USR Toscana e ISRT rinnovano il Protocollo triennale per il reciproco impegno didattico

L’Ufficio scolastico regionale della Toscana e l’Istituto storico toscano della Resistenza e dell’età contemporanea hanno rinnovato lo scorso 25 maggio il Protocollo triennale per le attività didattiche di reciproco interesse. In particolare sono individuate come aree di comune intervento:

• Formazione del personale della scuola nell’ambito della didattica della storia, con particolare riferimento alla contemporaneità nella sua dimensione globale ed europea nonché alla storia dell’Italia del Novecento, ai rapporti memoria-storia, all’uso delle fonti, a partire dal patrimonio documentario degli istituti storici della Resistenza;

• Sostegno alla diffusione dei processi di innovazione e sperimentazione didattica nell’area geostorica- sociale e documentalistica, con particolare riguardo all’intreccio tra storia ed Educazione alla cittadinanza e fra Storia ed Educazione alla Legalità •

Sostegno alla promozione e diffusione dei progetti didattici dell’ISRT e degli istituti associati in primo luogo per i progetti con valenza regionale per docenti e studenti delle scuole di ogni ordine e grado. • Ricerca-didattica, con particolare riguardo alla progettazione curricolare e alla valutazione;

• Sostegno ad iniziative coordinate tra Enti, Amministrazioni e organismi di cooperazione europea.

• Organizzazione della Giornata della Memoria, del Giorno del Ricordo, e delle altre scadenze del calendario civile in sinergia con le iniziative proposte dagli Enti Locali e dalle altre risorse presenti sul territorio




Deposizione delle Pietre d’Inciampo per 24 persone catturate all’Ospizio ebraico di Firenze

Il 5 maggio p.v. alle ore 11,00 in viale Amendola 4 si svolgerà anche a Firenze la posa di 24 pietre d’inciampo in memoria delle persone che il 24/5/1944 furono deportati dall’Ospizio Israelitico di Firenze, fra i quali vi erano anche una mamma con i suoi due bambini.

La manifestazione organizzata con la collaborazione del Comune di Firenze si svolgerà nel rispetto delle misure anti-Covid,  con le persone presenti all’aperto, in numero ridotto e avranno l’obbligo di indossare le mascherine e di mantenere le debite distanze.

La data della posa è stata decisa in collaborazione con il Comune di Firenze, in prossimità e nell’ambito delle celebrazioni del 25 aprile e vedrà la partecipazione del Sindaco e di altre autorità locali. Sarà presente il direttore dell’ISRT Matteo Mazzoni. Interverrà Marta Baiardi, ricercatrice dell’ISRT, che ha compiuto la ricerca e terrà l’introduzione storica.

Elenco dei 24 deportati, a cura di Marta Bariardi: BAIARDI-DEPORTATI OSPIZIO




L’Assemblea dei soci ISRT approva i Bilanci 2020 e 2021 all’unanimità.

Giovedì 29 aprile, in modalità online, l’Assemblea dei soci, dopo aver ascoltato le Relazioni del Presidente Giuseppe Matulli, del Direttore Matteo Mazzoni, del Presidente del Collegio dei Sindaci revisori rag. Alessandro Basegni ha approvato all’unanimità il Bilancio Consuntivo 2020 e preventivo 2021.

Diversi soci ha espresso viva gratitudine al direttore Mazzoni per il lavoro svolto e generale è la soddisfazione per come l’Istituto ha affrontato la pandemia e le sue difficili conseguenze nel corso del 2020 e dei primi del 2021. Il Direttore Mazzoni ha ricordato le criticità attuali dovute alle conseguenze economiche della crisi sanitaria sul Bilancio della Regione. L’Istituto presenta una situazione patrimoniale solida ma è fondamentale per l’esercizio in corso che sia completata l’erogazione del contributo ordinario previsto dalla regione Toscana. Il direttore ha anche evidenziato gli aspetti strategici essenziali per l’attività dell’Istituto: tutela e promozione del patrimonio, sviluppo di attività di ricerca, didattica e promozione della conoscenza storica sia in modalità online che, auspicabilmente, in presenza, sviluppo di politiche di collaborazione e rete con le diverse realtà culturali e istituzionali del territorio, proseguendo quanto fatto in questi anni. Il Presidente Matulli concludendo i lavori ha sottolineato la necessità che l’Istituo affronti il nodo del potenziamento della propria struttura organizzativa per far fronte ai crescenti impegni e alle sfide in atto.




