Archivio del Movimento di Quartiere di Firenze

Sede e contatti
Sede operativa: BiblioteCaNova dell’Isolotto (Quartiere 4) – via Chiusi, 2/3 – 50142 Firenze.
Sede legale: Circolo ARCI “Paolo Pampaloni” – via Maccari, 104 – 50142 Firenze.
Telefono: Sede operativa, 055.710834; sede legale, 055.780070.
E-mail: bibliotecacanovaisolotto@comune.fi.it
Sito web: www.movimentoquartierefirenze.it
Orari di apertura: martedì 10-12. Oppure contattare per e-mail Raffaella Marconi (rmarconi@libero.it), Franco Quercioli (francoquercioli40@gmail.com) o Moreno Biagioni (mor.biagioni@gmail.com).

Per avere maggiori informazioni consultare ilsito dell’Archivio sul quale sono consultabili: notizie sui fondi dell’Archivio, sulle mostre e sulle pubblicazioni realizzate dall’Archivio stesso, sulla vita dell’Associazione “Archivio del Movimento di Quartiere di Firenze” e sulle sue iniziative; i video prodotti dall’Archivio; lo spoglio dei periodici del Movimento di Quartiere; la cronologia degli eventi che segnarono la vita sociale e politica fiorentina dal 1966 al 1976; un settore dedicato al maestro Luciano Gori, con i libri, le foto, i film da lui – e su di lui – realizzati, nonché i disegni dei suoi alunni.

Breve storia
L’Archivio nasce dall’esigenza di raccogliere e rendere consultabile il materiale documentario (volantini, manifesti, ciclostilati, pubblicazioni, foto, filmati, disegni, nastri di registrazioni di riunioni e assemblee etc.) relativo ai movimenti sviluppatisi nell’area fiorentina durante il decennio 1966/76 – dalla nascita dei Comitati di Quartiere dell’alluvione nel novembre 1966 alla elezione dei Consigli di Quartiere nel novembre 1976 -.

Il vento del sessantotto investì anche Firenze, coniugando le sue valenze positive con le istanze partecipative già diffuse e radicate sul territorio (dalle società di mutuo soccorso della fine dell’ottocento agli organismi rionali del Comitato di Liberazione durante la Resistenza alle strutture di base del movimento operaio nelle lotte degli anni 50).
Il movimento che ne scaturì aveva i suoi capisaldi nella scuola e nel quartiere, due elementi distanti l’una dall’altro, ma che si cercò di mettere in contatto fra loro, lavorando su elementi d’interesse comune e di carattere generale.

Patrimonio
I fondi che compongono l’Archivio – L’Archivio è composto da una serie di fondi, che prendono il nome da chi li ha donati – in genere persone che furono attive nei movimenti degli anni 60 e 70 (Fondo Moreno Biagioni, Fondo Paolo Chiappe, Fondo Isanna Generali, Fondo Laura Grazzini, Fondo Benito Incatasciato, Fondo Franco Manescalchi, Fondo Ivana Marchini-Sonia Zandrini, Fondo Enrico Menduni, Fondo Sergio Milani, Fondo Carlo Natali, Fondo Franco Quercioli, Fondo Luigi Remaschi, Fondo Gianfranco Riccioni, Fondo Rumer Mori, Fondo Giampaolo Taurini, Fondo Lucia Testi-Sandro Goggioli, Fondo Paola Torricini-Alberto Brunetti) – e sono descritti nella pubblicazione “Guida alla documentazione dell’Archivio del Movimento di Quartiere di Firenze”.
La Guida all’Archivio – Nella Guida vi è anche lo spoglio dei periodici del Movimento: “Alternativa di base” (1968/1970), “I Quartieri – mensile del movimento unitario di base -” (1970/1972), “Scuola e Quartiere. Bollettino di collegamento dei doposcuola, scuole popolari, comitati genitori di Firenze e provincia” (1970/1971), “Bollettino di collegamento” (1971/1974), “Bollettino di collegamento delle scuole popolari” (1971/1974).
Nei fondi è presente anche un materiale documentario relativo a periodi successivi al decennio 1966/1976, un materiale particolarmente centrato sui temi decentramento e partecipazione, immigrazione, pace e cooperazione.

Mostre e le pubblicazioni
L’Archivio, nei suoi dieci anni di vita, ha realizzato alcune mostre (“Le radici della partecipazione – Dai Comitati di Quartiere ai Consigli di Quartiere 1966/1976”, “La nascita della CGIL Scuola”, “Gino Bartali”, “Gli azzurri di Alfredo”) che sono a disposizione gratuitamente di chi intende esporle (occorre solo farsi carico delle spese di trasporto).

