“Emigrazioni, immigrazioni e migrazioni interne nella storia d’Italia e nell’integrazione europea.”

Il corso è rivolto ai docenti, ma è aperto a tutti gli interessati, e rilascia un attestato riconosciuto dal MIUR.

Date e sedi:

Orario: 15.00-18.00

Totale ore: 9

Costo: 50 € (pagabile con la carta docente)

Scadenza iscrizioni: 31 ottobre

Per info e iscrizioni: isreclucca@gmail.com




“Un impegno per il presente”. La città di Lucca e l’Istituto storico della Resistenza nel 75° anniversario della liberazione.

Sono le ore 10.00 della mattina del 5 settembre 1944 quando una pattuglia di soldati americani al comando del capitano Gandy fa il suo ingresso a Lucca, liberata dai partigiani nel corso della notte, dalla cinquecentesca Porta San Pietro, per essere festosamente accolti dalla popolazione civile: se per quei soldati – membri della “mitica” 92° divisione Buffalo, composta in gran parte da afroamericani – il conflitto era ancora lontano dalla sua conclusione, per la città e i suoi abitanti la guerra era finalmente finita. Sono passati ventiquattro anni da quel violento scontro in piazza San Michele tra fascisti e socialisti tante volte ricordato da Arturo Paoli (che all’epoca ha otto anni e assiste personalmente al fatto), ventidue dalla marcia su Roma (cui partecipa anche l’empolese Idreno Utimpergher, dal giugno 1944 a Lucca assieme a Pavolini per riorganizzare le squadre fasciste dopo aver seminato il terrore a Trieste) , e venti dal delitto Matteotti, apparente preludio alla disfatta del fascismo e che invece si traduce nel suo definitivo avvento al potere. Si combatte ancora a dire il vero, i tedeschi tentanto un ultimo attacco quella stessa mattina presso Porta Santa Maria e e Porta Elisa, ma vengono respinti: la guerra nella quale Mussolini ha portato un paese militarmente impreparato è finita per davvero a Lucca, non come il 25 luglio. Sei giorni dopo l’arrivo degli Alleati, l’11 settembre, la formazione Bonacchi viene sciolta: 18 dei suoi effettivi sono caduti nelle ore decisive della liberazione della città, e altrettanti sono i feriti gravi. È davvero finita per il fascismo a Lucca, per il regime che ha perseguitato, emarginato e imprigionato l’anarchico militante Urbano “Ferruccio” Arrighi, (che fu in corrispondenza addirittura con il “padre nobile” dell’anarchismo italiano Errico Malatesta), il popolare Arturo Chelini (tra i fondatori del Ppi lucchese, aggredito nell’agosto 1922 da alcuni squadristi in via Fillungo), l’allenatore della Lucchese Ernesto Erbstein (ebreo ungherese vittima delle leggi razziali), Silvio Laurini (emigrato da bambino in Spagna con la famiglia, combattente per il fronte repubblicano durante la guerra civile nelle brigate internazionali), il comunista Giorgio Ricci (dal 1940 al 1943 al confino a Ventotene) e molti altri ancora. Senza dimenticare il ruolo fondamentale del clero lucchese, protagonista di una straordinaria testimonianza di resistenza civile e assistenza e protezione agli ebrei perseguitati, ai prigionieri in fuga e alle bande partigiane durante la guerra: una resistenza disarmata ma non priva di rischi, che vede numerosi uomini di fede cadere vittime della ferocia nazista, da don Giorgio Bigongiari ai monaci certosini di Farneta fino a don Aldo Mei, fucilato proprio a Lucca un mese prima della liberazione della città.

Conferenza stampa di presentazione del calendario della liberazione a Lucca, 29 agosto 2019 (foto di S. Lazzari)

