14 marzo 2023 | ore 17.00 | Nascita di uomini democratici: Bianciardi e la scuola del Ventennio fascista

14 marzo 2023 | ore 17.00 | Villino Pastorelli/Fidia (via Oriana Fallaci 6 Grosseto)
Nascita di uomini democratici:
Bianciardi e la scuola del Ventennio fascista.
Introduce Massimiliano Marcucci, Lucia Matergi dialoga con Ilaria Cansella e Stefano Campagna.



L’uomo che fece il fascismo. Mussolini e l’ascesa del populismo

Venerdi 31 Marzo 2023, alle ore 16:30
allo Spazio Rosselli, via degli Alfani 101r, Firenze
presentazione del libro di Spencer Di Scala
L’uomo che fece il fascismo.
Mussolini e l’ascesa del populismo
(Castelvecchi Ed.)

Interventi di:
Ariane Landuyt, Professore ordinario di Storia Contemporanea dell’Università di Siena Sandro Rogari, Presidente dell’Accademia La colombaria
Paul Corner, già docente all’Università degli Studi di Siena

Valdo Spini, Presidente Fondazione Circolo Rosselli

Sarà presente e interverrà l’autore




16-17 marzo: Convegno LA SOTTRAZIONE NAZISTA DI RISORSE DALL’ITALIA OCCUPATA

in presenza e on line

Teatro San Carlino (Brescia) | pagina Fb della Fondazione “Luigi Micheletti”

Partecipa per l’Isgrec Stefano Campagna (“…passeranno dall’invito alla razzia”: limiti ed esiti della sottrazione nazista di risorse nel territorio maremmano

> Scarica il programma




10 marzo: Le “Amiche della miniera” di Ribolla a Gavorrano

10 marzo, ore 16.30, ex Bagnetti a Gavorrano
“Presenze femminili. Le Amiche della miniera di Ribolla”



La deportazione politica in Toscana

Come è noto, in Toscana l’occupazione nazista ha imposto un sacrificio straordinario alle popolazioni civili a causa del perdurare di una guerra totale e devastante con eccidi e stragi che rendono la Toscana la più colpita d’Italia per numero di morti. A questo si aggiungono le vittime della deportazione, un’ulteriore modalità per terrorizzare una popolazione già allo stremo.

Nel periodo che va dal dicembre 1943 al settembre 1944 numerosi gli arresti per motivi politici e la conseguente deportazione degli arrestati nei campi di concentramento nazisti dipendenti dalle strutture delle SS (da distinguere nettamente dai campi per militari internati controllati dalla Wehrmacht o dai campi di lavoro coatto gestiti direttamente dalle aziende.) L’arresto e la deportazione dei “politici” era motivato perlopiù con la definizione Schutzhaft (arresto e detenzione dei sospetti “a protezione del popolo e dello stato”), un provvedimento messo in atto fin dal 1933 dalle autorità naziste per trasferire a scopo preventivo nei lager i propri avversari politici, dapprima i connazionali, considerati pericolosi per la sicurezza del Reich.

All’incirca 1000 i deportati politici nati o arrestati in Toscana fermati con l’allora vigente procedura d’arresto con destinazione campo di concentramento. Tale procedura fu utilizzata fin dall’inizio del 1944 dalle forze occupanti (SS e polizia tedesca in Italia), in collaborazione con le strutture repressive della RSI e riguardava le tre categorie principali dei deportati politici: partigiani veri e propri, sospetti fiancheggiatori, renitenti alla leva. Si annoverava tra questi anche chi aveva aderito a forme di resistenza civile, ad esempio ai grandi scioperi nelle aree urbane ed industriali. Per la Toscana, ma soprattutto per l’area Firenze/Prato/Empoli, prevalenti sono i casi di arresto nel corso della retata avvenuta proprio a seguito dello sciopero generale del marzo 1944. Il trasporto che partì l’8 marzo 1944 da Firenze e arrivò l’11 marzo a Mauthausen nell’Austria annessa al Reich Germanico, conteneva  338 uomini rastrellati in Toscana in seguito allo sciopero. Poche decine i sopravvissuti.

