Cupe vampe: la guerra aerea a Pistoia e la memoria dei bombardamenti.

Il 24 ottobre 2013 l’istituto Storico della Resistenza e dell’età contemporanea di Pistoia ha ricordato con una mostra il bombardamento angloamericano della città nella notte fra il 23 e il 24 ottobre del 1943. Il contesto storico, gli eventi, le testimonianze, le dolorose conseguenze, gli oggetti dell’epoca, sono stati ricostruiti e messi in mostra presso uno dei rifugi adibiti dalla protezione antiaerea nel periodo bellico. A latere, come espansione della mostra, i ricercatori hanno curato il numero monografico della rivista dell’Istituto dal titolo Cupe Vampe: la guerra aerea a Pistoia e la memoria dei bombardamenti. Un percorso dalla ricerca d’archivio alla mostra nel 70° anniversario del bombardamento di Pistoia, un lavoro collettaneo che attraverso la ricerca d’archivio ha portato alla luce nuovi elementi e ha coinvolto la città suscitando memorie apparentemente sopite.




Gastone Orefice. Un giornalista livornese nel mondo

Gastone Orefice (1922-2006), ebreo livornese e giornalista di vasta esperienza internazionale, si presenta nelle pagine di questo volume come un vero e proprio “testimone del suo tempo”. Al centro del libro c’è la lunga intervista che Orefice concesse nel 1994 a Catia Sonetti. Intorno a questo dialogo sono poi accostati ricordi e riflessioni di importanti giornalisti che lo hanno conosciuto come maestro e come amico (Furio Colombo, Vincenzo Pascale, Alessandra Farkas, Mila Crespi Gaudio, Gianna Pontecorboli, Duccio Faggella). Il libro, corredato anche da un ricco repertorio iconografico, è arricchito poi dalla premessa a cura del sindaco di Livorno Alessandro Cosimi, dalla presentazione dello storico Michele Luzzati e dalla bella scheda anagrafica curata da Lidia Orefice. In appendice anche l’elenco commentato dei libri del Fondo Orefice che il giornalista decise di donare alla biblioteca dell’Istituto Storico della Resistenza e della Società Contemporanea di Livorno.

Attraverso tutti questi segmenti si delinea la storia privata e pubblica di Gastone Orefice, giornalista livornese ed ebreo negli anni della tempesta. Si comprendono i punti salienti della formazione della sua personalità e della sua professionalità. Lo si contestualizza in una famiglia borghese di Livorno degli anni Trenta e Quaranta, si possono inquadrare i suoi continui spostamenti per mettere in salvo la pelle nel periodo delle leggi razziali, lo si segue nel suo lavoro di giornalista che con il passare degli anni, lo assorbirà completamente e lo porterà ai vertici dell’organizzazione nazionale ed estera della stampa.

 




La massoneria italiana da Giolitti a Mussolini

All’epoca della prima guerra mondiale, forte di circa venticinquemila affiliati, molti dei quali figure di spicco del mondo politico e istituzionale, dei vertici militari, degli ambienti economici e di quelli accademici, la massoneria rappresentava un attore importante della scena pubblica italiana.

Utilizzando la straordinaria documentazione inedita conservata nell’archivio di Domizio Torrigiani, gran maestro del Grande Oriente d’Italia dal 1919 al 1925, il volume ripercorre le vicende della massoneria nel periodo cruciale che va dall’età giolittiana agli anni Trenta, gettando nuova luce sul suo ruolo nella grande guerra, nell’impresa di Fiume e fino all’avvento del fascismo (tra l’altro confermando in modo pressoché definitivo un finanziamento diretto della massoneria al Pnf all’indomani della marcia su Roma).

Analizza poi il sostegno all’opposizione antifascista durante l’Aventino e negli anni successivi, soffermandosi sull’attentato Zaniboni-Capello del novembre 1925 che costò a Torrigiani, accusato di complicità, la condanna a cinque anni di confino a Lipari e a Ponza.

Il volume arricchisce per più aspetti le conoscenze sulla storia italiana della prima metà del Novecento e valorizza ulteriormente un tema di ricerca – la storia della massoneria italiana e dei suoi rapporti con la sfera pubblica – oggetto di crescente interesse da parte degli studiosi e del più largo pubblico.

Contributi di R. Bianchi, L. Cerasi, F. Conti, S. Fedele, M. Franzinelli, A.M. Isastia, M. Mondini, C. Poesio, A. Staderini.

Fulvio Conti insegna Storia contemporanea presso l’Università di Firenze. Tra le sue pubblicazioni, Storia della massoneria italiana. Dal Risorgimento al fascismo (il Mulino, 2003), Massoneria e religioni civili (il Mulino, 2008), Massoneria e cultura laica in Sardegna (Viella, 2014).     




