Sulle tracce della Linea Gotica nelle Apuane

Nel 2019 il Parco delle Alpi Apuane ha promosso un progetto di valorizzazione del territorio e di commemorazione del passato attraverso il recupero e la creazione di sette sentieri di diversa difficoltà che ripercorrono i luoghi e le zone attraversate dalla Linea Gotica. Costruita dai tedeschi sul finire del secondo conflitto mondiale la Linea aveva lo scopo di arrestare e rallentare l’avanzata delle truppe alleate che erano nel frattempo sbarcate nella penisola. Si trattava di una struttura fortificata che da Massa (affacciata sul Mar Tirreno) fino a Pesaro (posta sul Mar Adriatico) attraversava orizzontalmente il paese, sbarrando l’accesso alla Pianura Padana. Come le altre zone e catene montuose attraversate dalla Linea le Apuane divennero teatro di violenti scontri che contrapposero da un lato le truppe nazifasciste e dall’altro gli Alleati e le formazioni partigiane che operavano nella zona.

Grazie a questa rete di sentieri coloro che vorranno visitare il Parco e le sue montagne potranno ripercorrere luoghi dall’importante valenza storica, visitando postazioni fortificate come bunker e trincee, attraversando i paesi vittime delle stragi nazifasciste e ripercorrendo gli stessi itinerari che intraprendevano i civili che volevano sfuggire dalla guerra. L’iniziativa – realizzata attraverso il contributo di diversi enti e associazioni culturali della zona – mira a coniugare la divulgazione storica con il piacere di poter visitare luoghi dall’immensa bellezza naturalistica.

 

Mappa dei sentieri

 

 

Sentiero 1

Attraverso i luoghi della “zona bianca” (itinerario circolare)

Ripercorre i luoghi che furono teatro di uno dei peggiori crimini compiuti dai nazisti durante la seconda guerra mondiale

  •  Percorso: Sant’Anna di Stazzema – Vaccareccia – Focetta – Ossario – Sant’Anna di Stazzema
  • Tempo di percorrenza: 1 ora
  • Difficoltà: turistico / escursionistico
  • Dislivello: ± 113 m

Il sentiero (n. 2 arancione) prende avvio dallo spiazzo situato di fronte alla chiesa di Sant’Anna, dove il 12 agosto 1944 vennero uccisi 132 innocenti . Dopo aver superato l’abitato il percorso prosegue in direzione della borgata di Vaccareccia, anch’essa vittima nell’estate 1944 della violenza nazista, e continua fino ad arrivare al punto panoramico di Focetta. L’ultima parte del sentiero attraversa il Monumento dedicato alle vittime della strage, realizzato dall’architetto Tito Salvatori nel 1948 e si conclude dopo circa un’ora di marcia al Museo Storico della Resistenza, situato a poche centinaia di metri dalla chiesa di Sant’Anna. Oltre al sentiero appena descritto, nella zona sono presenti altri percorsi che permettono ai visitatori di poter ampliare la loro visita e di recarsi  nelle altre borgate vittime delle stragi, come ad esempio i “Sentieri di Pace”, sei percorsi storico-naturalistici creati nel 2012 che ripercorrono i luoghi attraversati dalle truppe nazifasciste.

 

 

Sentiero 2

Dove l’ultimo assalto alleato spezzò la Linea Gotica

Il sentiero attraversa i luoghi dove il 5 aprile 1944 le truppe alleate insieme ai partigiani assaltarono le posizioni nemiche, aprendo il primo varco nella parte occidentale della Linea Gotica e creando le premesse per l’imminente liberazione di Montignoso, Massa e Carrara

  • Percorso: Pasquilio di Montignoso – Monte Folgorito – Cerreta San Nicola – Passo della Canala – Seravezza
  • Tempo di percorrenza: 3.20 ore andata, 3.50 ore ritorno
  • Difficoltà: escursionistico (per “escursionisti esperti” in alcuni tratti lungo il crinale)
  • Dislivello: + 171 m, – 931 m

Pasquilio di Montignoso dista poco più di venti minuti di macchina da Massa. Prima di intraprendere il cammino meritano una breve visita il monumento eretto in memoria della guerra di Liberazione e la chiesetta dei partigiani, entrambi posti all’inizio del sentiero. Dopo una prima parte ascensionale, che termina con l’arrivo sulla cima del Monte Folgorito (911 m), il percorso perde progressivamente quota, fino ad arrivare a Seravezza (65 m). Lungo il percorso sono presenti numerose tracce che testimoniano lo scontro che contrappose gli Alleati e i partigiani con le truppe nazi-fasciste, come bunker, trincee o caverne adibite al riposo dei soldati. Il percorso può essere compiuto anche in senso contrario, partendo da Seravezza ed arrivando a Pasquilio di Montignoso.