Tante storie diverse, “storie difficili e dolorose […] ma anche belle” come scrive il sindaco di Lucca Alessandro Tambellini nel suo contributo al volume edito dall’Anpi nel 2014 in occasione delle commemorazioni per il 70° anniversario della liberazione, “storie di gioventù e di buoni maestri, storie di resistenza in armi e di disobbedienze civili, percorsi individuali e gesti di impegno collettivo”. Storie che il comune di Lucca, in sinergia con le istituzioni provinciali e i numerosi enti e associazioni impegnati sul fronte della memoria e della ricerca storica – Anpi, Atvl, Ass. “Linea Gotica”, Fiap, Fivl, Isrec e Istituto storico lucchese – dal 1° settembre al 5 ottobre si impegna una volta di più a valorizzare, in quello che l’assessora alla memoria Ilaria Vietina, nella conferenza stampa a Palazzo Orsetti del 29 agosto, ha definito “un impegno per il presente”, volto a recuperare la consapevolezza di ciò che è stato il periodo bellico per i territori della Lucchesia, riscoprendo le radici della Costituzione, nata dalla Resistenza e dalla negazione del progetto politico nazifascista. Il recupero della memoria passa dalla scelta di servirsi di un linguaggio multimediale che vede il media del libro affiancato dal docufilm (quello sul veterano della Buffalo Ivan J. Houston, presente anche alla proiezione) e dal teatro (“Ich var da”, di e con Amanda Sandrelli e Marco Brinzi, dove troverà spazio anche la fotografia di Oliviero Toscani, che nel 2003 ha ritratto i sopravvissuti all’eccidio di Sant’Anna di Stazzema, allora soltanto dei bambini). Varie iniziative hanno toccato e toccheranno tutti i territori della Lucchesia con lo scopo, sottolinea ancora Vietina, di dare la voce ai “salvati”, sulla scia degli studi di Anna Bravo: andare oltre la memoria delle vittime – senza che questo significhi sminuirne il ricordo – per restituire una storia che non sia appiattita unicamente sull’aspetto della violenza. Ma il progetto è più ambizioso, guarda oltre le celebrazioni ufficiali nel quadro di quella che potremmo definire una “memoria attiva” per la quotidianità, non legata alla “liturgia” laica degli anniversari: in questo senso è da leggersi l’inaugurazione, che si terrà sabato 21 settembre alle 12.00, della “Casa della Memoria e della Pace” presso il castello di Porta San Donato sulle mura, che si auspica possa diventare un punto di riferimento per tutti quei soggetti impegnati sul fronte della tutela della memoria. Ma quest’ultima ha il suo complemento insostituibile nel rigore scientifico della ricerca storica.

L’intervento di Andrea Ventura a Palazzo Santini il 5 settembre 2019 (foto di S. Lazzari)

L’Istituto storico della Resistenza e dell’Età contemporanea in provincia di Lucca, fondato nel 1977, è parte integrante anche quest’anno dei numerosi eventi legati a questo 75° anniversario, tenuti insieme da un filo conduttore che il direttore dell’Isrec, Andrea Ventura, individua nel ritorno alla testimonianza, al vissuto personale dei protagonisti: ma l’importanza di questo aspetto non deve far venire meno l’interesse per il documento, la fonte storica, essa stessa forma di testimonianza che rimanda agli individui che vissero quel periodo cruciale. Ed è proprio questa la via che l’Isrec ha scelto, in continuità con quanto già fatto in passato a partire dal 40° anniversario (1984) e poi ancora nel 60° (2004), pubblicando sulla rivista dell’Istituto – Documenti e Studi – fonti statistiche, relazioni e testimonianze allora inedite sul periodo dell’occupazione e l’attività partigiana nella provincia di Lucca. Un passaggio quindi dalla memoria – con tutti i rischi legati alla selettività della stessa e al rischio di rimozioni – alla storia fondata sui documenti, quelli delle commissioni incaricate di riconoscere ai richiedenti la qualifica di partigiano combattente. Sono queste carte, presentate a Palazzo Santini dal direttore Ventura il 5 settembre, a chiusura della giornata di celebrazioni della liberazione – che ci restituiscono i profili biografici degli uomini della formazione “Bonacchi” (giovani nati e cresciuti sotto il fascismo, privi di una vera educazione politica) e demoliscono il mito revisionista secondo cui “alla liberazione tutti partigiani” (in realtà i criteri di riconoscimento furono piuttosto restrittivi, e circa 71 domande furono respinte). Un lavoro scientifico che – ha sottolineato ancora Ventura nelle conclusioni del suo intervento del 5 settembre – non può essere appiattito su una presunta freddezza dello storico, immaginato come studioso completamente distaccato dall’argomento: al contrario, ogni ricerca non può prescindere da una certa empatia verso i protagonisti delle vicende indagate.

Articolo pubblicato nel settembre del 2019.




75° anniversario della Liberazione di Lucca: gli appuntamenti della settimana dell’ISREC

Giovedì 5 settembre alle 17.30 presso Palazzo Santini (sala consiliare), nel quadro delle commemorazioni ufficiali della liberazione di Lucca, si terrà un evento dedicato alla formazione partigiana “Bonacchi” con la partecipazione di Andrea Ventura, direttore dell’ISREC: per l’occasione verranno presentati alcuni documenti inediti riguardanti la brigata comandata da Mario Bonacchi. Porteranno il saluto istituzionale Francesco Battistini (presidente del consiglio comunale) e Alessandro Profeti (consigliere comunale). Introduce Ilaria Vietina, assessora alla continuità della memoria storica.