Per noi il tempo s’è fermato all’alba

Per noi il tempo s’è fermato all’alba. Storia dei martiri d’Istia” è il IV Quaderno della collana ISGREC-Effigi, frutto di una lunga ricerca curata da Marco Grilli. La memoria della strage è la più radicata a Grosseto; per il dolore che provocò, il 22 marzo 1944, l’uccisione di 11 ragazzi inermi, e per la crudeltà degli assassini. Non a caso è conservata nella stanza del sindaco di Grosseto la lavagnetta con l’ultimo messaggio dei fratelli Matteini uccisi: “un bacio, mamma. Lele e Corrado”.

La ricerca dell’ISGREC porta alla luce una storia diversa da quella delle stragi nazifasciste di cui da anni sono studiate le dinamiche. Nessuna responsabilità tedesca, ma solo del fascismo grossetano, che terrorizzava e puniva, in questo caso con ferocia particolare, quanti non obbedivano all’ordine di combattere a fianco dell’esercito tedesco o davano aiuto alla Resistenza.

Il libro getta uno sguardo sulle vicende della giustizia, spesso mancata, del secondo dopoguerra, anche per reati comprendenti “sevizie particolarmente efferate”, escluse dall’amnistia Togliatti. Il titolo “Per noi il tempo s’è fermato all’alba” è tratto dal racconto di Guido Gianni “Nell’ombra delle stelle”, che si è voluto riprodurre in appendice.




Il fascismo in provincia

Chi comandava veramente sotto il fascismo? Fino a che punto i fasci locali obbedivano ai comandi di Roma? E di contro, fino a che punto, i gerarchi locali prendevano decisioni in modo autonomo, seguendo una logica più locale che nazionale?
A partire da queste domande, il volume, curato da Paul Corner e Valeria Galimi, indaga ed approfondisce la complessa varietà delle “periferie” di regime grazie ai diversi contributi che compongono il testo, frutto di attente ricerche di storici e giovani ricercatori.
Attraverso questi studi settoriali sui vari fascismi provinciali, il volume fa luce per la prima volta sull’effettiva distribuzione del potere durante il Ventennio, mostrando da un lato i limiti della centralizzazione voluta dal regime, dall’altro il peso dell’ingerenza nella gestione del potere provinciale di tradizioni, interessi, ambizioni più strettamente locali. Ne emerge un quadro nuovo, ricco e complesso che mette in questione i luoghi più comuni con cui siamo abituati a pensare i meccanismi di funzionamento della dittatura fascista.

Hanno collaborato al volume: T. Baris, S. Battente, F. Cavarocchi, E. Colombo, P. Corner, M. Di Figlia, S. Duranti, A. Gagliardi, V. Galimi, A. Guiso, D. La Banca, R. Parisini, R. Pergher, G. Rigano, A.M. Vinci

I curatori:
Paul Corner insegna Storia dell’Europa all’Università di Siena. Tra le sue ultime pubblicazioni: Il consenso totalitario (Laterza, 2012) e The Fascist Party and Popular Opinion in Mussolini’s Italy (Oxford UP, 2012)
Valeria Galimi svolge attività di ricerca all’Università della Tuscia. Ha pubblicato fra l’altro: L’antisemitismo in azione. Pratiche antiebraiche nella Francia degli anni Trenta (Unicopli, 2006)




Verso la lotta armata

Perché la sinistra radicale degli anni Settanta considerò la violenza uno strumento d’azione determinante e sovente prioritario? Perché una mobilitazione nutrita di istanze ideali, sociali e generazionali ricche e diversificate coltivò progetti e organizzazioni dediti alla lotta armata e al terrorismo?
Superando i recenti delle memorie e le genealogie manichee, queste ricerche si interrogano sul ruolo giocato dalle culture e dalle pratiche violente nella storia della sinistra radicale ed esplorano i contesti politici, sociali e territoriali ove maturarono le scelte individuali e collettive di militarizzazione del conflitto politico. La violenza fu un campo di relazione fra soggetti, progetti e culture diversi. Ricostruirne la genesi è presupposto ineludibile per comprendere appieno la storia della sinistra italiana e del nostro paese ben oltre i drammatici anni Settanta.