 

 

Sentiero 3

Sulla via della libertà dei “patrioti apuani”

Sentiero che ripercorre in parte il percorso gestito dal “Gruppo Patrioti Apuani” che i civili compivano per sfuggire alla guerra e “sconfinare” nell’Italia liberata

  • Percorso: Antona di Massa – Tecchia – Passo della Greppia – La Polla – Azzano di Seravezza
  • Tempo di percorrenza: 4.30 ore
  • Difficoltà: escursionistico / per escursionisti esperti ( per “escursionisti esperti con attrezzature” dal Passo della Greppia all’innesto del sentiero CAI 32)
  • Dislivello: + 885 m; – 835 m

Il percorso può essere iniziato ad Antona, distante otto chilometri da Massa, oppure dal “Sacrario della Tecchia”, raggiungibile in automobile proseguendo in direzione di Arni. Dopo un’iniziale tratto caratterizzato dalla presenza di saliscendi, il percorso diviene più arcigno fino ad arrivare al Passo della Greppia (1.209 m). Superato questo tratto l’itinerario non presenta rilevanti difficoltà altitudinali, ripercorrendo l’antico “Sentiero della Libertà” fino ad arrivare ad Azzano di Seravezza.

 

 

Sentiero 4

Lungo l’antica via di transumanza dei Liguri Apuani

Il sentiero ripercorre le antiche vie della transumanza che i Liguri Apuani utilizzavano prima della colonizzazione romana

  • Percorso: Forno di Massa – Case del Vergheto – Foce Luccica – Foce di Vinca – Foce Rasori – Vinca di Fivizzano
  • Tempo di percorrenza: 5.30 ore da Forno di Massa; 4 ore da Case del Vergheto
  • Difficoltà: escursionistico
  • Dislivello: da Forno di Massa + 1.275 m, – 657 m; da Case del Vergheto + 611 m, – 657 m

La frazione di Forno dista solamente sette chilometri dal centro storico di Massa ed è facilmente raggiungibile con la macchina. Poco prima di giungere nel piccolo paese si incontra il monumento dedicato alle 68 vittime che il 13 giugno 1944 persero la vita a causa di un eccidio nazifascista. Il percorso può essere intrapreso sia partendo da Forno di Massa, sia proseguendo con la macchina e incominciando il cammino da Case del Vergheto. Lungo il percorso, in particolar modo nel tratto da Foce di Vinca a Foce dei Rasori, sono individuabili trincee e gallerie che vennero costruite dai tedeschi durante la seconda guerra mondiale. Nell’ultima parte del sentiero, poco prima di giungere a Vinca di Fivizzano, si attraversa Prada-Maestà di Doglio, paese che tra il 24 e 27 agosto fu vittima di un eccidio nazista nel quale persero la vita 173 persone, in maggioranza donne, bambini ed anziani.

 

 

Sentiero 5

Le trincee e i rifugi della “Monterosa”

Il sentiero attraversa le trincee e i rifugi presidiati dagli Alpini della “Monterosa” che nel corso della seconda guerra mondiale combatterono nelle fila della Repubblica Sociale Italiana (RSI) 

  • Percorso: Levigliani di Stazzema – Antro del Corchia – Passo dell’Alpino – Foce di Mosceta
  • Tempo di percorrenza: 2 ore da Levigliani di Stazzema; 1 ora da Antro del Corchia
  • Difficoltà: escursionistico
  • Dislivello: da Levigliani di Stazzema + 658 m, – 58 m; da Antro del Corchia + 380 m, – 58 m

L’itinerario prende tradizionalmente avvio da Levigliani, ma può essere anche intrapreso partendo da Antro del Corchia, raggiungibile in auto o con il bus navetta (negli orari di apertura della grotta). Da Antro del Corchia inizia un ripido tratto, caratterizzato dalla presenza di 20 tornanti che dopo 40 minuti portano al Passo dell’Alpino (1.095 m), chiamato in questo modo per la presenza su queste alture degli alpini della “Monterosa” durante l’inverno 1944-1945. In questa porzione del sentiero sono presenti indicazioni e pannelli illustrativi che aiutano il visitatore ad individuare le cinque postazioni militari presenti lungo il cammino. Percorrendo il sentiero sono inoltre presenti alcune lapidi dedicate ai civili che persero la vita nel secondo dopoguerra a causa delle mine presenti nella zona. Giunti a Foce di Mosceta (1.182 m) si trova il cippo dedicato ai caduti della guerra di Liberazione. Arrivati al termine del sentiero i visitatori percorreranno l’itinerario in direzione opposta, impiegando approssimativamente 45 minuti per giungere ad Antro del Corchia e 1.15 ore per raggiungere Levigliani di Stazzema.

 

 

Sentiero 6

Sui passi del “Gruppo Valanga” (itinerario circolare)

Sentiero che attraversa i luoghi teatro dello scontro che oppose i partigiani del gruppo “Valanga” e le truppe nazifasciste

  • Percorso: Foce di Piglionico – Colle a Panestra – Casa Trescola – Monte Rovaio – Pasquigliora – Colle a Panestra – Foce di Piglionico
  • Tempo di percorrenza: 3.20 ore
  • Difficoltà: escursionistico (per “escursionisti esperti” per un breve tratto)
  • Dislivello: ± 270 m

