Ricordare per non dimenticare

 

“Cari compagni… io muoio ma l’idea vivrà nel futuro, luminosa, grande e bella. Siamo alla fine di tutti i mali. Questi giorni sono come gli ultimi giorni di vita di un grosso mostro che vuol fare più vittime possibili. Se vivrete tocca a voi rifare questa Italia che è così bella… Sui nostri corpi si farà il faro della libertà”[1].

Un mostro che negli ultimi giorni di vita – due giorni dopo i nazisti avrebbero lasciato l’aretino per risalire verso la Linea Gotica – si è adoperato con una meticolosa precisione, che è una delle virtù dell’ingegno tedesco, per rendere più efficaci ed inesorabili i metodi di sterminio. Seppellire vivi degli esseri umani mettendoli in tasca dell’esplosivo e poi farlo esplodere, immaginando che i sintomi di asfissia lasciassero il posto alle lacerazioni causate dall’esplosione, è un calcolo di una finezza macabra del peggior aguzzino. Questo hanno compiuto i tedeschi a San Polo, questo è uno dei tanti orribili misfatti che hanno attuato nella provincia aretina, questa è una delle tante stragi rimaste impunite!

L’intenzione dei tedeschi di spezzare il movimento della Resistenza annientando la popolazione, perché lì vi erano i fiancheggiatori e lì si annidavano i partigiani difficilmente identificabili, causò molte vittime innocenti la cui colpa era solo di trovarsi nel posto sbagliato nel momento sbagliato. E pensare che molti di loro avevano lasciato la città di Arezzo per salvarsi la vita fuggendo dai bombardamenti che nella primavera del ’44 si ripetevano quotidianamente. Ma in quelle campagne, dove credevano di poter vivere lontano dalla guerra, rimasero vittime prima di rastrellamenti e successivamente di quella macchina di morte che si era materializzata tra le file dei nazisti. Ma seppur civili e non combattenti, seppur innocenti e distanti dallo scontro bellico, anche il loro sacrificio – indubbiamente evitabile, pensiamo a tutti i bambini morti – ha dato un ulteriore spinta alla lotta contro l’invasore tedesco, coadiuvato dai fascisti repubblichini, per porre fine una volta per tutte a quella mattanza, a quello stillicidio di vite umane innocenti. E per dare un senso, per quanto difficile, alla morte di queste persone le dobbiamo accomunare al sacrificio delle vite dei partigiani che sono morti con il sogno che la loro “idea vivrà nel futuro, luminosa, grande e bella” e dobbiamo ricordare tutti gli uomini, donne e bambini che hanno perso la vita in quel periodo, tutte vittime della Resistenza, andando anche a visitare quei monumenti che ne ricordano il sacrificio, perché su quei “corpi si è fatto il faro della libertà“, e tocca a noi fare attenzione che non si spenga, tocca a noi mantenerlo vivo ed acceso negli anni a venire.

 

Oggi i martiri di San Polo vengono ricordati da due monumenti. Il primo si trova nel luogo della strage, all’interno della proprietà di Villa Gigliosi ma comunque visitabile grazie ad un percorso esterno: l’Edicola ai Caduti civili e partigiani della strage del 14 Luglio 1944 a San Polo di Arezzo.

 

Edicola ai caduti di San Polo a Villa Gigliosi.

 

Si tratta di una struttura in laterizio e marmo a pianta rettangolare con la volta superiore ad arco. All’interno della nicchia si trova una lastra di marmo su cui è incisa l’epigrafe, con la data della strage e la dedica dei familiari delle vittime.  Nella parte inferiore della nicchia è collocata una lapide marmorea su cui sono incisi i nomi dei Caduti in ordine sparso. Mentre nella parte superiore dei fianchi dell’edicola, su due listelli rettangolari di marmo, sono incastonate alcune foto stampate su ceramica di alcune delle vittime ognuna con il proprio nome [2].

 

Particolare del monumento (1): lastra di marmo sulla quale è incisa l’epigrafe.

 

Particolare del monumento (2): Lapide marmorea su cui sono incisi, su tre file da sedici, i nomi dei Caduti in ordine sparso, alcuni dei quali trascritti in maniera errata.

 

Particolare del monumento (3): uno dei due listelli rettangolari di marmo, dove sono incastonati i fotoritratti in ceramica di alcune delle vittime.

 

Spostandoci invece nella parte alta di San Polo, a lato dell’antica pieve, si può ammirare il monumento in memoria dell’eccidio di San Polo, realizzato grazie ad un progetto che a partire dal 2006 coinvolse sia il Comune di Arezzo, che la Circoscrizione 1 Giovi e il Liceo Artistico “Piero della Francesca”.

 

Monumento in memoria dell’eccidio di San Polo.

