Maria Moriconi (1922-2010)


Maria Moriconi
Figlia di anarchici, nasce a Massa nel 1922. Racconterà che durante il fascismo il padre, mutilato della prima guerra mondiale, quando ha bevuto troppo va in Piazza Aranci inneggiando all’anarchia. Maria dunque respira fin da piccola in famiglia lo spirito della libertà come un valore da conquistare.
Dopo l’8 settembre, poco più che ventenne, sale ai monti con il fratello che è ufficiale di Marina ed a Trieste ha disertato ritornando a casa; essendo ricercato dai fascisti si dà alla macchia. Da qui la decisione di Maria alla quale il padre prova ad opporsi. Affermerà di aver fatto questa scelta con convinzione anche pensando a quanto avevano sofferto i loro genitori a causa della dittatura.
Con il nome di battaglia “Maura” inizia la sua vita di partigiana. Mentre il fratello deve stare nascosto, lei scende in campagna con ceste capienti; insieme ad un’amica, Ernestina, si recano dai contadini e talvolta, facendo finta di passare al mulino a Poggioletto a prendere qualche chilo di farina per preparare il pane, nascondono nelle ceste le munizioni. Non di rado, al ritorno, incontrano i tedeschi; quando hanno risalito la strada, superando i controlli, i compagni scendono a liberarle del pesante fardello. A volte è incaricata di andare a controllare dove siano le postazioni nemiche: quando li incontra si ferma a scherzare con i soldati tedeschi, affermando di essere una ragazza che va a scuola a Romagnano e cercando di carpire loro delle informazioni. Vive insieme ai partigiani, fra i quali altre tre donne, in una grotta a Brugiana, che ricorderà come un luogo sereno; al mattino scende per eseguire i compiti che le sono affidati o si muove con loro per delle azioni, anche lei armata.
Nel paese di Bergiola vive la mamma col suo ultimo figlio Giovannino (1940) e i due bambini del fratello, che cucina per la formazione. Durante l’eccidio di Bergiola (16 settembre 1944) la donna è colpita da una mitragliatrice a una gamba: portata a Carrara, muore senza che i figli possano accompagnarla all’ospedale perché ricercati.
Come ricorderà, dopo la Liberazione deve affrontare i pregiudizi di chi la giudica per essere stata, da giovane donna, in montagna con i partigiani. Anche il marito le è ostile, influenzato dalla famiglia, ma poi si riconciliano. È riconosciuta partigiana combattente della 3a compagnia del Gruppo “Minuto”, facente parte del Gruppo patrioti apuani.
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🟪Intervista realizzata da Pina Menconi e Isa Zanzanaini il 13 maggio 1994, in Comitato provinciale per le celebrazioni del cinquantenario della Resistenza – Commissione provinciale pari opportunità, A Piazza delle Erbe! L’amore, la forza, il coraggio delle donne di Massa-Carrara, Massa-Carrara, Amministrazione provinciale di Massa Carrara, 1996, pp. 144-7.
In Brugiana la vita per me era bella, io dico la verità, che sono mai stata bene come lassù, perché ero libera, facevo tutto quello… andavo dove mi mandavano, la mattina, ritornavo il dopo pranzo, sempre così. C’era da stare attenti. Si stava… come dire? C’era da lottare, però lassù, e a Bergiola Foscalina, era una vera meraviglia. Noi abitavamo proprio in Brugiana; si veniva lì a Bergiola perché c’erano i negozi, le famiglie, ci stava mia mamma, mia cognata con dei bambini: cosi, perché mio fratello aveva due figlioli; mia mamma faceva da mangiare e poi eravamo dentro una grotta, e ce ne portava da mangiare ai miei due nipotini, a mia cognata; nella grotta ci stavano i bimbi, era bella, e loro stavano lì. C’erano anche i bimbi del Corsaro, che ce n’aveva due; poi c’era una signora che stava qui, li ce n’aveva tre; li avevamo messi tutti lì. Li curava mia cognata, e poi c’era una signora anziana: funzionava da asilo. Io stavo proprio coi partigiani, perché dovevo portare le munizioni, se c’era un attacco, da una parte all’altra… s’andava su al forno, attraverso le montagne… A stare a pensare… Insomma, lo dico sempre, mi sono divertita, perché sparavo, andavo in cerca del mangiare, andavo da tutte le parti. […] Quando è stato l’attacco, quando hanno tutto bruciato quella gente a Bergiola Foscalina, al posto di mio fratello è toccato a mia mamma, poverina; perché lei andava a fare da mangiare e poi ce ne portava: eravamo a Bergiola. Lei era lì, e l’hanno mitragliata a una gamba, e dopo è morta. È morta a Carrara: la sera a mezzanotte io e un’altra signora siamo andate a prenderla, a mezzanotte perché loro erano su a Bergiola Foscalina, i tedeschi e i fascisti, e mitragliavano. Dopo l’abbiam portata a Carrara, e a Carrara è morta. Loro la curavano perché volevano mio fratello. La sera che hanno [colpito] la mia mamma, era andata a fare i castagnacci. Quando siamo scese a mezzanotte, venivamo giù da Bergiola Foscalina e mentre siamo lì, m’ha chiamato, dice: “Maura!”. Dico: “Cosa c’ è?”. Dice: “I castagnacci sono qui, però la gamba ce l’ho in mano”. E allora, piano piano, abbiamo dovuto riportare tutti via i bimbi, li abbiamo portati a Bergiola; poi abbiamo preso una porta, e ci abbiamo messo su mia mamma, e poi siamo venuti, piano piano siamo venuti in giù.