Rispetto alle altre località di partenza Piglionico non è altrettanto vicina alle principali città della zona e dista poco più di un’ora di macchina da Lucca ed oltre un’ora e mezzo da Massa. Giunti nella località di partenza i visitatori potranno visitare la cappella dedicata ai 19 ragazzi del “Gruppo Valanga” che nell’agosto 1944 persero la vita nella battaglia del Monte Rovaio. Partiti da Piglionico gli escursionisti giungeranno al Colle a Panestra (1.011 m), da dove la strada si biforcherà ed avrà inizio il sentiero ad anello che si sviluppa fuori dalla sentieristica del CAI. Generalmente il sentiero viene percorso in senso orario, svoltando a sinistra in direzione di Casa Trescola, dove Violante Bertoni Mori forniva rifugio e soccorso ai giovani partigiani. Nella località un pannello ed una lapide ricordano i nomi dei 19 membri del “Gruppo Valanga” e ripercorre i principali momenti della loro presenza sulle Alpi Apuane. Dopo aver superato Casa Trescola una deviazione si stacca dal sentiero principale e sale sulla cime del Monte Rovaio (1.060 m) dove nell’agosto 1944 si combatté la battaglia poc’anzi citata. Dopo questa breve sosta si ritorna sul percorso principale e si continua il cammino attraversando Pasquigliora, giungendo successivamente a Colle Panestra da dove sarà possibile poter prendere il sentiero iniziale che riporterà a Foce di Piglionico.

 

 

Sentiero 7

Bunker e camminamenti della Linea Gotica

Visita delle strutture difensive create nella Valle del Serchio durante la seconda guerra mondiale

  • Percorso: Borgo a Mozzano – Anchiano – Domazzano – monte dell’Elto
  • Tempo di percorrenza: da Borgo a Mozzano ad Anchiano 2 ore; con l’escursione al monte dell’Elto 5 ore (a/r)
  • Difficoltà: turistico / escursionistico
  • Dislivello: ± 10 m da Borgo a Mozzano ad Anchiano; ± 165 m con l’escursione al monte dell’Elto

Borgo a Mozzano dista circa 20 chilometri da Lucca e può essere raggiunto impiegando 20 minuti sia in automobile che in treno. Per il sentiero n. 7 viene proposto un percorso differente rispetto a quelli precedentemente descritti, caratterizzato dalla pressoché totale assenza di dislivello e dalla visita di alcune strutture militari presenti nel fondovalle. Inoltre l’itinerario può essere svolto a piedi o utilizzando l’automobile. Dopo aver visitato il Museo della Memoria di Borgo a Mozzano i visitatori possono proseguire in direzione di Domazzano e raggiungere dopo meno di un chilometro la località Madonna di Mao, dove sono presenti i resti di un muro anticarro, alto più di due metri. In prossimità del muro sono inoltre situati i bunker di Madonna di Mao e Pozzori, accessibili solamente con l’accompagnamento di una guida. L’itinerario prosegue poi verso Anchiano, sull’altra sponda del fiume Serchio, dove è presente il continuamento del muro precedentemente visitato. In aggiunta alla visita di Borgo a Mozzano ed Anchiano è possibile raggiungere in auto Domazzano e compiere un piccolo sentiero che permette di osservare le fortificazioni presenti sul monte dell’Elto. In questo caso i riferimenti cronologici sono puramente indicativi, visto che il tempo impiegato da ciascun escursionista dipenderà dalla decisione di voler percorrere il percorso in auto o a piedi e dal tempo impiegato per visitare i luoghi d’attrazione.

 

Prima di concludere poniamo l’attenzione su due importanti aspetti che meritano una breve analisi. Per quanto riguarda la difficoltà riportata per ciascun sentiero abbiamo fatto riferimento ai parametri utilizzati dal Parco delle Alpi Apuane e dal CAI, che possono essere facilmente consultati sul sito del Club Alpino Italiano. In modo sommario possiamo affermare che i sentieri “turistici” sono classificabili come sentieri facili, quelli di livello “escursionistico” equivalgono ad un livello di media difficoltà, mentre quelli per “escursionisti esperti” con o senza attrezzature speciali sono itinerari di elevata difficoltà, adatti a trekkers abili e competenti. Infine prima di intraprendere un sentiero invitiamo gli escursionisti a controllare lo stato e le criticità dei percorsi sul sito del Parco delle Alpi Apuane, cliccando la voce “percorribilità dei sentieri CAI”. In questo modo gli escursionisti potranno conoscere l’attuale stato dei sentieri che sono intenzionati a percorrere, evitando spiacevoli sorprese.

 

Questo articolo è stato realizzato grazie al contributo del Consiglio regionale della Toscana nell’ambito del progetto per l’80° anniversario della Resistenza promosso e realizzato dall’Istituto storico toscano della Resistenza e dell’età contemporanea.




A piedi nella Storia. Gli itinerari di Liberation route Italia

Liberation route Italia ha realizzato due importanti itinerari che consentano di muovere, passo dopo passo, alla scoperta, di luoghi e fatti della seconda guerra mondiale e del suo impatto sul territorio toscano.

Liberation Route Italia (LRE Italia) ha l’obiettivo principale di creare ed espandere una rotta di commemorazione che colleghi le regioni in cui si è svolta la liberazione dell’Italia dall’occupazione nazista e dal regime fascista (1943-45). È l’ente di riferimento italiano di Liberation Route Europe, ovvero un memoriale internazionale e un sentiero che connette i luoghi della memoria della Seconda guerra mondiale e le loro storie.

