Archivio Fotografico Toscano

Sede e contatti
Via Santa Caterina 17 – 59100 Prato
Tel. 0574 1835149 – 50- 51
Fax. 0574 1837310
E-mail: info@aft.it
Sito web: www.aft.it
Orari: su appuntamento

Breve storia e finalità
L’Archivio Fotografico Toscano, aperto al pubblico dal 1985, si è costituito alla fine degli anni settanta per iniziativa del Comune di Prato. Un gruppo di esperti, poi comitato scientifico, ha contribuito alla realizzazione del progetto e ne ha seguito l’impostazione e il funzionamento.
Gli scopi e le finalità che l’archivio si propone sono quelli di costituire una propria raccolta permanente, promuovere studi e ricerche, favorire il coordinamento e la realizzazione di iniziative, al fine di diffondere la conoscenza della fotografia, storica e contemporanea.

Patrimonio
L’archivio dispone di una collezione di immagini, una biblioteca ed emeroteca specializzata di fotografia e una raccolta di oggetti fotografici d’interesse storico – museale.
La collezione di fotografie dell’AFT è composto da circa sessantamila immagini, di argomento vario, databili tra la fine dell’ottocento e gli anni ottanta del novecento e in continuo incremento.
Inoltre, accanto alla collezione storica, l’Archivio si sta ampliando attraverso una collezione di fotografia contemporanea.




Archivio di Stato di Pistoia

Sede e contatti
Piazzetta Scuole Normali 2 – 51100 Pistoia
Tel.: 0573 23350; 0573 367416
E-mail: as-pt@beniculturali.it
Sito web: http://www.archiviodistatopistoia.beniculturali.it/
Orario: lunedì: dalle 8:45 alle 13:45, martedì: dalle 8:45 alle 17:30, mercoledì: dalle 8:45 alle 13:45, giovedì: dalle 8:45 alle 17:30, venerdì: dalle 8:45 alle 13:45

Struttura organizzativa
Direttore: Antonietta Saluzzi
Settore amministrativo e segreteria: Ilaria Tavanti, Serena Baldecchi, Assunta Sperduto
Servizio di protocollo informatico Focal point: Massimo Braccini Serena Baldecchi, Assunta Sperduto, Marica Matteini
Economato: Ilaria Tavanti
Personale: Serena Baldecchi
Sala studio e sala lettura: Cristina Gavazzi, Patrizio Affricano, Maria Ferracane, Elena Tondini BIBLIOTECA Antonietta Saluzzi
Biblioteca: Antonietta Saluzzi
Ricerche per corrispondenza: Cristina Gavazzi
Didattica: Cristina Gavazzi
Valorizzazione: Antonietta Saluzzi, Cristina Gavazzi
Sito istituzionale: Massimo Braccini

Breve storia
L’Archivio di Stato di Pistoia ha attualmente la sua sede nel centro storico di Pistoia. L’edificio, di proprietà del Comune di Pistoia, e già sede delle scuole leopoldine, risale alla prima metà del ‘700, quando si volle dotare la città di una nuova fabbrica da adibire a ricovero per i poveri e i pellegrini in sostituzione dell’ospedale di Matteo detto anche del Crocefisso della Morte.
Il nuovo edificio venne costruito incorporando e demolendo alcune case di proprietà della Pia Casa di Sapienza o da essa appositamente acquistate nei pressi della vecchia chiesa di S. Jacopo in Castellare. La vita del nuovo ospedale fu breve dal momento che sotto Pietro Leopoldo, nel 1782, l’edificio venne utilizzato per istituirvi le scuole normali per povere fanciulle. Agli inizi di questo secolo, subito dopo la prima guerra mondiale, tornò ad essere temporaneamente utilizzato come ospedale militare, dal 1927, infine, il palazzo venne adibito a luogo dove concentrare gli archivi civici.
La sede attuale non dispone degli spazi necessari per un’adeguata sistemazione degli uffici, delle attrezzature tecniche e dei servizi rivolti al pubblico; anche i depositi sono ormai saturi e non consentono nuove acquisizioni di materiale documentario.
Da anni era stato individuato il complesso dell’ex convento di San Lorenzo, vicino all’ospedale di Pistoia e non lontano dalla sede attuale, quale futura sistemazione dell’Archivio di Stato di Pistoia, ma in tempi recenti si è concretizzata la possibilità di utilizzare come nuova sede dell’Archivio di Stato di Pistoia l’edificio del convento della SS. Annunziata in via dei Baroni, già in uso al Demanio militare, ma ormai dismesso. Dopo la concessione in uso governativo da parte dell’Agenzia del Demanio di Firenze avvenuta alla fine del 2002 si dovrà procedere ai lavori di adeguamento e restauro. Si auspica che in tempi relativamente brevi l’Archivio di Stato di Pistoia possa avere una degna sede.

