Al Confine “orientale”: un viaggio nello spazio e nel tempo per formare alla complessità della Storia

Si è concluso sabato 15 febbraio, con la visita ai resti del campo di Laterina, il viaggio – studio sui luoghi della storia del Confine “orientale” italiano, promosso dalla Regione Toscana ed organizzato dall’Istituto storico grossetano della Resistenza e dell’età contemporanea, in collaborazione con ISRT e tutta la rete degli Istituti, che ha coinvolto 25 insegnanti e 50 studenti provenienti da tutte le aree della regione, isola d’Elba compresa.

A partire da martedì 11, con la visita a Redipuglia e quindi a Trieste, i ragazzi e i loro insegnanti hanno potuto compiere un viaggio, nello spazio e nel tempo, che li ha messi di fronte alla complessità della vicenda storica attraverso lezioni tenute da storici e interventi a cura di testimoni ed esponenti delle comunità fiumano, istriano dalmate.

Visitando Gonars, Basovizza, Magazzino 18, Risiera, Fiume, Pisino hanno toccato con mano e sentito evocare le violenze, i dolori, le perdite (fisiche, materiali e morali) che hanno segnato in modo estremamente significativo le popolazioni dell’alto adriatico fino alle pagine terribili delle foibe e dell’esodo, culmine delle dinamiche della guerra totale e dell’incipiente guerra fredda.

Ma la visita alla comunità italiana a Fiume è stato anche un segno di speranza nella possibilità di un civile convivenza fra culture diverse, distante dalle pagine del passato, premessa indispensabile di un futuro di pace.

Il viaggio, culmine di un percorso di formazione iniziato con la Summer school dei docenti nel mese di agosto dello scorso anno, è stato quindi per tutti i partecipanti occasione di conoscenza e riflessione, tappa ulteriore del pluriennale impegno della Regione Toscana a favore della promozione della conoscenza delle memorie e della Storia del Novecento.




“Vite spezzate”: si è svolta la nuova edizione del Meeting degli studenti della Regione Toscana per il Giorno della Memoria

La mattina del 27 Gennaio, al Nelson Mandela Forum di Firenze si è tenuto il Meeting degli studenti toscani in occasione del giorno della memoria, organizzato dalla Regione Toscana e dalla Museo e centro di documentazione della Deportazione e Resistenza di Prato. Il titolo dell’edizione di questo anno è  “Vite spezzate. Guerre, deportazioni, stermini”. Infatti a una prima parte dedicata alla Shoah e alle altre pratiche di deportazione nel contesto del secondo conflitto mondiale, è seguita una seconda intitolata “Il razzismo e le guerre nel presente”.

I circa 8000 studenti, che hanno partecipato a titolo totalmente gratuito all’evento, sono stati accolti dalla musica dell’orchestra multietnica di Arezzo che, sotto la artistica direzione di Enrico Fink, musicista e membro della comunità ebraica di Firenze,k e con la partecipazione del gruppo di Alexian Santino Spinelli, musicista e docente universitario Rom, ha creato un sincretismo musicale fra musica ebraica e musica romanì.

L’evento è ufficialmente iniziato con la preghiera ebraica El Male Rachamin interpretata da Enrico Fink. È una poesia in ebraico del poeta Yehuda Amichai utilizzata come canto di preghiera elevato in memoria delle persone morte di morte violenta, intonata spesso, quindi, nelle celebrazioni della Shoah.

Dopo una introduzione al meeting da parte di Ugo Caffaz, il solerte organizzatore da molti anni di questo evento, e dopo i saluti istituzionali del sindaco di Firenze Dario Nardella e della vicepresidente della Regione Toscana Monica Barni, il Professor Giovanni Gozzini, docente di storia contemporanea all’Università di Siena, ha tenuto una introduzione storica che, lungi da essere una lezione frontale, è stata un’esortazione contro l’indifferenza e contro ogni tipo di esclusione. Puntando il dito verso l’uditorio e dicendo “tu sì, tu sì, tu no”, ha introdotto il tema dalle leggi razziali del ‘35 Germania e del ‘38 in Italia, partendo dall’espulsione degli ebrei dalle scuole italiane. Poi ha fatto notare come non solo i Tedeschi nazisti abbiano deportato  masse di persone e creato campi di concentramento, ma che l’avevano già fatto prima gli Italiani fascisti durante l’occupazione della Libia negli anni ’30, deportando 100.000 abitanti dell’interno, zone in cui erano attivi i partigiani libici, in prevalenza anziani, donne, bambini, ai campi di concentramento sulla costa, causando la morte di 10.000 persone nelle marce forzate nel deserto e di 20.000 nei campi di concentramento, nei quali tra l’altro sono state eseguite almeno 1000 sentenze capitali; “abbiamo insegnato noi a Hitler come si fa”, dice provocatoriamente Gozzini.

