Pubblicata online la nuova offerta formativa ISRT per le scuole!

L’Istituto storico toscano della Resistenza e dell’età contemporanea, grazie alle proprie docenti distaccate e al lavoro di direzione e collaboratori, offre una rinnovata offerta formativa per insegnanti e scuole. Conoscenza della storia del ‘900 e educazione alla cittadinanza ne sono gli ambiti essenziali sia per la formazione docenti che per i progetti per le classi, realizzabili sia in presenza che a distanza.

Alla vigilia del nuovo anno scolastico, così complesso e difficile, un supporto per confermare e accrescere vicinanza e attenzione al mondo della scuola.

In allegato la brochure con i progetti.




Call for paper Farestoria 2/2020

Spostarsi: le migrazioni nella storia
Call for Paper per un numero monografico di
Farestoria
Rivista dell’Istituto storico della Resistenza e dell’età contemporanea di Pistoia

A partire dagli anni Novanta del secolo scorso i fenomeni migratori sono divenuti sempre più frequentemente oggetto di studio da parte delle scienze umane e sociali. Nei paesi occidentali questa attenzione è stata il frutto dei diversi flussi migratori, soprattutto in entrata, che ne hanno interessato le società. È stata prodotta una mole enorme di ricerche sui vari aspetti delle migrazioni, sui loro motivi, il loro impatto, le loro dinamiche interne e transnazionali ecc. Le ricerche hanno investito prevalentemente le scienze che lavorano “al presente”, ma anche la storiografia progressivamente ha messo a fuoco la tematica, con un’ottica di lungo periodo, contribuendo alla produzione di studi che hanno aumentato la nostra conoscenza delle migrazioni nella storia delle società umane. In questo campo si sono cimentate la demografia storica, la storia del lavoro, la storia orale e la storia economica, con significativi apporti derivati dai postcolonial studies, dai subaltern studies e
dall’antropologia culturale. Disponiamo oggi di studi storici che ricostruiscono le migrazioni in epoche storiche diverse, i loro legami con l’organizzazione economica, sociale e del lavoro delle geografie umane e di potere che le produssero, la loro interazione con le catastrofi (guerre, disastri ambientali, malattie, crisi economiche ecc.), il loro livello di libertà o di coercizione (ad es. la tratta degli schiavi fu un fenomeno plurisecolare di migrazione organizzata a scopo lavorativo di natura coercitiva), il carattere permanente, temporaneo o stagionale di quelli che sono stati individuati come circuiti migratori (ad es. all’interno dell’Italia o dell’Europa), i loro legami con le politiche imperialistiche, coloniali o
persecutorie messe in atto dagli Stati. Al tempo stesso, hanno iniziato ad essere storicizzati i flussi migratori su le direttrici sud-nord ed est-ovest, diretti negli ultimi decenni verso i paesi della cosiddetta Europa occidentale e gli Stati Uniti. Queste migrazioni hanno ormai raggiunto una profondità temporale che ci permette di ricostruirne la storia, con la consapevolezza che si tratta di una storia aperta ed ancora in pieno svolgimento, ma che nondimeno ha accumulato un quantitativo di “passato” alle sue spalle passibile di essere indagato con
i metodi propri della storiografia. Lo stesso discorso vale per i vari tipi di reazioni che i flussi degli ultimi decenni hanno originato, da quelle negative di rigetto, spesso di segno xenofobo e/o razzista ma non sempre riconducibili o riducibili solamente a queste due categorie giocando un ruolo anche le reazioni di tipo economico, a quelle di segno opposto, come lo sviluppo di un movimento antirazzista dalle ambizioni egemoniche nei paesi occidentali, fra cui l’Italia, che si è innestato in vari modi negli alvei politici orientati a sinistra, a quelle politiche e legislative che, ovviamente in maniera mai tecnica e neutrale, hanno governato, o tentato di governare, i fenomeni migratori.

Il numero monografico di Farestoria dedicato alle migrazioni intende focalizzarsi su questi temi per restituire una lettura storica dei fenomeni migratori, tanto del passato più distante da noi che di quelli tutt’ora in corso e delle reazioni ad essi.