Patrimonio
L’Archivio di Stato di Pistoia conserva i documenti, dall’età medievale all’unificazione, dell’antico Comune di Pistoia e degli altri uffici pubblici e istituzioni che governarono la città e il territorio limitrofo, comprendente allora gli attuali comuni di Abetone, Agliana, Cutigliano, Lamporecchio, Larciano, Marliana, Montale, Piteglio, Quarrata, Sambuca, San Marcello e Serravalle, oltre naturalmente quello di Pistoia.
L’Archivio riceve inoltre la documentazione prodotta degli organi locali dello stato unitario relativi all’ambito provinciale che, come noto, dal 1928, dopo l’istituzione della Provincia di Pistoia, comprende anche la Valdinievole. Con l’unica, importante, eccezione dell’Archivio di gabinetto della Sottoprefettura, poi Prefettura di Pistoia, che copre il periodo 1865-1943, la documentazione moderna versata dagli uffici provinciali dello stato si ferma ai primi anni del secolo XX, causa la perdurante mancanza di spazio di questo Istituto.
Tra gli altri archivi conservati si segnalano i fondi catastali con documenti dal secolo XV alla prima metà del ‘900, quelli provenienti da numerosi istituti di istruzione, assistenza e beneficenza, quelli degli enti laici e religiosi soppressi alla fine del ‘700 da Pietro Leopoldo e quelli degli ospedali. L’archivio dell’ospedale del Ceppo e poi degli Spedali riuniti si segnala per la consistenza e qualità delle carte conservate, comprese in un arco cronologico che dal 1287 giunge fino agli anni ’50 di questo secolo, con documenti in pergamena, campioni di beni rurali e urbani, repertori dei ricoverati. Di rilievo infine, anche se spesso carente dal punto di vista dell’ordinamento, la documentazione di importanti famiglie pistoiesi conservata presso l’Archivio di Stato di Pistoia.




Archivio di Stato di Prato

Sede e contatti
Palazzo Datini, via Ser Lapo Mazzei, 41- 59100 Prato
Tel. 0574.26064
Fax: 0574.445175
E-mail: as-po@beniculturali.it
Sito web: www.archiviodistato.prato.it
Orario: lunedì e mercoledì dalle 8.30 alle 17.20 – martedì, giovedì e venerdì dalle 8.30 alle 13.55

