40° anniversario intitolazione Biblioteca Basaglia di Vaiano

All’interno delle iniziative dedicate al 40° anniversario della Biblioteca Comunale F. Basaglia organizzate dall’Amministrazione comunale di Vaiano,
che si svolgeranno in forma ridotta in conseguenza dei recenti eventi disastrosi che hanno investito il territorio,
SABATO 18 NOVEMBRE ore 16.00 presso il Palazzo Comunale di Vaiano
sarà presentata la pubblicazione del CDSE Seguendo i sogni di Marco Cavallo. Nascita di una biblioteca per la collettività,
curata da Lucia Pugi e Alessia Cecconi, con racconto per testimonianze e immagini.
Vi invitiamo, per quanto possibile, a partecipare a questa e alle altre iniziative che trovate nella locandina.




UNA RETE DI LETTERE. EUGENIO MONTALE E I SUOI CORRISPONDENTI

Convegno di studi. Firenze 16-17 novembre 2023
Data: 16 Novembre 2023 – 17 Novembre 2023
Luogo: Palagio di Parte Guelfa, Sala Brunelleschi – Sala Ferri del Gabinetto Vieusseux, Palazzo Strozzi.

PROGRAMMA

16 novembre 2023, ore 14.30
Palagio di Parte Guelfa, Sala Brunelleschi
Presiede Andrea Aveto (Università di Genova)
Saluti istituzionali e introduzione ai lavori

Alessia Bettini, Vicesindaca e Assessora cultura, turismo, partecipazione, cittadinanza attiva, manutenzione e decoro
Simone Magherini, Direttore del Dipartimento di Lettere e Filosofia dell’Università di Firenze
Michele Rossi, Direttore del Gabinetto G.P. Vieusseux
Niccolò Scaffai (Università di Siena)
Il poeta e la lettera. Progetti per Montale
Franco Contorbia (Università di Genova)
Le mappe immaginarie. Una storia lunga cento anni (e una corsa contro il tempo)
Leonardo Bellomo (Università di Padova)
Sulla lingua e lo stile delle lettere di Montale
Stefano Verdino (Università di Genova)
Sulle lettere a Bo e altre questioni
Francesca Castellano (Università di Firenze)
Due stranieri a Firenze: Montale e Zampa

Discussione

17 novembre 2023, ore 9
Gabinetto G.P. Vieusseux, Sala Ferri

Presiede Niccolò Scaffai (Università di Siena)

Silvia Chessa (Università di Perugia)
Intenzioni e incartamenti. Per l’edizione delle lettere di Montale
Anna Nozzoli (Università di Firenze)
Sulle lettere di Montale a Glauco Natoli (1931-1948)
Gianfranca Lavezzi (Università di Pavia)
Testimonianze epistolari montaliane nel Centro Manoscritti e nella Fondazione Maria Corti dell’Università di Pavia
Ida Campeggiani (Università di Pisa)
Identità di G.B.H.

Tavola rotonda

Coordina Franco Contorbia (Università di Genova)

Emmanuela Carbé (Università di Siena)
Stefano Carrai (Scuola Normale Superiore di Pisa)
Simone Magherini (Università di Firenze)
Franco Zabagli (Gabinetto G.P. Vieusseux)

Comitato scientifico: Andrea Aveto, Ida Campeggiani, Francesca Castellano, Silvia Chessa, Niccolò Scaffai
Organizzazione: Francesca Castellano, Silvia Chessa
Contatti: francesca.castellano@unifi.it; silvia.chessa@unipg.it




Conoscere, conservare, condividere. L’ISRT compie 70 anni!

Fondato nel 1953 dai protagonisti del Comitato toscano di liberazione nazionale, l’Istituto storico toscano della Resistenza e dell’età contemporanea compie 70 anni! In questi decenni molto è cambiato, l’Isrt è oggi un Istituto di cultura e di storia del Novecento, impegnato nella cura del proprio patrimonio documentario e nella sua valorizzazione, nella ricerca, nell’attività culturale e nella didattica, nella divulgazione scientifica.

Per far conoscere queste realtà a tutti gli interessati, apriamo la sede di via Carducci dal 23 al 25 novembre con un ricco programma di incontri e visite. La partecipazione è gratuita ma è necessaria la prenotazione ai vari eventi scrivendo a isrtprenotazioni@gmail.com o telefonando al 055284296.




