Museo Civico del Marmo

Sedi e contatti
Indirizzo: Viale XX Settembre 249, loc. Stadio, Carrara
Telefono: 0585 845746
E-mail: museo.del.marmo@comune.carrara.ms.it
Sito web: http://www.comune.carrara.ms.gov.it/pagina2025_museo-civico-del-marmo.html
Orari di apertura: dal Martedì alla Domenica 10-12.30, 15-17.30 (da ottobre a maggio); dal Martedì alla Domenica 11-20, Venerdì 11-21 (da giugno a settembre)
Biglietto d’ingresso: intero 5 €; ridotto 3 € (over 65, comitive composte da oltre 10 persone, studenti, visitatori manifestazioni estemporanee); gratuito: bambini sotto i 6 anni di età, accompagnatori di comitive, membri ICOM, guide turistiche, giornalisti, tutti i visitatori la prima domenica di ogni mese

Organi direttivi
Ufficio Cultura del Comune di Carrara
Direttrice: Sandra Botti

Breve storia e finalità
Il progetto museale per la costituzione del Museo Civico del Marmo risale al 1982 a seguito della Mostra Marmo Lunense e delle campagne di scavo effettuate dal Comune negli anni 1977-1981 e coordinate dal Prof. Enrico Dolci, nella quale venivano esposti importanti reperti rinvenuti in cava oltre a esempi di statuaria lunense oggi conservati presso il cortile dell’Accademia di Belle Arti.
Al termine di tale mostra, prese vita il progetto museologico del Prof. Enrico Dolci e museografico di Aldo Pisani e Carlo Billet del Museo Civico del Marmo, istituito con lo scopo di conservare e valorizzare le testimonianze e la memoria storica della città e della cultura del marmo dall’epoca romana ai tempi più recenti.
In tale ottica rientrava l’Ordinanza dell’allora sindaco Fausto Marchetti del 03 febbraio 1989 con cui si disponeva che chi, a vario titolo, avesse ritrovato presso le cave beni mobili, risalenti alle diverse epoche storiche, avrebbe dovuto darne comunicazione al Comune di Carrara che, a sua volta, avrebbe provveduto alla relativa sistemazione presso il Museo Civico del Marmo.

Patrimonio
La struttura espositiva è dedicata alla produzione e alla lavorazione del marmo nelle Alpi Apuane. La ricca collezione comprende reperti archeologici rinvenuti in cava e strumenti per l’estrazione e la lavorazione che offrono al visitatore un’immagine completa dell’affascinante patrimonio locale. Negli anni il museo è stato oggetto di riqualificazioni che lo hanno attualizzato con la realizzazione di una nuova sezione espositiva, totalmente multimediale, interattiva e coinvolgente dal punto di vista sensoriale.
Nell’arco dell’anno accoglie continuativamente manifestazioni estemporanee e prevede ulteriori ampliamenti dell’orario di visita nel periodo estivo e in concomitanza con importanti iniziative ministeriali e regionali.
Le collezioni del museo sono attualmente suddivise nelle seguenti sezioni:
– Archeologia Romana
– Storia del Territorio
– Marmoteca
– Archeologia Industriale
– Applicazioni Tecniche
– Spazio Multimediale




Museo e rifugi S.M.I. di Campo Tizzoro

Sedi e contatti
Indirizzo: Via Luigi Orlando 325, Campo Tizzoro, San Marcello Pistoiese (Pistoia)
Telefono: 0573 65724
E-mail: rifugismi@irsapt.it
Sito web: http://www.irsapt.it
Fb: https://www.facebook.com/rifugismi.it/
Orari di apertura: Lunedì 10-17, dal Mercoledì alla Domenica 10.15-17. Orario visite guidate: 10.15, 11.30, 15, 16, 17.
Biglietto d’ingresso: 10€ (inclusa visita guidata ai Rifugi)

