Museo Novecento

1 Sede e contatti
Complesso dello Spedale delle Leopoldine, piazza Santa Maria Novella 10, Firenze.
Telefono: 055.286132
E-mail: comunicazione.cultura@comune.fi.it
info@muse.comune.fi.it
Sito web: http://www.museonovecento.it/
Orari di apertura:
Orario estivo (1 aprile – 30 settembre): lunedì, martedì, mercoledì, sabato e domenica 11 – 20; giovedì 11-14 e  venerdì 11-23. Ultimo ingresso un’ora prima della chiusura. Orario invernale (1 ottobre – 31 marzo): lunedì,  martedì, mercoledì, venerdì, sabato e domennica: 11 – 19; giovedì 11-14. Ultimo ingresso un’ora prima della  chiusura. 25 dicembre: giorno di chiusura

 

Organi direttivi
Direttore artistico: Sergio Risaliti
Segreteria scientifica: Francesca Neri, Eva Francioli, Stefania Rispoli – MUS.E

Breve storia e finalità
Situato nell’antico Spedale delle Leopoldine di Piazza Santa Maria Novella, il Museo Novecento di Firenze è dedicato all’arte italiana del XX secolo e propone una selezione di circa 300 opere distribuite in 15 ambienti espositivi, oltre ad una sala studio, un gabinetto disegni e stampe ed una sala per conferenze e proiezioni.

DSC_4400Realizzato dopo quasi mezzo secolo di proposte e progetti, il Museo ospita una parte delle collezioni del Comune, unita ad opere e documenti relativi agli ultimi decenni del Novecento, concessi in comodato da artisti, collezionisti ed enti, che hanno generosamente sostenuto la nascita di questa istituzione. Le sale dedicate alle collezioni comunali mostrano a rotazione le numerose donazioni di artisti e collezionisti pervenute grazie all’appello fatto dal critico Carlo Ludovico Ragghianti a seguito dell’alluvione del 1966, tra cui la prestigiosa collezione Alberto Della Ragione, l’ingegnere appassionato d’arte che fra il 1930 e il 1945 raccolse opere dei maggiori artisti italiani del tempo.DSC_4443

La visita si svolge a ritroso, dagli anni Novanta ai primi del secolo, e ricostruisce l’irripetibile stagione artistica che vide Firenze al centro della scena culturale nazionale ed internazionale. In un percorso immersivo, tematico e cronologico, il Museo affianca alle opere visive materiali di approfondimento, come documenti, fotografie d’epoca, interviste televisive, riviste e brani musicali,  presentati sui supporti multimediali e dispositivi audio.

_DSF4670Il Dipartimento Educativo dell’Associazione Mus.e propone percorsi di visita specificamente studiati per pubblici diversi tra cui adulti, bambini, famiglie; le mostre temporanee arricchiscono l’attività del Museo con approfondimenti, esposizioni monografiche e mostre dossier.

Patrimonio
Il percorso museale comincia con le sale che illustrano i decenni dalla fine del secolo alla seconda metà degli anni Sessanta, quando la scena artistica fiorentina mostra un eccezionale fervore nelle arti visive, nelle ricerche musicali, nella dimensione utopica tra architettura e design, nonché nelle prime sperimentazioni di cinema d’artista e di video-arte. Seguono le collezioni civiche, con il nucleo raccolto da Carlo Ludovico Ragghianti, cui si deve la formazione di quasi tutte le collezioni pervenute dopo l’alluvione grazie al suo appello per la costituzione del Museo Internazionale di Arte Contemporanea, tra cui l’eccezionale lascito Alberto Magnelli._DSF4665

La visita prosegue con accenni alla moda, una saletta di ascolto dedicata alle prime mondiali del Maggio Musicale Fiorentino e l’esposizione a rotazione della collezione Alberto Della Ragione, che illustra con ampio respiro l’arte italiana della prima metà del Novecento. Concludono il percorso le sale dedicate ai primi decenni del secolo dove le opere visive sono accompagnate da approfondimenti letterari e sul tema delle riviste, e uno spazio riservato al Cinema a Firenze.




Il Museo del Vetro di Empoli (MUVE)

Sede e contatti
Magazzino del Sale, via Ridolfi 70, 50053 Empoli (FI)
Telefono: 0571.76714
E-mail: info@museodelvetrodiempoli.it
Sito web: www.museodelvetrodiempoli.it
Orari di apertura: dal martedì alla domenica 10-19; chiuso il lunedì, il 1° gennaio, il 1° maggio, il 25 dicembre; il 24 e 31 dicembre la chiusura è anticipata alle 13.