Inoltre, sono anche disponibili, fino al loro esaurimento, copie delle pubblicazioni “prodotte” dall’Archivio (vedi elenco sul sito).

L’Archivio si rivolge da un lato a coloro che hanno materiale relativo al periodo ed alle tematiche che sono oggetto delle ricerche dell’Archivio perché si mettano in contatto con noi (in modo da accrescere la documentazione in nostro possesso), dall’altro a quante/i svolgono ricerche sulla storia del Quartiere e della città e, in particolare, ai giovani ed alle giovani, agli studenti ed alle studentesse, ai ragazzi ed alle ragazze affinché nelle piccole storie, nelle memorie locali, negli episodi riguardanti il territorio di appartenenza trovino tracce della storia più generale e ricostruiscano le proprie radici (per meglio comprendere il presente e progettare il futuro).
Alle scuole, alle ed agli insegnanti, offriamo possibilità di incontri, di documenti, di testimonianze sulla storia della città nel XX secolo.




Villa Le Fontanelle

La villa, situata nella parte alta di Careggi, fu un luogo che i tedeschi non violarono e gli Alleati salvaguardarono dai bombardamenti in quanto si trattava di una zona di extraterritorialità. Era la residenza dei marchesi Serlupi Crescenzi. Il critico d’arte di origine ebrea Bernard Berenson, dopo una visita alla villa, decise di rimanere ospite dei Serlupi per sfuggire alle persecuzioni tedesche, si trattenne per un anno.

L’unico evento drammatico che coinvolse la villa avvenne nel pomeriggio del 31 agosto 1944 nel giardino antistante. Sei paracadutisti della retroguardia tedesca trovandosi all’esterno della villa per cucinare un coniglio vengono ostacolati dalla pattuglia liberale di Aristo Ciruzzi, tre tedeschi vengono arrestati, uno muore e due restano feriti.




Teatro della Pergola

La mattina del 31 gennaio 1944  alle ore 11 al il Teatro la Pergola avvenne un attentato ad opera di un Gruppo di Azione Patriottica (GAP) composto da quattro persone tra cui una donna. Il teatro era pieno di fascisti e cittadini riuniti in una cerimonia pubblica per ascoltare le parole di commemorazione di Gino Meschiari sui “martiri delle foibe istriane”. Durante la cerimonia esplode una bomba all’interno del teatro ferendo alcuni fascisti e seminando paura. Tra gennaio e febbraio si susseguirono molti attentati ad opera di gappisti che misero in stato d’allarme e difficoltà i fascisti.




Stazione di Santa Maria Novella

Il 6 novembre 1943 i tedeschi fecero una grande razzia di ebrei e tre giorni dopo partì un convoglio carico di ebrei dalla stazione ferroviaria di Santa Maria Novella. In novembre avvenne il maggior prelievo di ebrei ad opera di tedeschi, oltre le 70 persone. Mese dopo mese le deportazioni si aggiravano sull’ordine di 30-40 civili al mese. Vi erano arresti per motivi razziali o per motivi politici, i primi erano deportati ad Auschwitz mentre i secondi a Mauthausen.

Dopo l’ordinanza del Repubblica Sociale Italiana (RSI) del 30 novembre gli arresti diventarono di competenza delle forze italiane. Gli scioperi del 3 e 4 marzo 1944 provocarono l’arresto di un gran numero di persone sulla base delle liste di scioperanti e sovversivi, ma anche delle retate effettuate in strada nella provincia di Firenze e Prato. Un nuovo convoglio con 328 persone arrestate partì dalla stazione di Santa Maria Novella l’8 marzo con destinazione Mauthausen.

 




Stazione di Montorsoli

In questa piccola stazione localizzata nei pressi di Sesto Fiorentino, è avvenuto un fatto della storia partigiana che l’ha resa celebre.

Il 4 aprile del 1944 i partigiani del monte Morello occuparono la stazione e assaltarono un treno di viaggiatori (n°2328) che sarebbe dovuto arrivare alle 19.20. Il treno trasportava molti pendolari, studenti e lavoratori che tornavano da Firenze ed erano diretti nel Mugello.

L’azione fu ordinata dal Comitato Toscano di Liberazione Nazionale per bloccare una o più vetture che erano in coda al treno, cariche di militi repubblichini e militari tedeschi. Le vetture erano, con molta probabilità, indirizzate a compiere un rastrellamento anti-partigiano nella zona di Marradi.

Appena arrivò il treno in stazione fu assaltato dai partigiani. I tedeschi si difesero fino a quando non riuscirono a far ripartire il convoglio. Con questa azione i partigiani dimostrarono che le truppe tedesche potevano essere affrontate e il movimento acquisì più solidità rispetto alla fase iniziale.