Breve storia e finalità
A cavallo della Prima e Seconda guerra mondiale, la S.M.I. (Società Metallurgica Italiana) – una delle industrie belliche del Novecento più importanti d’Italia – costruì, all’interno della fabbrica che dava lavoro a circa settemila persone, alcuni rifugi antiaerei per uno sviluppo di oltre 2 km, alti 3 metri, larghi oltre 2,5 metri, realizzati in calcestruzzo armato, a oltre 20 m sotto terra,
Fino alla fine del XX secolo i rifugi sono stati protetti da segreto militare ed industriale.
Con l’intento di arrivare alla realizzazione di un vero e proprio museo, in accordo con la proprietà, venne fondato il Gruppo Hypogeum dal presidente della nuova Pro Loco di Campo Tizzoro, ovvero l’architetto David Ulivagnoli in qualità di coordinatore.
Il Gruppo Hypogeum era composto, oltre che da Ulivagnoli, da altri tre architetti (Mirko Borgioli, Franco Del Re, Fabio Zucchi) uno storico (Giorgio Baglieri) ed un fotografo (Andrea Paolo Nannini).
Un anno e mezzo dopo, 12 maggio 2012, visto l’interessamento di I.R.S.A. (Istituto Ricerche Storiche ed Archeologiche di Pistoia), il contributo di Kme Group, la collaborazione dell’architetto Gianluca Iori (Direttore I.R.S.A.), il museo viene inaugurato.




MuMe – Museo della Memoria di San Miniato

Sedi e contatti
Indirizzo: Loggiati di San Domenico 8, San Miniato (Pisa)
Telefono: 0571 406293
E-mail: museodellamemoria@comune.san-miniato.pi.it
Sito web: http://www.comune.san-miniato.pi.it/la-citta/turismo-e-cultura/sistema-museale/97-uffici-e-servizi/settore-4-servizi-alla-persona-e-politiche-di-solidarieta/cultura,-biblioteche,-archivi,-sport,-casa/cultura-e-musei/2745-mume-museo-della-memoria.html
Orari di apertura: Nel mese di settembre, l’orario di apertura al pubblico sarà il seguente: dal Martedì al Sabato 10.30-12.30, Martedì e Giovedì 15-17. In attesa di orario definitivo.
Biglietto d’ingresso: ingresso gratuito

Organi direttivi
Comitato Scientifico: Prof. Pier Luigi Ballini, Prof. Zeffiro Ciuffoletti, Prof. Giovanni Contini, Prof. Andrea Vanni Desideri, Prof. Leonardo Paggi

Breve storia e finalità
Il MuMe – Museo della Memoria di San Miniato è stato inaugurato il 24 luglio 2018 ed è nato dalla volontà di dare alla città uno spazio dedicato alla conservazione dell’insieme di valori e testimonianze della storia più recente della comunità, con particolare riferimento ai fatti della Seconda Guerra Mondiale, ai valori dell’antifascismo e della Resistenza.
In questo spazio viene mantenuta viva la testimonianza delle persone che hanno vissuto gli orrori della guerra, costruendo un itinerario, visuale e documentale, attraverso gli episodi che hanno interessato direttamente la Città di San Miniato.
Il Museo è stato realizzato in collaborazione con la Scuola Normale Superiore di Pisa, che ha avuto il compito, tramite il Laboratorio Dreams Lab, di curare lo sviluppo delle applicazioni multimediali a carattere divulgativo, offrendo una fedele ricostruzione storica degli eventi più significativi di San Miniato nel periodo della Seconda Guerra Mondiale; mentre il Comune ha messo a disposizione dell’Ateneo i dati tecnici e scientifici di cui dispone.
L’obiettivo di un Museo che, oltre agli oggetti, vanta una struttura di supporto multimediale di ultima generazione, è quello di promuovere la salvaguardia della memoria storica, favorendo un’attiva e consapevole cultura della pace e della convivenza civile.

Patrimonio
All’interno del MuMe sono raccolte gran parte dalle memorie dei cittadini che, attraverso oggetti, lettere, fotografie e video-memorie, hanno voluto raccontare la loro storia.
Dalle loro testimonianze ha preso forma un percorso espositivo che invita il visitatore a compiere una riflessione sul passato recente della comunità sanminiatese e, più in generale, sul difficile percorso che ha portato l’Italia alla conquista della democrazia.
La raccolta museale è articolata in tre sezioni e abbraccia un periodo compreso tra il 1921, anno in cui anche a San Miniato furono istituiti i Fasci di combattimento, e il 1946, quando con le prime elezioni democratiche a suffragio universale venne proclamata la nascita della Repubblica.