UNA PER TUTTI. Le donne di ieri, la comunità di oggi: si parte con tre grandi donne della Resistenza

Una per tutti è il progetto dell’Istituto storico toscano della Resistenza e dell’Età contemporanea, realizzato grazie al contributo di Fondazione CR Firenze nell’ambito di “Partecipazione culturale”, il Bando tematico che la Fondazione dedica al sostegno di programmazioni culturali finalizzate a potenziare la partecipazione attiva della comunità locale e l’inclusione sociale delle periferie.

Due cicli da tre incontri ciascuno a partire da una donna che ha contribuito attivamente alla costruzione della democrazia e della cultura del nostro Paese: Tosca Bucarelli, Teresa Mattei, Anna Maria Enriques Agnoletti, Daisy Lumini, Laura Orvieto e Margherita Hack.

Le racconteremo attraverso gli interventi di espert*, le performance artistiche della cantautrice Letizia Fuochi e attraverso le voci della memoria, cittadin* volontar* che si trasformeranno in Messaggeri di Memoria, consegnandoci le loro storie e tratteggiando – attraverso la loro partecipazione attiva – un momento storico e culturale di grande importanza.

Il primo ciclo, sulla Resistenza, comincia il 22 maggio: sono alcune delle figure più note della Resistenza fiorentina le protagoniste del primo ciclo di incontri di Una per tutti. I tre appuntamenti vedranno l’intreccio fra una conferenza e momenti affidati a quelle/quei cittadine/i (di qualunque fascia d’età) che hanno accolto il nostro appello a diventare Messaggeri di Memoria, consegnandoci le loro storie e tratteggiando – attraverso la loro partecipazione attiva – un momento storico e culturale di grande importanza. Saranno coordinate/i e guidate/i dalle performance artistiche della cantautrice Letizia Fuochi.

Di seguito il calendario degli incontri e la mail per iscriversi (prenotazione obbligatoria):

Una per tutti_calendario




L’ISRT è una tappa del progetto Paesaggi della Memoria Laboratorio didattico tra passato della Resistenza e presente, curato da INDIRE

A partire dal lavoro di ricerca “Archivi e memoria come mezzo per una comunicazione culturale che abbia un impatto sociale”, e in vista del 76° anniversario della Liberazione, INDIRE propone una serie di dialoghi sui Paesaggi della memoria, luoghi simbolo dell’Antifascismo, della Deportazione, della Seconda Guerra Mondiale, della Resistenza e della Liberazione in Italia.

Partito dall’esperienza di Memoranda, laboratorio didattico sui luoghi della Resistenza piemontese, il progetto biennale Paesaggi della Memoria. Laboratorio didattico tra passato della Resistenza e presente, che ha preso il via nel 2020, prevede cicli di laboratori, sperimentazioni didattiche e visite “immersive” finalizzati a coinvolgere in particolare i giovani, nella memoria dei luoghi storici del proprio territorio.

Link al progetto: https://www.raiscuola.rai.it/percorsi/paesaggidellamemoria?fbclid=IwAR1f5y77U6oJ0yviSrUogFgH3zKjuDPfoH-K8Jl7xf3CndM4KQF9cCVAunM

Il progetto, curato dalla dott.sa Pamela Giorgi, ha coinvolto anche la realtà degli Istituti della Resistenza e dell’età contemporanea con l’intervista al direttore dell’ISRT.