LRE Italia ha lanciato un nuovo percorso tematico intitolato “Da Pistoia a Marzabotto lungo la Porrettana”, realizzato da Matteo Grasso, direttore dell’ISRPT. L’itinerario storico ripercorre i principali luoghi della memoria situati fra Pistoia e Marzabotto prendendo come punto di riferimento per l’appunto la strada statale 64 Porrettana. Lungo il percorso è possibile incontrare memoriali, monumenti, cippi, targhe, sentieri, parchi e sacrari: la zona fu infatti profondamente segnata dalla guerra, che dal 1943 al 1945 coinvolse tutto l’Appennino Tosco-Emiliano in corrispondenza con la Linea Gotica.

Scoprite tutte le tappe al link https://italy.liberationroute.com/it/themed-routes/48/from-pistoia-to-marzabotto-along-the-porrettana-road oppure scaricate l’app di Liberation Route! www.liberationroute.com/it/app

Segnaliamo la pubblicazione su Liberation Route Italia anche del percorso tematico intitolato “Da Capannori a Monsummano tra internamento, deportazione, stragi nazifasciste e Resistenza​”, realizzato da Matteo Grasso.
L’itinerario storico ripercorre i principali luoghi della memoria situati tra i due comuni e si snoda tra le province di Lucca e Pistoia. Lungo il percorso è possibile incontrare monumenti, musei, ex campi di internamento, tombe, lapidi, cippi, pietre d’inciampo.
Per maggiori info: https://italy.liberationroute.com/it/themed-routes/33/from-capannori-to-monsummano-between-internment-deportation-nazi-fascist-massacres-and-the-resistance-movement

[credit sito Istituto storico della Resistenza e dell’età contemporanea in provincia di Pistoia]

Questo articolo è stato realizzato grazie al contributo del Consiglio regionale della Toscana nell’ambito del progetto per l’80° anniversario della Resistenza promosso e realizzato dall’Istituto storico toscano della Resistenza e dell’età contemporanea.




“Nel vento e nel ricordo”. Storie di bambini ebrei della Shoah in provincia di Lucca

www.nelventoenelricordo.it.

La mostra è online dal 23 gennaio e rappresenta, oltre che un prezioso veicolo di memoria, uno strumento a disposizione delle scuole di ogni ordine e grado. La realizzazione è avvenuta grazie alla collaborazione della provincia di Lucca e dei comuni di Lucca, Altopascio, Barga, Borgo a Mozzano, Camaiore, Capannori, Castiglione di Garfagnana, Gallicano, Minucciano, Montecarlo, Porcari, Stazzema e Viareggio.




Museo Storico della Resistenza di Sant’Anna di Stazzema

Sedi e contatti
Indirizzo: Via Colletti 22, Sant’Anna di Stazzema (Lucca)
Telefono e Fax: 0584 772025
E-mail: santannamuseo@comune.stazzema.lu.it
Sito web: http://www.santannadistazzema.org/
Orari di apertura: dal Martedì al Giovedì 9-14, Venerdì e Sabato 9-17.30, Domenica 14.30-18 (da settembre a febbraio); Martedì e Mercoledì 9-14, dal Giovedì al Sabato 9-18, (da marzo ad agosto), Domenica 10.30-18

Breve storia e finalità
Ricavato dalla vecchia struttura delle scuole elementari del paese, l’istituto è stato inaugurato nell’autunno del 1982 dall’allora Presidente della Repubblica Sandro Pertini. Il 19 settembre 1991, grazie alla Legge Regionale n.39/91, l’ente è stato trasformato nell’attuale Museo Storico della Resistenza.
La disposizione dello spazio museale è immaginata come articolazione di un percorso aperto, con luoghi di relazione e punti di visuale che evidenziano il rapporto spaziale tra le esposizioni interne e il territorio circostante, dove parte degli eventi descritti si verificarono, creando un serie di corrispondenze stabili con la storia, l’identità e la morfologia del territorio circostante.
Sulla facciata esterna, al fianco della lapide che riporta l’ode di Calamandrei a Kesselring, è posta una riproduzione scultorea di un particolare dell’opera pittorica “Guernica”, realizzata da Pablo Picasso.
Nel 2007 è stato inaugurato il nuovo allestimento dell’intera area museale.

Con la legge 381/2000, Sant’Anna è stato dichiarato Parco Nazionale della Pace, con l’obiettivo di mantenere viva la memoria storica dei tragici eventi dell’estate del 1944 ed educare le nuove generazioni ai valori di pace, giustizia, collaborazione e rispetto fra i popoli e gli individui. Il Parco si estende sul territorio collinare circostante il paese, concentrandosi nell’area sacrale che, dalla piazza della chiesa e dal Museo Storico, attraverso la Via Crucis e il bosco circostante, giunge al Col di Cava, dove è posto il Monumento Ossario, che raccoglie i resti delle 560 vittime dell’eccidio del 12 agosto 1944.