Museo Storico della Resistenza di Sant’Anna di Stazzema

Sedi e contatti
Indirizzo: Via Colletti 22, Sant’Anna di Stazzema (Lucca)
Telefono e Fax: 0584 772025
E-mail: santannamuseo@comune.stazzema.lu.it
Sito web: http://www.santannadistazzema.org/
Orari di apertura: dal Martedì al Giovedì 9-14, Venerdì e Sabato 9-17.30, Domenica 14.30-18 (da settembre a febbraio); Martedì e Mercoledì 9-14, dal Giovedì al Sabato 9-18, (da marzo ad agosto), Domenica 10.30-18

Breve storia e finalità
Ricavato dalla vecchia struttura delle scuole elementari del paese, l’istituto è stato inaugurato nell’autunno del 1982 dall’allora Presidente della Repubblica Sandro Pertini. Il 19 settembre 1991, grazie alla Legge Regionale n.39/91, l’ente è stato trasformato nell’attuale Museo Storico della Resistenza.
La disposizione dello spazio museale è immaginata come articolazione di un percorso aperto, con luoghi di relazione e punti di visuale che evidenziano il rapporto spaziale tra le esposizioni interne e il territorio circostante, dove parte degli eventi descritti si verificarono, creando un serie di corrispondenze stabili con la storia, l’identità e la morfologia del territorio circostante.
Sulla facciata esterna, al fianco della lapide che riporta l’ode di Calamandrei a Kesselring, è posta una riproduzione scultorea di un particolare dell’opera pittorica “Guernica”, realizzata da Pablo Picasso.
Nel 2007 è stato inaugurato il nuovo allestimento dell’intera area museale.

Con la legge 381/2000, Sant’Anna è stato dichiarato Parco Nazionale della Pace, con l’obiettivo di mantenere viva la memoria storica dei tragici eventi dell’estate del 1944 ed educare le nuove generazioni ai valori di pace, giustizia, collaborazione e rispetto fra i popoli e gli individui. Il Parco si estende sul territorio collinare circostante il paese, concentrandosi nell’area sacrale che, dalla piazza della chiesa e dal Museo Storico, attraverso la Via Crucis e il bosco circostante, giunge al Col di Cava, dove è posto il Monumento Ossario, che raccoglie i resti delle 560 vittime dell’eccidio del 12 agosto 1944.

Patrimonio:
Attraverso documenti originali, pannelli didascalici, manifesti, avvisi e quotidiani dell’epoca, materiale fotografico, audiovisivo e multimediale, oggetti e testimonianze autentiche, il museo offre ai visitatori una panoramica essenziale, ma allo stesso tempo esauriente e rigorosamente storica, delle vicende svoltesi nel periodo 1943-1945 in Italia, con uno sguardo particolare rivolto alla Toscana e alla Versilia.
Il percorso espositivo è suddiviso nelle seguenti sezioni tematiche:
L’occupazione nazista;
La Resistenza: gli aspetti, gli episodi ed i personaggi più significativi della lotta di liberazione;
Le stragi: ampio spazio è dedicato alle stragi compiute dai nazifascisti nel settore tirrenico della Linea Gotica e, più in generale, in Toscana nel periodo 1943-1945;
L’eccidio di Sant’Anna di Stazzema: la storia, le vittime, le testimonianze dei superstiti, le fasi cruciali della ricerca storica della verità, fino agli atti del processo a carico degli imputati della strage conclusosi il 22 giugno 2005 presso il Tribunale Militare di La Spezia.
Il Museo comprende anche una raccolta di significative testimonianze pittoriche e scultoree. Sono presenti opere di Ernesto Treccani, di Pietro Annigoni e di altri artisti contemporanei. La sala Padre Ernesto Balducci, al piano terra, dotata di strumentazione audio-video, è adibita ad attività didattica, conferenze e incontri. Nella sala attigua è possibile consultare una consistente bibliografia relativa al periodo storico ’40-’45, con particolare riguardo agli eventi bellici in Versilia, nonché una raccolta stampa nazionale ed internazionale, con riferimento specifico alla ricerca della giustizia e della verità.