L’intervista al direttore dell’Istituto storico toscano della Resistenza e dell’età contemporaneas: dott. Matteo Mazzoni:

https://www.raiscuola.rai.it/storia/articoli/2021/03/Matteo-Mazzoni-df85edef-ebbb-46c6-aae2-95c912774c9d.html




Le proposte dell’ISRT ai Cantieri della Didattica dell’Istituto nazionale Ferruccio Parri

Venerdì 19 marzo 2021, purtroppo on line, si è svolta la seconda edizione dei Cantieri della Didattica, organizzata dalla Rete Parri sul tema della Educazione Civica.
L’iniziativa, valida anche come corso di aggiornamento sulla piattaforma SOFIA Numero identificativo 56139
È volta a promuovere una riflessione sulle proposte della Rete Parri sull’insegnamento dell’Educazione Civica, a partire dalle attività svolte dagli Istituti. E’ stata l’occasione per avviare un confronto interno sulle metodologie adottate, sugli obiettivi prefissati e quelli raggiunti, sulle considerazioni disciplinari e sulla costruzione di uno specifico percorso.

Durante la giornata di studio, si sono tenute 20 relazioni, da parte di quasi un terzo degli Istituti membri della rete. L’ISRT ha avuto ben due relazioni, quelle delle insegnanti “distaccate” Monica Rook e Francesca Di Marco, e quella della insegnante e collaboratrice Chiara Nencioni.

La Professoressa Francesca Di Marco, anche a nome della collega, ha illustrato il progetto “CoImmunitas”, dal sottotitolo di “Formazione, di prossima cittadinanza”. Si tratta di un corso di Educazione Civica rivolto principalmente (ma non solo) a docenti della scuola secondaria di primo e secondo grado a partire dalle Linee Guida ministeriali (D.M.35 del 22 giugno 2020), con particolare riguardo alla cittadinanza digitale.

Il corso, causa covid, si svolge da remoto ed è articolato in tre videoconferenze e tre workshop ad esse collegati per fornire suggerimenti operativi al lavoro in classe e materiale per un immediato uso didattico.
I temi trattati sono: sapere, web, storia pubblica; differenza, inclusione, antifascismo; relazione, genere, tecnologia.
In poche parole “Sapere, differenza, relazione al tempo dell’onlife”. L’azzeccatissima definizione “onlife” è stata creata dal filosofo oxoniense Luciano Floridi. Questo neologismo sta ad indicare la vita all’epoca del digitale, per descrivere l’esperienza che si vive in un mondo iper-connesso, dove non esiste più la distinzione fra essere on line e essere offline.
La prima sezione del corso, conformemente al terzo asse delle linee guida della Legge 20 agosto 2019, n. 92, che prevede l’educazione alla cittadinanza digitale, è stata dedicata a “Sapere, web, storia pubblica” ed è stata curata dal Dottor Igor Pizzirusso, responsabile informatico dell’Istituto Nazionale Ferruccio Parri e capo redattore dalla rivista Novecento.org. I due incontri hanno avuto come oggetto Dentro Wikipedia: risorse e limiti dell’enciclopedia online e Costruire informazione: leggere e scrivere Wikipedia a scuola.
La seconda sezione del corso è dedicata al primo asso, cioè quello che ha come perno la nostra Costituzione (diritto -nazionale e internazionale-, legalità e solidarietà).
Questa parte, dal titolo “Differenza, inclusione, antifascismo” ha visto come relatrice Giorgia Bulli, dell’Università degli studi di Firenze, con un incontro dal titolo Differenze culturali e convivenza sociale a partire da una ricerca nelle scuole secondarie, e Orlando Paris, dell’Università per stranieri di Siena sul tema dei Nuovi razzismi: un approccio semiotico ai discorsi dell’odio. Il Workshop è stato curato dalla Prof.ssa Francesca Cavarocchi, dell’Università degli studi di Firenze, che ha in modo laboratoriale discusso con gli iscritti il problema di Costruire anticorpi al fascismo e ai razzismi, attraverso una proposta didattica.
Il terzo punto di questo percorso didattico dell’ISRT, che si deve ancora concludere, si intitola Relazione, genere, tecnologia e vede come relatori Silvia Semenzin, dell’Università Complutense di Madrid che tratterà di Violenza, genere, tecnologia, e Antonio Branchi, attore e formatore, collaboratore del progetto Maschio per obbligo, che il 25 marzo.