Programma dell’iniziativa

 

Venerdì 6 settembre alle 21.00 a Piazzano (Lucca), sul piazzale della chiesa si terranno le celebrazioni in ricordo del giovane partigiano versiliese Aldo Mazza; porterà il saluto istituzionale Roberto Guidotti (consigliere comunale di Lucca), mentre interverranno per l’ISREC Francesco Lucarini e Moreno Bertolozzi.

Programma dell’iniziativa




Un mese con Don Aldo

Depliant 2 (retro)




“Sant’Anna di Stazzema, 12 agosto 1944. Memoria e messaggi per le nuove generazioni.”

I messaggi della memoria che il ricordo di una strage come quella di Sant’Anna di Stazzema reca con sé evocano risorse civili, suscitano energie positive per il futuro. Ce lo confermano intessendo i loro diversi punti di vista: l’opera del direttore del Parco nazionale della Pace, l’istituzione espressamente dedicata a quella memoria; la creazione letteraria di un giovane scrittore appassionato di storia; la produzione di giovani musicisti nel loro colloquio con evocative melodie e rinnovate, antiche suggestioni.

Intervengono

MICHELE MORABITO Direttore Parco nazionale della Pace – Sant’Anna di Stazzema

MICHELE NARDINI Giornalista, esperto di comunicazione, autore de “I comandamenti della montagna”, Barta 2019

Coordina

STEFANO BUCCIARELLI Presidente Ist. Storico della Resistenza e dell’Età contemporanea in provincia di Lucca

Interventi musicali di

TOMMASO M. PARDUCCI e ALICE TARABELLA, handpan e voce;

NOEMI SANTAMBROGIO, flauto.

 

Ingresso gratuito fino ad esaurimento posti – Per informazioni: 0584  1647600 (dal martedì al sabato dalle 9.00 alle 18.00)




A Lucca la presentazione del libro “Donne in guerra scrivono”

Si terrà oggi pomeriggio a Lucca presso la sala “Maria Eletta Martini” in via Sant’Andrea 33 la presentazione del libro “Donne in guerra scrivono. Generazioni a confronto tra persecuzioni razziali e Resistenza (1943-1944)”, edito da ASKA Edizioni e scritto a sei mani da Camilla Benaim, Elisa Rosselli e Valentina Supino (che sarà anche presente per parlare del libro, curato da Marta Baiardi). Porteranno il saluto delle istituzioni il sindaco di Lucca, Alessandro Tambellini, e Ilaria Vietina, assessore alle politiche formative e alla continuità della memoria storica. Converserà con l’autrice la giornalista Margherita Loy.

17 giugno 2019 Donne in guerra scrivono Lucca presentazione




“Le origini e l’epilogo del fascismo a Lucca”

“Definire il fascismo è innanzitutto scriverne la storia.”

(Angelo Tasca, 1938)

A cento anni dalla fondazione del movimento dei fasci di combattimento (1919), l’Istituto Storico della Resistenza e dell’Età Contemporanea in provincia di Lucca promuove una serie di tre incontri incentrati sulla storia del fascismo nella provincia lucchese, a cominciare dal 16 maggio con “A 100 anni dalla nascita del fascismo. Da Milano a Lucca, una storia violenta” (ore 18.00) in collaborazione con la Biblioteca Popolare di San Concordio; seguirà il 18 maggio l’incontro con gli studenti del Liceo Scientifico “A. Vallisneri”, volto ad approfondire le vicende della Repubblica sociale a Lucca; a chiusura del ciclo di incontri la presentazione del libro “Il fascismo dalle mani sporche” di Paolo Giovannini e Marco Palla nel mese di giugno.




“Il sarto di Rughi” a Capannori

Il libro racconta la storia del porcarese Dante Unti, oggi 98enne e allora sarto strappato al suo lavoro dalla chiamata alla leva obbligatoria nel 1939: coinvolto nel conflitto in Jugoslavia dopo l’inizio della Seconda guerra mondiale nei contingenti che si ribellarono anche militarmente ai tedeschi tra l’otto e il dodici settembre 1943 a Ragusa (Dubrovnik), dove fu fatto prigioniero. Internato nel campo di lavoro di Stablack, a Kaliningrad, fu tra i circa trentamila deportati da quella zona della Jugoslavia verso i campi di lavoro forzato. Riuscì a sopravvivere e a tornare a casa alla fine della seconda guerra mondiale.

La presentazione si terrà venerdì 10 maggio presso la Sala Pardi del Polo Culturale Artemisia di Capannori a partire dalle 18.00 (ingresso libero): saranno presenti, oltre agli autori, Nicola Barbato (ISREC) e lo storico Emmanuel Pesi.