Museo Comunale del Figurino Storico di Calenzano

Sedi e contatti
Indirizzo: Via del Castello 7, 50041 Calenzano (Firenze)
Telefono e fax: 055 0500234
E-mail: museofigurinostorico@atccalenzano.it
Sito web: http://www.museofigurinostorico.it/
Orari di apertura: Giovedì 9-13, Venerdì 14.30-18.30, Sabato e Domenica ore 9-13, 14.30-18.30, oppure su appuntamento

Organi direttivi
Direttore scientifico: Dott.ssa Cristina Cisternino

Breve storia e finalità
Il Museo del Figurino Storico di Calenzano nasce nel 1981 in seguito al successo ottenuto da una mostra organizzata dall’Amministrazione Comunale e dal Club del Soldatino e della Figurina Storica di Calenzano.
A metà degli Anni Novanta il percorso museale assume caratteristiche prettamente didattiche. I contatti avviati con la Fondazione Museo Stibbert di Firenze portano, infatti, a collocare nel Museo la mostra “Guerra e Assoldati in Toscana 1260-1364” progettata agli inizi degli anni ‘80 dai maggiori esperti del panorama modellistico italiano ed europeo (con la collaborazione del Liceo Artistico Statale Firenze 2), primo esempio di modellismo inteso come invito allo studio della storia.
La denominazione Museo del Figurino Storico vuole appunto sottolineare l’uso del soldatino come strumento didattico nato dall’incontro tra una puntigliosa ricerca condotta su fonti iconografiche, documentarie e narrative e l’esperienza artigianale e artistica degli artigiani e degli operatori del settore.
Nell’estate 2004, lo spostamento della sede nei locali del castello di Calenzano ha rappresentato l’ideale coronamento di questo percorso in cui il Museo si lega al monumento ed arricchisce la propria proposta grazie alla costituzione di un’unità didattica, alla nascita di un centro di documentazione e alla formazione di un gruppo di animazione storica (in collaborazione con la locale Associazione Turistica).

Patrimonio
Entrando al Museo, il visitatore viene introdotto al mondo del modellismo attraverso un percorso che ricostruisce la storia dei soldatini, ne illustra le diverse tipologie, presenta le diverse fasi della produzione di un pezzo o di un diorama, mostra le potenzialità dell’universo-modellismo.
Il percorso espositivo propone, inoltre, un’ampia sezione didattica in cui , seguendo una immaginaria linea del tempo, il visitatore incontra gli etruschi e la civiltà di Roma, passa poi dall’Antichità al Medioevo dei castelli e dei Comuni, fino alla caduta della Repubblica Fiorentina. Dopo un rapido sguardo al rapporto tra guerra e società nell’Europa tra Seicento e Settecento, il percorso prosegue attraverso l’Età Napoleonica (esaminata con particolare riferimento ai toscani reclutati nel Dipartimento dell’Arno al servizio dell’Imperatore) ed il Risorgimento, fino alla Grande Guerra.
Chiude quest’ampia sezione didattica una sala dedicata agli uomini, ai mezzi ed agli eventi della Seconda Guerra Mondiale, con particolare riferimento alla Linea Gotica ed alla Resistenza.




Museo storico, etnografico e della Linea Gotica di Bruscoli

Sedi e contatti
Indirizzo: Via Bruscoli Chiesa 50, loc. Bruscoli, Firenzuola (Firenze)
Telefono e fax: 055 818110
E-mail: gab.bruscoli@gmail.com
Sito web: https://sites.google.com/site/gruppoarcheologicodibruscoli/home/museo-storico-etnografico-e-della-linea-gotica-di-bruscoli
Orari di apertura: Domenica e festivi 15-18.30, o su appuntamento

Organi direttivi
Il museo è gestito dal G.A.B. (Gruppo Archeologico di Bruscoli) e dal Comune di Firenzuola.

Breve storia e finalità
Il museo ha sede nella ex scuola elementare di Bruscoli, una frazione di Firenzuola. È sorto con lo scopo di conservare le radici storiche locali e con l’intento di farle conoscere principalmente ai giovani e a chiunque venga a visitarlo.
È composto da tre sezioni: una archeologico-storica, contenente reperti geoarcheologici frutto delle campagne di scavo lungo gli antichi selciati e sui ruderi del castello medievale dei Conti Alberti in Bruscoli; una etnografica locale, che documenta gli usi e i costumi della civiltà contadina attraverso una raccolta di attrezzi e utensili usati nel passato e la ricostruzione di ambienti agricoli e attività artigiane; infine, una sezione è dedicata alla Linea Gotica – la linea di fortificazione costruita dai Tedeschi per rallentare l’avanzata degli Alleati verso Nord lungo la penisola – che passava lungo queste montagne caratterizzandone il territorio.