Organi direttivi
Direttore: Diana Marta Toccafondi

Breve storia
La Sezione di Archivio di Stato di Prato fu istituita con d.m. 10 gen. 1957, era indicata secondo la legislazione allora vigente, con il nome di Sottosezione di Archivio di Stato. Divenne Sezione in base all’art. 57 della 1. 30 sett. 1963, n. 1409, il quale prevedeva, entro due anni, la soppressione totale delle sottosezioni.
In seguito all’istituzione della provincia di Prato con decreto legislativo n.254 del 6 marzo 1992, la Sezione è diventata Archivio di Stato con decreto del Ministero per i Beni Culturali e Ambientali del 24 maggio 1997, Gazzetta Ufficiale nr.197 del 25 agosto 1997.
Fin dalla sua istituzione ebbe sede nel palazzo trecentesco di Francesco di Marco Datini, che venne restaurato appositamente per la nuova destinazione.
Guido Pampaloni tra il 1957 e il 1958, si occupò dell’istituzione della sottosezione dell’Archivio di Stato di Prato e ne divenne il primo direttore e, in occasione dell’apertura ufficiale dell’istituto, realizzò una guida-inventario sommaria di tutti i fondi conservati salvo: l’archivio comunale di Vernio, i fondi della pretura e del commissariato di pubblica sicurezza di Prato e l’archivio della famiglia Vai Guicciardini. Nel 1969 divenne direttore dell’Archivio di Stato di Firenze e dal 1973, ottenuta la libera docenza, si dedicò all’insegnamento, prima di storia medievale poi di paleografia e diplomatica, fino al 1984.

Patrimonio
L’Archivio di Stato di Prato è formato, in termini quantitativi, da una consistenza totale di 25.094 filze, buste, pacchi, volumi, fascicoli e registri, e 314 pergamene; inoltre è possibile usufruire di una biblioteca contenete 465 volumi e 181 opuscoli.
Carte di provenienza pratese, inoltre, vanno ricercate nell’Archivio di Stato di Firenze, in particolar modo negli archivi notarili, nelle corporazioni religiose e nel Diplomatico, oltre al fondo della Propositura di S. Stefano di Prato.




Archivio di Stato di Pisa

Sede e contatti
Palazzo Toscanelli, Lungarno Mediceo, 30 – 56100, Pisa
Tel.:050 542698; 050 542784
Fax: 050 542784
E-mail: as-pi@beniculturali.it
PEC: mbac-as-pi@mailcert.beniculturali.it
Sito web: http://www.aspisa.beniculturali.it/
Orario: lun. e ven. 8,20 – 13,45; mart. merc. e giov. 8,20 – 17,20; sab. 8,20 – 13.30

Sede sussidiaria
Logge dei Banchi 2, Piazza XX Settembre – Pisa

Organi direttivi
Direttore: Massimo Sanacore

Breve storia e presentazione
La sede originale dell’Archivio di Stato fu sopra la Loggia dei Banchi, che oggi rimane come sede distaccata, mentre nei primi anni del Novecento la sede principale si trasferì nei locali più spaziosi di Palazzo Toscanelli sul Lungarno Mediceo. Altri depositi furono aperti circa venti anni fa.
L’Archivio di Stato di Pisa possiede anche una biblioteca specializzata in storia locale la cui formazione è dovuta al materiale librario pervenuto insieme ai fondi archivistici al momento dell’impianto, ai doni di privati ed enti, agli acquisti ministeriali, alle pubblicazioni a norma di legge. Da segnalare i volumi appartenenti alla biblioteca Toscanelli, ricevuta per lascito testamentario da Elisa Toscanelli, comprendente opere di vario genere e tipologia: letterarie, filosofiche, religiose, storiche, artistiche, scientifiche, cinquecentine, pregiate edizioni del ‘600 e ‘700 e una collezione di cartoline dei primi anni del ‘900 raccolte in volumi rilegati in pelle.




Archivio di Stato di Massa

Sede e contatti
Via G. Sforza 3, 54100, Massa
Tel. 0585-41684
Fax: 0585-45190
E-mail: as-ms@beniculturali.it
Sito web: http://www.archiviodistatomassa.beniculturali.it/
Orario di apertura:
archivio: dal lunedì al venerdì dalle 8,15 alle 13,45; martedì e giovedì fino alle 17,15;
biblioteca: dal lunedì al venerdì dalle 8,15 alle 13,45.