Le linee di ricerca suggerite sono:
– Casi di studio di tipo microstorico o comunque legati a particolari circuiti o sistemi più o meno stabili su scale territorialmente definibili (anche transnazionali)
– Le risposte ai flussi di tipo politico e/o legislativo, le reazioni di segno negativo e le reazioni di tipo includente all’interno della scala di indagine prescelta
– Le relazioni di tali migrazioni con l’economia, il lavoro, la politica, le catastrofi (guerre, disastri ambientali, malattie, crisi economiche ecc.)
– La soggettività dei punti di vista degli attori storici, singoli e collettivi, con particolare attenzione alle testimonianze (scritture, diari, memorie, epistolari, fotografie, disegni, oggetti, ecc.) e/o alla storia orale.
Le proposte, di un massimo di 3000 caratteri spazi inclusi più un titolo, dovranno pervenire entro il 5 settembre 2020 insieme a un breve curriculum (2000 caratteri) con l’indicazione se si intende concorrere per la stesura di un “Contributo” (massimo 20mila caratteri spazi inclusi) o di un “Saggio” (massimo 50mila caratteri spazi inclusi).
Sarà data tempestiva comunicazione delle proposte selezionate entro dieci giorni circa dalla scadenza della Call, contestualmente all’invio delle norme redazionali.

Il lavoro finale dovrà essere consegnato entro il 30 novembre 2020.

Le proposte dovranno essere inviate all’indirizzo mail: farestoriaredazione@gmail.com




Aperte le iscrizioni del corso online: “In viaggio verso Auschwitz” in vista del Giorno della Memoria 2021.

Si rende noto che la Regione Toscana, in collaborazione con “Fondazione Museo e Centro di Documentazione della Deportazione e della Resistenza di Prato”, in occasione del prossimo “Giorno della Memoria”, organizza il corso di aggiornamento: “In viaggio verso Auschwitz – Percorso di formazione online tra storia e memorie”.

Il corso, gratuito, si svolgerà interamente in modalità telematica con lezioni, conferenze, laboratori e attività didattica a distanza. Il corso è rivolto ai docenti delle scuole secondarie di secondo grado che insegnano alle ultime tre classi del ciclo scolastico e, per le attività previste nella sezione “Dialoghi tra passato e presente”, anche agli stessi studenti delle ultime tre classi delle suddette scuole.

Gli insegnanti avranno successivamente la possibilità di svolgere attività didattica con le proprie classi anche producendo materiali multimediali che saranno selezionati da una commissione giudicatrice composta da membri della Regione Toscana, Fondazione Museo della Deportazione e Resistenza di Prato e Istituto Storico Toscana della Resistenza e dell’Età Contemporanea (ISRT) per essere pubblicamente presentate in occasione del Meeting del “Giorno della Memoria 2021”.

Il percorso si concluderà con la partecipazione al Meeting on line degli studenti toscani il 27 gennaio 2021. Il Meeting sarà trasmesso in streaming, alla presenza dei testimoni della Shoah e della deportazione. Le scuole toscane di ogni ordine e grado potranno seguirlo con punti di ascolto a cura di ogni scuola.

Sono partner del progetto l’Ufficio Scolastico Regionale della Toscana (USR Toscana) e l’Istituto Storico Toscano della Resistenza e dell’Età Contemporanea (ISRT).

Il corso è riconosciuto dal MIUR ed è valido come aggiornamento degli insegnanti per le suole secondarie di secondo grado. Inoltre, è propedeutico alla partecipazione alle future edizioni de “Il Treno della Memoria” organizzate dalla Regione Toscana.

Le richieste di partecipazione dovranno essere inoltrate al seguente indirizzo: formazione@museodelladeportazione.it

 Le iscrizioni saranno aperte fino al 30 luglio 2020.

Numero partecipanti: max 250 (sarà seguito l’ordine cronologico delle domande d’iscrizione).

 Per informazioni sull’organizzazione dell’evento contattare la Fondazione Museo e Centro della Deportazione e Resistenza di Prato: formazione@museodelladeportazione.it

 

Descrizione del progetto

 

 

Il Treno della Memoria è un viaggio tra storia e memoria, tra passato e consapevolezza del presente che trova il proprio focus nel percorso culturale di formazione proposto agli insegnanti, in modo tale che le conoscenze e l’aggiornamento didattico acquisiti possano essere trasferiti nella formazione degli studenti.

Il Novecento, i totalitarismi, le persecuzioni, le deportazioni, i campi di concentramento e di sterminio, la Shoah, sono elementi che interrogano costantemente il nostro presente e che aprono a riflessioni ed attività multidisciplinari fondamentali per coloro che svolgono professioni educative e/o legate al mondo della formazione.

Il progetto ripercorre virtualmente i luoghi, i temi, le questioni legate alla storia ed alle memorie del Novecento, delle deportazioni, del fascismo, del nazismo e dei totalitarismi, per offrire conoscenze e strumenti professionali adeguati alla progettazione di attività formative nell’ambito scolastico e costruire strumenti culturali, formativi, educativi rivolti al presente.