Patrimonio:
Attraverso documenti originali, pannelli didascalici, manifesti, avvisi e quotidiani dell’epoca, materiale fotografico, audiovisivo e multimediale, oggetti e testimonianze autentiche, il museo offre ai visitatori una panoramica essenziale, ma allo stesso tempo esauriente e rigorosamente storica, delle vicende svoltesi nel periodo 1943-1945 in Italia, con uno sguardo particolare rivolto alla Toscana e alla Versilia.
Il percorso espositivo è suddiviso nelle seguenti sezioni tematiche:
L’occupazione nazista;
La Resistenza: gli aspetti, gli episodi ed i personaggi più significativi della lotta di liberazione;
Le stragi: ampio spazio è dedicato alle stragi compiute dai nazifascisti nel settore tirrenico della Linea Gotica e, più in generale, in Toscana nel periodo 1943-1945;
L’eccidio di Sant’Anna di Stazzema: la storia, le vittime, le testimonianze dei superstiti, le fasi cruciali della ricerca storica della verità, fino agli atti del processo a carico degli imputati della strage conclusosi il 22 giugno 2005 presso il Tribunale Militare di La Spezia.
Il Museo comprende anche una raccolta di significative testimonianze pittoriche e scultoree. Sono presenti opere di Ernesto Treccani, di Pietro Annigoni e di altri artisti contemporanei. La sala Padre Ernesto Balducci, al piano terra, dotata di strumentazione audio-video, è adibita ad attività didattica, conferenze e incontri. Nella sala attigua è possibile consultare una consistente bibliografia relativa al periodo storico ’40-’45, con particolare riguardo agli eventi bellici in Versilia, nonché una raccolta stampa nazionale ed internazionale, con riferimento specifico alla ricerca della giustizia e della verità.




Archivio della Fondazione Giovanni Pascoli a Castelvecchio

Sede e contatti
Fondazione Giovanni Pascoli
Località Caprona, 6
55051 Castelvecchio Pascoli, Barga (LU)
Tel. 0583 766503
Fax: 0583 765207
E-mail: casapascoli@sistemamusealebarga.it
info@fondazionepascoli.it
Sito web: http://www.fondazionepascoli.it/
http://pascoli.archivi.beniculturali.it/index.php

Breve storia e finalità
Maria Pascoli, sopravvissuta a Giovanni per oltre un quarantennio, ne conservò amorosamente le carte, che riteneva non a torto preziose per la valorizzazione della personalità e dell’opera poetica del fratello, sovente intervenendo sul loro ordinamento ed integrandole tra l’altro con alcuni suoi documenti giovanili (carte Schinetti) e con le lettere da lui inviate all’altra sorella Ida. Alla sua morte (5 dicembre 1953) lasciò per testamento al Comune di Barga “La casa, la cappella, i libri, i manoscritti di Giovannino, i premi da lui ottenuti, i ricordi di famiglia e quant’altro nella casa è contenuto, con l’obbligo di provvedere alle spese della manutenzione”
Tra il 12 novembre e il 3 dicembre 1955 fu redatto un primo sommario elenco dei documenti per poi procedere ad in lavoro di inventariazione analitica, condotto a Firenze a cura della Soprintendenza bibliografica, diretta all’epoca da Giovanni Semerano, ed affidata ad un suo collaboratore, Mario Donadoni, studioso di Pascoli.
La documentazione, arrivata a Firenze in pacchi casualmente combinati, secondo quanto poi testimoniò Donadoni, venne stata esaminata e schedata foglio per foglio e suddivisa in base alla tipologia documentaria; l’inventariazione delle carte di Giovanni venne fatta in modo alquanto analitico, quella delle carte di Maria in maniera sommaria.
Terminato il lavoro, nel 1957 le carte tornarono a Barga; data la temporanea inagibilità della casa Pascoli di Castelvecchio, furono conservate presso il Comune fino al 1958, quando furono riportate nell’abitazione del poeta, finalmente restaurata.
Nella prima metà degli anni Settanta fu realizzata presso l’Archivio di Stato di Lucca una dettagliata microfilmatura di tutte le carte di Giovanni Pascoli. Negli anni seguenti vi furono nuove acquisizioni documentarie: furono acquistate 23 lettere di Pascoli a Pilade Mascelli, datate tra il 1887 e il 1895. Negli anni Novanta furono portati avanti alcuni interventi di restauro dei documenti più danneggiati e di revisione di una parte dell’inventario. Essendo però evidente l’opportunità di procedere ad un nuovo e più analitico lavoro di inventariazione analitica, che approfondisse e rivedesse il lavoro di Donadoni, pur lasciandone intatta la struttura organizzativa, fu richiesto ed alla fine ottenuto un consistente finanziamento alla Presidenza del Consiglio dei ministri sul capitolo otto per mille, che ha permesso di portare avanti il lavoro di inventariazione e digitalizzazione delle carte.