Organi direttivi
Direttore: dott. Maurizio Munda

Breve storia
L’istituzione dell’Archivio di Stato di Massa, avvenuta con regio decreto del 13 febbraio 1887, fu il risultato di lunghe e complesse trattative che ebbero inizio nella seconda metà del XIX secolo, tra il Ministro dell’Interno e la Deputazione provinciale di Massa. Prima di allora c’era stato il tentativo di salvaguardare le carte dell’archivio del Ducato con un decreto della Duchessa Maria Teresa Cybo d’Este, del 30 agosto 1788, che impartiva direttive per l’Istituzione di un pubblico archivio, ma senza esito.
Sulla sorte dell’Archivio di Stato di Massa notevole influenza esercitò Giovanni Sforza, il futuro primo direttore e fondatore dell’istituto archivistico massese, allora funzionario presso l’Archivio di Stato di Lucca.
Dopo un lungo silenzio, nel 1870 l’istituzione di un Archivio di Stato tornò alla ribalta grazie all’interessamento del Prefetto di Massa Winspeare, il quale, in occasione dell’apertura dei lavori del Consiglio Provinciale, esortava gli amministratori a far riordinare gli archivi governativi preunitari, divenuti di proprietà dello Stato italiano dopo la cacciata degli Estensi, ed uniti all’archivio della Prefettura presso Palazzo Ducale, futura sede dell’archivio di Stato di Massa dal 1887 al 1943.
Se da un lato fervevano i contatti fra il Ministero dell’Interno e l’Amministrazione provinciale, dall’altro non meno intense erano le trattative seguite da Giovanni Sforza per l’istituzione di un Archivio di Stato a Massa, di cui ambiva segretamente la direzione. Ben presto gli si presentò l’occasione per poter dare inizio alla realizzazione del suo ambizioso progetto, occasione fornita dal Ministero dell’Interno con l’incarico di procedere ad un censimento di tutti gli archivi esistenti sia a Massa che a Carrara.
Frutto della sua indagine archivistica sul territorio fu una splendida e puntualissima relazione che, ancora oggi, a distanza di oltre un secolo dalla sua redazione, è fondamentale per comprendere la formazione del patrimonio documentario dell’Istituto massese.

Patrimonio
L’Archivio di Stato di Massa, conserva attualmente 41.170 unità tra volumi, registri, buste, filze, unitamente a 973 pergamene ed a 2.886 mappe e fogli di mappe.
Cuore di questo patrimonio documentario è l’Archivio Ducale, o Segreto, che comprende, a sua volta, quello del Diplomatico (1204-1777). Quest’ultimo, costituito artificialmente dallo Sforza, è composto da 952 pergamene ricavate per buona parte dai registri notarili cui fungevano da coperta, e il rimanente dall’archivio Ducale, con quattro diverse provenienze: Archivio degli antichi Marchesi di Massa, Archivi dei Marchesi Malaspina di Fosdinovo, Pico e Cybo.
Particolarmente interessanti risultano i fondi archivistici inerenti al periodo napoleonico, nelle varie fasi della sua evoluzione politico-amministrativa.

Biblioteca
Le raccolte bibliografiche si costituirono a partire dalla fondazione dell’istituto nel 1887, e crebbero parallelamente allo sviluppo delle raccolte archivistiche. Il primo nucleo si deve infatti al primo direttore Giovanni Sforza e rappresenta così ancora oggi significativa testimonianza della sua erudizione e grande cultura storiografica.
In particolare, la Biblioteca lunigianese raccolta per cura del direttore Giovanni Sforza (così i volumi appaiono contrassegnati), anche se oggi purtroppo in gran parte disciolta nel resto della raccolta, è ancora individuabile; lo Sforza fornì alla biblioteca molti classici della storiografia, strumenti bibliografici propri della ricerca storico-istituzionale e della storia del diritto, oltre ad importanti testate di riviste storiche e periodici culturali nazionali e locali, ma un’attenzione particolare riservò alla produzione bibliografica di interesse locale, di ogni epoca secondo l’idea guida di un’ampia bibliografia locale retrospettiva, che comprendesse anche opere letterarie e scientifiche. Alla stessa appartenevano inoltre i manoscritti cui è oggi riservata una sezione archivistica.