1.Presentazione scientifica del corso
2. Il contesto storico degli anni Trenta e Quaranta. Fascismo, nazismo e guerra totale
-DIALOGHI TRA PASSATO E PRESENTE

3.Il sistema concentrazionario nazista
-DIALOGHI TRA PASSATO E PRESENTE
4.La deportazione degli oppositori politici e degli IMI
-DIALOGHI TRA PASSATO E PRESENTE
5.Dalla persecuzione degli “omosessuali”, dei testimoni di Geova e degli “asociali” al genocidio di rom e

sinti
-DIALOGHI TRA PASSATO E PRESENTE
6.L’aktion T4 e lo sterminio dei disabili
-DIALOGHI TRA PASSATO E PRESENTE
7. La persecuzione degli ebrei, la Shoah, Auschwitz
-DIALOGHI TRA PASSATO E PRESENTE
8.La giustizia internazionale ed i processi dopo lo sterminio

-DIALOGHI TRA PASSATO E PRESENTE
9.La costruzione delle categorie dell’odio nel presente
Agli iscritti sarà successivamente inviato il programma dettagliato con i nomi dei relatori e degli ospiti dei Dialoghi.

 

Organizzazione generale del corso

 

·        Il corso avrà inizio nell’ultima settimana di agosto 2020 (saranno comunicati data e orario) e si concluderà con la partecipazione in streaming al “Giorno della Memoria 2021”.

 

·        Gli incontri si svolgeranno con cadenza settimanale, per la durata totale di 90 minuti circa (40 minuti di lezione + max 50 minuti di laboratorio didattico).

 

·        Nella sezione “Dialoghi tra passato e presente” sono previsti incontri con scrittori, comunità, associazioni che si svolgeranno in orario serale. La partecipazione ai dialoghi è volontaria e non obbligatoria.




1940-’43: campi italiani per progionieri di guerra. Il nuovo progetto di Topografia per la Storia

Con l’entrata in guerra – il 10 giugno del 1940, quindi esattamente 80 anni fa – il Regio esercito italiano si trova nella necessità di creare e successivamente gestire i luoghi dove internare i prigionieri di guerra degli eserciti nemici catturati durante i combattimenti.

Dopo aver realizzato negli anni scorsi una mappatura dei campi italiani per prigionieri di guerra (qui la mappa ancora provvisoria con i 177 luoghi individuati tra campi principali e distaccamenti di lavoro http://campifascisti.it/mappe. php?all=on&21=on&4=on), Topografia della Storia ha appena finito di inserire nel nostro sito 340 nuove immagini, la maggior parte delle quali relative proprio a questa tipologia di luoghi.

Tutte le immagini sono tratte dall’archivio audiovisivo del Comitato internazionale della Croce Rossa di Ginevra (ICRC), che ci ha concesso il permesso alla pubblicazione.

Si tratta quindi di immagini “ufficiali”, scattate durante le visite dei delegati dell’ICRC ai campi per prigionieri.

Le immagini si possono consultare partendo dal database http://campifascisti.it/ elenco_immagini.php o selezionando l’intero archivio (Visualizza per archivio: International Committee of the Red Cross) oppure partendo dai luoghi (ad esempio: Busseto – campo per prigionieri di guerra numero 55).

Secondo i dati dello Stato maggiore del Regio esercito italiano, nel marzo 1943 si trovano nei campi in Italia circa 80 mila prigionieri di guerra.

La maggior parte di loro combatteva per l’esercito dell’impero britannico. Oltre a 43.691 inglesi, vi sono prigionieri provenienti dal Sud Africa (divisi in bianchi, 12.178, e di colore, 2.600), dall’India (5.199), dalla Nuova Zelanda (3.788) e dall’Australia. I prigionieri di nazionalità americana sono 742, mentre 1.970 sono francesi definiti come degaullisti.
Infine, in campi a sé, vi sono anche 1.600 greci e 5.760 militari dell’ex esercito jugoslavo, la maggioranza dei quali è classificata come di nazionalità serba.

Le fotografie ci mostrano alcuni dei campi di prigionia per ufficiali di rango superiore, di solito ricavati in castelli o ville storiche (si veda ad esempio il campo numero 17 presso il castello di Rezzanello in provincia di Piacenza http://campifascisti.it/ scheda_img_full.php?id_img=474 ), e diversi campi per i soldati semplici, dove le condizioni di vita erano ovviamente molto più spartane (si veda ad esempio il campo numero 57 di Grupignano in provincia di Udine http://campifascisti.it/ scheda_img_full.php?id_img=552 ).