Patrimonio
L’Archivio Pascoli conservato a Castelvecchio conserva:
– Le carte di Giovanni Pascoli (circa 36.000 documenti), contenenti tutti gli autografi della produzione poetica e letteraria del poeta, i carteggi con i familiari e gli amici e con i più importanti intellettuali e letterati del suo tempo;
– Le carte della sorella Maria (circa 24.000 documenti), di grande rilevanza per la ricostruzione della fortuna critica e della biografia del Poeta. Sia durante la vita di Giovanni, che dopo la sua morte, Maria ha infatti avuto un ruolo determinante nella conservazione e nell’ordinamento della documentazione, della quale ben comprendeva l’importanza e che costituì anche la fonte dell’opera biografica da lei intrapresa, “Lungo la vita di Giovanni Pascoli”;
– Circa 1600 fotografie molte delle quali scattate dallo stesso Pascoli;
– Una raccolta di circa 6.000 giornali, contenenti articoli di Pascoli o a lui dedicati, spesso con commenti e sottolineature autografe di Pascoli e, soprattutto, della sorella Maria, che continuo la raccolta durante tutta la sua vita.




Fondazione Paolo Cresci per la storia dell’emigrazione italiana

Sede e contatti
Palazzo Ducale
Cortile Carrara, 1 – 55100 Lucca
Tel. 0583 417483/4; Fax. 0583 417770
E-mail: info@fondazionepaolocresci.it
Sito web: http://www.fondazionepaolocresci.it/
Orari: 1 ott. – 30 apr.: 9.30-12.30; 14.30-17.30
1 mag. – 30 set.: 10.00-12.30; 15.00-18.30
Chiuso il lunedì
Accesso all’archivio e alla biblioteca su appuntamento

Organi direttivi
Direttore: Arch. Pietro Luigi Biagioni
Responsabile scientifico: Dott.ssa Maria Rosaria Ostuni
Ricercatrice: Dott.ssa Marinella Mazzanti

Breve storia e finalità
L’Archivio della Fondazione Paolo Cresci per la storia dell’emigrazione italiana, dal nome dello studioso fiorentino che ne ha curato la raccolta, comprende una miscellanea di materiale documentario relativo all’emigrazione italiana tra Ottocento e Novecento.
Nel 1998, l’archivio è stato acquisito dalla Provincia di Lucca nel 1998 ed è stato inaugurato il 31 marzo 2001 nella Cappella di Santa Maria della Rotonda, all’interno di Palazzo Ducale.
Nel maggio 2002 è stata costituita la Fondazione che si propone la realizzazione di varie iniziative volte ad allargare e approfondire le ricerche sulla storia dell’emigrazione italiana e degli emigranti e la conservazione e arricchimento del proprio patrimonio. Annarita Rossi e Marinella Mazzanti curano la catalogazione informatica degli innumerevoli documenti (siamo nell’ordine di alcune decine di migliaia di pezzi). Le schede, realizzate con un database, contengono informazioni sulla tipologia e cronologia del documento, dati anagrafici dell’emigrante, luogo di partenza, di arrivo e lavoro svolto. Ogni scheda segue una numerazione progressiva secondo i criteri adottati da Paolo Cresci nella prima catalogazione, interrotta dalla sua prematura scomparsa.
La collezione di documenti, riviste, oggetti e quant’altro è possibile vedere oggi, sono il frutto di un paziente e meticoloso lavoro di ricerca e d’accumulo di Paolo Cresci, iniziato a partire dalle vicende dei parenti della moglie Silvana, nativa di Fosciandora (Lucca).
Paolo Cresci stabilì successivamente rapporti con antiquari, frequentando mercatini dell’usato, librerie antiche, case abbandonate, amministrazioni comunali della Garfagnana, nonché gli stessi emigranti rientrati in patria o i loro parenti. Gran parte del materiale riguarda, infatti, le zone garfagnine e lucchesi, ma non mancano i documenti provenienti da altre regioni. La raccolta si caratterizza pertanto per l’eterogeneità, essendo composta da epistolari, cartoline, fotografie originali e non, riviste, quotidiani, libri e vari oggetti personali, testimonianza di una molteplicità di persone che tra il XIX e XX secolo abbandonarono l’Italia in cerca di fortuna.
L’obiettivo prioritario della Fondazione Paolo Cresci è rivolto alla valorizzazione sistematica della raccolta, in modo da rendere il materiale dell’archivio fruibile a tutti, tecnici e non, con un occhio di riguardo specialmente verso i non addetti ai lavori; questo per consentire, a quanti lo visiteranno, una comprensione immediata e completa, rendendoli partecipi di una storia che, probabilmente, è anche quella dei loro avi e, di rimando, la propria. Qualsiasi intervento relativo all’archivio presupponeva una catalogazione sistematica del materiale documentario; infatti é ormai completato il lavoro di riordino della raccolta, realizzato su supporto informatico.
Paolo Cresci aveva intrapreso una catalogazione di massima, usando però criteri rispondenti più a esigenze personali che a principi universalmente condivisi di sistematicità e scientificità. D’altronde questo è comprensibile, per chi, come lui, è stato combattuto, da una parte, da un’ardente passione che lo ha spinto ad accumulare, talvolta in modo quasi maniacale, una varietà smisurata di materiale disomogeneo, e dall’altra, ha però anche avvertito la necessità di una sistemazione organica, di difficile attuazione proprio in ragione della mole dei pezzi raccolti.
Al fine di preservare l’impronta data da Cresci alla raccolta, si è pensato di seguire l’ordine da lui stesso adottato, utilizzando però principi uniformi e analitici rispetto alle nuove esigenze venutesi a creare riguardo alla divulgazione e all’immediatezza della fruibilità dell’intera raccolta. Il lavoro di schedatura non ha la pretesa di essere esaustivo e definitivo, ma vuole solo fornire una mappa del reale valore qualitativo e quantitativo della collezione.
A tal fine è stato approntato un database, dove ogni singolo pezzo è stato schedato in base a precise categorie e può essere continuamente richiamato e visualizzato tramite particolari funzioni del programma.