La biblioteca dell’Archivio di Stato di Massa, consultabile dagli utenti dell’archivio, ha una consistenza di 14.500 unità bibliografiche (2.269 sono collocate presso la Sezione di Pontremoli), di cui 4.420 annate di periodici, per complessive 365 testate, cui si aggiunge una raccolta di disegni e stampe di 69 unità. Oltre a pubblicazioni di materia archivistica, a sussidio delle attività del personale dell’archivio, e varie raccolte legislative, possiede opere generali di consultazione, di tipo enciclopedico o repertoriale, corredo indispensabile a qualsiasi ricerca storica; inoltre raccoglie pubblicazioni di interesse storico locale, che acquisisce tramite dono, acquisto diretto, o riceve per diritto di copia dagli autori che hanno utilizzato il materiale documentario.




Archivio di Stato di Lucca

Sede e contatti
E-mail: as-lu@beniculturali.it
Sito web: http://www.archiviodistatoinlucca.beniculturali.it/

Sede principale
Palazzo Guidiccioni, Piazza Guidiccioni, 8 – Lucca
Tel. 0583 491465 – 469396
Fax. 0583 469396
Orario: Lun. 8:00-13:00 – 14:00-16:45; Mart. 8.00-16.45; Merc. Giov. Ven. e Sab.: 8:00-13:00

Sede sussidiaria
Via dei Pubblici Macelli, 155 – 55100, Lucca
Tel. 0583 955909
Orario: Ven. 8:00-13:00 su prenotazione e numero limitato a 10 persone (telefonare al 0583/491465-469396)

Struttura organizzativa
Direttore: dr. Simone Sartini
Vice Direttore: dr. Sergio Nelli
Sala di studio: dr. Sergio Nelli, responsabile della sala di studio della sede di Piazza Guidiccioni
Consulenza: dr.ssa Veronica Bagnai Losacco, dr.ssa Jaleh Bahrabadi, dr. Giuseppe Dell’Immagine, dr. Sergio Nelli, dr. Daniele Pesciatini
Accoglienza e sorveglianza: sig. Fabio Bacci, sig.ra Silvia Giannini, sig. Giovanni Rasa, sig.ra Valentina Simonetti
Prelevamento e ricollocamento delle unità archivistiche: sig. Fabio Bacci, sig.ra Silvia Giannini, sig. Giovanni Rasa, sig.ra Valentina Simonetti
Biblioteca d’Istituto responsabile: dr. Giuseppe Dell’Immagine
Attività didattica responsabile-coordinatore: dr. Simone Sartini
Visite guidate: dr. Sergio Nelli, responsabile; sig. Fabio Bacci, collaboratore
SNC/SNU: dr. Sergio Nelli (OLP); dr. Giuseppe Dell’Immagine (vice OLP) alternanza scuola-lavoro: dr.ssa Veronica Bagnai Losacco, responsabile
Tutela degli archivi in formazione responsabile: dr. Simone Sartini, collaboratrice: sig.ra Luciana Pasquini
Rappresentanti dell’Istituto, su delega del direttore, nelle Commissioni di sorveglianza e scarto: dr.ssa Veronica Bagnai Losacco, dr.ssa Jaleh Bahrabadi, dr. Sergio Nelli, dr. Daniele Pesciatini
Manifestazioni culturali, valorizzazione e comunicazione responsabile: dr. Daniele Pesciatini
Ufficio relazioni con il pubblico collaboratrici: dr.ssa Antonella Giuntoli
Laboratorio di fotoriproduzione responsabile: dr. Daniele Pesciatini collaboratrice: sig.ra Luciana Pasquini
Laboratorio di legatoria e restauro tecnici addetti al laboratorio: sig. Luciano Barsetti, sig. Giuseppe Fiorentini