Il campo di prigionia più documentato (ben 49 fotografie) è quello di Sulmona (qui una veduta generale del luogo http://campifascisti.it/ scheda_img_full.php?id_img=536 ). Il campo di Sulmona era diviso in due parti: quella in baracche dove stava la maggior parte dei soldati prigionieri di guerra, e una sorta di dependance per gli alti ufficiali alloggiati presso villa Orsini.

Come prevedeva la Convezione di Ginevra sul trattamento dei prigionieri di guerra – firmata anche dall’Italia -, il Regio esercito allestì inoltre alcuni Ospedali per i militari catturati. Il fondo dell’ICRC conserva una bella immagine dell’Ospedale per prigionieri di guerra numero 201 di Bergamo, osservando la quale si ha una chiara idea del carattere “multietnico” dell’esercito alleato nemico dell’Italia (http://campifascisti.it/ scheda_img_full.php?id_img=341 ).

Non mancano neppure le immagini dei campi per i prigionieri di guerra greci e jugoslavi (anche se per questi ultimi l’Italia non riconosceva alcuna tutela internazionale). Tra gli altri si vedano il campo numero 55 di Busseto (per prigionieri di guerra greci http://campifascisti.it/ scheda_img_full.php?id_img=497 ) e il campo numero 23 di Vestone per gli jugoslavi http://campifascisti.it/ scheda_img_full.php?id_img=576 ).

Oltre che dei campi per prigionieri di guerra, nel fondo dell’ICRC sono state rintracciate alcune immagini relative ai campi per internati civili, gestiti quindi dal Ministero dell’interno.

In particolare segnaliamo 5 fotografie che documentano il campo di internamento femminile di Treia (Macerata) (qui un esempio http://campifascisti.it/ scheda_img_full.php?id_img=557 cui è anche allegato il rapporto della visita del delegato dell’ICRC), e le 12 fotografie del campo delle Fraschette di Alatri (Frosinone) con i volti dei bambini e delle donne jugoslave deportate in Italia (http://campifascisti.it/ scheda_img_full.php?id_img=317 ) ma anche delle loro croci nel cimitero del paese (http://campifascisti.it/ scheda_img_full.php?id_img=312 ).

 

www.campifascisti.it   è un progetto dell’associazione Topografia per la storia

responsabile andrea giuseppini mail info@topografiaperlastoria.org




La cultura non si ferma! e #RaccontiamoLaResistenza

La cultura non si ferma!
L’Istituto storico della Resistenza e della società contemporanea di Livorno (Istoreco), considerata la situazione nella quale tutti ci troviamo, ha deciso di cercare di stare vicino a tutti suoi sostenitori ed amici con alcuni interventi virtuali, postati sul sito e sulla pagina facebook.

  • Ogni martedì verrà pubblicato uno dei dieci episodi del video-progetto Pillole di Resistenza, filmati realizzati in occasione del 75° della liberazione della Toscana tramite il sostegno della Regione Toscana e il coordinamento dell’Istituto storico della Resistenza in Toscana di Firenze e altri prodotti dal nostro stesso Istituto.
  • Nella settimana della Liberazione, sarà la volta di Liberi, immagini e testimonianze dal fascismo alla democrazia a Livorno: una raccolta di videointerviste del maggio 1994 in un documentario con la regia di un giovanissimo Paolo Virzì.
  • Sempre nella settimana della Liberazione, sui consueti canali, sarà pubblicato il docufilm a firma Istoreco Molho, una famiglia in fuga: le vicende personali di Dino Molho, che da ragazzo ha vissuto, tra il 1944 ed il 28 aprile del 1945, un’esperienza molto simile alla vicenda di Anna Frank; ha trascorso oltre un anno nascosto in una “casa segreta” ricavata all’interno della fabbrica di minuterie metalliche di proprietà della famiglia. Una storia di speranza, coraggio e solidarietà che, attraversando emozioni come paura e tristezza, sfocia nella libertà e nella Liberazione.
  • Il 25 aprile sarà pubblicata l’Antologia parlata, videoletture tratte dalla pubblicazione Istoreco Le parole sono ponti e i racconti ponti robusti: testimonianze dei partigiani livornesi Mario Lenzi, Garibaldo Benifei, Nelusco Giachini e della staffetta Ubaldina Pannocchia.
  • Saranno inoltre pubblicati interventi di un team di studiosi che collaborano con Istoreco, tra cui Enrico Acciai, Gianluca Della Maggiore e Stefano Gallo.
  • Infine, durante tutto il mese di aprile, saranno proposte Letture in compagnia, brani legati al tema della Liberazione del paese e in particolare riallacciabili con la storia e la storia della Resistenza nella provincia di Livorno. Anche se non mancheranno pagine di riflessioni di natura più generale.
Prosegue con successo la campagna #RaccontiamolaResistenza