La mattina è poi proseguita con la lettura da parte dell’attore William Pagano di alcuni passi tratti dal diario Quarantaquattro mesi di vita militare (Firenze 2014) di Elio Materassi, un IMI, cioè un internato Militare italiano, che ha scelto di non prestare servizio, una volta internato Germania, nell’esercito della Repubblica sociale Italiana.

Per ricordare anche la deportazione politica sono stati trasmessi filmati in memoria di due sopravvissuti ai lager scomparsi recentemente: Vera Michelin Salomon e Marcello Martini.

Vera a 19 anni, a Roma, entra nell’organizzazione del Comitato studentesco di agitazione il cui compito era quello di distribuire materiale di propaganda antifascista contro l’occupante nazista, davanti alle scuole superiori e all’università. Il 14 febbraio 1944, (dietro delazione) un commando di SS arresta tutto il gruppo e Vera, davanti al Tribunale Militare Tedesco, è condannata a tre anni di carcere duro, da scontarsi in Germania.

Marcello, pratese, è stato il più giovane deportato politico italiano, che ha vissuto a soli 14 anni l’esperienza del campo di concentramento di Mauthausen, perché si trovava coinvolto, giovanissimo, con la sua famiglia nelle attività clandestine di resistenza al nazi-fascismo, in sostegno all’emittente clandestina Radio Cora. E ai giovani di oggi, nell’ultima  intervista registrata, lascia questo messaggio “siate curiosi, abbiate  desiderio di imparare qualsiasi cosa, perché un giorno nella vita potrebbe esserti tolto tutto, come è accaduto nei lager, ma quello che tu sai non te lo può togliere nessuno”.

Moderate  da Adam Smulevich, giornalista e scrittore, salgono sul palco tre testimoni: Vera Vigevani Jarach, Kitty Braun Falaschi e Tatiana Bucci.

Vera presenta la sua duplice storia di dittature, di uccisione di due persone care -nonno e figlia- senza neppure una tomba su cui ricordarle.

Vera viene espulsa da scuola con le leggi razziali del ’38; l’anno dopo con la famiglia (i nonni rimangono invece in Italia e saranno deportati ad Auschwitz) emigra in Argentina ma lì nel 1976 un colpo di stato provoca la caduta del governo e l’instaurarsi del regime di Videla che mira a reprimere qualsiasi forma di opposizione politica e sociale tramite un sistema repressivo basato sulla violazione sistematica dei diritti umani e civili passato alla storia come Guerra Sucia. Vittime del regime sono soprattutto gli studenti – universitari e delle scuole superiori -, considerati pericolosi poiché pensano, credono nella giustizia, nella solidarietà e nella libertà, proprio come Franca, la figlia di Vera, molto attiva nel movimento studentesco della sua scuola. Venerdì 25 giugno 1976, Franca scompare: viene catturata e condotta all’Escuela de Mecánica de la Armada, adibita a centro di detenzione e tortura dei ribelli. La detenzione di Franca dura qualche settimana: a metà luglio è vittima di un “volo della morte”. Vera viene a sapere del destino della figlia solo nel 2000, dopo oltre 20 anni. Vera è una delle madri di Plaza de Mayo, movimento nato nel 1977 che riunisce le madri dei desaparecidos. Da allora porta in testa un fazzoletto bianco, che in realtà era il pannolone dei bambini, con il nome di figlia ricamato. Questo è il simbolo delle madri di Plaza de Mayo.

La seconda a parlare è Kitty, che racconta, con un’espressione dolce e con la voce riarsa da tanti anni di insegnamento, la sua esperienza di bambina ebrea. Del periodo vissuto in clandestinità, sotto pseudonimo, Kitty ha un ricordo quasi fiabesco, perché era troppo piccola per presentire ciò che le sarebbe accaduto. Invece a 9 anni è stata deportata con la mamma nel campo di concentramento di Ravensbrück e poi a Bergen Belsen. Cinque mesi nei lager, sei con il soggiorno nella risiera di San Sabba, il campo di concentramento a Trieste, spesso tappa di partenza verso la Germania.