Razzia e repressione

Nonostante inizi, il giorno 2, con la dichiarazione con cui il Comitato toscano di liberazione nazionale aderisce agli obiettivi politici sanciti dal Comitato nazionale di liberazione nazionale, affermando un’idea di guerra di liberazione quale lotta politica, e non solo fatto militare, per l’affermazione di una nuova Italia, il mese di novembre svela ai fiorentini tutto il peso, la gravità e la crudeltà dell’occupazione nazista e del collaborazionismo fascista.

La città, dopo aver conosciuto il dramma della guerra totale fra le proprie case con il bombardamento alleato del 25 settembre, inizia a conoscere gli effetti violenti del nuovo governo di Salò. I fascisti iniziano la caccia ai nemici, a coloro che qualificano come traditori della nazione, identificata con il fascio littorio, da colpire per vendicare l’onore macchiato dall’armistizio, ma anche per dimostrare alla popolazione e all’alleato tedesco la propria capacità di gestire l’ordine e quindi amministrare il territorio. E non solo le pagine dei propri organi di stampa. Anche perché a capo delle istituzioni vanno esponenti del primo squadrismo, dell’estremismo più radicale, spesso messo ai margini negli anni del ventennio, come il capo della provincia Raffaele Manganiello (prefetto dal 1° e capo della federazione fascista dal 5 ottobre) e Gino Meschiari capo del PNF fiorentino. Questi si appoggiano a gruppi armati come la “banda Carità”, mentre sono riorganizzati con specifici arruolamenti il battaglione “Muti” e la “Decima MAS”; mentre fin da settembre non erano mancati arruolamenti diretti nelle SS italiane a servizio dei nazisti.
Proprio agli uomini di Carità vengono affidati i compiti più spietati della repressione. Questi, peraltro, dopo le prime sconfitte subite nelle settimane precedenti in ottobre, lungo le pendici di Monte Morello, negli scontri con i primi gruppi partigiani, hanno spostato nel contesto urbano il centro della propria azione, privilegiando avversari meno preparati rispetto agli uomini alla macchia, pur nei loro disorganizzati esordi.

Ad inizio novembre, mentre il CTLN è riunito per varare la dichiarazione sulla guerra antifascista, arriva la notizia della cattura del primo Comando militare del Comitato toscano di liberazione nazionale da parte degli uomini di Carità; era composto dal generale Salvino Gritti presidente, col. avv. Leonardo Mastropierro, Aldobrando medici Tornaquinci, ten. col. Guido Frassineti, Paolo Barile, cap. Vasco Baratti, Alessandro Sinigaglia, avv. Adone Zoli; soltanto Tornaquinci e Sinigaglia sfuggono fortunosamente alla cattura.
È una grave sconfitta della Resistenza frutto dell’inesperienza delle pratiche di guerriglia urbana e accredita rapidamente la fama nefasta di carità fra le vie della città. Le conseguenze non sono banali. Solo nella tarda primavera del ’44 si ricostituirà di nuovo un comando militare unitario, mancando quindi per mesi un centro di coordinamento effettivo per le azioni in città (che certo sarebbe stato utile anche a gestire tensioni che pure si erano manifestate anche in ottobre quando i comunisti avevano sottratto agli azionisti numerose armi sottratte precedentemente nei depositi). Pur non venendo mai meno il confronto e la coesione politica nel CTLN, rispetto alla lotta armata in città i partiti portano avanti strategie molto diverse, in primo luogo fra chi agisce e chi no, limitandosi in questa fase ad un’azione politico-propagandistica, pur fondamentale. Fra i primi, gli aderenti al partito d’azione puntano, oltre che sull’assistenza agli ex prigionieri alleati, sulla costruzione di radio clandestine e su un’attività di supporto informativo agli Alleati, alla quale contribuiscono diverse donne che svolgono ruoli essenziali come “staffette”, come Maria Luigia Guaita, Orsola De Cristofaro, Anna Maria Enriques, Ada Tenca, effettuando collegamenti fra le varie cellule del partito e distribuendo le informazioni indispensabili per le attività. Invece, i comunisti organizzano i gruppi di azione patriottica: piccolissimi gruppi armati, composti da uomini di provata fede, pronti a morire per compiere azioni eclatanti di notevole valore simbolico tese a svelare il mancato controllo del territorio da parte di nazisti e fascisti. Loro caratteristica essenziale deve essere la segretezza, necessaria, in caso di cattura, a proteggere l’insieme dell’organizzazione.