La campagna social #RaccontiamolaResistenza, avviata dall’Istituto Nazionale Ferruccio Parri e dagli altri 65 istituti della rete il 29 marzo su Facebook, Twitter e Instragram, prosegue a ritmo serrato verso il grande appuntamento del #25 aprile 2020.
Sono già moltissimi i contributi video, audio e testi pubblicati sulla pagina fb, anche da singoli cittadini, gruppi e enti locali: una straordinaria mole di materiali che restituiscono il valore della lotta di liberazione e offrono nuove risorse sulla Resistenza, seguendo un serio approccio documentario.
Notevole il successo: in pochi giorni la pagina ha ottenuto oltre 4.000 followers e 20.000 contatti.
Molto importanti le partnership maturate: a sostegno della campagna si sono schierate tutte le associazioni di reduci e partigiani, le principali società storiche, la rete Paesaggi della Memoria. La campagna ha inoltre ottenuto la prestigiosa media partnership di Rai Storia e Rai Cultura; e l’interesse del Corriere della Sera.
Si muove in sinergia con le altre grandi campagne nazionali (Caritas-Cri, Anpi Repubblica tv, Istituto Cervi), per un 25 aprile veramente festa di tutti e con tutti, come è nello spirito della giornata.
Ringraziamo i tanti testimonial che parteciperanno alla maratona fb del 25 aprile: Eraldo Affinati, Silvia Avallone, Roberta Biagiarelli, Claudio Bisio, Vinicio Capossela, Daria Colombo, Ferruccio De Bortoli, Maurizio De Giovanni, Paolo Di Paolo, Giorgio Diritti, Gad Lerner, Carlo Lucarelli, Maurizio Maggiani, Valerio Massimo Manfredi, Modena City Ramblers, Michela Murgia, Murubutu, Paolo Nori, Patrizio Roversi, Igiaba Scego, Antonio Scurati, Mario Tozzi, Roberto Vecchioni, Julio Velasco, Pamela Villoresi, Yo Yo Mundi, Massimo Zamboni…e molti altri (l’elenco completo è disponibile sulla pagina fb).
Incontriamoci ogni giorno sulla pagina fb @RaccontiamolaResistenza!

Restiamo a casa ma festeggiamo comunque insieme il 25 Aprile!




#COOMINGSOON “Pillole di Resistenza”, progetto regionale degli Istituti della Resistenza, ogni martedì, sul canale Youtube ISRT

Mai, come in questo momento, la parola “Resistenza” sembra così attuale. L’ISRT, insieme alla rete toscana degli Istituti storici della Resistenza e dell’Età contemporanea e con il patrocinio e il sostegno fondamentale della Regione Toscana, è felice di presentarvi “Pillole di Resistenza”.

Dieci approfondimenti sulla storia della guerra, della Resistenza e della Liberazione in Toscana. Ricordare il passato per capire il presente e impegnarsi per salvaguardare il nostro futuro.

Ogni settimana pubblicheremo, ogni martedì fino al 2 giugno, una pillola sul nostro canale YouTube: https://www.youtube.com/user/Storiaememoria900

Ringraziamo tutti gli Istituti storici della Toscana Istituto Storico della Resistenza Senese Istoreco Livorno Istituto storico della Resistenza di Pistoia Isgrec Istituto Storico GR Istituto Storico della Resistenza Apuana Istituto Della Resistenza Lucca Museo della Deportazione e Resistenza per la preziosa collaborazione e l’impegno dimostrato per questo progetto e RUMI Produzioni (Nicola Melloni) per l’impeccabile regia e per il montaggio dei video, Matteo Mazzoni, Francesco Fusi e Giada Kogovsek per il lavoro di coordinamento e segreteria scientifica.

Vi aspettiamo, sintonizzati sui nostri canali, non perdetevi nemmeno una pillola!