Durante l’operazione tre partigiani, Carlo Carmonini, Dino Ciolli, Mario Lazzerini, vennero uccisi ed altri feriti.

Sulla parete esterna della stazione vi è una lastra commemorativa a ricordo dei partigiani caduti datata 25 aprile 1973.




Porta Romana

Il 4 agosto del 1944, durante i giorni della liberazione, alle 5 del mattino da Porta Romana arrivò la prima pattuglia degli Alleati. Il popolo entusiasta scese in strada ad accoglierli seguendoli lungo il cammino. Le truppe seguitarono ad entrare in città una dopo l’altra fino a sera. Nello stesso giorno dal rione d’Oltrarno della Colonna arrivò la Brigata Sinigaglia, la Divisione “Arno” guidata da Potente e la brigata Lanciotto.




Ponte Vecchio

Nell’agosto del 1944 il Comando nazista decise di distruggere i cinque ponti di Firenze (Ponte alle Grazie, Ponte alla Carraia, Ponte Santa Trinità, Ponte San Niccolò e Ponte alla Vittoria). Tale azione aveva lo scopo di sfruttare il corso dell’Arno quale trincea naturale per rallentare l’avanzata degli Alleati e acquisire il tempo necessario al completamento dei lavori della Linea Gotica, la grande linea di difesa a nord. L’“Operazione Feuerzauber” (“incantesimo di fuoco”) si attuò tra la notte del 3 e 4 agosto del 1944: ad uno ad uno tutti i ponti furono abbattuti. Durante l’operazione fu vietato ai cittadini di uscire dalle case; alcuni partigiani tentarono di disinnescare le mine poste sotto i ponti ma non ci riuscirono.

Tra tutti i ponti Hitler decise di salvare il Ponte Vecchio, il preferito e «il più artistico», come lui stesso dichiara. Questa non fu certo la motivazione primaria ma resta il fatto che dell’antico ponte ne fu solo sbarrato l’accesso con le macerie raccolte dagli edifici adiacenti, rasi al suolo su entrambe le sponde: sia dal lato di Por Santa Maria che, in Oltrarno, via Bardi, via Guicciardini e Borgo San Jacopo. Alcuni giorni prima il Comitato Toscano di Liberazione Nazionale aveva denunciato l’intenzione di distruggere i ponti, nonostante Firenze fosse stata dichiarata “Città aperta” ovvero zona neutrale e città da salvaguardare per l’inestimabile valore storico-artistico.

Gli Alleati il 12 agosto del 1944 passarono da Ponte Vecchio per arrivare al cuore del centro cittadino. Utilizzarono anche altri collegamenti tra le due rive: il Corridoio Vasariano e il ponte Bailey, costruito sulle rovine del Ponte Santa Trinita.




Piazza Santo Spirito

L’abitazione di Fosco Frizzi, uno dei principali esponenti del movimento clandestino comunista e redattore del giornale “Azione Comunista”, situata in piazza Santo Spirito, è stata per anni un luogo di ritrovo segreto per comunisti dove si svolgevano attività, discussioni e scambio di idee.

Il 25 luglio 1943 nell’abitazione venne presa la decisione di convocare una riunione il mattino seguente per coordinare l’azione e lanciare un appello alla popolazione.

La sera dell’8 agosto 1944 un gruppo di partigiani delle brigate Lanciotto e Sinigaglia si ritrovò nel cortile del convento di Santo Spirito al fine di programmare per il giorno seguente il piano anti-cecchini elaborato dal comandante Potente (Aligi Barducci). Quest’ultimo, presente nel rifugio dei partigiani insieme agli Alleati inglesi, venne ferito da una granata sparata da oltre il fiume dalle forze tedesche e morì poco dopo nell’ospedale di Greve in Chianti. Insieme a Potente persero la vita anche altre cinque persone tra cui il partigiano Mario Santini.

Il comando della Divisione d’assalto Garibaldi «Arno», che riuniva tutte le forse partigiane della zona comprendendo la Brigata Lanciotto, la Brigata Caiani, la Alessandro Sinigaglia – 22 Bis e la Bruno Fanciullacci, prese il nome di “Divisione Potente” il 9 agosto 1944. Aligi Barducci fu un uomo di grande umanità e coraggio, ammirato da tutti i partigiani, meritevole di aver introdotto la discussione, la politica e la lettura all’interno del gruppo.

Le operazioni per la liberazione di Firenze proseguirono con l’aiuto degli Alleati provenienti dal lato sud della città e si protrassero fino al 2 settembre 1944.