Proiezione del film “Il giovane Pertini. Combattente per la libertà”




ALDO ROSSELLI (1934-2013) a dieci anni dalla scomparsa




La vicenda amianto alla Breda di Pistoia.

Raccontare la storia dell’amianto e del suo utilizzo in Breda ferroviaria non è possibile senza prima un breve cenno alle origini più antiche. I primi accenni all’utilizzo dell’amianto si trovano negli scritti di Plinio il Vecchio (I secolo d.C.), il quale ricorda gli schiavi impegnati nella produzione degli stoppini per le lampade, che per proteggersi usavano una sorta di mascherina di tela; negli scritti di Marco Polo, poi, in particolare ne «Il Milione», si leggono descrizioni delle sue proprietà ignifughe. Il nome amianto, infatti, significa «incorruttibile» ed è sinonimo di asbesto, «inestinguibile». Già questo ne evidenzia alcune delle caratteristiche fondamentali, che lo resero un materiale ideale per le produzioni industriali. Prodotto in fibre, il suo primo utilizzo nel settore manifatturiero fu nelle tessiture, ma è dal secondo dopoguerra, con l’esplosione dell’industrializzazione, che l’amianto si diffuse in maniera massiva in tanti settori grazie alle sue qualità di coibentazione e isolamento: dalla produzione di navi, aerei e materiale rotabile ferroviario, all’utilizzo nell’industria chimica e alla produzione di energia elettrica.

Nella produzione di materiale rotabile è importante ricostruire la vicenda di Pistoia, con la lunga vertenza che si è tenuta negli anni ’90 alla Breda ferroviaria per il riconoscimento dei benefici pensionistici legati all’amianto e la lunga vicenda penale per l’accertamento delle responsabilità dei dirigenti dell’azienda. La produzione di treni viene avviata a Pistoia nei primi anni del ‘900, con l’acquisto da parte delle «Officine San Giorgio» della carrozzeria di Aiace Trinci. Nel secondo dopoguerra l’azienda verrà poi acquistata dall’IRI, che ne manterrà la proprietà fino al 1968, quando verrà acquistata dalla «Società Breda Ferroviaria», a sua volta proprietà di un altro attore del sistema delle partecipazioni statali, l’«EFIM – Ente Partecipazioni e Finanziamento Industria manifatturiera»[1]. In questi anni si afferma con forza l’utilizzo dell’amianto «a spruzzo» per coibentare le carrozze dei treni.

Valter Bartolini, sindacalista Cgil recentemente scomparso, ha ricordato così quella fase: «Fino al 1979 e poi ancora un po’ a seguire venivano coibentate con l’amianto, cioè venivano sparati almeno 500 chili [di amianto, n.d.a] per carrozza di cui almeno un terzo non si appiccicava… cioè, usavano una specie di lanciafiamme che da una parte schizzava a pressione la colla e dall’altra l’amianto macinato, perché a fibra lunga non andava bene… lo dovevano macinare prima e lo sparavano. Probabilmente tra i 100 e i 150 chili per carrozza rimanevano nell’atmosfera. All’inizio lo facevano in un’area di produzione vagamente isolata… C’era questo telo di nylon e dietro ci spruzzavano le carrozze» (intervista effettuata a Pistoia l’8 novembre 2022).

Dalla metà degli anni ’80 la spruzzatura dell’amianto non sarà più il metodo standard per la coibentazione delle carrozze (seppure almeno fino al 1992 continuino ad essere utilizzati dei componenti in amianto), ma non sarà l’unico utilizzo dell’amianto in fabbrica. Il 1973 è l’anno dell’inaugurazione della nuova sede della Breda a Pistoia, dove sorge tutt’ora, in via Ciliegiole. Costruito con ampio uso di cemento-amianto, lo stabilimento sarà oggetto di una scoibentazione, effettuata nel 1987-’88 in maniera approssimativa: durante l’operazione, la polvere d’amianto cadeva direttamente sui reparti produttivi, causando anche un elevato inquinamento ambientale. Come ha detto Daniele Ferri, ex operaio Breda: «Lavoravano la notte, e noi la mattina si trovava i pezzi di eternit per terra… Mettevano una rete, per le cadute più che altro, ma la polvere girava, il tendone di nylon ‘unn’è che teneva la polvere… Noi ‘un si sapeva nulla, tant’è che la mattina appena si arrivava noi si pigliava la pistola a aria e si soffiava il banco che era pieno di questa polverina bianca…» (intervista effettuata a Pistoia il 1º febbraio 2023).