Al Confine “orientale”: un viaggio nello spazio e nel tempo per formare alla complessità della Storia

Si è concluso sabato 15 febbraio, con la visita ai resti del campo di Laterina, il viaggio – studio sui luoghi della storia del Confine “orientale” italiano, promosso dalla Regione Toscana ed organizzato dall’Istituto storico grossetano della Resistenza e dell’età contemporanea, in collaborazione con ISRT e tutta la rete degli Istituti, che ha coinvolto 25 insegnanti e 50 studenti provenienti da tutte le aree della regione, isola d’Elba compresa.

A partire da martedì 11, con la visita a Redipuglia e quindi a Trieste, i ragazzi e i loro insegnanti hanno potuto compiere un viaggio, nello spazio e nel tempo, che li ha messi di fronte alla complessità della vicenda storica attraverso lezioni tenute da storici e interventi a cura di testimoni ed esponenti delle comunità fiumano, istriano dalmate.

Visitando Gonars, Basovizza, Magazzino 18, Risiera, Fiume, Pisino hanno toccato con mano e sentito evocare le violenze, i dolori, le perdite (fisiche, materiali e morali) che hanno segnato in modo estremamente significativo le popolazioni dell’alto adriatico fino alle pagine terribili delle foibe e dell’esodo, culmine delle dinamiche della guerra totale e dell’incipiente guerra fredda.

Ma la visita alla comunità italiana a Fiume è stato anche un segno di speranza nella possibilità di un civile convivenza fra culture diverse, distante dalle pagine del passato, premessa indispensabile di un futuro di pace.

Il viaggio, culmine di un percorso di formazione iniziato con la Summer school dei docenti nel mese di agosto dello scorso anno, è stato quindi per tutti i partecipanti occasione di conoscenza e riflessione, tappa ulteriore del pluriennale impegno della Regione Toscana a favore della promozione della conoscenza delle memorie e della Storia del Novecento.




“Vite spezzate”: si è svolta la nuova edizione del Meeting degli studenti della Regione Toscana per il Giorno della Memoria

La mattina del 27 Gennaio, al Nelson Mandela Forum di Firenze si è tenuto il Meeting degli studenti toscani in occasione del giorno della memoria, organizzato dalla Regione Toscana e dalla Museo e centro di documentazione della Deportazione e Resistenza di Prato. Il titolo dell’edizione di questo anno è  “Vite spezzate. Guerre, deportazioni, stermini”. Infatti a una prima parte dedicata alla Shoah e alle altre pratiche di deportazione nel contesto del secondo conflitto mondiale, è seguita una seconda intitolata “Il razzismo e le guerre nel presente”.

I circa 8000 studenti, che hanno partecipato a titolo totalmente gratuito all’evento, sono stati accolti dalla musica dell’orchestra multietnica di Arezzo che, sotto la artistica direzione di Enrico Fink, musicista e membro della comunità ebraica di Firenze,k e con la partecipazione del gruppo di Alexian Santino Spinelli, musicista e docente universitario Rom, ha creato un sincretismo musicale fra musica ebraica e musica romanì.

L’evento è ufficialmente iniziato con la preghiera ebraica El Male Rachamin interpretata da Enrico Fink. È una poesia in ebraico del poeta Yehuda Amichai utilizzata come canto di preghiera elevato in memoria delle persone morte di morte violenta, intonata spesso, quindi, nelle celebrazioni della Shoah.

Dopo una introduzione al meeting da parte di Ugo Caffaz, il solerte organizzatore da molti anni di questo evento, e dopo i saluti istituzionali del sindaco di Firenze Dario Nardella e della vicepresidente della Regione Toscana Monica Barni, il Professor Giovanni Gozzini, docente di storia contemporanea all’Università di Siena, ha tenuto una introduzione storica che, lungi da essere una lezione frontale, è stata un’esortazione contro l’indifferenza e contro ogni tipo di esclusione. Puntando il dito verso l’uditorio e dicendo “tu sì, tu sì, tu no”, ha introdotto il tema dalle leggi razziali del ‘35 Germania e del ‘38 in Italia, partendo dall’espulsione degli ebrei dalle scuole italiane. Poi ha fatto notare come non solo i Tedeschi nazisti abbiano deportato  masse di persone e creato campi di concentramento, ma che l’avevano già fatto prima gli Italiani fascisti durante l’occupazione della Libia negli anni ’30, deportando 100.000 abitanti dell’interno, zone in cui erano attivi i partigiani libici, in prevalenza anziani, donne, bambini, ai campi di concentramento sulla costa, causando la morte di 10.000 persone nelle marce forzate nel deserto e di 20.000 nei campi di concentramento, nei quali tra l’altro sono state eseguite almeno 1000 sentenze capitali; “abbiamo insegnato noi a Hitler come si fa”, dice provocatoriamente Gozzini.