Mentre le forze antifasciste devono riorganizzarsi dopo il duro colpo subito, gli uomini di Carità si scatenano contro la comunità ebraica fiorentina. All’alba del 6 novembre l’assalto alla Sinagoga da parte di elementi nazisti e fascisti di via Farini segna l’inizio della “caccia all’ebreo”, agevolata da registri e elenchi prodotti dall’amministrazione fascista a seguito delle leggi razziste del 1938. Ai primi arresti si accompagnano le distruzioni degli arredi del Tempio. Le razzie portano alla cattura di circa 300 ebrei nel corso di tutto il mese, in uno stillicidio di arresti individuali o di piccoli gruppi spesso dovuti a delazioni.
Prima quindi della Carta di Verona, con cui il fascismo repubblicano qualifica come razza nemica gli ebrei, e delle ordinanze effettive con le quali il governo di Salò ne sanciste la repressione, a Firenze si scatena la caccia all’ebreo sulla scia degli stereotipi della propaganda antisemita del Regime e degli atti della sua legislazione razzista. Accanirsi contro gli ebrei significa certamente riqualificarsi di fronte all’alleato nazista, mostrando, in proprio, anche un surplus di violenza e crudeltà, colpendo peraltro soggetti per lo più imbelli e impreparati, quindi senza dover correre rischi. Aspetto non secondario per comprendere come diventino in quelle settimane bersagli prioritari delle azioni degli uomini di Carità e in generale del fascismo.
Ma la spietata caccia agli ebrei che scuote Firenze non si può spiegare senza tener conto di un ulteriore aspetto: la loro cattura si intreccia con il saccheggio dei loro beni, delle abitazioni. In un contesto di povertà e precarietà estreme determinate dalla guerra, ciò alimenta non solo le azioni di gruppi organizzati, mossi da istanze politiche quanto da interessi criminali, come la banda Carità e successivamente l’Ufficio per gli Affari ebraici di Martelloni, sodale del capo della provincia Manganiello, ma anche di singoli individui uomini e donne, vicini di casa, colleghi o dipendenti, che, anche a prescindere da motivazioni ideologiche, non esitano a compiere delazioni e sancire tradimenti spietati che, in cambio di taglie e beni materiali, spingono tanti ebrei fiorentini e nascosti in città sui treni destinati ad Auschwitz.

Proprio la ferocia della caccia antisemita segna la conclusione di quel mese di novembre con l’assalto al Convento del Carmine compiuto da fascisti e nazisti. Come è noto la chiesa fiorentina guidata dal cardinale Elia Dalla Costa, in collaborazione con la stessa Comunità ebraica aveva attivato una fitta rete di protezione. A fronte di chi vendeva vite per pochi denari, vi era chi metteva in gioco la propria per salvarne altre. Una dinamica complessa che univa anche motivazioni diverse (anche economiche), ma che segnava una netta distinzione di campo. Chiese e conventi erano stati da subito al centro di quella strategia di protezione, diventando rifugi preziosi. Una strategia contro cui si scatena la dura repressione fascista. Non a caso la sede dell’Azione cattolica, in via dei Pucci, a due passi dal Duomo, è l’epicentro da cui scatta la seconda razzia, tesa a colpire in primo luogo proprio il comitato ebraico-cristiano attivo in quelle giornate in città, i cui componenti sono arrestati nel pomeriggio del 26 novembre (fra i suoi componenti si ricordano don Leto Casini e il rabbino Nathan Cassuto).

L’assalto e la violazione della clausura del Convento del Carmine nella notte fra il 26 e il 27 novembre pare segnare il culmine di quelle giornate di violenza e brutalità. Neppure il rispetto della sacralità della clausura delle suore salva le donne e i bambini ebrei che lì erano stati nascosti. I reparti nazisti con il sostegno degli uomini di Carità irrompono nelle sacre mura e ne arrestano circa 47/48. Sottoposte al furto di ogni bene, nel terrore più assoluto, saranno detenute in quello stesso luogo fino al 30 novembre, giorno della nota ordinanza del Ministro degli Interni della Rsi Buffarini Guidi contro gli ebrei, sottoposte ad ogni tipo di oltraggio e violenza, anche sessuali. Eroico è il tentativo delle suore di sottrarre alcune delle arrestate a nazisti e fascisti, nonostante le aperte minacce. Poi le donne e i bambini saranno messi sui camion diretti a Verona e da lì, in treno, ad Auschwitz. Tragica analoga sorte, in un contesto di caccia agli ebrei nei conventi individuati come luoghi di rifugio dai nazisti, tocca alle donne e ai bambini nascosti all’Istituto delle suore di San Giuseppe dell’Apparizione in via Gioberti, catturate sempre da tedeschi e uomini di Carità.