Nell’ambito dell’offerta didattica e di formazione dell’ISRT relativa all’educazione civica, la Prof. Nencioni ha elaborato e realizzato un progetto didattico collegato all’indagine sul fenomeno dei nuovi razzismi e della radicalizzazione dell’intolleranza nella Regione Toscana in particolare sull’antiziganismo, molto diffuso in tutta Italia (benché Sinti, Rom e Camminanti siano meno del 2% della popolazione), tanto che l’UE ha parlato per l’Italia della necessità di combatterlo, perché diffuso e propagandato dai media e da fazioni politiche trasversalmente unite nel sostenere il pregiudizio anti-Rom.

Il progetto verte sulla didattica con e su Sinti e Rom, cui la docente si è avvicinata entrando nell’UCRI (Unione delle Cominità Romanès in Italia), pur essendo una gagì (il termine gagé indica nella lingua romanì “il non essere rom o meglio il non appartenere alla dimensione romanì”). Il forte stigma sociale è dovuto anche alla nostra ignoranza. Innanzi tutto, è necessario introdurre chi sono Sintin e Rom. Tutti ne hanno paura ma nessuno li conosce. Perseguitati e diversi da sempre. Una comunità, anticamente proveniente dalla India del Nord, diffusa in tutta Europa (circa 11 milioni di persone in tutti i Paesi). Quanti sanno che divi e personaggi famosi che hanno segnato questo secolo sono “zingari? Qualche nome: nel campo delle arti e dello spettacolo Charlie Chaplin, Yul Brynner, Micheal Caine, Antonio Banderas, Rita Hayworth, Elvis Prersley, Moira Orfei, Django Reinhardt e anche il calciatore Zlatan Ibrahimovic. Tuttavia il numero ufficiale è incerto in tanti paesi, anche perché molti di loro rifiutano di farsi registrare come etnia rom per timore di subire discriminazioni.

In Italia ci sono circa 170mila romanì per la gran parte cittadini italiani di antico insediamento con un grado di inclusione assai ampio, ma invisibile agli occhi. Le comunità rom e sinte sono ormai ferme da decenni (lo si dovrebbe dire, invece si continua a parlare di “nomadi”, cfr. Meloni il 6/3), così come si dovrebbe ricordare che molti Rom hanno combattuto nella Resistenza. Dobbiamo prima connotare meglio chi siano i Rom, perché altrimenti si producono immagini distorte: in Italia, soltanto il 20% di Rom e Sinti vive nei campi nomadi, mentre l’80% vive esattamente come il resto della popolazione italiana ed è scarsamente visibile ai nostri occhi, perché evita di dichiararsi Rom o Sinto per non doversi difendere dai pregiudizi (voi lo dareste lavoro ad una persona che si dichiara Rom? il 96% della popolazione italiana non lo farebbe); 4 Rom su 5 non stanno nei campi eppure c’è il costante richiamo a considerarli solo un popolo di ghettizzati e nomadi; impareremo che è l’effetto dei nostri stessi censimenti che rappresentano un po’ la profezia che si autoavvera, perché con i paraocchi del razzista democratico, noi diciamo “Rom” e pensiamo “campo nomadi” oltre a zingaro, ladro, delinquente ecc.

