Teresa Toniolo (1890-1970)

Teresa Toniolo (a destra) al convegno provinciale del CIF nel 1966.

Teresa Toniolo nasce a Pisa nel 1890, ultima di sette figli, da Giuseppe Toniolo, professore di Economia nel locale ateneo e importante intellettuale cattolico, e Maria Schiratti.

E’ attiva politicamente già nel primo dopoguerra per la campagna di estensione del voto alle donne e come vicesegretaria nazionale della Sezione femminile del Partito popolare; negli stessi anni si fa portavoce della denuncia delle violenze fasciste. Bibliotecaria all’Università, si impegna nell’associazionismo cattolico, in contatto con numerose figure che frequentano la cerchia paterna.

Proprio in quel 31 agosto 1943 in cui i bombardamenti devastano la città, in casa Toniolo è in corso la prima riunione della Democrazia cristiana a Pisa. E sempre in casa sua dopo l’8 settembre 1943 si tengono inizialmente le riunioni del CLN provinciale. Grazie ad un avvertimento di Toniolo riguardo una possibile spia, il CLN dell’Alta Italia (CLNAI), riunito a Genova, riesce a scampare ad un’imboscata alla fine del 1943.

Teresa Toniolo permette di tenere stretti collegamenti fra il CLN e i vari gruppi partigiani; svolge attività di assistenza, tra gli altri, ad ebrei, prigionieri inglesi e renitenti alla leva fascista; finge di operare come crocerossina in una “casa di cura” improvvisata, in cui sostanzialmente nasconde alcuni di essi come “malati”. Inoltre si adopera affinché, dopo l’eccidio nazista avvenuto il 1° agosto 1944 nella casa del presidente della Comunità ebraica cittadina Giuseppe Pardo Roques, i corpi delle 12 persone trucidate vengano seppelliti.

La sua figura è infine legata all’organizzazione nell’aprile 1944 della sezione cittadina del Centro italiano femminile (CIF), tramite la quale fornisce assistenza ai bisognosi nella zona urbana, pesantemente provata dalla fame, dai bombardamenti e dall’occupazione. Teresa, che non farà domanda di riconoscimento dell’attività clandestina, continuerà nel dopoguerra a svolgere il ruolo di dirigente del CIF e sarà consigliera comunale della Democrazia cristiana dal 1950 al 1955.

__________

🟦Paolo Emilio Taviani, Politica a memoria d’uomo, Bologna, Il Mulino, 2002, p. 46. Il genovese Paolo Emilio Taviani (1912-2001) fu tra i massimi esponenti della Resistenza cattolica e poi importante personalità della Democrazia cristiana. Conosceva Teresa Toniolo e la sua famiglia anche perché aveva studiato negli anni Trenta alla Scuola normale superiore di Pisa. Oltre a Teresa Toniolo, nel testo si fa riferimento a fratel Arturo Paoli di Lucca, riconosciuto nel 1999 Giusto fra le Nazioni, e all’esponente del movimento cattolico livornese Palmiro Foresi.

Martedì, 3 ottobre [1943], Pisa

Camicie nere sul Lungarno di Pisa. Dovremo combattere anche contro italiani. Maledizione.

Tutto bene con zia Teresa, don Paoli a Lucca, Foresi a Livorno. Triangolo perfetto per realizzare il contatto fra Nord e Sud.

__________

🟥Scheda biografica elaborata sulla base delle memorie di Maria Clotilde Picotti e monsignor Antonio Landi, in Donne e resistenza, pp. 114-5.

31 agosto 1943 – A casa Toniolo, in piazza Ceci (ora piazza Giuseppe Toniolo) alle ore 12, si tenne la prima riunione per costituire la Democrazia cristiana a Pisa; lì i partecipanti furono colti dal terribile bombardamento.

Dopo l’8 settembre, ritornati al potere i fascisti con i tedeschi, Paolo Emilio Taviani, ex normalista e professore allora nel Liceo scientifico U. Dini, partendo per Genova, lasciò a Teresa Toniolo e a don Antonio Landi la parola d’ordine per collegamenti segreti.

Teresa invitò il nipote Giuseppe Toniolo a formare il Comitato di liberazione, come rappresentante democratico cristiano. Le riunioni avvennero in casa Toniolo, nella parrocchia di San Martino, cioè presso don Landi, e poi regolarmente presso l’Istituto di radiologia dell’Ospedale di Santa Chiara, dove il prof. Toniolo era aiuto.

Teresa Toniolo con i genitori

Verso la fine del 1943 (ottobre o novembre) venne da Genova un tale che si diceva inviato da Taviani per “fare studi sulla storia del Risorgimento”: aiutato e ospitato da Teresa, dal prof. Bozzoni e da don Landi, sparì improvvisamente. Con molta probabilità era una spia. Teresa inviò don Landi, con un rischioso viaggio, a Genova, per avvertire Taviani: così fu possibile salvare il Comitato di liberazione Alta Italia (CLNAI). Dopo pochi giorni, infatti, i tedeschi irruppero nel Convento dei Carmelitani a Genova, dove esso si riuniva; ma non trovarono nulla e nessuno; deportarono il priore a Verona.

Teresa continuò a partecipare al Comitato di liberazione, contribuendo a mantenere i contatti tra i gruppi (quello dell’ospedale, di Enzo Meucci, di Leopoldo Testoni, ecc.).

Regolarmente, durante tutta la guerra, Teresa, con l’amica Maria Tizzoni in Dardi, tenne corrispondenza con i soldati della parrocchia, confortandoli con parole di speranza e di pace. Prigionieri inglesi fuggiti furono da lei aiutati con cibo, denaro, vestiti. Ebrei furono da lei salvati e inviati in zone remote della diocesi (colline, Barga, ecc.).

Prestò la sua opera dopo l’eccidio dei Pardo Roques, in via Sant’Andrea, perché fossero seppelliti, temporaneamente, nel Chiostro di San Francesco. Trasferitasi in casa Cella, in via San Giuseppe, nascose in uno stanzino della soffitta cinque giovani, due dei quali, Landolino Giuliano e Renato Giovannozzi, facevano parte del Comitato di liberazione, gli altri tre, Paolo Cella, Antonio Mossa, Marco Picotti, della classe 1925, si erano sottratti alla chiamata alle armi: passibili tutti della pena di morte. Vestita da crocerossina, riuscì a rinviare più volte i tedeschi, che si presentavano alla porta, per perquisire la casa. Una notte, cadde una bomba sulla soffitta, ed ella accorse immediatamente, col lume, per aiutare i rifugiati a uscire dallo stanzino e trovare altri precari nascondigli. Per le commissioni fuori casa mandava Renzino Mossa, quindicenne, ma ancora quasi bambino di aspetto, e perciò meno in pericolo di essere preso dai tedeschi. Purtroppo il caro, coraggioso ragazzo, il giorno stesso della Liberazione fu dilaniato da una mina antiuomo, lasciata dai tedeschi in una casa in rovina, in piazza Carrara