Nel contesto della crescita dell’attività resistenziale ma anche della repressione nazifascista, vanno iscritti arresti, detenzioni e deportazioni particolarmente intensi nel mese di giugno del 1944. Il trasporto partito dal campo di transito di Fossoli (MO) il 21 giugno e arrivato a Mauthausen il 24 giugno è per numero di deportati il secondo trasporto con cittadini nati e/o arrestati in Toscana, dopo quello dell’8 marzo. Molti di loro, prima di essere trasferiti a Fossoli in attesa della successiva deportazione, avevano trascorso un periodo di detenzione nel carcere delle Murate a Firenze. Diversi i nomi di noti antifascisti toscani tra i deportati del 21 giugno, come Enzo Gandi, Giulio Bandini, Marino Mari o Dino Francini. In questo trasporto troviamo anche persone legate alla vicenda dei fatti di Radio Co.Ra.: Marcello Martini, Guido Focacci, Angelo Morandi e Salvatore Messina, tutti arrestati a seguito dell’irruzione delle forze naziste in un palazzo di Piazza D’Azeglio a Firenze dove avvenivano collegamenti radio clandestini con gli alleati.

In conclusione, la deportazione politica dalla Toscana ha visto il sacrificio di antifascisti e resistenti noti e meno noti, ma gli arresti e le retate hanno avuto anche carattere indiscriminato perché non sempre si teneva conto della reale attività d’opposizione al regime dell’arrestato. Questo è particolarmente evidente nel trasporto col numero più alto di deportati dalla Toscana: quello già menzionato dell’8 marzo 1944 da Firenze. Infatti, l’intenzione delle forze d’occupazione era quella di creare, attraverso le deportazioni, un forte deterrente da possibili ulteriori azioni di lotta o resistenza civile ma contestualmente quella di trasferire in massa manodopera da ridurre in schiavitù, utile per l’economia di guerra del Terzo Reich. L’organizzazione del lavoro schiavo dei deportati è testimoniata da un numero cospicuo di fonti documentali: elenchi, schede personali, corrispondenza. Di particolare interesse le schede del sistema Hollerith-IBM.

Ad arrestare i “politici” toscani furono soprattutto italiani, cioè i militi della Guardia Nazionale Repubblicana (ca. il 90% degli arresti è da attribuire a loro); è documentata in molti casi anche la presenza dei carabinieri. Questo ci dice l’alto grado di collaborazionismo da parte delle autorità fasciste, essenziale per la stessa riuscita della deportazione.

A Dachau ma soprattutto nel complesso concentrazionario di Mauthausen con le sue decine di sottocampi, destinazione della maggior parte dei deportati politici della Toscana, si determinò un altissimo tasso di mortalità per le condizioni così estreme da non far loro superare in media più di otto mesi di sopravvivenza. In molti casi gli “inabili al lavoro”, dopo le selezioni, furono eliminati nelle camere a gas.

Questo testo è tratto dal saggio di Camilla Brunelli e Gabriella Nocentini, presente nel secondo volume de IL LIBRO DEI DEPORTATI – Deportati, deportatori, tempi, luoghi (ed. Mursia, 2010) a cura di Brunello Mantelli.

Interno Museo della Deportazione Figline di Prato




79° anniversario della deportazione politica a Firenze

La Sezione fiorentina dell’Associazione Nazionale Ex Deportati nei campi nazisti invita la cittadinanza alla cerimonia in ricordo della deportazione politica nel 79° anniversario. Mercoledì 8 marzo, alle ore 10, ci ritroveremo in Piazza Santa Maria Novella a Firenze per ricordare i tanti concittadini che, dopo gli scioperi dei primi di marzo del 1944, furono costretti a partire dalla stazione centrale per il campo di concentramento di Mauthausen.

Interverranno alla cerimonia:
-Lorenzo Tombelli, presidente ANED sez. Firenze
-Antonio Mazzeo, presidente Consiglio regionale Toscana
-Maria Federica Giuliani, assessore Comune di Firenze
-Thomas Punkenhofer, sindaco di Mauthausen
-Matteo Mazzoni, Direttore Istituto storico della Resistenza in Toscana
Al termine della cerimonia i partecipanti, le Istituzioni e i gonfaloni dei Comuni si sposteranno in corteo all’interno della stazione, fino al binario 6.



Cerimonia commemorativa in ricordo dell’anniversario della fucilazione dei cinque giovani rastrellati a Vicchio di Mugello e condannati a morte dal tribunale repubblichino

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Benedetta Tobagi presenta “La Resistenza delle donne”

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