Proprio perché tuttora oggetto di discriminazione, si interessa alla questione dei Rom e Sinti anche l’ U.N.A.R., Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni Razziali,  l’ufficio deputato dallo Stato italiano a garantire il diritto alla parità di trattamento di tutte le persone e la rimozione delle discriminazioni fondate sulla razza o sull’origine etnica. Esso è responsabile nazionale della Strategia di inclusione di Rom, Sinti e Caminanti, nell’ambito del progetto  del 2018 “To.Be.Roma – Towards a better cooperation and dialogue between stakeholders inside the National Roma Platform”, presentato all’interno del Programma Rights, Equality and Citizenship della Commissione europea.

Questi gli obiettivi:

·         Rafforzare la partecipazione di Rom, Sinti e Caminanti (RSC) nei processi decisionali nazionali e locali

·         Sviluppare le competenze e le conoscenze sulle politiche di riferimento mediante processi di empowerment di giovani e donne RSC, per una maggiore capacità di contrasto all’antiziganismo e all’hate speech

·         Sviluppare un modello gestionale integrato, flessibile, partecipativo e condiviso sulle politiche di inclusione locali in grado sia di rispondere ai bisogni delle persone RSC, sia di ridurre il conflitto nei contesti urbani

Vediamo alcuni strumenti didattici per decostruire lo stereotipo:

·         Materiali sulla storia di Rom, Sinti e Camminanti forniti dall’U.N.A.R., in particolare piccole dispense tematiche: le origini, nel Medioevo, in età moderna, i campi di concentramento fascisti, il porrajmos…

·        Documenti prodotti e attività del progetto To.Be.Roma (in particolare le guidelines) reperibili sul sito dell’U.N.A.R.  http://www.unar.it/cosa-facciamo/azioni-positive-e-progetti/progetto-to-be-roma/

·       Il saggio dello scrittore e attore Pino Petruzzelli, Non chiamarmi zingaro, Milano, Chiarelettere, 2008. L’autore va a cercare storie e opinioni di persone in Italia, Romania, Francia, Bulgaria, si avvicina alle vergogne dell’intolleranza e alle tragedie degli incendi, facendo sentire la voce di chi le subisce; fa conoscere chi ha un ruolo sociale importante e nasconde la sua origine o la ostenta pagandone le conseguenze: La zingara medico che sorveglia sulla nostra salute, lo zingaro responsabile degli antifurti di una banca, l’insegnante, il prete, le migliaia di bambini che vanno a scuola, realtà che sembrano straordinarie ma che appartengono alla vita quotidiana.

Per far toccare con mano agli alunni il problema dell’integrazione e della discriminazione, con una V Liceo Linguistico è stato messo in pratica un piccolo ma significativo abbattimento delle barriere e del pregiudizio, trascorrendo un sabato con i suoi alunni in un campo Rom, a Prato, dove vivono in totale 108 romanì. Sono stati ospitati e guidati nella visita al campo da Ernesto Grandini, che è anche Presidente dell’associazione Sinti Italiani di Prato e membro dell’U.N.A.R., un pozzo di conoscenza e un divulgatore di cultura sinta. Lui non ha problemi a dichiarare di essere un italiano di minoranza culturale sinta, perché è uno scafato e un chiacchierone, ma riconosce che per un Sinto dire chi sei richiede coraggio. Racconta cosa è stato nascere in Italia nel 1955, da padre italiano, e mamma sinta, ed essere messo nelle scuole speciali, quelle dedicate ai bambini rom, che aprivano negli scantinati quando non era orario di lezione per gli alunni “ordinari”; come è stato essere guardato con sospetto e paura oppure sentir parlare della sua gente solo come spauracchio nelle campagne elettorali. Poi Ernesto lascia la parola alle due sue nipoti, Nancy, studentessa di 17 anni e Margherita, operaia di 24, affinché gli studenti, pongano loro domande, in una conversazione fra pari. Gli alunni son subito colpiti dall’abbigliamento alla moda delle due ragazze, dal parlare correttamente l’italiano, insomma dal fatto che non le distingueresti mai da un “gagé.
E così iniziano le domande: ad es. Chi sono i Sinti? Siete nomadi? Come vi trovate a scuola? Siete ladri? E’ vero che vi sposate molto presto e con matrimoni combinati? Avete famiglie allargate? Le donne vivono in una condizione di sudditanza? Che ne pensate delle zingare che si vedono in giro con la gonna lunga a chiedere l’elemosina? E le ragazze rispondono, vestite all’occidentale, con i loro i-phone, del tutto uguali agli alunni in visita. Rispondono con naturalezza e senza sdegno. Ad uno ad uno si sfatano i pregiudizi, si notano le similarità mai pensate, si decostruiscono gli stereotipi.