La mattina è poi proseguita con la lettura da parte dell’attore William Pagano di alcuni passi tratti dal diario Quarantaquattro mesi di vita militare (Firenze 2014) di Elio Materassi, un IMI, cioè un internato Militare italiano, che ha scelto di non prestare servizio, una volta internato Germania, nell’esercito della Repubblica sociale Italiana.

Per ricordare anche la deportazione politica sono stati trasmessi filmati in memoria di due sopravvissuti ai lager scomparsi recentemente: Vera Michelin Salomon e Marcello Martini.

Vera a 19 anni, a Roma, entra nell’organizzazione del Comitato studentesco di agitazione il cui compito era quello di distribuire materiale di propaganda antifascista contro l’occupante nazista, davanti alle scuole superiori e all’università. Il 14 febbraio 1944, (dietro delazione) un commando di SS arresta tutto il gruppo e Vera, davanti al Tribunale Militare Tedesco, è condannata a tre anni di carcere duro, da scontarsi in Germania.

Marcello, pratese, è stato il più giovane deportato politico italiano, che ha vissuto a soli 14 anni l’esperienza del campo di concentramento di Mauthausen, perché si trovava coinvolto, giovanissimo, con la sua famiglia nelle attività clandestine di resistenza al nazi-fascismo, in sostegno all’emittente clandestina Radio Cora. E ai giovani di oggi, nell’ultima  intervista registrata, lascia questo messaggio “siate curiosi, abbiate  desiderio di imparare qualsiasi cosa, perché un giorno nella vita potrebbe esserti tolto tutto, come è accaduto nei lager, ma quello che tu sai non te lo può togliere nessuno”.

Moderate  da Adam Smulevich, giornalista e scrittore, salgono sul palco tre testimoni: Vera Vigevani Jarach, Kitty Braun Falaschi e Tatiana Bucci.

Vera presenta la sua duplice storia di dittature, di uccisione di due persone care -nonno e figlia- senza neppure una tomba su cui ricordarle.

Vera viene espulsa da scuola con le leggi razziali del ’38; l’anno dopo con la famiglia (i nonni rimangono invece in Italia e saranno deportati ad Auschwitz) emigra in Argentina ma lì nel 1976 un colpo di stato provoca la caduta del governo e l’instaurarsi del regime di Videla che mira a reprimere qualsiasi forma di opposizione politica e sociale tramite un sistema repressivo basato sulla violazione sistematica dei diritti umani e civili passato alla storia come Guerra Sucia. Vittime del regime sono soprattutto gli studenti – universitari e delle scuole superiori -, considerati pericolosi poiché pensano, credono nella giustizia, nella solidarietà e nella libertà, proprio come Franca, la figlia di Vera, molto attiva nel movimento studentesco della sua scuola. Venerdì 25 giugno 1976, Franca scompare: viene catturata e condotta all’Escuela de Mecánica de la Armada, adibita a centro di detenzione e tortura dei ribelli. La detenzione di Franca dura qualche settimana: a metà luglio è vittima di un “volo della morte”. Vera viene a sapere del destino della figlia solo nel 2000, dopo oltre 20 anni. Vera è una delle madri di Plaza de Mayo, movimento nato nel 1977 che riunisce le madri dei desaparecidos. Da allora porta in testa un fazzoletto bianco, che in realtà era il pannolone dei bambini, con il nome di figlia ricamato. Questo è il simbolo delle madri di Plaza de Mayo.

La seconda a parlare è Kitty, che racconta, con un’espressione dolce e con la voce riarsa da tanti anni di insegnamento, la sua esperienza di bambina ebrea. Del periodo vissuto in clandestinità, sotto pseudonimo, Kitty ha un ricordo quasi fiabesco, perché era troppo piccola per presentire ciò che le sarebbe accaduto. Invece a 9 anni è stata deportata con la mamma nel campo di concentramento di Ravensbrück e poi a Bergen Belsen. Cinque mesi nei lager, sei con il soggiorno nella risiera di San Sabba, il campo di concentramento a Trieste, spesso tappa di partenza verso la Germania.