Organi direttivi
Comune di Empoli, Servizio Cultura, Giovani e Sport
Coordinamento: Stefania Terreni
Comitato scientifico: Silvia Ciappi, Cristina Gnoni Mavarelli, Giuseppina Carla Romby, Leonardo Terreni, Stefania Viti

Breve storia e finalità
Empoli è un noto centro di produzione vetraria con una storia secolare: l’attività produttiva ha interessato sia il settore artigianale che quello industriale. La maturata consapevolezza del valore storico e culturale dell’attività vetraria empolese ha dato origine al progetto del  Museo del Vetro, realizzato e inaugurato dal Comune di Empoli nel 2010.

DSC_9763La sede è quella del “Magazzino del Sale”, edificio posto nel centro storico cittadino il cui recupero ha consentito la valorizzazione di un’antica struttura architettonica utilizzata fino dal XV secolo per lo stoccaggio e il commercio del sale. La rilevanza architettonica del “Magazzino” nel contesto urbano avvalora ancor più il museo del vetro quale luogo d’incontro tra memoria storica e identità collettiva della comunità empolese.

Il percorso museale delinea le origini e lo sviluppo dell’ industria del vetro di Empoli a partire da testimonianze archivistiche ed iconografiche dei secoli XV-XVII, più numerose e dettagliate nei due secoli successivi con la nascita della fornace Levantini, che alla fine del Settecento produceva fiaschi, vetri da tavola, lastre da finestra e vetri da spezieria e la sua acquisizione nell’Ottocento da parte della famiglia Del Vivo, che ne accentuò lo sviluppo industriale.

DSC_9822Agli inizi del XX secolo crebbe il numero delle vetrerie dedite alla produzione di contenitori in vetro verde: il fiasco, fortemente richiesto dal commercio vinicolo locale, s’imposte quale prodoto principale delle fornaci empolesi. Il particolare colore verde del vetro era dato dall’ossido di ferro presente nella sabbia impiegata per la fabbricazione del vetro. Con il tipico vetro “verde Empoli” furono realizzati, dagli anni Venti del Novecento, oggetti per la tavola e per l’arredamento particolarmente apprezzati nelle esposizioni nazionali ed internazionali dell’epoca. A partire dagli anni ’50 del Novecento si affermarono le produzioni di vetro bianco, colorato e cristallo.

DSC_9786Attività: il Museo offre ai visitatori una collezione “permanente” in cui agli oggetti di proprietà del museo si affiancano oggetti concessi da cittadini e collezionisti in comodato gratuito. Nel corso dell’anno il MuVe ospita esposizioni temporanee, che ampliano e diversificano l’offerta espositiva. Oltre alle mostre su aspetti particolari del vetro – almeno due ogni anno –  sono presentati eventi espositivi che spaziano su soggetti a carattere locale.

Il Museo del vetro è la sede privilegiata anche per lo svolgimento di attività culturali nel cuore della città: concerti, teatro, presentazione di libri, performance, oltre all’attività didattica e di laboratorio.

II museo mette a disposizione un percorso tattile, fruibile anche da visitatori ipovedenti o non vedenti. Il percorso tattile su La lavorazione artigianale del vetro: dalle materie prime al prodotto finito è affiancato da un commento sonoro e propone una modalità di fruizione e di conoscenza attraverso materiali e oggetti da toccare: le materie prime, uno stampo di metallo e l’oggetto realizzato,  attrezzi di lavoro e  alcuni oggetti di uso comune in vetro verde, che hanno caratterizzato per un  lungo periodo la produzione vetraria empolese, come fiaschi, damigiane, ampolle, fiasche da ghiaccio.

DSC_9779Patrimonio
Oltre a disporre di un’ampia collezione di oggetti di vetro, attrezzi e strumenti di lavoro, il museo è strettamente connesso ad un Centro di documentazione del vetro, che fa capo all’Archivio storico comunale, in cui è confluito materiale archivistico, bibliografico, fotografico e multimediale e che dalla sua istituzione (1996) ha messo in opera attività di ricerca, pubblicazione e valorizzazione.
È in corso di stampa la pubblicazione della guida/catalogo del Museo del vetro di Empoli, completa di bibliografia aggiornata.




Parco Letterario “Giosué Carducci” (Castagneto Carducci)

Sedi e contatti
Centro di valorizzazione “Casa Carducci
via Carducci, 59,  57022 Castagneto Carducci
Telefono: 0565.765032
Fax: 0565.763845
Orari di apertura: aperta festivi e prefestivi dalle ore 15 alle 18
Dal 15 giugno al 16 settembre:
Mattino 10 – 13.00
Pomeriggio 16.30 – 19.30
(Luglio e agosto aperti anche il lunedì)