Breve storia e patrimonio
Caduta la longeva Repubblica di Lucca (1799) seguirono alcuni anni con rapide successioni di governi, durante i quali fu decretata l’istituzione di un Archivio dello Stato (27 agosto 1804) che fu affidato a Girolamo Tommasi, insigne storico lucchese.
Da tale Archivio restavano separate le carte della Camera de’ libri e delle Scritture, ovvero del più antico archivio pubblico del Comune di Lucca di cui si ha la prima menzione documentaria nello Statuto del 1308 con le scritture giudiziarie e notarili. A partire dal 1389 fu decretato il confluire in tale Camera anche delle carte dei notari che andarono quindi ad aggiungersi a quelle degli uffici giudiziari e fiscali, insieme a tutta la documentazione anteriore al 1369, cioè all’anno del recupero della Libertà dal dominio pisano.
A partire da quello storico avvenimento, infatti, si erano creati due diversi archivi: uno appellato Archivio di Palazzo per le carte politiche e di governo (fisicamente poi a loro volta distinte tra carte pubbliche -conservate nelle Cancellerie- e carte segrete -custodite nella Tarpea-) e l’altro; quello della “Camera librorum” che, dopo varie peregrinazioni di sede e sostanziosi accrescimenti di carte notarili, assunse la nuova denominazione di Archivio Pubblico o de’ Notari.
La loro unione fu progettata dai Baciocchi che al tempo del Principato (1805-1814) ne avviarono il concentramento nel Generale Archivio Diplomatico, benché poi esso non sia stato realizzato per l’incalzare degli eventi.
Costituitosi il Ducato venne acquistato il palazzo dei Guidiccioni (1822) col preciso intento di farne la sede dell’Archivio Generale, ma altre emergenze costrinsero a farne la sede della sola Camera de’ Notari.
Al tempo del Granducato di Toscana (1847-1860) si approdò infine alla tanto auspicata riunione documentaria: con il 1860, il cinquecentesco palazzo Guidiccioni aprì al pubblico le porte dell’Archivio di Stato in Lucca.
Attualmente il patrimonio archivistico conservato si estende per oltre 16.500 metri lineari e consiste in 22.439 pergamene (di cui 698 fragmenta codicum recuperati da coperte di volumi), 165.999 pezzi cartacei, 1.317 mappe, 116 monete, medaglie e distintivi, 309 sigilli e timbri, 253 coni e punzoni, 1207 clichés.
Al nucleo originario, magistralmente descritto nei primi quattro volumi di Inventario (editi con Salvatore Bongi alla direzione dell’Archivio di Stato in Lucca), sono seguiti soprattutto gli accrescimenti dei fondi: Catasto italiano, Archivi fascisti e Comitati di liberazione nazionale, Prefettura, Preture, Questura, Ospedali; e di importanti archivi privati tra cui quelli descritti nei successivi volumi (VI, VIII) degli inventari a stampa: Arnolfini, Bottini, Buonvisi, Guinigi, Mansi, Sardini, Cenami, Sardi ed altri in corso di ordinamento e di pubblicazione, come Bongi, Raffaelli, Spada, Tucci.
Ormai a grandi passi si avvicina il tempo per il versamento dei saturi archivi degli uffici della Repubblica italiana e si stanno approntando spazi, strutture e strumenti adeguati a conservarli e renderli fruibili al nuovo pubblico.
Dal libero Comune alle conquiste di Castruccio Castracani (1314-1328), dalle dominazioni straniere al ricomporsi del pacifico et populare Stato retto dalle magistrature della Repubblica Lucense fino alla signoria di Paolo Guinigi (1400-1430); ed ancora la Repubblica, ma sempre più oligarchica, per approdare al Principato con l’intermezzo dei governi provvisori fino al chiudersi della plurisecolare indipendenza col Ducato Borbonico; infine il breve confluire sotto il Granducato di Toscana e quindi l’adesione al Regno d’Italia incanalandosi nel comune destino dell’Unità italiana: queste le principali tappe nella storia di Lucca, nota come città-stato retta con garbata medietas dai suoi governanti.
Vicende istituzionali, politiche ed amministrative con ricadute consequenziali nell’ambito territoriale per i mutevoli rapporti con gli Stati confinanti: da qui la ricerca della documentazione complementare negli Archivi di Firenze, Pisa, Modena e poi anche Massa, Parma e Pistoia; ma da qui anche la particolare attenzione alle più calde terre di confine: la Garfagnana, Barga e Pietrasanta.