La città pareva giacere sotto il giogo della violenza e della repressione. La Repubblica sociale bandiva la chiamata alla leva nel proprio esercito dei giovani fiorentini. Su Monte Morello e sulle alture vicine i gruppi più o meno organizzati iniziavano a riflettere o poi successivamente a organizzare spostamenti verso montagne più lontane, essendo sempre meno sicuro sostare vicino alla città saldamente occupata. L’inverno doveva iniziare. Ma si annunciava già cupo e lungo.




Corso di formazione sulle guerre jugoslave degli anni Novanta del ‘900

Iscrizioni per il nuovo corso di formazione docenti dell’Istituto storico della Resistenza e dell’età contemporanea in provincia di Pistoia entro il 14 novembre scrivendo a i.barontini@provincia.pistoia.it

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LA SCRITTURA DELLA STORIA NELL’ITALIA DEL SECONDO NOVECENTO. MARIO ROSA E IL MESTIERE DI STORICO

Venerdì 17 novembre, ore 15.00

LA SCRITTURA DELLA STORIA NELL’ITALIA DEL SECONDO NOVECENTO.

MARIO ROSA E IL MESTIERE DI STORICO

 

Seminario coordinato da Marcello Verga
Sede Accademia La Colombaria, Firenze

 

Saluti
Sandro Rogari, Beatrice Paolozzi Strozzi, Marcello Verga

Interventi
Maria Antonietta Visceglia (Università di Roma “La Sapienza”)
Un ricordo di Mario Rosa

Marco Pellegrini (Università di Bergamo)
Saverio Russo (Università di Foggia)
Dell’Atlante storico e della storia degli antichi stati italiani:
storia delle istituzioni e storia sociale

Matteo Al Kalak (Università di Modena e Reggio Emilia)
Maria Pia Paoli (Scuola Normale di Pisa)
Mario Rosa docente

Paolo Pardini (Regista)
Divulgare la storia: Mario Rosa e il ciclo RAI sulla Storia dell’Italia

Tavola rotonda
Franco Angiolini, Giampiero Brunelli, Gigliola Fragnito, Niccolò Guasti,
Daniela Lombardi, Angelo Massafra, Gian Vittorio Signorotto, Stefano Villani




Parlare di pace in tempo di guerra

PARLARE DI PACE IN TEMPO DI GUERRA
Venerdi 10 novembre 2023 ore 17.00
LUCCA Palazzo Ducale – Sala Tobino

Incontro oorganizzato dalla Provincia di Lucca in collaborazione con ISREC Istituto Della Resistenza Lucca
La partecipazione sarà riconosciuta come corso di formazione.
Verrà rilasciato un attestato a chi ne farà richiesta

Per info. o583417481
scuolapace@provincia.lucca.it




*OMAGGIO A MAURIZIO ANTONIOLI*

*OMAGGIO A MAURIZIO ANTONIOLI*
Giovedì 9 novembre 2023, ore 17:00
Biblioteca Franco Serantini
Presentazione del volume:
“Malatesta, l’organizzazione operaia e il sindacalismo”
BFS Edizioni, 2023
scheda: https://lnx.bfs.it/edizioni/libro.php?id=249
Intervengono:
Adriana Dadà (storica)
Stefano Gallo (ricercatore CNR)
Franco Bertolucci (Biblioteca Franco Serantini)
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Maurizio Antonioli (1945-2023) è stato professore ordinario di Storia contemporanea alla facoltà di Scienze politiche dell’Università statale di Milano e per oltre quarant’anni uno dei principali studiosi italiani del movimento operaio e sindacale. È stato membro del Comitato scientifico della Biblioteca Franco Serantini nonché socio e benefattore emerito della stessa. Il suo archivio e la sua biblioteca sono oggi parte integrante del patrimonio della Serantini.