Museo Archivio Carducci
via Carducci 1,  57022 Castagneto Carducci
Telefono: 0565.765032
E-mail: castagneto.archivio@comune.castagneto-carducci.li.it
Sito web: 
http://parchiletterari.com/parchi/carducci/index.php
Associazione Culturale Messidoro
Sede Parco Letterario
Orari di apertura: dal lunedì al venerdì 10-13
Dal 15 giugno al 16 settembre: 
Mattino 10-13.00
Pomeriggio 16.30 – 19.30
Ingresso libero
(Luglio e agosto aperti anche il lunedì)

Breve storia e finalità
Chi si trovi a percorrere le strade del  territorio di Castagnetato Carducci non potrà fare a meno di notare le indicazioni segnaletiche per un “Parco Letterario“. Ma sarebbe fuori strada chi cercasse un giardino o una riserva naturalistica semplicemente perché nel “parco” ci si trova già. Il Viale di Bolgheri, il Borgo di Castagneto, la casa del l’infanzia del Carducci, la Torre di Donoratico, come luoghi di vita e di ispirazione del Poeta, sono già un “Parco Letterario”. Visitarli e percorrerli con la disposizione emotiva giusta può diventare un vero e proprio “viaggio sentimentale”.

“I Parchi Letterari” nascono da un idea di Stanislao Nievo, scrittore e romanziere, che nel 1992 creò la Fondazione Ippolito Nievo con il patrocinio dell’UNESCO. Il Parco Letterario Giosuè Carducci è una qualifica che il Comune di Castagneto Carducci ha assunto nel 1995 mediante una convenzione con la stessa Fondazione e Legambiente Toscana. Il Parco è attualmente l’unico in Toscana ed uno dei più dinamici tra quelli istituiti, ormai una decina in tutta Italia.

Il Parco Letterario “G. Carducci” è gestito, dal 1998, dalla Associazione Culturale Messidoro costituitasi in seguito ad un corso di formazione professionale per operatore parco letterario, organizzato dallo stesso Comune e dalla Provincia di Livorno.

I luoghi fisici da visitare  del Centro di Valorizzazione sono:  Casa  G. Carducci, Museo Archivio G. Carducci, beni paesaggistici del Comune di Castagneto Carducci

Patrimonio
Centro di valorizzazione “Casa Carducci
Aperto al pubblico nel 1992 in seguito ad una convenzione tra il Comune di Castagneto Carducci e la famiglia proprietaria Espinassi Moratti, il Centro ha come proprio scopo quello di rievocare il legame di affezione che per molto tempo unì Carducci a Castagneto. Si deve ricordare infatti che il medico Michele Carducci, padre dello scrittore, esercitò la professione a Bolgheri dal 1838, ma per le sue convinzioni progressiste e libertarie e per gli attriti con la parte più conservatrice della popolazione, si vide costretto nel 1848 a traslocare nella più tranquilla Castagneto, dove alloggiò fino al 1849. Dopo di allora, tra il 1879 ed il 1894, il poeta venne ospitato annualmente nella casa della famiglia Espinassi Moratti; fu questa l’epoca delle “ribotte”, un lungo e cordiale corollario all’attaccamento alla Maremma. L’antica permanenza del piccolo Giosuè nella residenza è ricordata dalla lapide commemorativa posta sopra la facciata del palazzo; la stanza interna ed il mobilio, messi a disposizione dagli eredi dei precedenti proprietari, intendono evocare il fascino discreto degli antichi interni familiari che fecero da sfondo alla presenza castagnetana del Carducci.

Il Museo Archivio Carducci

Il Museo Archivio Carducci

Museo Archivio Carducci
Il museo carducciano  ubicato nello storico Palazzo Comunale ,propone i maggiori momenti dell’attività letteraria del poeta, legata ai suoni e ai profumi della Maremma pisana divenuta fonte d’ispirazione per le sue celebri poesie come “Davanti San Guido”, “Traversando la Maremma Toscana”e “San Martino”, che hanno portato il Carducci ad essere conosciuto come il poeta della Natura, dei valori semplici e genuini.
Infatti nelle sue opere rimane costante la rievocazione del paesaggio rurale e contadino di Bolgheri e Castagneto, dove Carducci trascorse i primi anni della sua infanzia, e dove tornò per brevi soggiorni quando ormai era un poeta celebre ed affermato.