Archivio di Stato di Grosseto

Sede e contatti
Piazza Ettore Socci, 3 – 58100 Grosseto
Tel. 0564-24576; 421947
Fax 0564-418158
E-mail: as-gr@beniculturali.it / mbac-as-gr@mailcert.beniculturali.it
Sito web: http://www.asgrosseto.beniculturali.it/
Orario: Lunedì – Giovedì: 8,00 – 18,00; Martedì – Mercoledì e Venerdì: 8,00 – 14,00; Sabato: 8,00 – 13,45

Organi direttivi
Direttore: Angelo Allegrini

Breve storia
L’Archivio di Stato di Grosseto nacque come sezione dell’Archivio di Stato di Siena nel 1958, stabilendo la sua sede provvisoria in Via Damiano Chiesa n° 53 in un edificio dell’Amministrazione provinciale di Grosseto. Sotto la direzione di Vittorio Petroni fu avviata la ricerca delle fonti storiche per costituire il primo nucleo del nascente Istituto, operazione che si rivelò particolarmente difficile a causa della dispersione e degli ingenti danni subiti dal patrimonio archivistico grossetano con i bombardamenti alleati sulla città durante la seconda guerra mondiale e con la rovinosa alluvione del fiume Ombrone del 2 novembre 1944. L’Istituto acquisì la propria autonomia giuridica con D.P.R. n° 1409 del 30 settembre 1963, in conformità con la normativa che stabiliva la creazione di un Archivio di Stato in ogni capoluogo di Provincia.

Patrimonio
Il patrimonio storico dell’Archivio di Stato di Grosseto è costituito da circa 50.000 unità, e copre un arco cronologico che va dalla metà del secolo XVIII sino alla metà del XX. Documenti e serie più antichi che risalgono alla fine del XV secolo, si possono trovare in alcuni fondi archivistici come gli Estimi (Libri della Lira), le Magistrature giudiziarie ed i Comuni. Nell’Istituto sono conservate anche 14 pergamene, 12 di queste, riguardano il territorio di Civitella-Paganico (anni 1335-1520). Le altre 2 pergamene sono state rintracciate nel fondo Tribunale di Grosseto (anni 1785, 1797). Tale patrimonio è articolato in fondi, l’insieme, cioè, delle carte politiche, amministrative e giudiziarie a noi pervenute dal Granducato di Toscana, dagli uffici provinciali statali e da enti pubblici legati al territorio, a cui si aggiungono alcuni archivi privati.
L’insieme dei complessi documentari conservati nell’Archivio di Stato di Grosseto sono consultabili in loco per mezzo degli strumenti di ricerca tradizionali come inventari ed elenchi, oppure in rete, attraverso il Sistema informativo degli Archivi di Stato in cui sono stati inseriti i dati descrittivi del materiale.




Archivio di Stato di Arezzo

Sede e contatti
Palazzo Albergotti, Piazza del Commissario, 1 – 52100 Arezzo
Tel. 057520803, 0575 354007
E-mail: as-ar@beniculturali.it
Sito web: http://www.archiviostato.arezzo.it/
Orari di apertura: Sala studio: Lunedì-Giovedì 8.20-17.20, Venerdì 8.20-13.40