In questo quadro si inserisce la legge 257/1992 che mette al bando l’amianto in Italia, e che innesca anche in fabbrica la piena consapevolezza della sua pericolosità, non più considerabile come una questione generica di pericolosità delle «polveri», com’era definito fino ad allora. La norma richiedeva un’esposizione minima di almeno 10 anni all’amianto per poter usufruire dei benefici pensionistici, ovvero la possibilità di avere accesso alla pensione prima del tempo. Questa misura sottendeva ad una terribile verità: l’esposizione alla polvere d’amianto poteva, potenzialmente, accorciare il tempo di vita delle persone, delle lavoratrici e dei lavoratori. Ai sensi della normativa l’esposizione era comprovabile in pochi modi: era riconosciuta automaticamente qualora l’azienda fosse soggetta al pagamento dell’assicurazione supplementare dell’INAIL per l’asbestosi oppure in caso di insorgenza di malattie amianto-correlate, mentre, qualora non sussistesse almeno una delle due condizioni precedenti, era obbligatoria una dichiarazione dell’azienda che certificasse i periodi d’esposizione.

Nasce così la vertenza amianto alla Breda, che si lega a doppio filo anche al percorso di smantellamento delle partecipazioni statali che vedrà i lavoratori impegnati nella difesa dello stabilimento dal rischio della chiusura, poi evitata con l’acquisto da parte di Ansaldo di tutto il gruppo Breda da EFIM. Inizialmente, infatti, la direzione aziendale decide di non rilasciare le certificazioni, al fine di evitare possibili implicazioni penali per i dirigenti e il danno di immagine di identificare la Breda come «la fabbrica della morte», oltre a «boicottare» di fatto il prepensionamento di lavoratori in possesso di quelle professionalità necessarie a portare avanti il lavoro. Su queste stesse tematiche, alcuni anni più tardi, la direzione deciderà di inserirsi nel processo civile intentato dai lavoratori contro l’INAIL per vedersi riconoscere un’estensione dell’esposizione. Posizione contro la quale la Segreteria Provinciale della FIOM presentò un esposto in procura nel 1995, atto che segnò l’avvio dell’indagine «Breda» sull’amianto.

La vertenza per il riconoscimento dei benefici si concluderà, dopo numerosi scioperi e manifestazioni, con l’emanazione degli atti di indirizzo da parte del governo D’Alema, ideati dal Ministro Salvi dei Comunisti Italiani nel 2001. Non mancheranno però numerosi strascichi polemici in fabbrica: qui un sindacato autonomo, i CUB, assumerà il ruolo di contestatore della politica del centrosinistra. La critica verte sul fatto che se da una parte il governo aveva avviato i meccanismi che hanno garantito un parziale riconoscimento dei diritti dei lavoratori, mettendo fine al contenzioso nelle aule di Tribunale, dall’altra non seppe o non volle superare il vincolo dei 10 anni minimi di esposizione all’amianto, obiettivo realizzabile visti i numerosi atti parlamentari presentati dallo stesso centrosinistra. È interessante constatare come il malcontento verrà poi raccolto, nel 2004, dall’UGLM, sigla sindacale forte di un rapporto privilegiato con il nuovo esecutivo di centrodestra: questa rivendicherà una possibilità di colloquio riuscendo anche ad ottenere una rappresentanza nelle RSU aziendali, ma nonostante questo canale il Governo procederà poi allo smantellamento delle tutele minime previste dalla legge 257/1992.

Ancora maggior rilievo assume quanto avviene con la conclusione del processo penale, il capitolo pistoiese di quella che lo storico Enrico Bullian ha chiamato la «stagione dei processi». Il processo fu accompagnato da un’animata discussione negli organismi del Comune sulla possibilità di costituirsi parte civile in favore dei lavoratori, che vedrà prevalere il «no» alla costituzione con un voto di misura in Consiglio Comunale. Di grande rilievo fu anche una parallela trattativa sindacale per definire un rimborso per il danno alla salute dei lavoratori, rivolto anche ai familiari interessati, conclusa nel novembre del 2002 e oggetto di dibattito e strumentalizzazione da parte del sindacato autonomo e dell’UGL in fabbrica.

