Guerra totale in Valdinievole.

La pubblicazione è stata realizzata grazie al contributo e al patrocinio concesso da MIBACT – Direzione generale Educazione, ricerca e istituti culturali – Servizio II “Istituti culturali”. Con il patrocinio del Comune di Monsummano Terme. Introduzione di Giovanni Contini Bonacossi.

«C’era poco da festeggiare nella nostra famiglia»: con queste parole Angiolo Fidi, superstite dell’eccidio del Padule di Fucecchio, ricorda la liberazione dal nazifascismo dopo un anno denso di episodi, iniziato nel settembre 1943 quando le truppe motorizzate tedesche fecero la loro comparsa a Monsummano e conclusosi il 4 settembre 1944 con la conquista della città da parte delle formazioni partigiane. Il libro, oltre ad analizzare il periodo nella sua complessità, affronta l’impatto che la guerra totale ha generato sulla società locale sotto gli aspetti militari, politici, culturali ed economici, individuando i nodi salienti e intrecciandoli al contesto regionale e nazionale. Un caso di studio di un microcosmo con echi e riferimenti di ampia portata: le conseguenze dell’Armistizio; la nascita e il consolidamento delle amministrazioni locali della Repubblica Sociale Italiana; l’occupazione nazista; l’arresto e la deportazione degli ebrei; lo sviluppo della Resistenza e dell’attività partigiana; il ruolo degli helpers; le incursioni angloamericane; lo sfollamento; le violenze e le stragi di civili; la Liberazione. Due parti distinte (“Guerra Totale” e “L’estate del ’44 e la Liberazione”) compongono la narrazione che si avvale di un ampio uso delle fonti, sia primarie che secondarie, principalmente archivistiche, orali e giornalistiche. Un ampio capitolo è dedicato all’eccidio del Padule di Fucecchio; completano il volume trentanove immagini e una vasta appendice.

Per info e spedizioni: ispresistenza@tiscali.it




“Farestoria. Società e storia pubblica“, n. 2 luglio-dicembre 2020.

Spostarsi: migrazioni, lavoro, identità e conflitti
a cura di Stefano Bartolini

A partire dagli anni Novanta del secolo scorso i fenomeni migratori sono divenuti sempre più frequentemente oggetto di studio da parte delle scienze umane e sociali. Nei paesi occidentali questa attenzione è stata il frutto dei diversi flussi migratori, soprattutto in entrata, che ne hanno interessato le società. È stata prodotta una mole enorme di ricerche sui vari aspetti delle migrazioni, sui loro motivi, il loro impatto, le loro dinamiche interne e transnazionali ecc. Le ricerche hanno investito prevalentemente le scienze che lavorano “al presente”, ma anche la storiografia progressivamente ha messo a fuoco la tematica, con un’ottica di lungo periodo, contribuendo alla produzione di studi che hanno aumentato la nostra conoscenza delle migrazioni nella storia delle società umane. In questo campo si sono cimentate la demografia storica, la storia del lavoro, la storia orale e la storia economica, con significativi apporti derivati dai postcolonial studies, dai subaltern studies e dall’antropologia culturale. Disponiamo oggi di studi storici che ricostruiscono le migrazioni in epoche storiche diverse, i loro legami con l’organizzazione economica, sociale e del lavoro delle geografie umane e di potere che le produssero, la loro interazione con le catastrofi, il carattere permanente, temporaneo o stagionale di quelli che sono stati individuati come circuiti migratori, i loro legami con le politiche imperialistiche, coloniali o persecutorie messe in atto dagli Stati. Questo numero di Farestoria dedicato alle migrazioni intende focalizzarsi su questi fenomeni per restituirne una lettura storica, tanto del passato più distante da noi che di quelli tutt’ora in corso e delle reazioni ad essi.