La terza testimone è Tatiana Bucci, per una volta senza la sorella Andra, a cui va comunque il saluto di tutti. Le due sorelle sono state deportate insieme alla madre e al cuginetto Sergio a Birkenau. Si sono salvate dalla selezione perché credute gemelle da Mengele, “il dottor morte”, che in quel periodo conduceva esperimenti sui gemelli. I tre bambini dunque dovevano essere cavie. Racconta Tatiana “ci siamo salvate perché una blockova ci aveva preso a ben voler. Un giorno ci averti che, qualora ci fosse stato chiesto se volevamp rivedere la mamma, avremmo dovuto rispondere dovuto rispondere di no.  Noi ci siamo fidate e non abbiamo fatto un passo avanti (che avrebbe significato vita o morte) ma, con puerile naturalezza, il nostro cuginetto dice invece di voler raggiungere la mamma, così viene mandato con altri 19 bambini come cavia nel campo di concentramento di Neuengamme dove il Dottor -se tale si può definire-  Hessmeyer conduceva esperimenti sulla tubercolosi.  Quando da Berlino arriva l’ordine di liquidare i bambini, a Sergio e agli altri fu iniettata una dose di morfina e furono quindi impiccati alle pareti della stanza con ganci da macellaio”. Dopo queste parole cade il cielo in sala e poi scroscia un commosso applauso.

Dopo la lettura della poesia Se questo è un uomo di Primo Levi, interpretata da William Pagano, e dopo l’intervento di Francesco Galanti, presidente del parlamento degli studenti, inizia la seconda parte del meeting, moderata da Luca Bravi ricercatore presso l’Università di Firenze.

Ed è in questa parte che il meeting si apre verso l’attualità con problematiche che toccano il razzismo e gli stereotipi contro cui ancora combattere, e viene affrontato il tema dei genocidi nel presente o nel vicinissimo passato, come quello avvenuto in Bosnia Erzegovina nel 1995, il culmine più atroce della guerra nei Balcani che ha preso avvio nel 1991, fra stragi di civili, stupri, torture, pulizia etnica.

Di questo argomento ci porta la sua commossa testimonianza Irvin Mujcic, profugo di Srebrenica quando era ancora bambino. La madre con la nonna e i tre figli sono riusciti a scappare da Srebrenica, vivendo in campi profughi prima al confine e poi in Croazia per circa 2 anni prima di arrivare in Italia con un progetto umanitario. Non erano più a Srebrenica l’11 luglio 1995, quando furono massacrati 8.372 musulmani bosniaci per mano de Serbi. “Ho perso mio zio e mio padre nel genocidio e purtroppo è ancora tra le mille persone i cui corpi non sono stati trovati e sepolti”. “Credo che la bellezza e la ricchezza del mondo stiano nella diversità tra culture, etnie e religioni: sogno un mondo in cui ognuno possa essere accettato per quello che è”, dice Irvin e spiega il suo progetto “Srebrenica –  City of Hope” che si sta realizzando anche grazie alla costruzione della “Casa della Natura”. Infatti da qualche anno Irvin è tornato dove suo padre e suo zio sono morti “per difendere non solo una città ma un ideale di convivenza pacifica” con un progetto che punta a cambiare gli stereotipi su Srebrenica e restituirle la sua età dell’innocenza, valorizzandone le bellezze culturali e naturalistiche e puntando sul turismo.

L’ultimo intervento è quello di Eva Rizzin, una spinta rom ricercatrice presso l’università di Verona. È dedicato alla memoria e al presente dei rom e dei sinti.

Se fossi nata ai tempi del nazismo, sarei stata destinata allo sterminio” dice Eva “perché membro della minoranza che da sempre  è vittima di una politica persecutoria”. “L’antiziganismo, come l’antisemitismo, è una delle forme più diffuse di razzismo in Europa e in Italia”.

Quella persecuzione ha avuto una delle pagine più buie durante il Terzo Reich, quando rom e sinti furono deportati in massa. Fu anticipata dallo Zigeneur Buch, un testo pubblicato nel 1905 dal prefetto di Monaco di Baviera che in 344 pagine elencava i dati personali e genealogici di 3350 persone appartenenti all’etnia Rom. Quel censimento fu poi molto utile poi ai nazisti. Ma i censimenti non sono finiti. “Nel 2008 rom e sinti sono stati nuovamente censiti per etnia e religione e nel 2018 in Italia abbiamo avuto rappresentanti istituzionali che hanno chiesto di nuovo un censimento dei nomadi”. Come se poi Rom e Sinti fossero tutti nomadi! “Ancora oggi dichiararsi rom e sinti non è facile perché significa equipararsi a qualcosa di negativo e molti nascondono la propria identità per non essere giudicati in base agli stereotipi“.