Giosuè Carducci nasce a Val di Castello in Versilia il 27 Luglio 1835.
Si trasferisce con la famiglia a Bolgheri nel 1838, quando il padre Michele ottiene la licenza di medico nella Contea di Donoratico, di proprietà dei Della Gherardesca.
Qui Giosuè trascorse un’infanzia felice, dedita alla lettura e allo studio dei classici.
Nel Maggio del 1848 a seguito di alcune fucilate sparate in direzione dello studio del padre (che si era scontrato con le autorità locali) fu costretto con la famiglia a trasferirsi a Castagneto Marittimo dove risedette per circa un anno. In questo anno il giovane Carducci si avvicina alla poesia del Giusti, poeta satirico toscano, mentre il padre Michele partecipa attivamente alla vita politica castagnetana che risentiva del clima rivoluzionario dei moti italiani del ’48, ma dopo nuovi scontri con i Della Gherardesca abbandonano Castagneto.
Si  trasferiscono a Firenze, dove Giosuè terminerà gli studi classici e incontrerà la futura moglie Elvira Menicucci.
Nel 1855 si laurea alla Scuola Normale Superiore di Pisa in Filosofia e Filologia, fino ad ottenere la cattedra di Eloquenza Italiana all’Università di Bologna, dove insegnerà per 44 anni.
Nel 1890 viene nominato senatore a vita per meriti letterari, mentre nel 1906 è il primo italiano a ricevere il Premio Nobel per la letteratura.
Muore a Bologna il 16 Febbraio 1907.

Nei materiali correlati trovate gli approfondimenti sui pannelli che si trovano nel Museo Archivio Carducci

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MINE – Museo delle miniere e del territorio

Sede e contatti
via II Febbraio, Borgo abbandonato di Castelnuovo dei Sabbioni, Cavriglia (Arezzo)
Telefono: 055.3985046
E-mail: info@minecavriglia.it
Sito web: www.minecavriglia.it
Orari di apertura: da martedì a domenica 10-13; sabato e domenica 15-18. Chiuso il lunedì.
Ingresso: intero € 5; ridotto € 3; gratuito per gli studenti delle scuole del Comune di Cavriglia e per gli insegnanti accompagnatori.

Breve storia e finalità
Il complesso museale MINE documenta e valorizza la storia del territorio di Cavriglia e in particolare le vicende minerarie che hanno modificato profondamente una parte rilevante di questo territorio ed è ospitato in alcuni edifici nella parte alta di Castelnuovo dei Sabbioni. Questo paese ebbe un grosso sviluppo nella seconda metà dell’800 con lo sfruttamento dei giacimenti di lignite e la successiva creazione di un distretto minerario-industriale che collegava le miniere con la ferriera di San Giovanni Valdarno e infine con la nuova linea ferroviaria Milano-Roma. Fino a metà del ‘900 continuò l’attività delle miniere in sotterraneo, poi il passaggio ad una nuova tecnica: l’estrazione a cielo aperto, con questo metodo la lignite veniva estratta dalla superficie. Lo scavo giunse a lambire Castelnuovo dei Sabbioni, e questo costrinse negli anni Sessanta ad abbandonare il vecchio borgo che venne distrutto dagli smottamenti del terreno provocati dall’escavazione.

Precedentemente il paese aveva vissuto un altro momento drammatico con l’eccidio perpetrato dai nazisti il 4 luglio del 1944. Settantaquattro  abitanti, tutti di sesso maschile, vennero improvvisamente rastrellati, messi contro al muro sottostante il museo e mitragliati. Non fu sufficiente. Anche contro i corpi dei morti si scagliò la folle rabbia dei soldati tedeschi bruciando i poveri corpi. Lo stesso avvenne nel vicino borgo di Meleto, a Massa dei Sabbioni, e alcuni giorni dopo, a Le Matole.

Recentemente, nella parte superiore dell’abitato ormai abbandonato, sono stati recuperati alcuni edifici e rifunzionalizzati in spazi museali dedicati: alla storia delle miniere e del territorio, a centro di documentazione e laboratori educativi e ad Auditorium. La logica comune che pervade questi spazi è fortemente tesa al coinvolgimento dello spettatore per una conoscenza approfondita del patrimonio culturale conservato. Il museo è stato inaugurato il 4 luglio 2012.

Patrimonio
Il Percorso museale si sviluppa attraverso sette sale dedicate alla storia e alle vicende minerarie e del territorio. La storia del bacino minerario è fatta di intense lotte dei lavoratori per il miglioramento delle condizioni di lavoro, nel periodo 1895-1947, e per il mantenimento del posto di lavoro, attraverso forme di autogestione, nel periodo 1947-1955, e viene proposto attraverso documenti video ed audio che gravitano attorno alla ricostruzione artistica di un segmento di miniera.

Un apposito spazio fortemente evocativo ricorda le stragi del 1944, mentre lo sconvolgimento del territorio dovuto all’escavazione a cielo aperto viene presentato con un “ tappeto virtuale” che permette di conoscere le immagini del territorio prima dell’escavazione a cielo aperto, durante la fase dell’escavazione ed ora, nella fase cioè di ricostruzione del territorio.

Punto caratteristico dell’allestimento è l’interazione con le moderne tecnologie che permettono al visitatore di essere soggetto attivo nella conoscenza dei temi presentati. É presente una figura parlante, che rappresenta Priamo Bigiandi, un personaggio simbolico della storia territoriale che introduce alla visita, ed inoltre possibilità di esperienze tattili ed olfattive che rendono particolarmente densa la visita al museo.