Introduzione di Stefano Bartolini, curatore – p. 5

Saggi
T. Ricciardi, Le catastrofi delle migrazioni: punti di cesura o rivelatori
di processi terminati? – p. 9
G. Francisci, La diplomazia sociale nell’esperienza migratoria italiana
tra la Grande guerra e il primo dopoguerra: due casi di studio
(1915-1924) – p. 25
F. Spagnoli, L’immigrazione italiana in Franca Contea (Nord-Est della
Francia) nella seconda metà degli anni ’20 vista da due
studi francesi contemporanei – p. 39
R. Niccolai, In Francia per lavorare. Dal macro al micro: migrazioni,
lavoro e lotta di classe – p. 53
M. Palacios, Antòn L’emigrazione nei quartieri operai durante il franchismo
attraverso la storia orale: il caso di Gamonal (Burgos, Spagna) – p. 67
A. Coco, Le donne e gli uomini che trasformarono Montemurlo.
Voci da una pagina della “grande migrazione interna”
(1945-1975) – p. 75
C. Paris, “Non ero una ragazza really da sposare”. Una storia
di emigrazione matrimoniale, Thunder Bay, 1963 – p. 91
S. Orazi, “Mille baci dall’indimenticabile marito”. Risvolti morali e sociali
della questione femminile negli anni della grande emigrazione
verso gli Stati Uniti – p. 103
M. Moschetti, Riot on an empty street. Italoamericani e afroamericani
a Chicago nel secondo ‘900 tra conflitti e convivenza abitativa – p. 111

Contributi
S. Manali, Fare rotta verso nuove terre: la diaspora greco-albanese
della prima età moderna – p. 135
E. Palumbo, Nakba: memoria e storia orale della catastrofe palestinese – p. 147
A. Possieri, I «barbari alle porte». Discorso pubblico e dibattito
parlamentare durante l’approvazione della Legge Bossi-Fini – p. 157
F. Perugi, “Noi e l’Islam”. Il cardinale Carlo Maria Martini
e l’immigrazione dai paesi islamici nei primi anni ‘90 – p. 169

Autori e autrici – p. 175




Italia ribelle

Il 1920 è un anno di svolta nella storia del primo dopoguerra italiano. Scandito dalle agitazioni nelle campagne, dall’occupazione delle fabbriche, dalle elezioni amministrative e dall’avvio dell’offensiva fascista, costituisce la conclusione di un ciclo di rivolte e proteste che era iniziato nel 1917. Le ribellioni, le barricate e gli assalti ai carabinieri e alle guardie regie della primavera-estate del 1920 rappresentano un punto di osservazione privilegiato per comprendere le forme più radicali della violenza popolare che precedono l’ascesa squadrista. Qual è la genealogia della violenza popolare? Che cos’è il “massimalismo”? La categoria della “brutalizzazione della politica” è utile alla comprensione del primo dopoguerra italiano? Per rispondere a questi interrogativi, il libro si sofferma in particolare sui tumulti di Viareggio – scaturiti dall’uccisione, per mano di un carabiniere, di un guardalinee durante il tafferuglio nato al termine di una partita di calcio –, sulla rivolta di Ancona e più in generale sul movimento popolare contro la spedizione militare in Albania. Ricostruendo le pratiche politiche, le ideologie, le relazioni sociali e i linguaggi di queste sommosse e rivolte, Italia ribelle fornisce un contributo inedito allo studio della violenza popolare proponendo uno scavo analitico delle culture repressive che hanno caratterizzato gli apparati dello Stato liberale.




Farestoria n. 1, 2020, La storia nella scuola, la scuola nella storia

Riscoprire le radici storiche e le poste in gioco della scuola risulta tanto più importante in un periodo come questo, in cui la questione scolastica è drammaticamente salita alla ribalta e i suoi problemi, volente e nolente, sono diventati argomento di riflessione e dibattito collettivo. Il fascicolo affronta, in un’ottica interdisciplinare, alcuni nodi fondanti della storia della scuola e della didattica della storia: l’annosa questione tra accentramento e decentramento, la disoccupazione intellettuale, la posizione degli insegnanti nei confronti dello stato, le riforme degli anni Settanta e le loro ricadute sulla scuola d’oggi. La sezione di didattica della storia tematizza contenuti, strumenti e modalità d’applicazione, evidenziando le potenzialità della disciplina per la crescita dell’individuo e della collettività.