Organi direttivi
Direttore: Claudio Saviotti

Breve storia e patrimonio
L’Istituto, sorto come Sezione di Archivio di Stato con D.M. 7 giugno 1941, in applicazione della legge 22 dicembre 1939, n° 2006, divenne Archivio di Stato a seguito del D.P.R. 30 settembre 1963, n° 1409. Nella Sezione erano confluiti i fondi archivistici, provenienti in gran parte dalla Cancelleria di Arezzo, che Ubaldo Pasqui, studioso di storia locale, aveva riunito, fin dal 1885, in un unico, grande complesso documentario. I nuclei principali erano costituiti dall’archivio dell’antico Comune, dagli archivi di numerosi organi giurisdizionali dello Stato toscano, da una quantità di fondi appartenuti a corporazioni religiose, ospedali, opere di chiese e altre istituzioni cittadine e, inoltre, da pergamene varie, atti catastali e documenti diversi.
L’insieme dei fondi originari non risale, salvo poche eccezioni, oltre l’anno 1384 quando la cancelleria comunale, e con essa l’archivio, vennero incendiati nel corso delle vicende che portarono alla sottomissione di Arezzo a Firenze. A partire dallo stesso 1885 Ubaldo Pasqui diede inizio a un lavoro di inventariazione degli atti, rielaborando l’assetto che la documentazione aveva assunto, sul cadere degli anni Sessanta, e che trovava riscontro in un inventario generale elaborato, per conto del Comune, da Gustavo Mancini e Pasquale Leoni. Il nuovo inventario generale poggiava sull’individuazione di circa quattrocento serie documentarie, la cui costituzione comportò una distribuzione del complesso documentario sulla base di criteri meramente empirici, dando luogo a successioni cronologiche di unità archivistiche senza riferimenti precisi alla loro provenienza e al loro rapporto con gli organismi di produzione. L’opera, manoscritta, del Pasqui – che ha costituito fino ad anni recenti, l’unico e indispensabile strumento di corredo e di ricerca – è stata progressivamente sostituita da nuovi strumenti (solo in piccola parte pubblicati a stampa), nati da uno studio più approfondito delle realtà istituzionali sottostanti ai diversi fondi documentari, le cui strutture archivistiche hanno riacquistato la fisionomia loro propria ed il corretto rapporto con gli enti produttori.
Le nuove acquisizioni, intervenute successivamente al trasferimento dell’Archivio da locali del palazzo comunale alla più ampia sede attuale (1960), hanno fortemente aumentato il patrimonio documentario dell’Archivio di Stato che è venuto in possesso, a diverso titolo, di fondi di uffici periferici dello Stato (amministrativi, giudiziari e finanziari) e, in genere, di carte di istituzioni moderne, pubbliche e private, di imprese e di famiglie. La consistenza complessiva supera oggi le cinquantamila unità. Costituite prevalentemente da buste, filze e registri, La documentazione conservata costituisce un imponente complesso di fonti per la storia di Arezzo ed, in parte, anche per la storia del territorio circostante. Documenti utili in tal senso sono naturalmente conservati in altri archivi aretini o in altri Archivi di Stato, particolarmente in quello di Firenze dove si trovano il fondo diplomatico riguardante Arezzo, gli atti dei notai cittadini e le carte delle corporazioni religiose soppresse. Altri documenti sono invece andati perduti, per cause belliche, nel 1943 quando nella distruzione della sede della Prefettura scomparvero l’archivio prodotto da tale ufficio e quelli delle istituzioni che l’avevano preceduto in epoca toscana.

Biblioteca
La biblioteca consta di circa 10.000 unità fra libri singoli, collezioni e annate relative a più di 200 periodici. Il nucleo principale è costituito dalle pubblicazioni concernenti il settore dei beni culturali, storici e artistici, con particolare predilezione per tutte le edizioni curate da archivi, biblioteche, musei o comunque afferenti al patrimonio di queste ed altre istituzioni o associazioni con finalità analoghe.
A spiccata vocazione per libri e riviste di argomento storico-istituzionale, giuridico e amministrativo, oltre che filosofico e artistico, la biblioteca è orientata a incrementare in particolare le pubblicazioni di interesse locale e regionale, quelle legate a discipline settoriali quali l’archivistica, l’informatica applicata agli archivi, la paleografia, la diplomatica, la biblioteconomia, la conservazione e il restauro.