Archivio storico diocesano di Lucca

Sede e contatti
Via Arcivescovato, 45 – 55100, Lucca
Tel. 0583 430954
Fax 0583 430944
E-mail: archivio@diocesilucca.it
Sito web: http://archivio.diocesilucca.it/
Orario: Lunedì 9:30 – 13:30 14:30 – 17:00 (su appuntamento) Martedì e Mercoledì 9:30 – 13.30

Organi direttivi
Direttore amministrativo: don Marcello Brunini
Direttore scientifico: mons. Sergio Pagano, Prefetto dell’Archivio Segreto Vaticano
Vice direttore scientifico: dott. Pierantonio Piatti, Pontificio Comitato di Scienze Storiche
Personale addetto all’Ufficio: dott. Valentina Cappellini, dott. Tommaso Maria Rossi, dott. Gaia Elisabetta Unfer Verre
Personale addetto alla Sezione Didattica: Laura Macchi, dott. Lorenzo Maffei

Breve storia e patrimonio
L’Archivio Storico Diocesano riunisce al suo interno gli archivi arcivescovile e capitolare, a cui nel tempo si sono aggregati altri fondi documentari di parrocchie e di privati. Nel 1932 il Capitolo della Cattedrale ha chiesto all’Arcivescovo di trasferire il proprio archivio e la propria biblioteca nelle sale che già ospitavano l’archivio arcivescovile.
L’Archivio Storico Diocesano, istituito nel 2007, conserva ben cinque raccolte diplomatiche, per un totale di oltre 13.000 pergamene a partire dall’anno 685. Si tratta di documentazione unica al mondo, per antichità e consistenza: sono conservati a Lucca oltre 1.800 documenti anteriori all’anno Mille, quasi tutti in originale, e soprattutto 156 pergamene di epoca longobarda, la metà del patrimonio esistente al mondo per questo periodo storico.
Oltre alle pergamene, l’archivio accoglie a oggi sessantacinque fondi documentari: Cancelleria vescovile, Tribunale ecclesiastico nelle sue due sezioni civile e criminale (1.100 unità, XIV-XIX secolo), Mensa arcivescovile (1.600 unità XIV-XIX secolo), Capitolo della Cattedrale di Lucca (2.200 unità, XII-XVIII), Università dei Beneficiati e Mansionari della Cattedrale di Lucca (600 unità XIII-XIX secolo), Decanato e Seminario di San Michele in Foro (250 unità secoli XIV-XIX), Enti religiosi soppressi in epoca napoleonica (oltre 4.000 unità provenienti da conventi, monasteri e altre istituti cittadini e diocesani, XII-XVIII secolo), Demanio e Commissione ecclesiastica del periodo della Restaurazione (350 unità del XIX secolo), Opera e Fabbriceria di Santa Croce della Cattedrale di Lucca (680 unità XV-XIX secolo), Operaro Maggiore, ecc.
Si conservano anche gli archivi di parrocchie soppresse della città e della diocesi, unitamente a fondi di associazioni e fondazioni e archivi di privati (Fondazione Artigianelli, collezione Giuseppe Martini, fondo Raffaello Baralli). L’Archivio custodisce anche alcuni preziosi nuclei librari, tra cui la Biblioteca Capitolare Feliniana e quella Arcivescovile.




Archivio Storico Comunale di Lucca

Sede e contatti
Piazzale S. Donato, 55100 Lucca
Tel. e fax: 0583 53132
E-mail: uffstorico@comune.lucca.it
Sito web: http://www.comune.lucca.it/flex/cm/pages/ServeBLOB.php/L/IT/IDPagina/149
Orario: martedì e giovedì dalle ore 9.00 alle 13.00; lunedì, mercoledì e venerdì dalle ore 9.00 alle 13.00