Hanno collaborato al volume: B. Armani, L. Bosi, S. Casilio, C. De Vito, D. della Porta, V. Filetti, M. Galfré, M. Grispigni, S. Neri Serneri, G. Panvini, M. Scavino, D. Serafino, I. Sommier

Simone Neri Serneri ordinario di Storia contemporanea all’Università di Siena. Autore di numerosi studi sulla storia dell’antifascismo ed ella Resistenza e sulla storia dell’ambiente, è condirettore di «Contemporanea. Rivista di storia dell’800 e del ‘900» e direttore dell’Istituto Storico della Resistenza in Toscana.




Stazione di Lucca. 6 gennaio 1944.

Il 6 gennaio 1944 alle ore 13:07 ventidue aerei B-26 Maruders del 319° Bomber Group, decollati dalla Sardegna in ottime condizioni di visibilità, sganciano sul quartiere S. Concordio di Lucca 124 bombe da 500 libbre, da quote comprese tra 9000 e 9900 piedi. Obiettivi alleati sono lo scalo ferroviario, l’azienda Italgas e le officine Lenzi. La mira degli aerei americani risulta pessima e vengono distrutte anche case e industrie civili. Venticinque sono i morti sotto le macerie, altri sono i deceduti nei giorni successivi nei ricoveri cittadini.

La Seconda guerra mondiale è la prima vera “guerra aerea” della storia, durante la quale sono messe in pratica quelle teorie e culture militari, definite già a partire dagli anni Venti e Trenta, che legittimano l’uso dei bombardamenti su larga scala anche verso obbiettivi civili. Come ricorda Gianluca Fulvetti nell’introduzione al volume infatti “tra il 1939 e il 1945 sui diversi fronti e un po’ da tutti gli attori in gioco, i bombardamenti sono concepiti e praticati come strumento decisivo ai fini della vittoria, perché capaci di mettere in crisi i centri nevralgici dei paesi, dissodare, incendiare e annerire le aree urbane, frantumare i sistemi economico-produttivi e le vie di comunicazione, indebolire circuiti commerciali, e naturalmente mietere vittime e spaventare la popolazione”. Nonostante ciò i bombardamenti sono stati un tema a lungo espulso dalla storia e dalle memorie nazionali europee, poiché le esigenze politiche della pacificazione, soprattutto nel nuovo contesto internazionale della Guerra Fredda, hanno imposto di guardare avanti, puntando sulla pacificazione e sulla ricostruzione, celando e riducendo a oblio gli aspetti più controversi dell’esperienza del secondo conflitto mondiale, tra cui i bombardamenti. Solo recentemente, di fronte anche ai recenti conflitti che hanno visto il coinvolgimento dei civili e il ripetersi di massacri e carneficine indiscriminate, si è avviato un dibattito storiografico sul tema.

A settant’anni di distanza da quel 6 gennaio 1944 il Comune e l’Istituto storico della Resistenza di Lucca hanno voluto promuovere la ricerca di Michele Citarella, che si inserisce all’interno della recente stagione di studi sui bombardamenti alleati in Italia. Il libro è frutto di una minuziosa ricerca di archivio: attraverso le carte dei fondi Prefettura e CLN dell’Archivio di Stato di Lucca, delle fonti parrocchiali, dei documenti delle Ferrovie, di altri provenienti dagli archivi dell’aereonautica alleata, e sulla base di memorie di testimoni, l’autore racconta e spiega la vicenda del bombardamento del 6 gennaio. Rivela inoltre particolari su altri bombardamenti avvenuti in Lucchesia (Ponte a Moriano, S. Margherita, Fornaci di Barga), e contestualizza la vicenda all’interno della situazione politica, militare, sociale ed economica del territorio dopo l’8 settembre 1943.

Di grande interesse il capitolo sulla “guerra alle ferrovie” e il capitolo sulla ricostruzione, che fornisce particolari sull’attività dei CLN. Arricchisce il volume un bel compendio fotografico sulla stazione di Lucca in occasione del bombardamento.




Il Risorgimento di Guido Gianni

“Il Risorgimento di Guido Gianni” è la riedizione di due racconti di Guido Gianni, Talamone 1860 e Il baule di Nullo, accompagnati da contributi e rimandi storici. Tutto l’arco storico narrato da Guido Gianni è ricostruito attorno a testimonianze tratte da giornali e giornalisti dell’epoca. Non si tratta di una storia del Risorgimento, ma di un racconto fatto di cronache, un vissuto di personaggi dell’epoca, delle loro emozioni e delle loro azioni. Tra le righe emerge l’ironia e la sottigliezza di un autore, forse, non compreso fino in fondo. Sfogliare le pagine scritte da Gianni significa immergersi in una mescolanza di significati, personalità e intrecci storici, compiere un viaggio a metà tra due dei momenti più felici della memoria moderna e contemporanea, il Risorgimento italiano e la Resistenza.