Patrimonio
Nella sezione dedicata alla Linea Gotica sono raccolti vari residuati bellici del Secondo conflitto mondiale, relativi, in particolare, agli avvenimenti che hanno interessato Firenzuola e i territori circostanti.




Museo Audiovisivo della Resistenza

Sedi e contatti
Indirizzo: Via Prato 12, 54035 Fosdinovo (MS)
Telefono: 0187 680014, 3290099418
E-mail: didattica@museodellaresistenza.it, info@museodellaresistenza.it
Sito web: http://www.museodellaresistenza.it/wp/
Orari di apertura: dal Martedì al Venerdì 16-20, Sabato 10-22, Domenica 10-20 (dal 16 giugno al 15 settembre); Sabato 14.30-17.30, Domenica 10.30-17.30 (dal 16 settembre al 31 marzo); Venerdì 15-19, Sabato e Domenica 10-20 (dal 1 aprile al 15 giugno)
Biglietto d’ingresso: informazioni e visite su richiesta

Organi direttivi
Direttore scientifico: Paolo Pezzino

Breve storia e finalità
Il MaR – Museo audiovisivo della Resistenza delle province di Massa Carrara e La Spezia è un’istituzione museale che, attraverso l’uso del racconto multimediale, testimonia le vicende e i valori dell’antifascismo, della Resistenza e della lotta di Liberazione sulla Linea Gotica, nel territorio della Lunigiana, in particolare nelle due province – Massa Carrara e La Spezia – decorate di medaglia d’oro al valor militare.
Il museo, uno dei primi realizzati dallo Studio Azzurro, è stato inaugurato il 3 giugno del 2000 da Tullio De Mauro, allora ministro della Pubblica Istruzione, ed è nato grazie all’impegno e alla determinazione di Paolino Ranieri, partigiano e primo sindaco di Sarzana.
Formalmente, l’istituto è rappresentato dall’Associazione Museo Storico della Resistenza ed è membro fondatore della rete nazionale Paesaggi della Memoria.
Il museo è dedicato alla memoria dei comandanti partigiani Alessandro Brucellaria “Memo” e Flavio Bertone “Walter” e di tutti coloro che hanno combattuto per la libertà.

Patrimonio
Il museo conserva al suo interno numerose testimonianze audio-visive della lotta di Resistenza nel territorio apuo-lunigianese e nell’area circostante la famigerata Linea Gotica, in cui si svolsero cruenti battaglie tra partigiani e occupanti nazifascisti.
Si tratta di un museo di narrazione, per cui la visita è interamente multimediale, con video interviste e “libri” composti da materiale video e fotografico che si attivano con un gesto del visitatore; fanno, inoltre, parte del percorso di visita alcune videoambientazioni, anch’esse interattive.




Rete ecomuseale del Casentino

Breve storia e finalità della Rete ecomuseale del Casentino
L’Ecomuseo del Casentino è ubicato nella prima Valle dell’Arno, in Provincia di Arezzo. L’iniziativa è nata alla fine degli anni Novanta su iniziativa della Comunità Montana con finanziamenti comunitari e tramite il coinvolgimento diretto di alcune amministrazioni comunali. Dal maggio 2002, la gestione del progetto è passata al Servizio CRED (Centro Risorse educative e Didattiche) della Comunità Montana.
L’architettura generale del progetto con l’articolazione in sistemi e poli museali, che ritroviamo presso altre esperienze nella Regione, rappresenta una sorta di “modello toscano” nella definizione di sistemi museali a scala locale. L’Ecomuseo del Casentino, nella sua concezione originaria, è stato strutturato in sei sistemi (archeologico, civiltà castellana, acqua, bosco, agro pastorale, manifatturiero), attraverso i quali è possibile ripercorre la dinamica del rapporto uomo-ambiente nel tempo e nello spazio. Ogni sistema si articola attraverso una serie di “antenne” tematiche con specifici ruoli e caratteristiche che suggeriscono anche tempi, spazi e modalità di fruizione diversificate. Attualmente si sta abbandonando tale chiave di lettura tematica in favore di un’interpretazione focalizzata sulle differenze tipologiche che nel corso degli ultimi anni di gestione si sono andate delineando (musei, poli didattici, collezioni, ecomusei, ecc.).
Raccogliere, documentare, conservare, interpretare, mettere a confronto, comunicare, educare, sono alcune delle funzioni esplicitate dalle varie strutture, che, pur nella loro diversità, concorrono, tuttavia, al raggiungimento della medesima missione: la tutela e la salvaguardia del patrimonio territoriale nelle sue componenti ambientali, storico-culturali, produttive etnografiche.