La terza testimone è Tatiana Bucci, per una volta senza la sorella Andra, a cui va comunque il saluto di tutti. Le due sorelle sono state deportate insieme alla madre e al cuginetto Sergio a Birkenau. Si sono salvate dalla selezione perché credute gemelle da Mengele, “il dottor morte”, che in quel periodo conduceva esperimenti sui gemelli. I tre bambini dunque dovevano essere cavie. Racconta Tatiana “ci siamo salvate perché una blockova ci aveva preso a ben voler. Un giorno ci averti che, qualora ci fosse stato chiesto se volevamp rivedere la mamma, avremmo dovuto rispondere dovuto rispondere di no.  Noi ci siamo fidate e non abbiamo fatto un passo avanti (che avrebbe significato vita o morte) ma, con puerile naturalezza, il nostro cuginetto dice invece di voler raggiungere la mamma, così viene mandato con altri 19 bambini come cavia nel campo di concentramento di Neuengamme dove il Dottor -se tale si può definire-  Hessmeyer conduceva esperimenti sulla tubercolosi.  Quando da Berlino arriva l’ordine di liquidare i bambini, a Sergio e agli altri fu iniettata una dose di morfina e furono quindi impiccati alle pareti della stanza con ganci da macellaio”. Dopo queste parole cade il cielo in sala e poi scroscia un commosso applauso.

Dopo la lettura della poesia Se questo è un uomo di Primo Levi, interpretata da William Pagano, e dopo l’intervento di Francesco Galanti, presidente del parlamento degli studenti, inizia la seconda parte del meeting, moderata da Luca Bravi ricercatore presso l’Università di Firenze.

Ed è in questa parte che il meeting si apre verso l’attualità con problematiche che toccano il razzismo e gli stereotipi contro cui ancora combattere, e viene affrontato il tema dei genocidi nel presente o nel vicinissimo passato, come quello avvenuto in Bosnia Erzegovina nel 1995, il culmine più atroce della guerra nei Balcani che ha preso avvio nel 1991, fra stragi di civili, stupri, torture, pulizia etnica.

Di questo argomento ci porta la sua commossa testimonianza Irvin Mujcic, profugo di Srebrenica quando era ancora bambino. La madre con la nonna e i tre figli sono riusciti a scappare da Srebrenica, vivendo in campi profughi prima al confine e poi in Croazia per circa 2 anni prima di arrivare in Italia con un progetto umanitario. Non erano più a Srebrenica l’11 luglio 1995, quando furono massacrati 8.372 musulmani bosniaci per mano de Serbi. “Ho perso mio zio e mio padre nel genocidio e purtroppo è ancora tra le mille persone i cui corpi non sono stati trovati e sepolti”. “Credo che la bellezza e la ricchezza del mondo stiano nella diversità tra culture, etnie e religioni: sogno un mondo in cui ognuno possa essere accettato per quello che è”, dice Irvin e spiega il suo progetto “Srebrenica –  City of Hope” che si sta realizzando anche grazie alla costruzione della “Casa della Natura”. Infatti da qualche anno Irvin è tornato dove suo padre e suo zio sono morti “per difendere non solo una città ma un ideale di convivenza pacifica” con un progetto che punta a cambiare gli stereotipi su Srebrenica e restituirle la sua età dell’innocenza, valorizzandone le bellezze culturali e naturalistiche e puntando sul turismo.

L’ultimo intervento è quello di Eva Rizzin, una spinta rom ricercatrice presso l’università di Verona. È dedicato alla memoria e al presente dei rom e dei sinti.

Se fossi nata ai tempi del nazismo, sarei stata destinata allo sterminio” dice Eva “perché membro della minoranza che da sempre  è vittima di una politica persecutoria”. “L’antiziganismo, come l’antisemitismo, è una delle forme più diffuse di razzismo in Europa e in Italia”.

Quella persecuzione ha avuto una delle pagine più buie durante il Terzo Reich, quando rom e sinti furono deportati in massa. Fu anticipata dallo Zigeneur Buch, un testo pubblicato nel 1905 dal prefetto di Monaco di Baviera che in 344 pagine elencava i dati personali e genealogici di 3350 persone appartenenti all’etnia Rom. Quel censimento fu poi molto utile poi ai nazisti. Ma i censimenti non sono finiti. “Nel 2008 rom e sinti sono stati nuovamente censiti per etnia e religione e nel 2018 in Italia abbiamo avuto rappresentanti istituzionali che hanno chiesto di nuovo un censimento dei nomadi”. Come se poi Rom e Sinti fossero tutti nomadi! “Ancora oggi dichiararsi rom e sinti non è facile perché significa equipararsi a qualcosa di negativo e molti nascondono la propria identità per non essere giudicati in base agli stereotipi“.

E con la musica trascinante d Fink e Spinelli si chiude il meeting, al buio con 1000 torce di cellulari e ragazzi in standing ovation.