Il museo sta costituendo un centro di documentazione dotato di un archivio cartaceo e di uno digitale. Nella ricorrenza del 70° anniversario degli eccidi commessi nel comune di Cavriglia, il museo sta organizzando delle iniziative insieme con altri comuni del Valdarno interessati da stragi nazifascite, per ricordare quei tragici episodi.




Casa studio Fernando Melani – Comune di Pistoia

Sede e contatti
Corso Gramsci, 159, 51100 Pistoia
Telefono: 0573.371296
0573.371279
E-mail:  al.giachini@comune.pistoia.it
Sito web:
http://musei.comune.pistoia.it/rete-museale/casa-studio-fernando-melani/
https://www.comune.pistoia.it/5024/Casa-Studio-Fernando-Melani/
Orari di apertura: La casa-studio è aperta solo su prenotazione.
Ingresso gratuito.

Organi direttivi
Servizio Educazione e Cultura, Unità Operativa Musei e Beni Culturali.

Breve storia e finalità
La casa-studio di Fernando Melani (1907-1985) è un esempio unico di spazio dove in perfetta sintonia si inseriscono le numerose opere dell’autore, frutto di una ricerca che sfiora e in molti casi anticipa i principali movimenti artistici della seconda meta del XX secolo: dall’Arte Povera, all’Arte Concettuale, alla Minimal Art. Nei diversi ambienti, una gran quantità di “esperienze” occupa i soffitti, le pareti, i pavimenti, secondo la disposizione data da Melani stesso. La visita fra cumuli di materiali sedimentati, sperimentazione sui metalli, lamiere e fili di ferro che pendono dai travicelli del soffitto, è un percorso intenso e ricco di suggestione nel mondo poetico di questo straordinario protagonista dell’arte contemporanea.

Acquistata dal Comune di Pistoia nel 1987 insieme alle  oltre  2800 opere ivi contenute, è aperta al pubblico dal 1998, dopo un lungo restauro realizzato con il contributo della Regione Toscana., e si visita su prenotazione.

La collezione civica è stata arricchita nel 2005 dal lascito testamentario di Donatella Giuntoli, costituito da 148 opere di Melani, in parte donatele dall’amico artista, in parte acquistate da Donatella con competenza e lungimiranza, al preciso scopo di integrare il patrimonio conservato nella casa-studio. A lei si devono gli studi più completi sull’artista, dal CD-Rom del 1998 sulla casa-studio al libro pubblicato postumo (Gli Ori, 2010)  Fernando Melani. Un’esperienza bio-artistica.

Patrimonio
Con l’acquisizione della casa-studio dell’artista pistoiese Fernando Melani, nel 1987, sono state annesse al patrimonio comunale tutte le opere, i lavori  e le diverse esperienze artistiche di vario tipo, conservate nell’edificio. La catalogazione, sulla base precisa degli inventari redatti dall’artista stesso delle sue elaborazioni, ha portato all’individuazione di un numero elevato di opere suddivisibili per categorie di materiali e tecniche in: pittura; metalli; sculture; grafica; altre esperienze; per un totale complessivo di 2.840 opere.

Devono inoltre essere considerati fra i beni comunali anche le seguenti categorie presenti nella casa-studio di Fernando Melani,  ancora non catalogate: circa 500 libri della biblioteca dell’artista, circa 3.000 fogli di scritti teorici, circa 300 fotografie eseguite dall’artista; n. 148 opere e scritti vari derivanti dalla donazione D. Giuntoli (2005).




Museo del Novecento e del Contemporaneo di Palazzo Fabroni – Pistoia

Sede e contatti
Palazzo Fabroni, via Sant’Andrea 18, Pistoia
Telefono: 0573.371817
E-mail: fabroni.artivisive@comune.pistoia.it
Sito web: http://musei.comune.pistoia.it/rete-museale/museo-di-palazzo-fabroni/
Orari di apertura: dal martedì al giovedì 10-14; dal venerdì alla domenica e festivi 10-18; Natale e Capodanno 16-19
Ingresso: intero € 3,50; ridotto € 2

Organi direttivi
Servizio Educazione e Cultura
Direzione dei Musei Civici: Elena Testaferrata (e.testaferrata@comune.pistoia.it)

Breve storia e finalità
Nel centro storico di Pistoia, a pochi passi da piazza del Duomo, Palazzo Fabroni si attesta su via Sant’Andrea dirimpetto alla pieve romanica con il pulpito di Giovanni Pisano. Il nucleo più antico, appartenuto intorno alla metà del Trecento alla nobile famiglia pistoiese dei Dondori, era costituito da una tipica casa-torre, il cui orto confinava sul retro con le mura della seconda cerchia della città.