E con la musica trascinante d Fink e Spinelli si chiude il meeting, al buio con 1000 torce di cellulari e ragazzi in standing ovation.




La rete degli Istituti toscani della Resistenza e dell’età contemporanea a DIDACTA

La rete degli Istituti della Resistenza e dell’età contemporanea presenti in Toscana sarà presente a DIDACTA, l’importante Festival nazionale della didattica, che si terrà a Firenze alla Fortezza da Basso dal 9 all’11 ottobre, all’interno dello stand della Regione Toscana.

Gli insegnanti potranno quindi chiedere e ricevere informazioni sulla realtà e le attività degli Istituti e sulle rispettive offerte didattiche.

Gli Istituti proporranno tre seminari di formazione:

9 ottobre: ore 16.00-17.00

Una web-serie per (ri)scoprire la Costituzione!

Relatori:

Monica Rook (istituto storico toscano della Resistenza e dell’età contemporanea)

Matteo Mazzoni (istituto storico toscano della Resistenza e dell’età contemporanea)

Da Sant’Anna di Stazzema a Piombino, da Barbiana a Firenze, 4 ragazzi, due studenti e due lavoratori, e una professoressa attraversano luoghi simbolo della Toscana. Rivivono così le trasformazioni dei decenni dell’Italia repubblicana, attraverso visite e incontri con testimoni e riflettono sui principi fondamentali della Costituzione: pace, uguaglianza, beni comuni, diritto al sapere, partecipazione.. questa la trama della web-serie, prodotta da Regione Toscana e Istituti della Resistenza, oggetto del seminario in quanto potenziale strumento per una didattica innovativa di Cittadinanza e Costituzione.

 

10 ottobre: ore 15.00-16.00

I luoghi delle memorie delle deportazioni: dalla Toscana alla Germania. Ipotesi di viaggi di istruzione.

Relatori:

Enrico Iozzelli, Museo della Deportazione e della Resistenza (Prato)

Rappresentante dell’Istituto della Resistenza e della società contemporanea di Livorno

Nella stagione che segna la fine dei testimoni, i luoghi assumono una funzione didattica essenziale sulla quale confrontarsi con gli insegnanti. Il seminario intende riflettere su tale assunto, tanto più significativo nella Regione del Treno della Memoria, offrendo una panoramica dei luoghi più significativi dalla Germania (Berlino) a mete più vicine (Fossoli, Prato) fino alle pietre d’inciampo che segnano molti territori e città toscane, ricordando di come il sistema concentrazionario e le deportazioni abbiamo permeato la nostra storia. Si vuole così anche offrire spunti per possibili viaggi di istruzione significativi per la formazione dei ragazzi.

 

11 ottobre: ore 15.00-16.00

Storie e confini: il Novecento del caso alto-adriatico e oltre

Relatori:

Luciana Rocchi, Istituto della Resistenza e dell’età contemporanea di Grosseto

Roberto Rossetti, Istituto della Resistenza e dell’età contemporanea di Lucca

Conoscere la storia dell’Alto adriatico nel Novecento significa non solo indagare una pagina ancora poco nota della storia nazionale ed Europa, ma anche interrogarsi sui grandi nodi del “secolo breve” e del tempo presente: guerre, nazionalismi, ideologie, spostamenti di popolazioni. Il seminario intende farlo a partire dal progetto di formazione didattica del viaggio studio al “confine orientale” promosso da Regione Toscana. Ma anche riflettendo sulle storie degli esuli fiumano-dalmati in Toscana a partire dal caso di Lucca: laboratori di studio interessanti per una didattica innovativa che stimoli il protagonismo dei giovani nella conoscenza del proprio territorio e della sua storia.

 

La partecipazione ai seminari è gratuita, ma per partecipare è necessario pagare il biglietto di ingresso a DIDACTA.