L’intervista alle due giovani sinte è pubblicata sul portale “Toscana Novecento”: Un’esperienza didattica nel campo Sinti di Prato www.toscananovecento.it/custom_type/spiegare-il-porrajmos-a-scuola/

Conoscere le storie di Rom e di Sinti fa uno strano effetto. Iniziando a conoscere la loro cultura si comincia a vedere lo “zingaro” da un diverso punto di vista. Il suo. Si comincia a capire qualcosa di una “etnia più misconosciuta che conosciuta”. Una?! Rom, Rom Lovari e Kalderasa, Rom Rudari, Carnerm, Sinti, Manouche, Kalè, Jenish, Khorakhanè, Kanjarja, Sufi …. Un variegato mondo di comunità.




Eletta la Presidenza dell’ISRT. Confermata la Direzione.

l Consiglio direttivo dell’Istituto, insediatosi il 2 marzo, ha confermato alla presidenza Giuseppe Matulli. Arriva per la prima volta una donna alla vicepresidenza, Camilla Brunelli (dirige il Museo della Deportazione a Prato), che affiancherà Roberto Bianchi, al secondo mandato in questo ruolo. Confermato nell’incarico di direttore Matteo Mazzoni.

L’Istituto  è pronto a confrontarsi con il presente drammatico della pandemia che ha effetti in campo culturale e sociale pesantissimi: nello snodo tra presente e futuro è decisiva la consapevolezza della conoscenza storica. In ponte, pandemia permettendo, ci sono  – tra  i diversi progetti di studio  –  l’organizzazione di un confronto nazionale sull’Italia del 1940 e l’avvio di una ricerca finalizzata alla mappatura degli archivi delle fabbriche del territorio fiorentino che verrà condotta insieme alla Camera del Lavoro. Numerose le attività per la didattica, la formazione e per promuovere la  public history.

“C’è adesso una sfida che attende tutto il mondo nella trasformazione indotta dalla pandemia e che si riverbererà anche nel dopo-Covid: – mette in evidenza Giuseppe Matulli – si tratta di una rivoluzione del modo di operare, in quasi tutti i campi, che rafforza la necessità di presidi culturali per non consentire di perdere di vista il passato, nella libertà del dibattito storico, per affrontare le sfide del tutto nuovo del futuro che ci attende”.

La rete  provinciale degli istituti storici è attiva più che mai. . “Ancora di più in questa fase di grave crisi e profonde trasformazione, l’Istituto, nella sua identità plurale di ente di ricerca, conservazione, progettazione didattica e culturale, intende essere a servizio del territorio per promuovere consapevolezza e conoscenza storica”, sottolinea il direttore Matteo Mazzoni.

“L’istituto storico toscano della resistenza e dell’età contemporanea giunge a questa sfida storica del Covid, e del dopo pandemia, con la qualificazione costruita nel passato sulla affidabilità della sua ricerca storica e della sua divulgazione, per le numerose dimostrazioni di autonomia e libertà di ricerca ai sui temi più delicati, a cominciare da quello dei confini orientali – sottolinea ancora Matulli –  Questa qualificazione spiega come sia stato possibile ottenere la disponibilità di tante persone autorevoli e qualificate a partecipare alla elezione del nuovo organo direttivo dell’Istituto che a dimostrazione della credibilità dell’Istituto prestigio acquisito in passato e rafforzato dalle nuove adesioni”.