Breve storia
L’istituzione dell’Archivio Storico fu decisa dall’amministrazione comunale nel 1979, riunendo la documentazione preunitaria dislocata in locali diversi, successivamente l’archivio storico ha acquisito anche la documentazione postunitaria.
Dopo la caduta della Repubblica Lucchese decretata nel 1799, l’amministrazione dello Stato fu caratterizzata per il periodo 1799-1805 da complicate vicende politiche che causarono un’alternanza di governi di ispirazione francese e governi di ispirazione austriaca.
Il primo tentativo di organizzare l’archivio risale al 1820, quando la sede comunale è ubicata “in S. Matteo”; il gonfaloniere Giovanni Battista Fatinelli riferisce che l’archivio, dislocato in due stanze, è “in grande confusione”, sottolinea la necessità di tenere divise le carte di Lucca da quelle delle comunità riunite; e propone di ordinare “l’archivio classando i libri, fascicoli, i documenti alla maniera più atta per servirsene all’uopo”. Il protocollista Cesare Merli incaricato del riordino, nella relazione che accompagna “L’indice Alfabetico dei documenti esistenti nell’Archivio della Comunità” afferma molta documentazione apparteneva “alle comunità riunite a quella di Lucca” e che l’archivio è stato finalmente riordinato con stabilità, chiarezza e precisione.
A distanza di cinque anni, 1825, sollecitato da una circolare statale, il segretario comunale avvocato Stefano Mariani, procede ad un nuovo riordino dell’archivio, che dal 1823 è ubicato nella nuova sede comunale in Piazza S. Giusto. A fine del lavoro il Mariani redige una dettagliata relazione, in cui rende conto del suo operato: ha rintracciato e riunito tutta la documentazione relativa alle sezioni del comune dividendola per sezione; la stessa operazione è stata eseguita per le cessate comunità inglobate da Lucca; infine ha preso in esame la documentazione appartenente a questa amministrazione comunale, dove afferma testualmente “non riscontrarsi che un vero disordine e la più grande confusione”.
Un indice generale molto schematico, compilato per materia, (per esempio Atti Civili, Contabilità, Decreti e Statuti) testimonia l’avvenuta sistemazione dell’archivio e permette di quantificarne la consistenza in 351 pezzi, nell’indice sono citate soltanto le comunità di Massa Pisana e Pescaglia. Con la riforma del 1823 Pescaglia fu declassata a sezione e inserita nella comunità di Lucca che ne acquisì anche l’archivio, soltanto nel 1837 viene ripristinata la Vicaria e comunità di Pescaglia.
Nel 1853, a distanza di 28 anni dal suo primo intervento, il Segretario Mariani propose un progetto per il riordino e la sistemazione della documentazione che si trovava dispersa in diversi locali. L’archivio trovò la sua collocazione il secondo piano del palazzo. Il Collegio dei Priori nell’approvare il progetto fornì precise indicazioni sugli strumenti che dovevano essere prodotti; e chiese una particolare attenzione per gli archivi delle soppresse comunità; doveva essere formata una specifica serie di questi atti così da venire a cessare l’indicazione di “miscellanea”.
Il Mariani si preoccupò di raccogliere tutta la documentazione estrapolata dall’archivio, a fini amministrativi, e giacente nei vari uffici, sollecitò l’acquisizione degli archivi di uffici soppressi quali della Grascia; della commissione incaricata della costruzione dell’Acquedotto della commissione della Nuova Piazza del Mercato ( attuale piazza Anfiteatro).
Nel 1871, sempre nell’ottica generale di una nuova riorganizzazione degli uffici, a seguito dell’Unità d’Italia l’archivio “morto” venne trasferito al mezzanino. E’ la prima volta che si parla di archivio morto, con riferimento a documentazione relativa ad affari esauriti; documentazione che viene divisa dall’archivio corrente e di deposito, che è trasferito al primo piano del palazzo. In questa occasione il Segretario generale Campetti invitò i capisezione a redigere un inventario delle carte che devono essere conservate per fini amministrativi nei loro uffici, nel contempo ordinò di restituire all’archivio la documentazione non più necessaria al disbrigo degli affari in corso.
L’intervento di riordino più incisivo è stato quello di Cesare Sardi il cui inventario fu pubblicato nel 1913.
Le aumentate competenze del comune e la mancanza di spazio portarono alla creazione di alcuni archivi di settore; quello della ragioneria vale da esempio: nel 1934 il Ragioniere Capo del Comune intervenne sulla tenuta dei registri della ragioneria, depositati in archivio (bilanci, conti consuntivi, mandati pagamento) osservando che non venivano conservati ordinatamente e chiede un locale attrezzato per la custodia dell’archivio della ragioneria.
Nel 1938 l’archivio fu oggetto di un ulteriore trasferimento; fu sistemato in due stanze al piano terra di palazzo Santini, secondo l’ordine indicato nell’inventario del Sardi, e con gli arredi opportuni. Qui restò il nucleo centrale dell’archivio del Comune di Lucca, fino all’inizio delle operazioni di recupero e riordino del 1979.
L’Archivio Storico, dopo varie vicende relative alla sua organizzazione, è stato collocato nel 2001 nella sede in piazzale san Donato, in un edificio idoneo per la conservazione e specificatamente attrezzato per la consultazione.

Patrimonio
La Sezione preunitaria documenta con continuità l’evoluzione istituzionale ed amministrativa del municipio di Lucca, dalla sua istituzione, avvenuta nel 1806 sino al 1865, quando lo Stato Italiano emanò la prima legge sull’unificazione amministrativa, che convenzionalmente segna la cesura tra periodo preunitario ed epoca postunitaria.
La Sezione postunitaria comprende gli atti del Comune dal 1866 al 1960. Si segnalano per la completezza delle serie e della ricchezza informativa i registri delle Deliberazioni del Consiglio comunale e della Giunta municipale, il Protocollo generale, i Censimenti della popolazione. Recentemente la sezione si è arricchita dell’archivio del settore Finanze e quello dell’Ufficio Tecnico.
La Sezione archivi aggregati raccoglie la carte prodotte da istituzioni ed enti diversi dal Comune, che hanno cessato la loro attività.