 

Per iscriversi ai seminari:

http://eventi.fieradidacta.it/EventiEspositori.aspx#ris

Il percorso generale da seguire è il seguente:

http://eventi.fieradidacta.it/ selezionare “Eventi di Enti e Aziende”

sotto le tendine “giorno”, “titolo evento” “organizzatore” c’è una stringa grigia “Eventi Regione Toscana” biffandola e cliccando sul tasto “Cerca” si apriranno tutti i seminari organizzati da Regione Toscana. Si precisa che il programma è ancora in fase di implementazione.

Gli eventi di Regione Toscana sono anche visionabili in una specifica pagina del sito di Regione Toscana, http://www.regione.toscana.it/-/regione-toscana-didacta-2019-programma nel quale a breve saranno  inseriti anche i programmi di ciascun seminario.

 

 




Regione Toscana: Concorso pubblico per laureati di atenei toscani dal 2014 al 2018

Si informa che è stato bandito dalla regione Toscana un concorso pubblico per laureati in atenei toscani che abbiano discusso una tesi di laurea magistrale avente per oggetto lo studio dei seguenti fenomeni:

criminalità organizzata, violenza politica, stragismo, terrorismi e poteri occulti in Italia.
La partecipazione è riservata a coloro che hanno discusso le tesi nel periodo 1° gennaio 2014 – 31 dicembre 2018 presso gli Atenei o gli Istituti universitari statali ad ordinamento speciale della Toscana.

E’ prevista l’assegnazione di tre premi di laurea da 1.000 euro ciascuno ed il termine ultimo per presentare la domanda è fissato alle ore 13 del 30 settembre 2019.

Per maggiori informazioni sul bando e sulle modalità di partecipazione: www.regione.toscana.it/premio-laurea




“Il 1917 in Toscana”, edita la pubblicazione frutto del lavoro di tutti gli Istituti della Resistenza toscani

È appena uscita per Pacini Il 1917 in Toscana, a cura di Roberto Bianchi e Andrea Ventura, prima pubblicazione frutto di un lavoro di studio e ricerca condotto da tutti gli Istituti toscani della Resistenza e dell’età contemporanea che per la prima volta hanno concorso insieme alla realizzazione di una comune pubblicazione, a partire da un convegno promosso dall’Istituto di Lucca in collaborazione con l’Istituto storico toscano della Resistenza e dell’età contemporanea, svoltosi a Firenze in occasione del centenario del 1917.

Esito dell’impegno degli Istituti e degli studi di tutti gli autori, il volume è soprattutto merito del lavoro costante svolto dai curatori: Andrea Ventura direttore dell’Istituto di Lucca e Roberto Bianchi, vicepresidente dell’Istituto toscano.

Il 1917 fu un anno di svolta per la Grande Guerra. Scandito dalle rivoluzioni in Russia, dall’intervento nel conflitto di nuovi paesi, da Caporetto, crisi alimentari, insubordinazioni e tumulti, anche per la storia della Toscana il 1917 fu l’inizio di un ciclo di proteste e rivolte che si sarebbe concluso nel dopoguerra.

Emersero nella scena pubblica nuovi attori e ideali capaci di incidere sui rapporti tra Stato e società in una fase cruciale dell’età contemporanea. Nelle diverse Toscane, mezzadrili, urbane o minerarie, dalla costa agli Appennini, dalle grandi città ai borghi sparsi, riemersero antiche forme della protesta intrecciate con pratiche di lotta inedite, mentre altri centri sembravano restare immobili.

Il volume ricostruisce queste vicende, fornisce un contributo inedito su temi spesso dimenticati e mette in rilievo culture, pratiche politiche, ideologie, relazioni sociali, linguaggi che segnarono l’ingresso della Toscana nel Novecento.

In allegato l’indice del volume.




Intitolato a Ivano Tognarini l’Archivio storico del Comune di Piombino

A 5 anni dalla scomparsa, la città di Piombino ha deciso di dedicare l’Archivio storico, uno dei principali luoghi di cultura del proprio territorio, al suo illustre concittadino, Ivano Tognarini a conferma del fecondo legame fra lo studioso e il territorio natio. Proprio nella sua città, Tognarini matura la convinzione del legame indissolubile fra ricerca storica, impegno politico e azione civile. Forte dei valori familiari (il padre Federigo era stato partigiano) indirizza i suoi studi verso la storia della Resistenza e dell’antifascismo, ma indaga anche l’archeologia industriale e mineraria. Docente di Storia moderna all’Università di Siena, è stato per molti anni presidente dell’Istituto storico della Resistenza in Toscana. Grazie ai suoi studi riuscì a far conferire a Piombino prima la medaglia d’argento e poi la medaglia d’oro al valor militare.