Introduzione, di Chiara Martinelli, Alice Vannucchi – p. 5

Saggi
Gabriele Cappelli, Decentramento, divario regionale e ritardo comparato:
l’istruzione primaria in Italia, 1861-1921 – p. 9
Andrea Dessardo, I maestri cattolici e lo Stato (1900-1909) – p. 21
Chiara Martinelli, Lo spostato. Chi era costui? – p. 37
Federico Creatini, Antifascisti in cattedra: metodologia, questioni e prospettive di ricerca nelle carte del Casellario Politico Centrale – p. 53
Davide Trevisanello, «Nella pagella avevamo tutti dieci»: nascita di una scuola
a tempo pieno – p. 67
Alfiero Boschiero, Lavoratori, conoscenza, potere – p. 77
Contributi
Matteo Moca, Provare a “rimuovere gli ostacoli”. Un progetto sui significati
dei Principi fondamentali della Costituzione italiana – p. 91
Silvia Guetta, Didattica per la conoscenza della Shoah: alcune proposte
di lavoro – p. 97
Agnese Portincasa, Novecento.org: vent’anni di storia da raccontare – p. 109

Discussione sul volume
Alice Vannucchi, Public history of education: riflessioni, testimonianze,
esperienze – p. 119
Autori e autrici – p. 123




Farestoria, n. 2, 2019, Effetto Sessantotto

Il fascicolo affronta il periodo storico compreso tra il 1968 e gli anni Settanta e mira a indagare come quegli anni incisero sulla cultura politica, sociale e religiosa degli italiani, con effetti visibili ancora oggi sulla società. Il numero si inserisce quindi nel dibattito storiografico sul tema del “lungo Sessantotto”, senza dare per scontato che quanto avvenne in Italia negli anni Settanta possa definirsi una diretta conseguenza delle proteste scoppiate in quell’anno. I contributi mettono in luce il cambiamento, in particolare sociale e culturale, che l’Italia affrontò alla fine degli anni Sessanta e nel decennio successivo.

Presentazione di Roberto Barontini – p. 5
Introduzione di Francesca Perugi, Perché parlare ancora del ‘68 – p. 7

Saggi
Giulia Bassi, Servendo il popolo. Il discorso sulla violenza nelle riviste della sinistra extraparlamentare italiana (1968-1972) – p. 9
Francesca Perugi, «Se lo Stato stesso ha il volto della violenza». Le ambiguità del dissenso cattolico di fronte al terrorismo (1968-1978) – p. 29
Chiara Melacca, Mamma, come si fanno i bambini? La sessualità invisibile delle figlie (1960-70): una ricerca di storia orale 45
Maria Elena Cantilena, «Il potere nasce dall’erba e dal fucile». La droga tra consumo e contestazione nel lungo Sessantotto italiano – p. 61
Filippo Mazzoni, La nascita dei Consigli di Circoscrizione a Pistoia – p. 79

Contributi
Santina Musolino, Il movimento femminista e la questione della violenza politica negli anni Settanta: una riflessione sociologica – p. 99

Testimonianze
Stefano BartoliniIntervista collettiva a Renzo Innocenti, Andrea Ottanelli e Rossella Dini – p. 107

Recensioni
Chiara Martinelli, “Monica Galfrè, La scuola è il nostro Vietnam. Il ’68 e l’istruzione secondaria italiana” – p. 137
Alice Vannucchi, “Francesca Socrate, Sessantotto. Due generazioni”  – p. 139




Farestoria, n. 1, 2019, Fascismo e violenza

Questo numero mira a indagare il rapporto tra il fascismo e la violenza, nella duplice accezione di violenza fascista e di violenza “nel” fascismo, di violenza agita e di violenza rappresentata.
Ereditata, praticata, celebrata, esaltata, teorizzata, osannata, raccontata, mitizzata ed infine negata, la violenza si situa alle origini del fascismo stesso, quando lo squadrismo ne fece in maniera inedita uno strumento e un linguaggio politico dirompente. Lungo tutto l’arco dell’esperienza storica
del movimento mussoliniano, da piazza San Sepolcro al crepuscolo della RSI, la violenza è stata un elemento centrale, declinato in forme diverse e rinnovatosi più volte, tanto dell’ideologia che della prassi politica del fascismo, sia come movimento politico che come Stato.

Quali e quante furono le sue forme specifiche, gli ambiti di azione e le sue declinazioni in epoca fascista? Quali equilibri si realizzarono storicamente fra gli obiettivi politici ricercati attraverso la violenza e la propensione connaturata dei fascisti e del fascismo al suo esercizio? Che bilancio storiografico possiamo trarne oggi?

