano finalmente un punto di incontro.

A 50 anni dal colpo di stato in Cile l’Associazione Spichisi e la Fondazione Valore Lavoro promuovono un ciclo di incontri sul murale presso il parco di Monteuliveto, con due primi appuntamenti in cui incontrare artisti muralisti cileni, il 29 giugno con Eduardo “Mono” Carrasco e il 13 luglio con Antonio Arevalo, quest’ultimo tra gli autori del murale pistoiese.

L’incontro del 29 giugno alle 21:30, primo della serie, ripercorrerà la storia del muralismo, dal Cile all’Europa fino alla riscoperta dei giorni nostri, con “Mono” Carrasco, membro della Brigada Ramona Parra e impegnato in progetti di recupero partecipato dei murales, in dialogo con Giulia Zitelli Conti, esperta di storia e memoria urbana dell’Università la Sapienza di Roma, e con la popolazione pistoiese, nel tentativo di favorire lo sviluppo di una consapevolezza rispetto a questo bene culturale di valore internazionale presente in città che sia anche un momento di dialogo intergenerazionale tra i più giovani frequentatori del parco e i custodi della sua memoria.

Gli incontri sono realizzati con il sostegno dell’associazione Amici di di Montuliveto e del Comune di Pistoia e con il contributo della Fondazione Caript e del Ministero della cultura.




I giorni della Memoria: 79° anniversario della strage di Crespino e Fantino

Da domenica 16 luglio a domenica 23 luglio un ricco calendario di iniziative a Crespino del Lamone per ricordare la terribile strage del 1944.