 

Quello che chiedevano gli abitanti di San Polo e i parenti delle vittime era di rendere giustizia alla memoria dell’eccidio attraverso un monumento e un luogo dove celebrare il ricordo dei propri concittadini e dei propri cari. Il monumento, affidato alla progettazione degli allievi della scuola, offriva anche l’occasione di condurre un’indagine conoscitiva sull’evento, per molti aspetti ancora oscuro e dibattuto. All’inizio solo pochi cittadini presero parte al processo realizzativo, poi nel tempo anche gli altri cominciarono a parteciparvi, chi con interesse e chi con dolore ha voluto testimoniare il ricordo di una strage vissuta direttamente.

Il monumento che ricorda l’efferato eccidio – in cemento e bronzo – è opera dell’artista Sandro Ricci, su bozzetto della studentessa Elisabetta Festa dal titolo “La disperazione e la memoria”. Una lastra verticale forata simboleggia una vittima con le braccia alzate prima di cadere colpita a morte. A terra una statua in bronzo di un caduto e a sinistra, su un supporto metallico, una targa in plexiglass con l’elenco dei caduti tra i rastrellamenti avvenuti a Pietramala, Molin dei Falchi, Vezzano e San Polo e l’eccidio di Villa Gigliosi [3].

 

Targa in plexiglass con l’elenco dei caduti, accanto al monumento in memoria dell’eccidio di San Polo.

 

Un monumento per ricordare a tutti le vittime civili innocenti morte in guerra, per ricordare cosa vuol dire perdere un amico, un fratello od un padre che aveva la sola colpa di essere nel posto sbagliato nel momento sbagliato, in una guerra non cercata, non voluta e nemmeno combattuta.

Da questo progetto è stato poi realizzato anche un volume dal titolo Memoria di un eccidio – San Polo 1944” e un docufilm per la regia di Alessandro Benci, a cui aderirono vari enti e associazioni [4]

Ogni 14 luglio la comunità locale e le autorità organizzano una cerimonia per ricordare quell’atroce eccidio. Durante queste commemorazioni vengono poste corone di fiori, accompagnate da discorsi in onore delle vittime.

Questi monumenti sono importanti non solo per la comunità locale, ma anche per mantenere viva la memoria di ciò che accadde in quei tragici giorni.

 

ITINERARIO NELLA MEMORIA DI SAN POLO

 

Mappa del percorso: da Molin dei Falchi a San Polo

 

Calcare gli stessi passi, osservare le stesse cose, respirare la stessa aria di chi ottant’anni fa ha perso la vita in quella strage. È fondamentale che la coscienza civica rimanga forte.

Riportiamo qui di seguito un itinerario della memoria tratto del libro “Memoria di un eccidio” [5] che invita a vedere e toccare con mano i segni di quello che avvenne in quel tragico 14 luglio.

Si tratta di un’esplorazione che può essere condotta da soli o in gruppo per visitare i siti delle case che ospitavano le famiglie sfollate nel 1944, di Pietramala, Mulin dei Falchi, Vezzano, dove ebbe inizio il rastrellamento; percorrere poi il sentiero 531, soffermarsi presso i cippi che ricordano i momenti in cui i tedeschi uccisero, lungo il percorso, alcuni dei prigionieri; passare per villa Mancini a San Polo, dove alloggiava il comando tedesco e giungere poi a villa Gigliosi, nel boschetto della Ragnaia, dove vennero barbaramente uccise decine di persone, e fermarsi a guardare l’edicola commemorativa.

Tempo: Un’ora e mezzo circa a piedi (6,4 km)

Dislivello + 148, – 367

Un itinerario che si interseca con quello del paesaggio più ampio dei Beni Culturali e Artistici: sono visibili i resti del Castello di Pietramala, la chiesa della Madonna del Giuncheto di San Polo, che ospita una piccola raccolta di residui della seconda guerra mondiale e il monumento commemorativo alle vittime di San Polo.

 

Note:

[1] Lettera di Giordano Cavestro scritta poco prima di esser fucilato a Bardi il 4 maggio 1944, in https://www.istitutostoricoparma.it/storia-digitale/lettere-dei-condannati-a-morte/giordano-cavestro/ultima-lettera.

[2] Edicola ai caduti civili e partigiani della strage del 14 luglio 1944 a San Polo di Arezzo in https://www.pietredellamemoria.it.

[3] Monumento in memoria dell’eccidio di San Polo Arezzo in https://www.pietredellamemoria.it.

[4] Memoria di un eccidio, San Polo 14 luglio 1944 il giorno più lungo in https://www.youtube.com/.

[5] Memoria di un eccidio: San Polo 1944, Le Balze, Montepulciano 2003, pp. 150-154.

 

Questo articolo è stato realizzato grazie al contributo del Consiglio regionale della Toscana nell’ambito del progetto per l’80° anniversario della Resistenza promosso e realizzato dall’Istituto storico toscano della Resistenza e dell’età contemporanea.

Articolo pubblicato nel mese di ottobre 2024.