Presentazione di Roberto Barontini – p. 5

Saggi
Donatello Aramini, La violenza nazionalista (1919-1926): padri nobili o rivali
del movimento fascista? – p. 9
Roberto Carocci, Fascismo e questione operaia. Violenza, normalizzazione
e “consenso” tra i lavoratori romani all’inizio degli anni Venti – p. 27
Gabriele Bassi, Asimmetrie e parallelismi nella violenza d’Oltremare: il caso della Libia – p. 43
Stefano Campagna, Forme e rappresentazioni della violenza coloniale nel cinema di propaganda fascista: il caso dei documentari dell’Istituto Luce sulla conquista dell’impero in Africa Orientale – p. 59
Anna Di Giusto, Vignette coloniali. De Seta e lo stereotipo dell’Etiopia fascista – p. 75
Carlo Bianchi, Dei suoni della violenza. Metafore, analogie e gesti musicali
nel ventennio fascista – p. 93
Lorenzo Pera, «Chi non è con noi è contro di noi». Appunti sulla violenza
del fascismo repubblicano pistoiese -p. 113

Recensioni
Edoardo Lombardi, “Mimmo Franzinelli, Fascismo anno zero – 1929” – p. 127
Tommaso Artioli, “Emilio Gentile, Chi è fascista“- p. 129




La città perduta.

Questo libro raccoglie, oltre ad alcuni testi inediti, più di sessanta articoli e saggi di Rosaria Bertolucci – dedicati a Carrara e al territorio apuano-versiliese – pubblicati tra il 1978 e il 1990 sulle cronache locali di quotidiani, tra cui «La Nazione» e «le Città», in libri collettivi o riviste. L’idea della raccolta era nei progetti dell’autrice, che già a metà degli anni Ottanta aveva in mente una pubblicazione complessiva sulla storia della città del marmo, un tema questo che è stato al centro dei suoi interessi di studiosa negli ultimi quindici anni della sua vita.

Questo libro è, dunque, prima di tutto una testimonianza viva dell’amore che la scrittrice provava per la storia di questa città e del suo territorio e il maggior pregio degli scritti che proponiamo nelle intenzioni dell’autrice dovevano svolgere quella funzione di traghettare verso le nuove generazioni la consapevolezza e la conoscenza critica del suo ricco e vivace passato.
Rosaria Ciampella nei Bertolucci (1927-1990) romana di nascita ma “versiliese d’adozione” è stata una poetessa, scrittrice e giornalista che ha posto sempre alla propria attenzione lo studio per la letteratura e la storia. Tre le sue opere di critica letteraria, sempre corredate da una ricca documentazione, si ricordano: Pea, uomo di Versilia, Viareggio 1978; Il principe dimenticato, Sarzana 1979; Cardarelli sconosciuto, Firenze 1980; Lorenzo Viani parole come colore, Firenze 1980: Sibilla Aleramo una vita, Carrara 1983. A questi lavori si sono affiancati poi saggi storici come Milleottocentonovantaquat tro storia di una rivolta, Carrara 1981; A come anarchia o come Apua: un anarchico a Carrara Ugo Mazzucchelli, Carrara 1988 e infine Ilario Bessi, Luci di Marmo, Pisa 1989.




La voce dei testimoni. Guerra e resistenze in Lucchesia

Trenta testimoni, perlopiù bambini e bambine nel 1943-1945, raccontano gli anni della seconda guerra mondiale in Lucchesia. Le testimonianze, raccolte con passione e meticolosità da Rosalba Ciucci, sono accompagnate da un apparato di note critiche e da una cronologia degli eventi a firma di Francesco Lucarini e Moreno Bertolozzi con il coordinamento scientifico e la revisione di Andrea Ventura, curatore del volume. Il libro ci riporta alla guerra, ai bombardamenti Alleati, all’occupazione tedesca, al collaborazionismo fascista, alle stragi, alla resistenza armata e alle reti di protezione dei civili. Ma queste pagine sono prima di tutto lo sguardo di una generazione che, dopo aver attraversato le tragedie del Novecento, torna a parlarci del passato, e ad interrogarci continuamente sul presente.