Dopo una partecipata Assemblea sociale, eletto il nuovo Consiglio direttivo dell’ISRT

L’Istituto storico toscano della Resistenza e dell’età contemporanea ha un nuovo consiglio. Eletti lunedì 15 febbraio da un’assemblea dei soci per la prima volta convocata in modalità online, i 18 nuovi titolari delle cariche sociali sono in prevalenza storici, con una presenza molto qualificata e variegata della società fiorentina e toscana.

Ecco anzitutto i consiglieri eletti in rigoroso ordine alfabetico: Franca Maria Alacevich, Pier Luigi Ballini, Leonardo Bianchi, Roberto Bianchi, Luca Brogioni, Camilla Brunelli, Pietro Causarano, Francesca Cavarocchi, Paul Corner, Valeria Galimi, Stefano Grassi, Gianluca Lacoppola, Giuseppe Matulli, Andrea Morandi, Mario Rossi, Irene Stolzi, Diana Toccafondi e Luigi Tomassini. Al voto sei sono presentati 25 candidati, come prevede lo Statuto, 12 consiglieri uscenti e 13 nuovi all’esperienza operativa nell’Istituto.

“I neoconsiglieri dovranno misurarsi con i nuovi scenari del XXI secolo. Non solo pandemia sanitaria, ma pandemia “populista”, nuove culture e nuovi sistemi di valore – sottolinea il presidente dell’IRST Giuseppe Matulli nel suo messaggio all’assemblea – L’Istituto deve diventare più flessibile ma tenere saldamente la barra di una politica della storia che contrasti il rischio di impoverimento culturale in un mondo caratterizzato dal progresso tecnologico”.

Il direttore Matteo Mazzoni ricorda i risultati ottenuti nell’ultimo difficile anno di pandemia, nonostante le criticità legate alle chiusure e alla riduzione dei finanziamenti. “La prospettiva strategica dell’Istituto, che riunisce ambiti ed attività spesso suddivisi fra enti diversi (dalla tutela del patrimonio, alla ricerca storica, dalla didattica alla divulgazione), parte dal lavoro di coordinamento degli istituti provinciali realizzato in questi anni e dalla competenza e passione di tutti coloro che vi lavorano e vi collaborano”.

Matulli e Mazzoni hanno poi sottolineato il ruolo importantissimo di Simone Neri Serneri e della sua lunga gestione prima come direttore e poi come presidente ed evidenziato la particolarità dello stretto rapporto tra ISRT e Regione Toscana nel contesto della politica della memoria sempre fondata su un rigoroso approccio storico. Entrambi confidano che la Regione, pur nell’eccezionalità della situazione, confermi i contributi previsti così da poter mantenere tutte le attività culturali a servizio del territorio.

L’assemblea ha visto una larga partecipazione dei soci, più di 65 gli intervenuti che hanno animato un confronto di grande qualità insieme all’assessora regionale alle Politiche della memoria Alessandra Nardini, che ha ringraziato l’ISRT e la rete degli istituti provinciali della Resistenza e dell’età contemporanea per il loro fondamentale ruolo di “presidio” culturale in un periodo di revisionismi e sovranismi, confermando anche l’impegno finanziario della Regione.

Il confronto in assemblea ha messo in evidenza la necessità per l’ISRT di lavorare ancor più decisamente, in rapporto con le istituzioni, per “storicizzare la memoria” e per incidere sulla cultura del territorio. Grande attenzione è stata dedicata anche alla questione dell’educazione alla cittadinanza, nuova materia per le scuole italiane, e del ruolo dell’Istituto come punto di riferimento per il mondo della scuola e per l’educazione permanente degli adulti.