Allarme e sdegno della rete degli Istituti della Resistenza per la manifestazione di FN a Prato

La rete degli Istituti storici della Resistenza e dell’Età contemporanea della Toscana esprime allarme e sdegno per il nullaosta concesso alla manifestazione promossa da Forza Nuova, a dispetto dei divieti sanciti dalla Costituzione e da importanti provvedimenti di legge della Repubblica italiana tuttora in vigore.

L’allarme è tanto più grave quanto più, proprio nel centenario della fondazione dei Fasci che si è voluto celebrare, l’esperienza storica ci ricorda che i cedimenti e le complicità degli apparati dello Stato e di tante forze politiche hanno favorito, se non addirittura determinato, la fine delle garanzie dello Stato liberale e l’ascesa del fascismo.

Sta alla vigilanza e alla mobilitazione dell’opinione pubblica e delle forze democratiche contrastare adeguatamente il riproporsi di queste derive.

 




Farestoria – Call for paper 01/2019

L’Istituto storico della Resistenza e dell’età contemporanea di Pistoia ha deciso di riprendere, nel corso del 2019, le pubblicazioni della propria rivista, Farestoria, recuperando la tradizione del precedente omonimo periodico pubblicato dal 1981 al 1998 e lanciando una nuova serie che andrà a sostituire i Quaderni di Farestoria, usciti dal 1999 al 2018. La scelta è l’esito di un processo di rinnovamento interno all’Istituto e nella Redazione della rivista, che con l’occasione diventerà anche semestrale.

Per rimarcare la novità la Redazione ha scelto di lanciare una Call for paper per il primo numero, la cui uscita è prevista per luglio 2019 e che sarà incentrato sul fascismo italiano, stante la ricorrenza del centenario della fondazione dei Fasci di combattimento nel 1919.

Il tema individuato è quello della violenza, nella duplice accezione di violenza fascista e di violenza nel fascismo. Un aspetto che negli ultimi anni ha catturato un rinnovato interesse da parte degli studiosi e del quale la rivista si propone di presentare una rassegna.

Ereditata, praticata, celebrata, esaltata, teorizzata, osannata, raccontata, mitizzata ed infine negata, la violenza sta alle origini del fascismo stesso, quando lo squadrismo ne fece in maniera inedita uno strumento e un linguaggio politico dirompente. Lungo tutto l’arco dell’esperienza storica del movimento mussoliniano, da piazza San Sepolcro al crepuscolo della RSI, la violenza è stata un elemento centrale, declinato in forme diverse e rinnovatosi più volte, tanto dell’ideologia che della prassi politica del fascismo, sia come movimento politico che come Stato.

Quali e quante furono le sue forme specifiche, gli ambiti di azione e le sue declinazioni in epoca fascista? Quali equilibri si realizzarono storicamente fra gli obbiettivi politici ricercati attraverso la violenza e la propensione connaturata dei fascisti e del fascismo al suo esercizio? Vi furono dei picchi temporali o settoriali nella concentrazione della violenza? Che bilancio storiografico possiamo trarre oggi dalle ricerche in merito?

Le linee di ricerca suggerite sono:

  • La rappresentazione della violenza nella pubblicistica, nel discorso pubblico e nei linguaggi visuali come la fotografia, il cinema, il teatro, i monumenti ecc.
  • La violenza nel sistema educativo e nella costruzione del consenso
  • La violenza in prospettiva di genere
  • La violenza come strumento di controllo politico e sociale
  • La violenza come arma di politica interna
  • La violenza come arma di politica estera
  • La violenza nello spazio coloniale e imperiale fascista
  • La violenza nazionalista e razzista
  • La violenza in guerra
  • La violenza nei sistemi di internamento fascisti
  • La ritualità e il culto della violenza

Le proposte, di un massimo di 3000 caratteri spazi inclusi più un titolo, dovranno pervenire entro il 10 aprile 2019 insieme a un breve curriculum (2000 caratteri).

Alle persone selezionate sarà data tempestiva comunicazione dell’esito della selezione entro una settimana circa, insieme con le norme redazionali. Il lavoro finale, tra i 20 e i 50mila caratteri, dovrà essere consegnato entro il 3 giugno 2019 .

Le proposte dovranno essere inviate all’indirizzo mail: ispresistenza@tiscali.it