Aida Borghigiani (1913-1996)


Aida Borghigiani (©️Archivio Isgrec)
Nasce a Massa Marittima il 21 marzo 1913 da Enrico Borghigiani e Brunetta Mencacci. Dopo la seconda elementare è accolta presso la foresteria della famiglia Bini dove impara anche a leggere e a scrivere; a 15 anni cerca lavoro e s’impiega in un emporio. Con la morte per silicosi del padre minatore, la famiglia si trasferisce a Niccioleta e la madre e le due figlie sono impiegate nella miniera; Aida si occupa anche qui della foresteria.
A 14 anni incontra Michele Lolini, detto Italo, e a 16 si fidanza con lui. Compiuti i 18 anni Italo va volontario in Marina e nel 1939 i due giovani si sposano per procura. Due anni dopo durante la campagna d’Africa Italo rimane ferito, è catturato ed internato in un campo per prigionieri militari a Massaua, mentre la Croce rossa italiana lo dà per disperso. Nel frattempo Aida cerca notizie sull’andamento della guerra da Radio Londra, il cui ascolto è proibito dal regime.
A Massa Marittima l’avvicinarsi del fronte porta a una situazione di crescente incertezza per la popolazione. Tra il 13 e il 14 giugno 1944 si verifica la strage di Niccioleta, con l’uccisione di 83 minatori fra il piccolo borgo minerario e Castelnuovo Valdicecina, località poco distante, dove 77 fra loro sono trasferiti e poi fucilati. La strage si inserisce in una precisa strategia dei comandi tedeschi, indirizzata a scoraggiare l’appoggio dei civili ai partigiani; è il primo eccidio di quella che è stata definita per la Toscana come “la lunga estate di sangue del 1944”.1
Il 22 giugno sono rastrellati a Massa Marittima altri 26 ostaggi, tutti maschi; sono trasferiti nella caserma di Niccioleta all’insaputa delle famiglie e tenuti giorni interi senza cibo. Una sera Aida e la vicina, Reanda Basarri, saputo dell’arresto degli uomini, passando sotto le finestre della caserma sentono delle invocazioni dall’interno. Le due donne si attivano per preparare un pasto col poco che hanno; i prigionieri chiedono anche di poter avvisare le proprie famiglie e dato che Reanda, rimasta orfana dopo la strage dei giorni precedenti, non ha dal fratello il permesso di muoversi da casa, Aida parte da sola per Massa Marittima.

Aida Borghigiani (©️Archivio Isgrec)
Sceglie di passare attraverso il bosco, dato che le strade sono pericolose perché percorse dalle truppe in ritirata, e riesce ad arrivare in città dove avvisa il podestà e gli chiede che si adoperi per liberare i prigionieri. Il suo rientro a Niccioleta coincide però con il bombardamento, ormai quotidiano, da parte delle forze alleate: Aida è colpita da una scheggia di granata e rimane gravemente ferita a una gamba. I prigionieri, che sono stati fatti uscire per raggiungere un rifugio antiaereo, la soccorrono, ma fino al giorno successivo, quando gli americani entrano a Niccioleta (26 giugno), Aida non può essere trasportata in ospedale; vi rimarrà per sei mesi. Nel 1945, finalmente dimessa, e dopo essersi ricongiunta con il marito Italo, si trasferisce a Livorno. Muore a Massa Marittima nel 1996.
Nel dopoguerra è riconosciuta come partigiana combattente della banda “Camicia rossa” di Massa Marittima e proposta per una Medaglia d’argento al valor militare. Nonostante le testimonianze degli uomini rastrellati, solo nel 1967 le è conferita la Medaglia di bronzo.
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🟥Dichiarazione autografa, 10 dicembre 1978 (Archivio ISGREC)
Io sottoscritta Aida Borghigiani in Lolini nata a Massa Marittima il 21.3.1913 residente a Livorno in via dei Cavalieri n. 18 decorata con medaglia di bronzo al valor militare dichiaro quanto segue:
Il giorno 22 giugno 1944 durante il passaggio delle truppe tedesche in ritirata, giunse in località Niccioleta (Grosseto) un gruppo di ostaggi catturati dai tedeschi a Massa Marittima. Faceva parte del gruppo Montemaggi Giorgio di Massa Marittima allora diciottenne. Giunti a Niccioleta gli ostaggi vennero rinchiusi nella locale caserma dei carabinieri, in mano alle truppe tedesche, e privati di cibo ed assistenza.
Giorni dopo, alcuni di essi chiesero a me se potessi, attraversando il fronte per un tragitto di sette chilometri, raggiungere Massa Marittima onde recapitare una loro lettera al Comitato di Liberazione affinché il Comitato si facesse promotore presso il Comando Americano, in procinto di entrare in Massa Marittima, di un patteggiamento tra i Comandi Americano e Tedesco, tramite la Curia Vescovile, al fine di ottenere il rilascio degli ostaggi; come infatti avvenne a Castelnuovo Val di Cecina (Pisa) alcuni giorni dopo.
Il giorno 24 giugno 1944 dopo aver portato a compimento la missione assegnatami, al ritorno, venivo colpita da una scheggia di granata alla gamba sinistra. Per il mio gesto ebbi come riconoscimento la medaglia di bronzo al valor militare, della cui motivazione allego fotocopia.
Gli ostaggi, tra cui Montemaggi Giorgio, corsero serio pericolo di vita, poiché 10 giorni prima, i tedeschi, dando inizio ad una dura rappresaglia, avevano crudelmente nella stessa località di Niccioleta e Castelnuovo Val di Cecina, trucidato 83 minatori.
In fede
Aida Borghigiani in Lolini