All’inizio del XVII secolo i Fabroni, già proprietari di altre casa nella zona, acquistarono la dimora dei Dondori e alla metà del secolo successivo (1748-1769), per volere di Atto Fabroni, tutti i nuclei abitativi ancora separati furono riuniti in una ristrutturazione complessiva che conferì al palazzo l’aspetto attuale, con la nuova facciata elegante e scenografica, caratteristica per il suo andamento curvilineo. I Fabroni, proprietari anche della villa e della fattoria di Celle, sede attualmente della prestigiosa collezione di arte ambientale, mantennero la dimora cittadina, fornita di una ricca galleria di quadri e di una notevole biblioteca, fino al 1842.

Divenuto proprietà della Comunità civica di Pistoia nel 1861, il palazzo, destinato nel corso degli anni ad usi incongrui, fu variamente ristrutturato e trasformato nella distribuzione interna degli spazi. Sede prima della Sottoprefettura e dal 1928 al 1945 della Federazione del Partito fascista, venne poi usato come scuola media statale. Successivamente il lungo restauro, a cura dell’ufficio tecnico comunale, liberò la struttura architettonica dalle modifiche e superfetazioni otto-novecentesche e riportò in luce elementi preesistenti delle case-torri trecentesche, delle quali alcune parti sono visibili nel salone del piano nobile.

Al termine degli interventi di recupero, la storia recente del palazzo inizia negli anni 1990-1993 con la scelta da parte dell’Amministrazione Comunale di destinare il primo e secondo piano allo svolgimento di attività espositive, permanenti e non, relative alle arti visive moderne e contemporanee.

Lo storico palazzo vanta attualmente circa 2000 mq. di superficie espositiva distribuita su due piani, con accesso da via Sant’Andrea 18.

Insieme al Museo Civico in Palazzo Comunale e alla casa-studio di Fernando Melani, Palazzo Fabroni è un’istituzione pubblica, permanente e senza fini di lucro, che opera nell’ambito dei principi stabiliti dallo Statuto del Comune di Pistoia.

Al primo piano la collezione permanente consente un itinerario attraverso il panorama artistico dell’arte contemporanea dal dopoguerra ai giorni nostri. Intorno al grande salone centrale a doppio volume, individuato come luogo privilegiato per la riflessione sull’arte anche grazie all’imponente Scultura d’ombra di Claudio Parmiggiani sulle pareti, il percorso inizia con le sale monografiche che ospitano le opere di Mario Nigro, Gualtiero Nativi e Agenore Fabbri. Pistoiesi di nascita, si tratta di artisti che hanno svolto la maggior parte della loro attività fuor di Toscana percorrendo, a livello nazionale, la strada dell’Astrattismo e dell’Informale. Interamente dedicata al pistoiese Fernando Melani è la sala in cui sono collocate opere di dimensioni maggiori e particolari ‘progetti’ non ubicati nella casa-studio di Corso Gramsci. Un particolare approfondimento documentario è riservato proprio all’abitazione dove Melani ha vissuto e operato a partire dal secondo dopoguerra occupandone progressivamente tutti gli ambienti, in un’azione di totale interazione con lo spazio e le opere in esso contenute. Il percorso museale prosegue con le sale collettive che ospitano le opere donate al Comune di Pistoia da molti degli artisti intervenuti dal 1990 a Palazzo Fabroni con mostre personali o tematiche. I nuovi linguaggi dell’arte contemporanea – dall’Arte Povera al Concettuale, dalla Minimal Art alla Poesia visiva – vi si trovano testimoniati con opere di tutto rilievo di Roberto Barni, Bizhan Bassiri, Umberto Buscioni, Enrico Castellani, Giuseppe Chiari, Diego Esposito, Luciano Fabro, Alberto Garutti, Jannis Kounellis, Daniele Lombardi, Vittorio Messina, Nunzio, Claudio Parmiggiani, Alfredo Pirri, Renato Ranaldi, Gianni Ruffi, Daniel Spoerri, Marco Tirelli. Nell’autunno del 2011 la collezione si è arricchita di undici ritratti fotografici di artisti donati da Aurelio Amendola al Comune di Pistoia.

Patrimonio
Fondi civici originari, acquisizioni e donazioni.




Museo Casa Rodolfo Siviero

Sede e contatti
Lungarno Serristori 1-3, 50125 Firenze
Telefono: 055.2345219 / 055.4382652
E-mail: casasiviero@regione.toscana.it
Sito web: http://www.museocasasiviero.it/
Orari di apertura: sabato 10-18; domenica e lunedì 10-13.
Ingresso: gratuito.