Il 1º giugno del 2004 viene finalmente emessa la sentenza, che scagiona tutti i dirigenti aziendali; negli stessi giorni il Congresso Nazionale della FIOM voterà compattamente per stigmatizzare l’ingiustizia della sentenza. L’esito processuale contraddiceva quanto avvenuto, ad esempio, a Napoli per la Sofer, in una vicenda analoga. Si tratta di un altro capitolo buio di quella «stagione dei processi», che a Porto Marghera e a Sesto San Giovanni, come a Pistoia, ha lasciato le morti senza colpevoli.

Nota
1. La produzione di treni resterà nel sistema delle partecipazioni statali fino al 2013, quando Ansaldobreda verrà venduta ad Hitachi Rail Italy. Negli anni ricordati si afferma la centralità dei lavoratori della fabbrica nella vita politica pistoiese. Proprio nel 1948, durante una manifestazione in solidarietà dei lavoratori della SMI, viene ucciso dalla Celere un lavoratore della «San Giorgio», Ugo Schiano, evento ricordato in un articolo di Stefano Bartolini su ToscanaNovecento: https://www.toscananovecento.it/custom_type/fu-una-mattinata-tremendissima/




TRAGEDIA E SALVEZZA.

Uno mattina speciale, a partire dalle vicende narrate nel diario di Alessandro Smulevich, per le scuole fiorentine, in occasione dell’80° anniversario della deportazione ebraica da Firenze.
Per informazioni didattica@istoresistenzatoscana.it




“Mattoncini di Resistenza”. Il Novecento con la lego history

Progetto della Fondazione Cdse finanziato dalla Regione Toscana in collaborazione con Italian BrickHistory
Storia del lavoro e memorie di guerra in Val di Bisenzio.
Laboratori per adulti e bambini.
📌 21 ottobre alle 15 al Rifugio Pacini di Pian della Rasa
“La Seconda guerra mondiale nei boschi della Riserva” (merenda al rifugio e possibilità di pranzo prenotando al 339.8196922)
📌 Venerdì 10 novembre alle 17.15 al Mumat di Vernio
“Le fabbriche tessili nel Novecento”, laboratorio con visita agli antichi macchinari
📌 Domenica 3 dicembre alle 15 a Vaiano, sala polivalente Baldini (via Aldo Moro, 4). “Dall’8 settembre 1943 alla Liberazione in Val di Bisenzio” con la merenda di ciambelline in collaborazione con Auser – La Sartoria Vaiano.
✍🏻 Tutti i laboratori sono gratuiti ma con prenotazione obbligatoria su www.visitvalbisenzio.it/prenotazione-eventi
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“Torneranno i giorni nostri…” presentazione.

Tre taccuini manoscritti hanno racchiuso per decenni le memorie di Orazio Frilli, giovane ufficiale di artiglieria internato nei lager nazisti dopo l’8 settembre 1943.
Riscoperti recentemente dai figli, hanno portato alla pubblicazione di un diario di prigionia intenso ed emozionante, scritto da un uomo di cultura, che nel dopoguerra divenne preside del liceo Dante di Firenze. Un testo nel quale accanto alle violenze della guerra trova spazio l’amore profondo dell’autore per la fidanzata di allora Silva, poi divenuta sua moglie.
Giovedì 26 settembre alle ore 17:00 presenteremo al museo “Torneranno i giorni nostri”.



Sidney Sonnino. Dal meridionalismo alla politica estera

Giovedì 26 ottobre alle ore 10, si aprirà il convegno Sidney Sonnino. Dal meridionalismo alla politica estera, promosso dall’Accademia La Colombaria in occasione dei cento anni della morte dello statista. Il convegno si svilupperà per tutto il 26 e nel corso della giornata del 27 ottobre, sempre con apertura alle ore 10, con numerose relazioni. La frequenza è libera.