Fra le varie strutture, si segnalano le seguenti – di particolare interesse storico-documentario:

a) Molin di Bucchio
Sedi e contatti
Indirizzo: Strada comunale Molino di Bucchio, Vallucciole, Stia (Arezzo)
Telefono: 0575 582680, 3381007610
E-mail: consultare il sito web (http://www.molindibucchio.it/)
Sito web: http://ecomuseodelcasentino.it/content/molin-di-bucchio, http://www.molindibucchio.it/
Orari di apertura: informazioni e visite su richiesta

Organi direttivi
Gestito dalla Famiglia Bucchi

Molin di Bucchio è il primo mulino che si incontra nel fiume Arno. Sin dal Medioevo questa zona è stata segnata dalla presenza di opifici idraulici controllati molto probabilmente dalla famiglia feudale dei conti Guidi. Oltre all’attività di molitura portata avanti per secoli dalla famiglia Bucchi, la località è stata anche sede di un’importante troticoltura. Il mulino ha funzionato regolarmente fino al 1955 e saltuariamente fino al 1960. L’ultimo mugnaio è stato Pietro Bucchi, detto “Pietrone”.
Annualmente il mulino ospita iniziative di vario genere: spettacoli, attività per bambini, concerti e si presta molto bene quale luogo di sosta e di riferimento per escursioni.
La zona di Molin di Bucchio è stata teatro di particolari episodi legati alla Resistenza (da segnalare, la lapide al partigiano Pio Borri, primo partigiano caduto nella lotta di resistenza nel territorio aretino).
Il complesso è di proprietà della famiglia Bucchi e attualmente oggetto del progetto Antica Aquacoltura Molin di Bucchio, nato dall’intento di Alessandro Volpone e Andrea Gambassini di far rinascere l’antico mestiere dell’acquacoltura montana, unendo salvaguardia della biodiversità, sostenibilità ambientale, educazione e storia.
Nel mulino sono presenti ancora tutte le attrezzature (pale orizzontali, tramogge, macine). Tutto il complesso architettonico (di particolare rilievo la cucina lastricata con il grande camino) risulta conservato nelle sue caratteristiche originarie venendo così a costituire un luogo di particolare interesse storico-documentario.

b) Museo dello Sci – Museo del Bosco e della Montagna – Collezione ornitologica “Carlo Beni”
Sedi e contatti
Indirizzo: Vicolo de’ Berignoli, Stia (Arezzo)
Telefono: 0575 583965, 0575 529263, 3477341266, 3382720488 (Sci Club Stia)
E-mail: federicococchi44@gmail.com
Sito web: http://ecomuseodelcasentino.it/content/museo-dello-sci-museo-del-bosco-e-della-montagna-collezione-ornitologica-carlo-beni
Orari di apertura: 10-12:30, 16-19 (tutto l’anno la Domenica e festivi)

Il complesso, ospitato all’interno di antichi spazi del centro storico di Stia, si articola in più sezioni e spazi:
Museo dello Sci: la raccolta, curata dall’associazione Sci Club, raccoglie diversi esemplari di sci e ne illustra l’evoluzione da mezzo di trasporto, indispensabile per le genti di montagna, a strumento per lo sport agonistico. Arricchisce la sezione anche materiale fotografico riferito all’area e alla montagna casentinese.
I lavori alla macchia, il trasporto e le piccole industrie forestali: la sezione è organizzata in due sale e illustra l’uso delle risorse forestali nell’economia montana preindustriale.
La collezione, attraverso numerosi strumenti di lavoro e oggettistica, documenta anche l’ingegno e la creatività delle popolazioni di montagna nel rispondere alle esigenze lavorative. Un approfondimento viene dedicato anche alle piccole industrie forestali, ubicate in montagna, che in passato occupavano molte comunità nella manifattura di piccoli oggetti in legno.
Collezione Ornitologica “Carlo Beni”: la collezione, articolata su due sale, comprende 520 esemplari di 176 specie di uccelli, tutte italiane e rappresentative dell’avifauna presente nel territorio casentinese all’epoca della sua costituzione ad opera di Carlo Beni (ultimi decenni dell’Ottocento). Il valore scientifico e didattico della collezione si è rivelato notevole in quanto permette ai visitatori di osservare da vicino quasi tutti gli uccelli del territorio casentinese che molto spesso sono difficilmente avvicinabili in natura.
Il giardino pensile e il laboratori del collezionista: la parte più “segreta” della struttura, visitabile solo su richiesta, è costituita dal piccolo giardino pensile, utilizzato per gli incontri e le attività didattiche del museo, dove si affaccia anche il “Laboratorio di Lando”. Il collezionista, proprietario della maggior parte degli oggetti conservati nel museo (sezione bosco), è artefice di molti interventi creativi disseminati lungo il percorso.