Organi direttivi
Settore Musei della Regione Toscana

Breve storia e finalità
La casa e i suoi arredi sono stati lasciati in eredità alla Regione Toscana nel 1983 da Rodolfo Siviero, il cosiddetto “agente 007 dell’arte”, cui si deve il recupero di gran parte del patrimonio culturale trafugato dall’Italia durante la Seconda Guerra Mondiale. É un villino ottocentesco, acquistato da Siviero nel 1944. La casa-museo è aperta al pubblico dal 1991 ed è gestita direttamente dalla Regione Toscana, che ne cura la conservazione e la fruizione pubblica. L’ingresso è gratuito con orario il sabato dalle ore 10.00 alle 18.00; la domenica e il lunedì dalle 10.00 alle 13.00.

La casa-museo conserva ed espone la raccolta di Rodolfo Siviero, documenta il suo impegno nella difesa del patrimonio artistico pubblico, sostiene attività studi e progetti per approfondire la conoscenza del suo operato. Promuove iniziative di studio e di informazioni sui rischi di distruzione e dispersione del patrimonio culturale nel corso di conflitti armati. La Regione vi organizza mostre, conferenze, spettacoli, attività educative sempre in qualche modo legate alla figura di Siviero, alle opere della sua raccolta, alla sua attività di salvaguardia del patrimonio culturale, al periodo storico in cui si trovò ad operare.

Patrimonio
Le opere conservate nella casa museo non sono quelle recuperate da Siviero nel suo lavoro di capo della Delegazione per le Restituzioni istituita dal governo italiano nel 1946 e da lui diretta fino alla morte nel 1983; sono invece quelle che Siviero acquistò per il suo piacere di uomo di cultura che amava arredare la sua abitazione con opere d’arte sull’esempio dei grandi collezionisti di fine ottocento-inizio novecento come Horne, Bardini ecc… Ma la passione di Siviero nel raccogliere opere d’arte e la sua volontà di lasciarle in eredità come museo pubblico alla città di Firenze sono idealmente collegate al suo forte impegno e ai suoi straordinari successi nel ritrovare e riportare in Italia i capolavori che i nazisti avevano portato via durante la guerra e le opere che nel dopoguerra, per motivi commerciali o in seguito a furti, erano state illegalmente portate all’estero.

La raccolta è costituita da opere d’arte, mobili e suppellettili di varia natura, epoca e valore artistico ed è allestita con il criterio dell’arredo di una casa. Spazia da mobili, per lo piu’ di alta epoca, a raffinati oggetti d’uso ecclesiastici e domestici; reperti archeologici come ceramiche etrusche e sculture romane; opere d’arte medievali e rinascimentali: tavole fondo oro, dipinti su tela, sculture in marmo, bronzo legno e terracotta per arrivare fino a un rilevante nucleo di opere di artisti del Novecento con i quali Siviero intrattene rapporti di amicizia e collaborazione culturale. Nel gruppo novecentesco della raccolta si segnalano una ventina di opere di Giorgio De Chirico, artista che negli anni Venti soggiornò e lavorò a lungo in questa casa, per l’amicizia con lo storico dell’arte Giorgio Castelfranco, che allora vi abitava con la sua famiglia. Vi sono inoltre disegni e medaglie di Giacomo Manzù; dipinti di Ardengo Soffici e Pietro Annigoni; sculture di Antonio Berti; disegni di Bruno Becchi, il giovane artista fiorentino che collaborò con Siviero durante la Resistenza e morì nell’agosto 1944 colpito da un cecchino durante la battaglia per la liberazione di Firenze.

Di notevole interesse per la storia del Novecento anche il fondo fotografico con una ricca documentazione sulle mostre delle opere recuperate; alcuni documenti d’archivio e la biblioteca con libri di importanti personaggi della cultura del Novecento che furono amici di Siviero.

 




Fondazione Museo e Centro di documentazione della Deportazione e Resistenza – Luoghi della Memoria Toscana

Sede e contatti
Via di Cantagallo 250, 59100 Prato (Loc. Figline)
Telefono: 0574.470728
0574.461655
Sito web: http://deportazione.po-net.prato.it/
Orari di apertura: Museo – da lunedì a venerdì 9.30-12.30; lunedì e giovedì, sabato e domenica 15-18. Centro di documentazione – lunedì e giovedì 15-18.