Giovedì 26 e venerdì 27 ottobre 2023

 

SIDNEY SONNINO
Dal meridionalismo alla politica estera

 

Programma

 

Giovedì 26 ottobre

ore 10.00-13.00

 

Saluti
Giampaolo D’Andrea (Presidente ANIMI)Sandro Rogari (Presidente dell’Accademia “La Colombaria” e della Società Toscana per la Storia del Risorgimento)

 

Relazione introduttiva di Luigi Mascilli Migliorini
La cultura meridionalista fra fine Ottocento ed età giolittiana

Prima sessione
Meridione e meridionalismo dalla Destra alla Sinistra

 

Interventi
MARCO SAGRESTANI (Università di Firenze)
Le elezioni del 1874 e l’inchiesta Bonfadini

 

LUCA MENCONI (Accademia dei Georgofili)
La Rassegna settimanale nel periodo fiorentino

 

GIUSTINA MANICA (Università di Firenze)
La Napoli dei fondaci vista da Jessie White Mario e Renato Fucini

 

BRUNELLA SERPE (Università della Calabria)
Il problema dell’istruzione nel Mezzogiorno nell’età giolittiana

 

ore 15.00-18.30
Seconda sessione
Sonnino meridionalista e il suo tempo

 

Interventi
LUIGI COMPAGNA (Università LUISS)
Sonnino, Villari e la nascente questione meridionale nella Firenze capitale
e dopo Porta Pia

 

SANDRO ROGARI (Università di Firenze)
Sonnino e la sua visione ideal tipica della mezzadria

 

GERARDO NICOLOSI (Università di Siena)
L’inchiesta Franchetti Sonnino sulla Sicilia

 

ROMANO PAOLO COPPINI (Università di Pisa)
Il nodo dei contratti agrari nella visione meridionalistica sonniniana

 

CLAUDIO STAITI (Università di San Marino)La fine del meridionalismo sonniniano e l’inchiesta Faina (1906-1911)
:
le interviste della sotto-giunta parlamentare in Sicilia

 

Venerdì 27 ottobre

ore 10.00- 13.00

Terza sessione

Sonnino, l’intervento e la diplomazia italiana durante la
prima Guerra Mondiale

 

Interventi
GIAMPAOLO FERRAIOLI (Università della Campania “Luigi Vanvitelli”)
Di San Giuliano e Sonnino

 

LUCA RICCARDI (Università di Cassino)
Sonnino, la prima Guerra Mondiale e gli Alleati

 

ANTONIO VARSORI (Università di Padova)
Sonnino e la Santa Sede durante la prima Guerra Mondiale

 

FEDERICA GUAZZINI (Università per stranieri di Perugia)
L’africanismo di Sonnino

 

ALESSANDRO VOLPATO (Università di Roma “La Sapienza”)
Sonnino e la questione delle nazionalità: il caso della Legione Cecoslovacca

 

ore 15.00-18.30
Quarta sessione
Sonnino e l’assetto internazionale postbellico

 

Interventi
Giorgio Petracchi (Università di Udine)
Sonnino alla Conferenza della pace

 

Paolo Soave (Università di Bologna)
Sonnino e Wilson

 

Giuseppe Spagnulo (Università di Bologna)
Sonnino e l’ascesa internazionale del Giappone

 

Federico Imperato (Università di Bari)
Sonnino e la fine dell’Impero Ottomano

 

Francesca Canale Cama (Università della Campania “Luigi Vanvitelli”)
Visioni divergenti ma non contrapposte: Sonnino e Nitti di fronte
alla guerra e alla pace

 

Le due giornate di convegno saranno anche trasmesse
in videostreaming ai seguenti link:
26 ottobre – https://us02web.zoom.us/j/88657693067
27 ottobre – https://us02web.zoom.us/j/86174785076




L’URSS e Astarotte Cantini: un’andata senza ritorno

Mercoledì prossimo, 25 ottobre, alle ore 16.30, presso il Salone degli Affreschi della Villa del Presidente, in via Marradi 116, si terrà il secondo dei cinque seminari legati al progetto “La memoria del Pci in provincia di Livorno”.
L’evento, realizzato grazie al contributo della Presidenza del Consiglio dei ministri e patrocinato dal Comune di Livorno, metterà al centro la figura di Astarotte Cantini.
Con Mario Tredici (giornalista), Andrea Borelli (Unipi), Anna Maria Biricotti (Ex Parlamentare), Modera Federico Creatini, collaboratore dell’Istituto storico della Resistenza e della Società Contemporanea di Livorno.