c) Ecomuseo del Carbonaio – Banca della Memoria di Porto Franco “Giuseppe Baldini” – Casa dei Sapori
Sedi e contatti
Indirizzo: Loc. La Chiesa, Cetica, Castel S. Niccolò (Arezzo)
Telefono: 0575 555280, 3287252458, 3471980098 (Pro Loco “I tre confini”)
E-mail: info@cetica.it, proloco@cetica.it
Sito web: http://ecomuseodelcasentino.it/content/ecomuseo-del-carbonaio-banca-della-memoria-di-porto-franco-giuseppe-baldini-casa-dei-sapori
Orari di apertura: Sabato e Domenica 15.30-18.30 (da maggio a settembre)

L’Ecomuseo del Carbonaio di Cetica nasce dalla necessità di conservare la memoria di un’attività strettamente correlata al manto boschivo ed alle sue risorse.
Il mestiere del carbonaio è stato una delle attività più rappresentative dello stretto legame che per secoli ha legato l’uomo al bosco e alle sue risorse. Praticati anche in ambiti territoriali molto distanti dal Casentino, i lavori del taglio della legna e della cottura del carbone, costituirono importanti occupazioni per molte comunità montane della valle fino alla metà del XX secolo. Le particolari tecniche, trasmesse di generazione in generazione, sono ancora messe in pratica, per lo più a scopo didattico-dimostrativo, in alcuni paesi del Pratomagno, come Cetica. Il complesso universo della cultura del carbonaio, della vita solitaria alla macchia, con i suoi atteggiamenti e modi di vita arcaici e quasi antagonisti al mondo civile, sono invece tramontati inesorabilmente.
L’Ecomuseo del Carbonaio si propone quindi come laboratorio attivo della storia, come momento nel quale, insieme allo studio e alla conservazione dei saperi, dei racconti delle esperienze di vita di ieri, si sperimenta anche un nuovo modo di interagire con la società e l’ambiente attuale.
Il museo è allestito nei locali della vecchia scuola del paese, prospiciente l’antica chiesa romanica di Sant’Angelo. Il percorso di visita si articola in quattro sezioni:
Carbonai: all’interno della vecchia scuola la prima sezione fornisce informazioni e suggestioni intorno al mestiere del carbonaio con pannelli didascalici, esposizioni di strumenti di lavoro e allestimenti scenografici.
Sala Polivalente: dalla Banca della Memoria alla comunità: fa parte integrante del percorso anche la sala polivalente dedicata alla proiezione di audiovisivi. La sala è concepita come luogo di consultazione decentrato dell’archivio audiovisivo conservato presso il CRED (Banca della Memoria dell’Unione dei Comuni del Casentino). Qui è possibile visionare alcuni video dedicati alla cultura materiale, alle pratiche silvopastorali e alle tradizioni popolari dell’area.
La sala ospita anche pannelli che, in seguito alla realizzazione della Mappa di comunità dell’Alta Valle del Solano, raccontano le peculiarità del territorio e della comunità, dalla ripresa di particolari forme di ritualità itineranti alle storie e leggende.
“La Casa dei Sapori”: laboratorio didattico e spazio per degustazioni alla riscoperta degli antichi sapori. Pannelli illustrano i prodotti agroalimentari locali con particolare riferimento alla patata rossa di Cetica, antica cultivar recuperata e adesso tutelata dal Consorzio Patata Rossa di Cetica.
Area Verde: carbonaie e arte ambientale: l’itinerario prosegue nella vicina area verde dove sono stati ricostruiti a scopo dimostrativo, a cura della Pro Loco, una capanna e una carbonaia. L’area verde ospita anche alcune installazioni realizzate all’interno del progetto “Boschi ad Arte”. Da qui si può procedere alla visita del paese, delle “piazze” ancora utilizzate per la cottura della legna, dell'”imposto” del carbone ma anche dei mulini ad acqua ancora funzionanti, delle colture tipiche, dei fabbri, dei pastori.