Organi direttivi
Soci fondatori: Comune di Cantagallo, Comune di Carmignano, Comune di Montemurlo, Comune di Poggio a Caiano, Comune di Prato, Comune di Vaiano, Comune di Vernio, ANED – Associazione Nazionale ex Deportati sez. Prato ANPI – Associazione Nazionale Partigiani sez. di Prato Comunità Ebraica di Firenze.
Presidente: Aurora Castellani
Direttore: Camilla Brunelli

Breve storia e finalità
Il Museo della Deportazione è stato inaugurato il 10 aprile 2002, alla presenza del Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi, grazie all’instancabile lavoro dell’ANED e dell’allora suo Presidente Roberto Castellani, e al Comune di Prato che decide di realizzarlo. È una delle poche strutture museali in Italia a essere dedicata alla conservazione della memoria della deportazione. Nel 2008 il Museo è diventato Fondazione con il nome di Fondazione Museo e Centro di documentazione della Deportazione e Resistenza – Luoghi della Memoria Toscana, nel 2012 è stato accreditato come museo di rilevanza regionale. La Fondazione ha tra le proprie finalità quella di avvicinare i visitatori, soprattutto le nuove generazioni, alle vicende storiche che hanno caratterizzato la prima metà del Novecento. Ogni anno sono migliaia gli studenti in visita provenienti perlopiù dalle Province di Firenze, Prato e Pistoia ma anche da altre località italiane ed estere. Attraverso la sua costante attività culturale, didattica, di documentazione e di ricerca la struttura permette, in particolare, di approfondire le tematiche legate alle persecuzioni e deportazioni nei campi di concentramento e di sterminio nazisti, ai movimenti di resistenza e di opposizione al fascismo e al nazismo.

Presso il Museo vengono organizzate visite guidate, proiezioni di film/documentari, laboratori di indagine sulle fonti storiche. Sono inoltre promosse iniziative e corsi di aggiornamento per insegnanti sui temi legati prevalentemente al periodo della Seconda guerra Mondiale e sono ospitati convegni, conferenze, presentazioni di libri e film, spettacoli teatrali e musicali, mostre temporanee, anche in collaborazione con i maggiori studiosi di storia contemporanea italiani e stranieri. La Fondazione cura iniziative dedicate alla memoria per conto dei fondatori, della Regione Toscana e di altri enti pubblici.

La Fondazione si occupa della progettazione di viaggi studio e di attività legate al “Giorno della Memoria”, istituito con la Legge dello Stato n. 211 del 20 luglio 2000, in ricordo dello sterminio e delle persecuzioni del popolo ebraico e dei deportati militari e politici italiani nei campi nazisti. La struttura è stata inoltre incaricata per le edizioni 2009, 2011 e 2013 del coordinamento e dell’organizzazione del progetto “Treno della Memoria” della Regione Toscana, delle edizioni 2012 e 2014 del Meeting al Nelson Mandela Forum che ha coinvolto ogni anno oltre 8.000 studenti della Toscana e della realizzazione di altri eventi correlati come la mostra “Il processo. Adolf Eichmann a giudizio” in collaborazione con la Fondazione Topografia del Terrore di Berlino. Il Museo è un luogo vivo, di confronto, che lavora per la conservazione della memoria storica e per la sensibilizzazione dei giovani sui temi della Pace e dei diritti universali dell’uomo.

Patrimonio
Il percorso nel museo della Deportazione è concepito come un viaggio simbolico in un campo di concentramento e di sterminio nazista, quel percorso di sofferenza e di morte compiuto da milioni di donne e di uomini, arrestati per motivi razziali, politici o di “igiene sociale”, vittime del progetto nazista attuato durante il secondo conflitto mondiale.

In una prima sala sono esposti pannelli di carattere storico con schede, documenti e cartine sul sistema concentrazionario nazista, sull’organizzazione interna del lager, sulla deportazione dall’Italia, sulla persecuzione degli ebrei in Toscana, sulla vicenda regionale della deportazione politica e altri con testi, foto e cartine dedicate al campo di Ebensee. Tra gli autori di queste schede ci sono storici importanti come Enzo Collotti.

Nella seconda sala del Museo, con un suggestivo allestimento scuro di forte impatto realizzato dall’architetto Alessandro Pagliai, si introduce il visitatore al contatto con la realtà e i simboli del campo di concentramento (KZ). I vari oggetti esposti posseggono un indubbio valore di testimonianza e sono illustrati da didascalie con citazioni tratte dalla memorialistica, da interviste di superstiti prevalentemente toscani e anche dai libri di Primo Levi.

Nel settembre 2010 è stato inaugurato un nuovo e moderno percorso museale audiovisivo “CON I MIEI OCCHI – voci e volti di superstiti dei campi di concentramento e sterminio nazisti”, realizzato grazie al contributo dell’Unione Europea. Il percorso è composto da sette postazioni video, con trasmissione diretta nelle cuffie distribuite ai visitatori,  nelle quali  appaiono testimoni, ebrei sopravvissuti al genocidio e deportati politici prevalentemente  toscani, ma anche sinti e rom, omosessuali e testimoni di Geova che raccontano le loro esperienze secondo un percorso suddiviso a tappe tematiche in cui vengono narrati vari aspetti della deportazione come l’arrivo, la vita e la morte nel campo, le selezioni e lo sterminio.

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