d) Ecomuseo della polvere da sparo e del contrabbando
Sedi e contatti
Indirizzo: Loc. San Vincenzo, Chitignano (Arezzo)
Telefono: 3396617113 (Ass. “I Battitori”), 0575 596713 (Comune di Chitignano)
E-mail: ecomuseo@casentino.toscana.it
Sito web: http://ecomuseodelcasentino.it/content/ecomuseo-della-polvere-da-sparo-e-del-contrabbando
Orari di apertura: luglio, agosto, Sabato e Domenica 16-19

L’Ecomuseo documenta l’attività di produzione e commercio di due particolari prodotti: la polvere da sparo e il tabacco.
Gli opifici addetti alla produzione di polvere pirica, ubicati lungo il torrente Rassina, con macchinari mossi grazie alla forza idraulica, conobbero il loro maggiore sviluppo tra il XIX e il XX secolo. I due maggiori polverifici furono quello dei Prati e quello del Ciofi, di cui rimangono ancora significative testimonianze. L’attività, oltre che all’interno di strutture autorizzate, veniva svolta anche attraverso i numerosi “pilli” (cavità scavate nella pietra per il pestaggio delle componenti) disseminati nei boschi al di fuori del controllo degli organi di sorveglianza e la cui produzione alimentava il mercato del contrabbando.
Altre vicende conobbe la coltivazione del tabacco, praticata fino al 1779 all’interno della Contea dei Conti Umbertini e poi anche in seguito (grazie ai privilegi concessi dal Granduca Pietro Leopoldo), che assicurò un certo benessere alla comunità locale. Dopo la soppressione del privilegio, avvenuta nel 1830, il commercio del tabacco continuò clandestinamente. La materia prima veniva recuperata nelle zone della Valtiberina e dell’Umbria e trasportata a Chitignano per la trasformazione in trinciato e sigari mediante la lavorazione delle sigaraie, donne specializzate in questa particolare manifattura. Il prodotto finito era quindi smerciato attraverso il contrabbando. Le vie tracciate dai contrabbandieri andavano sul versante romagnolo, verso Firenze, Pisa e Livorno, verso la Maremma toscana e laziale, verso l’Umbria e le Marche.
A integrazione degli itinerari all’aperto (polverifici, “pilli”, ecc.), l’Ecomuseo dispone di un Centro di documentazione dove sono collocati alcuni strumenti di lavoro e pannelli esplicativi riferiti alle due lavorazioni, oltre a uno spazio video nel quale poter fruire di alcune testimonianze raccolte nell’ambito del progetto “La banca della memoria”.

e) Centro di documentazione e Polo didattico dell’Acqua
Sedi e contatti
Indirizzo: Loc. La Nussa, Capolona (Arezzo)
Telefono: 0575 421370 (Comune di Capolona), 0575 507272 (Centro Servizi Rete Ecomuseale)
E-mail: ecomuseo@casentino.toscana.it
Sito web: http://ecomuseodelcasentino.it/content/ecomuseo-della-polvere-da-sparo-e-del-contrabbando
Orari di apertura: informazioni e aperture su richiesta

L’acqua e il bosco hanno rappresentato per la valle, nel corso dei secoli, un binomio di fondamentale importanza. Le trasformazioni del manto forestale operato dalle comunità monastiche e lo sfruttamento delle risorse idriche da parte delle comunità civili segnano in maniera consistente il paesaggio della prima valle dell’Arno. Il Centro, ricavato all’interno dell’abitazione del vecchio custode della Centrale idroelettrica “la Nussa”, tutt’ora in attività, si propone di presentare e conservare la memoria delle molteplici modalità d’impiego delle acque messe in atto da una comunità delimitata geograficamente, ma anche di promuovere la conoscenza e il rispetto, soprattutto da parte delle nuove generazioni, di questo importante elemento.
Il percorso museale illustra le molteplici modalità d’impiego dell’acqua, da risorsa indispensabile nell’alimentazione alla produzione di energia per muovere macchine come mulini, gualchiere e ferriere. Il centro si rivolge in particolare al mondo della scuola attraverso la realizzazione di esperienze didattico-educative dedicate all’acqua guidate da specifici operatori.